IL GOVERNO GIALLO-VERDE E IL BANCA DELLA - Matteoderrico

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IL GOVERNO GIALLO-VERDE E IL BANCA DELLA - Matteoderrico
IL GOVERNO GIALLO-VERDE E IL
SALVATAGGIO    DELLA   BANCA
CARIGE
IL GOVERNO GIALLO-VERDE E IL BANCA DELLA - Matteoderrico
(Vignetta di RiMa)
Sono lontani i tempi, era luglio 2017, in cui i senatori 5
Stelle guidati dall’attuale ministro Barbara Lezzi gettavano
false banconote da 500 euro a Palazzo Madama per protestare
contro il salvataggio delle banche venete da parte dell’allora
maggioranza a guida Pd.

Sono ancora più lontani i tempi, parliamo del 2016, in cui
Luigi Di Maio un giorno sì e l’altro pure – scrive
l’Huffington Post – l’allora premier Renzi per la gestione
della crisi del Montepaschi, giurando e spergiurando che lui e
il suo Movimento non avrebbero mai messo un centesimo dei
soldi pubblici nelle casse degli istituti di credito. E ancora
più remoti i tempi in cui Alessandro Di Battista, in versione
Savonarola, arringava dagli scranni di Montecitorio contro il
conflitto di interessi di Maria Elena Boschi nel caso Banca
Etruria – pensate, era dicembre 2015. Ora, anno domini 2019, i
5 stelle sono al governo e puntuale come solo la morte sa
essere nel Settimo Sigillo di Bergman, ecco che arriva la
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realtà dei numeri e della finanza a farsi nemesi storica.

Come in una perversa legge del contrappasso adesso è la
maggioranza gialloverde a dover varare in fretta e furia un
decreto per salvare Carige, la banca di riferimento di una
Genova sempre più colpita nel suo tessuto sociale e
produttivo. E lo fa senza colpo ferire, di soppiatto, senza
annunci, sperando quasi che nessuno se ne accorga.

Cosa è successo nella pratica? Che Conte e Tria hanno scritto
e portato al Consiglio dei ministri un decreto che sarebbe
potuto essere frutto dell’accoppiata Gentiloni-Padoan o Renzi-
Padoan, fate voi. Carige è un istituto in forte difficoltà,
unico fra gli italiani a essere stato bocciato agli stress
test della Bce dello scorso novembre. Difficoltà acuita dal
rifiuto dell’azionista di riferimento, la famiglia Malacalza,
a sottoscrivere un aumento di capitale da 400 milioni per dare
più solidità alla banca. Non a caso il 2 gennaio, il primo
giorno utile dopo le feste natalizie, la Bce ha provveduto a
commissariare d’urgenza Carige e dare mandato ai tre
amministratori di portarla alle nozze con un istituto più
grande e più stabile.

Ma per fare questo non basta il mercato e i suoi spiriti
animali e la mano invisibile che secondo la narrazione
liberista tutto indirizza verso la soluzione migliore. Serve
lo Stato, quello con la S maiuscola. Soprattutto i suoi soldi,
che poi, alla fine della fiera, sono quelli dei contribuenti
ovvero i nostri. E il governo gialloverde non si è fatto
specie di aprire il portafogli, seppur non subito ma fra
qualche tempo, forse dopo le elezioni europee, guarda caso.
Conte e Tria hanno messo su un meccanismo per il quale ci sarà
la garanzia dello stato sui futuri prestiti che Carige
chiederà sia mediante bond che mediante finanziamenti diretti
a Banca d’Italia. In altri termini, la banca genovese prenderà
a prestito altri soldi ma se non riuscirà a restituirli
toccherà pagare allo Stato. Ergo noi tutti.

La decisione del governo di intervenire per il salvataggio di
Carige è apparsa in contraddizione con quello che è sembrato
l’orientamento gialloverde finora -“Dal governo non un euro
alle banche”, rileva Adnkronos. Poche ore prima il ministro
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dell’Economia, Giovanni Tria, aveva ricevuto i tre commissari
straordinari della banca ligure – Fabio Innocenzi, Pietro
Modiano e Raffaele Lener – commissariata dalla Bce lo scorso 2
gennaio. Nel colloquio si sarebbe affrontato il possibile
intervento della Sga, la bad bank del Tesoro, che potrebbe
rilevare un pacchetto di 2,8 miliardi di crediti deteriorati
della banca protagonista, negli ultimi anni, di un ‘calvario’
fatto di aumenti di capitale, stress test falliti e crollo del
titolo in Borsa (sospeso sine die dopo il commissariamento).

Il salvataggio, o meglio il tentativo di salvataggio, non
nasce dal’oggi al domani: arriva dopo il recente fallimento
della ricapitalizzazione dell’istituto: è il 22 dicembre
scorso quando in assemblea non passa l’aumento da 400 milioni
approvato dal cda. Ad astenersi, bloccando l’operazione è la
famiglia Malacalza, maggior azionista del gruppo, che a fronte
di una continua erosione del valore della banca, nell’ultimo
anno il titolo ha perso oltre l’80%, decide di non investire
ancora. L’aumento in opzione ai soci serviva a restituire i
320 milioni di ‘prestito ponte’ concessi a novembre scorso dal
Fondo, e quindi dalle banche italiane, con la sottoscrizione
di bond subordinati.

Sulla questione, interviene oggi anche il senatore del
Movimento 5 Stelle Gianluigi Paragone pubblicando un video in
cui sembra criticare il governo Lega-M5S, forse anche a causa
del decreto Carige. Paragone inizia parlando della crisi della
azienda Hammond Power Solutions di Marnate (Varese): “Vogliamo
essere come i Gilet Gialli? Allora cominciamo a farlo! Sono
incazzato! Dobbiamo dimostrare di essere forti, di essere il
Governo del cambiamento e di essere vicini alla gente!
Ascoltate e condividete se siete d’accordo con le mie parole e
se anche voi volete questo dal vostro Governo!”.

GIALLO SULL’AGGRESSIONE ALLA
IL GOVERNO GIALLO-VERDE E IL BANCA DELLA - Matteoderrico
DEPUTATA 5 STELLE LAPIA, UNA
TESTIMONE SMENTIREBBE. LEI:
“DISEGNO    POLITICO     PER
COLPIRMI”
                                       “C’è     un    disegno
                                       politico per diffamarmi
                                       e     per     colpirmi
                                       politicamente”. Lo dice
                                       all’Adnkronos      Mara
                                       Lapia, la deputata
                                       sarda del Movimento 5
                                       Stelle aggredita ieri
                                       da un uomo fuori a un
                                       supermercato di Nuoro,
                                       a proposito dell’audio
                                       Whatsapp, circolato in
                                       rete nelle ultime ore,
                                       registrato     da   una
testimone della vicenda che confuta la versione della
pentastellata, sostenendo che Lapia “non sarebbe stata
aggredita da nessuno” e che sarebbe “caduta a terra da sola”.

Lapia conferma di essere stata malmenata dall’uomo “per futili
motivi” e ripercorre con l’Adnkronos tutta la vicenda. “Mi
trovavo alla cassa del supermercato. In fila dietro di me –
racconta – c’era l’uomo, che nel frattempo mi aveva
riconosciuta. Nonostante avessi chiesto alla cassiera di
passare piano gli articoli in cassa, lei ha continuato a farlo
velocemente, facendo cadere alcune lattine di coca cola, che
mi hanno bagnato i vestiti. Così io ho protestato e l’uomo ha
colto la palla al balzo per darmi della cafona, della
maleducata. Ha continuato a offendermi, così mi sono voltata
verso di lui chiedendogli di smetterla, perché altrimenti
avrei chiamato la polizia”.
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Telefonata che poi, racconta Lapia, avrà luogo dopo i continui
insulti dell’uomo. “L’uomo mi si è avvicinato dicendomi ‘chi
cazzo credi di essere…'”, sottolinea Lapia, ancora sotto
shock, spiegando che la lite è proseguita fuori al
supermercato. “Ho avuto la malaugurata idea di fotografare la
targa della sua auto. Lui mi ha dato il primo spintone, ha
fatto cadere il mio telefono e l’ha preso a calci. Ha
continuato a darmi spintoni, per poi colpirmi al petto con un
pugno. Fuori al supermercato c’era sua madre che urlava ‘non
picchiarla, che stai facendo!'”.

A quel punto Lapia si accascia al suolo. “Sono svenuta –
racconta la deputata sarda – e delle persone di Nuoro si sono
avvicinate. Erano uomo e una donna: dicevano ‘sta fingendo'”.
La donna, sostiene Lapia, sarebbe l’autrice dell’audio
Whatsapp. “L’ho sentita dire al ragazzo che mi ha aggredita
‘vai via, diciamo che ha inventato tutto’. L’uomo che era con
lei, invece, rideva, teneva le mani in tasca”. Lapia aggiunge
un particolare: “Passata circa un’ora, dopo aver rilasciato la
sua testimonianza alla polizia, la donna è tornata, ha fatto
un giro e poi è andata di nuovo via. Una donna che vuole fare
la testimone in modo serio non lo fa così”, rimarca la
pentastellata.

“Se mi fossi inventata tutto non mi sarei frantumata le ossa
in quel modo. Perché nell’audio, che è gravemente
diffamatorio, la donna non ha detto chi è? Credo si sia
trattato di qualcosa costruito bene”. Secondo Lapia ci
sarebbero motivazioni politiche dietro il comportamento dei
due testimoni che hanno negato l’aggressione. “Lui il giorno
prima su Fb aveva postato delle cose molto pesanti verso
Salvini e verso di me, che coltivo buoni rapporti con la
Lega”. La parlamentare sarda lancia un’accusa pesante: “E’
stata una cosa orchestrata insieme ad un ex assessore di
Nuoro. E’ stato lui a diffondere l’audio su Fb. Ricordiamo che
Nuoro andrà a elezioni presto e tutta la Sardegna andrà al
voto per le regionali”, conclude.

La testimone oculare che nell’audio ha dato una versione dei
fatti diversa è una crocerossina che lavora all’ospedale di
Nuoro ed è stata sentita dalla Squadra Mobile. Il battibecco
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tra la deputata e un uomo, accompagnato dall’anziana madre,
sarebbe iniziato alla barriera delle casse di un supermercato
Lidl di Nuoro. La deputata avrebbe iniziato a filmare la scena
con il cellulare e avrebbe continuato a filmare e a litigare
con l’uomo nel parcheggio. L’anziana donna, riferisce, si
sarebbe avvicinata alla deputata grillina. “Le ha toccato la
spalla”, come per calmarla e chiederle di smetterla. “Lei si è
buttata a terra, così, d’improvviso”. Tutto è a verbale della
Squadra Mobile. “A quel punto (omissis…) mi sono avvicinata e
ho chiesto alla signora (che non sapevo chi fosse) se avesse
bisogno d’aiuto perché pensavo fosse svenuta”. Prosegue il
racconto: “Non ha visto che sono stata aggredita, che mi hanno
spinto?”, le ha replicato Lapia. “Io – dice la testimone –
sono rimasta scioccata da quell’affermazione… e le ho detto
‘Signora ma di cosa sta parlando? Aggredita? Guardi che ho
visto tutto e non l’ha aggredita nessuno”. “In quel momento è
arrivata la Polizia che ovviamente sapeva chi avrebbe trovato,
ma io – prosegue la testimone oculare – non sapevo minimamente
chi fosse. Quindi la Lapia (che ho scoperto dopo fosse lei) ha
raccontato la sua versione ai poliziotti”.

Sentendo cosa riferiva Lapia, la testimone si è avvicinata
alla Polizia per riferire la sua versione agli agenti della
Volante: “Non è vero nulla di quello che sta dicendo, non so
perché sta facendo questa scenata. Non è vero, non è stata
aggredita”, ha messo a verbale. “Era solo un diverbio fra
queste persone”. La testimone conclude: “Io ho passato la
mattinata coi poliziotti che mi chiamavano di continuo per il
verbale”. La deputata di M5S Lapia comunque ha riportato la
frattura di una costola, refertata dall’ospedale di Nuoro con
30 giorni di prognosi. E’ in corso l’indagine della Mobile che
sta visionando le immagini dell’impianto di videosorveglianza
della Lidl nuorese.

Mara Lapia vuole che sia chiaro a tutti che non ha inventato
nulla. Per questa ha pubblicato su Facebook il referto medico
che le è stato rilasciato nell’ospedale dove è stata assistita
dopo l’aggressione: “Tutti possono leggere quello che ho
subito”, si legge nel post.

Nell’atto dell’ospedale le conseguenze delle lesioni subite
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sono state messe nero su bianco: “Il referto medico parla
chiaro con una prognosi di 30 giorni ed un trauma del torace
con infrazione della VI costa sinistra da riferita
aggressione. L’esame radiologico, poi, parla di infrazione
traumatica della VI costa sinistra. La violenza su qualsiasi
persona è un atto aberrante e chi la sminuisce per squallidi
giochi politici compie una doppia forma di violenza”, scrive.
Fonte: AdnKronos

                Video: Huffingtonpost Italia

MARIA ELENA BOSCHI RILANCIA A
DI MAIO: TI ASPETTO DA VESPA
DAVANTI A QUALCHE MILIONE DI
ITALIANI
                                   Ieri Maria Elena Boschi
                                   su Facebook ha lanciato
                                   a Luigi Di Maio la
                                   sfida a un faccia a
                                   faccia in televisione
                                   sulle    tema    delle
                                   banche.

Oggi la risposta su Twitter del capo politico e candidato
premier del Movimento 5 Stelle ha accettato la proposta,
chiedendo però che il confronti si tenga “in una piazza
davanti a Banca Etruria con i risparmiatori in piazza”.

In un post su Facebook, Boschi ha aggiunto: “L’onorevole Di
Maio ha risposto ponendo condizioni per il confronto. Per me
va bene aspettare le elezioni siciliane come lui chiede. E va
bene anche che si porti in studio la claque dei suoi amici ad
applaudirlo. Può persino chiedere l’aiuto da casa, se si sente
più tranquillo. Mi dica solo il giorno: ‘Porta a Porta’ ha
offerto per primo la disponibilità e va in onda il 7, l’8 e il
9 novembre”.

“Ci dica la data che preferisce, appena ha finito di girare
per l’Italia mentre noi lavoriamo nei luoghi delle istituzioni
che ci pagano lo stipendio per lavorare, non per stare in
piazza. Oppure ha paura ad affrontarmi in studio? I veri
truffati sono quelli che credono alle sue bugie”, ha aggiunto
Boschi.

Boschi a Democratica: “Di Maio ha aspettato Casaleggio per
rispondere”. “C’è un limite all’ipocrisia. Ieri il
vicepresidente della Camera – che peraltro alla Camera
ultimamente non è quasi mai presente perché è sempre in giro
per il Paese a fare campagna elettorale – ha detto che io sono
‘un’aguzzina’. E che ho salvato la ‘mia banca’, mandando sul
lastrico i risparmiatori. Questo è clamorosamente falso. E
voglio che le falsità dette da Di Maio siano evidenti a tutti
gli italiani. Venga in TV a ripetere queste frasi”. Così la
sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena
Boschi in un’intervista a Democratica commenta la sfida
lanciata a Luigi Di Maio di un confronto pubblico.

“Che vi siano state strumentalizzazioni mi sembra evidente –
prosegue Boschi sul tema banche – A cominciare dal modo con il
quale la vicenda di Banca Etruria è stata trattata da alcuni
partiti e in parte nel dibattito pubblico rispetto ai veri
scandali bancari di questo Paese. Ma quando si passa il limite
è bene reagire. Sono anni che ci attaccano e che noi
rispondiamo con molta gentilezza, forse persino troppa. Credo
che adesso sia arrivato il momento di rispondere colpo su
colpo. Intendo farlo con garbo e civiltà. Ma senza farmi
prendere in giro da chi non conosce – o fa finta di non capire
– che cosa è accaduto in Italia”.

I dem all’attacco di Di Maio: “Scappa dal confronto”. “Come
fugge Giggino cuor di leone… Bastava dire ‘non mi sento
all’altezza del confronto. Così fa proprio una figura
tremenda”. Lo scrive su Twitter Alessia Morani, vicepresidente
del gruppo Pd alla Camera, per commentare la risposta di Luigi
Di Maio all’invito da parte di Maria Elena Boschi a sostenere
un confronto pubblico sui temi bancari.

Sulla stessa linea il senatore Pd Stefano Collina: “Cuor di
leone Luigi Di Maio prende tempo e rinvia il confronto in tv
chiesto dalla sottosegretaria Maria Elena Boschi. Un conto
sono le sparate dei Cinque Stelle sui social, un altro
evidentemente è un confronto serrato sulle banche, per questo
Di Maio scappa”.
“Il no di Luigi Di Maio al confronto tv con Maria Elena Boschi
viene mascherato con un penoso tentativo di tirare la palla in
tribuna condito da scuse. Il caso Banca d’Italia è esploso in
questi giorni, con il rinnovo del governatore che è previsto
entro questo mese, ma Di Maio sembra dimenticarlo: che senso
ha dire di voler rinviare il confronto al mese prossimo? Se
non vuole affrontare il tema, perché da giorni indirizza
attacchi diffamatori contro gli esponenti del Pd? Certe cose
le può dire in un comizio ma ha paura a ripeterle in un faccia
a faccia?”. E’ quanto scrive su facebook il deputato del
Partito democratico Michele Anzaldi, segretario della
commissione di Vigilanza Rai.

mader

                                       Fonte: L’Huffingtonpost

FINANCIAL TIMES: CASALEGGIO E
LE DOMANDE SENZA RISPOSTA SUL
SUO RUOLO E DELL’AZIENDA NEL
M5S
Grazie al suo
                                       ruolo          di
                                       presidente
                                       dell’Associazion
                                       e      Rosseau,
                                       Davide
                                       Casaleggio      è
                                       diventato      il
                                       “guardiano e la
                                       forza        più
                                       importante
                                       dietro         al
                                       Movimento Cinque
                                       Stelle”. Ma la
                                       “complicata
fusione tra il suo ruolo pubblico e quello privato ha
sollevato dubbi su vuoti di responsabilità e potenziali
conflitti di interesse all’interno dei Cinque Stelle”.

A interrogarsi sulla figura di Casaleggio jr
all’interno del Movimento è il Financial Times in un
lungo articolo, firmato da James Politi e Hannah
Roberts, dal titolo “The gatekeeper and the comedian”,
“Il custode e il comico”, accompagnato dalle foto di
Grillo e Casaleggio. È lui, soprattutto, a finire sulla
graticola del quotidiano finanziario.

Davide Casaleggio viene descritto come un “consulente
di 41 anni, privo di carisma, appassionato degli sport
estremi”, un “prodigio degli scacchi da bambino,
laureatosi alla Bocconi di Milano”.

Il low-profile di Casaleggio significa che si sa molto
poco delle sue visioni politiche più profonde e
dell’agenda che potrebbe portare avanti se i Cinque
Stelle dovessero vincere le elezioni. In passato ha
quanto meno flirtato con l’idea di come usare la
tecnologia per manipolare l’opinione pubblica […]. In
un libro intitolato “Tu Sei Rete”, Casaleggio scriveva
che le persone, come le “colonie di formiche”, possono
essere facilmente condizionate attraverso la diffusione
di semplici messaggi.

Il quotidiano cita diversi esperti e fonti interne al
movimento. Molte le voci critiche. “C’è un deficit di
democrazia qui, è come una setta”, afferma un insider
Cinque Stelle. “Casaleggio ha un solo obiettivo,
diventare il leader mondiale nello sviluppo di
algoritmi che determinano il comportamento sul web e
vendere queste informazioni ai clienti”, dice un ex
parlamentare M5S citato dal FT.

Scrive ancora il quotidiano:

Per quanto possa liquidare la sua importanza per il
Movimento in generale, Casaleggio non può certo fare lo
stesso quando si parla di Rosseau. È infatti presidente
dell’Associazione, che ha lo stesso indirizzo della sua
azienda, per quanto dal punto di vista legale siano due
entità separate […]. Finora, Rosseau ha solo 140mila
membri registrati […] e soltanto coloro che hanno
aderito al Movimento prima del luglio 2016 possono
votare sulle questioni del partito. Lo staff di Rosseau
afferma di avere l’obiettivo di un milione di membri,
ma lo screening è costoso e richiede molto tempo.
“Abbiamo così tante richieste, dobbiamo essere sicuri
che siano persone reali”, spiega Bugani.

Un aspetto, questo, che solleva molte critiche. Su
tutte, una: la limitazione della membership potrebbe
essere un modo per Casaleggio di minimizzare
l’opposizione interna. “Non sappiamo nulla del
dibattito politico interno, chi è ai vertici ha il
controllo totale”, afferma Massimiliano       Panarari,
professore di Comunicazione alla Luiss.

Tra i problemi irrisolti viene chiamato in causa anche
il blog di Grillo “principale strumento di
comunicazione” e di “reclutamento dei sostenitori”. Ma
anche in questo caso, si avverte, ci sono “grossi buchi
nella trasparenza”. Il pezzo si chiude con una profezia
di Nicola Biondo, autore del libro “Supernova: come
Cinque stelle è stato ucciso”, che avverte: “La storia
dei Cinque stelle finirà male”.
mader

                                  Fonte: l’Huffingtonpost

DI MAIO A CERNOBBIO, PIÙ
DEMOCRISTIANO CHE GRILLINO
                                      “Io sono qui per
                                      dire   che   non
                                      vogliamo creare
                                      un’Italia
                                      populista,
                                      antieuropeista,
                                      estremista”.

Il vicepresidente della Camera e candidato premier del
M5S Luigi Di Maio apre il suo intervento al Forum
Ambrosetti di Cernobbio che sembra un democristiano
degli anni 60. Rassicurante – scrive sull’Huffngton
Post il vicedirettore Gianni Del Vecchio. Prova a
raccontare di un Movimento 5 Stelle diverso,
ridimensionato di quella carica sovversiva e
antisistema che ci hanno abituato a conoscere.

Da il meglio, che lui e pochi altri riescono a dare,
con la sua faccia pulita da chierichetto e il modo
affabile per conquistare l’interlocutore.

Il messaggio è l’addio al populismo. Alcuni
imprenditori che hanno partecipato al panel con Di
Maio, Matteo Salvini e Giovanni Toti, hanno spiegato
come l’intervento del leader 5 Stelle sia stato tutto
improntato al ridimensionamento di quella carica
sovversiva e antisistema che fa parte del dna e della
storia del Movimento.

“Creare e non distruggere”, ha sottolineato Di Maio,
che sui temi chiave per il Paese, dall’euro al lavoro,
ha voluto rassicurare la platea dei manager, economisti
e imprenditori curiosi di conoscere l’agenda 5 Stelle.
A una platea che fa dell’europeismo una bandiera
irrinunciabile, Di Maio ha detto: “Noi non siamo contro
l’Unione europea, vogliamo restarci”. Come? Il
vicepresidente della Camera ha spiegato che la
strategia del Movimento punta alla revisione del Fiscal
compact e, più in generale, “alla revisione del
pacchetto austerità e di tutti quei Trattati che hanno
creato problemi”.

Di Maio, sempre secondo quanto riferiscono alcuni
partecipanti al panel, ha poi parlato della necessità
di aprire una riflessione sulle risorse che l’Italia
destina ogni anno al bilancio dell’Unione europea. E
poi, incalzato dal finanziere Davide Serra, vicino a
Matteo Renzi, ha ridimensionato il peso specifico del
referendum per l’uscita dalla moneta unica. Più
precisamente ha usato un’espressione, “extrema ratio”,
che ben sintetizza quanto siano lontani i tempi in cui
Grillo invocava la consultazione degli italiani come
unica via d’uscita dall’euro, considerato l’origine dei
mali per l’Italia. La linea dei 5 Stelle punta, quindi,
a usare il referendum come semplice strumento di
negoziazione al tavolo dell’Europa e non a osare di
più.

Anche sul reddito di cittadinanza, su cui ha chiesto
lumi il vicepresidente di Telecom Italia, Giuseppe
Recchi, Di Maio – spiegano sempre alcuni partecipanti –
ha voluto usare toni di rassicurazione: “Non è una
visione apocalittica”, ha sottolineato, spiegando i
paletti stretti dentro cui si articola la proposta dei
5 Stelle, che di fatto limitano l’ambito di
applicazione della stessa misura. Perché, ha spiegato
Di Maio, la proposta dei 5 Stelle punta a garantire sì
a 9 milioni di italiani un reddito mensile sopra i 780
euro ma non a pioggia bensì solo per quei lavoratori
che perdono il proprio posto e hanno bisogno di essere
riqualificati e inoltre solo per il tempo strettamente
necessario per tornare nel circuito lavorativo. Non a
caso, il leader pentastellato davanti agli imprenditori
ha volutamente sottolineato come questa misura sia
accompagnata da forti pene per i probabili “furbetti”.

Di Maio in sostanza ha smussato tutti i capitoli più
spinosi, ha strizzato l’occhio agli imprenditori,
affermando di avere a cuore “il dialogo con i portatori
di interesse”, ed è andato giù a testa bassa contro due
elementi che per gli imprenditori sono una continua
dannazione, cioè la burocrazia e gli sprechi della
spesa pubblica. Insomma, chiamato alla prova di
Cernobbio, il populismo dei 5 Stelle è sembrato
trasformarsi in un tranquillo programma di governo. Con
una nuova stella popolare: quella che Di Maio chiama
Smart Nation, ovvero un paese tutto proiettato su
innovazione, digitalizzazione e nuove tecnologie.

Di Maio c’è la sta mettendo tutta per sembrare come i
dirigenti più scaltri e preparati della Balena Bianca.
L’abito buono del Movimento.
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