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Irene Fenara Blinds and other Cloudings
Irene Fenara Blinds and other
Cloudings
Con la nuova personale di Irene Fenara, Spazio Leonardo giunge
al terzo appuntamento del suo percorso espositivo di arte
contemporanea che, a partire dalla scorsa primavera, ha animato
la Gallery all’ingresso della sede di via della Liberazione.
Dopo aver ospitato le opere di Thomas Berra e Simone
Monsi, questa volta la scelta, sempre sotto la sapiente
direzione artistica di UNA Galleria, è ricaduta su una giovane
artista bolognese che ha fatto dell’uso delle tecnologie, con
una particolare predilezione per i video e la fotografia, della
sperimentazione e dell’innovazione uno strumento di lavoro
e di ricerca.
Blinds and other Cloudings — questo il titolo della mostra
site specific studiata per lo Spazio — si focalizza sul gesto
che sta alla base di ogni operazione fotografica: il guardare.
Il progetto presenta, quindi, una selezione di immagini,
provenienti da videocamere di sorveglianza salvate dal flusso
continuo che le cancella ogni 24 ore, che vengono rielaborate
dall’artista per dare origine a situazioni di disorientamento
spaziale e cognitivo.
L’interesse per la sperimentazione, per i progetti innovativi
e per la ricerca del nuovo, l’utilizzo del digitale in ogni sua forma
e applicazione, l’uso dell’arte come mezzo per dialogare con
il pubblico in un contesto diverso dal solito, unico e originale
nel suo genere — quale è Spazio Leonardo — e la scommessa
di puntare sugli artisti emergenti sono stati i leitmotiv che hanno
contraddistinto fin dall’inizio la collaborazione con UNA Galleria,
in una sintonia di intenti e sinergie che si è concretizzata nella
scelta espositiva finora presentata.
Ringraziamo quindi nuovamente UNA per questa
collaborazione che, attraverso gli artisti proposti e le loro opere,
ci offre la possibilità di far conoscere al pubblico milanese, e
non solo, il nostro Spazio e, soprattutto, di trasmettere la nostra
filosofia e la nostra idea del futuro.
Blinds and other Cloudings
2018, installation view 3
Irene Fenara, classe 1990, è la terza artista che abbiamo invitato _Supervision. photo from
a esporre a Spazio Leonardo, Milano. Fenara, interessata surveillance camera_
all’occhio meccanico di fotocamere e telecamere di sorveglianza 2018, screenshot, window
sticker
che ogni giorno ci osservano attentamente, ha trasformato la
lunga Gallery in un universo punteggiato da visioni rubate a
tali dispositivi, ribaltando il normale rapporto tra visitatore (chi
osserva) e opera (l’osservato). Immagini ambigue, illeggibili,
sgranate, ma anche oniriche e seducenti, invitano il visitatore
a superare i confini della visione tradizionale, cogliendo l’altrove,
verso cui un errore del sistema o l’offuscamento dell’obiettivo
delle telecamere è capace di proiettarci.
Per questo progetto, l’artista non produce nulla di nuovo,
ma “ruba” immagini già esistenti, addirittura le salva dal flusso
che ogni 24 ore le cancella: la tecnica di ogni fotografia è, infatti,
semplicemente screenshot. L’appropriazione del preesistente
si afferma, quindi, ancora una volta, modalità di lavoro prediletta
dagli artisti dell’ultima generazione, ben rappresentati
nelle mostre che si sono susseguite a Spazio Leonardo: se
Thomas Berra riproduceva gli stilemi del maestro Tano Festa
e Simone Monsi mutuava immagini e frasi da internet, Irene
cattura sullo schermo del computer frame delle registrazioni
delle telecamere. Una delle ragioni che ci hanno portato a
sostenere il progetto di Irene per la Gallery di Spazio Leonardo
risiede proprio nel significato di questa azione semplice e
quotidiana — immortalare con una combinazione di tasti la
schermata del computer — che qui diventa motore dell’opera
d’arte: favorendosi dei più basici utilizzi delle tecnologie
e riproducendo semplici azioni quotidiane le opere di Irene
aprono una nuova lettura sulla nostra realtà.
Tornando alla specificità dell’intervento di Fenara nella
Gallery, l’artista ha avuto il merito di trovare un’ulteriore chiave
di interpretazione dello spazio: togliendo i pannelli mobili
posizionati a metà della lunga parete, ha aperto la visione sulla
sala polivalente localizzata di fronte, le cui vetrate sono state
ricoperte da una vetrofania con un’immagine tratta dalla serie
photo from surveillance camera. Camminando lungo la Gallery
si può ora osservare cosa succede nella sala oltre la vetrata,
e viceversa. La dinamica del “guardare” ed “essere guardati”,
filo conduttore di tutta la mostra, si trasforma così in esperienza
diretta e obbligata per i fruitori dello spazio, per chi ci lavora,
per chi ci transita, per chi visita l’esposizione.
4
Fuochi d’artificio
Testo di Francesco Zanot
Nel suo lavoro, Irene Fenara fa qualcosa di Il processo attraverso cui Irene Fenara realizza
simile. Raccoglie le immagini registrate dalle le sue opere è cruciale. Digitando una serie di
telecamere di sorveglianza e ce le presenta codici predefiniti, visualizza su un computer
tali e quali, senza alcun intervento ulteriore, connesso alla rete i dati forniti dalle telecamere
semplicemente scegliendo alcuni fotogrammi i cui proprietari non hanno avuto l’accortezza
e riproducendoli. La prospettiva si rovescia. di cambiare le password di accesso standard
Il protagonista del film Terminator di James È così che vedono le macchine. È così che Può trattarsi di un ostacolo posizionato di fornite dal costruttore. Riprende così un
Cameron è un cyborg che viene spedito indietro tutti i giorni veniamo osservati da centinaia di fronte all’obiettivo, della messa a fuoco tema classico del dibattito sulle radici della
nel tempo dal 2029 al 1984 per compiere una sguardi artificiali. imprecisa o di una stravagante alterazione democrazia fino dai tempi della Repubblica
missione di fondamentale importanza per cromatica. Comunque il risultato non cambia: di Platone: in pratica, sorveglia il sorvegliante.
conto di Skynet, rete universale di intelligenza Sorveglianza e controllo. È questo il motivo per anziché ottenere delle prove utili e attendibili, Agisce come una sorta di giustiziere
artificiale che l’ha creato e a cui appartiene. cui gran parte delle telecamere che ci veniamo accidentalmente catapultati in mascherato che, dall’ombra della sua stanza,
Deve trovare e uccidere Sarah Connor, il cui circondano sono state installate. Di qui prende universi alternativi e misteriosi. Proprio come ridistribuisce su base democratica il potere
figlio nel futuro salverà gli uomini dal dominio le mosse il lavoro di Irene Fenara. È un tema l’occhio umano, anche quello meccanico di osservare. In alcuni casi riesce addirittura
delle macchine dopo un olocausto nucleare denso di implicazioni politiche e sociali, con può fallire, soltanto che questa evenienza ci a comandare da remoto la videocamera per
che ha ridotto la popolazione mondiale a circa effetti riscontrabili su questioni che vanno dalla lascia spiazzati e indifesi. È il caso della cambiare l’inquadratura, dunque attende il
tre miliardi di individui. T-800 è il nome del sicurezza pubblica all’ottimizzazione delle telecamera che non riesce a registrare la targa momento migliore e cattura la sua immagine.
suo modello. Si tratta del primo prototipo da risorse, dal terrorismo alla limitazione della dell’assassino per via della risoluzione troppo È un procedimento simile a quello messo in
infiltrazione creato da Skynet ed è costituito libertà individuale. Eppure a volte qualcosa non bassa, o quello della automobile a guida pratica da qualsiasi fotografo, soltanto che
da un endoscheletro robotico blindato va per il verso giusto. Blinds and other automatica che investe e uccide il passante Fenara lo esegue a distanza e senza possedere
ricoperto da tessuto vivente (pelle, un sistema Cloudings si occupa di questa precisa a causa di un movimento inatteso. alcuna macchina fotografica. Nell’era della
ghiandolare, ecc.) che lo rende indistinguibile circostanza. All’interno dell’ampia ricerca che condivisione (degli spazi, dei mezzi di trasporto,
dagli esseri umani, ma senza alcuna Fenara dedica ai soggetti, alle ragioni e alle Irene Fenara si concentra sul fallimento della dei media), prende in prestito da altri tutto
emozione. Nel film lo vediamo compiere una tipicità dello sguardo delle macchine, questo è macchina e ne fa l’occasione di una revisione ciò che le serve e lo restituisce quando ha
serie di imprese da autentico titano — ribalta il capitolo sull’errore. È un altro ribaltamento: insieme onirica, acida e psichedelica della compiuto la sua missione. Nessuno, nel
un autobus con una sola mano, rincorre e dispositivi introdotti e diffusi per offrire realtà. Spesso le sue immagini si tingono di frattempo, si è accorto di nulla.
raggiunge un’automobile, viene colpito da maggiore tranquillità e protezione, innescano sfumature rosate che paiono fluire direttamente
centinaia di proiettili d’ogni calibro, resiste a a loro volta una serie di incertezze. Le immagini da un film di Wes Anderson o un abito del È un’operazione di infiltrazione, come quella
un incendio, massacra da solo il personale che raccolgono di tanto in tanto non sono grande Gatsby. Non sono romantici tramonti, del T-800 partorito dalla fantasia di James
di un’intera centrale di polizia — e le viviamo chiare, ma appaiono sporcate da una serie né paesaggi marziani, ma semplicemente Cameron. Un intervento chirurgico: indolore,
insieme a lui grazie a una peculiare invenzione di difetti e aberrazioni. il prodotto di sensori investiti da una quantità sottopelle. Irene Fenara si introduce nelle
registica. Cameron gira infatti una serie di eccessiva di luce. Anziché apprezzare cieli falle/ferite di circuiti soltanto teoricamente
brevi sequenze in soggettiva dal suo punto di invasi dalla abbacinante potenza del sole, chiusi (ecco un altro errore) e le sfrutta per
vista. Non solo possiamo così osservare quello assistiamo a un’apparizione caramellata della tuffarsi in un autentico diluvio di immagini.
che il Terminator osserva, ma vediamo come realtà. È una versione aggiornata e spontanea È una festa. Fuochi d’artificio: i colori
lui. Attraverso i suoi occhi la realtà appare della fantascienza. Le macchine non sono li richiamano. Dall’invisibilità si passa alla
rossastra, vagamente sfocata e sovrascritta protagoniste della visione, ma la generano ipervisibilità. Dal privato al pubblico. La
con una serie di informazioni tecniche. autonomamente. fotografia si conferma strumento privilegiato
Siamo robot. per frantumare ogni barriera ed esplorare
il nostro mondo, così come per inventarne
uno nuovo.
6 7
Blinds and other Cloudings 2018, installation view
_Supervision. photo from surveillance camera_ 2018, screenshot, print on baryta paper, 85×120 cm 10
_Supervision. photo from
surveillance camera_
2018, screenshot, print on baryta
13 paper, 32×40 cm
_Supervision. photo from surveillance camera_ 2018, screenshot, print on baryta paper, 72×100 cm
_Supervision. photo from
surveillance camera_
2018, screenshot, print on baryta
17 paper 37.5×50 cm + 45.5×34.2 cmBlinds and other Cloudings 2018, installation view 18 19
_Supervision. photo from
surveillance camera_
2018, screenshot, print on
22 23 blueback paper, 300×600 cmSpazio Leonardo has arrived at the third date in its contemporary
art programme with Irene Fenara’s new solo exhibition. This has
animated the Gallery at the entrance to the offices in Via della
Liberazione, Milan, since last spring.
After hosting the works of Thomas Berra and Simone Monsi,
the choice this time fell on the young Bolognese artist, who has
made the use of technology, experimentation and innovation a
tool for work and research, with a special preference for videos
and photography. Once again, the exhibition is under the skilful
artistic direction of UNA Galleria.
Blinds and other Cloudings, as the site-specific show
developed for the Spazio is entitled, focuses on the gesture
behind every photographic operation — watching. Therefore,
the project presents a selection of images from surveillance
cameras saved from the continuous flow which cancels them
every 24 hours. The images are then reworked by the artist to
generate situations of spatial and cognitive disorientation.
The interest in experimentation, innovative projects and
the search for the new, the use of digital in all its forms and
applications, the use of art as a means of discussion with the
public in a context different from the usual one, unique and
original, like the Spazio Leonardo, and the focus on emerging
artists are the leit-motifs that are a feature of Spazio Leonardo’s
work with UNA Galleria in the harmony of intentions and
synergies emerging in the exhibition programme to date.
We would like to thank UNA once again for this opportunity
to work with them, which has given us the chance to introduce
our Spazio to the Milanese public, and others, through the
artists and the works presented and, above all, to transmit our
philosophy and idea of the future.
_Supervision. photo from
surveillance camera_
2018, screenshot, print on baryta
paper, 37.5×50 cm 24 25Irene Fenara, 28, from Bologna, is the third artist we’ve invited
to create a site-specific exhibition in Spazio Leonardo, Milan.
Fenara, interested in the mechanical eye of the cameras and
surveillance cameras that watch us carefully every day, has
turned the long Gallery into a universe dotted with views stolen
from such devices, inverting the normal relationship between
the visitor (who observes) and the work (observed). Ambiguous,
illegible, grainy images, that are also dreamy and enticing, invite
the visitor to go beyond the confines of the viewing, grasping the
elsewhere that a system error or the blurring of the camera lens
is able to project us into.
The artist hasn’t produced anything new for this project
but has ‘stolen’ existing images, saving them from the flow that
cancels them every 24 hours — each photo uses the screenshot
as a technique. Thus, appropriation of the pre-existing is
confirmed once more as the favourite way of working of the
latest generation of artists, well represented in the exhibitions
that have followed each other at the Spazio Leonardo. Thomas
Berra reproduced the stylistic features of the maestro Tano Festa
and Simone Monsi borrowed images and phrases from Internet
while Irene captures frames from the recordings of TV cameras
on the computer screen. One of the reasons we decided to
support Irene’s project for the Spazio Leonardo Gallery lies in
the meaning of this simple, daily action — immortalising the
computer screen, with a combination of keys, which becomes
the engine of the art work here. Irene’s works open up a new
interpretation of our reality adopting the most basic uses of
technologies and reproducing simple daily actions.
Returning to the detail of Fenara’s work in the Gallery,
the artist deserves the credit for finding another reading
of space — by removing the mobile panels halfway along the
long wall, she’s opened the view on the multi-functional room
opposite, whose windows have been covered by a window
decal with an image taken from the photos from surveillance
camera series. When walking along the Gallery, you can see
what’s happening in the room through the windows, and
vice versa. The dynamics of ‘watching’ and ‘being watched’,
the thread running through the whole exhibition, thus
turns into a direct, compulsory experience for the users of
the space whether they’re working there, walking through it
or visiting the exhibition.
_Supervision. photo from
surveillance camera_
2018, screenshot, print on baryta
26 27 paper, 45.5×34.2 cmFireworks
Text by Francesco Zanot
Irene Fenara does something similar in her She thus takes up a classic aspect of the
work. She collects the images recorded by discussion on the roots of democracy since
surveillance cameras and presents them the time of Plato’s Republic; in other words,
exactly as they are, without any additional she watches over the watchman. She acts like
action, simply choosing some frames and a sort of masked avenger who redistributes
reproducing them. The perspective is the power to watch on a democratic basis
The leading figure in James Cameron’s film reversed — this is how the cameras see, this Whatever it is, the result doesn’t change: from the shadows of their room. In some
Terminator is a cyborg sent back in time from is how we are seen by hundreds of artificial instead of having useful, reliable proof, we’re cases, she even manages to control the video
2029 to 1984 to carry out a vitally important eyes every day. accidentally catapulted into alternative, camera remotely, changing the framing and
mission on behalf of Skynet, the universal mysterious universes. Just like the human eye, then waiting for the best time to capture her
artificial intelligence network it belongs to, Surveillance and control are the reasons why the mechanical one can fail but this leaves image. It’s a procedure similar to that of any
and which created it. The cyborg, model most of the TV cameras surrounding us were us surprised and vulnerable. For example, the photographer except that Fenara carries it out
T-800, must find and kill Sarah Connor, whose installed, and it’s from this starting point that TV camera that’s unable to record the number remotely and without owning any camera. In
son will, in the future, save mankind from the Irene Fenara’s work moves. The topic is full plate of the assassin because the resolution the era of sharing (spaces, means of transport,
control of machines after a nuclear holocaust of political and social implications, with is too low, or the automatically driven car that media, etc.), she borrows everything she
that reduced world population to about three noticeable effects on questions ranging from knocks down and kills a passer-by because needs from others and gives it back when
billion people. It’s the first infiltration prototype public safety to the optimisation of resources, of an unexpected movement. she’s completed her mission. In the meantime,
created by Skynet and consists of an armoured and terrorism to the limitation of individual nobody has noticed anything.
robotic endoskeleton covered with living freedom. Yet, at times, something that’s not Irene Fenara concentrates on the failure of
tissue (skin, a gland system, etc.) which makes right happens. Blinds and other Cloudings the camera and turns it into the opportunity It’s an infiltration, like that of T-800 which arose
it indistinguishable from human beings, but is concerned with precisely this. This is the for a fantastic, acid and psychedelic revision from James Cameron’s imagination. A surgical
it lacks any emotion. In the film, we see it chapter on mistakes in the extensive research of reality. Her images are often a rosy colour operation, painless and subcutaneous. Irene
carry out a series of truly titanic ventures — it that Fenara dedicates to the people, reasons which seems to flow directly from a Wes Fenara enters the flaws/defects in circuits
overturns a bus with just one hand, chases and typical products of the mechanical eyes. Anderson film or a Great Gatsby garment. They that are only theoretically closed (another error)
and reaches a car, is hit by hundreds of bullets It’s another reversal — devices introduced and aren’t romantic sunsets or Martian landscapes and exploits them to dive into a true deluge
of all sizes, withstands a fire, massacres the spread to offer greater tranquillityand protection but simply the results of sensors hit by an of images. It’s a party. The colours recall
entire staff of a police station and so on — and in turn trigger a series of uncertainties. excessive amount of light. Instead of gazing fireworks. The move is from invisibility to hyper-
we experience them with the cyborg through Occasionally, the images collected are not at skies invaded by the dazzling power of the visibility, from private to public. Photography
a particular directing invention. Cameron clear, appearing marred by a series of defects sun, we see a caramelised apparition of reality, is confirmed as a privileged instrument
filmed a series of short POV sequences from and aberrations — an obstacle positioned in an updated, spontaneous version of science for breaking all barriers and exploring our
his personal viewpoint. Thus, not only can we front of the lens, imprecise focussing or an fiction. The cameras aren’t the stars of the world — and inventing a new one.
see what the Terminator sees but our vision is extravagant alteration of colour. display but they generate it autonomously.
like his. Reality as seen through his eyes looks The process Irene Fenara uses to create her
reddish, vaguely blurred and overwritten with works is crucial. She views the data supplied
technical information. We are robots. by cameras, whose owners haven’t been
smart enough to change the standard access
passwords supplied by the manufacturer,
on a computer connected to the network by
entering a series of preset codes.
28 29Irene Fenara (1990) è diplomata in scultura e arti visive presso
l’Accademia di Belle Arti di Bologna, città dove vive e lavora.
Tra le mostre a cui ha partecipato si segnalano: Around me.
Traces of presence in biopolscapes, F4/Un’idea di fotografia,
Fondazione Francesco Fabbri, Pieve di Soligo, Treviso, 2018;
Supervision, BACO, Bergamo, 2018 (solo); That’s IT! Sull’ultima
generazione di artisti in Italia a un metro e ottanta dal confine,
MAMbo, Bologna, 2018; L’altro sguardo. Fotografie italiane
1965-2018, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 2018; Searching
for myself through remote skins, Galleria Renata Fabbri, Milano,
2018; Le interne differenze, P420, Bologna, 2017 (solo); Essere
politico, Fondazione Fotografia Modena, 2017; Give me
yesterday, Osservatorio Fondazione Prada, Milano, 2016. Irene
è tra i finalisti del Premio Città di Treviglio 2018 e nel 2015 è stata
finalista del Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee.
Dal 2012 è borsista presso la Fondazione Collegio Artistico
Venturoli di Bologna, dove ha lo studio.
Irene Fenara (1990) graduated in sculpture and visual arts at
Academy of Fine Arts in Bologna, city where she currently lives
and works. Recent exhibitions she has participated include:
Around me. Traces of presence in biopolscapes, F4/Un’idea di
fotografa, Fondazione Francesco Fabbri, Pieve di Soligo, Treviso,
2018; Supervision, BACO, Bergamo, 2018 (solo); That’s IT!
Sull’ultima generazione di artisti in Italia a un metro e ottanta dal
confine, MAMbo, Bologna, 2018; L’altro sguardo. Fotografe
italiane 1965-2018, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 2018;
Searching for myself through remote skins, Galleria Renata
Fabbri, Milano, 2018; Le interne differenze, P420, Bologna, 2017
(solo); Essere politico, Fondazione Fotografia Modena, 2017;
Give me yesterday, Osservatorio Fondazione Prada, Milano, 2016.
Irene is among the shortlisted artists for the Premio Città di
Treviglio 2018 and in 2015 she was shortlisted for the Premio
Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee. Since 2012, she
is artist in residence at the Fondazione Collegio Artistico
Venturoli, Bologna, where she has her studio.
31Blinds and other Cloudings 03.10.2018 / 25.01.2019 Curated by UNA Galleria, Piacenza Spazio Leonardo Direction Dott. Gian Luca Buzzetti Coordinators Giulia Camisa Luca Pietrucci Texts Marta Barbieri Paola Bonino Francesca Pavesi Francesco Zanot Translations Opitrad, Milano: Anne Kendall Photographs Cosimo Filippini Book Design Munari Design, Piacenza : Nicola-Matteo Munari Thanks to Studio di architettura Andrea Barbieri, Piacenza Davide Trabucco Sara Zolla
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