Cernusco Lombardone 25 aprile 2020 - Lecco Notizie

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Cernusco Lombardone 25 aprile 2020 - Lecco Notizie
Cernusco Lombardone
                            25 aprile 2020
....in un periodo come questo dove il COVID-19 sta stravolgendo le nostre abitudini abbiamo pensato
alla tristezza di una cerimonia del 25 aprile senza "memoria storica", gli anziani, e senza "futuro", i
bambini.
Abbiamo ritenuto fosse interessante trasmettere le sensazioni e i racconti di quel giorno e di quel
periodo cosi lontano, ma cosi vivo nella mente di chi lo ha vissuto.
 Le domande poste dai più giovani a chi ha vissuto il 25 aprile del 1945 aiuteranno a trasmettere
l’essenza di questa festa e il valore della libertà. A questa generazione di donne e uomini nati prima o
durante la guerra e a quella delle loro madri e padri un ringraziamento speciale per averci donato la
libertà, per averci portato fuori dalle macerie della II guerra mondiale e averci dato una carta
costituzionale i cui principi fondamentali, universalmente riconosciuti, sono la base della democrazia
e della nostra società. GRAZIE!

                  a) Ti ricordi dov’eri il 25 aprile del 1945?
                  b) Cos’è per te la libertà?
                  c) Quale ricordo hai del periodo della guerra?

1) da Martina al nonno Ugo

   a) Avendo avuto nove anni all’epoca, ero in cortile dove si passava la maggior parte della
        giornata con tutti i bambini che abitavano in cascina.
   b) Per me libertà significa fare quello che si vuole nel rispetto della libertà altrui e andare
        dove si vuole senza alcuna limitazione
   c) Ricordo la sirena di Merate che suonava e avvisava di nascondersi. Andavamo quindi a
        rifugirci presso la cantina di Donadelli in via Monza o in aperta campagna sotto la
        vigna. Di sera passava “pippo” un piccolo aereo militare che controllava se ci fosse
        qualche luce accesa, ricordo la paura degli uomini di accendere anche un solo sigaro
        per paura di essere visti e bombardati. Capitava anche di sentire e vedere nel tardo
        pomeriggio quando si tornava dalla campagna o di sera guardando dalle finsetre dai
        piani alti le esplosioni dei bombardamenti verso Milano. Venendo da una famiglia
        contadina con campo e animali in tavola c’era sempre qualcosa da mangiare. Non
        era in abbondanza perché eravamo in tanti ed erano sempre le stesse cose, ci
        accontentavamo e non sprecavamo. Poco dopo la fine della guerra il primo maggio
Cernusco Lombardone 25 aprile 2020 - Lecco Notizie
ricordo i carri armati degli americani messi in via Monza e in zona campo sportivo e
      noi bambini che andavamo da loro per prendere il cioccolato.

2) Da Matteo a Nonno Luigi

  a) Ti ricordi dov’eri il 25/04/1945? Avevo 10 anni. La notizia la appresi alla radio dalla
      famosa trasmissione “Radio Londra”. Per motivi di lavoro di mio papà, (tuo Bis-Nonno)
      in quanto ferroviere, abitavamo sopra Bolzano e più precisamente al Passo della
      Mendola. Dopo quella notizia, tutti scesero in strada a far festa. Dopo pochi giorni
      arrivò a casa, dalla guerra, sano e salvo, anche il figlio del padrone di casa che ci ospitò
      in quel periodo. Anche lì ci fu una grande festa. Siamo ancora in contatto con gli eredi.
      E’ anche grazie a loro se tu ci sei. La radio era l’unica fonte di informazioni. Dovevamo
      tenerla ben nascosta.
  b) Cos’è per Te la Libertà? Per apprezzare la libertà conquistata, bisogna capire cosa “non”
      è la libertà di quel periodo. La libertà, per me, è la possibilità di pensare ed agire come
      vuoi tu, nel rispetto delle regole e degli altri.
  c) Quale ricordo hai del periodo della 2^ Guerra Mondiale? Abitavamo in città a Bolzano.
      Ma mio papà e tuo Bisnonno, per paura che ci bombardassero la casa, decise di portaci
      sopra Bolzano, al Passo della Mendola, dove frequentai la 3^ e 4^ elementare. Devi
      capire che in quel periodo la città era un bersaglio strategico per gli Alleati, in quanto,
      la ferrovia e la strada del Brennero erano una via di comunicazione strategica per i
      Tedeschi, quindi, per poterli mettere in difficoltà, le bombe erano frequenti in quella
      zona. Quindi, dopo aver frequentato la 1^ e 2^ elementare ci trasferimmo. In classe
      avevamo appeso al muro sia il crocefisso sia il ritratto di Mussolini, che noi lo
      chiamavamo “ul Crapun”. Durante le feste dovevamo indossare la divisa dei “figli della
      Lupa”. Inoltre, siccome c’erano pochi bambini, io andavo a scuola per 6/7 ore a
      settimana. Poche. Saputo della presenza di un maestro elementare in paese, i miei mi
      fecero fare da lui lezioni private. Fortunatamente. Inoltre dal paese, sentivo le sirene
      dell’arme aereo a Bolzano, poi il rumore degli aerei, e poi li vedevo disposti in volo a
      ”rombo”, pronti a sganciare le bombe. Fortunatamente ci trasferimmo, in quanto la
      casa di città dei primi anni fu distrutta, in quanto vicina alla ferrovia. Durante i
      Bombardamenti il Bis-Nonno si rifugiava sotto la galleria stradale chiamata “Virgolo”,
      che si trova attualmente sull’autostrada fra Bolzano Nord e Sud. Sopra al monte c’è
      una chiesa. Dopo l’8 settembre del 1943, (Armistizio firmato da Badoglio), noi bambini
      andavamo nei boschi in zona a raccogliere la legna e le pigne per bruciarli nella stufa
      per scaldarci. Ogni tanto trovavamo accampamenti abbandonati dai nostri soldati
      italiani. Lì potevi toccare Bombe a mano inutilizzate o munizioni. Tanti bambini del
      luogo, non conoscendo cosa fossero, nel maneggiarle, sono “saltati in area”.
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3) da Giorgia (2005) al Nonno Giovanni (1940)

  a) Ero a casa in fondo Via Monza a Cernusco Lombardone; uscendo c'erano i muri pieni
     di manifesti che inneggiavano alla Libertà; anche mio padre Cesare era a casa, dopo
     essere tornato dal fronte Albanese;

  b) “Poter decidere quello che voglio io”;

  c)   Alla fine della guerra, quando i tedeschi erano in ritirata dormivano a casa nostra.
       Ricordo un episodio quando alcuni tedeschi “giocavano” lanciandomi e
       rimpallandomi nella neve mentre mia madre era impietrita e piangente sulla porta di
       casa. Ricordo che quando arrivarono gli americani, non dormivano nelle case dei
       civili ma sotto i propri mezzi militari.

4) da Giorgia (2005) alla Nonna Carla (1945)

  a) Ero in casa, nata da poche settimane;

  b) Gli Stati Uniti d’America;

  c)   Nata da pochi giorni, ero a casa nostra a Calco. Arrivarono gli americani, e mentre
       ero in braccio a mia Madre sul letto, ci sommersero completamente di caramelle (a
       quel tempo le caramelle erano un lusso solo per i ricchi).

5) da Giorgia (2005) alla Nonna Pinuccia (1941)

  a) Non ricordo esattamente dove fossi (ero piccola a quel tempo), ma ricordo che i
     soldati americani erano a Montevecchia e i ragazzi più grandi andavano da loro per
     farsi regalare le barrette di cioccolato;

  b) La libertà è un concetto complesso. E’ potersi esprimere liberamente, sempre
     rispettando gli altri;

  c)   La mia famiglia abitava vicino alla stazione ferroviaria del paese. Essendo la stazione
       un punto strategico, era spesso oggetto di bombardamenti aerei. Quando suonavano
       le sirene, noi che eravamo in casa scappavamo negli orti che oggi ci sono i giardini di
       Villa Lurani, mentre i miei fratelli più grandi, che giocavano lontano da casa, si
       rifugiavano nei cunicoli nei pressi di a San Dionigi o nei tunnel sotto i binari della
       ferrovia. Ricordo anche che una mia vicina di casa, che faceva la sarta, conservava i
       bossoli dei proiettili nei cassettini del mobiletto della macchina da cucire. Ricordo
       anche mio padre (attivo nella Democrazia Cristiana) mi portava con lui in sede a
       preparare i manifesti.
6) da Renata (1956) alla mamma Teresina (1929)

  a) Non ricordo con precisione, c’era un carro armato vicino alla segheria dei Pirovano,
     dove abitavo, i tedeschi andavano verso Lecco e noi siamo andati a dormire a
     Moscoro dalla zia Angelina.
  b) Essere liberi di scegliere.
  c) Ho tanti ricordi, ma soprattutto i bombardamenti. I razzi che illuminavano la notte
     per poter bombardare il ponte di Paderno e mia madre, mio fratello Peppino ed io
     nei campi della zona oltre statale tra le viti a ripararci e sentire che c’erano tanti altri
     che come noi pregavano. Mentre mio padre, che aveva fatto la prima guerra
     mondiale, rimaneva in casa dicendo “bombardano a Paderno e voi scappate fuori
     qui”. E ancora, quando suonavano le sirene e andavamo a rifugiarci nei seminterrati
     di casa Clapis, che fungevano da rifugi antiaerei, diceva: ”farete la fine dei topi”.
     Ricordo di aver realizzato una maglia intima di lana per mio fratello maggiore, Mario,
     che era militare vicino Bergamo e di avergliela portata raggiungendolo con la
     bicicletta.

7) da Chiara(1999) alla nonna Lina (1937)

  a) Probabilmente ero a casa. Ricordo di più il grande trambusto dei giorni successivi.
     Sentivo che dicevano la guerra è finita, e poi hanno rasato due impiegate comunali
     perché considerate fasciste. Andavo a scuola e nel cortile avevano realizzato un
     recinto in cui avevano inserito delle persone, probabilmente fascisti. Ricordo la
     strage di Valaperta. Ricordo che c’era tanto odio e violenza, desiderio di vendetta.
  b) è anche democrazia, possibilità di esprimere i tuoi pensieri.
  c) Scappavamo nei campi quando suonava l’allarme. Ricordo una notte quando dopo il
     cessato allarme dall’alto della casa cantoniera, dove abitavo, si vedeva l’orizzonte
     verso Milano tutto rosso. Un’altra volta in una notte di luna piena, un aereo
     continuava a girare vicino alla Casa Cantoniera. Probabilmente aveva scambiato le
     strade che luccicavano per il lago. Per fortuna non è successo niente. Mentre un
     aereo aveva mitragliato un carretto che stava percorrendo la strada, allora sterrata,
     che da Cernusco porta a Paderno, uccidendo il conducente.

8) da Margherita (1981) alla nonna Angela (1921)

  a) Abitavamo a Milano (dopo essere sfollata da Latina dove erano sbarcati gli
     Americani). Quella mattina sparavano dai tetti delle case, ma la banca dove io
     lavoravo era aperta e così la raggiunsi strisciando lungo i muri.

       Ho saputo della fine della guerra solo nel pomeriggio quando è arrivato mio marito
       (allora eravamo solo fidanzati) che fino a quel giorno aveva lavorato per i tedeschi a
       Peschiera come ferroviere.
       Il nostro vicino di casa andò in quei giorni in Piazzale Loreto dove avevano impiccato
       Mussolini. Tornò sconvolto e stette male tutta la notte.
b) La liberà è una cosa immensa.

   c) La guerra è brutta e tutte le mattine quando andavo a lavorare avevo paura. Ricordo
      che in mensa mangiavo il primo e portavo a casa il secondo per mangiarlo alla sera
      insieme alla famiglia.

9) da Margherita (1981) allo zio Italo (1935) che abitava con la nonna Angela a Milano in
Corso Vercelli

  a) Passavano camionette degli Inglesi, c’erano sparatorie e ricordo un corteo di camion
     con gente in festa e, sedute sui parafanghi donne rapate e con la testa pitturata di
     rosso. In tutti i negozi c’erano molte foto di Piazzale Loreto.
  b) L’abbiamo capito dopo perché allora non ci sentivamo costretti ancorché si
     dovessero rispettare regole molto rigide.

  c)   Un giorno ero a fare la spesa con la mamma e ho visto un aereo che lasciava una scia
       di vapore. Appena la mamma lo vide anche lei, mi prese e corse con me verso il
       rifugio aereo di casa nostra. Subito dopo iniziavano i bombardamenti. Un’altra volta
       siamo andati con la mamma a Baggio a trovare un amico. Lungo le strade gli
       stabilimenti erano sventrati con qualche ciminiera ancora in piedi.

11) da Anna (1949) alla maestra Ferma (1924)

  a) Abitavo a Sondrio e quella mattina pioveva a dirotto. I partigiani scendevano dalle
     montagne con grandi ombrelli rossi. Ero sulla soglia di casa ed ho visto un fascista
     rincorso ed ucciso dai partigiani.

  b) Nata e cresciuta con ideologia fascista, c’è voluto molto per rieducarsi alla
     democrazia. In questo mi ha molto aiutato l’adesione all’Azione Cattolica.

  c)   A Sondrio la guerra non è mai arrivata e uno dei pochi episodi che ricordi è il
       bombardamento di una palazzina vicino alla stazione ferroviaria nella quale tutte le
       famiglie sono rimaste miracolosamente incolumi in quanto si erano nascoste nel
       rifugio sotterraneo.

12) da Gianni a Luigi (1938)

  a) Si mi ricordo bene, il 25 Aprile 1945 mi trovavo a casa, abitavo con la mia
     famiglia a Carzaniga (Fraz. Di Merate); la mia casa si trovava lungo la
     vecchia Statale 36 che a quei tempi era la strada di collegamento tra
     Milano e la Valtellina /Svizzera. A Merate c’erano Tre comandi Tedeschi
     che si erano stanziati nelle ville patrizie esistenti. Il comando più vicino
     era ubicato vicino a casa mia nella villa che si trova ancora oggi in Via
     Garibaldi (di fronte all’ex Cinema Odeon).
b) Per me la Libertà è una cosa sacra, bisogna saperla difendere e
      mantenere, anche perché (come per la Salute), ne capiamo il valore solo
      quando la perdiamo o non l’abbiamo più. Molte persone non se ne
      rendono conto, però in questo momento “particolare” dove ci sono
      alcune restrizioni alle nostre “Libertà individuali” riusciamo sicuramente
      ad apprezzarne il Valore. Certamente la Libertà non significa fare quello
      che si vuole, ma comportarsi in modo tale che le tue necessità e/o
      esigenze non debbano prevalere rispetto alle Libertà delle altre persone.
   c) Un’immagine che mi è rimasta impressa di quel periodo è quella dei
      bombardamenti che venivano fatti su Milano ed il bagliore che si vedeva
      salire da Milano, oltre al fatto che ci si nascondeva nei campi quando si
      sentivano i Bombardieri che cercavano di far saltare il Ponte di Paderno
      o il dover spegnere le luci di casa per evitare di essere individuati dagli
      aerei. Altra immagine è quella relativa alle Tradotte di carri Tedeschi che
      passavano dalla Statale e andavano verso la Valtellina per fuggire in
      Germania. Dopo il 25 Aprile ho ben presente due immagini. La prima è
      relativa all’arrivo degli Americani che distribuivano caramelle e
      cioccolato a noi bambini (cose mai viste prima!). La seconda è quella del
      ritorno del pane bianco!! Presso il Fabbricone (Casa Clapis – dove c’è
      l’attuale farmacia) si trovava un panettiere e andavo con la carriola da
      Carzaniga a prendere il pane…le prime volte erano piùi panini che
      mangiavo durante il percorso (qualche centinaio di metri) rispetto a
      quello che portavo a casa ;la fame era tanta… ma sopratutto non ne
      potevamo più di mangiare ul “Pon Gialt”!!...

13) da Bea 10 anni

Ho sentito parlare del 25 aprile 1945 e mi sono incuriosita perché non conoscevo bene il
significato di questa festa, così ho chiesto ai miei nonni di raccontarmi cosa gli era rimasto
impresso di questo giorno.
Purtroppo non ricordano molto, ma le loro parole mi sono bastate per capire qualcosa in
più, mi sono servite a capire che è stato un giorno molto importante e di festa.

La nonna Uccia era piccola, quel giorno aveva 4 anni e si ricorda che a Imbersago dove
viveva con i genitori e la sorellina appena nata erano passati per le strade i carri americani e
le camionette con i soldati e tutti quanti erano scesi per strada ad applaudire e salutare
festosamente i soldati.

14) Mio nonno Venanzio nel 1945 aveva 9 anni ed era l’ultimo di 5 fratelli, viveva con la sua
famiglia al “Bregulon” in via Monza a Cernusco L.e di quel giorno non ha un ricordo preciso,
ma quello che ricorda con più’ malinconia è il ritorno di suo fratello dalla Germania. lui che
tornava a casa dopo molto tempo perché era stato prigioniero nei campi di concentramento
in Germania, e il giorno del suo arrivo la gente lo aveva accolto con gioia lungo tutto il tratto
di strada che aveva percorso a piedi dalla stazione passando per Via Roma fino a casa in Via
Monza….era un miracolo che fosse tornato a casa vivo, e nessuno ci sperava più.
15) Poi c’è il ricordo della nonna Mary e del militare nascosto.
Il militare era di Brescia era stato per 7/ 8 mesi nascosto nella casa dei miei
bisnonni paterni, in un paese della Puglia. Lavorava nel laboratorio del padre di
mia nonna, che era un artigiano( faceva mobili e porte in legno...). La nonna
seppur molto piccola ricorda che il giovane soldato vestiva con gli abiti dei
fratelli della bisnonna, che erano giovani come lui, o quelli di suo padre.
Quando anche i militari inglesi e americani lasciarono il sud Italia, lui a piedi
cominciò il suo viaggio di ritorno verso Nord, dove i familiari lo aspettavano.
Durante il periodo in cui si nascondeva presso i miei bisnonni, tramite
conoscenti teneva informati i suoi.
La mia bisnonna, che era un' ottima cuoca, raccontava che il soldato apprezzava
molto la sua pizza e i suoi maccheroni al sugo.
Dopo tanti anni mia nonna si sposò ed ordinò i mobili a Brescia, su insistenza di
suo padre, proprio in un mobilificio, che portava lo stesso cognome del giovane
soldato ospitato.

16) da Nadia a Graziella (1940)

  a) Io con mia mamma e mio papà eravamo andati a trovare una sua cugina a Merate. La
     mamma ha detto al papà di portarmi a casa in bicicletta e lei ha proseguito a piedi.
     Quando è stata vicino a Sabbioncello, dove c'è l’edicola della Madonna, si è trovata
     di fronte un camion degli alleati pieno di soldati euforici ed ubriachi. La mamma si è
     arrampicata sul muro, il camion ha sfiorato tutto il muro. Ricordo sempre che la
     mamma diceva: è stato un miracolo, per fortuna sei andata a casa con il papà in
     bicicletta.

  b) Tutto quello che fai, che dici, deve arrivare a un certo limite e non invadere il
     prossimo. Cioè la tua libertà non deve prevaricare il prossimo. Questo vuol dire
     essere liberi e anche giusti.

  c)    Mia mamma e mio papà erano impiegati ad Olgiate nella ditta dello zio e andavano
       a piedi. Lo stabilimento dello zio era lì vicino alla ferrovia. In seguito ad allarme aereo
       lo zio, mamma, papà e l’Angiuloe si sono rifugiati in un cassotto. La mamma non si
       sentiva sicura e si sono quindi spostati nel bosco. Mezz’ora dopo hanno mitragliato il
       cassotto. Quando sentivamo gli aerei mia nonna e mio fratello mi facevano andare in
       uno sgabuzzino perché dicevano che sopra c'era un muro maestro che ci avrebbe
       protetto oppure mi nascondevo sotto la macchina da cucire.
17) da Martina(2005) al nonno Samuele (1939)

  a) Ero in cortile a giocare. A Verderio dove abitavo, in quei giorni avevano fermato una
     colonna tedesca che scappava. Tutti erano andati ad approvvigionarsi. Ricordo che
     mio padre era ritornato con un pezzo di lardo e della paraffina per impermeabilizzare
     gli scarponi.

  b) È tutto! Si è liberi di essere sé stessi: agire e pensare come si vuole, ma sempre nel
     rispetto della libertà altrui.

  c)   Ricordo di essermi ammalato ai polmoni perché quando urlavano arriva “Pippo”,
       arriva “Pippo” cioè arrivava l’aereo, scappavamo nei campi anche d’inverno quando
       c’era molto freddo. Una volta ero andato anche con la febbre. Si aveva paura dei
       bombardamenti e ricordo che mia sorella più piccola cadeva dal girello talmente si
       dondolava. La sera si mettevano i panni sopra ai lumi per non far filtrare la luce
       quando si apriva la porta per uscire. Anche se bambino aiutavo gli adulti a sbucciare
       le pannocchie sotto ai portici e i più piccoli venivano fasciati e messi contro al muro.

18) da Chiara al Nonno Enrico (1934)

  a) Ti ricordi dove eri il 25 aprile? Nonno Enrico: A scuola probabilmente
  b) Chiara: Cos’è per te la libertà? Nonno Enrico: Tutto, essere liberi, nel rispetto della
     legge, di fare quello che si vuole
  c) Chiara: Quali ricordi hai del periodo della guerra? Nonno Enrico: Tanti, belli e brutti.
     Alla sera non potevi accendere le luci e dovevi oscurare le finestre. Se vedevano la
     luce fuori venivano a bloccarti. A casa nostra di sera si radunavano i ragazzi
     partigiani. Mia mamma cucinava per i partigiani. A volte mia mamma mi chiedeva di
     portare dei pacchetti fino in fondo a via Roma, mi diceva di non guardare quello che
     c’era dentro ma io sapevo che c’erano pezzi di armi. Fu un periodo brutto per la
     libertà. C’erano anche i bombardamenti. Si seguiva la radio. Molti seguivano radio
     Londra. Mi ricordo che nella sigla partivano 3 o 4 dun dun dun ed era proibito
     ascoltarla perché informava su cosa succedeva realmente nella guerra

19) da Martina al nonno Cesare

   a) Martina: Ti ricordi dove eri il 25 aprile? Nonno Cesare: a Moscoro, a casa, facevo la
      prima elementare
  b) Martina: Cos’è per te la libertà? Nonno Cesare: fare quello che si vuole
  c) Martina: Quali ricordi hai del periodo della guerra? Nonno Cesare: Di notte c’erano
      gli aerei e io e la mia famiglia dovevamo nasconderci nei campi, con le luci spente,
      sotto una vite o all’ombra se di giorno; c’era una persona che gridava Muscuret
      smorsa il ciàr e scappavano tutti di casa. Quando hanno bombardato Lomagna gli
      aerei erano passati bassissimi sopra i tetti di Moscoro. Mio papà si nascondeva nei
      campi perché era disertore e lo zio gli portava da mangiare. Nascondeva i fucili in un
gelso o nei buchi. Mio papà doveva essere portato in Germania ed era scappato.
       C’era poco da mangiare, si mangiava quello che si trovava nei campi, qualsiasi cosa
       fosse commestibile. A Lomagna c’era un fascista che aveva paura che lo uccidessero
       e andava in giro con la bandiera rossa per non farsi riconoscere. Il galletto di Osnago
       lo hanno appeso sullo stradone perché aveva tagliato i fili dei collegamenti telefonici
       dei tedeschi.

20) da Christian alla nonna Teresina

  a) Ero a fare catechismo dalle suore a Merate. Ad un certo punto entra un ragazzo
     gridando “pace, pace”. Questo era un burlone e non volevamo credergli. Ad un certo
     punto anche una suora ha iniziato a gridare pace. La guerra era finita. Le campane
     suonavano a festa in tutti i paesi. In uno dei giorni immediatamente successivi ci fu
     un gran raduno in piazza Prinetti, alcune donne furono completamente rasate e i
     partigiani dipinsero la falce e il martello con inchiostro rosso sulle loro teste rasate.
     Uno di questi mi prese in braccio e mi fece vedere a tutti i presenti per ringraziarmi
     perché tutti i giorni con mia sorella gli portavo da mangiare in un cassotto in mezzo
     ai campi dove era stato nascosto da mio papà. Ai piedi di una delle sedi dei fascisti
     buttavano quadri fascisti dalle finestre ed erano tutti rotti in mezzo alla strada
  b) E’ il valore più importane per la persona umana. Libertà è esseri liberi di fare quello
     che è giusto fare. Se non si prova la schiavitù o la dittatura, come l’ho provata io, è
     difficile capire cos’è la libertà.
  c) Noi avevamo una piccola fattoria e da noi venivano a cercare da mangiare anche gli
     sfollati da Milano e i montanari. Questi ultimi prendevano soprattutto il granoturco
     che con una carriola portavano in stazione e io con la zia Luigia la riportavamo a casa
     vuota. Ricordo una bella signora alta, bionda che veniva da Milano. I nonni una volta
     gli hanno avvolto attorno alla vita un intero vitello. Ritornava a Milano che sembrava
     sempre “incinta”. Una notte per via dei bombardamenti avevamo 40 sfollati da
     Milano, un po’ in casa, un po’ in stalla con letti di paglia e i più giovani sul fienile. Nei
     nascondigli costruiti dal nonno e da altre persone nei campi avevamo nascosto un
     deportato fuggito dal treno diretto in Germania e alcuni partigiani. Questi fino a
     pochi anni venivano a trovarmi in negozio. Il sistema di comunicazione con i
     partigiani nascosti nei campi era gestito dalla nonna: i panni stessi in una certa
     posizione sul balcone, visibile da ogni parte, indicava pericolo cioè presenza di
     tedeschi o fascisti in perlustrazione. Io e la zia Luigia con la carriola per trasportare i
     polli portavamo anche un secchio riempito nella parte superiore con granaglie e nella
     metà nferiore c’era invece il cibo per i partigiani. Anche un americano era nascosto
     da noi purtroppo poi è stato ucciso in seguito ad una soffiata. E’ andato a Merate, è
     stato inseguito fino a Paderno e fucilato a Bergamo. Anche rappresentanti delle SS
     arrivavano a prendere cibo, ricordo questo comandante militare che ha perlustrato
     tutta la casa ed è stato affrontato dalla nonna con furbizia e astuzia. Per non farci
sequestrare il granoturco il nonno e altri uomini lo avevano nascosto nella canna
       fumaria del camino calandolo dal tetto. Mi ricordo infine che una volta hanno
       bombardato i carri di cemento in arrivo da Paderno, hanno fatto in tempo a staccare
       i cavalli e nasconderli dal papà di Battista Albani.

21) da Alessandro alla zia Pinuccia (1934)

  a) Non lo so di preciso dov’ero, sicuramente a casa. Pur essendo in quel periodo in
     collegio a Monza, in seguito ad un bombardamento al Buon Pastore di Monza, il
     nonno è venuto subito a prendermi perché aveva paura che mi succedesse qualcosa.
  b) La libertà è il rispetto verso gli altri e verso me stessa.
  c) Il nonno insieme agli amici alla sera andava dietro le botti in cantina (ndr del Bar
     Biella) a sentire Radio Londra. Sulle finestre avevamo messo la carta morella per non
     far vedere la luce agli aerei. Ricordo alla mattina e dopo pranzo i caffè. I contadini
     venivano generalmente verso le due e bevevano il quartino di vino. In zona campo
     sportivo è uscita da Sesto la ditta Feltrinelli. Un dirigente amico del nonno mi ha
     portato a fine guerra a Milano e ho visto strade pulite ma tante macerie. Il parroco
     era don Salvioni. Ricordo il rosso e l’arancio quando bombardavano Milano. Quando
     suonava l’allarme si andava nei campi, una notte abbiamo dimenticato il tuo nonno
     Renzo nei campi dell’Andegardo e sono andati subito a riprenderlo. In seguito a
     soffiata i fascisti sono venuti nel nostro cortile a fare una perquisizione nella cisterna
     di Vittorio di Tasinet e poi l’hanno portato a Como per interrogatorio rilascaindolo
     pochi giorni dopo. Lo zio Carletto si ricordava anche di un Brivio di Tulon che ha fatto
     poi il maestro a Robbiate, impegnato in politica, che con la bicicletta (come Bartali)
     trasportava, nascosti nella canna, messaggi segreti tra partigiani e di un Biella
     partigiano attivo in operazioni rischiose.

22) da Agnese (2006) al nonno Piero(1938)

  a) A scuola
  b) Il più grande dono di Dio
  c) E’ un periodo che è passato con tanti sacrifici. Mi ricordo degli attacchi aerei. Un
     giorno un proiettile è caduto accanto a me che ero riparato sotto un portico.

   23) Iolanda (1939)

  a) A Robbiate a casa con i miei genitori.
  b) Essere single.
  c) Ungrande carro armato che passava in paese. Mi ricordo il bombardamento a
     Milano.

24) Pietro (1940)

   a) Al mio paese Tornata (Cremona)
   b) Poter uscire quando si vuole
c) Mi ricordo i tedeschi che andavano a togliere le muchhe dalle stalle per mettere le
      loro brande. Spesso andavano nelle case a vedere se c’erano le armi. Il coprifuoco mi
      faceva paura.

25) Carletto (1935)
   a) A scuola a Cernusco, 5° elementare. Il 25 prile è stato festeggiato con tante persone
       e in modo solenne.
   b)
   c) Era sicuramente meglio del coronavirus. Il bombardamento di Milano, il coprifuoco.

26) Da Giovanni a nonno Gildo
   a) Ti ricordi dov’eri il 25/04/1945? Avevo 17 anni. Ero al Monte S. Genesio, Colle Brianza,
        nascosto per non andare in Germania a lavorare.
   a) Cos’è per Te la Libertà? La possibilità di pensare ed agire come meglio credi, senza
        recare danno od offendere gli altri che ti stanno intorno. Anche se non la pensano
        come te. Purtroppo, mi ricordo, che finita la guerra, in fabbrica, i Comunisti mi
        offendevano sul piano personale dicendomi che ero un “falso”, una “persona
        schifosa”, perché non la pensavo come loro. Giovanni, questo modo di agire, pensare
        e dire, da parte loro, non è libertà.
    b) Quale ricordo hai del periodo della 2^ Guerra Mondiale? Nonostante fossi
        minorenne lavoravo già alla “Breda” di Sesto San Giovanni. Costruivamo bombe per
        gli aerei. In quel periodo la produzione era per fini bellici. Un giorno, i nostri
        responsabili ci dissero di scioperare. Noi eseguimmo gli ordini. La direzione chiamò i
        Carabinieri per farci entrare a lavorare e non scioperare. Ma noi non lo facemmo.
        Allora ci presero, eravamo 15 uomini e 13 donne e ci portarono nei sotterranei a S.
        Vittore a Milano e lì aspettammo, senza che nessuno ci dicesse nulla. Quella notte ci
        fu un violento bombardamento su Milano. Noi attraverso una piccola finestrella,
        vedemmo le luci accecanti delle bombe ed il rumore fortissimo delle bombe che
        esplodevano. I Carabinieri ci urlarono di non guardare. Il giorno successivo, i
        Marescialli, ci interrogarono singolarmente, per chiederci i nomi di chi ebbe l’idea e
        l’organizzazione degli scioperi alla Breda. Ma io non glielo dissi. Anche se ero a
        conoscenza dei loro nomi. Siccome le prigioni di S. Vittore erano sature, allora, ci
        portarono al Palazzo di Giustizia, sempre a Milano, in cella. Separati fra uomini e
        donne. Questo durò 15 giorni. Poi, siccome ero minorenne, fui trasferito in un
        Istituto, sempre a Milano, per minori. Rimasi per 25 giorni. In questo Istituto, diretto
        da un Sacerdote che ora non ricordo il nome, al piano terra c’erano tanti sacchi di
        sabbia posati sul pavimento. Durante in bombardamenti, noi eravamo sdraiati, al
        riparo da questi sacchi, per evitare che le schegge delle bombe potessero colpirci. Il
        Sacerdote, in quei momenti diceva il S. Rosario. Noi non rispondevamo, perché non
        ne avevamo la forza. Eravamo terrorizzarti e avevamo paura di morire. Poi ci
        lasciarono andare per ritornare a casa. Con un mio compagno andammo a piedi da
        Milano a Monza. Vedere le macerie ed i fuochi causati dalle bombe fu molto brutto.
        Il mio compagno si fermò a Monza. Era notte. Andai alla stazione ferroviaria,
raccontai la mia vicenda al capo stazione e mi disse di aspettare nel sottopassaggio il
       primo treno per Lecco. In quella notte ci fu un altro bombardamento da parte degli
       aerei Americani. Alle ore 5.00 arrivò il treno per Lecco. Prima di salire, il Capo
       Stazione spiegò la situazione al controllore il perché non avessi comprato il biglietto.
       Ero senza soldi. Capii e mi fece salire. Arrivai a Cernusco che era mattino presto.
       Andai a casa mia, ma tutti i miei cari dormivano (genitori e zii). Picchiai contro le
       lamiere della recinzione per svegliare qualcuno dei miei genitori o parenti. Quando
       mi videro, furono felicissimi di vedermi vivo. Erano stati quasi 40 giorni senza notizie.
       Allora non c’erano i telefonini, caro mio, per comunicare. Arrivò il mese di Giugno e
       mi chiamarono in Comune a Cernusco (allora ubicato nell’attuale P.zza della
       Vittoria). Mi diedero la famosa cartolina per partire con destinazione la Germania,
       come lavoratore. Assieme a me, quella mattina, chiamarono anche altri ragazzi.
       Uscimmo spaventati e ci fermammo in strada a parlare e discutere sul “da farsi”.
       Eravamo ubicati vicino al monumento dei caduti. Usciì dalla “Corte Gadda”, di Via
       Lecco n.20, la Sig.ra Maestra Gerosa, moglie del Colonnello Consonni, Aviatore che
       pilotava gli aerei durante il periodo della guerra. La maestra saputo da noi la
       destinazione (Germania) ci abbracciò molto forte ed energicamente, che me lo
       ricordo come fosse ora. Partimmo con la corriera per Como, che poi da lì ci saremmo
       diretti in Germania con il treno. Ma io scesi a Olgiate Molgora, per poi scappare a
       nascondermi sul Monte S. Genesio. Camminai per 13 km.

27) da Alessandro al nonno Giacomo (1935)
   a) ricordo il giorno prima del 25 aprile quando alcuni partigiani furono uccisi durante
         un’imboscata. Io son andato a cercare mio papà ma non era tra loro ma con altri
         amici in un luogo sicuro. In ricordo di questi partigiani caduti c’è un monumento ai
         caduti a Rovagnate.

28) nonno Luigi
       a) Nel campo dove adesso c’è l’Esselunga mi ricordo perché abbiamo visto dei soldati
       correre verso Osnago e poi era arrivata la notizia che era finita la guerra.
       b) Tutto.
       c) Quando i fascisti avevano trovato due sacchi di grano in stalla che mio papà aveva
       nascosto sotto il fieno e li avevano portati via.

29) nonna Maria
   a) No, non ricordo avevo 5 anni
   b) E’ una cosa molto importante
   c) Ricordo i ragazzi che andavanoin seminario della Consolata (che era sotto casa nostra a
        Montevecchia) che alla sera venivano a mangiare da noi perché avevano fame e non
        avevano nulla. Mentre noi con i campi e le bestie potevamo dar loro qualcosa.
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