Studia Orientalia Christiana - Monographiae n. 28
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Studia Orientalia Christiana Monographiae n. 28
© 2019 Fondazione Terra Santa – Milano Edizioni Terra Santa – Milano Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti. Progetto grafico Elisa Agazzi Copertina Paola Lanza Proprietà letteraria riservata Fondazione Terra Santa – Milano Via Gherardini 5, 20145 Milano, Italy editrice@edizioniterrasanta.it – www.edizioniterrasanta.it Finito di stampare nel marzo 2019 da Press Grafica, Gravellona Toce (VB) per conto di Fondazione Terra Santa ISBN 978-88-6240-667-3
Ḥalīm Noujaim – Bartolomeo Pirone I FRANCESCANI E I MARONITI Volume II Dall’anno 1516 fino alla fine del diciannovesimo secolo
Indice Dedica 13 Ringraziamenti e auspici 14 Prefazione 15 Presentazione 19 Parte Prima Introduzioni 25 1. Introduzione generale 25 2. I maroniti e la Chiesa cattolica alla luce delle fonti francescane 29 Capitolo I – Ai giorni del patriarca Mūsà Ibn Sa‘ādah al-‘Akkārī 35 Due papi e i maroniti 35 Contatti per riscattare i Luoghi santi dal dominio dei turchi 38 Missione ufficiale e segreta di padre Antonio de Aranda 39 Il patriarca maronita chiede ai francescani di soccorrere i maroniti 42 I francescani sono cacciati dal Cenacolo sul Sion e vengono ospitati da un loro dragomanno 44 Il patriarca tenta di recuperare la chiesa dei maroniti dalle mani dei copti 45 Brevi cenni sul problema costituito da Giorgio al-Baslūqītī, metropolita di Cipro 46 Il viaggiatore Pantaleao de Aveiro, religioso francescano portoghese (1563-1566) 50 Capitolo II – Ai tempi del patriarca Michele al-Razzī 51 Delegati francescani 51 1 – Il Delegato francescano padre Girolamo da Fossato 52 2 – Il Delegato francescano padre Gian Francesco vicentino da Arzignano 55 Il patriarca al-Razzī chiede il pallio della conferma 58 Conclusione 60 Capitolo III – Ai giorni del patriarca Giovanni Maḫlūf di Ehden 63 Successione di patriarchi 63 Una delle tante testimonianze scritte a proposito dei maroniti 65
6 I Francescani e i Maroniti Problemi a Cipro tra i maroniti e i greci ortodossi 66 L’amico vero si riconosce nella difficoltà: collaborazione tra maroniti e francescani ad Aleppo 68 Capitolo IV – Relazioni dei francescani con civili maroniti o singoli prelati e religiosi di altri ordini 73 Relazioni con civili e religiosi maroniti 74 Accoglienza nell’Ordine di giovani aspiranti maroniti 81 Cappuccini a Damasco 83 Curati e fedeli maroniti a Gerusalemme 84 I maroniti di Aleppo 93 I maroniti di Damasco 95 Maroniti e francescani a Cipro 96 I maroniti di Nazaret 103 I maroniti di Acri 104 I maroniti di al-Rāmah o al-Ramlah e di Giaffa 105 Maroniti in altri luoghi della Custodia 109 I frati e gli interpreti maroniti 109 Capitolo V – Ancora ai giorni del patriarca Giovanni Maḫlūf di Ehden 113 A – La scuola del Monte Libano per l’insegnamento delle lingue italiano e latino 113 B – Il monastero di Mār Ya‘qūb – Ehden 116 Giustificazioni per l’apertura di un convento francescano a Ehden 117 Apertura del convento francescano in Ehden 124 Caduta dell’emiro Faḫr al-Dīn al-Ma‘anī 125 Morte del patriarca Giovanni Maḫlūf 127 Capitolo VI – Ai tempi del patriarca Giorgio ‘Amīrah di Ehden 129 I francescani e il pallio della conferma dato dalla Santa Sede al nuovo patriarca 130 Risposta della Santa Sede alle richieste del patriarca 134 Reazione dei due Delegati del patriarca maronita al Sommo Pontefice 134 Il convento di Mār Ya‘qūb martire era o non era proprietà della Custodia di Terra santa? 135 Fine della presenza francescana a Ehden 138 Ultimi anni di vita del patriarca Giorgio ‘Amīrah 139 Capitolo VII – Ai tempi del patriarca Giuseppe al-‘Āqūrī 143 A – Biografia di padre Pietro il Maronita da Tripoli 144 Alcuni ragguagli sui dragomanni che furono al servizio della Custodia di Terra santa in questi tempi 145 I frati si esimono dal ricorrere ai figli del maronita Ḥannā/‘Āzār come interpreti 147 B – Attività di padre Pietro il Maronita 149
Indice 7 Cattura e carcerazione di padre Pietro il Maronita nella festa dell’Ascensione del 1649 156 Capitolo VIII – Ai tempi del patriarca Stefano al-Duwayhī 161 Premessa 161 Biografia in sintesi del patriarca Stefano al-Duwayhī 163 Stefano al-Duwayhī a Roma 163 Stefano al-Duwayhī torna in Libano 163 Stefano al-Duwayhī visita i Luoghi santi 165 Stefano al-Duwayhī: vescovo dei maroniti dell’isola di Cipro 167 Sua elezione a patriarca 167 Capitolo IX – Il patriarca al-Duwayhī e i francescani (1) 169 Considerazioni sui rapporti tra maroniti e francescani 169 1. Il patriarca al-Duwayhī e la fondazione di un convento per i francescani a Ḥarīṣā 170 a. Il distretto del Monte Libano: la jubbah di Bšarrī, il wādī Qādīšā e il wādī Qannūbīn 172 b. Il distretto del Kisrawān 173 Scelta finale 173 Il Custode di Terra santa informa il patriarca al-Duwayhī della costruzione del convento di Ḥarīṣā 173 Reazione del patriarca al-Duwayhī dinanzi al fatto compiuto 174 Corrispondenza tra il patriarca al-Duwayhi e il Custode di Terra santa 176 a. Prima lettera indirizzata al superiore dei francescani di Ḥarīṣā 176 b. Seconda lettera indirizzata al superiore generale dei francescani di Gerusalemme 177 c. Lettera di Sua Beatitudine il patriarca Stefano al-Duwayhī al popolo maronita riguardo alla costruzione del convento dei francescani a Ḥarīṣā 179 Capitolo X – Il patriarca al-Duwayhi e i francescani (2) 183 La chiesa dei maroniti a Damasco 183 Rimostranze contro il fatto che la chiesa dei maroniti fosse nelle mani dei francescani 187 Corrispondenza tra il patriarca al-Duwayhī e i francescani a proposito della chiesa dei maroniti a Damasco 188 Premessa 188 a. Il patriarca al-Duwayhī 189 b. Il Custode di Terra santa 193 c. Il superiore del convento francescano di Damasco 194 Conclusione della questione relativa alla chiesa dei maroniti di Damasco 195
8 I Francescani e i Maroniti Capitolo XI – Il patriarca al-Duwayhī e i francescani (3) 197 Inizio del conflitto tra i maroniti e i francescani 197 Status quaestionis 199 I maroniti della Palestina contesi tra il patriarca e i francescani 199 Posizione dei francescani 200 Punto di vista del patriarca dei maroniti su coloro che praticano il rito latino 202 I francescani tra due fuochi 203 Ultima ragione 203 Capitolo XII – Il patriarca al-Duwayhi e i francescani (4) 205 Controversia e rivendicazioni 205 1. Prima del patriarca al-Duwayhī – Inizi e sua ricomposizione nel 1700 205 2. La controversia al tempo del patriarca al-Duwayhī 207 Il superiore dei francescani in Oriente risponde ai rilievi critici mossi dal patriarca al-Duwayhī 211 Appigli del patriarca al-Duwayhī contro i francescani 213 Sintesi delle rimostranze e delle rivendicazioni del patriarca maronita contro i francescani 217 Osservazioni e commenti da parte dei francescani sui punti della controversia poc’anzi esposti 220 a. Distogliere i maroniti dall’obbedienza al patriarca maronita e costringerli ad abbracciare il rito latino 221 b. I maroniti e la celebrazione eucaristica nelle chiese francescane 222 c. Il matrimonio 223 d. La decima 224 Osservazioni dei francescani relative a ciascun punto della controversia suscitate dalla Lettera del patriarca al-Duwayhī 224 I maroniti di Gerusalemme controbattono ai rilievi critici avanzati dal patriarca al-Duwayhī contro i francescani 226 Intevento personale del principe Ḥuṣn al-Ḫāzin a difesa dei francescani 227 Osservazione finale sulla controversia sorta tra il patriarca al-Duwayhī e i francescani 228 Prima osservazione 229 Seconda osservazione 230 Continuità della collaborazione tra i francescani e i maroniti nonostante le controversie 231 Sintesi finale 237 Testo dell’accordo finale raggiunto tra il patriarca Stefano al-Duwayhī e i padri della Custodia di Terra santa 238
Indice 9 Parte Seconda La comunità maronita nel diciottesimo secolo 243 Capitolo I – Padre Lorenzo Cozza e il patriarca Giacomo ‘Awwād di Ḥaṣrūn 245 A – Descrizione della vita di padre Lorenzo Cozza (1654-1729) 247 B – Padre Lorenzo e il caso del patriarca maronita Giacomo ‘Awwād di Ḥaṣrūn 252 Chi era in realtà il patriarca Giacomo ‘Awwād 252 L’affare del patriarca Giacomo ‘Awwād di Ḥaṣrūn 253 Capitolo II – Padre Lorenzo Cozza e il patriarca Giacomo ‘Awwād (2) 259 Il caso del patriarca Giacomo ‘Awwād e padre Lorenzo Cozza 259 Scansione dei momenti salienti concernenti la questione della deposizione e del reintegro del patriarca Giacomo 265 Primo documento 265 Secondo documento 267 Decisione finale 273 Capitolo III – Padre Lorenzo Cozza e il patriarca Giacomo ‘Awwād (3) 275 Reazioni avverso la delibera della Sede Apostolica relativa al reintegro del patriarca Giacomo ‘Awwād nella propria carica con pienezza di privilegi e di prerogative 275 Ulteriori reazioni al reintegro del patriarca ‘Awwād sulla sede d’Antiochia 276 I contestatori non si arrendono 277 Agevolazione delle delibere della Sede Apostolica 279 Alcuni metropoliti persistono nelle loro rimostranze 282 Capitolo IV – Padre Lorenzo Cozza e il patriarca Giacomo ‘Awwād (4) 285 Delibere della Sacra Congregazione di Propaganda Fide relative al caso del patriarca Giacomo ‘Awwād 285 Prima delibera 285 Seconda delibera 287 Terza delibera 289 Ordine di dare esecuzione alle delibere della Sacra Congregazione 292 Diffusione delle delibere 292 Felice esito del caso riguardante il patriarca Giacomo ‘Awwād 296 Sviluppo delle relazioni tra i francescani e il patriarca Giacomo ‘Awwād 297 Morte del patriarca Giacomo ‘Awwād 298 Capitolo V – Ai tempi dei patriarchi Giuseppe Ḍirġām al-Ḫāzin e di Simone ‘Awwād 301 A – Elezione di Giuseppe Ḍirġām al-Ḫāzin 301 Divisione nel patriarcato maronita 305 B – Il Sommo Pontefice nomina Simone ‘Awwād patriarca dei maroniti 306
10 I Francescani e i Maroniti Il Sommo Pontefice Benedetto XIV e i maroniti 312 Nuovi contrasti in seno alla Chiesa maronita 315 Iniziative per ripristinare l’ordine 317 Ruolo svolto dai francescani nella soluzione della controversia sorta tra i maroniti e i gesuiti 320 Capitolo VI – Ai tempi del patriarca Giuseppe Isṭifān 323 Brevi cenni sulla vita del patriarca Giuseppe Isṭifān 323 1. Ondata di soprusi ed estorsioni da parte dei governatori 324 2. Definitiva divisione all’interno dell’Ordine maronita tra ḥalabiyyah e baladiyyah 325 3. Controversia tra il patriarca Giuseppe Isṭifān e un numero di metropoliti 333 4. La situazione dopo la proclamazione delle delibere della Sacra Congregazione 337 Capitolo VII – Il caso Hindiyyah e i francescani di Terra santa 339 Hindiyyah o Ḥannah al-‘Ujaymī ad Aleppo 339 Hindiyyah nel Libano 340 Il Kisrawān al tempo di Hindiyyah 340 Hindiyyah tra ‘Aynṭūrah e Ḥrāš 340 Hindiyyah nel monastero di Bkerkī 342 Capitolo VIII – Hindiyyah e la Sede Apostolica 347 Il Delegato pontificio padre Desiderio di Casabasciana 347 Nuovo intervento della santa Sede 354 Capitolo IX – Il caso Hindiyyah nelle Cronache del convento francescano diḤarīṣā (1) 357 La storia è questa 358 Capitolo X – Il caso Hindiyyah nelle Cronache del convento francescano diḤarīṣā (2) 365 Capitolo XI – Il caso Hindiyyah nelle Cronache del convento francescano diḤarīṣā (3) 373 Ultimi importanti cambiamenti 373 Capitolo XII – Il caso Hindiyyah nelle Cronache del convento francescano diḤarīṣā (4) 383 Decreti della Sede Apostolica sul caso della monaca Hindiyyah 383 Chiarimento 383 Breve pontificio 385 Parte prima 385 Parte seconda 386 Parte terza 387
Indice 11 Capitolo XIII – Reinsediamento del patriarca Giuseppe Isṭifān sulla sua cattedra 393 Copia del Breve diretto alla Nazion Maronita 394 Ritrattazione del patriarca 395 Capitolo XIV – Convincimenti, visioni e comportamenti eccentrici di Hindiyyah 401 Osservazioni 403 Una vita di mortificazione della carne e di presunzione 404 Comportamenti anomali: terrore degli uomini 405 La santità 405 Osservazioni finali 406 Capitolo XV – Controversia tra i maroniti e i francescani durante il diciottesimo secolo 409 Dopo l’intesa del 1700 409 Nuova intesa circa la soluzione della controversia sorta tra i maroniti e i francescani 411 Alcune questioni sorte nel periodo di rapporti tesi tra i maroniti e i francescani 412 A – Singolarità di riti religiosi 412 Riti maroniti e condizionamenti dall’esterno 413 B – Conflitto relativo all’esercizio dell’autorità ecclesiale 420 C – Esaurimento di vie di contatto tra i maroniti e i francescani 421 D – Malintesi 422 E – Dispensa dagli impedimenti matrimoniali 422 F – Questione di coloro che pur non essendo latini si formano dai latini 422 G – Questione relativa alla casa al-Rizzi a Gerusalemme 423 Atto legale, ḥujjah, relativo al lascito delle due stanze di Ra‘d sulla Casa del Riso 1674. Moresco 1086 425 H – Questione relativa al prestito di 500 piastre fatto al patriarca Giacomo ‘Awwād 428 I - Questione della decima e della lettura della lettere del patriarca nelle chiese 430 Condizioni dettate dal patriarca Giacomo ‘Awwād per vivere in pace con i francescani 432 Risposta dei francescani sulle dette condizioni 433 Alcuni punti della contesa 435 Primo – Riti religiosi seguiti nelle diverse chiese maronite e francescane 435 Secondo – Relazioni tra le confessioni religiose di Nazaret 439 Terzo – Rimostranze del patriarca Simone ‘Awwād contro i latini/francescani 440 Quarto – Rimostranze contro il principio di costringere i latini a tornare ai loro antichi riti 442 Padre Desiderio risponde alle rimostranze avanzate dal patriarca Simone ‘Awwād 445 Risposta relativa al primo capo 446
12 I Francescani e i Maroniti Risposta relativa al secondo capo 446 Risposta relativa al terzo capo 446 Risposta della Sede Apostolica 449 Conclusione finale sulla situazione dei cristiani nel secolo diciottesimo 449 Capitolo XVI – Controversia tra i maroniti e i francescani durante il diciannovesimo secolo 451 Primo – Principio generale alla luce del quale cambiare rito nella consuetudine della chiesa 451 Secondo – Unificazione di riti religiosi nella famiglia di un curato della comunità maronita di Nazaret 453 Terzo – I maroniti vengono attirati al rito latino 455 Quarto – I maroniti di Cipro e i francescani 456 a. I maroniti di Cipro e i francescani al tempo del patriarca Giovanni al-Ḥilū 456 b. I maroniti di Cipro e i francescani al tempo del patriarca Giuseppe Ḥubayš 459 c. I maroniti di Cipro e i francescani al tempo del patriarca Paolo Mas‘ad 460 Conclusione 463 Bibliografia 465
Dedica Dedico questo libro al Reverendissimo Padre Custode di Terra santa Fra France- sco Patton che dal momento in cui venne a sapere ch’io ero intento a preparare que- sto mio studio e tutte le volte che lo incontravo mi chiedeva: “A che punto siamo?” Ecco, ora finalmente, padre a me carissimo, le annuncio di aver finito e lascio a lei decidere se a quando licenziarlo per la stampa, qualora lo trovasse di suo gradimento. Voglio dedicare questo libro ugualmente a mia madre, che mi ha stretto tra le brac- cia or sono più di sessant’anni, vale a dire alla Custodia di Terra santa, che in quest’an- no celebra il suo giubileo di ottocento anni dalla sua costituzione, dato che dall’anno 1217 i passi dei primi francescani hanno cominciato a calpestare la terra di Palestina, dalla quale passarono poi a installarsi in tutti gli altri Stati del Medio oriente. Vuole essere, questo mio, un saluto rivolto ai Padri che con i loro giganteschi sforzi e il versamento del loro sangue ci hanno dato l’occasione di prostrarci dinan- zi al divino Pargolo a Betlemme, di adorarlo inginocchiati ai piedi della Croce sul Golgota e di profonderci in canti di alleluia in pienezza di gioia nel vedere il suo Sepolcro vuoto e gridare “Cristo è risorto! Sì, egli è veramente risorto!” O voi martiri di Terra santa, san Nicola Tavelić e santi martiri suoi compagni1, o beati martiri di Damasco2 e numerosi altri martiri, calate l’ala della vostra protezione su questo Oriente tormentato e ferito, e chiedete, con la vostra intercessione, al Re della pace di diffondere amore e concordia estirpando ovunque l’odio, l’avversione e il rancore dai cuori. Per l’intercessione della Regina della pace e di San Šarbel… Amen, amen, amen. Padre Ḥalīm Noujaim 1 Nel 1391, Nicola Tavelić, Deodato Aribert da Ruticinio, Pietro da Narbona e Stefano da Cuneo, affrontavano pubblicamente il qāḍī di Gerusalemme invitandolo a lasciare la fede islamica per il cri- stianesimo. Vennero condannati e uccisi il 14 novembre 1391. Canonizzati il 21 giugno 1970 da Paolo VI, la loro festa è celebrata il 14 novembre. 2 Furono uccisi dai drusi a Damasco nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1860 e beatificati da Pio XI nel 1926.
Ringraziamenti e auspici Prima che questo mio libro vada sotto stampa, posso confermare che questa mia ricerca storica sulle relazione tra francescani e maroniti mi ha tenuto impegnato per parecchi anni, circa dieci, limando e aggiungendo senza tregua, fino al presente risul- tato, del quale non posso ritenermi felice senza una certa riserva. Ma sarà il lettore a giudicarlo, dopo aver letto quanto è qui tra le righe esposto! Se il suo giudizio sarà positivo, non mi resta che ringraziare il Signore dell’universo che mi ha assistito e non mi ha lasciato lavorare invano. A ogni modo non posso esimermi dal ringraziare la Custodia di Terra santa e coloro che mi hanno aiutato nell’approntare questo libro e chi si è dato da fare per la stampa, la pubblicazione e le foto dei luoghi di cui si fa menzione nel libro. Essi, invero, hanno lavorato giorno e notte a che questo libro uscisse così come è oggi, soprattutto tenendo conto che mi trovo in una situazione che non mi permette di viaggiare e di muovermi agevolmente da un luogo a un altro, dopo l’incidente che mi è capitato da più di un anno. Sono stati loro, in verità, a farsi carico di ogni in- combenza e a far sì che questo libro fosse, in certa misura, anche il loro. Voglio rin- graziare ancora una volta tutti coloro che hanno in un modo o nell’altro contribuito alla stesura di questo mio lavoro, in modo particolare il mio confratello padre Ḥannā Jallūf… e coloro dei cui nomi non faccio qui menzione e dei quali mi auguro che siano menzionati nel libro della vita eterna. Mi preme sottolineare che l’edizione italiana compare sotto il mio nome e quello del prof. Pirone Bartolomeo, il quale non solo ha tradotto il testo e tutti i documenti in arabo, ma ha con mia piena adesione proceduto a una più opportuna e circostanziata annotazione del testo con l’aggiunta di ulteriori elementi nell’esposizione delle diverse tematiche. Padre Ḥalīm Noujaim
Prefazione La provvidenziale misericordia del Signore accompagna i suoi operatori di pace ovunque ci sia da far del bene e in qualsiasi circostanza debba prevalere il comanda- mento dell’amore e della carità reciproca. La Custodia di Terra santa ha avuto sempre a cuore questa consegna, sostenuta dalla consapevolezza di essere e di dover essere gelosa e attenta conservatrice delle opere e delle parole di Cristo sulla terra e, nello stesso tempo, di essere fedele alla conservazione che di tale patrimonio spirituale e storico volle privilegiarla la Santa Sede. Sono trascorsi 800 anni da questa sua iniziale presenza in mezzo alle comunità cristiane sparse nei diversi paesi del Medio Oriente, soprattutto in Palestina, in Siria e in Libano. Ci sono già state diverse celebrazioni di questo centenario qui a Gerusalemme, come altrove, momenti di rievocazione di straordinari eventi e iniziative, con par- ticolare attenzione alle esperienze di vera e propria presenza missionaria, volta alla promozione e allo sviluppo delle relazioni interpersonali, con un occhio di riguardo tanto alle comunità parrocchiali dei fedeli appartenenti giuridicamente alla Custodia, quanto alle altre comunità cristiane orientali, ciascuna con propri riti e tradizioni. Sin dai primi decenni della sua presenza in Oriente, la Custodia prese ad aver cura di una sparuta comunità cristiana orientale di fede e tradizioni maronite, fortemente e tenacemente legata alla fede della Chiesa di Roma o, come essa stessa ama dire di sé, da sempre cattolica e fedele alla Chiesa di Pietro e alla sede patriarcale di Antiochia dal medesimo Apostolo istituita. Per meglio conoscere e comprendere le complesse relazioni che lungo i secoli, a partire dalla seconda metà del tredicesimo secolo, a oggi, sono intercorse tra i maroniti e i francescani di Terra santa, un nostro religioso libanese, padre Ḥalīm Noujaim, ha ripercorso le fasi che le caratterizzarono tra periodi di reciproco ben- volere e solo sporadici momenti di tensioni dovute più a fraintendimenti che a so- stanziali divergenze. Tuttavia, nonostante gli eventi che segnarono questi oscillanti e altalenanti irrobustimenti e affievolimenti della loro compresenza nel provvedere alle necessità materiali e spirituali della comunità del Monte-Libano, i francescani non abbandonarono giammai i maroniti. In più circostanze, anzi, possiamo ritenere, come evidenzia chiaramente padre Ḥalīm in più di un passaggio della sua analisi, i
16 I Francescani e i Maroniti frati di Terra santa legarono il destino dei maroniti a quello proprio. Gli uni avevano bisogno degli altri. I francescani dei maroniti per affermare e consolidare la loro presenza in Oriente, in specie nel Libano, e i maroniti dei francescani per svolgere il loro ruolo di intermediari tra i primi e la Sede Apostolica. Sotto questo punto di vista, la loro collaborazione risultò perfetta e completiva, esemplare fu il loro reciproco sostenersi e quasi d’un subito le nubi invernali, che nascondevano il sole ai loro orizzonti, si tramutavano in nuovi e più splendenti raggi che alimentavano di nuova luce e di nuova linfa la vita che sgorgava dalla loro reciproca operosità di coltivatori della vigna del Signore. Questo straordinario intreccio di reciproca edificazione e attiva collaborazione, tra- luceva già nel primo volume I Francescani e i Maroniti (1233-1616), in una puntuale narrazione degli eventi accompagnata da una non meno corretta esposizione delle ini- ziative intraprese dai maggiori pionieri della presenza francescana sul Monte Libano, molto spesso nella veste di delegati apostolici e più spesso ancora come premurosi pastori del gregge a essi affidato, sì da meritare la stima e l’amore della gente. Con questo secondo volume, che ripercorre una fase di più intense e complicate relazioni, principalmente a causa di un più eterogeneo orizzonte storico, sociale e nazionalista che andava prendendo piede nella coscienza della comunità maroni- ta sempre più gelosa della sua identità cattolica e di una fiera determinazione nel conservare le proprie tradizioni e i propri riti, padre Ḥalīm ci conduce per mano sul proscenio di una storia dai risvolti a mano a mano sempre più interessanti. L’impo- stazione metodologica è più severa e convincente, perché lascia spesso la parola alla documentazione. Sì, bisogna proprio dire che i veri attori di questa seconda parte sono i documenti, le prove autentiche che si fanno voci di sentimenti e di volontà, di progetti e di realizzazioni, di afflati spirituali e di attenzioni verso esigenze della quotidianità. I patriarchi e i metropoliti e i vescovi e i capi delle tante zone del Monte Libano, ognuno quasi monade di una personale concezione della storia che si va con- sumando, da una parte, e i custodi e i singoli frati della Provincia di Terra santa che vogliono a tutti i costi essere fedeli al mandato della Santa Sede…sono tutti attori di una avventura che vale la pena leggere e conoscere. I capitoli della prima e della seconda parte di questo volume, concepiti come una sorta di canovaccio dal profilo informativo e analitico, non trascurano in verità nessuna delle principali figure del mosaico maronita e se, per avventura, è necessario mettere il dito in qualche piaga, anche di ordine interno alla Chiesa maronita, è con delicatezza che viene esposta la questione, e con altrettanta premura si lascia la paro- la al documento, senza insistere troppo su motivazioni che scaturivano da animosità, gelosie, contrasti di autonomia decisionale e comportamentale, da negate o usurpate prerogative, da volontarie scissioni all’interno della tradizione monastica libanese. Ma nella grata memoria del passato, si stagliano nitide le figure di eminenti pa- triarchi del soglio di Antiochia, prima fra tutte, forse, la gigantesca figura del pa- triarca Stefano al-Duwayhī, teneramente legato alla memoria dei Luoghi Santi per
Prefazione 17 averli visitati insieme con la madre, e ai francescani per l’intrepida loro lotta per la salvaguardia della comunità maronita a Gerusalemme, a Damasco, ad Aleppo e in altre località del Libano. Non trascura, il nostro Autore, di soffermarsi su delicati e dolorosi momenti della storia della comunità maronita, come le lotte interne per le successioni patriarcali, ma, in particolar modo, sull’incresciosa vicenda della mona- ca Hindiyyah, a proposito della quale si avvale di una Cronaca stilata da frati che la vissero quasi in prima persona, per la soluzione della quale la Santa Sede si avvalse di un altro ragguardevole francescano, padre Desiderio da Casabasciana, che ripren- deva, in certo senso, la missione già prima di lui affidata al già Custode di Terra santa padre Lorenzo Cozza, la cui prudenza e carità riportarono la pace e la concordia nella comunità maronita nella delicata circostanza della destituzione e del reintegro del patriarca Giacomo ‘Awwād. Questioni di non trascurabile valenza sono altresì quelle concernenti la presenza dei frati francescani nel monastero di San Giacomo Martire a Ehden, la costruzione di un loro convento a Ḥārīṣā per contribuire alla formazione culturale e spirituale della gioventù del Monte Libano e all’insegnamento e alla pra- tica delle lingue arabo, latino, italiano e siriaco, al mantenimento delle famiglie più disagiate e bisognose angariate dai diversi tipi di tasse imposte dal potere centrale ottomano e dai singoli governatori e giudici turchi, a provvedere d’ogni sorta di bene spirituale e materiale i maroniti dell’isola di Cipro e a proporre una giusta soluzione al problema dei maroniti latinizzati che tanto filo da torcere davano tanto ai loro prelati maroniti quanto ai parroci delle parrocchie alle quali facevano riferimento. Dicevo che la ricostruzione degli eventi è rigorosa perché si avvale di una docu- mentazione pertinente, della quale è offerto ampio saggio nella parte delle note, ma anche per la mole di citazioni dirette. Bene ha fatto il nostro Autore a tener conto degli Atti della Sacra Congregazione di Propaganda Fide, del materiale conservato nell’Archivio storico della Custodia di Terra santa, di documenti conservati nella biblioteca centrale del Patriarcato maronita di Bkerkī, di diversi Epistolari e, di non minore importanza, di opere scritte dai più ragguardevoli storici della comunità ma- ronita e del Libano. Sono perciò oltremodo lieto di presentare questo lavoro di padre Ḥalīm, con la speranza che esso costituisca un valido contributo alla celebrazione della presenza francescana in Libano, perché la conoscenza di un passato vissuto così strettamente fianco a fianco, sia oggi incentivo a continuare una collaborazione più proficua a tut- to vantaggio della santa Chiesa cattolica, che nella Terra santa e nel Libano ha avuto e ha una delle sue più efficaci testimonianze di quella carità che dove vive è segno della presenza del Dio della misericordia. fra Francesco Patton ofm Custode di Terra santa Gerusalemme 28 agosto 2017
Presentazione Esaminare da vicino le relazioni che si sono intrecciate tra la Chiesa maroni- ta e l’Ordine francescano è stato materia che da lungo tempo ha costituito per me l’oggetto di uno studio serio sulla storia della Chiesa maronita collegata con la ve- nuta dell’Ordine dei frati minori in Oriente. Un simile studio dovrebbe di per sé far luce sulla missione dei frati minori in Oriente sin dai suoi primordi. La fondazione dell’Ordine (1209) e l’avvento dei suoi frati in Oriente alcuni anni dopo (1217), furono coevi con un periodo di rivalità tra l’Oriente islamico e l’Occidente cristiano a causa delle crociate che avevano fallito nel liberare e preservare i Luoghi santi. L’entrata di un Ordine monastico occidentale aperto nei confronti dei musulmani do- veva di per sé mostrare un volto occidentale nuovo e diverso; non doveva, in effetti, confidare nelle armi come mezzo per una collaborazione con l’altro diverso da sé, ma vedere nel dialogo la strada migliore verso la pace e la collaborazione, la testimo- nianza dell’amore per Dio incarnato in Gesù Cristo. Dio aveva mandato Francesco nel tempo opportuno, perché correggesse il cammino riportando in questo Oriente la missione che Gesù Cristo vi aveva portato circa mille e duecento anni prima. Giacché lo scopo principale di S. Francesco nel fondare il suo Ordine fu quello di dare testimonianza a Gesù Cristo e annunciare il vangelo, sull’esempio della prima Chiesa, mandare i suoi confratelli in Oriente avvenne con la stessa tempestività, per- ché vivessero con i musulmani e con i cristiani della regione e dessero testimonianza di Gesù Cristo vivendo in mezzo a loro, dialogando e solo dialogando, avendo egli costatato appieno il fallimento della liberazione della terra e di servire la causa del cristianesimo con il ricorso alle armi. È stata, questa, un’esperienza che ha prodotto una sorta di solido esempio per i cristiani, dice che il ricorso all’uso delle armi non può andare oltre il principio dell’autodifesa e divenire pretesto di occupazione e di sterminio, al fine di creare una nuova realtà o di un servizio da rendere alla missione cristiana, essendo tutto ciò un modo di comportarsi del tutto contrario agli insegnamenti che Gesù Cristo ha portato al mondo. Uno degli obiettivi per i quali i francescani vennero in Oriente è stato altresì quel- lo di adoprarsi perché i cristiani non cattolici tornassero all’unione con la Chiesa di Roma e a promuovere il consolidamento del rapporto che intercorreva tra i cattolici
20 I Francescani e i Maroniti orientali e la Sede Apostolica. È ben risaputo che la presenza cattolica nella regione si limitava a quell’epoca esclusivamente alla Chiesa maronita. Gli interessi delle due parti richiedevano che la reciproca collaborazione si radi- casse oltre ogni limite. I francescani non conoscevano cosa l’islām fosse per dav- vero, non conoscevano nemmeno la civiltà orientale e nemmeno le chiese orientali. Ignoravano del tutto le lingue in uso nel paese. I maroniti, invece, potevano dare loro molto aiuto a tal riguardo. Del resto, i maroniti che avevano bisogno di avere conti- nue relazioni con la Sede Apostolica tanto per preservare integra la loro fede catto- lica quanto per consolidare maggiormente le loro relazioni con la Chiesa di Roma, trovarono nei francescani il mediatore ideale per realizzare tutto ciò. Da lungo tempo sono stato tramenato dall’ossessione di conoscere a fondo il rapporto intercorso tra i francescani e i maroniti, ma questo mio intenso desiderio è viepiù cresciuto dopo essere stato mandato a erigere l’eparchia di Ḥayfā e dei Luoghi santi nel 1996. Là ebbi io modo di collaborare intensamente con i custodi dei Luoghi santi, tra i quali c’erano non pochi religiosi maroniti di spicco. Mi feci un’idea più chiara dell’importanza della loro presenza e, nello stesso tempo, dell’importanza della Chiesa maronita nella loro storia passata e presente, in particolar modo del fatto che la Chiesa maronita era stata e continuava a essere per loro in Oriente una delle più prestigiose, se non la più prestigiosa, fonte di sollecitazioni. Spesso abbiamo parlato della possibilità di intraprendere lo studio relativo a que- sto rapporto in una maniera scientifica, in particolar modo attraverso gli archivi dei frati conservati nei Luoghi santi, a Gerusalemme e negli altri loro conventi in Libano e nella regione. Tra costoro l’amico mio e del convento maronita di Gerusalemme, padre Ḥalīm Nujaym che si era ripromesso di intraprendere un simile lavoro non ap- pena libero dalle gravose responsabilità amministrative che nel frattempo gli erano state affidate. A tutti noi sono note, di padre Ḥalīm, maronita e francescano, la totale fedeltà al suo sentirsi maronita, come del resto al suo essere un frate francescano, la sua scrupolosità nel lavoro e la sua dedizione al ministero che svolge. Non appena è stato sollevato dalle sue responsabilità direttive in seno alla Custodia di Terra santa, egli ha subito cominciato a realizzare quanto promesso, dando alla luce il primo volume relativo a siffatto suo impegno, volume che copre gli anni 1233-1516 e stam- pato nell’anno 2009, in occasione degli Ottocento anni dalla fondazione dell’Ordi- ne francescano. In verità si era anche ripromesso di comporre un secondo volume, partendo dal 1516 fino a lambire la fine del diciannovesimo secolo, pubblicato poi nel corso di quest’anno 2017, nella ricorrenza degli 800 anni trascorsi dalla venuta dei frati francescani in Oriente. Sono oltremodo felice ch’egli mi abbia chiesto di presentare questa seconda parte con queste righe. Il metodo che padre Ḥalīm ha seguito in questo suo lavoro, si distingue per un suo alto spirito scientifico e per una sottigliezza di analisi contraddistinta da molta oggettività. Di solito non si accontenta di esporre i documenti in foto così come for- mulati, nella loro lingua originale, con traduzione fedele e chiara, ma si avvale altresì
Presentazione 21 di altre fonti, ricorrendo a storici che si sono occupati dell’argomento nella stessa epoca storica, in modo da confrontarle con i documenti conservati nell’archivio dei frati e offrire al lettore una immagine più chiara e più comprensiva e oggettiva di siffatta epoca storica. Questo metodo conferisce all’opera una forma scientifica in armonia con la personalità di padre Ḥalīm, come abbiamo già detto in precedenza, e ben si concilia con il metodo che egli ha sempre seguito nelle alte responsabilità a lui affidate nel prendersi cura della comunità dei frati, sia a Gerusalemme sia in altri paesi della regione. Tra le molteplici realtà che emergono chiare attraverso questa ricerca, figura il grande zelo che i frati hanno sempre profuso nel facilitare la continuità delle re- lazioni tra la Chiesa maronita e la Sede Apostolica. Molte volte sono stati i frati francescani, per esempio, coloro che portavano il nome del neoletto patriarca alla Sede Apostolica per chiedere la sua conferma, riportandogli il pallio come caparra del Sommo Pontefice per l’accettazione di questa elezione e confermando la comu- nione della Chiesa maronita con quella di Roma. La brama che i patriarchi avevano nel conservare la fede cattolica li portava spesso a chiedere alla Sede Apostolica di stampare per essi i libri liturgici nonché quelli di insegnamento della dottrina cattolica ai quali si attenevano nell’educare i loro bimbi e nell’insegnamento della religione ai loro figli. A mo’ di esempio, citiamo quanto conteneva una Relazione sui maroniti sottoposta da un padre francescano al papa Pio V al tempo della reggenza del patriarca Michele al-Razzī, nella quale affermava: «Nei paesi d’Oriente non c’è nessuno tanto attaccato alla Chiesa romana al di fuori di loro», e parlando inoltre delle difficoltà che i maroniti pativano a causa dell’occupazione turca «chiedeva al Sommo Pontefice di mandare libri di religione ai maroniti scritti nella loro lingua e di edificare per essi una casa a Roma a mo’ di scuola per i giovani maroniti, nella quale apprendere i fondamenti della religione, fare poi ritorno nei loro paesi e istru- ire gli altri nella religione cattolica…». Lo zelo che i frati francescani ponevano nell’assicurarsi della fedeltà dei maroniti nei confronti del Sommo Pontefice li induceva spesso a esagerare nello spronarli ad accostarsi al rito latino, tanto nell’adeguarsi ai paramenti liturgici quanto nel pra- ticare le loro funzioni religiose e nel celebrare le loro festività e digiuni…, la qual cosa portava a un intorbidamento delle relazioni con il patriarca. Ma ciò che mag- giormente contribuì a intorbidare siffatte relazioni fu a volte la pressante richiesta fatta ai maroniti dei Luoghi santi di passare alla Chiesa latina o di essere sottomessi all’autorità del Custode dei Luoghi santi e non a quella del patriarca. Tutto questo perché custodissero gelosamente la loro fede cattolica. I padri francescani tennero stretti tra le braccia i maroniti dei Luoghi santi, li ospitarono nei loro conventi e nelle loro chiese. I maroniti, per parte loro, aiutavano i frati nel succedersi e nell’ac- climatarsi con il loro ambiente, sia grazie alla loro prestazione come interpreti sia attraverso altri aiuti che i frati chiedevano loro. Era un rapporto saldo non soltanto in Terra santa ma anche in Libano e in tutta la regione. Spesso il patriarca assumeva
22 I Francescani e i Maroniti consiglieri scegliendoli tra i frati e alcuni di loro rimasero sempre al suo servizio per tutto il tempo in cui si tratteneva nel monastero di Qannūbīn come in altre sedi nelle quali trovava riparo. Il rapporto tra i maroniti e i francescani in Oriente fruttò in bene per entrambi e per la chiesa cattolica della regione in maniera generale, essendo tanti gli uni quanto gli altri del tutto bramosi della reciproca collaborazione al servizio della missione loro affidata, ognuno secondo i propri riti e tradizioni. Nonostante le difficoltà e al- cuni contrasti sorti tra di loro, essi si sostennero vicendevolmente in tutte le asperità, specialmente nei giorni di ristrettezza che i maroniti sperimentarono durante l’occu- pazione ottomana e le ingiustizie che la chiesa subiva. Non c’è modo migliore di esprimere in sintesi la consistenza di questo rapporto se non quello di riportare ciò che padre Ḥalīm afferma all’inizio del capitolo tredicesimo di questo libro, là dove dice: «Le relazioni tra francescani e maroniti attraversarono fasi molteplici e diverse, prevalenza ora periodi di amorevolezza ora periodi di tensio- ne… Ma nonostante tutti questi eventi, i francescani non abbandonarono mai la chiesa maronita, ma legarono il loro destino a quello dei maroniti e la loro sopravvivenza a quella dei figli di San Marone. Avevano bisogno gli uni degli altri. I francescani ave- vano bisogno dei maroniti per ben radicarsi e far valere la loro presenza in Oriente, in particolar modo in Libano. I maroniti, da parte loro, avevano bisogno dei francescani perché questi ultimi fossero i loro intermediari presso la Sede Apostolica. La collabo- razione tra le due parti fu piena e ideale fu altresì il sostegno che si diedero a vicenda. Nonostante le nubi autunnali avessero sottratto la luce del sole tanto all’una quanto all’altra parte, come erano state veloci a comparire altrettanto lo furono nel dissiparsi, sì che nuovamente si vide la luce e la vita si sprigionò a loro conforto, prorompendo con più forza e abbondanza di quanto fosse stato per il passato». Ringrazio padre Ḥalīm per il grande sforzo che ha profuso nel mettere in luce quanto era a noi nascosto di sì ricco rapporto tra francescani e maroniti dal momento in cui i frati diedero inizio alla loro missione in questo nostro Oriente fino al dician- novesimo secolo. Sono certo che egli completerà l’opera intrapresa e farà uno studio del restante lungo periodo perché se ne abbia una completa raffigurazione e appaia in modo più chiara la ricchezza della missione che la collaborazione tra la Chiesa maronita e l’Ordine francescano ha realizzato in questo nostro Oriente, facendo così cernita degli /opportuni/ ammaestramenti al fine di proseguire, in futuro, il cammino attraverso la lettura dei segni del tempo e ponendoci all’ascolto di ciò che lo Spirito santo dice alla Chiesa in questo nostro Oriente. mons. Būlus al-Ṣayyāḥ già arcivescovo dell’eparchia di Ḥayfā e dei Luoghi santi Bkerkī 25 agosto 2017
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