Inventar storie La creazione narrativa terapeutica a partire da un'illustrazione nella Terapia di Attivazione di gruppo.

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Inventar storie La creazione narrativa terapeutica a partire da un'illustrazione nella Terapia di Attivazione di gruppo.
Inventar storie
La creazione narrativa terapeutica a partire da un’illustrazione nella
                Terapia di Attivazione di gruppo.

                       Autore: Emanuele Zabelli
                 Relatrice: Claudia Comazzi Rodoni

             SSSMT Lugano - Specialista in attivazione SA-7 – 2020
Al gruppo “Inventar storie” e ai suoi partecipanti:
                                                               perché con la vostra passione
                                                                  avete saputo nutrire la mia.

“La scrittura mi protegge. Vado avanti facendomi scudo delle mie parole, delle mie frasi, dei
          miei paragrafi abilmente concatenati, dei miei capitoli astutamente programmati.”
                                                                              Georges Perec

                                                                                             ii
Abstract
         La fase di ingresso e accoglienza in CpA è certamente una delle più critiche per l’an-
ziano. Si tratta infatti di persone fragili, che spesso rischiano di subire in maniera passiva
questo cambiamento della propria esistenza, senza riuscire a mettere in atto delle strategie
protettive e conservative. Il rischio è che il passaggio dal domicilio alla CpA, impattando nega-
tivamente sulla sfera psico-motivazionale, possa portare immediatamente ad un decadimento
generale. Mi è capitato, in particolare, di osservare residenti cognitivamente mantenuti non
trovare facilmente spunti per l’attivazione delle loro funzioni mentali conservate. Ecco che pro-
cessi cognitivi complessi, come quelli della “fantasia” o della “negoziazione”, semplicemente
non vengono più attivati. In qualità di Specialista in Attivazione in formazione mi sono dunque
interrogato su cosa potessi fare per trovare una risposta a questa condizione.
         “Le parole che utilizziamo ogni giorno sono lo specchio dei processi mentali, sociali e
relazionali che ci governano.” (Pennebaker & Smyth, 2017). Partendo da questa idea degli
psicologi americani citati ho cercato di sviluppare un’attività basata sulle parole, sul linguaggio
e dunque sulla comunicazione e l’interazione sociale, destinata a questa tipologia di residenti.
La strada che mi si è aperta è quella dell’invenzione narrativa terapeutica, ovvero dell’utilizzo
della scrittura come mezzo per far emergere ciò che si è palesato alla coscienza, sfruttando il
linguaggio per l’attivazione di determinate funzioni mentali, con la finalità del benessere psi-
chico, all’interno di un contesto ove siano valorizzati i rapporti sociali.
         Le varie fasi di elaborazione dell’attività mi hanno portato alla conoscenza di espe-
rienze già esistenti di narrazione terapeutica, e ad affrontare il contesto teorico, in particolare
psicologico, soggiacente alla narrazione terapeutica. Ho individuato nell’immagine (in partico-
lare sotto forma di fotografia) lo spunto, il tramite, o, più significativamente il simbolo della
creazione narrativa stessa e dell’interiorità psichica, emotiva e psicologica di ogni partecipante.
L’obiettivo che ho perseguito è stato di ridurre al minimo la distanza tra l’immagine descritta,
le sensazioni che essa suscita e le parole che descrivono tutto questo, create dai partecipanti.
Ho dunque formato il gruppo terapeutico: residenti con particolare interesse per la lettura e/o
la scrittura. Con questo gruppo ho condiviso un vero e proprio percorso di crescita, gruppale
da un lato e personale dall’altro che ci ha condotto a mantenere l’attività di creazione narrativa
terapeutica come appuntamento fisso della vita all’interno della CpA, che continua anche ora
che il presente lavoro è concluso.
    Considero l’arte in generale come terapeutica; e credo fondamentalmente che non vi sia
un’arte puramente “creativa”, contraposta ad una “terapuetica”. Per questa ragione, pur
sottolineando la finalità terapeutica della presente attività, rivolta al raggiungimento della
qualità di vita, colgo anche, nel risultato, ovvero nelle storie create dal gruppo “Inventar storie”,
il valore di saper suscitare e tener vivo il sentimento della bellezza e della meraviglia in chi le
legge.
Parole chiave: terapia di attivazione, narrazione, fantasia, mente, simbolo.
                                                                                                   iii
Sommario

Abstract .................................................................................................................... iii

Sommario ................................................................................................................. iv

1.          Introduzione .................................................................................................... 1

     1.1.     Definizione e contestualizzazione del tema (con adeguati riferimenti bibliografici) .......... 1

     1.2.     Motivazione personale e collettiva (significatività e rilevanza) .......................................... 3
       1.2.1.        Motivazione personale ............................................................................................................ 3
       1.2.2.        Motivazione collettiva ............................................................................................................. 3

     1.3.     Analisi della situazione di partenza (elementi critici e opportunità) .................................. 4

     1.4.     Scopo ................................................................................................................................. 5

     1.5.     Obiettivi operativi .............................................................................................................. 5

2.          Quadro teorico ................................................................................................ 6
       2.1.1.        Curaviva .................................................................................................................................. 6
       2.1.2.        TimeSlips................................................................................................................................. 9
       2.1.3.        Scrittura Teapeutica - metodo Scarpante® ..............................................................................10

     2.2.     Riferimenti teorici specifici e significativi rispetto al lavoro svolto................................... 12
       2.2.1.        Osservazione..........................................................................................................................12
       2.2.2.        Deduzione..............................................................................................................................13
       2.2.3.        Fantasia .................................................................................................................................13
       2.2.4.        Teoria della Mente .................................................................................................................15
       2.2.5.        Negoziazione..........................................................................................................................16

3.          Materiale e metodo ....................................................................................... 18

     3.1.     Metodologia utilizzata (modalità e tempi) ....................................................................... 18
       3.1.1.        Approfondimento delle conoscenze rispetto alla creazione narrativa terapeutica ...................18
       3.1.2.        Strutturazione degli incontri di Terapia di Attivazione di Gruppo e formazione del gruppo ......18

     3.2.     Materiale utilizzato per la realizzazione del progetto ...................................................... 19
       3.2.1.        Terapia di Attivazione di Gruppo (TAG) ...................................................................................19
       3.2.2.        PowerPoint ............................................................................................................................19
       3.2.3.        Immagini ................................................................................................................................20
       3.2.4.        Tabella di osservazione...........................................................................................................20

                                                                                                                                                               iv
4.          Risultati.......................................................................................................... 23

     4.1.      Risultati ............................................................................................................................ 23
        4.1.1.        Osservazione..........................................................................................................................23
        4.1.2.        Deduzione..............................................................................................................................24
        4.1.3.        Fantasia .................................................................................................................................24
        4.1.4.        Mentalizzazione .....................................................................................................................25
        4.1.5.        Negoziazione..........................................................................................................................25

     4.2.      Discussione dei risultati.................................................................................................... 27

5.          Conclusioni ................................................................................................... 28

     5.1.      Rispetto al raggiungimento degli obiettivi e/o dello scopo del lavoro ............................. 28
        5.1.1.        Scopo .....................................................................................................................................28
        5.1.2.        Obiettivi operativi ..................................................................................................................28

     5.2.      Rispetto al percorso metodologico effettuato ................................................................. 29

     5.3.      Rispetto alle prospettive (ricadute operative, nuove piste di ricerca o di sviluppo) ......... 29

     5.4.      Implicazioni personali ...................................................................................................... 30

6.          Riferimenti bibliografici ................................................................................ 31

     6.1.      Bibliografia ....................................................................................................................... 31

     6.2.      Sitografia .......................................................................................................................... 32

     6.3.      Letteratura grigia ............................................................................................................. 32

     6.4.      Indice delle tabelle ........................................................................................................... 33

     6.5.      Indice delle immagini ....................................................................................................... 33

Ringraziamenti ........................................................................................................ 34

Appendice ............................................................................................................... 35

     Gli sfollati in cerca di benessere .................................................................................................. 35

     Tabella di osservazione attivazione funzioni mentali .................................................................. 39

L'autore è l'unico responsabile di quanto contenuto in questo lavoro.

                                                                                                                                                                 v
1. Introduzione

    1.1.     Definizione e contestualizzazione del tema (con adeguati riferi-
        menti bibliografici)

    Lavoro in qualità di Specialista in attivazione (in seguito SA) in formazione, presso la Casa
per Anziani (in seguito CpA) Comunale di Bellinzona, dal mese di Giugno 2018. Grazie alla
competenza dei suoi collaboratori e alle peculiarità della sua struttura architettonica, la strut-
tura è in grado di ospitare al suo interno diverse tipologie di residenti. Vi è infatti al primo piano
un reparto più specificatamente dedicato a persone affette da patologie della sfera cognitiva;
due reparti distinti al secondo e terzo piano; ed infine, al quarto piano, uno spazio privo di
infermeria e farmacia, facente capo al reparto del terzo piano, ove trovano soggiorno residenti
con un maggior grado di autonomia.
    Facendo riferimento ai quattro ambiti del concetto di Qualità di vita (in seguito QdV), ela-
borato dall’associazione CURAVIVA Svizzera («CURAVIVA Schweiz - Home», s.d.), ho potuto
notare come, con particolare riferimento ai residenti maggiormente indipendenti ed integri dal
punto di vista della sfera cognitiva, all’ingresso in CpA, essi si trovino a dover affrontare una
brusca riduzione, se non una totale esclusione, del funzionamento, in particolare, di tre delle
17 categorie indicate da Curaviva:

         •   Immaginazione e creatività
         •   Funzioni e strutture psichiche
         •   Facoltà mentali

       Prendendo spunto da questa osservazione, il presente lavoro si propone come obiet-
tivo la strutturazione, la definizione, l’attuazione e la valutazione di una proposta di attività che
copra le categorie della QdV indicate sopra.
       L’attività individuata è la “creazione narrativa terapeutica” a partire da una illustrazione.
       Esistono già alcune proposte di attività che sfruttano la narrazione terapeutica in varie
modalità. Se ne trovano di differenti a seconda della tipologia di utenza alle quali si rivolgono
ed alle finalità che si prefissano.
       Una di queste è il programma TimeSlips («Timeslips», s.d.), un programma di crea-
zione narrativa a partire da un’immagine, rivolto alle persone affette da demenza, ideato da
Ann Davis Basting. Facendo riferimento alle competenze SA, il presente lavoro condivide al-
cuni principi di tale programma, quali ad esempio la creazione narrativa a partire da
un’immagine e l’attuazione dell’attività in gruppo, ma se ne discosta per altri. Ad esempio, il
presente lavoro, a differenza del programma TimeSlips, prevede:

                                                                                                    1
•   L’attuazione degli incontri in un luogo protetto, all’interno di una Terapia di attiva-
             zione di gruppo (di seguito TAG). L’intervento dello SA porta con sé il plusvalore
             dei cinque passi della metodologia SA.
         •   La partecipazione alle TAG di residenti con livello cognitivo integro o al massimo
             lieve declino cognitivo (con esclusione quindi di partecipanti affetti da patologie
             riguardanti la sfera cognitiva).
         •   L’utilizzo, oltre all’osservazione e alla fantasia e all’immaginazione, di funzioni
             mentali da parte dei partecipanti, quali: la reminiscenza di ricordi, la mentalizza-
             zione, processi induttivi e deduttivi, negoziazione e socializzazione e condivisione
             (tali concetti sono dettagliatamente presi in considerazione nel capito “Quadro
             teorico”.
       Un altro esempio di utilizzo della narrazione terapeutica è quella della “Scrittura Tera-
peutica Metodo Scarpante®” (Scarpante, 2015). Tale metodo si rivolge a varie tipologie di
professionisti (medici, psicologi, infermieri, figure sanitarie, coach, educatori, assistenti so-
ciali…) i quali poi potranno trasferirlo nel proprio contesto lavorativo. Secondo Sonia Scarpante
la scrittura “autobiografica”, è un far uscire dal sé, in un certo senso un parto, doloroso ma
necessario e liberatorio di ciò che si tiene sepolto nelle caverne dell’IO e proprio in questo
senso la scrittura diviene un atto terapeutico. Grande parte di questo metodo si basa quindi
sulla reminiscenza e sul ricordo.

       La valenza dell’immagine (che, a differenza del metodo Scarpante e ad altre tecniche
di creatività narrativa, prendo in considerazione in questo lavoro), è quella di poter attivare nei
partecipanti processi mentali quali quelli indicati. Inoltre, l’immagine, per residenti integri da un
punto di vista cognitivo, ha il potere evocativo del ricordo. La peculiarità di questa attività nei
confronti del ricordo non è solo l’evocazione, ma soprattutto l’utilizzo simbolico dello stesso
(Freud & Mancini, 1994), con la finalità del raggiungimento dell’obiettivo prefissato della com-
posizione della storia o racconto.
       Ciò che verrà osservato nella parte attuativa del presente LdD, sarà quindi l’effettiva
attivazione delle funzioni mentali citate, attraverso uno strumento osservativo opportunamente
creato, nelle storie redatte durante la parte attuativa del progetto (come verrà specificato in
seguito ogni seduta di TAG avrà come obiettivo la redazione di una storia).
       In particolar modo sarà preso in considerazione il processo di lavoro 2. Terapia d’atti-
vazione (CPS Lugano, 2017), nel quale lo SA ha la possibilità di conoscere in modo
approfondito i residenti tramite la Raccolta dati e l’Analisi dati e di instaurare con loro un rap-
porto di fiducia. Lo SA pianifica l’intervento attivante, lo svolge e poi ne verifica l’effetto
utilizzando moduli appositi, in questo caso il modulo TAG (Terapia di attivazione di gruppo).

                                                                                                   2
1.2.        Motivazione personale e collettiva (significatività e rilevanza)

        1.2.1. Motivazione personale

       La motivazione che mi spinge alla definizione e strutturazione del presente tema da un
punto di vista personale riguarda il mio interesse per la lettura e la creatività narrativa in gene-
rale oltre che al mio interesse per i processi mentali coinvolti nei partecipanti al tipo di attività
proposta. Mi sono sempre chiesto quali funzioni mentali soggiacciono alla creatività narrativa
e non. Quali sono i meccanismi neuro-psicologici coinvolti in tale attività creativa. Quali pos-
sono essere le modalità per svilupparli, mantenerli e conservarli e, infine, quale valenza è
possibile dare alle funzioni mentali coinvolte, in quanto propedeutiche o preparatorie di funzio-
nalità da utilizzare non solo in ambito squisitamente creativo ma nel contesto del “mondo
reale”, andando in questo modo a raggiungere il modello di qualità di vita come proposta da
Curaviva.
       Inoltre, sviluppando questo argomento, ho la possibilità di sfruttare le mie competenze
apprese sino ad ora, legate alla metodologia dello SA, come indicato nel programma quadro
(OdASanté, ASCFS, 2015).

        1.2.2. Motivazione collettiva

       Da un punto di vista collettivo la motivazione che mi spinge all’attuazione del presente
progetto è la valenza della creazione narrativa terapeutica nell’attivazione di immaginazione e
creatività, facoltà mentali e funzioni e strutture psichiche. Tali categorie fanno parte delle 17
elaborate dall’associazione CURAVIVA Svizzera per il concetto di qualità di vita.
    Reputo quindi la definizione e strutturazione di una serie di TAG che abbiano come obiet-
tivo la composizione di storie o racconti a partire da un’immagine, una opportunità per il
miglioramento della qualità di vita del residente e un’occasione per ampliare l’offerta attivante
all’interno della struttura ove lavoro. In particolare, per la tipologia di residenti presi in consi-
derazione con il presente progetto, ovvero quelli più autonomi da un punto di vista cognitivo, i
benefici di una attività di scrittura narrativa terapeutica opportunamente declinata, oltre ad es-
sere un essenziale strumento relazionale, rappresenta anche, e soprattutto, la via attraverso
cui dare forma alla propria identità, con ricadute positive per i residenti partecipanti all’attività
non soltanto nell’immediato ma anche nelle fasi successive del proprio percorso di vita, in
quanto la “forma della propria identità” ottenuta attraverso la scrittura narrativa terapeutica si
mantiene ben al di là della conclusione del singolo incontro di TAG o del ciclo di TAG previsto
dal progetto.

                                                                                                   3
1.3.         Analisi della situazione di partenza (elementi critici e opportunità)

    Per potere creare un’analisi della situazione di partenza ho scelto di utilizzare la matrice
SWOT («Analisi SWOT», 2018) che ci è stata presentata durante le lezioni di Diploma. Si tratta
di una matrice nella quale viene analizzata la situazione di partenza tenendo conto di fattori
interni e fattori esterni, positivi e negativi:

           •   Punti Forti: interni alla situazione      (S = Streghts)
           •   Punti Deboli: interni                     (W = Weaknesses)
           •   Opportunità: esterne alla situazione      (O = Opportunities)
           •   Minacce: esterne                          (T = Threats)

        Questo tipo di analisi permette di intrecciare i vari fattori, positivi e negativi sia interni
che esterni per trovare soluzione e strategie d’intervento.

Tabella 1 Analisi SWOT

                                   POSITIVO                                    NEGATIVO

                  FORZE                                             DEBOLEZZE
                      •   Interesse e motivazione personale           •   Inesperienza con la scrittura
                          per l’argomento.                                terapeutica.
  INTERNO             •   Capacità organizzativa.                     •   Inesperienza nella ricerca di
                                                                          immagini
                      •   Capacità relazionale.
                                                                      •   Inesperienza      nell’osserva-
                      •   Utilizzo della metodologia SA
                                                                          zione di funzioni mentali quali
                      •   Buona conoscenza dei residenti.                 quelle indicate.

                  OPPORTUNITÀ                                       MINACCE
                      •   Per l’attuazione del presente pro-          •   La dinamica del gruppo for-
                          getto non è richiesto un budget.                mato       potrebbe        esser
                                                                          compromessa dal mutato stato
                      •   La struttura dove lavoro sostiene
 ESTERNO                                                                  di salute dei partecipanti.
                          ed offre tutti gli strumenti per l’at-
                          tuazione del progetto.
                      •   Possibilità di reperire materiale
                          teorico sia rispetto alla scrittura te-
                          rapeutica sia rispetto al concetto di
                          Qualità di vita.

                                                                                                    4
Ritengo che i punti forti del progetto siano in grado di risolvere le debolezze:

          •   Le inesperienze citate quali elementi negativi o debolezze interne sono risolvibili
              attraverso l’interesse e la motivazione personale all’argomento.
          •   La minaccia della compromissione dello stato di salute dei partecipanti può esser
              risolta dalla capacità organizzativa, relazionale, dalla conoscenza dei residenti e
              dall’utilizzo della metodologia SA, punti citati quali risorse interne.

Sono inoltre punti di forza la disponibilità e il sostegno della struttura presso la quale lavoro
per l’attuazione del presente lavoro.

   1.4.         Scopo

       Lo scopo del presente lavoro è di declinare all’interno del contesto e della tipologia di
residenti della CpA Comunale di Bellinzona la “creazione narrativa terapeutica”, sfruttando la
Terapia di Attivazione di gruppo.

   1.5.         Obiettivi operativi

Gli obiettivi operativi del presente LdD sono:

          •   Approfondire delle conoscenze teoriche rispetto alla creazione narrativa terapeu-
              tica e ai criteri di rilevazione per la valutazione degli indici riferiti alle tre categorie
              della QdV.
          •   Progettare e attuare 12 incontri di TAG dell’attività individuata.
          •   Redigere un volume contenente le creazioni narrative realizzate durante gli incon-
              tri di TAG.
          •   Valutazione degli incontri di TAG.

                                                                                                        5
2. Quadro teorico

        2.1.1. Curaviva

    Il punto di partenza del presente lavoro è il modello di qualità di vita elaborato da Curaviva
(«CURAVIVA Schweiz - Home», s.d.). È proprio dall’analisi di tale modello che è possibile
individuare nelle funzioni mentali un elemento costitutivo dello stesso.
    Curaviva (2014) afferma che “Il principale obiettivo perseguito è il miglioramento della
qualità delle relazioni fra curanti e assistiti a beneficio di tutte le parti coinvolte con, in fin dei
conti, l’effetto positivo che risulta dalla percezione dell’istituzione da parte dei familiari, della
società e del mondo politico.” (p.4).
        Curaviva inoltre indentifica quattro temi principali: nonostante i diversi approcci teorici,
nella ricerca in scienze sociali si profila un consenso sui fattori preponderanti della qualità di
vita. I quattro principali aspetti possono essere così identificati:

         •   Dignità umana e accettazione: ogni essere umano si deve sentire riconosciuto –
             indipendemente dalla sua situazione personale – e possa farne conto. Dall’altro
             lato, l’accettazione significa pure che la dignità umana deve essere preservata
             senza concessioni nelle situazioni di dipendenza, per esempio attraverso relazioni
             rispettose che comprendano pure il diritto all’espressione dei propri sentimenti,
             delle proprie emozioni e dei propri desideri.
         •   Sviluppo ed esistenza: L’individuo trova la sua identità esclusivamente attraverso
             il suo sviluppo. Questo sviluppo presuppone delle capacità cognitive che possono
             essere acquisite, esercitate e realizzate solo attraverso l’educazione, la
             formazione, il gioco e il lavoro.
         •   Riconoscimento e sicurezza: Il riconoscimento dipende generalmente da fattori
             religiosi, morali, ossia sociali, che si modificano nel tempo. Il riconoscimento di se
             stesso si esprime nella ricerca del proprio sé ed è più o meno forte a dipendenza
             del riconoscimento degli altri.
         •   Funzionalità e salute: Un ampio apprezzamento della salute integra le condizioni
             del corpo e le funzionalità fisiche. Ma altri aspetti sono altrettanto importanti come
             l’igiene, l’alimentazione, il benessere sociale e psichico, la mobilità e il riposo.
             (p.11)

        I temi sono il centro al quale sono strettamente collegate le 17 categorie. Le categorie
sono delle attribuzioni di contenuti riferiti ai quattro temi che è possibile mettere in relazione
tra di loro a dipendenza di ogni singola applicazione del modello di QdV proposto da Curaviva.

                                                                                                     6
Tabella 2 Associazione delle Categorie ai Temi QdV Curaviva

              Temi                                    Categorie associate ai temi

 Dignità umana e                             •   Interazione
 accettazione                                •   Vissuto psichico
                                             •   comportamento

 Sviluppo ed esistenza                       •   Lavoro e occupazione
                                             •   Competenza sociale
                                             •   Immaginazione e creatività
                                             •   Intelligenza
                                             •   Facoltà mentali
                                             •   Gestione della quotidianità

 Riconoscimento e                            •   Protezione
 sicurezza                                   •   Beni personali
                                             •   Alloggio

 Funzionalità e salute                       •   Mobilità
                                             •   Funzioni e strutture psichiche
                                             •   Cure del corpo
                                             •   Alimentazione
                                             •   Funzioni e strutture fisiche

        L’apprezzamento e la valutazione della qualità di vita sono sempre soggettivi.
Dipendono pure da bisogni e risorse delle persone coinvolte. La persona bisognosa di
sostegno deve essere associata il più possibile, direttamente o indirettamente, nell’attuazione,
(ci indica Curaviva), alle seguenti cinque fasi.

          •   FASE1: DEFINIRE I TEMI Analisi della situazione: su che cosa occorre lavorare
              in modo cosciente e sistematico?
          •   FASE 2: CORRELARE TEMI E CATEGORIE DETERMINANTI Quali sono le
              principali categorie correlate con i temi?
          •   FASE 3: FISSARE UN QUADRO DI DISCUSSIONE, DEFINIRE I MARCATORI
              D’INTERVENTO Da dove cominciare? Quali sono le categorie suscettibili di
              essere più influenti, di avere più effetto?

                                                                                              7
•   FASE 4 : PIANIFICARE E ATTUARE LE MISURE Quali misure concrete devono
              essere scelte e attuate ? Chi è responsabile di che cosa, con quali obiettivi e qual
              è l’effetto?
          •   FASE 5: VALUTARE LE MISURE Quali effetti ha provocato questa misura? In
              che misura l’obiettivo è stato raggiunto? Quali misure o elementi di misure devono
              essere mantenuti? Che cosa deve essere modificato, completato? Dopo la
              valutazione, le cinque tappe per una migliore qualità di vita possono essere
              rinnovate!

Secondo queste cinque fasi il mio lavoro ha iniziato a svilupparsi secondo la seguente
modalità:

          •   FASE1: DEFINIRE I TEMI Analisi della situazione: su che cosa occorre lavorare
              in modo cosciente e sistematico?

                          Prendendo in considerazione la situazione di partenza della Casa per
                          Anziani Comunale di Bellinzona e i suoi residenti maggiormente
                          autonomi da un punto di vista cognitivo occorre lavorare sui temi dello
                          SVILUPPO ED ESISTENZA e sulla FUNZIONALITÀ E SALUTE.

          •   FASE 2: CORRELARE TEMI E CATEGORIE DETERMINANTI Quali sono le
              principali categorie correlate con i temi?

                          Le categorie correlate a tali temi sono in particolare:

                                    •    Immaginazione e creatività
                                    •    Facoltà mentali
                                    •    Funzioni e strutture psichiche

        Di queste tre categorie Curaviva fornisce una descrizione così come è stata sviluppata
da sensiQoL SA e messa a disposizione di CURAVIVA Svizzera. La sensiQoL SA è spin-off
dell’Università di Zurigo (UZH) e della Scuola universitaria professionale delle scienze
applicate di Zurigo (ZAHW). Essa dispone di strumenti di qualità di vita – per esempio
questionari – basati sul concetto della qualità di vita di CURAVIVA Svizzera.
        In particolare:
Tabella 3 Categorie, definizioni e applicazioni secondo QdV

 Categoria                Definizione                          Applicazione secondo il concetto
                                                               della QdV

 Immaginazione e Capacità d’immaginazione e                    Si tratta di dare all’individuo la
                 creatività sono delle                         possibilità di esprimere la sua
 creatività
                 competenze che consentono la                  creatività e di rispondere ai suoi
                 percezione sensoriale ed

                                                                                                    8
extrasensoriale. Esse possono           bisogni d’immaginazione, di
                        pure essere risvegliate,                raccoglimento e di religiosità.
                        sviluppate e utilizzate senza
                        stimoli esterni.

 Facoltà mentali        Fanno parte delle facoltà               Si tratta di creare un ambiente
                        mentali la comprensione della           adeguato all’individuo, stimolante e
                        lingua, la capacità di                  favorevole allo sviluppo e
                        rappresentarsi e di orientarsi nel      all’apprendimento, che permetta lo
                        tempo e nello spazio, la                sbocciare del potenziale esistente.
                        comprensione, il ragionamento
                        e la memoria.

 Funzioni e             Le funzioni e strutture psichiche       Le funzioni e le strutture psichiche
                        comprendono gli eventi                  devono consentire di costruire un
 strutture
                        biopsicosociali. Esse                   apprezzamento realistico e una
 psichiche              permettono la costruzione dei           valutazione positiva di se stesso,
                        processi di percezione,                 della propria vita e di adattarli.
                        elaborazione e comunicazione.

       Al fine di raggiungere una attivazione delle categorie individuate ho scelto la creazione
narrativa terapeutica come l’attività prescelta. La motivazione di tale scelta ricade, da un lato,
sulla duttilità da un punto di vista pratico della narrazione terapeutica rispetto ad altre forme di
creatività nella realizzazione pratica dell’attività. Dall’altro lato, come sarà più evidente in
seguito, la narrazione terapeutica permette un accesso e una attivazione diretta delle facoltà
mentali prese in considerazione.
       In un primo momento mi sono documentato su attività o modelli che sfruttano la
creazione narrativa terapeutica, già esistenti e operativi sul campo. In particolar modo ho
considerato, per la loro valenza ed importanza:

         •    Progetto TimeSlips
         •    Scrittura teraputica Modello Scarpante

       2.1.2. TimeSlips
Il metodo TimeSlips viene utilizzando nell’ambito della demenza.
      Questo metodo aiuta le persone affette da               demenza     a        esprimere     la
      propria creatività attraverso la costruzione di storie. Piuttosto che forzarle a ricordare, il
      programma TimeSlips le stimola a coltivare la propria immaginazione. Durante il processo
      creativo queste persone riaffermano la propria umanità attraverso le relazioni che
      stabiliscono con gli operatori, i familiari, gli amici.

      L’obiettivo del programma è incoraggiare l’espressione creativa di coloro che sono affetti
      da demenza e, allo stesso tempo, far conoscere a un pubblico più vasto possibile le loro
      potenzialità creative. Questo restituisce a queste persone la dignità e un ruolo sociale che
      spesso hanno perduto; contemporaneamente, offre a noi la possibilità di comprendere il
      loro mondo.

      Il progetto TimeSlips, fondato nel Centro invecchiamento e comunità di Milwaukee
      dell’Università del Wisconsin, è stato sviluppato dalla dottoressa Anne Basting nel 1998.
      La Basting aveva lavorato con persone affette da demenza per anni eseguendo i consueti
                                                                                                       9
giochi per rafforzare la memoria.

      Questa attività non la stava portando da nessuna parte, e un giorno, presa dallo sconforto,
      strappò una foto di un uomo Marlboro da una rivista e chiese al gruppo di inventarsi una
      storia, cosa che i partecipanti fecero. A quell’evento ne seguirono molti altri per dodici
      settimane e ogni volta funzionava. Ecco come è iniziato.

      L’espressione creativa è importante per tutti, ma ancora di più per le persone colpite da
      demenza, per le quali le altre possibilità di auto-espressione sono molto limitate.
      I laboratori TimeSlips sono spazi nei quali queste persone possono mettersi alla prova
      utilizzando le capacità comunicative (linguaggio, suoni e gesti) che ancora restano loro.
      Poiché nel processo creativo non ci sono risposte giuste o sbagliate, inventare storie
      consente di partecipare, nonostante le difficoltà di memoria e il linguaggio frammentato,
      senza sentirsi giudicato.

      TimeSlips concorda con la teoria di Kitwood (1997) sulla cura della demenza,
      considerando l’espressione personale come una salvezza, accettando il contesto in cui si
      trova il paziente. Gli interventi di espressione creativa come TimeSlips sottolineano l’unicità
      delle persone rendendole quindi capaci di sentirsi incluse in un contesto, sostenute e
      valutate, questo perché la comunicazione avviene naturalmente, in un contesto
      collaborativo.

      I coordinatori o figure professionali che seguono le attività non correggono coloro che
      stanno raccontando le storie, ma invece forniscono, se necessario, più tempo, stimoli, per
      permettere ai partecipanti di rispondere alle immagini.

      Le risposte vengono incluse in un testo che si rilegge ai pazienti, per aiutarli a sviluppare
      ulteriormente la storia oppure per condurli alla conclusione (Basting, 2003). Le storie sono
      piene di fantasie poetiche che riflettono le loro paure, speranze, rimorsi, umori e sogni e ci
      concedono un’occasione di capire chi sono e di condividere il loro sguardo sul mondo.
      (Time Slips, il Tempo scivola.)

       La conoscenza di questo progetto mi ha permesso di considerare la valenza
dell’immagine come stimolo per la creazione narrativa terapeutica. È da questo progetto che
ho tratto l’idea di utilizzare l’immagine come punto di partenza per la creazione di storie, pur
considerando le innumerevoli differenze tra il progetto TimeSlips e le finalità del presente
lavoro (come già indicato nel capitolo “Introduzione”).
       L’idea di partire da una immagine, come punto di partenza per la creazione narrativa
terapeutica mi ha aperto la possibilità di lavorare in particolare su concetti quali la “Teoria della
mente” e il “Gioco simbolico”. Tali riferimenti teorici vengono dettagliatamente presi in
considerazione nel paragrafo “Riferimenti teorici specifici e significativi rispetto al lavoro
svolto”.

           2.1.3. Scrittura Teapeutica - metodo Scarpante®
Che cosa è la scrittura terapeutica secondo Sonia Scarpante?

      La scrittura è un viaggio interiore che ci offre la possibilità di ascoltarci e di conoscerci
      meglio.

      Tornare e ripercorrere un passato significa entrare nuovamente nelle sensazioni, nelle
      emozioni di allora. Significa entrare in un mondo che ci siamo taciuti per lungo tempo
      perché riprendere la propria storia in toto significa farne parte di nuovo risentendo quelle
                                                                                                        10
emozioni, quei sentimenti che ci sono appartenuti e che per lungo tempo ci siamo negati.

      Per vergogna, per quieto vivere, per poco amore di sé. Lo svelamento di quella storia che
      ci ha costruito come uomini e donne può portarci lontano se sappiamo accogliere la
      sofferenza che da essa ne deriva. Oggi che iniziamo ad intraprendere questo percorso non
      lo sappiamo, ma quando il coraggio sfiancherà le nostre debolezze tutto quel vissuto
      affiorerà e riprenderà vigore, sazietà interiore. Dobbiamo pretendere coraggio da noi stessi
      in un percorso di cura. Perché poi quel viaggio interiore ripercorso nella sofferenza ci
      rivelerà nuove strade, grandi, enormi opportunità.

      Dobbiamo essere in grado di entrare in quella sofferenza facendola diventare veramente
      nostra, dobbiamo mutare l’angolo della nostra visuale e chiedere più amore diventando più
      generosi verso noi stessi.
      Non si può fuggire a lungo la sofferenza, gli ostacoli della vita, perché questi prendono
      forme diverse e sedimentano nei nostri corpi portando via tutte le energie feconde,
      minando il nostro sistema immunitario. Il corpo come sede della vita non è mai disgiunto
      dal percorso attivo della mente e solo imparando a liberare la mente dai sentimenti negativi,
      come la rabbia, il rancore, riusciamo a liberare il nostro corpo dall’aggressione di malattie
      anche dense nella loro costituzione. Autorigenerarsi nello spirito per autorigenerarsi nel
      corpo.

      Questo è stato il mio tragitto e per questo credo sia fondamentale anche il sostegno e la
      cura che dalla scrittura ne possono derivare.

      E proprio il grande oncologo U. Veronesi quest’anno nell’Hotel Quark all’interno di una
      Conferenza sulla prevenzione e sulla cura ha invitato la platea presente (la maggior parte
      donne) a scrivere, a tracciare un percorso introspettivo perché anche lui ha asserito che la
      scrittura è terapeutica. Ho vissuto sul mio corpo e nella mia mente questa verità,
      raccogliendo anche molte testimonianze attraverso il volontariato e non solo, e il mio
      vissuto si fa forte di questa grande verità.

      La scrittura è una forma creativa che assume significati profondi e che conduce verso un
      risanamento interiore e corporale di grande potere rigenerativo. (Scarpante, n.d.)

       L’approccio al metodo di Scrittura Terapeutica di Sonia Scarpante® mi ha permesso di
evidenziare come il vissuto delle singole persone che si approcciano a questo tipo di creatività
emerga in maniera prepotente anche attraverso l’emotività e l’elaborazione o rielaborazione di
esperienze della loro vita reale. Da questo punto di vista, la creazione narrativa diventa un
mezzo per l’interiorizzazione di elementi taciuti da tempo.
   Si tratta in un certo senso proprio di rappresentazione, “fiction”, narrativa. E quello che
viene messo in scena sono sogni, desideri, paure, esperienze passate, frustrazioni… (questo
mi è capitato di osservare sempre durante le numerose TAG di questa attività fatte sul posto
di lavoro presso la Casa per Anziani Comunale di Bellinzona: i residenti “pescano” da lì gli
elementi per creare la storia. Tutte cose che appartengono a chi mette in scena questa
rappresentazione e non certo allo spunto di partenza (nel mio caso la fotografia o immagine),
che è solo un tramite, che ne diventa il simbolo. Quello che importa è quello che rappresenta:
desideri, paure, esperienze, dei residenti stessi espressi durante la creazione della loro storia.
   La conoscenza del metodo di Scrittura Terapeutica di Sonia Scarpante® mi ha avvicinato
al concetto di “Gioco Simbolico” che verrà illustrato nel paragrafo seguente.

                                                                                                      11
2.2.         Riferimenti teorici specifici e significativi rispetto al lavoro svolto

   Nei seguenti paragrafi vengono prese in considerazioni singolarmente ciascuna delle
funzioni mentali individuate dal punto di vista dei loro riferimenti teorici e della valenza degli
stessi per il presente lavoro.
   La neuropsicologia definisce le funzioni mentali le facoltà superiori alla base di ogni
comportamento adeguato. Sono operazioni mentali che ci permettono di “raccogliere” le
informazioni che giungono dall’ambiente, riconoscerle, immagazzinarle ed elaborarle per agire
nel mondo con comportamenti adeguati. Ci permettono di adattarci ed organizzarci nello
spazio fisico e sociale.
   Importante rilevare in questo ambito come lo stato delle funzioni cognitive costituisce uno
degli aspetti che più significativamente influenzano la qualità di vita di un individuo e dei suoi
famigliari. Classicamente la neuropsicologia divide le funzioni mentali in sei sottocategorie:

          •   funzioni attentive: permette di distribuire e mantenere le nostre risorse cognitive
              e di selezionare le informazioni che devono essere ulteriormente elaborate da
              quelle che devono essere ignorate al fine del nostro intento.
          •   funzioni mnestiche: relative all’immagazzinamento, a breve o lungo termine di in-
              formazioni provenienti dall’esterno.
          •   funzioni esecutive: all’interno di questa categoria di funzioni vi è il ragionamento
              logico, la programmazione e la pianificazione, la deduzione, l’astrazione.
          •   funzioni gnosico-percettive: permettono il riconoscimento delle informazioni vei-
              colate da uno dei canali sensoriali.
          •   funzioni linguistiche: il linguaggio è un sistema arbitrario di segni sonori o visivi
              (parola o scrittura) che vengono usati per comunicare un pensiero tramite l’uso
              simbolico dello stesso.
          •   funzioni prassiche: da “praxis” (azione), attività motoria complessa che integra
              molteplici dinamiche componenti che hanno uno scopo comune.

       2.2.1. Osservazione

       Etimologicamente la parola “osservare” significa mettersi davanti ad un oggetto come
schiavo o servo per essergli fedele. Secondo questa indicazione, quindi, l’osservazione è un
processo la cui funzione principale è quella di raccogliere informazioni sull’oggetto preso in
considerazione, mettendosi davanti a lui in modo tale da poter cogliere i suoi aspetti più veri.
       La funzione dell’osservazione rientra nella categoria delle funzioni attentive.

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2.2.2. Deduzione

        La deduzione è il procedimento che consiste nel ricavare una certa conclusione da una
determinata premessa utilizzando la logica. Da un complesso di informazioni ricavate dall’os-
servazione si deduce una conclusione.
        Tale funzione rientra nella categoria delle funzioni esecutive.

        2.2.3. Fantasia

        La funzione mentale della fantasia, per lo meno così come intesa nel presente lavoro,
trae la sua origine squisitamente psicologica in quello che Jean Piaget definisce “Il gioco
simbolico” (Piaget, J., 1926).
        Jean Piaget (Neuchâtel, 9 agosto 1896 – Ginevra, 16 settembre 1980) è considerato il
fondatore dell'epistemologia genetica, ovvero dello studio sperimentale delle strutture e dei
processi cognitivi legati alla costruzione della conoscenza nel corso dello sviluppo, e si dedicò
molto anche alla psicologia dello sviluppo.
        Prendo in considerazione, per quanto riguarda il riferimento teorico del presente lavoro,
soltanto le seguenti fasi del lavoro di Piaget, in quanto le più pertinenti:

Il pensiero pre-operatorio
Il pensiero pre-operatorio si suddivide in sottostadio pre-concettuale, tra i 2 e i 4 anni e in
sottostadio pensiero intuitivo, tra i 4 e i 6/7 anni).

Sottostadio pre-concettuale (2 - 4 anni)
        In questa fase il linguaggio diventa molto importante in quanto il bambino impara ad
associare alcune parole ad oggetti o azioni. Ciò favorisce ulteriori sviluppi tra la dimensione
espressiva e la dimensione del pensiero.
        Vi è in questa fase una incapacità di generalizzabilità di alcuni eventi a causa
dell’assenza di irreversibilità del pensiero.
        Manca inoltre la capacità di astrazione e la capacità deduttiva (partire da casi generali
per arrivare ai casi particolari).

Sottostadio pensiero intuitivo (4 – 6/7 anni)
        In questa fase aumenta la partecipazione e la socializzazione nella vita di ogni giorno,
in maniera creativa, autonoma e adeguata alle diverse circostanze. Vi è uno sviluppo signifi-
cativo del linguaggio. Viene riconosciuto intuitivo perché́ l’intuito, non riuscendo a fornire
procedure, rappresenta lo strumento per spiegare alcuni episodi.
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A proposito del linguaggio Donaldson (2010) ci ricorda che:
      Piaget insiste nell’affermare che il linguaggio non crea pensiero intelligente.
      Egli vede il linguaggio soltanto come una manifestazione di quella che definisce la
      “funzione simbolica generale”. Quando questa funzione comincia ad apparire
      (normalmente durante il secondo anno di vita), il bambino diventa capace di rappresentare
      oggetti assenti o eventi per mezzo di simboli o segni. Piaget distingue i simboli, che
      somigliano alle cose che rappresentano, dai segni, che indicano le cose in una maniera
      alquanto arbitraria. I simboli possono essere privati e personali, mentre i segni sono
      convenzionali e “collettivi”. La lingua è un sistema di segni.
      L’avvento della funzione simbolica generale si manifesta, quindi, non soltanto con gli inizi
      della lingua, ma anche con la comparsa del gioco simbolico e dell’“imitazione differita”
      (imitazione quando il modello non è più presente). Piaget crede che l’imitazione
      interiorizzata sia la fonte delle immagini mentali.
      La capacità generale di rappresentare la realtà a sé stessi è evidentemente di grande
      importanza per lo sviluppo del pensiero. (p. 104) .

       Nel gioco simbolico (cioè in quella modalità di gioco, nel quale il bambino rappresenta
tramite simboli qualcosa che non è realmente presente), il bambino inizia a rappresentare
mentalmente le cose indipendentemente dalla loro presenza. I bambini sono in grado di
compiere imitazioni differite, cioè di rappresentare azioni passate dei quali sono stati testimoni
(come pettinare la bambola allo stesso modo della madre che pettina la sorellina). Frutto di
tale fenomeno è il gioco a "far finta di", appunto il gioco simbolico, che presuppone
un'imitazione differita (correre sopra un cavallo) e delle combinazioni mentali (usare il manico
di scopa al posto del cavallo).
       Se il gioco simbolico svolge primariamente il fondamentale compito di far conoscere al
bambino la realtà prospettandogliela sotto un aspetto ludico, in secondo luogo esso diventa
uno strumento che consente al giocatore di dare libero spazio alla fantasia, alla creatività e
all’immaginazione mettendo in scena, è proprio il caso di dirlo, desideri, paure, frustrazioni,
sogni…
Il bambino, infatti, può diventare tutto ciò che vuole, fare tutto ciò che vuole (sempre nei termini
della finzione), esprimersi liberamente come meglio crede. In questo modo, non solo si
rapporta con la realtà imparando a dominarla, ma anche con il potenziale se stesso, imparando
a conoscersi meglio.
       Risulta evidente quindi, per Piaget, come il “gioco simbolico” sia posto in stretta
relazione con lo sviluppo cognitivo del bambino e con lo sviluppo del linguaggio in particolare.
Come, da un lato, viene messa in luce l’importanza del “gioco simbolico” nello sviluppo
cognitivo del bambino, così risulta importante, nell’ottica della QdV, il mantenimento di tali
funzionalità anche in età adulta e in particolare senile. E proprio questo è il motivo per il quale
la funzione mentale da me definita “fantasia” trae le sue origini teorico-psicologiche dal
concetto di “gioco simbolico”.
      Sul sito internet State of Mind (“Il Gioco Simbolico come precursore della Teoria della
Mente”, 2015) si legge:

                                                                                                     14
Il gioco può essere considerato un residuo evolutivo che garantisce all’essere umano,
      come negli animali, l’affinamento delle abilità necessarie a sopravvivere nel proprio
      ambiente, un modo per esprimere il surplus di energia. Secondo la psicanalisi (Freud,
      1972; Winnicott, 1970; 1974), il gioco è una trasposizione simbolica dell’esperienza e dei
      contenuti emotivi del bambino, un modo per dominare mentalmente le cose, specie quelle
      problematiche, uno strumento fondamentale per superare l’angoscia.
      Possiamo definire il gioco simbolico come la capacità di rappresentare mediante simboli,
      immagini, nomi, pensieri, qualcosa che non è presente e che non si può percepire. Tale
      tipo di gioco, secondo Freud (1972), ha lo scopo di assicurare l’equilibrio emotivo della
      persona, come il sogno, e svolge una serie di funzioni “psicoterapeutiche”:
      a. funzione identificatoria: fingendo di essere qualcuno (ad es. la bambina che indossa le
      scarpe di sua madre) il bambino si prepara ad assumere l’identità ed i ruoli dell’adulto.
      b. funzione riparatoria e anticipatoria: il bambino si prepara a qualcosa di problematico o
      cerca di abbassare il livello ansioso dopo che l’evento problematico è avvenuto (ad
      esempio il bambino che deve andare dal dentista o che è stato dal dentista).
      c. funzione compensatoria: si ha quando il bambino compensa un sentimento angoscioso
      o la percezione di una sottrazione affettiva attraverso la gestualità ludica. Famosa la
      descrizione freudiana del bambino che gettava un rocchetto, appeso ad un filo, dietro la
      spalliera del letto, facendolo poi ricomparire, per simulare l’uscita di casa ed il ritorno dei
      genitori ed alleviare, attraverso una drammatizzazione simbolica, la sua angoscia
      d’abbandono.
      Winnicott (1972), parla di fenomeni transizionali o oggetti transizionali (copertina, capelli,
      filo di lana) che servono ad evocare simbolicamente il corpo materno ed a tranquillizzare il
      bambino che, da due anni in poi, comincia a distaccarsi dalla madre:
      d. funzione rappresentativo-espressiva: il bambino, soprattutto fra i due ed i cinque anni,
      riesce a rappresentare la realtà soprattutto imitandola, non avendo ancora capacità di
      rappresentarla       raffigurandola o raccontandola;
      e. funzione di dominio e di controllo: il bambino, nel gioco, crea un mondo tutto suo che
      può costruire o distruggere a suo piacimento, per difendersi dalla realtà “vera” fatta di divieti
      e regole;
      f. funzione manipolatrice: tutti i bambini sono attratti dalla manipolazione di materie primarie
      e plastiche, ricchi di significati simbolici (acqua, farina, sabbia). La manipolazione di tali
      elementi esprime bisogno di scaricare tensioni, di difesa dal mondo delle regole e dei
      divieti.

      Sempre nello stesso articolo si afferma “Il gioco simbolico è un antecedente molto
importante delle teoria della mente: si basa sulla presenza di oggetti o situazioni che stanno
per altri non presenti”.
       Tale affermazione conduce dunque alla definizione precisa del contesto teorico della
Teoria della Mente, nel paragrafo successivo.

        2.2.4. Teoria della Mente

    La Teoria della Mente (in seguito ToM) consiste nella capacità cognitiva di riuscire a
rappresentare gli stati mentali propri e altrui, ovvero credenze, desideri, emozioni, per spiegare
e prevedere la messa in atto di comportamenti. Si tratta di una capacità cognitiva innata in
ogni essere umano, il cui sviluppo è influenzato dal contesto culturale e dalle capacità
intellettive presentate dall’individuo. Tale teoria è stata formulata nel 1978 da David Premack
e Guy Woodruff (Premack & Woodruff, 1978) ed è fondamentale in ogni interazione sociale in
quanto serve ad analizzare, giudicare e comprendere il comportamento degli altri.

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È interessante osservare come alcune condizioni come l’autismo e la schizofrenia sono
state interpretate come un deficit specifico di questa abilità. Uta Frith (2010) nel suo libro
“L’Autismo” la definisce come: “la capacità di vedere delle relazioni tra fatti esterni e stati interni
della mente. Potremmo definire questa capacità come “mentalizzazione”.” (p. 99)
    Vi sono inoltre ulteriori sviluppi inerenti la ToM che la correlano come funzione mentale
alla base dell’empatia, come illustrato nell’articolo presente sul portale di psicologia “La mente
è meravigliosa” (“Teoria della Mente: il Punto di partenza dell’Empatia,” 2017):
      Infine, lo sviluppo della teoria della mente non implica necessariamente un processo
      passivo dell’essere umano. Questa capacità influenza lo sviluppo di altre attività, alcune
      fondamentali per le persone: tra di esse troviamo l’empatia. Quando il bambino inizierà a
      comprendere le credenze e i desideri altrui, comincerà a mettersi nei panni degli altri:
      aspetto essenziale per il giusto sviluppo dell’empatia.

        Sulla base di questa teorizzazione e date le sue implicazioni nella vita quotidiana ri-
tengo particolarmente importante l’attivazione di tale funzione mentale all’interno dell’attività di
narrazione terapeutica a partire da una immagine.
        Nel capitolo seguente (Materiale e metodo), proprio prendendo in considerazione la
ToM, illustro come ho declinato nella pratica tale elemento psicologico.

        2.2.5. Negoziazione

    La funzione mentale della negoziazione è la più evoluta rispetto a quelle prese in conside-
razione e prevede, al fine di poter essere attivata, il funzionamento della precedenti: il soggetto
coinvolto attivamente in una negoziazione, per prendervi parte positivamente deve attivare, in
particolare, le funzioni dell’osservazione (ascolto dell’interlocutore), della mentalizzazione
(deve capire le intenzioni del proprio interlocutore, ma anche i suoi stati d’animo, desideri e
credenze), della deduzione (ossia mettere in atto concatenazioni logiche). Infine deve pren-
dere una decisione rispetto alla conclusione della negoziazione, che potrà essere il più
possibile vantaggiosa e consapevole, tanto più saranno state attivate in maniera positiva le
facoltà mentali coinvolte in precedenza.
    Secondo la Prof. Chiara Guglielmetti (Guglielmetti, 2016) vi sono sei strategie di gestione
di un conflitto all’interno di una negoziazione:

         •   Contending: tentare di sopraffare l’altro. Associato alla tendenza di sopraffazione,
             aggressività ed esibizionismo.
         •   Problem solving: tendenza alla creatività per trovare una soluzione che possa
             soddisfare tutte le parti in gioco in maniera positiva.
         •   Yelding: la resa. Può derivare da un atteggiamento remissivo, ma con l’intenzione
             di sfruttarla per chiedere una concessione in futuro.
         •   Compromesso: consiste nella ricerca di un punto intermedio tra le parti in gioco.

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•   Inazione: non si compiono azioni in attesa che le cose si sistemino da sole.
        •   Withdrowing: ritiro dal conflitto attraverso la sua evitazione o negoziazione.

   Nel capitolo seguente viene illustrato come queste strategie sono state integrate nell’os-
servazione delle dinamiche relazionali interne al gruppo terapeutico creato per il progetto
“Inventar storie” all’interno della Casa per Anziani Comunale di Bellinzona.

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