INFLUENZA INTERPERSONALE DOVUTA ALLA MAGGIORANZA ED AL PRESTIGIO IN ETÀ EVOLUTIVA
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INFLUENZA INTERPERSONALE DOVUTA ALLA MAGGIORANZA ED AL PRESTIGIO IN ETÀ EVOLUTIVA Filippo Petruccelli* Riassunto. Abbiamo effettuato una ricerca su soggetti della scuola elementare, delle scuole superiori di primo e di secondo grado, con la quale volevamo verificare due ipotesi riguardanti i fenomeni di influenza interpersonale in una situazione percettiva ambigua. Parole chiave. Influenza, percezione ambigua. Summary. It is done a research on subjects of different levels of school to verify two hyphotesis on interpersonal influence in a ambiguous perception situation. Key Words, Influence, ambiguous perceptions. Introduzione Questa ricerca si propone di investigare sotto quali aspetti si può manifestare l’influenza sociale in soggetti di età scolare, dalla scuola elementare alla suola media superiore, per ottenere una * Docente di Psicologia dello Sviluppo, Università degli Studi di Cassino. QUALE Psicologia, 2005, 25 16
descrizione dell’andamento della suggestionabilità nel periodo evolutivo. L’influenza sociale può essere definita come quel cambiamento che si verifica nei giudizi, nelle opinioni, negli atteggiamenti e nei comportamenti quando un individuo si trova ad essere esposto a giudizi, opinioni atteggiamenti e comportamenti degli altri individui (De Montmollin, 1977). Abbiamo voluto sperimentare due tipi di influenza definite la prima influenza dovuta alla maggioranza, che si manifesta nella tendenza a conformarsi all’opinione predominante in un gruppo, assecondando la pressione normativa o informativa per giungere ad un giudizio condiviso e ad una posizione comune; la seconda suggestione dovuta al prestigio, che si evidenzia nella tendenza a modificare i giudizi espressi in accordo con le opinioni di una fonte dotata di prestigio. Tra le prime ricerche sui processi di influenza sociale nei gruppi vanno annoverate quelle eseguite da Muzafer Sherif (1935, 1936) che descrivono l’emergenza di norme in gruppi esposti a situazioni percettive ambigue; Sherif studiò la percezione di uno stimolo percettivo ambiguo, un punto luminoso all’interno di una stanza completamente buia il quale, per effetto di un’illusione ottica, sembrava essere in movimento (effetto autocinetico). Se i soggetti dell’esperimento venivano fatti interagire in gruppo, le valutazioni degli spostamenti percepiti tendevano a convergere verso una stima comune: emergeva una sorta di norma di gruppo, inoltre essa permaneva anche quando i soggetti venivano nuovamente sottoposti alla prova individualmente. Secondo Sherif, la convergenza dei soggetti verso una stima comune non era legata ad una tendenza a compiacere pubblicamente gli altri, ma piuttosto al fatto che il giudizio degli altri poteva essere utilizzato come fonte di ulteriore informazione in una condizione nella quale gli stimoli sensoriali fossero ambigui. I risultati delle ricerche condotte da Sherif mostrano come il contatto con gli altri possa influenzare il nostro modo di percepire la realtà, creando una sorta di norma percettiva di gruppo. Le conclusioni che si traggono da queste ricerche e da quelle che ne hanno seguito le linee generali, concordano nell’affermare che quando ci troviamo di fronte ad una realtà nuova, ambigua che non sappiamo QUALE Psicologia, 2005, 25 17
comunque come interpretare, noi ci lasciamo influenzare dagli altri, soprattutto se questi si manifestano sicuri di loro stessi e tale influenza può permanere anche in assenza delle persone che ci hanno inizialmente influenzato. Il processo di socializzazione possiamo dire si basi anche su meccanismi simili a questo: i bambini, quando sono posti in situazioni nuove che non comprendono, adottano le interpretazioni degli adulti e queste posizioni possono persistere inconsapevoli per tutta la vita (Mannetti, 2002). Gli studi sulla capacità degli individui di resistere all’influenza di gruppo, riguardanti le “condizioni che inducono gli individui a restare indipendenti o a cedere alle pressioni di un gruppo quando queste vanno in senso contrario ai fatti” (Asch, 1952) sono stati avviati da Solomon Asch a partire dal 1946. Egli creò una situazione percettiva non ambigua ove i soggetti non potessero avere alcun dubbio circa la risposta giusta da dare: l’esperimento veniva presentato come una ricerca sulla percezione visiva e, su sette soggetti presenti nella stanza, sei erano complici dello sperimentatore. L’esperimento consisteva nel dare il proprio giudizio sul confronto tra le lunghezze di alcune linee disegnate su cartone rispetto ad una linea standard. I complici dello sperimentatore si esprimevano sempre per primi e, dopo le prime due prove alle quali davano risposte esatte, cominciavano a fornire sistematicamente delle risposte sbagliate. Nonostante fosse facile individuare quale fosse la risposta corretta, le risposte errate furono il 37% del totale. Sostanzialmente, per spiegare questi fenomeni dovuti alla pressione al conformismo ed alla indipendenza di giudizio, vengono ipotizzati due tipi di processo: il primo mediante il quale vengono alterate la percezione ed il giudizio dell’individuo, ed un altro nel quale sono coinvolti fattori motivazionali ed affettivi (Mannetti, 2002). Nella presente ricerca verrà valutata la pressione al conformismo nella sua componente della pressione informazionale secondo la quale gli individui accettano le opinioni del proprio gruppo, che si basa sull’ipotesi implicita che gli altri hanno più informazioni di noi; essa fa sì che le nostre opinioni cambino in maniera profonda QUALE Psicologia, 2005, 25 18
e che si abbia un’adesione interiore, una sorta di conversione che può far internalizzare le opinioni e le norme del gruppo (Attili, 2000). Secondo Coleman, Blake e Mouton (1958) più un compito di riconoscimento sembra essere ambiguo oppure difficile, più le persone hanno la tendenza a conformarsi ai giudizi espressi dal gruppo. Inoltre, per quanto riguarda l’effetto di polarizzazione del gruppo, si possono citare gli studi effettuati da Fraser, Gouge e Billig (1971) che osservano come in gruppi che hanno opinioni moderate possono giungere, dopo una discussione, ad un’estremizzazione delle posizioni espresse individualmente in precedenza. Sembra quindi che l’estremizzazione vada nella direzione verso cui, in media, i singoli sono già orientati all’inizio, e che venga rafforzata la posizione che era già dominante (Attili, 2000). Gli studi sull’influenza interpersonale eseguiti successivamente a questi non ne modificano le caratteristiche più importanti, seguono le linee guida da essi definite e portano a risultati sostanzialmente simili. Per quanto riguarda la seconda parte del presente esperimento, l’influenza dovuta al prestigio, vanno menzionate le ricerche effettuate all’inizio del secolo da Binet (1900) che si occupò di valutare la suggestionabilità in bambini dai 7 ai 14 anni, collegandola a due fattori principali: il primo si riferisce a un pensiero dominante che si sviluppa all’interno dell’individuo (autosuggestione), che non è il risultato di influenze esterne, ma ha l’effetto di paralizzare il senso critico dei soggetti. Il secondo fattore è esterno all’individuo e riflette l’obbedienza mentale ad altri individui (cit. in Ceci, Bruck, 1993). Binet notò inoltre che gli effetti della suggestione erano causati dalla tendenza dei bambini ad assecondare gli adulti, e diede molta importanza agli effetti dovuti alla pressione sociale. Anche Lipman (1911) e Varendonk (1911) vanno ricordati per aver dato inizio alle ricerche sulla suggestionabilità dei bambini e per aver dato importanza ai fattori sociali quali l’influsso determinato da adulti che rivestivano posizioni autoritarie. Abbiamo valutato quali fossero le caratteristiche dell’emittente del messaggio persuasivo capaci di rendere possibile il processo QUALE Psicologia, 2005, 25 19
di influenza interpersonale. Volendo considerare congiuntamente anche altri studi effettuati sui minori, la fonte del messaggio viene ritenuta tanto più persuasiva quanto più è ritenuta credibile, esperta (Turner, 1991) nell’argomento trattato, degna di fiducia e priva di aspetti pregiudiziali (Hovland e Weis, 1951); se è giudicata attraente (Kelman, 1961; Chaiken, 1980); se viene ritenuta simile a se stessi (Brock 1965; Dembrowsky, Lasater e Ramierez, 1978; Wiesman, 1985); se le sue intenzioni persuasive non sono esplicite (Hass e Grady, 1975; Petty e Cacioppo, 1979); se i soggetti non percepiscono nel messaggio una minaccia per la loro libertà di dire e fare ciò che desiderano (teoria della reattanza, Brehm e Brehm, 1981); se i contenuti del messaggio non sono legati ad alcun vantaggio personale dell’emittente (Eagly, Wood e Chaiken 1978). Abbiamo tenuto in considerazione i più importanti tra questi fattori, per costruire l’immagine di un adulto che potesse essere visto come una persona dotata del sufficiente prestigio. Per “suggestionabilità” Ceci e Bruck (1993) intendono il grado con cui i bambini, nel codificare e riportare eventi, possano essere influenzati da una gamma di fattori sociali e psicologici; questa definizione è certamente più ampia rispetto a quella che vedeva la suggestione come la misura con cui gli individui acquisiscono informazioni e successivamente le rielaborano e le modificano inconsapevolmente. Infatti, la suggestione sembra essere un fenomeno complesso che può derivare da fattori sociali, motivazionali, cognitivi, può essere consapevole o inconsapevole e può essere legata o no a fenomeni di rielaborazione della memoria. Quel che interessa in questo esperimento sono soprattutto i fattori psicosociali che influiscono sulla suggestionabilità in età evolutiva. Alcuni studi sui fattori dovuti al contesto eseguiti in ambito giudiziario confermano che il ruolo ricoperto da chi intervista un minore, il luogo, le modalità influiscono sul tipo di risposte fornite (Warren e McGough, 1996; Ceci e Bruck, 1993); ha molta importanza un contesto di tipo intimidatorio o accusatorio (Tobey e Goodman, 1992; Bussey et al., 1993; Lepore e Sesco, 1994); lo status sociale di chi interroga (Ceci et al., 1987; Goodman et al., 1991; Tobey e Goodman, 1992; Ceci e Bruck, QUALE Psicologia, 2005, 25 20
1995); il fatto che chi formula le domande sia o no a conoscenza degli eventi su cui verte l’intervista esercita un maggiore effetto di suggestione sulla risposta dei bambini rispetto a chi non ne è a conoscenza (Toglia et al., 1992). E’ importante notare come sia stato rilevato che la suggestione può variare in funzione dell’età (ad esempio Cohen e Harnick, 1980; King e Yuille, 1987; Ceci et al., 1987; Ornstein et al., 1992; Bruck e Ceci, 1999). Inoltre, nell’esperimento che abbiamo condotto, prevediamo che possano esserci degli effetti dovuti a fenomeni come la conversione (conformarsi pubblicamente e privatamente), l’acquiescenza (conformarsi pubblicamente ma non privatamente), l’indipendenza (non conformarsi né pubblicamente, né privatamente) (Nail, 1986). Ipotesi Le ipotesi formulate nella presente ricerca sono: − La suggestionabilità dovuta alla maggioranza tende a decrescere con l’aumentare dell’età. − La suggestionabilità dovuta al prestigio tende a decrescere con l’aumentare dell’età. Le ipotesi operative della presente ricerca sono: − Il giudizio relativo alla percezione della lunghezza del lato di un quadrato di misura non nota, tenderà a modificarsi dopo un colloquio di 5 minuti relativo alla medesima lunghezza con gli altri soggetti del gruppo. Si prevede che il giudizio dei soggetti convergerà verso la moda dei giudizi espressi inizialmente. Si prevede che l’effetto si attenui progressivamente con l’aumentare dell’età dei soggetti. − La valutazione su una scala di tristezza/allegria di una figura ambigua opportunamente costruita per avere una valenza emotiva neutra, tenderà a spostarsi verso l’allegria se i soggetti saranno esposti alla pressione informativa di un adulto dotato del sufficiente prestigio, per 4 minuti. Si prevede che l’effetto si attenui progressivamente con l’aumentare dell’età. QUALE Psicologia, 2005, 25 21
Metodo Soggetti I medesimi soggetti sono stati sottoposti alle due prove in due giornate consecutive differenti, nella prima è stato eseguito l’esperimento relativo all’influenza da maggioranza, nella seconda quello relativo all’influenza da prestigio. Sono stati scelti soggetti che appartenessero a gruppi da ritenersi consolidati e che avessero una conoscenza reciproca già strutturata, assumendo che una convivenza nel contesto scolastico comune, nella stessa classe, di almeno un anno potesse favorire i processi interazionali e lo scambio di opinioni; inoltre l’esperimento è avvenuto nelle aule scolastiche nell’orario delle lezioni curricolari, per cercare di mantenere i soggetti il più vicino possibile ad una condizione reale. Sono state scelte delle scuole nel territorio che rappresenta il bacino di affluenza dell’Università degli Studi di Cassino e, per la scuola media superiore, data l’ampia tipologia di istituti, la scelta è stata effettuata in modo che i differenti tipi di istituti fossero rappresentati in modo il più possibile eterogeneo, escludendo i licei artistici. L’assegnazione delle classi all’interno di ogni scuola è stata casuale, così come l’assegnazione delle stesse classi ai gruppi sperimentali e di controllo. La valutazione relativa ad eventuali differenze iniziali tra i gruppi sperimentali ed i gruppi di controllo relativi ad ogni fascia di età non ha dato risultati statisticamente significativi, sono stati quindi considerati equivalenti. Scuola elementare Il campione appartenente alla scuola elementare è composto da un totale di 198 soggetti (102 maschi e 96 femmine) di età media di 9,9 anni, suddiviso in gruppo sperimentale per un totale di 111 soggetti (53 maschi e 58 femmine), e gruppo di controllo per un totale di 87 soggetti (49 maschi e 38 femmine). La dimensione media dei singoli gruppi/classi è di 18 soggetti. QUALE Psicologia, 2005, 25 22
Scuola media inferiore Il campione appartenente alla scuola media inferiore è composto da un totale di 230 soggetti (121 maschi e 109 femmine) di età media 12,4 anni, suddiviso in gruppo sperimentale per un totale di 124 soggetti (69 maschi e 55 femmine), e gruppo di controllo per un totale di 106 soggetti (52 maschi e 54 femmine). La dimensione media dei singoli gruppi/classi è di 19,2 soggetti. Scuola media superiore Il campione appartenente alla scuola media superiore è composto da un totale di 360 soggetti (143 maschi e 217 femmine) di età media 15,7 anni, suddiviso in gruppo sperimentale per un totale di 196 soggetti (70 maschi e 120 femmine), e gruppo di controllo per un totale di 164 soggetti (67 maschi e 97 femmine). La dimensione media dei singoli gruppi/classi è di 18,9 soggetti. Disegno della ricerca Influenza dovuta alla maggioranza Lo stimolo è rappresentato da un quadrato di lato 19 cm. disegnato in nero su carta bianca, che viene presentato in ogni classe appoggiandolo alla lavagna. Nella fase di pre-test, si richiede ai soggetti di scrivere la lunghezza del lato di questo quadrato su dei foglietti di carta anonimi precedentemente consegnati dagli sperimentatori, poi subito ritirati. Nel gruppo sperimentale i soggetti sono motivati ed invitati dagli sperimentatori ad interagire per 5 minuti, e sono spinti a confrontarsi ed a colloquiare tra loro a proposito della lunghezza del lato del quadrato. Nel gruppo di controllo i soggetti non venivano fatti interagire tra loro ma venivano intrattenuti dagli sperimentatori con domande rivolte al gruppo e riguardanti argomenti neutri rispetto allo stimolo, per le elementari venivano fatte domande su quali fossero i programmi televisivi preferiti, per le medie inferiori e superiori si chiedevano quali fossero le materie preferite e perché. QUALE Psicologia, 2005, 25 23
Dopodiché si procedeva con la fase post-test, in cui, dopo aver consegnato dei nuovi foglietti, si chiedeva ai soggetti di scrivere nuovamente la misura del lato del quadrato; l’invito era loro rivolto dicendogli che non importava ricordarsi la prima valutazione che essi avevano fornito, ma di fornire la valutazione che ritenevano giusta in quel preciso istante, che poteva comunque essere la stessa di prima oppure diversa, e che questo non era un esame o un compito in classe, ricordandogli che in ogni caso le informazioni erano anonime. Influenza dovuta al prestigio Lo stimolo è rappresentato da un disegno effettuato da P. Bonaiuto, F. Petruccelli e A. M. Giannini (1982), studiato apposta per avere una valenza emotiva neutra ma, nella nostra esperienza, abbiamo notato che l’effetto della prima impressione del disegno tendeva ad essere leggermente verso l’area della tristezza. Esso veniva presentato in ogni classe appoggiandolo alla lavagna. Il giudizio relativo al disegno veniva espresso su dei foglietti anonimi dove era possibile apporre una croce su una scala Likert a 7 punti, da “molto triste” a “molto allegro”. Nella fase pre-test si mostrava ai soggetti il disegno e nel presentare le istruzioni su cosa dovessero fare li si informava (per il gruppo sperimentale) che di lì a poco sarebbe arrivato un critico d’arte proveniente dall’Università di Cassino e docente all’università, che gli avrebbe descritto la figura in modo dettagliato, mentre per il gruppo di controllo li si informava che di lì a poco sarebbe arrivata la stessa persona, che voleva fargli alcune domande riguardanti un’eventuale scelta universitaria. Quindi venivano invitati ad esprimere il loro giudizio sui foglietti, che venivano subito ritirati. Nel gruppo sperimentale veniva quindi introdotto il critico d’arte/professore universitario che era presentato dagli sperimentatori alla classe. Dopo una breve presentazione delle sue qualifiche, per 5 minuti il critico descriveva il disegno come un’opera di V. Kandinskij eseguita nello stesso giorno in cui gli veniva consegnato il premio dell’Accademia delle Arti di Parigi che lo incoronava come uno dei più grandi artisti del mondo, che QUALE Psicologia, 2005, 25 24
il titolo dell’opera era “Allegria”, dipinto per esprimere tutta la sua gioia per essere diventato finalmente ricco e famoso, si parlava dell’“Astrattismo Lirico” dell’artista, cioè della capacità di raffigurare un’emozione senza oggetti riconoscibili, del fatto che un vero artista, come lui del resto, è in grado di dipingere e far rivivere esattamente l’emozione che ha ispirato l’opera in chi la osserva. Nel gruppo di controllo, il complice faceva ai soggetti delle domande relative alle loro preferenze scolastiche o, per le fasce di età più elevate, relative ad una loro eventuale scelta universitaria, illustrando quali sono le facoltà presenti sul territorio, come fosse un piccolo intervento di indagine e di orientamento verso la scelta universitaria. Nella fase di post-test il professore chiedeva agli sperimentatori suoi assistenti di ridistribuire dei nuovi foglietti, e chiedeva ai soggetti di guardare con attenzione quel disegno come se fosse la prima volta che lo osservavano, di attendere per qualche istante l’ispirazione, e di dare la valutazione che ritenevano giusta in quel preciso istante, che poteva comunque essere la stessa di prima oppure diversa, e che questo non era un esame o un compito in classe, ricordandogli che in ogni caso le informazioni erano anonime. Risultati Abbiamo verificato che non vi è una differenza significativa tra i gruppi sperimentali e quelli di controllo nel pre-test, abbiamo accertato che non vi sono differenze significative tra pre e post- test nei gruppi di controllo, quindi, dopo uno screening preliminare dei dati siamo passati alla elaborazione definitiva. Scuola elementare Influenza dovuta alla maggioranza L’influenza dovuta al colloquio di gruppo ha dato dei risultati statisticamente significativi, elaborati con il test di Mc Nemar (χ² QUALE Psicologia, 2005, 25 25
= 12,34; p
Influenza dovuta al prestigio La suggestione dovuta al prestigio ha dato dei risultati statisticamente significativi (Mann-Withney = 11292,50; z = - 4,939; p
gruppi di grandezza media di 18,7 soggetti, e che il cambiamento di opinione si differenzia in base all’età. Non è possibile valutare con certezza se ci troviamo di fronte a fenomeni di “conversione”, vale a dire se i soggetti si sono conformati all’influenza sia privatamente che pubblicamente, oppure ad “acquiescenza”, conformarsi pubblicamente ma non privatamente, invece possiamo valutare più concretamente la condizione di “indipendenza”, non conformarsi né pubblicamente né privatamente (Nail, 1986) nei soggetti che non si sono spostati tra pre e post-test (22,5% nelle elementari, 25% nelle medie, 46,4% nelle superiori). I foglietti per scrivere l’opinione dei soggetti sono stati dati ad ognuno singolarmente, i partecipanti sono stati informati sul totale anonimato delle loro risposte e sono stati invitati a rispondere ognuno per sé, ma nella situazione concreta dell’esperimento abbiamo notato che vi sono stati diversi contatti tra i soggetti e probabilmente non si può affermare con certezza che le risposte siano state date in maniera strettamente privata. Infatti negli studi precedenti (Asch, 1956; Deutsch e Gerard 1955; Campbell e Fairey, 1989) è stato riscontrato che vi possono essere alcune differenze nelle risposte fornite dai soggetti se posti nella condizione di fornire un giudizio di fronte ad altre persone oppure privatamente. QUALE Psicologia, 2005, 25 28
Tab. 1: Suggestione dovuta al prestigio – percentuali relative agli spostamenti tra pre e post-test Gruppo sperimentale Elementari Medie Superiori Verso 66,2 75,6 % 44,9 % “allegria” % Spostamenti Nessuno 25,0 22,5 % 46,4 % spostamento % Verso 1,8 % 8,8 % 8,7 % “tristezza” Gruppo di controllo Elementari Medie Superiori 13,7 % 27,3 % 20,1 % 71,3 % 42,5 % 54,9 % 14,8 % 30,2 % 25,0 % QUALE Psicologia, 2005, 25 29
Tab. 2: Suggestione dovuta al prestigio – differenza tra le medie di pre e post-test nei gruppi sperimentali 2,5 2 Elementari 1,5 Medie 1 Superiori 0,5 0 Elementari Medie Superiori Diff. tra le 1,92 1,23 0,64 medie Nella parte della ricerca che riguarda l’influenza dovuta alla maggioranza, abbiamo riscontrato che solo nelle classi elementari si possono mostrare dei risultati statisticamente significativi (p
norma (Williams, 1997). Fattori che invece possono essere contrari al conformismo sono stati individuati nella cultura occidentale che valorizza l’indipendenza e non valuta favorevolmente il conformismo, per cui spesso le persone sono spinte a scegliere se cedere alle pressioni della maggioranza o se dimostrare il proprio coraggio e la forza della proprio carattere pur affrontando la reazione negativa del gruppo (Collins e Brief, 1995); il bisogno di dimostrare di avere un identità unica dimostrando di essere diversi dagli altri (Maslach et al., 1987); la forza del bisogno di individuazione che spinge ad essere diversi dalla maggioranza (Snyder e Fromkin, 1980); il desiderio di mantenere il controllo sulla libertà di scelta evitando di cedere alle pressioni della maggioranza (Burger, 1987); l’influenza della minoranza che riduce la forza della pressione della maggioranza (Moscovici, 1976); la presenza di almeno un membro deviante rispetto alla norma gruppale (Allen e Levine, 1969). Dall’elevato numero di fattori che sono stati riscontrati nella letteratura sulla tendenza al conformismo, la configurazione di elementi che possono intervenire nell’ambito di questo disegno di ricerca è decisamente complessa. Da un punto di vista della psicologia sociale, sembrerebbe quindi che i fattori menzionati a favore del conformismo intervengano sul gruppo di bambini di età media di 9,9 anni, mentre nelle altre fasce di età considerate si può interpretare che i fattori contrari al conformismo abbiano un influsso predominante. Possono essere evidenziate le classiche differenze nell’assimilazione al gruppo di pari: mentre nei gruppi di bambini le norme sono spesso mantenute e rinforzate ridicolizzando i non conformisti (Adler et al., 1992), nei gruppi di maggiore età non è necessaria una vera e propria pressione al conformismo. Negli esperimenti effettuati da Asch non era presente alcuna pressione manifesta, eppure i soggetti bersaglio si conformavano in maniera significativa alla maggioranza. L’influenza del gruppo dei pari declina con l’aumentare dell’età, ed il fatto di essere diversi dagli altri ha un impatto sempre minore (Harris, 1995). Negli adolescenti non è sempre necessaria una pressione manifesta al conformismo, poiché la pressione esercitata dal gruppo di pari sembra essere piuttosto un desiderio QUALE Psicologia, 2005, 25 31
di partecipare ad esperienze ritenute importanti nei confronti dell’identità del gruppo (Lightfoot, 1992), e spesso l’uniformità osservata nei gruppi di adolescenti è da attribuirsi in gran parte al fatto che i gruppi si formano perché i ragazzi sono già simili tra loro in partenza (Rowe et al., 1994). Abbiamo previsto di valutare, negli approfondimenti che seguiranno questa ricerca, un gruppo di fattori legati all’autoefficacia regolatoria percepita, per comprendere come l’autoriferimento possa essere legato a fattori protettivi nei confronti di influenze negative esterne sia da parte di adulti che di coetanei; terremo conto, inoltre, di fattori quale l’emotività, l’identità corporea, le relazioni familiari, l’adattamento sociale e l’adattamento scolastico. Bibliografia Adler P.A., Kless S.J., Adler P. (1992), Socialization to gender roles: Popularity among elementary school boys and girls, Sociology of Education, 65, 169–187. Allen V.L, Levine J.M. (1969), Consensus and conformity, Journal of experimental Social Psychology, 5, 389-99. Asch S. (1946), Forming impression of personality, Journal of Abnormal and Social Psychology, 41, 1230-40. Asch S. (1952), Social Psychology, Prentice Hall, New York, trad. it., Psicologia Sociale, SEI, Torino 1989. Asch S. (1956), Studies of independence and conformity, I, A minority of one against a unanimous majority, Psychological Monograph, 79, n. 9. Attili G., Introduzione alla psicologia sociale, Seam, Milano 2000. Bandura A. (1997), Self-efficacy: The exercise of control, W. H. Freemaan and Company, New York, trad. it.: Autoefficacia: Teoria e applicazioni, Erickson, Trento 2000. Baxter J. (1990), The suggestibility of child witnesses: A review, Journal of Applied Cognitive Psychology, 3, 1–15. Binet A. (1900), La suggestibilité, Paris, Schleicher Freres. QUALE Psicologia, 2005, 25 32
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