L'ATMOSFERA E I FENOMENI ATMOSFERICI - Climate ...

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L'ATMOSFERA E I FENOMENI
      ATMOSFERICI
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L’atmosfera
L’atmosfera è un involucro
aeriforme che circonda la Terra,
costituito da un miscuglio di gas:
prevalentemente azoto, ossigeno
e piccole quantità di altri gas.

L’atmosfera è trattenuta dalla
forza di gravità e si estende per
centinaia di chilometri, diventando
sempre più rarefatta verso l’alto.
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Nell’atmosfera, circa il 50% dell’aria è
concentrato nei primi 5 km di altitudine
e il 90% non supera i 16 km; oltre
questa quota, l’aria si fa sempre più
rarefatta. A una quota di 100 km è
presente solo lo 0,00003% di tutti i gas
che costituiscono l’atmosfera, ma
tracce di atmosfera sono presenti
anche molto al di sopra di questa
quota; anzi, si può affermare che non
esiste un limite esterno netto
dell’atmosfera, ma che essa sfuma
gradualmente verso lo spazio
interplanetario
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La struttura dell’Atmosfera
L’atmosfera ha caratteristiche diverse a
mano a mano che ci si allontana dalla
superficie della Terra. In base alle
variazioni di temperatura, di densità e di
composizione si possono individuare
cinque zone concentriche separate da
intervalli di discontinuità detti pause:

 ★    la troposfera
 ★    la stratosfera
 ★    la mesosfera
 ★    la termosfera
 ★    l’esosfera
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L’andamento della temperatura nell’atmosfera
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La troposfera
La troposfera è la fascia più densa dell’atmosfera; in
essa è concentrata la maggior parte dei gas atmosferici
e del vapore acqueo. La troposfera ha uno spessore
medio di circa 10 km e in essa avvengono tutti i
fenomeni meteorologici, come la formazione delle
nuvole, le precipitazioni (pioggia, neve e grandine), i
temporali e gli spostamenti di masse d’aria (vento).

La temperatura della troposfera diminuisce con
l’altitudine di circa 6 °C ogni 1000 m; la sua
composizione è costante ed è mantenuta tale dal
continuo movimento orizzontale e verticale delle masse
d’aria. Il limite superiore della troposfera è costituito
dalla tropopausa che separa la troposfera dalla
stratosfera.
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La stratosfera
La stratosfera è la fascia che circonda la Terra fino a un’altezza di 50
km; essa deve il suo nome al fatto che è costituita da gas stratificati
a seconda del peso specifico. La temperatura dell’aria dapprima
decresce (fino a un’altitudine di 20 km) e poi, tra i 20 e i 50 km,
aumenta progressivamente; questo aumento di temperatura è dovuto
alla presenza di uno strato di ozono.

Lo strato di ozono, detto anche ozonosfera, costituisce uno schermo
per i raggi ultravioletti; esso, infatti, assorbe la maggior parte di
queste radiazioni solari e trasforma la loro energia in calore.
Questo spiega l’aumento di temperatura in corrispondenza di questa
fascia. La superficie di separazione tra la stratosfera e la successiva
mesosfera è chiamata stratopausa.
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La mesosfera
La mesosfera è la fascia che circonda la Terra fino a
un’altezza di circa 80 km. Essa è costituita da gas
estremamente rarefatti; qui la temperatura diminuisce
rapidamente con l’aumentare dell’altitudine e raggiunge
valori molto bassi, che sono compresi tra i -70 °C e i -90 °
C.

La maggior parte dei meteoriti provenienti dallo spazio si
disintegra in questo strato. Il fenomeno è visibile nella
notte sotto forma di scie luminose chiamate “stelle
cadenti”

La superficie di separazione tra la mesosfera e la
successiva termosfera è chiamata mesopausa.
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La termosfera
La termosfera è la fascia che circonda la Terra tra
gli 80 e i 600 km di altitudine, dove la temperatura
aumenta fino a 2000 °C. In essa le molecole sono
estremamente rarefatte e si muovono a una
velocità elevatissima. All’interno della termosfera (e
anche nella parte più alta della mesosfera) sono
presenti delle particelle ionizzate, cioè dotate di
carica elettrica, prodotte dall’azione del vento
solare. Queste particelle elettricamente cariche
riflettono le onde radio, consentendo le
comunicazioni a grande distanza e, inoltre, sono
responsabili dei fenomeni luminosi, detti aurore
polari, che si possono osservare alle latitudini più
elevate.
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L’esosfera

L’esosfera è la fascia più esterna dell’atmosfera,
che si estende oltre i 600 km di altitudine; qui l’aria
è ancora più rarefatta e le poche particelle di gas si
muovono a velocità talmente elevate da sfuggire al
campo gravitazionale terrestre.
La composizione della troposfera
La composizione della troposfera è oggi ben nota:
l’aria secca è un miscuglio i cui costituenti principali
sono l’azoto (78,09%), l’ossigeno (20,94%),
l’anidride carbonica (0,03%) e una piccola
percentuale di altri gas, tra cui ricordiamo l’argon, il
neon, il metano, l’ossido di carbonio, l’ozono e
l’anidride solforosa (questi ultimi gas sono presenti
soprattutto in prossimità dei centri abitati).

Nell’aria vi sono anche particelle solide (pulviscolo
atmosferico) che vengono trasportate dal vento;
esse sono costituite prevalentemente da minerali
provenienti dalla disgregazione della parte solida
della Terra.

L’aria, inoltre, non è mai completamente secca, ma
contiene quantità variabili di vapore acqueo.
Come avviene il riscaldamento dell’Atmosfera?
Il Sole produce senza sosta una notevole quantità di
energia e la emette sotto forma di onde
elettromagnetiche.

La superficie terrestre assorbe le radiazioni che
hanno attraversato l’atmosfera e si riscalda. Come
conseguenza, emette anch’essa energia, sotto
forma di calore.

Le radiazioni emesse dalla Terra (verso l’alto)
hanno una lunghezza d’onda maggiore di quelle che
provengono direttamente dal Sole e non riescono
ad attraversare l’atmosfera, che le rimanda indietro,
verso la superficie terrestre.

Questo comportamento dell’atmosfera viene
solitamente chiamato effetto serra.
I responsabili dell’assorbimento del calore emesso dalla Terra – i cosiddetti gas
serra – sono principalmente il vapore acqueo, l’anidride carbonica, gli ossidi
di azoto e il metano. La presenza di questi gas nell’atmosfera fa sì che la
temperatura superficiale della Terra sia attualmente circa 35 °C più alta di quella
che si avrebbe in loro assenza.
La temperatura dell’aria dipende:
dall’altitudine
 L’atmosfera si riscalda principalmente «dal basso»
 per irraggiamento termico terrestre, cioè cessione di
 calore da parte del suolo precedentemente riscaldato
 dalla radiazione, anziché dall'alto ad opera dei raggi
 solari.

 Per questo motivo salendo in quota la temperatura
 dell’aria diminuisce progressivamente nella misura di 6
 °C ogni 1000 m di quota.

 La diminuzione di temperatura in rapporto all’altitudine è
 detta gradiente termico verticale.
La temperatura dell’aria dipende:
dall’inclinazione dei raggi solari
I fattori che determinano l’inclinazione dei raggi solari
sono vari:

 ●    latitudine
 ●    stagione e ora del giorno
 ●    pendenza del versante e sua esposizione
La temperatura dell’aria dipende:
dalla distribuzione delle terre emerse e dei mari
   Il fenomeno dipende dal fatto che terre e acque hanno un diverso comportamento termico: in genere,
   cioè, le rocce si riscaldano e si raffreddano più rapidamente di quanto faccia l’acqua.
La temperatura dell’aria dipende:
dalla copertura vegetale

 La vegetazione assorbe l’energia
 solare utilizzandola per le proprie
 funzioni vitali.
L’umidità dell’aria
 Il vapore acqueo è uno dei componenti più
 importanti dell’atmosfera. È presente in quantità
 molto variabili, a seconda dei periodi dell’anno e
 delle diverse regioni della Terra.

 La quantità di vapore acqueo presente nell’aria è
 definito con il termine: Umidità

                                                      Igrometro - misuratore di umidità dell'aria
L’umidità (assoluta e relativa)

 L’umidità assoluta è la quantità di vapore acqueo (in
 grammi) che si trova in 1 mc d’aria.

 L’aria non può contenere una quantità illimitata di vapore
 acqueo: giunta alla quantità massima possibile, si dice che è
 satura.

 Raggiunto il punto di saturazione (detto anche punto di
 rugiada) il vapore acqueo inizia a condensare formando
 minuscole goccioline di acqua allo stato liquido.               Il limite di saturazione di vapore acqueo
                                                                 dipende dalla temperatura: più essa è
                                                                 alta, più vapore può essere contenuto in
                                                                 un volume d’aria.
L’umidità (assoluta e relativa)

 L’umidità relativa è il rapporto tra l’umidità assoluta e il limite di
 saturazione (cioè l’umidità «massima» a una certa temperatura).
 L’umidità relativa si esprime in percentuale, secondo la formula:

 umidità relativa = umidità assoluta / umidità massima x 100.

 L’umidità relativa dell’aria satura è del 100%.

                                                                  Poichè la capacità dell’aria di contenere vapore
                                                                  acqueo aumenta con la temperatura, ne consegue
                                                                  che, lasciando invariate la quantità di vapore
                                                                  acqueo contenuta in un certo volume d’aria e la
                                                                  pressione, l’umidità relativa diminuisce
                                                                  all’aumentare della temperatura e viceversa.
                                                                  Questo perchè al crescere della temperatura è
                                                                  richiesta una maggiore quantità di vapore acqueo
                                                                  per raggiungere la saturazione.
L’umidità (assoluta e relativa)
 Un esempio:

 Con un valore di umidità assoluta di 4,8 grammi per metro cubo

  ●   ad una temperatura di 0 gradi centigradi questo
      corrisponde ad un’umidità relativa pari al 100%, il vapore
      acqueo in eccesso condensa e si forma una nebbia
      consistente

  ●   ad una temperatura di 30 gradi centigradi l’umidità relativa
      è pari al 15% e l’aria risulta secca ed asciutta
Come si formano le nubi?
Condensazione e Brinamento
  Se la temperatura di una massa d’aria satura di
  vapore acqueo diminuisce, il vapore in eccesso si
  condensa.

  La condensazione è il passaggio dell’acqua dallo
  stato aeriforme a quello liquido.

  Se la temperatura è molto bassa, il vapore passa
  direttamente allo stato solido (brinamento).

  Il risultato di questi processi è la formazione di
  goccioline liquide, del diametro di circa 1/100 di
  mm, o di microscopici aghi di ghiaccio.
Come si formano le nubi?

 Le goccioline di acqua si formano intorno ai nuclei
 di condensazione, particelle piccolissime di sali,
 polveri, ceneri ecc., che offrono una superficie su
 cui l’acqua può condensarsi.

 A causa della loro leggerezza, le goccioline
 d’acqua e gli aghetti di ghiaccio rimangono sospesi
 nell’aria: si formano così le nebbie (in prossimità
 del suolo) e le nuvole (ad altezze maggiori).
Come si formano le nubi?
 La diminuzione di temperatura di una massa di aria avviene solitamente per risalita verso l’alto.

 La pressione infatti diminuisce e l’aria si espande, causando la diminuzione della temperatura. Così il
 vapore acqueo in essa contenuto, raggiunto il punto di saturazione, condensa

 Ad esempio, quando una massa d’aria umida incontra una montagna, per superarla è costretta a salire.
 Sul versante di salita si formano le nuvole e spesso piove.
Come si formano le nubi?

 Causa dello spostamento verso l’alto
 può essere anche l’incontro con
 un’altra massa d’aria più densa che si
 incunea sotto la prima.

 Anche in questo caso la risalita
 dell’aria provoca il suo raffreddamento
 fino al raggiungimento del punto di
 saturazione e la condensazione del
 vapore acqueo, con formazione delle
 nubi.
I vari tipi di nubi
In meteorologia, le nubi vengono
classificate a seconda della loro
altitudine e della loro estensione; si
distinguono pertanto 3 famiglie:
  ● le nubi alte
  ● le nubi medie
  ● le nubi basse
Alle suddette, occorre aggiungere
un'altra famiglia, quella delle nubi a
sviluppo verticale, che si sviluppano in
altezza.
Le nubi alte
  Sono caratterizzate dal prefisso "cirro-" che dal latino significa "ricciolo". Hanno
  l'aspetto di ciuffi soffici e delicati, si formano tra i 6000 ed i 12.000 m di quota.
  Sono composte essenzialmente da cristalli di ghiaccio trasportati dai venti, e
  non apportano alcuna precipitazione.
Le nubi alte: Cirri

 Sono formate da strie biancastre, sottili, quasi trasparenti, molto alte. La forma e'
 facile da ricordare, infatti è quella di una striscia terminante con un ricciolo ad
 uncino. Sono formati da cristalli di ghiaccio a causa della temperatura molto bassa
 alla quale si formano.
Le nubi alte: Cirrostrati

  Nubi molto alte e sottili, biancastre e quasi trasparenti, tendendo a conferire al
  cielo un aspetto lattiginoso. I loro cristalli di ghiaccio diffondono luce e creano un
  alone o un velo sottile attorno al Sole o alla Luna.
  Se si presentano dopo i cirri, indicano l'arrivo di una perturbazione.
Le nubi alte: Cirrocumuli

  Sono le nubi associate al famoso cielo "a pecorelle"; formate da piccoli fiocchi o
  batuffoli bianchi disposti in file o gruppi; ricordano agli altocumuli, ma, ovviamente,
  sono più alti e sono sempre accompagnati da cirri e da cirrostrati.
  La loro altezza varia tra i 5000 e i 7000 metri. Di solito annunciano l'arrivo della
  pioggia.

              “cielo a pecorelle ... pioggia a catinelle”
Le nubi medie

 Sono caratterizzate dal prefisso "alto-" e sono composte da goccioline d'acqua
 e/o da cristalli di ghiaccio. Si formano a quote comprese tra i 2000 e i 6000
 metri.
Le nubi medie: Altostrati

  Si presentano come una distesa nuvolosa più o meno densa di colore grigio o
  blu, liscia inferiormente. Poiché velano il Sole e la Luna, possono sembrare
  macchie luminose, ma, diversamente dai cirrostrati, non creano aloni. Queste nubi
  producono neve leggera o pioggia fine e fitta, ma di solito sono così alte che le
  loro precipitazioni evaporano prima di raggiungere il terreno.
Le nubi medie: Altocumuli

 Sono costituiti da nubi distinte molto
 vicine tra loro a costituire strati di
 aspetto ondulato e fibroso che
 assumono forme bizzarre di colore
 bianco o grigio. Sono in realtà formati da
 estese file di cumuli, collocati a quote
 medie e con la parte inferiore più scura.
 Si sviluppano tra i 2500 e i 5000 metri di
 altitudine. Quando un altocumulo passa
 davanti al sole o alla luna può prodursi il
 fenomeno della 'corona', visibile più
 spesso di notte.
Le nubi basse

 Sono caratterizzate dal suffisso "-strato". Queste nubi si trovano al di sotto dei
 2000 metri di quota, generano abbondanti piogge o nevicate, in relazione alla
 temperatura.
Le nubi basse: Strati

Gli strati sono nubi basse, poco spesse
e grigie, che si formano ad altitudini di
610 m circa: si possono vedere quindi a
pochi metri dall'orizzonte con la basa
estesa ed uniforme. Si possono
presentare a banchi o coprire totalmente
il cielo, spesso derivano dalla nebbia
formatasi al suolo. Dato il loro limitato
spessore, di norma non danno luogo ad
alcun fenomeno, se non ad una
riduzione di visibilità quando la loro
base è molto bassa.
Le nubi basse: Nembostrati

 Si tratta di nubi stratificate basse,
 generalmente di color grigio scuro dalla
 base spesso non ben definita.
 Il cielo si presenta buio e tetro e
 spesso per la loro presenza si devono
 accendere le luci; quando giungono al
 suolo si parla di nebbia.
Le nubi a sviluppo verticale: Cumuli

  Sono nubi bianche simili a "panna
  montata", che non lasciano filtrare la luce
  solare: possono essere bianchi e soffici, con
  cime arrotondate e basi appiattite, che si
  formano a basse quote nei giorni caldi e
  soleggiati e indicano solitamente la
  persistenza del bel tempo, oppure scuri ed
  espansi con la sommità sagomata a cupola
  e protuberanze estese sopra, quando
  portano il brutto tempo. Sono costituiti da
  goccioline d'acqua in sospensione
  nell'aria.
Le nubi a sviluppo verticale: Stratocumuli

  Si presentano come una distesa continua
  di masse cumuliformi (rotondeggianti)
  oscure, generalmente allungate, il cui
  aspetto somiglia a rotoli senza una forma
  precisa, connessi tra loro mediante nubi
  sottili, attraverso le quali è talvolta possibile
  scorgere l'azzurro del cielo. Alcuni possono
  avere aspetto minaccioso, anche se in
  genere non accompagnano
  precipitazioni.
Le nubi a sviluppo verticale: Cumulinembi

 Sono nubi ad elevato sviluppo verticale,
 che si presentano imponenti sul cielo, a
 forma di torri, montagne o cupole. La
 sommità è generalmente bianca e spesso
 assume una forma a incudine o a carciofo,
 la base è di colore scuro intenso.

 Accompagnano manifestazioni
 temporalesche, portano forti piogge,
 grandine o neve, oltre a fulmini e in alcune
 circostanze, tornado.
Le precipitazioni

 Le nuvole sono composte da goccioline d’acqua (o
 aghetti di ghiaccio) che si muovono di continuo verso
 il basso ma evaporano appena incontrano strati d’aria
 più caldi.
 Quando le goccioline d’acqua (o le particelle di
 ghiaccio), raggiungono dimensioni tanto grandi da
 non poter più essere sostenute dall’aria, hanno luogo le
 precipitazioni.
 Le precipitazioni più comuni e frequenti sono in forma
 liquida, come pioggia; ma alle medie e soprattutto alte
 latitudini anche quelle solide (neve e grandine) non
 sono rare.
Le precipitazioni temporalesche
Il temporale è un fenomeno piuttosto
complesso. Le nuvole in cui si formano i
temporali sono cumuliformi e sono
attraversate da violente correnti
ascendenti e discendenti che, per
strofinìo, provocano l’accumularsi di
cariche elettriche positive e negative.
Si generano così differenze di potenziale
elettrico che sono la causa dei fulmini.
Il fenomeno elettrico è seguito da un
fenomeno acustico: il tuono. Il fulmine
scalda intensamente l’aria e la fa
espandere molto rapidamente in modo
simile a un’esplosione.
Un temporale di solito è accompagnato da
forti scrosci di pioggia e, talvolta, anche da
grandine.
La pressione atmosferica
Anche l’aria ha un peso che grava sulla superficie
terrestre, per via dell’attrazione gravitazionale che la
«attira» verso il centro della Terra. Il rapporto tra il
peso dell’aria e la superficie su cui essa grava si
chiama pressione atmosferica.

La pressione atmosferica è espressa spesso in
millimetri di mercurio (mmHg, dove Hg è il simbolo
chimico del mercurio).

In meteorologia si usa il millibar (mb).

Nel Sistema Internazionale l’unità di pressione è il
pascal (Pa).
La pressione atmosferica

 Il primo scienziato che dimostrò che l’aria esercita una
 pressione misurabile fu Evangelista Torricelli, il quale nel
 1643 osservò sperimentalmente che la pressione dell’aria è
 equivalente a quella esercitata da una colonnina di mercurio
 avente la sezione di un centimetro quadrato e alta 760 mm
Il barometro a mercurio
 Nell’eseguire il suo esperimento, Torricelli prese un
 tubicino di vetro a fondo cieco, della sezione di un
 cm2 e lungo circa 1 m; quindi, lo riempì di mercurio,
 tappò l’estremità libera con un dito e poi, tenendolo
 verticale, lo immerse capovolto in una bacinella
 aperta contenente anch’essa mercurio. Poi tolse il
 dito: il mercurio scese lungo il tubicino, ma dopo
 qualche oscillazione si arrestò all’altezza di 76 cm
 dalla superficie del mercurio contenuto nella
 bacinella.

                                 La pressione esercitata dalla colonna d’aria sovrastante il
                                 mercurio della bacinella impedisce al mercurio contenuto nel
                                 tubo di scendere ulteriormente.
I fattori che influenzano la pressione atmosferica
La pressione atmosferica non è costante: in una
stessa località varia da momento a momento; e,
spostandosi sulla superficie terrestre, varia da luogo a
luogo. I fattori che determinano questi cambiamenti
della pressione atmosferica sono tre.

1. La pressione diminuisce con l’altitudine.

2.La pressione diminuisce al crescere della
temperatura dell’aria.

3.La pressione esercitata su una superficie da una
massa di aria umida (cioè che contiene vapore
acqueo) è minore di quella esercitata sulla stessa
superficie da una massa di aria secca di pari volume.
La pressione atmosferica diminuisce con l’altitudine

  La pressione atmosferica è massima al livello del
  mare e diminuisce con l’altitudine perchè, salendo di
  quota, diminuisce lo spessore della massa d’aria
  sovrastante.

  A 2000 m di quota la pressione atmosferica
  diminuisce del 20%, mentre a 5000 m è circa la metà
  di quella misurabile a livello del mare.
La pressione atmosferica diminuisce con la temperatura

  La densità dell’aria dipende dalla temperatura.

  L’aria calda, a parità di volume, pesa meno
  dell’aria fredda ed esercita una pressione minore
  sulla superficie terrestre.
La pressione atmosferica diminuisce con l’umidità

 L’aria umida è più leggera dell’aria secca perchè il
 vapore acqueo è più leggero dell’azoto e
 dell’ossigeno.

 Il numero di particelle presenti in un dato volume
 d’aria dipende dalla temperatura. Perciò, a parità di
 temperatura, nell’aria umida un certo numero di
 particelle di vapore acqueo (più leggere)
 sostituiscono un ugual numero di particelle di azoto
 e di ossigeno (più pesanti).

 Così l’aria umida pesa meno dell’aria secca ed
 esercita sulla superficie terrestre una pressione
 minore.
I venti

 Le differenze di pressione atmosferica danno
 origine ai movimenti di masse d’aria che
 chiamiamo venti.

 L’aria si muove sempre da un’area di alta
 pressione (o anticiclone, dove è più densa e quindi
 più pesante) a un’area di bassa pressione (o
 ciclone, dove è meno densa e meno pesante).
I venti

Perché l’aria esce da un palloncino gonfio se lo
buchiamo?

Questo succede perché l’aria all’interno del
palloncino si trova a una pressione maggiore
rispetto all’aria esterna.

In generale, possiamo dire che le masse d’aria si
spostano da una zona in cui la pressione è
maggiore verso una zona in cui la pressione è
minore.
Le brezze

Per comprendere meglio il rapporto tra pressione,
temperatura e formazione dei venti, facciamo un
esempio che prenda in considerazione il fenomeno
delle brezze marine. Nelle ore più calde di una
bella giornata estiva spira di solito un leggero vento
fresco, che si muove dal mare verso la costa,
chiamato brezza di mare; di notte il movimento
dell’aria si inverte, il vento spira dalla terraferma
verso il mare e si ha la brezza di terra. Questi
movimenti d’aria sono dovuti alla differenza di
pressione (gradiente barico) che si determina tra la
massa d’aria che si trova sopra il mare e quella che
si trova sopra la terraferma.
La brezza di mare

Durante il giorno, il suolo lungo la costa si riscalda
maggiormente e più rapidamente rispetto al mare;
l’aria che si trova a contatto con il suolo,
riscaldandosi a sua volta, diventa più leggera e la
pressione atmosferica diminuisce. L’aria sovrastante
il mare, invece, è più fresca e, essendo più pesante,
ha una pressione maggiore. Durante il giorno
quindi, l’aria sul mare tenderà a spostarsi verso la
terraferma, rimpiazzando l’aria calda che tende a
salire verso l’alto, e dando così origine alla brezza di
mare.
La brezza di terra

Durante la notte la situazione si inverte: l’aria sul
mare è più calda e più leggera di quella sovrastante
la terraferma, perché l’acqua si raffredda meno e più
lentamente rispetto al suolo; il flusso di aria si
dirigerà, quindi, dalla costa verso il mare e si avrà la
brezza di terra. In realtà i flussi d’aria appena
descritti non sono solo orizzontali; infatti, l’aria,
salendo di quota si raffredda e tende a ridiscendere
altrove compiendo così un movimento circolare.
I monsoni
Un fenomeno analogo alle brezze è quello che si
manifesta stagionalmente in aree ben più vaste, lungo
le coste dell’oceano indiano, a causa del diverso
riscaldamento delle terre e dei mari: i monsoni.

Mentre d’estate l’aria al di sopra della terraferma si
riscalda maggiormente (bassa pressione) rispetto a
quella al di sopra dell’oceano (alta pressione),
provocando un flusso d’aria dal mare verso il
continente (monsone estivo).

D’inverno l’area di bassa pressione si stabilizza sopra
l’oceano causando un flusso d’aria dal continente
verso l’oceano (monsone invernale).
La circolazione generale dell’atmosfera

 Mentre su scala locale i venti soffiano in modo
 irregolare e discontinuo, su scala globale si
 possono individuare alcune fasce ben delimitate, in
 cui essi spirano secondo direzioni prevalenti.

 Ad esempio, nell’emisfero boreale, alle basse
 latitudini gli alisei sono venti che soffiano
 costantemente da Nord-Est verso Sud-Ovest,
 mentre i venti occidentali spirano alle medie
 latitudini da Sud-Ovest verso Nord-Est.

 Analoghi sistemi di venti costanti esistono anche
 nell’emisfero australe.
La circolazione generale dell’atmosfera
La causa dei venti costanti è da attribuirsi al diverso riscaldamento della superficie terrestre con la latitudine.
L’aria calda ed umida equatoriale tende a risalire (bassa pressione), mentre l’aria fredda dei poli tende a
restare in basso (alta pressione).
Imponenti masse d’aria salgono raffreddandosi per poi scendere altrove, compiendo di fatto un ciclo che
viene chiamato cella convettiva.

In ogni emisfero sono state
individuate tre celle
convettive:
  ● la cella di Hadley
       (equatoriale)
● la cella di Ferrel
       (temperata)
  ● la cella Polare
La circolazione generale dell’atmosfera
 La cella equatoriale (di Hadley)
All’equatore i raggi del Sole, quasi perpendicolari alla superficie terrestre per tutto l’anno, scaldano le masse
d’aria vicine al suolo, le quali, umide e calde, tendono perciò a salire. Sull’Equatore si stabilizza una fascia di
bassa pressione in cui le piogge sono molto abbondanti. L’aria salita in quota sopra la fascia equatoriale,
ormai povera di umidità, non può salire ulteriormente perché è diventata troppo pesante; si dirige quindi
verso nord e verso sud per poi scendere, più fredda e asciutta, in prossimità del 30° parallelo in
corrispondenza delle zone desertiche che si estendono ai tropici. L’aria discendente fredda e asciutta crea
una fascia di alta pressione in cui non piove quasi mai; il deserto del Sahara, quello di Gobi in Asia e anche i
deserti messicani si trovano proprio in questa fascia.
La circolazione generale dell’atmosfera
La cella temperata (di Ferrel) e la cella polare

Ad altre latitudini si completano altri due
cicli: uno che, in prossimità del 60°
parallelo, porta in risalita l’aria umida
proveniente dalle medie latitudini e dà
origine ad abbondanti precipitazioni
piovose o nevose, e l’altro che porta aria
fredda e secca discendente a livello dei
poli dove si origina una zona di alta
pressione. In prossimità dei poli le
precipitazioni sono molto scarse in
quanto l’aria discendente è fredda e
secca.
Il movimento delle masse d’aria è complicato dalla
rotazione terrestre
Il movimento orizzontale dell’aria, dovuto alle
differenze di pressione atmosferica, non avviene in
linea retta, ma subisce una deviazione rispetto alla
traiettoria rettilinea: nell’emisfero nord, la deviazione è
diretta verso est per i venti che provengono da sud e
verso ovest per i venti che provengono da nord. Ciò è
dovuto al moto di rotazione attorno al proprio asse che
la Terra compie. Tale moto è responsabile dell’effetto
Coriolis, secondo cui tutti i corpi in libero movimento
sulla superficie terrestre subiscono una deviazione
verso destra nell’emisfero nord e verso sinistra
nell’emisfero sud. La spiegazione di questo fenomeno
è da ricercare nella diversa velocità di rotazione dei
punti a diversa latitudine sulla superficie terrestre.
Cosa sono le perturbazioni atmosferiche?
Oltre alle alte e basse pressioni permanenti, alle quali si
associano condizioni meteorologiche relativamente stabili,
esistono anche anticicloni e cicloni temporanei, che sono
responsabili di frequenti mutamenti del tempo.

Gli anticicloni determinano condizioni di «bel tempo». Infatti, a
causa della pressione più elevata, l’aria – più densa – si
muove verso il basso e verso l’esterno, e abbassandosi si
riscalda; quindi, la sua umidità relativa diminuisce e non si
formano nuvole.

I cicloni danno invece luogo a movimenti dell’aria dall’esterno
verso il centro (dove essa risale) e causano il raffreddamento
dell’aria e la formazione di nuvole e precipitazioni.

Perciò essi vengono chiamati anche perturbazioni
atmosferiche.
Cosa sono le perturbazioni atmosferiche?

 Le perturbazioni atmosferiche più rilevanti sono
 costituite dai cicloni extratropicali (le «nostre»
 perturbazioni) e dai cicloni tropicali.

 I cicloni extratropicali sono perturbazioni di
 grande estensione dovute all’incontro, a bassa
 quota, di due masse d’aria: una fredda e secca,
 proveniente dalle zone polari, e una calda e
 umida, proveniente dalle zone tropicali. Si
 muovono da Ovest a Est, spinti dai venti
 occidentali, con velocità di un migliaio di
 chilometri al giorno.
Cosa sono le perturbazioni atmosferiche?
 I cicloni tropicali sono aree di bassa pressione molto pronunciata, con estensione meno ampia di quella
 dei cicloni extratropicali. I cicloni tropicali interessano le regioni situate in due fasce comprese all’incirca
 tra i 5° e i 30° di latitudine, sia a Nord che a Sud dell’Equatore e possono causare danni enormi. Si
 spostano dalla zona di formazione, muovendosi da Est verso Ovest, spinte dagli alisei.
Le masse d’aria e i fronti
Se una massa d’aria fredda, in rapido
movimento, incontra una massa d’aria calda,
la spinge violentemente verso l’alto
incuneandosi sotto di essa. La superficie di
contatto tra le due masse d’aria è detta fronte
freddo.

La risalita dell’aria calda determina la
formazione di una fascia di imponenti nubi
cumuliformi dall’aspetto scuro e minaccioso,
che generano intense precipitazioni spesso
a carattere temporalesco, di pioggia, neve o
grandine.
Le masse d’aria e i fronti
Anche quando una massa d’aria calda in
rapido movimento investe una massa d’aria
fredda, la massa d’aria calda scorre sopra
l’aria fredda generando tra le due masse una
superficie di contatto inclinata che viene
chiamata fronte caldo. Il fronte caldo ha una
bassa pendenza (dell’ordine dell’1%).

Lungo la superficie del fronte sale
continuamente aria calda che si raffredda
formando nuvole stratiformi che danno
luogo a precipitazioni continue e di debole
intensità. Se la massa d’aria calda è molto
umida, accanto alle nuvole stratiformi si
formano anche nubi cumuliformi, le piogge si
trasformano in rovesci e si possono avere
temporali.
Le masse d’aria e i fronti
Infine, se un fronte caldo e un fronte freddo vengono a contatto, si forma un fronte occluso.

Il fronte occluso genera precipitazioni e nubi miste perché assume le caratteristiche di entrambi i sistemi
che lo hanno generato
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