Il petrolio: dalla petrolchimica al surriscaldamento globale
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Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Il petrolio: dalla petrolchimica al surriscaldamento globale Pecora nera o oro nero della società? Lavoro di maturità, Chemistry and Business di Giovanni Santoro 4M Liceo Cantonale Lugano 1, Professor Paolo Morini, 2014
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Indice 1. Abstract........................................................................ p.01 2. Introduzione…............................................................. p.01 3. Le sostanze e le scoperte a. Il petrolio è un miscuglio............................................. p.02 b. Scoperta e riscoperta del petrolio.............................. p.04 4. Le origini del petrolio a. La teoria biogenica...................................................... p.05 b. La teoria abiogenica.................................................... p.05 5. Ottenere il petrolio per trasformarlo a. I giacimenti.................................................................. p.07 b. Ottenimento e trasporto............................................. p.09 c. I processi chimico-industriali fondamentali................. p.14 6. Ecologia e prodotti a. La problematica ecologica........................................... p.23 b. I derivati del petrolio................................................... p.25 c. I biocarburanti............................................................. p.30 d. Il futuro?...................................................................... p.31 e. Considerazioni personali............................................. p.35 7. Esperimenti e analisi a. Gli esperimenti............................................................. p.37 b. Le analisi...................................................................... p.41 8. Conclusione................................................................. p.47 9. Bibliografia a. Didascalie..................................................................... p.47 b. Libri e articoli............................................................... p.48 c. Siti internet................................................................... p.49 0
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Abstract Il viaggio, verso un approfondimento del campo petrolchimico in questo lavoro di maturità, è stato percorso considerando il danno ambientale che il petrolio provoca all'intero pianeta. Volendo saperne di più, iniziai a chiedermi: per quale motivo il petrolio ne fosse la causa e dove si trovassero le difficoltà. Una volta alleggerita la mia pesante sete di risposte, percorsi un tragitto differente da quello degli ecologisti per raggiungere la stessa destinazione, approfondendo anche le mie conoscenze sul petrolio. Distaccandomi dal pensiero comune, cercai risposte analizzando le scoperte, le teorie d'origine e il funzionamento degli impianti. Arrivato alla fine del viaggio mi resi conto che chi prese la strada comune non aveva uno sguardo chimico sulle problematiche. E sopratutto, troppo spesso, non si conosce la meravigliosa utilità che questo materiale ha, con il conseguente impatto alla tecnologia e all'economia che avrebbe se si esaurisse. Con questa ricerca vorrei mostrare le principali utilità del petrolio, le reazioni per la creazione di sostanze che hanno avuto un ruolo nell'aiutare l'uomo a progredire, e le bellezze di questo viaggio nella petrolchimica. Il petrolio non è solo il motore del surriscaldamento, ma è anche il motore della nostra modernità. Introduzione Il petrolio è l'origine delle problematiche ecologiche nate alla fine del ventesimo secolo. Dopo le crisi energetiche, sempre più spesso si ha la convinzione che il petrolio si stia esaurendo. Mettendo in relazione le concentrazioni di anidride carbonica nell'aria e i dati delle temperature, è nata una paura etica nuova. Il surriscaldamento fonde i ghiacci delle calotte polari, rende la terra più calda e meno abitabile per alcune specie. La combustione del petrolio genera molta anidride carbonica, per questo motivo sono collegati, e proprio perchè il petrolio viene bruciato in enorme quantità che si pone il problema. Questi fattori mi hanno spinto verso una ricerca per scoprire tutto il possibile sul petrolio; al fine estrinseco di affrontare la problematica ecologica chimicamente, perchè quando un problema sembra troppo complicato o perfino impossibile da risolvere, bisogna vederlo da un'altra prospettiva; e al fine intrinseco di esplorare il mondo della petrolchimica; dalle origini, le scoperte, e la composizione; agli utilizzi, i prodotti e le reazioni che avvengono negli impianti. 1
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Le sostanze e le scoperte Il petrolio è un miscuglio Il petrolio è un miscuglio di varie sostanze. Appena estratto è molto impuro e solo dopo una decantazione si ottiene il greggio. Il petrolio greggio è principalmente composto da idrocarburi, sostanze organiche contenenti gli elementi “C” carbonio e “H” idrogeno. Esistono idrocarburi con diversi gruppi funzionali, ma nel petrolio sono meno presenti degli idrocarburi con soltanto “C” e “H”. Gli elementi sono un gruppo di nuclei aventi stesso numero atomico. Questo gruppo di sostanze può essere classificato come: alifatici (alcani, alcheni e alchini) e aromatici. Le molecole degli alcani sono lineari e non hanno doppi o tripli legami tra nuclei di carbonio. Quelle degli alcheni hanno almeno un doppio legame tra due nuclei di carbonio, ma nessun triplo legame che è caratteristica degli alchini. Infatti la molecola di un alchino ha almeno un triplo legame tra due nuclei di carbonio. Se una molecola idrocarburica avesse tanti legami singoli e un solo legame doppio, si classificherebbe come alchene. Se avesse tanti legami doppi e singoli e un solo legame triplo, sarebbe un alchino. Se infine avesse solo e unicamente legami singoli, si classificherebbe come alcano. In generale tutti gli elettroni di valenza degli atomi di carbonio formano quattro legami (quattro elettroni di valenza), mentre gli Idrogeni solo uno. Le molecole degli idrocarburi vengono raffigurati schematicamente con delle linee a zigzag. All'incrocio delle linee si trova un carbonio e in base a quante linee quel carbonio si collega, si calcolano gli idrogeni attaccati (il numero di legami possibili di un carbonio che sono 4 – il numero di legami fatto rappresentati con le linee collegate al carbonio che possono variare da 1 a 4). Esistono anche forme cicliche degli alcani/alcheni/alchini chiamati rispettivamente cicloalcani/cicloalcheni/cicloalchini. Tutte questi nomi indicano gruppi di sostanze diversi. Gli idrocarburi sono apolari (non hanno dipoli perchè la differenza di elettronegatività tra i due nuclei che si legano non superano il valore di 0,4 per la quale se questo valore fosse stato maggiore di 0,5 si sarebbe creato almeno un dipolo e nel caso fosse stata una molecola con una massa molecolare non troppo elevata, un dipolo molecolare conseguente, ossia si sarebbe creata sia una parziale carica negativa al nucleo più elettronegativo che una parziale carica positiva al nucleo meno elettronegativo). 2
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Nel caso di idrocarburi ciclici con meno di 6 nuclei di carbonio, questi hanno una grande tensione d'anello e sono molto reattivi, e bisogna considerare che gli idrocarburi insaturi sono più reattivi di quelli saturi. Gli aromatici hanno una reattività completamente differente dagli idrocarburi alifatici. Illustrazione 2 Illustrazione 4 Illustrazione 3 Illustrazione 1 Illustrazione 5 Illustrazione 7 Illustrazione 6 Illustrazione 8 Esistono rappresentazioni diverse del benzene (Illustrazioni 1 e 8) perchè in alcuni contesti è più semplice studiare un “esatriene” di un benzene. Ma nel benzene gli elettroni sono condivisi tra i sei atomi di carbonio del ciclo e non formano tre doppi legami. In chimica si tende a suddividere gli idrocarburi in 4 gruppi (frazioni) a dipendenza degli atomi di carbonio presenti in una molecola della sostanza. Il primo gruppo, i bassobollenti, comprendono molecole che variano da 1 a 4 nuclei di carbonio. Il secondo gruppo, quello delle benzina, le cui molecole variano da 5 a 12 atomi di carbonio. Il terzo, del gasolio e del diesel, le cui molecole variano da 13 a 18 atomi di carbonio. E il quarto gruppo, gli altobollenti che comprendono tutte le molecole idrocarburiche con più di 18 nuclei di carbonio. In generale i loro intervalli delle temperature di ebollizione sono rispettivamente: meno di 20, tra 20 e 150, tra 150 e 300, più di 300 gradi Celsius. Macroscopicamente il petrolio è un liquido nero (bruno o giallo a dipendenza della composizione) ed ha una densità che varia da 0,77 a 1,06 g/cm2. Quindi dato che è meno denso dell'acqua ed è apolare, non è miscibile con acqua a normali temperature e pressioni e quindi galleggia in superficie. 3
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Scoperta e riscoperta del petrolio Il petrolio fu scoperto tanto tempo fa, ma solo da meno di due secoli si comprese le sue potenzialità. La sua scoperta si presuppone sia data dagli affioramenti di petrolio spontanei. Questo materiale era conosciuto già dagli antichi greci e utilizzato come olio per candele e medicinali, ma sopratutto per uso bellico. Era conosciuto anche in ambito militare. Nell'Iliade, Omero narra delle potenzialità di questo materiale che applicato a delle frecce e dandole fuoco si crea una fiamma “perenne” che non si spegneva facilmente e in grado di bruciare le navi. Il petrolio era conosciuto anche in medio oriente, come ne parla Marco Polo in“Il Milione”: In seguito all'espansione araba, il petrolio venne portato in oriente e vennero successivamente edificati centri termali curativi da parte delle popolazioni locali. Riscoperto nel 1870, permise la nascita della petrolchimica e la conseguente creazione di moltissimi prodotti oggi importantissimi. Il termine petrolio fu coniato per la prima volta nel 1556 da Georg Bauer uno dei padri della mineralogia. L'industria petrolifera nacque nel 1850 in Pennsylvania e nove anni dopo si trivellò per la prima volta un giacimento petrolifero. Con l'invenzione del motore a scoppio iniziò ad aumentare la domanda di petrolio, accrescendo le industrie del campo. I primi pozzi si esaurirono velocemente e scoppiò una corsa ai giacimenti. Dopo il 1950 il petrolio divenne il combustibile più venduto al mondo battendo il carbone. Sfortunatamente si successero le crisi energetiche del '73 e del '79 che portarono ad una spiacevole verità: il petrolio è una risorsa limitata (anche se tale verità è discutibile) e in quanto tale, motivo di competizione, che spesso portò a dei conflitti armati. 4
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 L'origine del petrolio La teoria biogenica La teoria Biogenica, confermata dall'analogia strutturale tra la metalloporfirina rintracciata nel petrolio nel 1930 e la clorofilla (componente biologica), ipotizza che il petrolio deriva da fitoplancton e zooplancton rimasti sepolti nel sottosuolo durante il paleozoico (periodo con altissima presenza di queste forme di vita). Tutti i materiali organici sepolti vengono trasformati in cherogene (miscela di composti organici) grazie a batteri anaerobi che decompongono i componenti organici per formare metano. Infine il cherogene stesso, dai 60 ai 150 gradi Celsius, può subire il cracking termico, una reazione che produce petrolio. Tutto questo avviene in media circa a 2000-3000 metri sottoterra, dove temperatura e pressione sono ideali. Da quella profondità il petrolio, una volta formato, scorre verso la superficie sfruttando la sua bassa densità e, come può affiorare in superficie, può bloccarsi in trappole di rocce porose formando così un giacimento petrolifero. Illustrazione 10 Illustrazione 9 La teoria abiogenica Anche se la teoria biogenica è quella accettata ufficialmente dagli studiosi, esistono diverse teorie che ipotizzano una genesi non biologica del petrolio. Sostengono che tutti gli idrocarburi trovati in natura (petrolio), tranne il metano biogenico, siano di origine abiotica, ossia derivano per le reazioni avvenute durante la formazione del pianeta. 5
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Una di queste ipotizza che i depositi di sostanze contenenti carbonio avrebbero catalizzato la reazione nella quale il metano avrebbe dovuto reagire con dell'altro metano, formando catene idrocarburiche più lunghe. Un'altra ipotizza che dopo l'idrolisi di peridotiti nel mantello terrestre ci siano enormi quantità di diidrogeno in grado di risalire fino in superficie. Risalendo in superficie incontrandosi con rocce e strati rocciosi carboniosi, questi si comportano da catalizzatori producendo idrocarburi. La sintesi di idrocarburi di Fischer-Tropsch si basa su questa teoria. In questo processo chimico si fa reagire CO con H2 per formare idrocarburi. Il processo venne inventato e usato durante la Seconda guerra mondiale dai tedeschi in mancanza di carburante. La teoria abiogenica più plausibile è proposta dal chimico russo Mendeleev che vede la formazione di idrocarburi da carburi metallici (Fe3C, Ni3C) che reagiscono con acqua. A dimostrazione di queste teorie, Titano, una luna di Saturno, presenta idrocarburi. Gli unici corpi celesti del sistema solare che potrebbero avere forme di vita sono la Terra e Marte. Perciò non si spiegherebbe la presenza di idrocarburi su Titano. Altre prove della validità delle teorie abiogeniche del petrolio si basano sul fatto che vi era petrolio dove non vi era possibile trovare componenti organici, o dove i batteri anaerobi non avrebbero potuto lavorare, sfruttando situazioni limite che mettono in discussione la teoria biogenica. La teoria proposta da Mendeleev nell'800 ha ulteriori prove a suo favore. Prima di tutto la reazione è nota e riproducibile in laboratorio. Fe3C (cohenite) + H2O (acqua in una soluzione con HCl) → FeO + CnH2n+2 (idrocarburo). L'acqua è in soluzione con HCl perchè, per reagire in questa reazione, deve essere acida e quindi avere un pH inferiore a 7 (che avrebbe se non fosse in soluzione) ma ciò non compromette l'esperimento poichè nei giacimenti vi sono delle sostanze che rendono più acida l'acqua. Sia la teoria abiogenica che quella biogenica non sono errate e quindi da considerarsi complementari o almeno plausibili. Possiamo concludere che il petrolio si può formare in diversi modi secondo teorie diverse. 6
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Ottenere il petrolio per trasformarlo I giacimenti Prima di ottenere il petrolio bisogna trovare i luoghi dove esso si “nasconde”. Il geologo identifica alcune vaste zone che, in passato, potrebbero aver permesso la formazione dei suddetti giacimenti. Dopo aver tracciato una mappa si cercano i luoghi nella quale potrebbe affiorare spontaneamente. Nel caso in cui le condizioni fossero favorevoli viene generalmente usato uno stereoscopio che, grazie ad un volo di perlustrazione, permette di fotografare zone anche boschive mostrando la forma geologica dell'area e rilevando le strutture che potrebbero accumulare petrolio. Il geofisico usa dei metodi che gli permettono di vedere la struttura delle rocce in profondità e non limitandosi solo alla studio della superficie. Il metodo gravimetrico consiste nella delimitazione delle strutture che si formano in profondità, grazie ad una misurazione della forza di gravità in superficie, che è influenzata dalla distribuzione delle rocce di diversa densità sotto terra. Con il metodo sismico si vuole far esplodere delle cariche al suolo, in modo che le onde d'urto vengano registrate a diverse distanze dall'epicentro. Uno dei metodi sismici si basa su un dato singolare. Le onde d'urto viaggiano più rapidamente attraverso strutture compatte e più dense. Quindi sapendo la velocità dell'onda è possibile approssimarne il tipo di roccia e la sua profondità. Un altro si basa sul fatto che un'onda che colpisce una roccia dura come il calcare viene riflessa e, in base al tempo che ci mette a ritornare in superficie, si può calcolare una profondità. Il metodo magnetico rivela anch'esso la distribuzione delle rocce, ma grazie alle loro differenti proprietà magnetiche. La ricerca per i giacimenti non finisce qui. Infatti bisogna sempre verificare che le formazioni geologiche non siano troppo recenti. Oltre ciò sia geologi che geofisici non potranno mai accertare la presenza di petrolio con sicurezza dalle loro analisi, ma possono delimitare zone sempre più ristrette. A questo proposito vengono effettuate le trivellazioni di prova e uno studio delle rocce e dei fossili che, grazie alle trivellazioni di prova, giungono in superficie. 7
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Esistono vari tipi di giacimenti, ma se ne intendono 4 classificati in base alla loro struttura. L' anticlinale o cupola è un giacimento formato da uno strato di roccia ad arco. Di questa struttura esiste una variante chiamata cupola salina ed è formata da un cuneo di sale che, aprendosi la strada tra gli strati rocciosi, imprigiona il petrolio. Illustrazione 11 La faglia invece è formato da uno strato roccioso impermeabile venutosi a creare da una frattura degli strati rocciosi. Illustrazione 12 Esistono anche giacimenti a trappola stratigrafica che hanno la caratteristica di essere formati da degli strati rocciosi inclinati e da uno strato impermeabile in alto che tiene in trappola il liquido nero. 8
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Illustrazione 13 Dopo aver localizzato una zona con una buona probabilità che ci sia petrolio, bisogna iniziare la trivellazione. Ottenimento e trasporto Un impianto di trivellazione è costituito da una serie di tubazioni di acciaio con uno scalpello all'estremità inferiore e uno snodo all'estremità superiore. Il treno di perforazione (sembra un tubo) è cavo all'interno e vi scorre del fango grazie a delle potenti pompe. Sulla piattaforma di perforazione in superficie, vi è la tavola rotante al cui centro vi è un foro quadrato dove si inserirà l'asta quadra. La trivellazione ha inizio quando un motore fa girare la tavola rotante che a sua volta trascina l'asta quadra, permettendo allo scalpello di penetrare il terreno. Continuando la trivellazione tutto il complesso si abbassa lentamente fino a quando l'asta quadra raggiunge la tavola rotante. A questo punto tutta la tubazione viene retta da dei cunei e durante questo lasso di tempo il motore si ferma. Una volta sollevato il treno di perforazione grazie al verricello, installato un nuova asta lunga quasi 10m, rimosso i cunei che sostenevano il complesso e aver calato il treno nel pozzo, si può procedere nuovamente con la trivellazione. In questo modo l'impianto viene costruito passo passo fino anche a raggiungere la profondità massima di 5'500 metri. Durante la perforazione viene spinto, attraverso delle pompe poste nelle aste, del fango particolare che, ritornando in superficie, trasporta della roccia che viene studiata, datata e usata per conoscere la natura dello strato roccioso perforato. 9
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Il fango è molto utile per impedire al petrolio di eruttare e/o raffreddare lo scalpello e per sostenere le pareti del pozzo venutosi a creare con la trivellazione. Perforando il terreno bisogna anche cementare pezzi di acciaio attorno alla parete del pozzo, sia per permetterne la chiusura nel caso di forti pressioni, sia per un rafforzo ulteriore. Una volta che nel fango viene identificato del petrolio, si continua la trivellazione finché non si viene a conoscenza dello spessore dello strato contenente il liquido nero. Dopodiché si ritrae tutto il treno di aste e si cementa la parete del pozzo, con un rivestimento di minor diametro della precedente cementazione, sino allo strato petrolifero per evitare infiltrazioni d'acqua. Ora che il fango trattiene il petrolio e il pozzo è rivestito, viene introdotto un tubo filtrante in grado di separare la sabbia dal petrolio e dai gas che invece vengono portati in superficie attraverso un altro tubo, il tubo di adduzione. Come ultimo si cerca di riprendere il fango pompato nel pozzo, in quanto contiene petrolio in minima parte e il fango impiegato è molto costoso, perciò riciclarlo il più possibile è molto conveniente, quindi si riempie il pozzo di acqua. Ottenere il petrolio non è sempre semplice. Una volta accertata la presenza di petrolio in quantità industriale bisogna accertarsi delle dimensioni del giacimenti, di quanto può reggere la cappa gassosa del giacimento, qual'è il livello del piano d'acqua e bisogna conoscere porosità, spessore e impermeabilità delle rocce che contengono il petrolio. Solo dopo questi studi si possono trivellare i giacimenti tramite un piano di trivellazione. Di solito si dislocano i pozzi nella zona in modo da trivellare da più parti il giacimento. Anche se generalmente si trivella perpendicolarmente alcune volte bisogna trivellare “direzionalmente”. Questo sopratutto quando i giacimenti sono collocati sotto paludi o coperti dal mare. Nel Golfo del Messico infatti si trivella “direzionalmente”. Il pozzo e il giacimento si evolvono man mano. Se un pozzo non sembra avere più petrolio, si cementa il fondo per poter continuare la trivellazione in direzione deviata. Se in un pozzo c'è troppa pressione, si può pompare tramite un pozzo obliquo del fango nello strato petrolifero per bloccarlo. Per conoscere lo sviluppo economico del giacimento vengono effettuati quattro studi che, come risultato, danno una “carta del sottosuolo”. 10
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Illustrazione 14 La litologia consiste nello studio di quelle rocce che si ottengono grazie ai fanghi e la trivellazione. Identificando rocce porose o calcaree significa avere buone probabilità di trovare gas e petrolio. La paleontologia determina l'età dei fossili e di conseguenza anche degli strati trivellati. Vengono poi fatte due indagini, una elettrica e una radioattiva. Quella elettrica si basa sul fatto che diverse tipologie di rocce hanno differenti reazioni agli impulsi elettrici e in tal modo si possono riconoscere gli strati calcarei o porosi dagli altri (qualora ce ne fossero). Invece l'indagine radioattiva si basa sulle diverse proprietà radioattive degli strati rocciosi e di conseguenza (sebbene con più approssimazioni dell'indagine elettrica) è in grado di riconoscere gli strati che potrebbero celare il petrolio. Spesso non si eseguono tutti gli studi, ma a volte vengono fatti in contemporanea. Il petrolio viene spinto in superficie grazie alla pressione causata dall'acqua e dal gas, ma quando la pressione diminuisce a un certo punto, oltre ad uscire gradualmente meno petrolio, non sale più spontaneamente. Per contrastare questo problema bisogna ricorrere a mezzi artificiali come il pompaggio meccanico o aumentando la pressione con acqua e gas. 11
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Illustrazione 15 Sebbene il pompaggio meccanico sia il più comune, a un certo punto mancherà la differenza di pressione necessaria per estrarre il petrolio in modo efficiente, per questo si utilizzano entrambi i metodi. Pompare acqua e gas in due pozzi adiacenti è infatti l'ultima risorsa che si ha prima di finire il pozzo. Il petrolio greggio appena estratto viene trasportato in serbatoi da una tubazione per poi essere pompato a una raffineria o in qualche deposito grazie a una stazione di pompaggio. Gli oleodotti di regola sono più lunghi di 1600km e con un diametro di almeno 65 cm. Nel caso fossero molto lunghi bisognerebbe installare stazioni di pompaggio intermedie. Un oleodotto può servire più raffinerie e di solito sono interrate. Però possono anche essere solo adagiate a terra nel caso sia una zona poco popolata. Siccome la pressione dentro gli oleodotti è molto elevata, i materiali che lo compongono devono essere resistenti almeno per sopportare 70kg/cm2, e spesso vengono impiegati più tubi. Oltre ad essere saldate bene devono essere ricoperte da bitume per prevenire la corrosione, mentre quelle interrate devono anche essere messe in una trincea asciutta. 12
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Gli oleodotti sono la variabile più economica ed efficiente, ma possono essere impiegate delle cisterne ferroviarie di capacità che variano da 10 a 40 tonnellate. Per il trasporto dei prodotti delle raffinerie e, in certi Paesi, anche per altri tragitti, vengono impiegate sopratutto autocisterne. Illustrazione 16 Il petrolio passa dal campo petrolifero da cui viene estratto a dei serbatoi di raccolta che lo inviano ai centri di raccolta del luogo per essere spedito alle stazioni di pompaggio. Queste stazioni si occupano di pomparlo sia in diverse raffinerie si da un terminale oceanico, che a sua volta lo manda a delle raffinerie. Una raffineria può inviare il prodotto o lo stesso petrolio greggio ad altri consumatori oppure allo stesso terminale oceanico che gliel'ha inviato. Il trasporto per mari e oceani è richiesto sia per viaggi lunghi, sia per tragitti più brevi. Solitamente viene usata una petroliera. Fu ideata con lo scopo di essere un enorme serbatoio galleggiante, ma oggi è diventata un'imbarcazione per trasporti comodi, veloci e talmente moderni che costituiscono quasi un quarto del tonnellaggio mercantile globale. La si riconosce perché il fumaiolo sta a poppa, c'è un complicato sistema di tubazioni che non permettono la mescolanza dei prodotti e una buona tenuta. La nave non ha alberi ma una passerella che congiunge prora e poppa, e le cisterne caricate sono ben lontane da cucine e caldaie per una questione di sicurezza. Le petroliere oceaniche variano per equipaggio imbarcato (da 30 a 60 uomini), per la velocità (da 10 a 18 nodi) e per la portata massima (da 5'000 a 45'000 tonnellate). Le petroliere costiere e di lago hanno una portata massima che varia da 500 a 8000 Illustrazione 17 tonnellate e sebbene non abbiano 13
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 differenze di struttura confronto a una oceanica, se non la grandezza, vengono impiegate per brevi tragitti. Infine vengono usate bettoline e chiatte di portata variabile tra le 50 alle 1000 tonnellate per fare bunkeraggi (rifornire grandi navi). Molto spesso ne vengono richieste più di una e alcune possono essere solo rimorchiate. Illustrazione 18 Prima di passare al capitolo sui processi industriali, bisogna ricordarsi che il petrolio estratto dai giacimenti non è considerato ancora greggio. Prima di essere mandato a delle raffinerie o distillato, si esegue una decantazione e una dissalazione (si tolgono i sali). La decantazione permette di separare di solito le sostanze solide dalle sostanze liquide ma anche due sostanze liquide, sfruttando le diverse densità. Una volta effettuata la decantazione si ottiene un materiale senza troppe impurità (come rocce, altri solidi, fango, acqua...) che deve ancora subire altri processi. I processi chimico-industriali fondamentali I processi chimici fondamentali consistono nella separazione delle diverse sostanze presenti nel petrolio greggio. Il petrolio viene diviso in base alla diversa temperatura di ebollizione delle diverse sostanze presenti. Vengono quindi effettuate due distillazioni, una più accurata dell'altra. La distillazione primaria è un processo effettuato con un mastodontico insieme di tubi e colonne. 14
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 La distillazione primaria: Illustrazione 19 Il petrolio viene pompato dalle cisterne di deposito verso un forno tubolare dove viene vaporizzato per poi arrivare alla colonna di frazionamento. Mentre il vapore sale attraversando le campane di gorgogliamento, esso si condensa sui piatti riempiendoli fino a che gli idrocarburi superflui non cadano, passando dagli appositi passaggi, sui piatti inferiori. Ogni piatto ha un temperatura diversa e più è alta la posizione del piatto, più si troveranno sostanze volatili. I vapori gorgoglianti, al passaggio nelle campane di gorgogliamento, fanno si che le date sostanze vaporizzate, con uguale temperatura di ebollizione di quelle presenti sul piatto, condensino restando con i suoi simili. Gli idrocarburi, che hanno temperatura di ebollizione più bassa delle altre sostanze del piatto sulla quale si condensano, possono evaporare grazie alla temperatura dei vapori che salgono verso i piatti superiori. Gli idrocarburi altobollenti (cui molecole hanno catena più lunga) cadono dai piatti, vengono portati a un ribollitore e successivamente ricondotti alla colonna di frazionamento ricominciando un nuovo ciclo. Quelle sostanze fatte da molecole con una catena idrocarburica lunghissima, che non evaporano perché la temperatura è insufficiente, vengono pompate via dalla colonna e considerate residuo pesante. 15
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Dopo questo processo, a grandi linee si dovrebbe ottenere, sui vari piatti, delle sostanze idrocarburiche divise per intervallo di distillazione. È possibile ottenere delle sostanze condensate sui piatti. Alcuni di queste sostanze vengono trasportate in colonne di frazionamento chiamate side-strippers. In queste colonne due correnti si scontrano, la corrente che scorre verso il basso attraversando una serie di piatti (idrocarburi) e una corrente che scorre verso l'alto (vapore acqueo) che riesce a riportare quelle sostanze volatili liquide, che si erano condensate nel piatto sbagliato, nella colonna principale; ottenendo così un preciso insieme di sostanze con uguale temperatura di ebollizione. Il processo è molto simile alla distillazione con vapore acqueo. Analogamente a quanto detto, le distillazioni per correnti di vapore usano lo stesso principio. Il vapore acqueo abbassa la temperatura, in questo caso, degli idrocarburi, affinché possano evaporare prima. Questo sistema permette una migliore distillazione delle sostanze. Grazie alla distillazione primaria si ottengono benzina di distillazione (componente dell'olio combustibile), residui pesanti e gas da raffineria. Spesso, grazie ai side- strippers, si puó ottenere gasolio e petrolio distillato. Il petrolio distillato non è più considerato “greggio”, ma è detto soltanto “petrolio”. La distillazione sotto vuoto: Il residuo pesante è un miscuglio di tantissime sostanze diverse che devono essere ancora separate. In generale il discorso è analogo al precedente quindi, per logica, si utilizzerebbe una colonna di frazionamento diversa dalla precedente solo per la maggiore temperatura applicata al miscuglio da separare. Ma dobbiamo considerare che a pressione atmosferica, se applicassimo un temperatura sufficiente per far evaporare il residuo esso si decomporrebbe. Fortunatamente, abbassando la pressione, si può diminuire la temperatura necessaria per l'ebollizione evitando il processo di decomposizione. Usando eiettori a vapore e pompe si è in grado di mantenere una bassissima pressione. Le pompe riescono anche a trasportare il residuo pesante che normalmente si sarebbe spostato per scorrimento. Applicando le precedenti modifiche si procede alla separazione sotto vuoto. Qui il miscuglio entra in un forno che fa evaporare molte sostanze. Quello che non evapora (il bitume pesante) scorre controcorrente al vapore acqueo e, come succede nei side- strippers, lo scontro delle due correnti permette di separare quelle sostanze volatili disciolte in bitume che, successivamente, tornano nella colonna di frazionamento, in questo caso, sotto vuoto. 16
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Illustrazione 20 Anche nella colonna di frazionamento sottovuoto possono esserci dei side-strippers aggiuntivi cui funzionamento è analogo a quelli della distillazione primaria. Dal residuo pesante della distillazione precedente possiamo ottenere bitume, diverse frazioni di oli lubrificanti che necessitano un processo di raffinazione aggiuntivo e gasolio. Ad ogni modo, i prodotti della distillazione devono sempre attraversare processi di purificazione quale la desolforazione. Questa consiste a grandi linee nel separare gli idrocarburi da sostanze contenenti zolfo come CH3SH, che vengono trasformati ottenendo, infine, H2SO4 (acido solforico), un inquinante. Ma anche altri processi, come il cracking termico o quello catalitico che producono idrocarburi bassobollenti a partire da altobollenti. Il cracking termico Tutti i residui della distillazione primaria, che non servono, che non vengono venduti o che è possibile vendere meglio solo dopo il processo di cracking, vengono “rotti”. Ad elevatissime temperature le molecole si spaccano per riformarsi in alcune più piccole. Questo ci permette di ottenere benzina da idrocarburi a catena più lunga. E si sa che la benzina è il derivato del petrolio più venduto al mondo e l'incessante domanda rende importante lo stesso processo e la sua formazione. 17
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Illustrazione 21 Si immette in un'altra colonna di frazionamento il residuo della distillazione primaria che inizialmente va a riscaldarsi per arrivare in una camera di reazione dove avviene il cracking. Qui si “spaccano” molecole grandissime per ricomporsi in alcune più piccole e quindi alcune sostanze con temperatura di ebollizione elevata si trasformano in altre più volatili. Immesse nuovamente nella colonna di frazionamento si ottengono gas e benzina evaporata. Quindi si vede la trasformazione di alcani a catena lunga ad alcani e alcheni a catena più corta. Il cracking catalitico fluido Ci sono altri processi per fare il cracking. Uno di questi riesce a produrre benzina di miglior qualità, e si chiama cracking catalitico fluido. Ci sono anche tantissimi cracking che usano catalizzatori, in questo viene usato una polvere molto fine che trascinata da una corrente di gas si comporta come un fluido, da qui il nome. Gli idrocarburi che subiscono il processo, come nella distillazione sotto vuoto, vengono riscaldati, ma di meno. I vapori e il catalizzatore migrano insieme nella camera di cracking catalitico chiamato anche reattore. 18
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Illustrazione 22 Illustrazione 23 Di solito la temperatura applicata non varia troppo dai 540 gradi Celsius. Il catalizzatore va a precipitarsi sul fondo (perché è polvere e quindi solido) formando un “letto”. Durante la reazione si formano incrostazioni carboniose attorno al catalizzatore, che impediscono il proseguimento del processo catalitico con gli altri gas, perciò il “letto” viene estratto dal fondo e immesso in una camera di rigenerazione, dove un getto di aria calda ripristina il catalizzatore. Infine i vapori della camera dopo il processo catalitico (rottura delle catene idrocarburiche per formarne di più piccole) finiscono in una classica colonna di frazionamento. Illustrazione 24 19
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Come nel cracking termico la “benzina” (meglio chiamata vapori di benzina di cracking) è sotto forma gassosa e in entrambi i casi tutti i gas ottenuti vengono fatti passare attraverso un condensatore, che grazie a dell'acqua fredda permette di far condensare le benzine, ma non gli altri gas. La benzina viene venduta mentre i gas devono ancora passare altri processi chimici che, in generale, li trasforma in benzina ad alto numero di ottani utili sia per macchine che per aerei. La Separazione dei Gas Metano ed etano, derivati dalla distillazione primaria e dall'estrazione dal pozzo, possono essere usati per produrre diidrogeno secondo la seguente reazione a 900 gradi Celsius: H2O +CH4 → H2 + CO2. Il diidrogeno è utile per la sintesi di varie sostanze come l'ammoniaca (NH3), questa usata per produrre successivamente fertilizzanti come NH4NO3. Illustrazione 25 Le olefine derivati dal cracking vengono utilizzati per la sintesi di altri prodotti. Perciò bisogna separarle dal resto dei gas che servirebbero principalmente a “produrre” energia o ad essere ritrasformati in altri idrocarburi qualora fosse possibile. 20
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Le olefine si possono dividere in EE (Etano/Etilene), PP (Propano/Propilene) e BB (Butano/Butilene). Tutti gli altri gas sono paraffine e anche queste vengono utilizzate. La separazione dei gas avviene in modo analogo alle altre distillazioni, viene soltanto applicata una pressione maggiore, così da liquefare il miscuglio da distillare. Come nella colonna di frazionamento, anche nell'assorbitore-rettificatore, nello stripper, nel depropanizzatore e nel deetanizzatore, si frazionano le sostanze. L'unica differenza la fa l'assorbitore-rettificatore che separa le olefine EE, PP e BB dal metano sfruttando la capacita del metano di non liquefarsi per raffreddamento con acqua. Alla fine di qualsiasi processo chimico ogni derivato del petrolio, che sia olefine, paraffina, benzina o altro, viene venduto o impiegato per la creazione di vari prodotti come alcoli, chetoni utili anch'essi per la sintesi di altri prodotti o per semplice vendita. Benzina e Numero di Ottani La maggior parte dei derivati del petrolio è benzina a causa dell'enorme domanda per questo materiale. Il rimanente viene impiegato per tantissime sintesi e di conseguenza diversi prodotti. Proprio perché il petrolio non è composto soprattutto da catene idrocarburiche C6-C14 (benzina) le si vuole sintetizzare. Le si sintetizza per reforming catalitico in un processo di alchilazione. Esso consiste nel trasformare degli idrocarburi a catena corta in idrocarburi a catena più lunga. Quindi tramite catalizzatori come HF, AlCl3 come anche altri, si fanno reagire più idrocarburi volatili per formarne uno meno volatile e più simile possibile ad un idrocarburo della frazione delle benzine. Però bisogna sempre considerare che le benzine devono aver un preciso numero di ottani per essere vendute, e più una benzina ha un elevato numero di ottani, più è efficiente nel motore a scoppio. La relativa “efficienza” di una benzina è legata al suo potere antidetonante. Più la benzina è efficiente più sarà improbabile uno scoppio nel motore per semplice compressione del pistone. Uno scoppio per semplice compressione è in grado di destabilizzare il meccanismo che muove la macchina rovinando il motore. Oggi le distinzioni tra benzine per il loro numero di ottani è quasi completamente irrilevante. Durante i giri del pistone, questo comprime la benzina miscelata con aria contenente diossigeno e grazie ad una scintilla avviene uno scoppio che spinge via il pistone. Questo movimento permette di muovere la macchina. Se la benzina esplodesse per semplice compressione, il motore si rovinerebbe (“batte in testa”). 21
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Illustrazione 26 Il potere antidetonante è classificato in base al numero di ottani. Più alto è il numero di ottani della benzina, più è prestante. Per convenzione si calcola un valore 100 nel caso in cui la benzina fosse composta dal 100% da isottano e 0% da n-eptano. Questo significa che le catene ramificate, più delle catene lineari, hanno potere antidetonante. Per aumentare il numero di ottani si ricorre all'isomerizzazione e al platforming. L'isomerizzazione utilizza dei catalizzatori per ramificare idrocarburi a catena lineare o saturi, mentre il platforming usa altri catalizzatori per deidrogenare e rendere ciclici idrocarburi saturi o a catene lineari in modo da trasformarli in idrocarburi aromatici. Il platforming è famoso perché gli idrocarburi aromatici possiedono un elevato numero di ottani. In Europa, le auto devono avere una benzina cui numero di ottani deve essere di circa 95-98. Analogamente al numero di ottani, si parla di numero di cetano per il diesel che al contrario deve esplodere per semplice compressione e non tramite la scintilla della candela. Al cetano viene associato il valore di 100 numero di cetano, mentre al metilnaftene e al isocetano il valore 0. Perché un diesel funzioni deve tenere un numero di cetano tra 30 e 32. Ossia potrebbe essere costituita dal 32 % di cetano e dal 68% di isocetano. Illustrazione 27 Illustrazione 28 Illustrazione 30 Illustrazione 29 22
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Prodotti ed ecologia La problematica ecologica Incombono tre gravi problemi ecologici usando o lavorando il petrolio. Esistono problemi legati per lo più ai consumatori, i quali usano la maggior parte del petrolio (o meglio di un suo derivato) come combustibile generando gas serra. Altri legati ai lavoratori che estraggono questo materiale dai pozzi petroliferi oceanici e marittimi. Infatti una perdita di petrolio nell'oceano o nel mare può causare la distruzione sia della fauna che della flora locale, oltre che alla perdita di milioni di dollari. Ma esistono anche altri problemi legati al suo valore. Oggi esistono interventi militari nei paesi del Terzo Mondo al fine di conquistarsi petrolio a prezzi più bassi. Illustrazione 31 Riguardo alla prima delle tre problematiche principali dell'uso del petrolio, si sa che bruciare benzine e carburanti fossili produce CO2 un gas serra. Il vapore acqueo (per il 50% responsabile), il metano (per il 18%), l'anidride carbonica (per il 22%) ed altri (10%) sono gas serra responsabili dell'effetto serra che filtra i raggi solari, tiene la temperatura della terra al giusto livello affinché sia abitabile. Le radiazioni solari vengono in parte assorbiti dall'atmosfera e in parte dal pianeta Terra. Una parte delle radiazioni solari, però, vengono respinte sia dall'atmosfera che dalla Terra. Anche la Terra emette delle radiazioni, solo che a differenza di quelle del sole che sono UV, queste sono infrarosse. Queste radiazioni arrivano all'atmosfera dove sono presenti i gas serra, e questi ultimi respingono parte della radiazione alla terra, conferendo calore al globo. 23
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Aumentando sensibilmente la quantità di diossido di carbonio nell'aria, non rispettando i suoi cicli naturali, si arriva ad una situazione di surriscaldamento globale, ossia il globo è più caldo di quanto dovrebbe essere. In queste circostanze non ci si spaventa, ma l'aumento di temperatura può causare, oltre l'estinzione di alcune specie e tantissimi altri problemi ambientali, la fusione dei ghiacciai. Significa che alcune zone costali potrebbero venire inondate, e non solo... Oggi siamo arrivati ad una concentrazione talmente elevata di gas serra, la quale può causare parecchie problematiche importanti a livello globale. Illustrazione 32 Ad ogni modo tutti i problemi correlati al surriscaldamento globale sono molteplici e sopratutto catastrofici, come l'estinzione degli orsi polari che vedono il loro habitat distrutto e inabitabile. Da alcuni anni dalla notizia si è cercato di provvedere limitando il consumo di combustibili fossili e in analoghi modi senza particolari successi. La causa potrebbe essere ricondotta all'enorme scompenso economico che il mondo dovrebbe subire senza l'uso del petrolio come carburante. Anche la seconda problematica porta gravi danni e può essere causata sia dalla natura che dagli uomini. Il versamento di petrolio in mari e oceani causa dapprima l'inquinamento delle acque danneggiando la macro fauna. Poi, dato che il petrolio ha 24
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 una densità minore di quella dell'acqua, forma una pellicola impermeabile al diossigeno che uccide il plancton e infine una precipitazione successiva di questo materiale uccide in modo analogo anche agli organismi bentonici come le alghe pluricellulari. La formazione di questa patina sull'acqua ha un effetto dannoso anche agli uccelli che immersi di idrocarburi diventano più suscettibili a cambiamenti climatici, infatti gli idrocarburi riducono la capacità di isolante termico del piumaggio. Oltretutto gli uccelli tendono a pulirsi il piumaggio con il becco ingerendo il petrolio con molteplici effetti negativi sulla salute e che potrebbe causar loro anche la morte. L'ingerimento di petrolio, e sopratutto di idrocarburi aromatici presenti in esso, porta allo sviluppo di alterazioni ormonali che provocano altri problemi per la salute. Anche i mammiferi marini, lontre e foche, come gli uccelli, a contatto con il petrolio perdono la capacità delle loro pellicce di isolante termico morendo quindi di ipotermia. Generalmente questi animali muoiono prima di ogni intervento umano. Per l'uomo il problema è limitato solamente ad uno scompenso economico notevole, infatti si perdono molte tonnellate di greggio in mare ogni anno. L'ultima problematica è legata alle guerre per l'ottenimento di petrolio a prezzi più bassi. Le guerre per il controllo e il monopolio del petrolio provocano danni sia a chi le combatte, sia alle popolazioni indigene sfruttate per la sua estrazione. In più già circa 10 anni fa si iniziò a parlare di energofascismo legato a questo tema. Un esempio di guerra per il controllo del petrolio è la guerra del Delta in Nigeria. A grandi linee le popolazioni sfruttate per l'estrazione del petrolio si ribellarono scatenando una guerra. I derivati del petrolio Bisogna oltretutto ricordare che i derivati del petrolio non sono costituiti solo da benzina, ma comprendono molte sostanze utili e, spesso, non si cita questo aspetto. Ció che non viene trasformato in benzina verrà inviato a diverse raffinerie e industrie chimiche diventando una grossa parte dei nostri oggetti, e delle nostre strutture. Infatti dal petrolio derivano un serie di prodotti utili. Nella seguente lista, però, non sono esclusi i derivati combustibili: Materie plastiche: Le plastiche (o polimeri) sono classificati in tante classi diverse per produzione e per caratteristiche. 25
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Il polietilene (PE): Di polietileni esistono: Quelli ad alta densità (HDPE), usati per la costruzione di tubi, flaconi, cavi, innaffiatoi, tubazioni interrate, bottiglie dure, taniche, giocattoli, sedie e tavoli pieghevoli, Tyvek usato per i braccialetti per il controllo accessi... isolatori interni, piattelli, piatti, protesi per il seno, pellicole protettive... Quelli a bassa densità (LDPE), usati per la costruzione di sacchetti con spessore, pellicole per alimenti, vaschette, recipienti, superfici, bottiglie morbide, cartoni per succhi latte ed altre bevande (queste sono costruite anche da uno strato di cartoncino e uno di alluminio ma ricoperti sia fuori che dentro da LDPE), hardware come il disco rigido, scivoli, imballaggi vari, oggetti che richiedono una componente flessibile, saldature, pellicole protettive... Quelli ad altissimo peso molecolare (UHMWPE), usati per la costruzione di protesi, solette per sci e snowboard. Quelli lineari a bassa densità (LLDPE) usati per i sacchetti con poco spessore (di solito usa e getta), giocattoli, coperchi, tubi flessibili, alcuni contenitori... Quelli espansi usati sopratutto per isolamenti termo-acustici. Il polistirene (PS): Il polistirene viene usato per la creazione di modelli, nastro adesivo per auto, parti di elettrodomestici, per isolamento termico ed elettrico e anche per imballaggio nel caso fosse polistirene espanso. Il polipropilene (PP): Il polipropilene viene usato per la costruzione di alcuni bottali, alcuni tappeti e moquette, cavi elettrici (soprattutto per gallerie dato che in quelle condizioni non rilascia sostanze acide), tubi prestanti, aeromodelli dinamici (molto leggeri) nel caso fosse propilene espanso (in commercio chiamato Elapor), lastre per l'edilizia, vasi ed altri contenitori... La poliammide (PA) chiamato comunemente nylon: Il Nylon viene usato per la creazione di collant (calze da donna),costumi da bagno, abiti sportivi, borse, ombrelli, pavimentazione (nel caso i fili di Nylon abbiano un grande diametro), calze senza cucitura, tappeti e nel caso il nylon avesse la forma di un fiocco, si può impiegare con cotone e lana per la creazione di moltissimi capi d'abbigliamento più economici compreso le calzature da uomo, poi ancora ingranaggi e apparecchi radiotelevisivi. 26
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Resine acriliche: Le resine acriliche sono usate per fare i fusori delle lampade, coperture trasparenti, oggetti d'arredamento, pitture edilizie, rivestimenti a metalli carta cuoio ed altri tessuti, adesivi, sigillanti... Celluloide: Il celluloide viene usato per creare pettini, tasti, giocattoli, penne stilografiche e pochi altri oggetti data la sua estrema infiammabilità, ma permise la nascita della cinematografia, poiché veniva usato come supporto alle pellicole fotografiche. Cloruro di polivinile (PVC): Gli usi del PVC sono numerosissimi tra cui creazioni di modelli, cavi, tubi, pellicole, pavimenti, parrucche, pigiami, finestre, grondaie, finta pelle e molto altro. Polietilene tereftalato (PET): Circa il 74% del PET prodotto viene usato per la creazione di contenitori per bevande e cibi, il resto viene usato per vele, vaschette, corde, indumenti, vasi sanguigni artificiali... Il Petè uno dei pochi polimeri che si possono riciclare efficacemente evitando sprechi e inquinamento. Acido polilattico (PLA): L'acido polilattico è implicato sopratutto nella costruzione di altri contenitori e sacchetti. Resine fenoliche: Utilizzate per la creazione dell'involucro del telefono, caschi, coperchi, montature di occhiali... Resine poliuretaniche: Utilizzate per creare spine e prese, interruttori, condotti dell'aria, isolamenti termici... rivestire pannelli, porte, banchi frigo, thermos... le lastre in poliuretano vengono usate nella nautica, nei rivestimenti termo-acustici... è componente si alcune vernici, di alcuni adesivi... impiegata anche nell'industria tessile... Resine melamminiche: Utilizzate per laminati, vernici, arredamenti, piatti, colle... Resine epossidiche: Utilizzate per vernici, rivestimenti, adesivi, isolanti... 27
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Resine poliestere insature: Utilizzate per pannelli, vasche da bagno, docce, tubazioni, serbatoi, condotti che richiedono una particolare resistenza chimica, piscine... Resine vinilesteri: Utilizzate per serbatoi, canoe, altre piccole imbarcazioni... Ci sono altre tipologie di plastiche ma già con alcune di esse si ha una visione generale dei prodotti che si ottengono. Dal petrolio non derivano solamente materie plastiche ma anche: Oli combustibili: Usati principalmente per tre scopi, come combustibile per produrre energia elettrica, come combustibile per le navi e come alternativa al petrolio per raffinerie. Prima di essere lavorato dalle raffinerie viene trasformato tramite altri processi, quindi non si chiamerebbe più olio combustibile. Perciò possiamo concludere che gli oli combustibili vengono bruciati. Benzine: Utilizzate comunemente come combustibile per auto. Gasolio e Nafte: Anch'esso utilizzato principalmente come combustibile, ma questo in particolare per Diesel, riscaldamento e per produrre energia elettrica. Mentre la nafta viene principalmente usata come solvente. Cherosene: Il cherosene viene usato come combustibile aeronautico, per missili, per riscaldamenti e stufe, ma sopratutto come solvente organico per molte reazioni chimiche, al fine di creare altro. Gas di petrolio liquefatto: Il gas di petrolio liquefatto viene utilizzato sopratutto per piccole combustioni (accendino). Questo gas pressato in maniera tale da sembrare liquido serve anche per cucinare e riscaldare senza troppi sprechi ed è utilissimo in case di montagna. 28
Giovanni Santoro 4M, LAM Chemistry and Business con Paolo Morini, Liceo Lugano 1, 2014 Materiali Bituminosi: I materiali bituminosi sono impiegati soprattutto per la creazione dell'asfalto. Il catrame non deriva solo dal petrolio, ma sopratutto dal litantrace. Però è impiegato insieme al bitume nella pavimentazione delle strade. Il bitume invece è in parte naturale in parte artificiale, ma per la manutenzione delle strade e la creazione di quelle nuove si usa solamente bitume artificiale. Questo viene usato anche per formare manti impermeabili e isolamenti elettrici. Dal bitume è possibile ricavare la pece, largamente utilizzata nell'industria navale per il calafataggio (impermeabilizzazione dello scafo). La pece viene anche utilizzata per delle scarpe che non devono scivolare su PVC e pavimenti lisci. Paraffine: Le paraffine vengono impiegati maggiormente nei cosmetici, negli oli, nelle creme, nelle gomme da masticare, nelle candele, nei lubrificanti, per gli isolanti elettrici e per la patinatura della carta. Oli lubrificanti: Gli oli lubrificanti vengono usati per lubrificare le parti meccaniche, di robot di automobili e di altri marchingegni che abbiano parti meccaniche che si muovono. Per esempio bisogna lubrificare il motore delle auto per cui senza il pistone toccherebbe i cilindri quindi danneggiando il motore. Questi oli vengono anche utilizzati per la fabbricazione di profilattici. Oli emulsionanti e minerali: Gli oli emulsionanti vengono usati perlopiù per una funzione di raffreddamento e protezione contro la ruggine, mentre gli oli minerali vengono impiegati come isolanti. Coke da petrolio: Questo derivato è utilizzato principalmente in due ambiti, come combustibile e per la produzione di elettrodi. Elaborandolo si ottengono sottoprodotti come catrame e pece. Il coke è largamente diffuso come carburante per le industrie siderurgiche. Zolfo (acido solforico) Questo viene prodotto dopo il processo di desolforazione dei prodotti di distillazione del petrolio greggio e non viene buttato, viene utilizzato in vari processi industriali 29
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