Tra identità e politica estera. La nuova Russia di Putin - N 23 - SETTEMBRE 2014 - www.bloglobal.net

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N°23 – SETTEMBRE 2014

Tra identità e politica estera.
  La nuova Russia di Putin
BloGlobal Research Paper
Osservatorio di Politica Internazionale (OPI)

© BloGlobal – Lo sguardo sul mondo

Milano, settembre 2014

ISSN: 2284-0362

Autore
Oleksiy Bondarenko

Oleksiy Bondarenko e Dottore magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Universita degli Studi
di Bologna (sede di Forlì) con una tesi in History of Soviet Union’s and Russian Foreign Policy, dal titolo “Russia e
Cina, tra partnership strategica e rivalità in Asia Centrale”. I suoi studi hanno come oggetto di ricerca la storia, la
cultura, la lingua e soprattutto la politica interna ed estera dell’Unione Sovietica e della Russia.

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I porti di Chabahar e Gwadar al centro dei “grandi giochi” tra Asia Centrale e Oceano Indiano, Osservatorio di Poli-
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INTRODUZIONE

La postura internazionale della Federazione Russa è diventata, negli ultimi mesi, ar-
gomento più che discusso e analizzato, ma la sua proiezione esterna e il delicato
equilibrio – in continuo mutamento – tra Mosca, Bruxelles e Washington spiegano
solo in parte alcuni cambiamenti nella condotta politica del Cremlino degli ultimi
anni, culminati con un coinvolgimento più o meno diretto nella crisi ucraina.

Come evidenzia Gideon Rose nel suo famoso lavoro “Neoclassical Realism and
Theories of Foreign Policy” il potere relativo che uno Stato possiede (variabile indi-
pendente), dove per potere s’intende la capacità o le risorse con le quali un sogget-
to può influenzare il comportamento di un altro, ha l’effetto di modellare le ambi-
zioni della sua politica estera, ambizioni che però sono tradotte in azione da quelle
che il politologo americano definisce come “variabile di unità” [1].

Proprio il Realismo Neoclassico coniato da Rose, nel tentativo di costruire una vera
e propria teoria di politica estera, pur non trascurando l’incidenza dell’Anarchia si-
stemica e dell’Equilibrio di Potenza, che rimane la struttura portante della sua idea,
pone un interessante accento sulle variabili intervenenti (o interne) e sulla loro ca-
pacità di modellare, in una certa misura, l’azione degli Stati nell’ambiente interna-
zionale (variabile dipendente). Come sottolineano Steven Lobell, Norrin Ripsman e
Jeffrey W. Taliaferro, in una più recente rielaborazione dei concetti di Rose, il Reali-
smo Neoclassico «usa variabili interne per comprendere le risposte» degli Stati «al-
le costrizioni provocate dall’interazione con il sistema internazionale (costrizioni si-
stemiche)» [2]. Il comportamento degli Stati sulla grande scacchiera della politica
mondiale non è quindi solo una reazione agli eventi esterni, ma piuttosto la sintesi
della complessa interazione di quest’ultimi con circostanze, elementi ed attori na-
zionali.

Tatiana Romanova, ad esempio, in uno studio sull’applicazione dei concetti di Rose
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alla Russia contemporanea, mette in evidenza come «l’influenza di certi fattori poli-
tici interni possa aumentare se messi sotto una certa pressione dal sistema globale
e dalla globalizzazione». La competizione tra gli Stati non si sviluppa, infatti, solo
tramite l’hard power, ma anche nella sfera economica e in quella ideologica che
rientrano nel dominio del soft power. La capacità di azione, quindi, viene determi-
nata anche dalla «qualità delle relazioni tra il potere esecutivo, la società civile e la
comunità economica nazionale» [3].

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Secondo il modello del Realismo Neoclassico, in ultimo, perlomeno due fattori (filtri)
determinano l’interrelazione tra le tre variabili. In primo luogo appare molto impor-
tante la percezione dei decision-makers e la quantità e qualità delle informazioni a
loro disposizione. In secondo luogo, un altro elemento che influisce sul comporta-
mento in politica estera è rappresentato dalla forza dell’apparato statale (esecutivo)
e dalla sua relazione con la società. Definito anche come “potere politico nazionale”
da Thomas J. Christensen, questo fattore determina la capacità di estrazione delle
risorse domestiche per far fronte a determinate pressioni sistemiche in un determi-
nato momento.

Lungi dall’essere l’unico strumento per spiegare il comportamento degli Stati, il
Realismo Neoclassico offre altresì alcuni spunti interessanti per poter spiegare
l’azione in politica estera in determinate circostanze e le diversità di comportamento
di attori con potere relativo simile. Prendendo come spunto alcuni assunti elaborati
da Gideon Rose, è possibile dare la giusta importanza alla sempre più complessa in-
terazione tra Stato e società all’interno della Federazione Russa e all’influenza che
alcuni cambiamenti in queste sfere possono avere sull’azione in politica estera del
Cremlino.

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PARTE I

       ALLA RICERCA DI UN’IDENTITA’ CONDIVISA

Il terzo mandato di Vladimir Putin al Cremlino ha inaugurato, sotto alcuni punti di
vista, una nuova fase nella vita politica del Paese. Se durante i suoi primi due man-
dati le parole d’ordine sono state “stabilità” e “crescita economica”, mentre con
Dmitri Medvedev si è parlato prevalentemente di “modernizzazione” e reset con gli
Stati Uniti, a partire dal maggio 2012 la retorica presidenziale ha assunto un carat-
tere molto più legato a termini come “patriottismo, nazionalismo e tradizionalismo”.
Pur non abbandonando completamente le idee di modernizzazione e stabilità, il ter-
zo mandato di Putin ha coinciso con il culmine di un dibattito ideologico-identitario
iniziato all’ombra del Cremlino nel decennio precedente.

Il primo periodo da Presidente di Putin (2000-2004) è stato caratterizzato da una
certa riluttanza da parte del Cremlino di partecipare direttamente al dibattito identi-
tario che ha contraddistinto una buona parte dell’intellighenzia russa in seguito alla
disgregazione di quella che è stata la fonte ideologica principale nel Novecento,
l’Unione Sovietica. Anche se l’uso terminologico da parte dell’esecutivo non è mai
stato neutrale, i riferimenti al patriottismo e allo statismo sono sempre stati accom-
pagnati dal concetto di “valori” e non da quello di dottrina o ideologia. Lo stesso Pu-
tin nel suo manifesto politico del 1999 (Russia at the Turn of the Millennium) si era
espresso chiaramente contro «la reintegrazione di ogni tipo di ideologia ufficiale»
[4].

La fine di questo dibattito de-ideologizzato ha coinciso, però, con il secondo manda-
to di Putin, con la crescita dell’opposizione all’esecutivo guidato dall’ex agente KGB
e con il divampare delle rivoluzioni colorate nello spazio post-sovietico. Questi ele-
menti hanno avuto l’effetto di mettere in crisi il sistema emerso dagli anni Novanta
che, secondo l’opinione di Dmitri Trenin e Bobo Lo, era caratterizzato da un’evidente
separazione dello Stato dalla società, dalla centralità del Cremlino come erede del
Politburo sovietico e da un bilanciamento di forze all’interno dell’èlite politica e dei
vari gruppi di potere nazionale [5].
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Il movimento di protesta del gennaio 2005 formato intorno alle figure di Garry Ka-
sparov e Mikhail Kasianov e la formazione della coalizione Drugaia Rossiya (L’altra
Russia) che riuniva sotto il suo ombrello forze cha spaziavano dall’estrema sinistra
all’estrema destra dello spettro politico nazionale, ha avuto l’effetto di elevare la
questione ideologica all’interno dell’agenda governativa e del partito presidenziale.
Proprio Yedinaya Rossiya (Russia Unita), sorpresa dalla creazione di uno spazio di
contestazione non solo nel campo liberal-democratico, ma soprattutto nell’ala sini-
stra dello schieramento politico, ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita di un

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dibattito sull’identità nazionale della Federazione Russa. Pur non trovando unanimi-
tà all’interno del circolo governativo [6] e un certo livello di ambiguità iniziale da
parte del Presidente, quella della dottrina nazionale è diventata, a partire dalle ele-
zioni legislative del 2007, una delle principali carte di Russia Unita per garantire
stabilità nella vita politica nazionale e per consolidare l’èlite al potere. La gestione
da parte del regime del dibattito in campo ideologico è diventato ben presto, quindi,
un canale di legittimazione per l’azione politica del Cremlino sia sullo scacchiere na-
zionale si su quello della politica estera.

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PARTE II

            RUSSIA UNITA. CONSERVATORISMO E
                     NAZIONALISMO “MORBIDO”
                          CONTRO L’ESTREMISMO

Il primo tentativo di definire l’ideologica del partito presidenziale è stato elaborato
da Boris Gryzlov (Presidente del partito) nell’aprile del 2005 che, durante un dibatti-
to presso la Duma, aveva sottolineato come le fondamenta di Russia Unita fossero
poggiate sull’idea del “conservatorismo sociale” [7]. Come spiega Marlene Laruelle,
il concetto del conservatorismo sociale è volto a «definire il centrismo del partito
all’interno del campo ideologico, il suo pragmatismo nelle questioni legate
all’economia e il desiderio di dominare l’intero spettro politico» [8]. La definizione
proposta da Gryzlov, però, si è dimostrata insufficiente per fornire una base dottri-
nale condivisa al partito. Ben presto, infatti, all’interno di Russia Unita nacquero tre
informali filoni di pensiero che, non rappresentando ufficialmente delle vere e pro-
prie correnti politiche, si sono strutturate nel formato di Club di discussione.

Il primo a prendere forma è stato “Klub Chetviortogo Noiabria” (Club del 4 Novem-
bre), che ha unito al suo interno numerosi rappresentanti del partito (molti dei quali
avevano un passato politico all’interno del partito liberale Unione delle Forze di De-
stra) e della società sotto la bandiera del “liberal-conservatorismo”. Il club, il cui
personaggio principale è Dmitri Medvedev, ha iniziato a promuovere una discussio-
ne sulla modernizzazione in campo economico sostenendo lo sviluppo di una «nuo-
va generazione di businessmen formatasi al di fuori del settore degli idrocarburi». Il
personaggio di riferimento per i liberal-conservatori è Petr Stolypin, Primo Ministro
sotto lo Zar Nicola II.

Il secondo filone di pensiero, che si è riunito intorno a “Tsentr sotsialno-
konservativnoi politiki” (Centro della Politica Social-conservatrice), ha ripreso la tra-
dizione della sinistra russa rielaborandola in chiave conservatrice. La corrente “so-
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cial-conservatrice”, guidata da Andrei Isaev e Andrei Kokoshin, molto vicini a perso-
naggi come Yuri Luzhkov (il famoso sindaco di Mosca dal 1992 al 2010 e fondatore
del movimento politico Patria) e Evgeniy Primakov, promuove la «riabilitazione del
ruolo dello Stato» e «l’adattamento del sistema socialista alle condizioni di libero
mercato» [9]. Dal punto di vista internazionale i social conservatori vedono il ruolo
della Russia come una grande potenza e come fondamentale attore stabilizzatore
dello spazio euroasiatico [10].

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Il campo più marcatamente nazionalista all’interno del partito è, invece, stato rap-
presentato a partire dal 2007 dalla corrente del “conservatorismo patriottico” e dal
forum nominato Russkiy Proekt (Progetto Russo). Creato da Ivan Demidov,
l’obiettivo principale del club è stato quello di riunire sotto un'unica bandiera (e
all’interno di Russia Unita) tutta una serie di movimenti legati al nazionalismo rus-
so. Appare indicativa, infatti, anche la scelta del termine russkiy che, a differenza
della parola rossiiskiy assume un significato etnoculturale. I punti fondamentali del
Progetto Russo erano il ruolo della lingua e della cultura russa in un’unione spiritua-
le e politica con l’ortodossia e il patriarcato di Mosca.

Secondo Demidov sono questi i principali strumenti che, unitamente ad una visione
imperiale, permetteranno alla Russia di essere una grande potenza rimanendo nello
stesso tempo uno Stato multiculturale. Chiuso nel 2008 dopo le elezioni di Dmitri
Medvedev, fattore che non ha impedito a Demidov di essere nominato come re-
sponsabile della sezione ideologica del partito, il Progetto Russo è stato comunque
importante per lo sviluppo della terza corrente all’interno di Russia Unita. La sua
eredità è stata sfruttata, infatti, da “Gosudarstvenno-patrioticheskii Klub” (Club
Statal-Patriottico) che si è imposto all’interno di Russia Unita come rappresentante
della corrente “conservatrice patriottica” del partito [11]. Come evidenzia il suo
manifesto politico, il club s’inserisce nella tradizione del conservatorismo russo con
sensibilità nazionalistiche, il cui padre fondatore è rappresentato dalla figura del
dissidente sovietico Alexander Solzhenytsin. Il carattere unico della Russia, la cen-
tralità dello «Stato come forza guida della società» e l’importanza «delle tradizioni
nell’identità russa» [12] sono le basi del conservatorismo patriottico promosso dal
club che è riuscito a riconciliare lo spettro di tutte le varie correnti nazionalistiche
andando al di là delle loro divergenze dottrinali.

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PARTE III

    IL NUOVO NAZIONALISMO VICINO AL CREMLINO

Affianco ai club direttamente legati al partito presidenziale, si è sviluppato un fitto
network d’Istituti e centri di ricerca capaci di promuovere il dibattito sull’identità
nazionale della Russia post-sovietica. Legati a personaggi molto vicini al Cremlino,
come ad esempio Gleb Pavlovsky, consigliere dell’amministrazione presidenziale fino
al 2011 e fondatore del think tank storico Russkiy Institut (Russian Institute) e di
Russkiy Zhurnal (Giornale Russo), questi forum, come evidenzia ancora Marlene La-
ruelle, hanno avuto un ruolo essenziale seppur difficilmente quantificabile «nella
formulazione del nuovo nazionalismo russo». Offrendo “prodotti ideologici di quali-
tà” e proponendo una visione moderna della questione dottrinale legata all’identità
nazionale, questi nuovi centri di ricerca hanno saputo conquistarsi un importante
spazio all’interno del dibattito nazionale. Pur rimanendo all’interno del percorso
tracciato dal Cremlino, inoltre, hanno offerto un’importante sponda anche alle posi-
zioni di protesta più radicale cooptandole all’interno di uno spazio comunemente ac-
cettato [13].

Anche altri Istituti di più recente formazione si sono sviluppai parallelamente al di-
battito ideologico all’interno di Russia Unita. Un esempio in questo senso è rappre-
sentato dal Natsionalniy institut razvitiia sovremennoi ideologii (Istituto Nazionale
per lo Sviluppo dell’Ideologia Contemporanea - NIRSI). Fondato nel 2007, il think
tank, molto vicino nonché finanziato dal Club Statale-patriottico, si pone come prin-
cipale obiettivo quello di fornire un importante contributo nella «formazione di
un’ideologia nazionale» necessaria «per la stabilità del sistema politico». Importan-
te strumento per il NIRSI, oltre alla promozione del conservatorismo politico è an-
che l’idea «dell’educazione patriottica dei giovani all’interno del sistema scolastico
nazionale» [14]. Ma lo sviluppo del dibattito intorno al conservatorismo come idea
portante dello Stato russo non è declinato semplicemente in termini del nazionali-
smo e patriottismo. Ruolo sempre più importante all’interno di questo dibattito è
stato assunto anche da alcune associazioni legate alla Chiesa Ortodossa. Un esem-
pio in questo senso è l’Unione dei Cittadini Ortodossi che conta al suo interno nu-
merosi parlamentari della Duma e che promuove un conservatorismo sociale incen-
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trato sulla moralità, valori tradizionali e patriottismo spirituale [15].

Un altro esempio della reinterpretazione in chiave ortodossa del conservatorismo è
rappresentato dal Movimento Eurasista di Aleksander Dugin. Il “neoconservatorismo
ortodosso” di Dugin è basato sull’unicità della Russia, della sua storia e della sua
cultura, quest’ultima fortemente influenzata e “nutrita” dall’ortodossia. La base
dell’identità nazionale è rappresentata dalla civiltà russa che non può prescindere
dalla sua vocazione euroasiatica [16].

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PARTE IV

                                 RUSSKIY MIR.
            UN NUOVO CONCETTO UNIFICATORE?

Il dibattito ideologico basato sui pilastri del patriottismo, conservatorismo e uso del
capitale simbolico dell’ortodossia e del passato (sovietico e zarista) ha infine favori-
to un nuovo sviluppo del concetto di Russkiy Mir (Mondo russo).

Promossa dall’elaborazione concettuale di Sergey Volobuev, l’idea del Mondo Russo
ha assunto costante importanza nel dibattito politico a partire dalla guerra in Geor-
gia nel 2008. In una risposta al nazionalismo di stampo etnico sostenuto da Demi-
dov con il suo Progetto Russo, Volobuev contrappone un’immagine della nazione
russa come un’entità spirituale, culturale e politica. Dal punto di vista spirituale e
culturale la nazione affonda le sue radici nell’ortodossia, mentre da quello politico in
un'unica «combinazione di elementi monarchici e democratici». L’unione di questi
elementi e la loro unicità dà vita all’idea trasversale di un Mondo Russo che unisce
popolazioni che vivono al di fuori dei confini nazionali ma che si identificano con le
tradizioni, la storia e la lingua russe [17].

L’idea dell’esistenza di una civiltà russa che trascende i confini nazionali della Fede-
razione è una rielaborazione del concetto dei “compatrioti all’estero” promosso per
la prima volta da Yeltsin a partire dal 1992 e volto a difendere i diritti e mantenere i
legami con tutti i cittadini sovietici che in seguito alla disgregazione dell’URSS si so-
no trovati a vivere all’interno di nuovi Stati nazionali, pur mantenendo un legame
con la Russia. Durante gli anni Novanta però, al di là di qualche tentativo legislati-
vo, l’idea di una comunità russa al di fuori dei confini statali non ha trovato molto
spazio nell’agenda politica del Cremlino. A causa di un’evidente debolezza a livello
internazionale e dell’orientamento liberal-democratico in politica nazionale, infatti,
Mosca non ha concretamente attuato alcuna politica di sostegno in favore delle mi-
noranze russe all’interno delle ex repubbliche sovietiche [18].

Solo a partire dalla seconda metà del primo decennio del nuovo secolo l’idea di un
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Mondo russo diviso è tornata a far parte del dibattito pubblico, favorito sia dallo svi-
luppo della corrente del “conservatorismo patriottico” all’interno di Russia Unita, sia
dalla crescente importanza di Mosca a livello internazionale che ha reso necessaria
una nuova elaborazione dell’influenza della cultura e della lingua russa nello spazio
post sovietico e a livello globale. Anche questo spazio è stato occupato, a partire
dagli spunti offerti da Volobuev, da una serie di Istituti e centri di ricerca profonda-
mente legati a Russia Unita e al Cremlino. Né è un esempio Fond Russkiy Mir (Fon-
dazione Mondo Russo), diretto da Viatcheslav Nikonov, deputato di Russia Unita,

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decano dell’Università Statale di Mosca e fondatore, negli anni Bovanta (insieme ad
Andranik Migranian), di uno dei think tank più influenti, Fond Politika (Fondazione
Politika).

La costruzione politico-mentale di una civilizzazione russa definita da una cultura,
storia e lingua condivise che prescinde i confini nazionali, pone inevitabilmente
l’idea del Mondo Russo in contrapposizione a concetti simili come il Mondo Anglo-
sassone o quello Francofono. Fortemente sostenuto anche dal Patriarca Kirill, il
Mondo Russo abbraccia geograficamente oltre ai paesi Orevalentemente ortodossi
come Ucraina, Moldavia e Bielorussia, anche parte della Georgia, dell’Armenia e del
Kazakistan, dove l’eredità culturale e linguistica della Russia appare ancora piutto-
sto forte [19].

Come appare evidente dal manifesto della Fondazione Mondo Russo di Nikonov,
l’idea presenta una “concezione concentrica dell’identità” che ha al suo centro i
Russi etnici e di fede ortodossa, ma che rimane aperta ad ogni tipo di identificazio-
ne basata su elementi come storia, cultura, tradizione, lingua, religione e territorio.
“Il Mondo russo”, infatti, non è composto unicamente dai «Russi etnici, cittadini del-
la Federazione o compatrioti che vivono nel ‘vicino estero’», ma comprende anche
«cittadini stranieri che parlano, studiano e insegnano la lingua russa, tutti quelli che
sono sinceramente interessati alla Russia e al suo futuro» [20]. Anche grazie alla
sua rielaborazione molto più ampia e auto-identificativa rispetto alla nozione di
“compatrioti all’estero”, il concetto di Mondo russo ha avuto un importante sviluppo
all’interno del panorama politico nazionale unendo idealmente gli ambienti naziona-
listi con le varie correnti del conservatorismo.

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PARTE V

                 NAZIONALISMO E OPPOSIZIONE.
              UN MATRIMONIO DI CONVENIENZA

Anche se guidata, più o meno direttamente, dal Cremlino, l’ideologizzazione del di-
battito politico al quale si è potuto assistere nell’ultimo decennio ha avuto importan-
ti ripercussioni sulla struttura e sull’autonomia dell’esecutivo. Una parte del circolo
presidenziale e di Russia Unita è rimasta piuttosto scettica a riguardo del dibattitto
all’interno del partito che ha avuto l’effetto di produrre uno sdoganamento del na-
zionalismo. Dmitri Medvedev, ad esempio, si è espresso più volte in maniera tiepida
sulla necessità di un’ideologia nazionale, preferendo sostenere un dibattito sulla
modernizzazione e lo sviluppo economico del Paese anche attraverso la creazione e
il finanziamento di centri di ricerca come Institut sovremennogo razvitiia (Istituto
per lo Sviluppo Contemporaneo), nato su sua iniziativa nel 2008 [21].

La creazione di Club all’interno di Russia Unita ha prodotto non solo una battaglia
ideologica tra le varie correnti, ma anche uno scontro politico tra personalità con di-
versi livelli d’influenza all’interno dell’amministrazione presidenziale che in un modo
o nell’altro detengono il controllo sul dibattito nazionale. Igor Demidov ad esempio,
nonostante la morte del suo Progetto Russo, ha visto crescere la propria influenza
all’interno del Cremlino diventando l’ideologo di Russia Unita e ricoprendo ruoli im-
portanti all’interno dell’amministrazione presidenziale.

Il Cremlino però non è rimasto l’unico padrone del dibattito ideologico. Si può os-
servare, infatti, un crescente avvicinamento tra l’opposizione liberale al regime e la
retorica nazionalista, che ha visto, negli ultimi anni, scendere in piazza un ampio
movimento di protesta riunitosi intorno alla figura del “liberal-nazionalista” Aleksey
Navalny. Proprio il principale esponente dell’opposizione ha simbolicamente abbrac-
ciato la causa etnoculturale, partecipando nel novembre 2011 alla “marcia russa”,
evento organizzato dai gruppi di estrema destra xenofoba e nazionalista in conco-
mitanza con il Giorno dell’Unità nazionale.
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Questa nuova alleanza ha avuto l’effetto potenziale di corrodere la base del suppor-
to del Cremlino, formata prevalentemente dalle fasce di popolazione più sensibili al
richiamo nazionalista come la classe lavoratrice ed i giovani. Come sottolinea An-
drew Kuchins, proprio questa tendenza ha fatto si che il ritorno di Putin al Cremlino
abbia coinciso con una costante “nazionalizzazione” del dibattito pubblico, non in
termini di una restaurazione di una missione imperiale o di una rielaborazione
dell’Unione Sovietica, ma piuttosto «attraverso il perseguimento dell’interesse na-
zionale, potenza e influenza basati sul riconoscimento» del Mondo russo come la

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principale “risorsa nazionale” [22]. La campagna elettorale che ha visto nuovamen-
te vincitore Vladimir Putin è stata caratterizzata, infatti, da una crescente riappro-
priazione da parte del Cremlino e di Russia Unita di tematiche legate al Mondo rus-
so, al tradizionalismo valoriale, all’ortodossia e, conseguentemente, alla rinascita di
una narrativa anti-occidentale.

                                          ***

Concludendo: l’analisi dell’impalcatura ideologico-identitaria apparsa negli ultimi
anni accanto al pragmatismo politico del Cremlino ci offre uno strumento importan-
te per comprendere l’azione di Mosca a livello internazionale, con particolare riferi-
mento all’attuale crisi ucraina. Nonostante l’apparente monolitismo della struttura
decisionale e sociale della Federazione Russa, negli ultimi anni sta lentamente
prendendo forma una sempre più complessa interazione tra Stato e società favorita
dal crescente ruolo di numerosi attori e gruppi di potere al suo interno.

La definizione dell’interesse nazionale diviene sempre più articolata e problematica
ed influenzata a livello interno, seppur con diversa incidenza, sia da una serie di
istituzioni e centri di ricerca che si sono lentamente inseriti nell’interazione tra stato
e società, sia da gruppi di potere interni al Cremlino e a Russia Unita, istituzionaliz-
zati a partire dal 2007 nella forma dei Club. Con l’agenda modernizzatrice di Med-
vedev in un contesto di crisi finanziaria globale ed il conseguente calo dei prezzi del
petrolio, ad esempio, la lobby legata all’estrazione di materie prime (soprattutto
settore petrolifero), rappresentata da uno degli uomini di Putin, Igor Sechin, ha vi-
sto insidiata la propria posizione di dominio all’interno dei circoli economici da altri
gruppi (come quelli legati all’industria atomica, aerospaziale e delle telecomunica-
zioni).

La nascita di un dibattitto ideologico, seppur gestito dal Cremlino, ha inoltre contri-
buito a dare crescente legittimità e peso politico a gruppi diversi che fino a qualche
anno fa si trovavano ai margini del processo decisionale. La Chiesa Ortodossa ha
usufruito della narrativa patriottica basata sulla riscoperta dei valori tradizionali per
assumere un ruolo importante nella formazione dell’identità nazionale del Paese,
mentre la rinascita dell’idea di un Mondo russo che si estende oltre i confini statali,
insieme alla crescita della rivalità con Europa e Stati Uniti, come ci mostra Andrey
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Tsygankov, ha permesso a gruppi che vedono nella Russia una civiltà a sé stante
(civilizationist) di assumere una certa importanza all’interno delle strutture di pote-
re e del dibattito pubblico [23].

Il principale risultato dell’applicazione delle idee di Gideon Rose alla Russia contem-
poranea quindi, è quello di favorire un’analisi quanto più ampia possibile che possa
tenere conto e dare la giusta importanza alla sempre più complessa “cinghia di tra-
smissione” che trasforma le pressioni sistemiche nella formulazione dell’interesse

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nazionale. “Le componenti ideologiche” della Russia contemporanea «sono diventa-
te più complesse, mentre le relazione tra lo stato e la società» e più in generale
«con l’intero sistema di istituzioni è diventato più sofisticato». L’ambiente geopoliti-
co, il sistema anarchico e l’equilibrio di potere rimangono i principali stimoli delle
ambizioni statali in politica estera, ma la loro trasformazione in comportamenti non
avviene in maniera diretta.

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NOTE ↴

[1] Gideon Rose, Neoclassical Realism and Theories of Foreign Policy, World Politics, Cam-
bridge University Press, Vol. 51, No. 1 (Oct., 1998), pp. 144-172.

[2] Lobell, Steven E, Norrin M. Ripsman, and Jeffrey W. Taliaferro. Neoclassical Realism, the
State, and Foreign Policy. Cambridge, UK: Cambridge University Press, 2009.

[3] Tatiana Romanova, “Neoclassical Realism and Today’s Russia”, Russia in Global Affairs,
October 7th 2012.

[4] Vladimir Putin, “Russia at the Turn of the Millennium”, December 30th, 1999.

[5] Dmitri Trenin and Bobo Lo, The Landscape of Russian Foreign Policy decision-making,
Washington, DC : Carnegie Endowment for international peace, 2005.

[6] La pubblicazione, nel 2006, del libro Putin: His Ideology ha provocato un acceso dibattito
all’interno del circolo presidenziale. Alcune personalità, come ad esempio il futuro presidente
Dmitri Medvedev, assunsero una posizione piuttosto critica sulla questione, mentre i princi-
pali consulenti politici di Putin, tra cui Vladislav Surkov, si sono sempre espressi in favore
dell’ideologizzazione del dibattito pubblico. Il titolo del principale lavoro di Surkov appare
esplicativo in tal senso: “Natsionalizatsiia Budushchego”, (La nazionalizzazione del futuro)

[7] B.Gryzlov, Russkaia liniia, April 23, 2005 (www.rusk.ru/st.php?idar=150593)

[8] Laruelle, Marlène. Inside and Around the Kremlin's Black Box: The New Nationalist Think
Tanks in Russia. Stockholm: Institute for Security and Development Policy, 2009, p.21

[9] Centro della Politica Social-conservatrice (http://cskp.ru/about/)

[10] http://isaev.info/vzglyad/6/

[11] http://www.patriotplatform.ru/

[12] Manifesto del Club Statal-Patriottico (http://www.gpclub.ru/news/0x1x2.html)

[13] Laruelle, Marlène. Inside and Around the Kremlin's Black Box: The New Nationalist
Think Tanks in Russia. Stockholm: Institute for Security and Development Policy, 2009, p.49
                                                                                                  Research Paper, N°23 – Settembre 2014

[14] Manifesto NIRSI (http://www.nirsi.ru/26)

[15] Александр Верховский, “Русское националистическое движение: 20 лет после
Перестройки” (Aleksander Verhovsky, “Movimento nazionalista russo: 20 anni dopo la Pere-
strojka”), Eurasian Review, Volume 3, November 2010.

[16] Manifesto Movimento euroasiatico (http://evrazia.info/article/1906)

                                                                                                       13
[17] Сергей Волобуев, “Русская матрица. Перезагрузка” (Sergey Volobuev, “Matrice
Russa. Ricaricata”) http://www.cscp.ru/content/10000298/10869/?print

[18]     Igor     Zevelev,     “The     Russian     World     Boundaries”,      June    7th      2014
(http://eng.globalaffairs.ru/number/The-Russian-World-Boundaries-16707).

[19] Trenin, Dmitri. Post-imperium: A Eurasian Story. Washington, D.C: Carnegie Endow-
ment for International Peace, 2011, p.209

[20] Manifesto Fondazione Mondo Russo (http://www.russkiymir.ru/fund/about.php)

[21] Istituto per lo Sviluppo Contemporaneo (http://www.insor-russia.ru/ru)

[22] Kuchins, Andrew C, and Igor A. Zevelev. "Russian Foreign Policy: Continuity in Change."
The Washington Quarterly. 35.1 (2012): 147-161

[23] Tsygankov, Andrei P. “Russia's Foreign Policy: Change and Continuity in National Identi-
ty” Lanham, Md: Rowman & Littlefield Publishers, 2013, p.182

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                                             A cura di
                              OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE

                                         Ente di ricerca di
                                “BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO”
       Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale
                                         C.F. 98099880787
                                         www.bloglobal.net

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