INFLUENZA DI ALCUNI PARAMETRI SULL'AMPLIFICAZIONE SISMICA A SAN GIULIANO DI PUGLIA (CB)
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GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 T. Sanò Via Basento 58, Roma INFLUENZA DI ALCUNI PARAMETRI SULL’AMPLIFICAZIONE SISMICA A SAN GIULIANO DI PUGLIA (CB) Riassunto. Questo lavoro è stato sviluppato nell’ambito dello studio di microzonazione sismica di San Giuliano di Puglia (CB), il comune maggiormente colpito dall’evento sismico del 31-10-2003. Un aspetto fondamentale in studi di questo genere è la quantificazione dell’amplificazione del moto sismico di riferimento. Lo scopo del lavoro è stato quello di studiare l’influenza sull’amplificazione di alcuni aspetti importanti quali la scelta del moto sismico di riferimento, gli spessori e la geometria dei corpi litologici, le caratteristiche meccaniche dei materiali e la direzione di arrivo delle onde sismiche. Allo scopo sono state effettuate analisi numeriche in una e due dimensioni per due scenari possibili, rispettivamente a basso ed alto livello di eccitazione sismica, anche modificando alcuni parametri e gli schemi di calcolo. La prima conclusione importante è che le amplificazioni a basso livello di eccitazione, come quello delle repliche registrate a San Giuliano di Puglia, sono drasticamente differenti da quelle ad alto livello. Una seconda conclusione riguarda l’importanza di una accurata definizione dei profili di velocità e della interpretazione delle indagini geotecniche e geofisiche effettuate allo scopo sul sito. INFLUENCE OF A FEW PARAMETERS UPON THE SEISMIC AMPLIFICATION IN SAN GIULIANO DI PUGLIA (CB) Abstract. This work has been developed in the frame of the seismic microzonation studies of San Giuliano di Puglia (Italy), which has been the most struck village during the 31-10-2003 seismic event. The quantification of the amplification of reference seismic motion is a critical point of such studies. The aim of this work is to investigate the effects of four important parameters, i.e. the choice of the reference seismic motion, the soil layer thickness and geometry, the mechanical properties of soil materials and the direction of impinging waves. 1D and 2D numerical analyses has been carried out for two different scenarios, low and high intensity level, and for different parameters and numerical schemes. A key study conclusion is that the amplification at low intensity, similar to that of the recorded aftershocks, are dramatically different from that at high level. The other key conclusion shows the importance of a careful definition of shear wave velocities and interpretation of in situ investigations. INTRODUZIONE Le caratteristiche stratigrafiche e le proprietà fisiche e meccaniche di terreni di un sito possono modificare l’ampiezza, la durata e il contenuto in frequenza di un moto sismico relativo ad una formazione rocciosa affiorante (moto sismico di riferimento), Il fenomeno, spesso denominato "effetto locale", è una delle cause più importanti degli estesi danneggiamenti prodotti da alcuni terremoti ed è stato documentato in moltissimi casi e messo in evidenza anche negli ultimi terremoti a partire da quello dell’Umbria-Marche (1997-98). La quantificazione di tale effetto è ottenuta spesso mediante analisi numeriche. Dal punto di vista ingegneristico il risultato delle analisi porta alla determinazione dei coefficienti correttivi del moto sismico di riferimento, chiamati anche fattori di amplificazione. Tali fattori servono a modificare un carico sismico di riferimento agente sulle strutture, in funzione dell’assetto morfologico, geologico, geotecnico e della loro variabilità, da punto a punto, nel sito esaminato. I fattori di amplificazione rispetto al
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 moto sismico di riferimento, potranno essere utilizzati quindi come coefficienti moltiplicativi del carico sismico di progetto e/o per la ricostruzione. Questo lavoro è stato effettuato in concomitanza e conseguenza delle attività di microzonazione sismica del centro abitato del Comune di San Giuliano di Puglia di una commissione istituita ad hoc dal Dipartimento di protezione civile. Nell’ambito della microzonazione l’attività si è sviluppata secondo le seguenti fasi: • Definizione dell’assetto geologico e geomorfologico dei siti allo scopo di definire il profilo geotecnico da utilizzare nelle successive analisi. • Valutazione del moto sismico di riferimento. • Analisi dell’amplificazione locale, cioè valutazione delle modificazioni che il moto vibratorio indotto dal sisma subisce per effetto dell’eterogeneità dei terreni e della morfologia del sito. • Calcolo dei fattori di amplificazione locale. Nei capitoli che seguono si è sviluppato solo il terzo punto mentre degli altri si è fatta solo una sintetica presentazione dei dati acquisiti. Sono stati considerati schemi di analisi differenti mediante modificazione delle caratteristiche meccaniche degli strati più superficiali. Tale operazione è stata la conseguenza del susseguirsi, in tempi successivi nel poco tempo a disposizione della Commissione, dei dati geotecnici in situ ed in laboratorio e della loro interpretazione. Le modifiche hanno comportato risultati sostanzialmente differenti mettendo quindi in rilievo l’importanza dell’accuratezza dei dati, della interpretazioni delle prove e della utilità di prove differenziate sul sito. L’analisi di amplificazione locale ha considerato sia il caso di eccitazioni a bassa intensità, come quelle delle repliche registrate subito dopo la prima scossa del 31-10- 2002, sia un moto sismico di riferimento, a più alto contenuto energetico, coerente con quello della normativa italiana. Quest’ultimo è stato ottenuto con un’analisi della pericolosità in termini storico-probabilistici (spettro ad hazard uniforme con un periodo di ritorno di 475 anni) Sono state adoperate come supporto le analisi di sismicità storica, le informazioni di carattere sismotettonico e paleosismotettonico e la raccolta delle eventuali registrazioni accelerometriche nell’area, allo scopo di una conferma della adeguatezza del moto di riferimento adottato. Nei capitoli successive, dopo una breve descrizione delle caratteristiche del sito, dei moti vibratori esaminati e dei metodi e strumenti di calcolo, vengono descritti i risultati delle anali parametriche effettuate. Lo scopo è di evidenziare l’influenza dell’intensità del moto di input, delle caratteristiche geologiche del sito, dello schema di calcolo e della direzione di arrivo delle onde sismiche. Si è fatta l’ipotesi di poter trascurar le altre incertezze ed in particolare quelle relative allo schema 2D utilizzato. Infatti la conformazione del sito, descritto nel capitolo seguente, richiederebbe una analisi tridimensionale che attualmente non è agevole effettuare CARATTERISTICHE DEL SITO San Giuliano di Puglia si estende in una zona collinare in parte su roccia ed in parte su argilla. Morfologicamente, il centro abitato è caratterizzato da una piccola e stretta dorsale che si estende da nord e si immerge verso sud. Il lato meridionale, ove sorge il centro storico, si contraddistingue per una pendenza notevole che testimonia quindi un carattere marcatamente litoide dei terreni ivi presenti (Fig. 1). L’assetto geologico del paese è caratterizzato da un’ampia sinclinale che è costruita da almeno
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 due formazioni (Fig. 2): la prima è assimilabile alla Formazione di Faeto ed è costituita da calcari detritici, calcari marnosi e marne;la seconda formazione, argilloso-marnosa, occupa il nucleo della sinclinale e costituisce il terreno di fondazione degli edifici della zona di più recente costruzione. Fig. 1 - Mappa geologica di San Giuliano di Puglia con indicazione delle sezioni oggetto di analisi. Nella Fig. 1 sono mostrate anche le tracce delle sezioni oggetto dell’analisi, nella Fig. 2a e 2b sono schematizzate una sezione longitudinale (sezione 1) che è disposta parallelamente al corso principale del paese ed una trasversale (sezione 4) ad essa perpendicolare. a b Fig. 2 - a) Sezione 1; b) Sezione 4. Lo schema della Fig. 2b è molto simile a quello delle altre sezioni trasversali ed insieme alla sezione 1 descrivono l’assetto strutturale dell’area come una sinclinale ripiegata con al nucleo il materiale più argilloso. I materiali sono stati raggruppati in classi litologiche con associato un profilo medio di velocità delle onde di taglio, Vs. Sulla base di questa classificazione sono stati attribuiti valori del peso specifico e dello smorzamento iniziale. Nella Tab. 1 sono riportati per ogni classe litologica i valori di Vs (velocità delle onde di taglio) e peso specifico che servono per le analisi numeriche di amplificazione locale. Tab. 1 - Classi litologiche con i relativi valori di velocità delle onde S e del peso specifico. Classi litologiche Valor medio di Vs (m/s) Peso specifico (t/mc) Smorzamento iniziale Argilla superficial. 250-700 1.8-2.0 0.02-0.01 Argilla 700 2.0 0.01 Calcari detritici 1200 2.2 0.005
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 I valori riportati per le argille. oltre che dalle indagini di laboratorio, provengono anche dalle prove CPT dopo aver utilizzato opportune correlazioni e dalle prove di down-hole. Queste ultime forniscono anche dei valori crescenti sulla roccia da 1000 a 1500 m/s, pertanto si è assunto il valore medio costante di 1200 m/s. I due valori mostrati per l’argilla superficiale (nei primi 10-15 m) corrispondono ai due valori esplorati successivamente nelle analisi numeriche. Infatti dalle prime interpretazioni delle prove Down-Hole risultava per l’argilla un andamento costante di rigidezza, corrispondente ad una velocità Vs intorno a 700-1000 m/s. Successivamente da una più approfondita interpretazione dei dati e dal confronto con le prove CPT e dei dati di laboratorio sui campioni rilevati nei primi 15 m, si è riconosciuta la presenza di uno strato superficiale più soffice di spessore oscillante tra 10 e 15 m. Per quanto riguarda le leggi di variazione delle caratteristiche meccaniche dei terreni, in funzione della deformazione di taglio indotta dal terremoto, sono state effettuate analisi ad hoc in laboratorio solo sulle formazioni argillose; per il resto,non avendo ancora dati di dettaglio, si sono fatte le seguenti ipotesi: Fig. 3 - Andamento del modulo di taglio (a sinistra) e dello smorzamento percentuale (a destra) in funzione della deformazione di taglio in percentuale. Per i calcari detritici (roccia) non si è considerata alcuna degradazione delle proprietà del materiale. Per i terreni argillosi si è assunta una sola legge di degradazione tra tutte quelle ottenute nelle analisi di laboratorio effettuate dal Politecnico di Torino. È stata scelta in genere la curva più vicina al valore medio e/o più prudenziale. Nella Fig. 3 sono riportate la curve di variazione del modulo di elasticità a taglio normalizzato G/Go e dello smorzamento percentuale D% in funzione della deformazione di taglio Y %. Le curve della Fig. 3 mostrano che la fase di comportamento lineare del materiale si protrae per valori consistenti della deformazione a taglio, intorno allo 0.01%, ma dopo la degradazione è piuttosto rapida. Questo comporta che per piccole scosse o microtremori il materiale dissipa poca energia anelastica e quindi amplifica fortemente il moto; viceversa, al crescere dell’intensità, la dissipazione aumenta sensibilmente. MOTI VIBRATORI CONSIDERATI PER LE ANALISI La definizione del moto sismico di riferimento è un punto essenziale per la microzonazione in quanto definisce il moto rispetto al quale si calcolano i fattori di amplificazione. Un primo passo per definire il moto sismico di riferimento è stato fatto calcolando il moto con un’analisi di pericolosità storico-probabilistica per un periodo di ritorno di 475 anni (Lucantoni et al., 2001), cioè un evento severo con bassa probabilità
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 di accadimento e che è congruente con quelli utilizzati per la zonazione del territorio italiano e per la definizione degli spettri della normativa italiana. Fig. 4 - Spettri di pericolosità con Tr = 475 anni, confrontato con quello della normativa per la zona sismica 2, per un suolo rigido. Fig. 5 - Confronto tra gli spettri registrati per magnitudo compresa tra 3.5 e 4.2. Nella Fig. 4 sono messi a confronto lo spettro della normativa per la zona sismica 2 su suolo rigido con quello ottenuto con l’analisi di pericolosità definita precedentemente. Dalla differenza di livello si deduce che San Giuliano di Puglia si pone verso il limite inferiore della classe. Le accelerazioni di picco al suolo (PGA) relative ai due casi: sono rispettivamente 0.17 g per lo spettro calcolato con l’analisi di pericolosità e 0.25 g per quello della normativa. Allo scopo di confrontare gli effetti sulla risposta sismica in superficie dell’intensità del moto, oltre a considerare un evento severo come quello corrispondente all’analisi storico-probabilistica con un periodo di ritorno di 475 anni, si sono analizzate le
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 registrazioni accelerometriche delle repliche che hanno colpito San Giuliano di Puglia dopo il 31 ottobre 2002 Nella Fig. 5 sono confrontati gli spettri di accelerazione medi delle repliche registrate, in direzione N-S, nell’intervallo di magnitudo tra 3.5 e 4.2, nel centro storico (roccia) e nella parte del paese di più recente costruzione (argilla) Si noti la grande differenza di intensità tra i due siti e quindi l’effetto di amplificazione locale. Questa analisi che utilizza l’input sismico a basso livello di intensità servirà anche a calibrare e validare lo schema per le simulazioni numeriche. METODO DI ANALISI DELL’AMPLIFICAZIONE LOCALE Il primo problema nelle analisi di amplificazione locale è la definizione del sito di riferimento rigido dove si ipotizza conoscere il moto non disturbato dalle condizioni locali. Nel caso attuale, tenendo conto dei tipi di terreni presenti (cap. 2), il sito di riferimento potrebbe essere la formazione rocciosa corrispondente ai calcari detritici, cioè una roccia con velocità Vs di circa 1200 m/s affiorante, che è un valore medio tra 1000 in superficie e 1500 in profondità. Si ipotizza quindi che su tale sito sia conosciuto il moto di input. Com’è gia stato detto, questo può essere il moto ottenuto con l’analisi di pericolosità per un periodo di ritorno di 475 anni oppure un moto a più bassa intensità come quelli registrati subito dopo la scossa principale. Sono stati utilizzati due programmi numerici: PSHAKE, per le analisi monodimensionali, cioè per i casi di stratigrafie piane e parallele, e BESOIL per le situazioni più complicate che richiedono schematizzazioni bidimensionali. Alcune situazioni geologiche si differenziano dalle altre perché caratterizzate da una configurazione a strati di terreno paralleli di sufficiente estensione. Esse si prestano, pertanto, nel caso di onde sismiche piane incidenti verticalmente rispetto alla superficie, ad una schematizzazione ad una sola dimensione del tipo applicato nel programma SHAKE (Schnabel et al., 1972). Il modello fisico a cui quest’ultimo fa riferimento è: • monodimensionale: il suolo è rappresentato da N strati piani e paralleli, di estensione orizzontale infinita, posti su un semispazio orizzontale (roccia di base). • continuo: il terreno è schematizzato come un mezzo continuo multistrato in cui ogni strato è assunto omogeneo a comportamento viscoelastico; il basamento è considerato elastico. Ogni strato viene definito in base allo spessore H e alle proprietà dinamiche di rigidezza e smorzamento (G e D). In questo lavoro è stato usato il programma PSHAKE (Sanò e Pugliese, 1991; Sanò et al., 1993), derivato da SHAKE, che permette di usare direttamente come input, uno spettro di risposta invece di una storia temporale ed è, quindi, molto più pratico. Poiché esso utilizza la teoria della dinamica aleatoria, fornisce risultati più generali che non sono strettamente legati alla particolare storia temporale presa in considerazione come input. Per studiare l’effetto topografico e le stratigrafie non piane e parallele, l’analisi d’amplificazione locale deve essere effettuata con uno schema 2D. Allo scopo è stato usato il programma di calcolo numerico BESOIL (Sanò, 1996). BESOIL si basa sul metodo degli elementi di contorno e si presta a risolvere problemi di propagazione delle onde di qualsiasi tipo. Il metodo si serve della conoscenza della soluzione della risposta di un spazio elastico indefinito al carico
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 concentrato in un punto (soluzione di Green), per poter trasformare le equazioni differenziali del moto, imponendo le condizioni al contorno, in un sistema di equazioni algebriche. Il metodo, a differenza di quello agli elementi finiti, non richiede la schematizzazione di tutto lo spazio in cui si ricerca la soluzione, ma solo il contorno e, nel caso particolare in studio, richiede solo la superficie del terreno e i contorni delle zone a proprietà meccaniche uniformi. In tal maniera si riduce il numero delle equazioni da risolvere e quindi la complessità del problema Il programma BESOIL utilizza la formulazione del metodo indiretto della tecnica degli elementi di contorno. Il dominio piano viene diviso in zone dove le caratteristiche meccaniche sono omogenee. Onde elastiche vengono generate dalle discontinuità del terreno e dall’interfaccia con l’aria (contorni di domini omogenei) mediante sorgenti puntiformi distribuite sui contorni stessi (Sanchez-Sesma e Campillo, 1991; Sanchez- Sesma et al., 1993). Sebbene questo metodo sia indicato in letteratura come metodo indiretto, esso permette di capire meglio il fenomeno fisico rispetto al metodo diretto. Infatti, le onde diffratte vengono costruite proprio sulle discontinuità dove esse sono fisicamente generate. Imponendo le condizioni al contorno di continuità sia sulla superficie libera, sia all’interfaccia tra le zone, si ottiene un sistema di equazioni integrali con incognite le sorgenti. Usando uno schema di discretizzazione degli integrali, si ottiene un sistema di equazioni algebriche che, una volta risolte, permettono di ottenere l’intensità delle sorgenti e quindi i valori di spostamento, velocità ed accelerazione, nonché le trazioni in ogni punto. Il calcolo è effettuato nel dominio delle frequenze e utilizza la teoria della dinamica aleatoria; pertanto è possibile usare in input direttamente anche uno spettro di risposta o di densità di potenza (Sanò et al., 1993). Fig. 6 - Schema della Sezione 1 ricostruita per il programma BESOIL . Nel presente lavoro si è fatta l’ipotesi che il moto di riferimento sia costituito da onde di taglio S provenienti dall’infinito; nella Fig. 6 è mostrata l’incidenza verticale. Nelle analisi di microzonazione sono stati esplorati i due casi, nel primo il moto è costituito da onde SH (cioè la direzione del moto delle particelle del terreno è perpendicolare al piano della Fig. 6). Nel secondo è stato considerato il moto delle particelle nel piano della Fig. 6 (onde SV). Congruentemente, la prima analisi fornisce il moto vibratorio in direzione perpendicolare al piano della figura, mentre la seconda fornisce quello nel piano. In questo rapporto sono mostrati solo i risultati relativi al moto nel piano della figura.
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 RISULTATI DELLE ANALISI Calibrazione mediante analisi monodimensionali Le analisi monodimensionali hanno avuto un duplice scopo. Il primo è stato quello di calibrare lo schema 2D di BESOIL che utilizza zone di terreno omogenee e pertanto non può trattare agevolmente valori crescenti continuamente con la profondità dei parametri meccanici, ma una distribuzione a tratti costanti. PHAKE è servito a identificare una equivalenza tra i due schemi. Il secondo scopo dell’analisi 1-D con PSHAKE è stato quello di definire le caratteristiche meccaniche dei terreni in condizioni di alta deformazione di taglio, cioè sotto l’eccitazione dovuta ad un terremoto avente un periodo di ritorno di 475 anni. Sono state esplorate due verticali e i risultati mostrano che: • per l’argilla superficiale la Vs passa da 250 a 200 m/s e lo smorzamento diventa pari al 10%, • per l’argilla la Vs passa da 700 a 620 m/s e lo smorzamento diventa pari al 7%. Il livello di deformazione efficace del terreno arriva, ma solo in alcuni punti, a dei valori pari a 0.07% nella zona superficiale e a 0.028% in profondità, ma naturalmente si sono assunti dei valori medi. Naturalmente nel caso di eccitazione a bassa intensità le caratteristiche meccaniche del terreno non sono degradate. Un confronto delle analisi monodimensionali a bassa intensità con quelle bidimensionali è riportato nel prosieguo. Analisi bidimensionali per la microzonazione Le analisi bidimensionali sono state effettuate in due fasi la prima delle quali ha permesso di verificare la bontà del modello stesso. Inizialmente la sezione longitudinale è stata analizzata con un moto sismico alla roccia affiorante derivante dalle registrazioni accelerometriche (basso livello energetico) e i risultati sono stati confrontati con i valori registrati su argilla. Successivamente sono stati analizzate tutte le sezioni con il moto derivante dall’analisi di pericolosità storico-probabilistica (alto livello energetico). In questo capitolo sono mostrati i risultati sia per la sezione 1 (Figg. 2 e 6) sia per le sezioni trasversali B e 4. Nello schema della Fig. 6 è mostrato, in colore più scuro, il calcare detritico, che è piegato a tal punto da costituire insieme alle argille una sinclinale su cui giace in superficie uno strato di 10-15 m di un materiale, anch’esso argilloso, ma più soffice. Sul calcare detritico, stazione A, giace il centro storico mentre la parte più recente del paese è costruita sull’argilla (stazioni di calcolo B-I). Per la microzonazione si è assunta una incidenza delle onde verticale rispetto la superficie del terreno. Analisi preliminari della sezione 1 senza strato superficiale soffice. Nella fase preliminare sono stati utilizzati i dati ottenuti dalle indagini Down-Hole, senza che essi fossero rianalizzati criticamente, che indicavano per le velocità dell’argilla un andamento quasi costante con la profondità intorno a 700 m/s. I risultati delle analisi con BESOIL sono mostrati nella Fig. 7.
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 Nella figura si confrontano i valori di accelerazione registrati durante le repliche dei giorni successivi al 31-10-2003 (in figura “moto registrato su argilla”) e i valori di accelerazione calcolati con le simulazioni numeriche nelle stazioni indicate nella Fig. 6. Si noti che il calcolo numerico non riesce a riprodurre i valori registrati, se non nei periodi molto alti, intorno a 0.5 s dove l’effetto di amplificazione è dovuto alla forma complessiva della sinclinale piuttosto che alle caratteristiche meccaniche del terreno. Fig. 7 - Risultati nel caso di assenza di uno strato superficiale soffice confrontati con i valori registrati. Fig. 8 - Risultati nel caso di presenza di uno strato superficiale soffice confrontati con i valori registrati. Analisi della sezione 1 con strato superficiale soffice e moto sismico a basso contenuto energetico L’analisi è stata ripetuta con il nuovo schema di Fig. 6 in cui, uno strato superficiale di terreno più soffice, oscillante tra 10 e 15 m, si sovrappone alla struttura
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 sinclinalica. Le caratteristiche meccaniche di questa parte superficiale sono state ricavate dopo un attento riesame dei dati di Down-Hole e confortate dai dati di laboratorio e dai valori di CPT, che hanno permesso di ricavare alcuni profili di Vs mediante correlazioni. I risultati delle analisi di questo nuovo caso sono riportati nella Fig. 8. Come si vede, in questo caso esiste un buon accordo tra le simulazioni numeriche e i dati registrati In particolare, si noti il risultato della stazione F che è sufficientemente prossima alla stazione accelerometrica disposta nelle sue vicinanze. Esiste, però, qualche differenza per i bassi periodi, corrispondenti a frequenze maggiori di 15 Hz, dove lo schema utilizzato sembra leggermente insufficiente. Infatti, per riprodurre lo spettro su tali periodi occorrerebbe una descrizione più dettagliata degli elementi di contorno, ma tale campo di periodi è poco interessante per le conseguenze sul costruito. Va notato che l’alta amplificazione rispetto al moto di riferimento in corrispondenza del centro storico, evidente sia nei dati registrati sia nei valori calcolati, è giustificata dal basso livello di eccitazione. Confronto dei risultati nel caso di moto sismico a basso e ad alto contenuto energetico Nella fase successiva sono stati calcolati i moti vibratori nelle varie stazioni a seguito di una eccitazione ad alto contenuto energetico corrispondente ad un evento con periodo di ritorno di 475 anni (Fig. 4). I risultati delle analisi sono riassunti nei diagrammi delle Figg. 9 e 10 rispettivamente nelle condizioni di onde SV ed SH, cioè di moto nel e fuori dal piano della figura. Vi è riportato sia lo spettro di risposta di input, cioè quello di riferimento, sia la risposta in differenti punti di interesse. Si noti che la risposta, a causa della conformazione della valle, cioè della forma degli strati profondi e della topografia, spostandosi verso il centro della parte del paese costruita più recentemente, passando cioè dalle stazioni B ad F, cambia il suo contenuto energetico verso i periodi più alti congruentemente con la profondità della zona argillosa. Il massimo della risposta si ottiene, a parte la stazione B, al centro del bacino (stazione E ed F) indicando una certa focalizzazione delle onde sismiche. Viceversa dall’analisi delle altre sezioni, non mostrate per brevità in questo rapporto, non sembra essere importante l’effetto topografico. Ciò è dovuto all’acclività poco pronunciata della superficie del terreno. L’alta amplificazione nella stazione B è concentrata solo sui bassi periodi ed è causata dalla sua posizione in prossimità del bordo della valle. Va notata inoltre la differenza tra la risposta ad un evento ad alto contenuto energetico (Fig. 9) rispetto a quello dovuto alle repliche (basso contenuto energetico) (Fig. 8). Tale differenza è più evidente esaminando i fattori di amplificazione. Questi ultimi sono definiti come rapporti degli indici di Housner tra il moto in superficie e quello di riferimento (input). L'indice di Housner è calcolato mediante l'integrale dello spettro di risposta di pseudo velocità, PSV, nell’intervallo di periodi di interesse Ti-Tf. Tale intervallo nella definizione originaria vale 0.1-2.5 s, ma in questo rapporto si è fatto riferimento a 0.1-0.5 che è di interesse per le strutture in muratura: Nella Fig. 11 è riportato il caso dell’evento calcolato con l’analisi di pericolosità e nella 12 quello corrispondente alle repliche. La differenza nei due casi è notevole: al centro della valle i fattori di amplificazione sono inferiori a 1.7 per l’evento con periodo di ritorno di 475 anni , mentre arrivano a valori di circa 4 nel caso dell’evento calcolato dalle repliche. Tali ultimi valori calcolati numericamente sono prossimi a quelli calcolati
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 con i dati registrati sia accelerometrici sia sismometrici dopo la scossa principale (lavoro della commissione tecnico scientifica istituita dalla Protezione Civile nell’aprile 2003) Fig. 9 - Risposta nelle stazioni (Fig. 6) per Tr = 475, onde Vs. Fig. 10 - Risposta nelle stazioni (Fig. 6) per Tr = 475. Onde SH. Fig. 11 - Fattori di amplificazione nelle stazioni (Fig. 6) per l’evento con Tr = 475. Onde SV.
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 Fig. 12 - Fattori di amplificazione nelle stazioni (Fig. 6) per basse intensità. Onde SV. Confronto dei risultati tra gli schemi 1D e 2D. I risultati dell’analisi precedente a basso contenuto energetico sono stati confrontati con quelli di una analisi 1D tipo SHAKE nell’ipotesi che il terreno sia a strati piani e paralleli con le caratteristiche del centro della valle (stazione F). I risultati sono mostrati nella figura seguente. Fig. 13 - Confronto tra i dati registrati e quelli calcolati nel caso monodimensionale e bidimensionale (quest’ultimo indicato con stazione F). Essi mostrano che probabilmente nel caso 1D non si riesce a tener conto della focalizzazione delle onde al centro della valle. Effetto dello strato di argilla in profondità È stato eliminato il contrasto tra la roccia e l’argilla compatta in profondità in modo da esaminare l’effetto della forma a conca degli strati profondi.
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 Il metodo utilizzato, come nel caso della sezione 1, è stato di servirsi della registrazione su roccia (stazione A della Fig. 6) corrispondente alla chiesa nel centro storico, per ottenere per convoluzione il moto incidente e utilizzare quest’ultimo per calcolare il moto sulla valle. Sono state effettuate due analisi considerando solo lo strato superficiale, eliminando il contrasto in profondità, in un primo caso assegnando all’unico materiale profondo una rigidezza corrispondente a Vs = 700 m/s e nel secondo caso una Vs = 1200 m/s. I risultati sono mostrati nelle figure seguenti. Fig. 14 - Caso con Vs della roccia di base uguale a 700 m/s. Fig. 15 - caso con Vs della roccia di base uguale a 1200 m/s. Si nota la maggiore amplificazione nel secondo caso dovuta al contrasto più forte tra la roccia di base e lo strato superficiale. Inoltre, dal confronto con i risultati precedenti (Fig. 8) si evidenzia una minore amplificazione nel campo delle basse frequenze cioè dei periodi intorno a 0.4-0.5 s ed una concentrazione dell’amplificazione
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 intorno ai periodi di 0.15-9.25 corrispondenti alla frequenza propria dello strato superficiale. Effetto della direzione dell’onda incidente Le sorgenti della maggior parte delle repliche si trovano circa nel piano delle trasversale. Per tale ragione sono state esaminate le sezioni trasversali 4 e B il cui schema di calcolo è mostrato nelle figure seguenti Fig. 16 - Schema della sezione 4. Fig. 17 - Schema della sezione B. Come nei casi precedenti è stato considerato il moto in direzione longitudinale, cioè perpendicolare al piano delle figure. Sono state fatte tre analisi con gli angoli di incidenza α pari a 0°, 40° e 50° sia usando come input il valore usato nelle analisi precedenti, cioè quello medio delle repliche con magnitudo compresa tra 3.5 e 4.2, sia una singola replica, quella dell’11 novembre 2002 alle ore 19.13 di magnitudo 3.3. Nel primo caso i risultati sono mostrati nelle Figg. 18, 19 e 20 e nel secondo nelle 21, 22 e 23. Vi sono solo rappresentati gli
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 spettri di risposta in accelerazione nelle stazioni C e D della Fig. 16. Tali stazioni sono prossime alla stazione F della sezione 1 (Fig. 6). È da tener presente che il calcolo prevede che il moto sulla roccia (stazione A della Fig. 17) sia mantenuto inalterato. Fig. 18 - Input medio incidenza di 0°. Fig. 19 - Input medio incidenza di 40°.
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 Fig. 20 - Input medio incidenza di 50°. Fig. 21 - Evento dell’11 nov. α=0°. Fig. 22 - Evento dell’11 nov. α =40°.
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 Fig. 23 - Evento dell’11 nov. α =50°. Dall’esame delle figure si nota: • I risultati calcolati con incidenza verticale per la sezione 4 sono prossimi a quelli della sezione 1 a parità di input, essendo i primi calcolati con onde SH incidenti ed i secondi con onde SV. Ciò è visibile dal confronto tra le Figg. 8 e 18. • In tutti e due i casi, moto di input medio e quello dell’11 novembre, al crescere dell’incidenza la risposta aumenta sull’argilla a parità di quella su roccia. Questo è probabilmente dovuto al fatto che, all’aumentare dell’angolo di incidenza, diminuisce il moto orizzontale su roccia (per effetto topografico) più di quanto diminuisca su argilla. • Nel caso del singolo evento sismico si nota di meno l’amplificazione nel campo dei periodi intorno a 0.5 s, già messa in evidenza precedentemente, per effetto del basso contenuto energetico del moto sismico di input in tale campo di periodi. Va notato che la tendenza ad aumentare la risposta relativa (tra argilla e roccia) al crescere dell’angolo di incidenza è stata ottenuta anche nelle analisi degli altri eventi non riportate in questo lavoro. CONCLUSIONI Lo scopo del lavoro è stato quello di studiare l’influenza sull’amplificazione sismica di alcuni parametri: l’intensità del moto sismico di riferimento, gli spessori e la geometria dei corpi litologici, le caratteristiche meccaniche dei materiali e l’angolo di incidenza delle onde. Le principali conclusioni sono: • la descrizione delle caratteristiche fisico-meccaniche dei materiali riveste una grande importanza nella risposta sismica locale e pertanto una particolare cura va posta sia nelle prove in situ e di laboratorio, sia nell’interpretazione delle prove stesse; • la descrizione della geometria degli strati di suolo nelle analisi numeriche rappresenta un altro parametro critico. La conformazione a sinclinale degli strati
GNGTS – Atti del 23° Convegno Nazionale / 04.18 profondi del terreno ha prodotto, oltre a una differenziazione sostanziale della risposta da punto a punto, una focalizzazione delle onde verso il centro del bacino. I risultati ottenuti per bassa ed alta intensità dell’eccitazione sismica sono differenti. Al crescere dell’intensità il grado di deformazione del terreno cresce e pertanto diminuisce la sua rigidezza ed aumenta la dissipazione. Il primo effetto comporta un aumento del periodo di massima risposta ed il secondo una riduzione della stessa. L’effetto può essere molto evidente come nel caso studiato. L’effetto dell’angolo di incidenza delle onde sismiche è, come è noto, preponderante nella risposta dei terreni specie in condizioni topografiche molto articolate. Anche nei casi esaminati, pur essendo l’acclività poco pronunciata della superficie del terreno, si è notata una notevole influenza della direzione di arrivo delle onde. Da quanto sopra detto si evidenzia, oltre la necessità di accurate indagini sul terreno e della interpretazione delle prove, anche la cautela nell’utilizzare i metodi speditivi che si servono dei dati registrati in situ per basse eccitazioni e che a volte vengono usati per quantizzare l’amplificazione locale. BIBLIOGRAFIA Commissione tecnico-scientifica istituita con decreto del Capo Dipartimento della Protezione Civile rep N. 1090 del 3 aprile 2003, Rapporto finale sulla microzonazione sismica del centro abitato di San Giuliano di Puglia. Ufficio del Servizio Sismico Nazionale del Dipartimento della Protezione Civile. Lucantoni A., Bosi V., Bramerini F., De Marco R., Lo Presti T., Naso G., Sabetta F., 2001, Il rischio sismico in Italia, Ingegneria Sismica 1/2001, Patron Editore, Bologna Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2003, Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica. Pergalani F., Romeo W.R., Rapporto conclusivo sulla valutazione degli effetti di amplificazione dinamica locale delle località campione più danneggiate dalla sequenza di terremoti dell’Umbria-Marche 1997-1998, Rapporto SSN,CNR/GNDT-IRRS, maggio 1998. Pergalani F., Petrini V., Pugliese A. & Sanò. T. 2002. Seismic microzoning using numerical modelling: The Umbria-Marche earthquake of the 26 September 1997, Numerical analysis and modelling in geomechanics. Ed. John W. Bull, SPON PRES – London Sanchez-Sesma F. J. & Campillo M. 1991. Diffraction of P, SV, and Rayleigh waves by topographic feature: a boundary integral formulation. Bull. Seis. Soc. Am. 81: 2234-2253. Sanchez-Sesma F. J., Ramos-Martinez J. & Campillo M. 1993. An indirect boundary element method applied to simulate the seismic response of alluvional valleys for incident P, S and Rayleigh waves. Earthquake Eng. and Struct. Dyn. 22: 279-295 Sanò T., A.Pugliese,(1991), PSHAKE,Analisi probabilistica della propagazione delle onde sismiche, ENEA, RT/DISP/91/03 Sanò T., A.Pugliese, G. Di Pasquale (1993), Aleatorietà del moto sismico nell'amplificazione locale, Atti del 6o Convegno Nazionale " L'ingegneria Sismica in Italia", Vol. 1, pagg. 65-74. Sanò T. (1996), BESOIL, Un programma per il calcolo della propagazione delle onde sismiche, Servizio Sismico Nazionale. Schnabel P.B., Lysmer J. and Seed H.B., 1972, SHAKE, a computer program for earthquake response analysis of horizontally layered sites, Report EERC 72-12, University of California at Berkeley, Dec. 1972
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