La luce - Attilio Premoli - attiliopremoli
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la luce L’importanza della luce in fotografia. Non esisterebbe la fotografia senza la luce. fotografia [fo-to-gra-fì-a] n.f. La tecnica e l’arte di riprodurre immagini non in movimento, in bianco e nero o a colori, su un materiale che cambia colore a contatto con la luce o su un supporto digitale: fotografia tradizionale, digitale. (Garzanti Linguistica) l’etimologia stessa della parola comprende la luce: il termine “fotografia” deriva dal greco /φῶς/, /φωτός/, luce e grafia/γραϕία/, scrittura ovvero “scrittura di/con la luce”. Il nome si deve all’astronomo e scienziato tedesco Sir John F. W. Herschel che, dilettandosi di filologia, propose il nome fotografia in sostituzione dell’espressione un po’ pesante di “disegno fotografico”. Parliamo sia di luce al momento dello scatto che di luce al momento della stampa. La luce nello scatto fotografico All’origine della fotografia la luce passava dall’obiettivo, impressionava una pellicola, un negativo e lasciava la sua presenza in maniera indelebile. Successivamente venivano svolti altri due passaggi: la pellicola veniva “sviluppata”, inserita in un ingranditore e, con altra luce, si riproduceva su carta fotosensibile. Oggi la luce fa sempre il solito percorso ovvero passa dall’obiettivo e lì viene catturata da uno o più sensori che la trasformano in una serie di numeri, in un insieme di codici che vengono memorizzati su una scheda digitale. Quindi la luce serviva in passato come serve oggi per fare la fotografia. Impariamo a conoscere la luce. La luce Il termine luce (dal latino lux) si riferisce alla porzione dello spettro elettromagnetico visibile dall'occhio umano, approssimativamente compresa tra 400 e 700 nanometri di lunghezza d'onda, ossia tra 790 e 435 THz di frequenza. Questo intervallo coincide con il centro della regione spettrale della luce emessa dal sole che riesce ad arrivare al suolo 1
la luce attraverso l'atmosfera. I limiti dello spettro visibile all'occhio umano non sono uguali per tutte le persone, ma variano soggettivamente e possono raggiungere i 720 nanometri, avvicinandosi agli infrarossi, e i 380 nanometri avvicinandosi agli ultravioletti. La presenza contemporanea di tutte le lunghezze d'onda visibili, in quantità proporzionali a quelle della luce solare, forma la luce bianca. Temperatura colore Ci basta accendere una lampadina in casa per accorgerci quanta diversità vi sia fra diverse tipologie di sorgenti luminose: alcune ci rimandano una luce chiara, tendente al bianco, altre tendente al giallo. I colori che ci ricordano qualcosa di freddo vengono denominati appunto colori freddi, in genere tutti i colori compresi tra il bianco e l’azzurro, allo stesso una luce con spettro bianco sarà una luce fredda. Questa tipologia di illuminazione ci restituirà un’immagine a tratti dura, caratterizzata da forti contrasti ed una limitata morbidezza all’immagine stessa. Al contrario tutti quei colori che ci ricordano il fuoco, dal giallo al marrone, sono denominati colori caldi, anche la luce segue lo stesso criterio, quindi una luce tendente al rosso, ad esempio quella del tramonto, sarà una luce calda. Questa luce creerà delle immagini morbide, caratterizzate da ombre lunghe e da un piacevole senso di calore. Il calore della luce si misura in gradi Kelvin (K) e come possiamo vedere dall’immagine più basso è il valore K più calda è la luce. Infatti lo spettro della luce calda è compreso tra 1000-3500 K, mentre la luce intermedia tra 6000-6500 K, la luce fredda tra 7000-7500K. Per avere un’idea visiva delle differenze pensiamo che una luce di circa 2500 K è la luce dell’alba e tramonto, intorno al 5300 K la luce del mezzogiorno, mentre 7000 K la luce di un cielo coperto. •Luce calda: inferiore ai 3300 K. •Luce neutra: tra 3300 e 5300 K. •Luce fredda: = o superiore a 5300 K. 2
la luce La luce solare, che viene solitamente classificata come luce naturale, ha un valore di 5500 Kelvin, mentre a 6500 gradi Kelvin si parla solitamente di daylight. A questo valore va aggiunto un secondo valore, stiamo parlando di illuminazione artificiale che sicuramente useremo nello scattare alcune delle nostre fotografie, l’Indice di Resa Cromatica. Il CRI (Color Rendering Index) di una sorgente luminosa misura quanto i colori degli oggetti illuminati appaiono reali. Più il CRI è elevato (il limite massimo è 100) e migliore è la resa dei colori degli oggetti illuminati. Quando supera la soglia degli 80, il CRI diventa accettabile per una normale illuminazione, restituendo i colori degli oggetti in maniera fedele. Come possiamo vedere nelle tre foto in basso ad un’illuminazione bianca a 3000 K più il valore CRI aumenta più i colori sono fedeli, ben distinti e l’immagine gradevole. Nella terza immagine, quella con CRI 82 il viso del soggetto ha un colore naturale e piacevole, il contrasto con del rossetto è ben visibile, come il bianco della camicetta. Al confronto la prima immagine ci rimanda un colore grigiastro e poco piacevole. La direzione della luce in fotografia Oltre ad una temperatura colore la luce ha una direzione, possiamo dividere la direzione della luce, e quindi l’effetto che ci restituirà sul soggetto della fotografia in: • Illuminazione diretta • luce a 45° • luce a 90° o laterale • luce Rembrant • controluce La direzione di una luce ha un doppio effetto sul soggetto: genera le zone illuminate e, soprattutto, determina la direzione delle ombre, sempre molto sottovalutate, ma fondamentali per la riuscita di uno scatto. Parliamo, in questi esempi, di una unica fonte luminosa, detta luce primaria, ad esempio un flash che viene spostato all’occorrenza. 3
la luce Parleremo più avanti di un bilanciamento delle luci, sia naturali che artificiali, utilizzando più fonti luminosi assieme, complementari a quella primaria. Le successive foto hanno un compito esemplificativo, si è sfruttata una piccola sala pose; un soggetto sempre assolutamente immobile e una macchina montata su cavalletto, solo lo schema luminoso è cambiato a ogni scatto. Illuminazione diretta. I l fl a s h è s t a t o p o s i z i o n a t o v i c i n o all’obiettivo della fotocamera. L’effetto che ne risulta è un’illuminazione omogenea, ma piatta, su tutto il soggetto. L’ombra si estende alle spalle della bambola divenendo poco influente sul risultato finale dello scatto. Un’illuminazione simile si ottiene con l’utilizzo del flash incorporato o montato sulla slitta della macchina fotografica posta sul pentaprisma. Lo stesso effetto si ottiene anche quando si scattano foto con il sole alle spalle (il vecchio, tremendo consiglio che si continua a sentire quando si è alle prime armi). Luce diretta quando è consigliata: ogni cosa prima o poi può essere utile ma questo metodo d’illuminazione ha ben poche qualità positive. Da usare solo quando manca il tempo per ottenere qualcosa di meglio. 4
la luce La foto sopra mi vede ritratto con mio nonno nel 1965 e, essendo il sole alle spalle, l’ombra del fotografo si proietta nel piano fotografico; io chiudo gli occhi infastidito dal sole. 5
la luce Luce a 45° Il flash è stato messo sul lato destro della fotocamera con un’angolazione di circa 4 5 ° . L’ e f fe t t o c h e n e r i s u l t a è un’illuminazione ancora abbastanza omogenea ma le forme del soggetto assumono maggiore tridimensionalità. Appaiono le prime ombre sulla bambola accentuandola profondità del soggetto e della foto. Luce a 45° quando è consigliata: è ancora un’illuminazione molto semplice m a c a p a c e d ’ i n fo n d e r e s e n s a z i o n i . Consigliabile sempre al posto dell’illuminazione diretta Luce a 90° o luce laterale Il flash è stato piazzato sul lato destro con un’angolazione di circa 90° rispetto alla fotocamera. L’effetto che ne risulta è un’illuminazione cruda con metà del soggetto molto illuminato e l’altra metà in ombra piena. La sensazione che ne deriva è di drammaticità. Il lato da illuminare è quello (ovviamente) che presenta maggiore interesse o dettagli. Nel caso della foto, l’etichetta della marca e la borsetta natalizia. Luce a 90° Quando è consigliata. è un’illuminazione poco descrittiva ma molto coinvolgente. Se cruda e diretta aumenta la drammaticità della scena. Se attenuata nella zona in ombra con altre luci o pannelli riflettenti, il soggetto acquisisce una plasticità ineguagliabile. 6
la luce Luce Rembrandt Questa tipologia di illuminazione prende il nome dal pittore olandese Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1606 - 1669) che spesso la utilizzava nei suoi ritratti. Il flash è stato collocato in posizione negativa, cioè, sorpassa il lato fotografato del soggetto e comincia a disporsi alle sue spalle. Piccole lame di luce continuano a illuminare alcune porzioni del soggetto. I contorni sono esaltati ma tutto a discapito della riconoscibilità del soggetto stesso. Luce Rembrandt quando è consigliata. è una luce molto difficile. A volte, piccoli s p o s t a m e n t i p o s s o n o m o d i fi c a r e radicalmente il risultato. Se usata come unica luce di ripresa occorre molta esperienza e sensibilità. Può essere un’ottima luce secondaria (vedere esempio Equilibrio e forme) mentre da sola è in grado di restituire le forme dei soggetti e non la riconoscibilità totale. Controluce Siamo arrivati all’estremizzazione della disposizione delle luci. Il flash è posto a 180° rispetto all’obiettivo della fotocamera, illumina la parte non fotografata del soggetto e i suoi contorni, ne esalta le forme e la postura (non è il caso del nostro soggetto) ma fa perdere tutti i dettagli che ricadono in ombra. Quando è consigliata: il suo utilizzo è alquanto limitato. Può essere utile quando si ricercano forme e non dettagli; quando lo sfondo molto luminoso è più importante del soggetto in primo piano e se ne può sacrificare il dettaglio per mantenere la scena globale. E’ un’ottima luce secondaria, in grado di dare 7
la luce profondità senza colpire o alterare la luce primaria. Equilibrio e forme. L’interazione di alcuni degli schemi che abbiamo riportato può fornire nuovo spunto e stimolo per la creazione di scatti dal forte impatto visivo. Le luci d’effetto possono essere moderate o attenuate da luci descrittive o viceversa. L’ultimo esempio che riportiamo è stato realizzato con due luci più un pannello rischiarante. Un controluce come luce secondaria esalta i bordi del soggetto e della piuma sul cappello. Una luce a 90° crea l’illuminazione principale, un pannello schiarente sul lato opposto attenua le ombre troppo marcate e drammatiche. 8
la luce Luce primaria e luci secondarie Parliamo dell’illuminazione di un set fotografico in studio Luci di base Analizziamo le luci di base, che possiamo dividere in tre tipi: A.luce di sfondo B.luce complementare C.luce principale Luce principale E’ la principale sorgente luminosa, quella che caratterizza l’intera immagine, spesso anche l’unica fonte che utilizziamo. Abbiamo visto nei paragrafi precedenti i vari angoli di illuminazione anche se non esiste una precisa regola sul suo posizionamento, normalmente è bene che arrivi sul soggetto con una inclinazione compresa tra i 45° e 60°. Non è una regola fantasiosa, ma è entro tali angolazioni che giunge la maggior parte della luce solare. Utilizzarle conferisce un senso di naturalezza. Una regola non scritta, ma dettata dall’esperienza dice che si percepisce la luce in maniera naturale quando sull’occhio del soggetto, immaginando che l’iride sia il quadrante di un orologio, compare un punto luminoso a ore 11 o ore 13. La luce principale potrà essere puntiforme, e va usata con cautela perché tende ad evidenziare i piccoli difetti della pelle, o ad accentuare le rughe d’espressione, o diffusa, in questo caso otterremo una mitigazione ed alleggerimento dei difetti presenti. Luce complementare Ad essa è destinato il compito di mitigare le ombre ed a rendere leggibile tutte le parti non illuminate dalla luce principale. Normalmente si usa una luce diffusa e comunque di intensità inferiore a quella principale. Luce di sfondo La luce di sfondo è quella luce che punta direttamente sul fondale in modo da renderlo disomogeneo. Nel caso volessimo dare un effetto controluce all’immagine, dovrà essere di intensità superiore di quella principale. Stesso discorso nel caso volessimo 9
la luce riprodurre un immagine High Key: il fondo dovrà riflettere una quantità di luce superiore di circa due stop di quella principale. Le immagini Low Key (tono basso) e High Key (tono alto) sono molto spesso snobbate. E, per dirla tutta, sono addirittura considerate degli errori per come sono prossime (almeno in alcuni scatti estremi) a fotografie sottoesposte o sovraesposte. Nulla di più errato. Le fotografie High Key e Low Key sono due espressioni dell’arte fotografica molto apprezzate in quanto permettono di giocare con la luce ed ottenere, in questo modo, degli effetti molto particolari, così come permettono di trasmettere sensazioni differenti tramite l’immagine. Luce d’effetto La luce d’effetto ha il compito di conferire profondità e rilievo all’immagine, posta alle spalle ho leggermente decentrata dal soggetto fa si che il soggetto si “stacchi” dallo sfondo conferendo anche volume e dettaglio ai capelli. Luce naturale Fino a qui abbiamo parlato di luce artificiale utilizzata in uno studio di posa. Non è la situazione più comune per un foto amatore che, quasi sicuramente, fotograferà all’aperto. Operando all’aperto il sole è la nostra fonte di luce primaria, quindi dobbiamo cercare l’angolazione migliore per ottenere l’illuminazione che ci darà il risultato che vogliamo. Bobbiamo tenere conto dell’ora e della temperatura colore della luce: il tramonto ci renderà una luce morbida, con ombre lunghe, mentre una giornata nuvolosa sarà caratterizzata da tonto chiari e da una luce fredda. Fotografando in luce naturale dobbiamo controllare, oltre alla luce primaria, il sole appunto, tutte quelle superfici riflettenti che ci circondano, come, ad esempio, palazzi, vetrine, finestre e ogni componente del paesaggio che rifletta la luce. Queste sono le “luci secondarie” di cui dobbiamo tenere conto per effettuare uno scatto correttamente esposto e gradevole. 10
la luce L’esperienza gioca un ruolo importante, personalmente consiglio, e il digitale ci aiuta in questo, a scattare più fotografie dello stesso soggetto in modalità differenti per poi confrontarle una volta scaricate sul nostro computer. Possiamo, ad esempio, farci aiutare dal flash per migliorare alcune esposizioni: se vogliamo fotografare una persona con alle spalle un tramonto, quindi in controluce, usiamo un lampo del flash per illuminare la figura, senza che questo faccia perdere l’effetto del tramonto alle spalle. Luce dura e morbida Luce dura La luce dura e tipica delle sorgenti luminose di piccole dimensioni o di un sole molto alto all’orizzonte. Questo tipo di illuminazione è caratterizzato dalla presenza di ombre molto scure e ben definite. La separazione fra l’area illuminata e quella in ombra è netta, senza alcuna zona di transizione. Luce morbida E’ Esattamente il contrario della luce dura. Le ombre sono sfumate, senza uno stacco ben definito. Utilizzando la luce diffusa il contrasto generale è decisamente contenuto. La differenza di luminosità fra la zona in ombra e quella rivolta verso la sorgente luminosa è molto meno marcata. Le ombre, appena accennate, non presentano margini netti, bensì dei bordi sfumati. Nessuna porzione dell’immagine risultante è eccessivamente chiara o troppo scura: tutti i dettagli del soggetto sono quindi perfettamente leggibili. In natura si ha questo tipo di illuminazione quando il sole è basso all’orizzonte, all’alba o al tramonto e le immagini sono caratterizzate da ombre lunghe e da un piacevole senso di pacatezza. Un metodo empirico, ma valido, per capire la differenza tra luce morbida o dura è quello di provare a tracciare con una matita il contorno dello stacco dell’ombra: se si riesce a seguire la linea di demarcazione tra luce e ombra si tratta di una luce dura, nel caso di luce morbida è impossibile tracciare una linea perché il passaggio tra la luce e l’ombra è sfumato. 11
la luce Bilanciamento del bianco Il bilanciamento del bianco (WB) è una impostazione della fotocamera digitale estremamente importante ma che spesso viene ignorata dai fotografi che si ritrovano poi di fronte ad un’immagine completamente sbagliata nei colori. E’ quindi molto utile conoscere come gestire il bilanciamento del bianco e sapere come impostarlo per migliorare le foto correggendo eventuali errori in fase di scatto. Cos’è il bilanciamento del bianco Il bilanciamento del bianco è il processo grazie al quale è possibile correggere eventuali dominanti di colore di una fotografia in modo da rendere più corretta possibile la riproduzione delle tonalità catturate dal sensore della fotocamera digitale. Come visto prima, le diverse sorgenti luminose più o meno calde influenzano i colori di tutto ciò che ci circonda. Il nostro occhio è una macchina perfetta e si adatta automaticamente ai c a m b i d i l u c e . Un fo g l i o b i a n c o l o ve d r e m o s e mp r e b i a n c o indipendentemente dal fatto che lo si osservi sotto ad una luce ad incandescenza o all’aperto in una giornata nuvolosa. Il sensore della nostra fotocamera, come spesso ripetuto, è ben lontano da essere complesso come il nostro occhio e per questo motivo una fotocamera con un bilanciamento del bianco non correttamente impostato interpreterà il colore del foglio in modo diverso in base alla “temperatura” della luce che lo illumina. Per aiutare il sensore a catturare correttamente i colori dobbiamo suggerirgli che tipo d’illuminazione abbiamo di fronte a noi, ed è per questo che tutte le fotocamere digitali hanno la possibilità di intervenire su un parametro che si chiama appunto bilanciamento del bianco. Sono certo che vi sia capitato spesso di fare fotografie al chiuso e una volta scaricate a casa vi siete accorti che tendevano tutte al rosso e sono anche certo che avrete fatto fotografie sulla neve (magari senza sole) con un risultato finale tendente al blu. Il bilanciamento del bianco serve a correggere questi errori: dicendo alla fotocamera che tipo d’illuminazione c’è di fronte a noi, essa si metterà nelle condizioni di compensare un’eventuale luce troppo calda o troppo fredda col risultato che l’immagine avrà una temperatura neutra e dai colori decisamente più reali. Per poter modificare le varie impostazioni del bilanciamento del bianco e comunicare alla fotocamera che tipo d’illuminazione abbiamo di fronte a noi, basterà cliccare sull’apposito bottone WB (white balance) che si trova su praticamente tutte le reflex digitali. Le compatte e le mirrorless potrebbero non avere questo bottone. Basterà semplicemente entrare nel 12
la luce menu della fotocamera per trovare la voce riguardante al bilanciamento del bianco. Una volta cliccato sul pulsante WB vi troverete a video una schermata tipo questa sotto dove dovrete semplicemente selezionare il tipo d’illuminazione adatta al contesto in cui siete. (vedremo tra poco il significato dei vari simboli) Dopo aver selezionato la giusta impostazione del bilanciamento del bianco vi comparirà sul display della vostra fotocamera il simbolo che avete scelto in modo da avere sempre sotto controllo l’impostazione di bilanciamento del bianco selezionata. Qua sotto un esempio dove è stata selezionata la voce AWB (modalità automatica). Attenzione a verificare a video sempre questo valore prima di scattare! Capita spessissimo di dimenticarsi una vecchia impostazione e di rischiare di buttare via lo scatto. Bilanciamento del bianco preimpostato dalla macchina Come abbiamo visto prima, i valori del bilanciamento del bianco sono diversi e selezionabili attraverso l’apposito menù. Tralasciando momentaneamente il bilanciamento del bianco manuale, vediamo il 13
la luce significato dei vari simboli delle modalità preimpostate che vi troverete di fronte in modo da sapere sempre che tipo d’illuminazione selezionare. Il simbolo AWB sta a significare “automatic white balance”. In questa modalità la fotocamera calcola automaticamente la temperatura di colore e non avrete modo di modificarla. Solitamente è la modalità più utilizzata che va comunque bene nella maggior parte delle volte, soprattutto se siete all’aperto. Può essere un problema se state scattando in luoghi chiusi con luci calde perché non sempre la fotocamera le riconosce. La modalità tungsteno o incandescenza la si usa quando si scatta al chiuso in un ambiente illuminato da lampadine calde. Questa modalità serve per “raffreddare” i toni e rendere i colori più naturali. Al contrario della modalità precedente, la fluorescenza si usa quando l’ambiente in cui stiamo scattando è illuminato da una luce fredda tipo quella di un neon. Selezionando questa modalità andremo a “scaldare” i colori che altrimenti sarebbero molto freddi. Il simbolo del sole è facile da capire. La modalità luce solare la si usa quando siamo all’aria aperta e stiamo fotografando al sole, senza la minima ombra o nuvola. Questa modalità non la uso quasi mai perché in questa condizione anche la modalità automatica va benissimo. 14
la luce Questa modalità di bilanciamento del bianco è ideale durante le riprese in una giornata nuvolosa. Questa modalità viene usata in molti ambiti perché tende a generare foto con dominanti gialle/arancio che risultano spesso piacevoli da vedere. Questa modalità si usa quando si fotografano, durante il giorno, soggetti che si trovano all’aperto ma all’ombra, mentre il sole non è coperto da nuvole. Questa è abbastanza facile da capire. Se siete al chiuso ma usate un flash per illuminare la scena, questa è sicuramente la modalità che dovete utilizzare. Bilanciamento del bianco manuale Se i preset automatici non vi soddisfano c’è sempre la modalità manuale. E’ più complessa da applicare e più lenta da impostare ma risulta sicuramente la scelta migliore per avere gli scatti sempre sotto controllo e per esser certi del risultato. Questa impostazione vi servirà, per esempio, in ambienti chiusi in cui vi troverete di fronte a fonti luminose con caratteristiche differenti. Scegliendo la modalità manuale avrete il controllo completo e sarete voi a dire alla fotocamera come comportarsi. Per selezionale questa modalità dovrete cercare questo simbolo tra le varie scelte del bilanciamento del bianco: Come funziona questa modalità? E’ veramente semplice! Una volta selezionata la modalità manuale, la vostra fotocamera vi chiederà di scattare una foto ad un foglio bianco (o di selezionarne una già fatta). Questo viene fatto per indicare alla fotocamera di prendere come riferimento un oggetto che in quella data scena risulta “bianco”. Così facendo la fotocamera capisce che tipo d’illuminazione è presente nella scena e si adegua di conseguenza. In alcune fotocamere è 15
la luce presente anche un’ulteriore possibilità di bilanciare il bianco manualmente attraverso la scelta manuale della temperatura del colore. Questa modalità viene chiamata “K” e vi chiederà solamente di indicare i gradi kelvin per cui, se siete in ambienti chiusi con luci calde, dovrete impostare una temperatura tra i 2500 e 3500 gradi mentre se siete all’esterno in ombra o sotto un cielo nuvoloso imposterete una temperatura variabile tra i 5000 e i 7000 gradi kelvin. Bilanciamento del bianco in post-produzione Il bilanciamento del bianco può essere corretto anche in fase di post-produzione con software appositi come Photoshop© o Gimpo©. Ad una condizione però: che abbiate scattato in formato RAW. Scattare in raw porta innumerevoli vantaggi tra cui anche questo: la possibilità di intervenire in post produzione su certi parametri come se stessi rifacendo la fotografia! Aprendo l’immagine raw in Photoshop© o Gimpo© vi troverete di fronte a questo pannello nel quale è presente l’impostazione del bilanciamento del bianco usata in fase di scatto (modificabile) con anche la possibilità di cambiare la temperatura del colore. Sicuramente a questo punto vi starete ch i e d e n d o i l p e r ch é d o ve t e i mp o s t a r e i l bilanciamento del bianco prima dello scatto quando, scattando in raw, lo potete mettere a posto successivamente. Avete ragione, anche io spesso correggo il bilanciamento del bianco in post-produzione ma è sempre meglio cercare di fare uno scatto già buono in partenza in modo da essere veloci nella post- produzione. I file RAW devono sempre essere elaborati per poi essere trasformati in JPG. Se oltre a luci, contrasto, colori, saturazione e tanti altri parametri dobbiamo anche lavorare sul bilanciamento del bianco, potete immaginare di quanto si allungano i tempi di post-produzione. Il mio consiglio è pertanto quello di impostare il bilanciamento del bianco prima dello scatto. Il bilanciamento del bianco è un’altra delle impostazioni della vostra fotocamera che devono essere capite bene per evitare di scattare immagini 16
la luce con dominanti di colore che rovinerebbero il risultato finale. Man mano che prenderete confidenza con le diverse tipologie di luci attorno a voi, capirete la volo la temperatura di colore nel contesto e non sbaglierete più una sola immagine. Mi raccomando però di verificare sempre prima di scattare l’impostazione selezionata perché spesso ci si dimentica l’impostazione usata la volta precedente e potrebbe essere un disastro. 17
la luce Indice L’importanza della luce in fotografia. 1 La luce nello scatto fotografico 1 La luce 1 Temperatura colore 2 La direzione della luce in fotografia 3 Illuminazione diretta. 4 Luce a 45° 6 Luce a 90° o luce laterale 6 Luce Rembrandt 7 Controluce 7 Equilibrio e forme. 8 Luce primaria e luci secondarie 9 Luci di base 9 Luce principale 9 Luce complementare 9 Luce di sfondo 9 Luce d’effetto 10 Luce naturale 10 Luce dura e morbida 11 Luce dura 11 Luce morbida 11 Bilanciamento del bianco 12 Cos’è il bilanciamento del bianco 12 Bilanciamento del bianco preimpostato dalla macchina 13 18
la luce Bilanciamento del bianco manuale 15 Bilanciamento del bianco in post-produzione 16 In copertina: A Little Singing Angel - © 2021 Attilio Premoli © 2021 Attilio Premoli www.attiliopremoli.altrevista.org Contact: premati@libero.it 19
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