INFLUENZA INTERPERSONALE DOVUTA ALLA MAGGIORANZA ED AL PRESTIGIO IN ETÀ EVOLUTIVA

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INFLUENZA INTERPERSONALE DOVUTA
    ALLA MAGGIORANZA ED AL PRESTIGIO IN
              ETÀ EVOLUTIVA

                             Filippo Petruccelli*

Riassunto. Abbiamo effettuato una ricerca su soggetti della scuola
elementare, delle scuole superiori di primo e di secondo grado,
con la quale volevamo verificare due ipotesi riguardanti i
fenomeni di influenza interpersonale in una situazione percettiva
ambigua.

Parole chiave. Influenza, percezione ambigua.

Summary. It is done a research on subjects of different levels of
school to verify two hyphotesis on interpersonal influence in a
ambiguous perception situation.

Key Words, Influence, ambiguous perceptions.

Introduzione

Questa ricerca si propone di investigare sotto quali aspetti si può
manifestare l’influenza sociale in soggetti di età scolare, dalla
scuola elementare alla suola media superiore, per ottenere una

*
    Docente di Psicologia dello Sviluppo, Università degli Studi di Cassino.

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descrizione dell’andamento della suggestionabilità nel periodo
evolutivo. L’influenza sociale può essere definita come quel
cambiamento che si verifica nei giudizi, nelle opinioni, negli
atteggiamenti e nei comportamenti quando un individuo si trova
ad essere esposto a giudizi, opinioni atteggiamenti e
comportamenti degli altri individui (De Montmollin, 1977).
Abbiamo voluto sperimentare due tipi di influenza definite la
prima influenza dovuta alla maggioranza, che si manifesta nella
tendenza a conformarsi all’opinione predominante in un gruppo,
assecondando la pressione normativa o informativa per giungere
ad un giudizio condiviso e ad una posizione comune; la seconda
suggestione dovuta al prestigio, che si evidenzia nella tendenza a
modificare i giudizi espressi in accordo con le opinioni di una
fonte dotata di prestigio.
Tra le prime ricerche sui processi di influenza sociale nei gruppi
vanno annoverate quelle eseguite da Muzafer Sherif (1935, 1936)
che descrivono l’emergenza di norme in gruppi esposti a
situazioni percettive ambigue; Sherif studiò la percezione di uno
stimolo percettivo ambiguo, un punto luminoso all’interno di una
stanza completamente buia il quale, per effetto di un’illusione
ottica, sembrava essere in movimento (effetto autocinetico). Se i
soggetti dell’esperimento venivano fatti interagire in gruppo, le
valutazioni degli spostamenti percepiti tendevano a convergere
verso una stima comune: emergeva una sorta di norma di gruppo,
inoltre essa permaneva anche quando i soggetti venivano
nuovamente sottoposti alla prova individualmente. Secondo
Sherif, la convergenza dei soggetti verso una stima comune non
era legata ad una tendenza a compiacere pubblicamente gli altri,
ma piuttosto al fatto che il giudizio degli altri poteva essere
utilizzato come fonte di ulteriore informazione in una condizione
nella quale gli stimoli sensoriali fossero ambigui. I risultati delle
ricerche condotte da Sherif mostrano come il contatto con gli altri
possa influenzare il nostro modo di percepire la realtà, creando
una sorta di norma percettiva di gruppo. Le conclusioni che si
traggono da queste ricerche e da quelle che ne hanno seguito le
linee generali, concordano nell’affermare che quando ci troviamo
di fronte ad una realtà nuova, ambigua che non sappiamo

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comunque come interpretare, noi ci lasciamo influenzare dagli
altri, soprattutto se questi si manifestano sicuri di loro stessi e tale
influenza può permanere anche in assenza delle persone che ci
hanno inizialmente influenzato. Il processo di socializzazione
possiamo dire si basi anche su meccanismi simili a questo: i
bambini, quando sono posti in situazioni nuove che non
comprendono, adottano le interpretazioni degli adulti e queste
posizioni possono persistere inconsapevoli per tutta la vita
(Mannetti, 2002).
Gli studi sulla capacità degli individui di resistere all’influenza di
gruppo, riguardanti le “condizioni che inducono gli individui a
restare indipendenti o a cedere alle pressioni di un gruppo quando
queste vanno in senso contrario ai fatti” (Asch, 1952) sono stati
avviati da Solomon Asch a partire dal 1946. Egli creò una
situazione percettiva non ambigua ove i soggetti non potessero
avere alcun dubbio circa la risposta giusta da dare: l’esperimento
veniva presentato come una ricerca sulla percezione visiva e, su
sette soggetti presenti nella stanza, sei erano complici dello
sperimentatore. L’esperimento consisteva nel dare il proprio
giudizio sul confronto tra le lunghezze di alcune linee disegnate
su cartone rispetto ad una linea standard. I complici dello
sperimentatore si esprimevano sempre per primi e, dopo le prime
due prove alle quali davano risposte esatte, cominciavano a
fornire sistematicamente delle risposte sbagliate. Nonostante fosse
facile individuare quale fosse la risposta corretta, le risposte errate
furono il 37% del totale.
Sostanzialmente, per spiegare questi fenomeni dovuti alla
pressione al conformismo ed alla indipendenza di giudizio,
vengono ipotizzati due tipi di processo: il primo mediante il quale
vengono alterate la percezione ed il giudizio dell’individuo, ed un
altro nel quale sono coinvolti fattori motivazionali ed affettivi
(Mannetti, 2002).
Nella presente ricerca verrà valutata la pressione al conformismo
nella sua componente della pressione informazionale secondo la
quale gli individui accettano le opinioni del proprio gruppo, che si
basa sull’ipotesi implicita che gli altri hanno più informazioni di
noi; essa fa sì che le nostre opinioni cambino in maniera profonda

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e che si abbia un’adesione interiore, una sorta di conversione che
può far internalizzare le opinioni e le norme del gruppo (Attili,
2000). Secondo Coleman, Blake e Mouton (1958) più un compito
di riconoscimento sembra essere ambiguo oppure difficile, più le
persone hanno la tendenza a conformarsi ai giudizi espressi dal
gruppo. Inoltre, per quanto riguarda l’effetto di polarizzazione del
gruppo, si possono citare gli studi effettuati da Fraser, Gouge e
Billig (1971) che osservano come in gruppi che hanno opinioni
moderate possono giungere, dopo una discussione, ad
un’estremizzazione delle posizioni espresse individualmente in
precedenza. Sembra quindi che l’estremizzazione vada nella
direzione verso cui, in media, i singoli sono già orientati all’inizio,
e che venga rafforzata la posizione che era già dominante (Attili,
2000).
Gli studi sull’influenza interpersonale eseguiti successivamente a
questi non ne modificano le caratteristiche più importanti,
seguono le linee guida da essi definite e portano a risultati
sostanzialmente simili.
Per quanto riguarda la seconda parte del presente esperimento,
l’influenza dovuta al prestigio, vanno menzionate le ricerche
effettuate all’inizio del secolo da Binet (1900) che si occupò di
valutare la suggestionabilità in bambini dai 7 ai 14 anni,
collegandola a due fattori principali: il primo si riferisce a un
pensiero dominante che si sviluppa all’interno dell’individuo
(autosuggestione), che non è il risultato di influenze esterne, ma
ha l’effetto di paralizzare il senso critico dei soggetti. Il secondo
fattore è esterno all’individuo e riflette l’obbedienza mentale ad
altri individui (cit. in Ceci, Bruck, 1993). Binet notò inoltre che
gli effetti della suggestione erano causati dalla tendenza dei
bambini ad assecondare gli adulti, e diede molta importanza agli
effetti dovuti alla pressione sociale. Anche Lipman (1911) e
Varendonk (1911) vanno ricordati per aver dato inizio alle
ricerche sulla suggestionabilità dei bambini e per aver dato
importanza ai fattori sociali quali l’influsso determinato da adulti
che rivestivano posizioni autoritarie.
Abbiamo valutato quali fossero le caratteristiche dell’emittente
del messaggio persuasivo capaci di rendere possibile il processo

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di influenza interpersonale. Volendo considerare congiuntamente
anche altri studi effettuati sui minori, la fonte del messaggio viene
ritenuta tanto più persuasiva quanto più è ritenuta credibile,
esperta (Turner, 1991) nell’argomento trattato, degna di fiducia e
priva di aspetti pregiudiziali (Hovland e Weis, 1951); se è
giudicata attraente (Kelman, 1961; Chaiken, 1980); se viene
ritenuta simile a se stessi (Brock 1965; Dembrowsky, Lasater e
Ramierez, 1978; Wiesman, 1985); se le sue intenzioni persuasive
non sono esplicite (Hass e Grady, 1975; Petty e Cacioppo, 1979);
se i soggetti non percepiscono nel messaggio una minaccia per la
loro libertà di dire e fare ciò che desiderano (teoria della reattanza,
Brehm e Brehm, 1981); se i contenuti del messaggio non sono
legati ad alcun vantaggio personale dell’emittente (Eagly, Wood e
Chaiken 1978). Abbiamo tenuto in considerazione i più importanti
tra questi fattori, per costruire l’immagine di un adulto che potesse
essere visto come una persona dotata del sufficiente prestigio.
Per “suggestionabilità” Ceci e Bruck (1993) intendono il grado
con cui i bambini, nel codificare e riportare eventi, possano essere
influenzati da una gamma di fattori sociali e psicologici; questa
definizione è certamente più ampia rispetto a quella che vedeva la
suggestione come la misura con cui gli individui acquisiscono
informazioni e successivamente le rielaborano e le modificano
inconsapevolmente. Infatti, la suggestione sembra essere un
fenomeno complesso che può derivare da fattori sociali,
motivazionali, cognitivi, può essere consapevole o inconsapevole
e può essere legata o no a fenomeni di rielaborazione della
memoria.
Quel che interessa in questo esperimento sono soprattutto i fattori
psicosociali che influiscono sulla suggestionabilità in età
evolutiva. Alcuni studi sui fattori dovuti al contesto eseguiti in
ambito giudiziario confermano che il ruolo ricoperto da chi
intervista un minore, il luogo, le modalità influiscono sul tipo di
risposte fornite (Warren e McGough, 1996; Ceci e Bruck, 1993);
ha molta importanza un contesto di tipo intimidatorio o
accusatorio (Tobey e Goodman, 1992; Bussey et al., 1993; Lepore
e Sesco, 1994); lo status sociale di chi interroga (Ceci et al., 1987;
Goodman et al., 1991; Tobey e Goodman, 1992; Ceci e Bruck,

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1995); il fatto che chi formula le domande sia o no a conoscenza
degli eventi su cui verte l’intervista esercita un maggiore effetto di
suggestione sulla risposta dei bambini rispetto a chi non ne è a
conoscenza (Toglia et al., 1992). E’ importante notare come sia
stato rilevato che la suggestione può variare in funzione dell’età
(ad esempio Cohen e Harnick, 1980; King e Yuille, 1987; Ceci et
al., 1987; Ornstein et al., 1992; Bruck e Ceci, 1999).
Inoltre, nell’esperimento che abbiamo condotto, prevediamo che
possano esserci degli effetti dovuti a fenomeni come la
conversione (conformarsi pubblicamente e privatamente),
l’acquiescenza      (conformarsi       pubblicamente      ma      non
privatamente),      l’indipendenza       (non      conformarsi     né
pubblicamente, né privatamente) (Nail, 1986).

Ipotesi

Le ipotesi formulate nella presente ricerca sono:
−   La suggestionabilità dovuta alla maggioranza tende a
    decrescere con l’aumentare dell’età.
−   La suggestionabilità dovuta al prestigio tende a decrescere
    con l’aumentare dell’età.
Le ipotesi operative della presente ricerca sono:
−   Il giudizio relativo alla percezione della lunghezza del lato di
    un quadrato di misura non nota, tenderà a modificarsi dopo
    un colloquio di 5 minuti relativo alla medesima lunghezza
    con gli altri soggetti del gruppo. Si prevede che il giudizio dei
    soggetti convergerà verso la moda dei giudizi espressi
    inizialmente. Si prevede che l’effetto si attenui
    progressivamente con l’aumentare dell’età dei soggetti.
−   La valutazione su una scala di tristezza/allegria di una figura
    ambigua opportunamente costruita per avere una valenza
    emotiva neutra, tenderà a spostarsi verso l’allegria se i
    soggetti saranno esposti alla pressione informativa di un
    adulto dotato del sufficiente prestigio, per 4 minuti. Si
    prevede che l’effetto si attenui progressivamente con
    l’aumentare dell’età.

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Metodo

Soggetti
I medesimi soggetti sono stati sottoposti alle due prove in due
giornate consecutive differenti, nella prima è stato eseguito
l’esperimento relativo all’influenza da maggioranza, nella seconda
quello relativo all’influenza da prestigio.
Sono stati scelti soggetti che appartenessero a gruppi da ritenersi
consolidati e che avessero una conoscenza reciproca già
strutturata, assumendo che una convivenza nel contesto scolastico
comune, nella stessa classe, di almeno un anno potesse favorire i
processi interazionali e lo scambio di opinioni; inoltre
l’esperimento è avvenuto nelle aule scolastiche nell’orario delle
lezioni curricolari, per cercare di mantenere i soggetti il più vicino
possibile ad una condizione reale.
Sono state scelte delle scuole nel territorio che rappresenta il
bacino di affluenza dell’Università degli Studi di Cassino e, per la
scuola media superiore, data l’ampia tipologia di istituti, la scelta
è stata effettuata in modo che i differenti tipi di istituti fossero
rappresentati in modo il più possibile eterogeneo, escludendo i
licei artistici.
L’assegnazione delle classi all’interno di ogni scuola è stata
casuale, così come l’assegnazione delle stesse classi ai gruppi
sperimentali e di controllo.
La valutazione relativa ad eventuali differenze iniziali tra i gruppi
sperimentali ed i gruppi di controllo relativi ad ogni fascia di età
non ha dato risultati statisticamente significativi, sono stati quindi
considerati equivalenti.

Scuola elementare
Il campione appartenente alla scuola elementare è composto da un
totale di 198 soggetti (102 maschi e 96 femmine) di età media di
9,9 anni, suddiviso in gruppo sperimentale per un totale di 111
soggetti (53 maschi e 58 femmine), e gruppo di controllo per un
totale di 87 soggetti (49 maschi e 38 femmine). La dimensione
media dei singoli gruppi/classi è di 18 soggetti.

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Scuola media inferiore
Il campione appartenente alla scuola media inferiore è composto
da un totale di 230 soggetti (121 maschi e 109 femmine) di età
media 12,4 anni, suddiviso in gruppo sperimentale per un totale di
124 soggetti (69 maschi e 55 femmine), e gruppo di controllo per
un totale di 106 soggetti (52 maschi e 54 femmine). La
dimensione media dei singoli gruppi/classi è di 19,2 soggetti.

Scuola media superiore
Il campione appartenente alla scuola media superiore è composto
da un totale di 360 soggetti (143 maschi e 217 femmine) di età
media 15,7 anni, suddiviso in gruppo sperimentale per un totale di
196 soggetti (70 maschi e 120 femmine), e gruppo di controllo per
un totale di 164 soggetti (67 maschi e 97 femmine). La
dimensione media dei singoli gruppi/classi è di 18,9 soggetti.

Disegno della ricerca

Influenza dovuta alla maggioranza
Lo stimolo è rappresentato da un quadrato di lato 19 cm.
disegnato in nero su carta bianca, che viene presentato in ogni
classe appoggiandolo alla lavagna. Nella fase di pre-test, si
richiede ai soggetti di scrivere la lunghezza del lato di questo
quadrato su dei foglietti di carta anonimi precedentemente
consegnati dagli sperimentatori, poi subito ritirati.
Nel gruppo sperimentale i soggetti sono motivati ed invitati dagli
sperimentatori ad interagire per 5 minuti, e sono spinti a
confrontarsi ed a colloquiare tra loro a proposito della lunghezza
del lato del quadrato.
Nel gruppo di controllo i soggetti non venivano fatti interagire tra
loro ma venivano intrattenuti dagli sperimentatori con domande
rivolte al gruppo e riguardanti argomenti neutri rispetto allo
stimolo, per le elementari venivano fatte domande su quali fossero
i programmi televisivi preferiti, per le medie inferiori e superiori
si chiedevano quali fossero le materie preferite e perché.

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Dopodiché si procedeva con la fase post-test, in cui, dopo aver
consegnato dei nuovi foglietti, si chiedeva ai soggetti di scrivere
nuovamente la misura del lato del quadrato; l’invito era loro
rivolto dicendogli che non importava ricordarsi la prima
valutazione che essi avevano fornito, ma di fornire la valutazione
che ritenevano giusta in quel preciso istante, che poteva
comunque essere la stessa di prima oppure diversa, e che questo
non era un esame o un compito in classe, ricordandogli che in
ogni caso le informazioni erano anonime.

Influenza dovuta al prestigio
Lo stimolo è rappresentato da un disegno effettuato da P.
Bonaiuto, F. Petruccelli e A. M. Giannini (1982), studiato apposta
per avere una valenza emotiva neutra ma, nella nostra esperienza,
abbiamo notato che l’effetto della prima impressione del disegno
tendeva ad essere leggermente verso l’area della tristezza. Esso
veniva presentato in ogni classe appoggiandolo alla lavagna.
Il giudizio relativo al disegno veniva espresso su dei foglietti
anonimi dove era possibile apporre una croce su una scala Likert a
7 punti, da “molto triste” a “molto allegro”.
Nella fase pre-test si mostrava ai soggetti il disegno e nel
presentare le istruzioni su cosa dovessero fare li si informava (per
il gruppo sperimentale) che di lì a poco sarebbe arrivato un critico
d’arte proveniente dall’Università di Cassino e docente
all’università, che gli avrebbe descritto la figura in modo
dettagliato, mentre per il gruppo di controllo li si informava che di
lì a poco sarebbe arrivata la stessa persona, che voleva fargli
alcune domande riguardanti un’eventuale scelta universitaria.
Quindi venivano invitati ad esprimere il loro giudizio sui foglietti,
che venivano subito ritirati.
Nel gruppo sperimentale veniva quindi introdotto il critico
d’arte/professore universitario che era presentato dagli
sperimentatori alla classe. Dopo una breve presentazione delle sue
qualifiche, per 5 minuti il critico descriveva il disegno come
un’opera di V. Kandinskij eseguita nello stesso giorno in cui gli
veniva consegnato il premio dell’Accademia delle Arti di Parigi
che lo incoronava come uno dei più grandi artisti del mondo, che

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il titolo dell’opera era “Allegria”, dipinto per esprimere tutta la
sua gioia per essere diventato finalmente ricco e famoso, si
parlava dell’“Astrattismo Lirico” dell’artista, cioè della capacità
di raffigurare un’emozione senza oggetti riconoscibili, del fatto
che un vero artista, come lui del resto, è in grado di dipingere e far
rivivere esattamente l’emozione che ha ispirato l’opera in chi la
osserva.
Nel gruppo di controllo, il complice faceva ai soggetti delle
domande relative alle loro preferenze scolastiche o, per le fasce di
età più elevate, relative ad una loro eventuale scelta universitaria,
illustrando quali sono le facoltà presenti sul territorio, come fosse
un piccolo intervento di indagine e di orientamento verso la scelta
universitaria.
Nella fase di post-test il professore chiedeva agli sperimentatori
suoi assistenti di ridistribuire dei nuovi foglietti, e chiedeva ai
soggetti di guardare con attenzione quel disegno come se fosse la
prima volta che lo osservavano, di attendere per qualche istante
l’ispirazione, e di dare la valutazione che ritenevano giusta in quel
preciso istante, che poteva comunque essere la stessa di prima
oppure diversa, e che questo non era un esame o un compito in
classe, ricordandogli che in ogni caso le informazioni erano
anonime.

Risultati

Abbiamo verificato che non vi è una differenza significativa tra i
gruppi sperimentali e quelli di controllo nel pre-test, abbiamo
accertato che non vi sono differenze significative tra pre e post-
test nei gruppi di controllo, quindi, dopo uno screening
preliminare dei dati siamo passati alla elaborazione definitiva.

Scuola elementare

Influenza dovuta alla maggioranza
L’influenza dovuta al colloquio di gruppo ha dato dei risultati
statisticamente significativi, elaborati con il test di Mc Nemar (χ²

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= 12,34; p
Influenza dovuta al prestigio
La suggestione dovuta al prestigio ha dato dei risultati
statisticamente significativi (Mann-Withney = 11292,50; z = -
4,939; p
gruppi di grandezza media di 18,7 soggetti, e che il cambiamento
di opinione si differenzia in base all’età.
Non è possibile valutare con certezza se ci troviamo di fronte a
fenomeni di “conversione”, vale a dire se i soggetti si sono
conformati all’influenza sia privatamente che pubblicamente,
oppure ad “acquiescenza”, conformarsi pubblicamente ma non
privatamente, invece possiamo valutare più concretamente la
condizione di “indipendenza”, non conformarsi né pubblicamente
né privatamente (Nail, 1986) nei soggetti che non si sono spostati
tra pre e post-test (22,5% nelle elementari, 25% nelle medie,
46,4% nelle superiori). I foglietti per scrivere l’opinione dei
soggetti sono stati dati ad ognuno singolarmente, i partecipanti
sono stati informati sul totale anonimato delle loro risposte e sono
stati invitati a rispondere ognuno per sé, ma nella situazione
concreta dell’esperimento abbiamo notato che vi sono stati diversi
contatti tra i soggetti e probabilmente non si può affermare con
certezza che le risposte siano state date in maniera strettamente
privata. Infatti negli studi precedenti (Asch, 1956; Deutsch e
Gerard 1955; Campbell e Fairey, 1989) è stato riscontrato che vi
possono essere alcune differenze nelle risposte fornite dai soggetti
se posti nella condizione di fornire un giudizio di fronte ad altre
persone oppure privatamente.

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Tab. 1: Suggestione dovuta al prestigio – percentuali relative
agli spostamenti tra pre e post-test

                                 Gruppo sperimentale

                                 Elementari Medie Superiori

                 Verso                        66,2
                                 75,6 %               44,9 %
                 “allegria”                   %

   Spostamenti Nessuno                        25,0
                           22,5 %                     46,4 %
               spostamento                    %
                 Verso
                                 1,8 %        8,8 % 8,7 %
                 “tristezza”

                        Gruppo di controllo

          Elementari    Medie             Superiori

          13,7 %        27,3 %            20,1 %

          71,3 %        42,5 %            54,9 %

          14,8 %        30,2 %            25,0 %

QUALE Psicologia, 2005, 25                                     29
Tab. 2: Suggestione dovuta al prestigio – differenza tra le medie
di pre e post-test nei gruppi sperimentali

                     2,5

                       2           Elementari

                     1,5
                                                Medie
                       1
                                                            Superiori
                     0,5

                       0
                             Elementari     Medie       Superiori
              Diff. tra le     1,92         1,23          0,64
              medie

Nella parte della ricerca che riguarda l’influenza dovuta alla
maggioranza,       abbiamo riscontrato che solo nelle classi
elementari si possono mostrare dei risultati statisticamente
significativi (p
norma (Williams, 1997). Fattori che invece possono essere
contrari al conformismo sono stati individuati nella cultura
occidentale che valorizza l’indipendenza e non valuta
favorevolmente il conformismo, per cui spesso le persone sono
spinte a scegliere se cedere alle pressioni della maggioranza o se
dimostrare il proprio coraggio e la forza della proprio carattere
pur affrontando la reazione negativa del gruppo (Collins e Brief,
1995); il bisogno di dimostrare di avere un identità unica
dimostrando di essere diversi dagli altri (Maslach et al., 1987); la
forza del bisogno di individuazione che spinge ad essere diversi
dalla maggioranza (Snyder e Fromkin, 1980); il desiderio di
mantenere il controllo sulla libertà di scelta evitando di cedere alle
pressioni della maggioranza (Burger, 1987); l’influenza della
minoranza che riduce la forza della pressione della maggioranza
(Moscovici, 1976); la presenza di almeno un membro deviante
rispetto alla norma gruppale (Allen e Levine, 1969).
Dall’elevato numero di fattori che sono stati riscontrati nella
letteratura sulla tendenza al conformismo, la configurazione di
elementi che possono intervenire nell’ambito di questo disegno di
ricerca è decisamente complessa. Da un punto di vista della
psicologia sociale, sembrerebbe quindi che i fattori menzionati a
favore del conformismo intervengano sul gruppo di bambini di età
media di 9,9 anni, mentre nelle altre fasce di età considerate si
può interpretare che i fattori contrari al conformismo abbiano un
influsso predominante. Possono essere evidenziate le classiche
differenze nell’assimilazione al gruppo di pari: mentre nei gruppi
di bambini le norme sono spesso mantenute e rinforzate
ridicolizzando i non conformisti (Adler et al., 1992), nei gruppi di
maggiore età non è necessaria una vera e propria pressione al
conformismo. Negli esperimenti effettuati da Asch non era
presente alcuna pressione manifesta, eppure i soggetti bersaglio si
conformavano in maniera significativa alla maggioranza.
L’influenza del gruppo dei pari declina con l’aumentare dell’età,
ed il fatto di essere diversi dagli altri ha un impatto sempre minore
(Harris, 1995). Negli adolescenti non è sempre necessaria una
pressione manifesta al conformismo, poiché la pressione
esercitata dal gruppo di pari sembra essere piuttosto un desiderio

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di partecipare ad esperienze ritenute importanti nei confronti
dell’identità del gruppo (Lightfoot, 1992), e spesso l’uniformità
osservata nei gruppi di adolescenti è da attribuirsi in gran parte al
fatto che i gruppi si formano perché i ragazzi sono già simili tra
loro in partenza (Rowe et al., 1994).
Abbiamo previsto di valutare, negli approfondimenti che
seguiranno questa ricerca, un gruppo di fattori legati
all’autoefficacia regolatoria percepita, per comprendere come
l’autoriferimento possa essere legato a fattori protettivi nei
confronti di influenze negative esterne sia da parte di adulti che di
coetanei; terremo conto, inoltre, di fattori quale l’emotività,
l’identità corporea, le relazioni familiari, l’adattamento sociale e
l’adattamento scolastico.

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