Inventar storie La creazione narrativa terapeutica a partire da un'illustrazione nella Terapia di Attivazione di gruppo.
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Inventar storie La creazione narrativa terapeutica a partire da un’illustrazione nella Terapia di Attivazione di gruppo. Autore: Emanuele Zabelli Relatrice: Claudia Comazzi Rodoni SSSMT Lugano - Specialista in attivazione SA-7 – 2020
Al gruppo “Inventar storie” e ai suoi partecipanti: perché con la vostra passione avete saputo nutrire la mia. “La scrittura mi protegge. Vado avanti facendomi scudo delle mie parole, delle mie frasi, dei miei paragrafi abilmente concatenati, dei miei capitoli astutamente programmati.” Georges Perec ii
Abstract La fase di ingresso e accoglienza in CpA è certamente una delle più critiche per l’an- ziano. Si tratta infatti di persone fragili, che spesso rischiano di subire in maniera passiva questo cambiamento della propria esistenza, senza riuscire a mettere in atto delle strategie protettive e conservative. Il rischio è che il passaggio dal domicilio alla CpA, impattando nega- tivamente sulla sfera psico-motivazionale, possa portare immediatamente ad un decadimento generale. Mi è capitato, in particolare, di osservare residenti cognitivamente mantenuti non trovare facilmente spunti per l’attivazione delle loro funzioni mentali conservate. Ecco che pro- cessi cognitivi complessi, come quelli della “fantasia” o della “negoziazione”, semplicemente non vengono più attivati. In qualità di Specialista in Attivazione in formazione mi sono dunque interrogato su cosa potessi fare per trovare una risposta a questa condizione. “Le parole che utilizziamo ogni giorno sono lo specchio dei processi mentali, sociali e relazionali che ci governano.” (Pennebaker & Smyth, 2017). Partendo da questa idea degli psicologi americani citati ho cercato di sviluppare un’attività basata sulle parole, sul linguaggio e dunque sulla comunicazione e l’interazione sociale, destinata a questa tipologia di residenti. La strada che mi si è aperta è quella dell’invenzione narrativa terapeutica, ovvero dell’utilizzo della scrittura come mezzo per far emergere ciò che si è palesato alla coscienza, sfruttando il linguaggio per l’attivazione di determinate funzioni mentali, con la finalità del benessere psi- chico, all’interno di un contesto ove siano valorizzati i rapporti sociali. Le varie fasi di elaborazione dell’attività mi hanno portato alla conoscenza di espe- rienze già esistenti di narrazione terapeutica, e ad affrontare il contesto teorico, in particolare psicologico, soggiacente alla narrazione terapeutica. Ho individuato nell’immagine (in partico- lare sotto forma di fotografia) lo spunto, il tramite, o, più significativamente il simbolo della creazione narrativa stessa e dell’interiorità psichica, emotiva e psicologica di ogni partecipante. L’obiettivo che ho perseguito è stato di ridurre al minimo la distanza tra l’immagine descritta, le sensazioni che essa suscita e le parole che descrivono tutto questo, create dai partecipanti. Ho dunque formato il gruppo terapeutico: residenti con particolare interesse per la lettura e/o la scrittura. Con questo gruppo ho condiviso un vero e proprio percorso di crescita, gruppale da un lato e personale dall’altro che ci ha condotto a mantenere l’attività di creazione narrativa terapeutica come appuntamento fisso della vita all’interno della CpA, che continua anche ora che il presente lavoro è concluso. Considero l’arte in generale come terapeutica; e credo fondamentalmente che non vi sia un’arte puramente “creativa”, contraposta ad una “terapuetica”. Per questa ragione, pur sottolineando la finalità terapeutica della presente attività, rivolta al raggiungimento della qualità di vita, colgo anche, nel risultato, ovvero nelle storie create dal gruppo “Inventar storie”, il valore di saper suscitare e tener vivo il sentimento della bellezza e della meraviglia in chi le legge. Parole chiave: terapia di attivazione, narrazione, fantasia, mente, simbolo. iii
Sommario Abstract .................................................................................................................... iii Sommario ................................................................................................................. iv 1. Introduzione .................................................................................................... 1 1.1. Definizione e contestualizzazione del tema (con adeguati riferimenti bibliografici) .......... 1 1.2. Motivazione personale e collettiva (significatività e rilevanza) .......................................... 3 1.2.1. Motivazione personale ............................................................................................................ 3 1.2.2. Motivazione collettiva ............................................................................................................. 3 1.3. Analisi della situazione di partenza (elementi critici e opportunità) .................................. 4 1.4. Scopo ................................................................................................................................. 5 1.5. Obiettivi operativi .............................................................................................................. 5 2. Quadro teorico ................................................................................................ 6 2.1.1. Curaviva .................................................................................................................................. 6 2.1.2. TimeSlips................................................................................................................................. 9 2.1.3. Scrittura Teapeutica - metodo Scarpante® ..............................................................................10 2.2. Riferimenti teorici specifici e significativi rispetto al lavoro svolto................................... 12 2.2.1. Osservazione..........................................................................................................................12 2.2.2. Deduzione..............................................................................................................................13 2.2.3. Fantasia .................................................................................................................................13 2.2.4. Teoria della Mente .................................................................................................................15 2.2.5. Negoziazione..........................................................................................................................16 3. Materiale e metodo ....................................................................................... 18 3.1. Metodologia utilizzata (modalità e tempi) ....................................................................... 18 3.1.1. Approfondimento delle conoscenze rispetto alla creazione narrativa terapeutica ...................18 3.1.2. Strutturazione degli incontri di Terapia di Attivazione di Gruppo e formazione del gruppo ......18 3.2. Materiale utilizzato per la realizzazione del progetto ...................................................... 19 3.2.1. Terapia di Attivazione di Gruppo (TAG) ...................................................................................19 3.2.2. PowerPoint ............................................................................................................................19 3.2.3. Immagini ................................................................................................................................20 3.2.4. Tabella di osservazione...........................................................................................................20 iv
4. Risultati.......................................................................................................... 23 4.1. Risultati ............................................................................................................................ 23 4.1.1. Osservazione..........................................................................................................................23 4.1.2. Deduzione..............................................................................................................................24 4.1.3. Fantasia .................................................................................................................................24 4.1.4. Mentalizzazione .....................................................................................................................25 4.1.5. Negoziazione..........................................................................................................................25 4.2. Discussione dei risultati.................................................................................................... 27 5. Conclusioni ................................................................................................... 28 5.1. Rispetto al raggiungimento degli obiettivi e/o dello scopo del lavoro ............................. 28 5.1.1. Scopo .....................................................................................................................................28 5.1.2. Obiettivi operativi ..................................................................................................................28 5.2. Rispetto al percorso metodologico effettuato ................................................................. 29 5.3. Rispetto alle prospettive (ricadute operative, nuove piste di ricerca o di sviluppo) ......... 29 5.4. Implicazioni personali ...................................................................................................... 30 6. Riferimenti bibliografici ................................................................................ 31 6.1. Bibliografia ....................................................................................................................... 31 6.2. Sitografia .......................................................................................................................... 32 6.3. Letteratura grigia ............................................................................................................. 32 6.4. Indice delle tabelle ........................................................................................................... 33 6.5. Indice delle immagini ....................................................................................................... 33 Ringraziamenti ........................................................................................................ 34 Appendice ............................................................................................................... 35 Gli sfollati in cerca di benessere .................................................................................................. 35 Tabella di osservazione attivazione funzioni mentali .................................................................. 39 L'autore è l'unico responsabile di quanto contenuto in questo lavoro. v
1. Introduzione 1.1. Definizione e contestualizzazione del tema (con adeguati riferi- menti bibliografici) Lavoro in qualità di Specialista in attivazione (in seguito SA) in formazione, presso la Casa per Anziani (in seguito CpA) Comunale di Bellinzona, dal mese di Giugno 2018. Grazie alla competenza dei suoi collaboratori e alle peculiarità della sua struttura architettonica, la strut- tura è in grado di ospitare al suo interno diverse tipologie di residenti. Vi è infatti al primo piano un reparto più specificatamente dedicato a persone affette da patologie della sfera cognitiva; due reparti distinti al secondo e terzo piano; ed infine, al quarto piano, uno spazio privo di infermeria e farmacia, facente capo al reparto del terzo piano, ove trovano soggiorno residenti con un maggior grado di autonomia. Facendo riferimento ai quattro ambiti del concetto di Qualità di vita (in seguito QdV), ela- borato dall’associazione CURAVIVA Svizzera («CURAVIVA Schweiz - Home», s.d.), ho potuto notare come, con particolare riferimento ai residenti maggiormente indipendenti ed integri dal punto di vista della sfera cognitiva, all’ingresso in CpA, essi si trovino a dover affrontare una brusca riduzione, se non una totale esclusione, del funzionamento, in particolare, di tre delle 17 categorie indicate da Curaviva: • Immaginazione e creatività • Funzioni e strutture psichiche • Facoltà mentali Prendendo spunto da questa osservazione, il presente lavoro si propone come obiet- tivo la strutturazione, la definizione, l’attuazione e la valutazione di una proposta di attività che copra le categorie della QdV indicate sopra. L’attività individuata è la “creazione narrativa terapeutica” a partire da una illustrazione. Esistono già alcune proposte di attività che sfruttano la narrazione terapeutica in varie modalità. Se ne trovano di differenti a seconda della tipologia di utenza alle quali si rivolgono ed alle finalità che si prefissano. Una di queste è il programma TimeSlips («Timeslips», s.d.), un programma di crea- zione narrativa a partire da un’immagine, rivolto alle persone affette da demenza, ideato da Ann Davis Basting. Facendo riferimento alle competenze SA, il presente lavoro condivide al- cuni principi di tale programma, quali ad esempio la creazione narrativa a partire da un’immagine e l’attuazione dell’attività in gruppo, ma se ne discosta per altri. Ad esempio, il presente lavoro, a differenza del programma TimeSlips, prevede: 1
• L’attuazione degli incontri in un luogo protetto, all’interno di una Terapia di attiva- zione di gruppo (di seguito TAG). L’intervento dello SA porta con sé il plusvalore dei cinque passi della metodologia SA. • La partecipazione alle TAG di residenti con livello cognitivo integro o al massimo lieve declino cognitivo (con esclusione quindi di partecipanti affetti da patologie riguardanti la sfera cognitiva). • L’utilizzo, oltre all’osservazione e alla fantasia e all’immaginazione, di funzioni mentali da parte dei partecipanti, quali: la reminiscenza di ricordi, la mentalizza- zione, processi induttivi e deduttivi, negoziazione e socializzazione e condivisione (tali concetti sono dettagliatamente presi in considerazione nel capito “Quadro teorico”. Un altro esempio di utilizzo della narrazione terapeutica è quella della “Scrittura Tera- peutica Metodo Scarpante®” (Scarpante, 2015). Tale metodo si rivolge a varie tipologie di professionisti (medici, psicologi, infermieri, figure sanitarie, coach, educatori, assistenti so- ciali…) i quali poi potranno trasferirlo nel proprio contesto lavorativo. Secondo Sonia Scarpante la scrittura “autobiografica”, è un far uscire dal sé, in un certo senso un parto, doloroso ma necessario e liberatorio di ciò che si tiene sepolto nelle caverne dell’IO e proprio in questo senso la scrittura diviene un atto terapeutico. Grande parte di questo metodo si basa quindi sulla reminiscenza e sul ricordo. La valenza dell’immagine (che, a differenza del metodo Scarpante e ad altre tecniche di creatività narrativa, prendo in considerazione in questo lavoro), è quella di poter attivare nei partecipanti processi mentali quali quelli indicati. Inoltre, l’immagine, per residenti integri da un punto di vista cognitivo, ha il potere evocativo del ricordo. La peculiarità di questa attività nei confronti del ricordo non è solo l’evocazione, ma soprattutto l’utilizzo simbolico dello stesso (Freud & Mancini, 1994), con la finalità del raggiungimento dell’obiettivo prefissato della com- posizione della storia o racconto. Ciò che verrà osservato nella parte attuativa del presente LdD, sarà quindi l’effettiva attivazione delle funzioni mentali citate, attraverso uno strumento osservativo opportunamente creato, nelle storie redatte durante la parte attuativa del progetto (come verrà specificato in seguito ogni seduta di TAG avrà come obiettivo la redazione di una storia). In particolar modo sarà preso in considerazione il processo di lavoro 2. Terapia d’atti- vazione (CPS Lugano, 2017), nel quale lo SA ha la possibilità di conoscere in modo approfondito i residenti tramite la Raccolta dati e l’Analisi dati e di instaurare con loro un rap- porto di fiducia. Lo SA pianifica l’intervento attivante, lo svolge e poi ne verifica l’effetto utilizzando moduli appositi, in questo caso il modulo TAG (Terapia di attivazione di gruppo). 2
1.2. Motivazione personale e collettiva (significatività e rilevanza) 1.2.1. Motivazione personale La motivazione che mi spinge alla definizione e strutturazione del presente tema da un punto di vista personale riguarda il mio interesse per la lettura e la creatività narrativa in gene- rale oltre che al mio interesse per i processi mentali coinvolti nei partecipanti al tipo di attività proposta. Mi sono sempre chiesto quali funzioni mentali soggiacciono alla creatività narrativa e non. Quali sono i meccanismi neuro-psicologici coinvolti in tale attività creativa. Quali pos- sono essere le modalità per svilupparli, mantenerli e conservarli e, infine, quale valenza è possibile dare alle funzioni mentali coinvolte, in quanto propedeutiche o preparatorie di funzio- nalità da utilizzare non solo in ambito squisitamente creativo ma nel contesto del “mondo reale”, andando in questo modo a raggiungere il modello di qualità di vita come proposta da Curaviva. Inoltre, sviluppando questo argomento, ho la possibilità di sfruttare le mie competenze apprese sino ad ora, legate alla metodologia dello SA, come indicato nel programma quadro (OdASanté, ASCFS, 2015). 1.2.2. Motivazione collettiva Da un punto di vista collettivo la motivazione che mi spinge all’attuazione del presente progetto è la valenza della creazione narrativa terapeutica nell’attivazione di immaginazione e creatività, facoltà mentali e funzioni e strutture psichiche. Tali categorie fanno parte delle 17 elaborate dall’associazione CURAVIVA Svizzera per il concetto di qualità di vita. Reputo quindi la definizione e strutturazione di una serie di TAG che abbiano come obiet- tivo la composizione di storie o racconti a partire da un’immagine, una opportunità per il miglioramento della qualità di vita del residente e un’occasione per ampliare l’offerta attivante all’interno della struttura ove lavoro. In particolare, per la tipologia di residenti presi in consi- derazione con il presente progetto, ovvero quelli più autonomi da un punto di vista cognitivo, i benefici di una attività di scrittura narrativa terapeutica opportunamente declinata, oltre ad es- sere un essenziale strumento relazionale, rappresenta anche, e soprattutto, la via attraverso cui dare forma alla propria identità, con ricadute positive per i residenti partecipanti all’attività non soltanto nell’immediato ma anche nelle fasi successive del proprio percorso di vita, in quanto la “forma della propria identità” ottenuta attraverso la scrittura narrativa terapeutica si mantiene ben al di là della conclusione del singolo incontro di TAG o del ciclo di TAG previsto dal progetto. 3
1.3. Analisi della situazione di partenza (elementi critici e opportunità) Per potere creare un’analisi della situazione di partenza ho scelto di utilizzare la matrice SWOT («Analisi SWOT», 2018) che ci è stata presentata durante le lezioni di Diploma. Si tratta di una matrice nella quale viene analizzata la situazione di partenza tenendo conto di fattori interni e fattori esterni, positivi e negativi: • Punti Forti: interni alla situazione (S = Streghts) • Punti Deboli: interni (W = Weaknesses) • Opportunità: esterne alla situazione (O = Opportunities) • Minacce: esterne (T = Threats) Questo tipo di analisi permette di intrecciare i vari fattori, positivi e negativi sia interni che esterni per trovare soluzione e strategie d’intervento. Tabella 1 Analisi SWOT POSITIVO NEGATIVO FORZE DEBOLEZZE • Interesse e motivazione personale • Inesperienza con la scrittura per l’argomento. terapeutica. INTERNO • Capacità organizzativa. • Inesperienza nella ricerca di immagini • Capacità relazionale. • Inesperienza nell’osserva- • Utilizzo della metodologia SA zione di funzioni mentali quali • Buona conoscenza dei residenti. quelle indicate. OPPORTUNITÀ MINACCE • Per l’attuazione del presente pro- • La dinamica del gruppo for- getto non è richiesto un budget. mato potrebbe esser compromessa dal mutato stato • La struttura dove lavoro sostiene ESTERNO di salute dei partecipanti. ed offre tutti gli strumenti per l’at- tuazione del progetto. • Possibilità di reperire materiale teorico sia rispetto alla scrittura te- rapeutica sia rispetto al concetto di Qualità di vita. 4
Ritengo che i punti forti del progetto siano in grado di risolvere le debolezze: • Le inesperienze citate quali elementi negativi o debolezze interne sono risolvibili attraverso l’interesse e la motivazione personale all’argomento. • La minaccia della compromissione dello stato di salute dei partecipanti può esser risolta dalla capacità organizzativa, relazionale, dalla conoscenza dei residenti e dall’utilizzo della metodologia SA, punti citati quali risorse interne. Sono inoltre punti di forza la disponibilità e il sostegno della struttura presso la quale lavoro per l’attuazione del presente lavoro. 1.4. Scopo Lo scopo del presente lavoro è di declinare all’interno del contesto e della tipologia di residenti della CpA Comunale di Bellinzona la “creazione narrativa terapeutica”, sfruttando la Terapia di Attivazione di gruppo. 1.5. Obiettivi operativi Gli obiettivi operativi del presente LdD sono: • Approfondire delle conoscenze teoriche rispetto alla creazione narrativa terapeu- tica e ai criteri di rilevazione per la valutazione degli indici riferiti alle tre categorie della QdV. • Progettare e attuare 12 incontri di TAG dell’attività individuata. • Redigere un volume contenente le creazioni narrative realizzate durante gli incon- tri di TAG. • Valutazione degli incontri di TAG. 5
2. Quadro teorico 2.1.1. Curaviva Il punto di partenza del presente lavoro è il modello di qualità di vita elaborato da Curaviva («CURAVIVA Schweiz - Home», s.d.). È proprio dall’analisi di tale modello che è possibile individuare nelle funzioni mentali un elemento costitutivo dello stesso. Curaviva (2014) afferma che “Il principale obiettivo perseguito è il miglioramento della qualità delle relazioni fra curanti e assistiti a beneficio di tutte le parti coinvolte con, in fin dei conti, l’effetto positivo che risulta dalla percezione dell’istituzione da parte dei familiari, della società e del mondo politico.” (p.4). Curaviva inoltre indentifica quattro temi principali: nonostante i diversi approcci teorici, nella ricerca in scienze sociali si profila un consenso sui fattori preponderanti della qualità di vita. I quattro principali aspetti possono essere così identificati: • Dignità umana e accettazione: ogni essere umano si deve sentire riconosciuto – indipendemente dalla sua situazione personale – e possa farne conto. Dall’altro lato, l’accettazione significa pure che la dignità umana deve essere preservata senza concessioni nelle situazioni di dipendenza, per esempio attraverso relazioni rispettose che comprendano pure il diritto all’espressione dei propri sentimenti, delle proprie emozioni e dei propri desideri. • Sviluppo ed esistenza: L’individuo trova la sua identità esclusivamente attraverso il suo sviluppo. Questo sviluppo presuppone delle capacità cognitive che possono essere acquisite, esercitate e realizzate solo attraverso l’educazione, la formazione, il gioco e il lavoro. • Riconoscimento e sicurezza: Il riconoscimento dipende generalmente da fattori religiosi, morali, ossia sociali, che si modificano nel tempo. Il riconoscimento di se stesso si esprime nella ricerca del proprio sé ed è più o meno forte a dipendenza del riconoscimento degli altri. • Funzionalità e salute: Un ampio apprezzamento della salute integra le condizioni del corpo e le funzionalità fisiche. Ma altri aspetti sono altrettanto importanti come l’igiene, l’alimentazione, il benessere sociale e psichico, la mobilità e il riposo. (p.11) I temi sono il centro al quale sono strettamente collegate le 17 categorie. Le categorie sono delle attribuzioni di contenuti riferiti ai quattro temi che è possibile mettere in relazione tra di loro a dipendenza di ogni singola applicazione del modello di QdV proposto da Curaviva. 6
Tabella 2 Associazione delle Categorie ai Temi QdV Curaviva Temi Categorie associate ai temi Dignità umana e • Interazione accettazione • Vissuto psichico • comportamento Sviluppo ed esistenza • Lavoro e occupazione • Competenza sociale • Immaginazione e creatività • Intelligenza • Facoltà mentali • Gestione della quotidianità Riconoscimento e • Protezione sicurezza • Beni personali • Alloggio Funzionalità e salute • Mobilità • Funzioni e strutture psichiche • Cure del corpo • Alimentazione • Funzioni e strutture fisiche L’apprezzamento e la valutazione della qualità di vita sono sempre soggettivi. Dipendono pure da bisogni e risorse delle persone coinvolte. La persona bisognosa di sostegno deve essere associata il più possibile, direttamente o indirettamente, nell’attuazione, (ci indica Curaviva), alle seguenti cinque fasi. • FASE1: DEFINIRE I TEMI Analisi della situazione: su che cosa occorre lavorare in modo cosciente e sistematico? • FASE 2: CORRELARE TEMI E CATEGORIE DETERMINANTI Quali sono le principali categorie correlate con i temi? • FASE 3: FISSARE UN QUADRO DI DISCUSSIONE, DEFINIRE I MARCATORI D’INTERVENTO Da dove cominciare? Quali sono le categorie suscettibili di essere più influenti, di avere più effetto? 7
• FASE 4 : PIANIFICARE E ATTUARE LE MISURE Quali misure concrete devono essere scelte e attuate ? Chi è responsabile di che cosa, con quali obiettivi e qual è l’effetto? • FASE 5: VALUTARE LE MISURE Quali effetti ha provocato questa misura? In che misura l’obiettivo è stato raggiunto? Quali misure o elementi di misure devono essere mantenuti? Che cosa deve essere modificato, completato? Dopo la valutazione, le cinque tappe per una migliore qualità di vita possono essere rinnovate! Secondo queste cinque fasi il mio lavoro ha iniziato a svilupparsi secondo la seguente modalità: • FASE1: DEFINIRE I TEMI Analisi della situazione: su che cosa occorre lavorare in modo cosciente e sistematico? Prendendo in considerazione la situazione di partenza della Casa per Anziani Comunale di Bellinzona e i suoi residenti maggiormente autonomi da un punto di vista cognitivo occorre lavorare sui temi dello SVILUPPO ED ESISTENZA e sulla FUNZIONALITÀ E SALUTE. • FASE 2: CORRELARE TEMI E CATEGORIE DETERMINANTI Quali sono le principali categorie correlate con i temi? Le categorie correlate a tali temi sono in particolare: • Immaginazione e creatività • Facoltà mentali • Funzioni e strutture psichiche Di queste tre categorie Curaviva fornisce una descrizione così come è stata sviluppata da sensiQoL SA e messa a disposizione di CURAVIVA Svizzera. La sensiQoL SA è spin-off dell’Università di Zurigo (UZH) e della Scuola universitaria professionale delle scienze applicate di Zurigo (ZAHW). Essa dispone di strumenti di qualità di vita – per esempio questionari – basati sul concetto della qualità di vita di CURAVIVA Svizzera. In particolare: Tabella 3 Categorie, definizioni e applicazioni secondo QdV Categoria Definizione Applicazione secondo il concetto della QdV Immaginazione e Capacità d’immaginazione e Si tratta di dare all’individuo la creatività sono delle possibilità di esprimere la sua creatività competenze che consentono la creatività e di rispondere ai suoi percezione sensoriale ed 8
extrasensoriale. Esse possono bisogni d’immaginazione, di pure essere risvegliate, raccoglimento e di religiosità. sviluppate e utilizzate senza stimoli esterni. Facoltà mentali Fanno parte delle facoltà Si tratta di creare un ambiente mentali la comprensione della adeguato all’individuo, stimolante e lingua, la capacità di favorevole allo sviluppo e rappresentarsi e di orientarsi nel all’apprendimento, che permetta lo tempo e nello spazio, la sbocciare del potenziale esistente. comprensione, il ragionamento e la memoria. Funzioni e Le funzioni e strutture psichiche Le funzioni e le strutture psichiche comprendono gli eventi devono consentire di costruire un strutture biopsicosociali. Esse apprezzamento realistico e una psichiche permettono la costruzione dei valutazione positiva di se stesso, processi di percezione, della propria vita e di adattarli. elaborazione e comunicazione. Al fine di raggiungere una attivazione delle categorie individuate ho scelto la creazione narrativa terapeutica come l’attività prescelta. La motivazione di tale scelta ricade, da un lato, sulla duttilità da un punto di vista pratico della narrazione terapeutica rispetto ad altre forme di creatività nella realizzazione pratica dell’attività. Dall’altro lato, come sarà più evidente in seguito, la narrazione terapeutica permette un accesso e una attivazione diretta delle facoltà mentali prese in considerazione. In un primo momento mi sono documentato su attività o modelli che sfruttano la creazione narrativa terapeutica, già esistenti e operativi sul campo. In particolar modo ho considerato, per la loro valenza ed importanza: • Progetto TimeSlips • Scrittura teraputica Modello Scarpante 2.1.2. TimeSlips Il metodo TimeSlips viene utilizzando nell’ambito della demenza. Questo metodo aiuta le persone affette da demenza a esprimere la propria creatività attraverso la costruzione di storie. Piuttosto che forzarle a ricordare, il programma TimeSlips le stimola a coltivare la propria immaginazione. Durante il processo creativo queste persone riaffermano la propria umanità attraverso le relazioni che stabiliscono con gli operatori, i familiari, gli amici. L’obiettivo del programma è incoraggiare l’espressione creativa di coloro che sono affetti da demenza e, allo stesso tempo, far conoscere a un pubblico più vasto possibile le loro potenzialità creative. Questo restituisce a queste persone la dignità e un ruolo sociale che spesso hanno perduto; contemporaneamente, offre a noi la possibilità di comprendere il loro mondo. Il progetto TimeSlips, fondato nel Centro invecchiamento e comunità di Milwaukee dell’Università del Wisconsin, è stato sviluppato dalla dottoressa Anne Basting nel 1998. La Basting aveva lavorato con persone affette da demenza per anni eseguendo i consueti 9
giochi per rafforzare la memoria. Questa attività non la stava portando da nessuna parte, e un giorno, presa dallo sconforto, strappò una foto di un uomo Marlboro da una rivista e chiese al gruppo di inventarsi una storia, cosa che i partecipanti fecero. A quell’evento ne seguirono molti altri per dodici settimane e ogni volta funzionava. Ecco come è iniziato. L’espressione creativa è importante per tutti, ma ancora di più per le persone colpite da demenza, per le quali le altre possibilità di auto-espressione sono molto limitate. I laboratori TimeSlips sono spazi nei quali queste persone possono mettersi alla prova utilizzando le capacità comunicative (linguaggio, suoni e gesti) che ancora restano loro. Poiché nel processo creativo non ci sono risposte giuste o sbagliate, inventare storie consente di partecipare, nonostante le difficoltà di memoria e il linguaggio frammentato, senza sentirsi giudicato. TimeSlips concorda con la teoria di Kitwood (1997) sulla cura della demenza, considerando l’espressione personale come una salvezza, accettando il contesto in cui si trova il paziente. Gli interventi di espressione creativa come TimeSlips sottolineano l’unicità delle persone rendendole quindi capaci di sentirsi incluse in un contesto, sostenute e valutate, questo perché la comunicazione avviene naturalmente, in un contesto collaborativo. I coordinatori o figure professionali che seguono le attività non correggono coloro che stanno raccontando le storie, ma invece forniscono, se necessario, più tempo, stimoli, per permettere ai partecipanti di rispondere alle immagini. Le risposte vengono incluse in un testo che si rilegge ai pazienti, per aiutarli a sviluppare ulteriormente la storia oppure per condurli alla conclusione (Basting, 2003). Le storie sono piene di fantasie poetiche che riflettono le loro paure, speranze, rimorsi, umori e sogni e ci concedono un’occasione di capire chi sono e di condividere il loro sguardo sul mondo. (Time Slips, il Tempo scivola.) La conoscenza di questo progetto mi ha permesso di considerare la valenza dell’immagine come stimolo per la creazione narrativa terapeutica. È da questo progetto che ho tratto l’idea di utilizzare l’immagine come punto di partenza per la creazione di storie, pur considerando le innumerevoli differenze tra il progetto TimeSlips e le finalità del presente lavoro (come già indicato nel capitolo “Introduzione”). L’idea di partire da una immagine, come punto di partenza per la creazione narrativa terapeutica mi ha aperto la possibilità di lavorare in particolare su concetti quali la “Teoria della mente” e il “Gioco simbolico”. Tali riferimenti teorici vengono dettagliatamente presi in considerazione nel paragrafo “Riferimenti teorici specifici e significativi rispetto al lavoro svolto”. 2.1.3. Scrittura Teapeutica - metodo Scarpante® Che cosa è la scrittura terapeutica secondo Sonia Scarpante? La scrittura è un viaggio interiore che ci offre la possibilità di ascoltarci e di conoscerci meglio. Tornare e ripercorrere un passato significa entrare nuovamente nelle sensazioni, nelle emozioni di allora. Significa entrare in un mondo che ci siamo taciuti per lungo tempo perché riprendere la propria storia in toto significa farne parte di nuovo risentendo quelle 10
emozioni, quei sentimenti che ci sono appartenuti e che per lungo tempo ci siamo negati. Per vergogna, per quieto vivere, per poco amore di sé. Lo svelamento di quella storia che ci ha costruito come uomini e donne può portarci lontano se sappiamo accogliere la sofferenza che da essa ne deriva. Oggi che iniziamo ad intraprendere questo percorso non lo sappiamo, ma quando il coraggio sfiancherà le nostre debolezze tutto quel vissuto affiorerà e riprenderà vigore, sazietà interiore. Dobbiamo pretendere coraggio da noi stessi in un percorso di cura. Perché poi quel viaggio interiore ripercorso nella sofferenza ci rivelerà nuove strade, grandi, enormi opportunità. Dobbiamo essere in grado di entrare in quella sofferenza facendola diventare veramente nostra, dobbiamo mutare l’angolo della nostra visuale e chiedere più amore diventando più generosi verso noi stessi. Non si può fuggire a lungo la sofferenza, gli ostacoli della vita, perché questi prendono forme diverse e sedimentano nei nostri corpi portando via tutte le energie feconde, minando il nostro sistema immunitario. Il corpo come sede della vita non è mai disgiunto dal percorso attivo della mente e solo imparando a liberare la mente dai sentimenti negativi, come la rabbia, il rancore, riusciamo a liberare il nostro corpo dall’aggressione di malattie anche dense nella loro costituzione. Autorigenerarsi nello spirito per autorigenerarsi nel corpo. Questo è stato il mio tragitto e per questo credo sia fondamentale anche il sostegno e la cura che dalla scrittura ne possono derivare. E proprio il grande oncologo U. Veronesi quest’anno nell’Hotel Quark all’interno di una Conferenza sulla prevenzione e sulla cura ha invitato la platea presente (la maggior parte donne) a scrivere, a tracciare un percorso introspettivo perché anche lui ha asserito che la scrittura è terapeutica. Ho vissuto sul mio corpo e nella mia mente questa verità, raccogliendo anche molte testimonianze attraverso il volontariato e non solo, e il mio vissuto si fa forte di questa grande verità. La scrittura è una forma creativa che assume significati profondi e che conduce verso un risanamento interiore e corporale di grande potere rigenerativo. (Scarpante, n.d.) L’approccio al metodo di Scrittura Terapeutica di Sonia Scarpante® mi ha permesso di evidenziare come il vissuto delle singole persone che si approcciano a questo tipo di creatività emerga in maniera prepotente anche attraverso l’emotività e l’elaborazione o rielaborazione di esperienze della loro vita reale. Da questo punto di vista, la creazione narrativa diventa un mezzo per l’interiorizzazione di elementi taciuti da tempo. Si tratta in un certo senso proprio di rappresentazione, “fiction”, narrativa. E quello che viene messo in scena sono sogni, desideri, paure, esperienze passate, frustrazioni… (questo mi è capitato di osservare sempre durante le numerose TAG di questa attività fatte sul posto di lavoro presso la Casa per Anziani Comunale di Bellinzona: i residenti “pescano” da lì gli elementi per creare la storia. Tutte cose che appartengono a chi mette in scena questa rappresentazione e non certo allo spunto di partenza (nel mio caso la fotografia o immagine), che è solo un tramite, che ne diventa il simbolo. Quello che importa è quello che rappresenta: desideri, paure, esperienze, dei residenti stessi espressi durante la creazione della loro storia. La conoscenza del metodo di Scrittura Terapeutica di Sonia Scarpante® mi ha avvicinato al concetto di “Gioco Simbolico” che verrà illustrato nel paragrafo seguente. 11
2.2. Riferimenti teorici specifici e significativi rispetto al lavoro svolto Nei seguenti paragrafi vengono prese in considerazioni singolarmente ciascuna delle funzioni mentali individuate dal punto di vista dei loro riferimenti teorici e della valenza degli stessi per il presente lavoro. La neuropsicologia definisce le funzioni mentali le facoltà superiori alla base di ogni comportamento adeguato. Sono operazioni mentali che ci permettono di “raccogliere” le informazioni che giungono dall’ambiente, riconoscerle, immagazzinarle ed elaborarle per agire nel mondo con comportamenti adeguati. Ci permettono di adattarci ed organizzarci nello spazio fisico e sociale. Importante rilevare in questo ambito come lo stato delle funzioni cognitive costituisce uno degli aspetti che più significativamente influenzano la qualità di vita di un individuo e dei suoi famigliari. Classicamente la neuropsicologia divide le funzioni mentali in sei sottocategorie: • funzioni attentive: permette di distribuire e mantenere le nostre risorse cognitive e di selezionare le informazioni che devono essere ulteriormente elaborate da quelle che devono essere ignorate al fine del nostro intento. • funzioni mnestiche: relative all’immagazzinamento, a breve o lungo termine di in- formazioni provenienti dall’esterno. • funzioni esecutive: all’interno di questa categoria di funzioni vi è il ragionamento logico, la programmazione e la pianificazione, la deduzione, l’astrazione. • funzioni gnosico-percettive: permettono il riconoscimento delle informazioni vei- colate da uno dei canali sensoriali. • funzioni linguistiche: il linguaggio è un sistema arbitrario di segni sonori o visivi (parola o scrittura) che vengono usati per comunicare un pensiero tramite l’uso simbolico dello stesso. • funzioni prassiche: da “praxis” (azione), attività motoria complessa che integra molteplici dinamiche componenti che hanno uno scopo comune. 2.2.1. Osservazione Etimologicamente la parola “osservare” significa mettersi davanti ad un oggetto come schiavo o servo per essergli fedele. Secondo questa indicazione, quindi, l’osservazione è un processo la cui funzione principale è quella di raccogliere informazioni sull’oggetto preso in considerazione, mettendosi davanti a lui in modo tale da poter cogliere i suoi aspetti più veri. La funzione dell’osservazione rientra nella categoria delle funzioni attentive. 12
2.2.2. Deduzione La deduzione è il procedimento che consiste nel ricavare una certa conclusione da una determinata premessa utilizzando la logica. Da un complesso di informazioni ricavate dall’os- servazione si deduce una conclusione. Tale funzione rientra nella categoria delle funzioni esecutive. 2.2.3. Fantasia La funzione mentale della fantasia, per lo meno così come intesa nel presente lavoro, trae la sua origine squisitamente psicologica in quello che Jean Piaget definisce “Il gioco simbolico” (Piaget, J., 1926). Jean Piaget (Neuchâtel, 9 agosto 1896 – Ginevra, 16 settembre 1980) è considerato il fondatore dell'epistemologia genetica, ovvero dello studio sperimentale delle strutture e dei processi cognitivi legati alla costruzione della conoscenza nel corso dello sviluppo, e si dedicò molto anche alla psicologia dello sviluppo. Prendo in considerazione, per quanto riguarda il riferimento teorico del presente lavoro, soltanto le seguenti fasi del lavoro di Piaget, in quanto le più pertinenti: Il pensiero pre-operatorio Il pensiero pre-operatorio si suddivide in sottostadio pre-concettuale, tra i 2 e i 4 anni e in sottostadio pensiero intuitivo, tra i 4 e i 6/7 anni). Sottostadio pre-concettuale (2 - 4 anni) In questa fase il linguaggio diventa molto importante in quanto il bambino impara ad associare alcune parole ad oggetti o azioni. Ciò favorisce ulteriori sviluppi tra la dimensione espressiva e la dimensione del pensiero. Vi è in questa fase una incapacità di generalizzabilità di alcuni eventi a causa dell’assenza di irreversibilità del pensiero. Manca inoltre la capacità di astrazione e la capacità deduttiva (partire da casi generali per arrivare ai casi particolari). Sottostadio pensiero intuitivo (4 – 6/7 anni) In questa fase aumenta la partecipazione e la socializzazione nella vita di ogni giorno, in maniera creativa, autonoma e adeguata alle diverse circostanze. Vi è uno sviluppo signifi- cativo del linguaggio. Viene riconosciuto intuitivo perché́ l’intuito, non riuscendo a fornire procedure, rappresenta lo strumento per spiegare alcuni episodi. 13
A proposito del linguaggio Donaldson (2010) ci ricorda che: Piaget insiste nell’affermare che il linguaggio non crea pensiero intelligente. Egli vede il linguaggio soltanto come una manifestazione di quella che definisce la “funzione simbolica generale”. Quando questa funzione comincia ad apparire (normalmente durante il secondo anno di vita), il bambino diventa capace di rappresentare oggetti assenti o eventi per mezzo di simboli o segni. Piaget distingue i simboli, che somigliano alle cose che rappresentano, dai segni, che indicano le cose in una maniera alquanto arbitraria. I simboli possono essere privati e personali, mentre i segni sono convenzionali e “collettivi”. La lingua è un sistema di segni. L’avvento della funzione simbolica generale si manifesta, quindi, non soltanto con gli inizi della lingua, ma anche con la comparsa del gioco simbolico e dell’“imitazione differita” (imitazione quando il modello non è più presente). Piaget crede che l’imitazione interiorizzata sia la fonte delle immagini mentali. La capacità generale di rappresentare la realtà a sé stessi è evidentemente di grande importanza per lo sviluppo del pensiero. (p. 104) . Nel gioco simbolico (cioè in quella modalità di gioco, nel quale il bambino rappresenta tramite simboli qualcosa che non è realmente presente), il bambino inizia a rappresentare mentalmente le cose indipendentemente dalla loro presenza. I bambini sono in grado di compiere imitazioni differite, cioè di rappresentare azioni passate dei quali sono stati testimoni (come pettinare la bambola allo stesso modo della madre che pettina la sorellina). Frutto di tale fenomeno è il gioco a "far finta di", appunto il gioco simbolico, che presuppone un'imitazione differita (correre sopra un cavallo) e delle combinazioni mentali (usare il manico di scopa al posto del cavallo). Se il gioco simbolico svolge primariamente il fondamentale compito di far conoscere al bambino la realtà prospettandogliela sotto un aspetto ludico, in secondo luogo esso diventa uno strumento che consente al giocatore di dare libero spazio alla fantasia, alla creatività e all’immaginazione mettendo in scena, è proprio il caso di dirlo, desideri, paure, frustrazioni, sogni… Il bambino, infatti, può diventare tutto ciò che vuole, fare tutto ciò che vuole (sempre nei termini della finzione), esprimersi liberamente come meglio crede. In questo modo, non solo si rapporta con la realtà imparando a dominarla, ma anche con il potenziale se stesso, imparando a conoscersi meglio. Risulta evidente quindi, per Piaget, come il “gioco simbolico” sia posto in stretta relazione con lo sviluppo cognitivo del bambino e con lo sviluppo del linguaggio in particolare. Come, da un lato, viene messa in luce l’importanza del “gioco simbolico” nello sviluppo cognitivo del bambino, così risulta importante, nell’ottica della QdV, il mantenimento di tali funzionalità anche in età adulta e in particolare senile. E proprio questo è il motivo per il quale la funzione mentale da me definita “fantasia” trae le sue origini teorico-psicologiche dal concetto di “gioco simbolico”. Sul sito internet State of Mind (“Il Gioco Simbolico come precursore della Teoria della Mente”, 2015) si legge: 14
Il gioco può essere considerato un residuo evolutivo che garantisce all’essere umano, come negli animali, l’affinamento delle abilità necessarie a sopravvivere nel proprio ambiente, un modo per esprimere il surplus di energia. Secondo la psicanalisi (Freud, 1972; Winnicott, 1970; 1974), il gioco è una trasposizione simbolica dell’esperienza e dei contenuti emotivi del bambino, un modo per dominare mentalmente le cose, specie quelle problematiche, uno strumento fondamentale per superare l’angoscia. Possiamo definire il gioco simbolico come la capacità di rappresentare mediante simboli, immagini, nomi, pensieri, qualcosa che non è presente e che non si può percepire. Tale tipo di gioco, secondo Freud (1972), ha lo scopo di assicurare l’equilibrio emotivo della persona, come il sogno, e svolge una serie di funzioni “psicoterapeutiche”: a. funzione identificatoria: fingendo di essere qualcuno (ad es. la bambina che indossa le scarpe di sua madre) il bambino si prepara ad assumere l’identità ed i ruoli dell’adulto. b. funzione riparatoria e anticipatoria: il bambino si prepara a qualcosa di problematico o cerca di abbassare il livello ansioso dopo che l’evento problematico è avvenuto (ad esempio il bambino che deve andare dal dentista o che è stato dal dentista). c. funzione compensatoria: si ha quando il bambino compensa un sentimento angoscioso o la percezione di una sottrazione affettiva attraverso la gestualità ludica. Famosa la descrizione freudiana del bambino che gettava un rocchetto, appeso ad un filo, dietro la spalliera del letto, facendolo poi ricomparire, per simulare l’uscita di casa ed il ritorno dei genitori ed alleviare, attraverso una drammatizzazione simbolica, la sua angoscia d’abbandono. Winnicott (1972), parla di fenomeni transizionali o oggetti transizionali (copertina, capelli, filo di lana) che servono ad evocare simbolicamente il corpo materno ed a tranquillizzare il bambino che, da due anni in poi, comincia a distaccarsi dalla madre: d. funzione rappresentativo-espressiva: il bambino, soprattutto fra i due ed i cinque anni, riesce a rappresentare la realtà soprattutto imitandola, non avendo ancora capacità di rappresentarla raffigurandola o raccontandola; e. funzione di dominio e di controllo: il bambino, nel gioco, crea un mondo tutto suo che può costruire o distruggere a suo piacimento, per difendersi dalla realtà “vera” fatta di divieti e regole; f. funzione manipolatrice: tutti i bambini sono attratti dalla manipolazione di materie primarie e plastiche, ricchi di significati simbolici (acqua, farina, sabbia). La manipolazione di tali elementi esprime bisogno di scaricare tensioni, di difesa dal mondo delle regole e dei divieti. Sempre nello stesso articolo si afferma “Il gioco simbolico è un antecedente molto importante delle teoria della mente: si basa sulla presenza di oggetti o situazioni che stanno per altri non presenti”. Tale affermazione conduce dunque alla definizione precisa del contesto teorico della Teoria della Mente, nel paragrafo successivo. 2.2.4. Teoria della Mente La Teoria della Mente (in seguito ToM) consiste nella capacità cognitiva di riuscire a rappresentare gli stati mentali propri e altrui, ovvero credenze, desideri, emozioni, per spiegare e prevedere la messa in atto di comportamenti. Si tratta di una capacità cognitiva innata in ogni essere umano, il cui sviluppo è influenzato dal contesto culturale e dalle capacità intellettive presentate dall’individuo. Tale teoria è stata formulata nel 1978 da David Premack e Guy Woodruff (Premack & Woodruff, 1978) ed è fondamentale in ogni interazione sociale in quanto serve ad analizzare, giudicare e comprendere il comportamento degli altri. 15
È interessante osservare come alcune condizioni come l’autismo e la schizofrenia sono state interpretate come un deficit specifico di questa abilità. Uta Frith (2010) nel suo libro “L’Autismo” la definisce come: “la capacità di vedere delle relazioni tra fatti esterni e stati interni della mente. Potremmo definire questa capacità come “mentalizzazione”.” (p. 99) Vi sono inoltre ulteriori sviluppi inerenti la ToM che la correlano come funzione mentale alla base dell’empatia, come illustrato nell’articolo presente sul portale di psicologia “La mente è meravigliosa” (“Teoria della Mente: il Punto di partenza dell’Empatia,” 2017): Infine, lo sviluppo della teoria della mente non implica necessariamente un processo passivo dell’essere umano. Questa capacità influenza lo sviluppo di altre attività, alcune fondamentali per le persone: tra di esse troviamo l’empatia. Quando il bambino inizierà a comprendere le credenze e i desideri altrui, comincerà a mettersi nei panni degli altri: aspetto essenziale per il giusto sviluppo dell’empatia. Sulla base di questa teorizzazione e date le sue implicazioni nella vita quotidiana ri- tengo particolarmente importante l’attivazione di tale funzione mentale all’interno dell’attività di narrazione terapeutica a partire da una immagine. Nel capitolo seguente (Materiale e metodo), proprio prendendo in considerazione la ToM, illustro come ho declinato nella pratica tale elemento psicologico. 2.2.5. Negoziazione La funzione mentale della negoziazione è la più evoluta rispetto a quelle prese in conside- razione e prevede, al fine di poter essere attivata, il funzionamento della precedenti: il soggetto coinvolto attivamente in una negoziazione, per prendervi parte positivamente deve attivare, in particolare, le funzioni dell’osservazione (ascolto dell’interlocutore), della mentalizzazione (deve capire le intenzioni del proprio interlocutore, ma anche i suoi stati d’animo, desideri e credenze), della deduzione (ossia mettere in atto concatenazioni logiche). Infine deve pren- dere una decisione rispetto alla conclusione della negoziazione, che potrà essere il più possibile vantaggiosa e consapevole, tanto più saranno state attivate in maniera positiva le facoltà mentali coinvolte in precedenza. Secondo la Prof. Chiara Guglielmetti (Guglielmetti, 2016) vi sono sei strategie di gestione di un conflitto all’interno di una negoziazione: • Contending: tentare di sopraffare l’altro. Associato alla tendenza di sopraffazione, aggressività ed esibizionismo. • Problem solving: tendenza alla creatività per trovare una soluzione che possa soddisfare tutte le parti in gioco in maniera positiva. • Yelding: la resa. Può derivare da un atteggiamento remissivo, ma con l’intenzione di sfruttarla per chiedere una concessione in futuro. • Compromesso: consiste nella ricerca di un punto intermedio tra le parti in gioco. 16
• Inazione: non si compiono azioni in attesa che le cose si sistemino da sole. • Withdrowing: ritiro dal conflitto attraverso la sua evitazione o negoziazione. Nel capitolo seguente viene illustrato come queste strategie sono state integrate nell’os- servazione delle dinamiche relazionali interne al gruppo terapeutico creato per il progetto “Inventar storie” all’interno della Casa per Anziani Comunale di Bellinzona. 17
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