IL CONFINE DELL'ACQUA - Ricerche progettuali per i territori deltizi - La Natura del Mare

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IL CONFINE DELL'ACQUA - Ricerche progettuali per i territori deltizi - La Natura del Mare
IL CONFINE DELL’ACQUA
   Ricerche progettuali per i territori deltizi
                                 COSTE IN MOVIMENTO
I° Conferenza Nazionale deiRomeo        Paesaggi  Farinella
                                                      Costieri
                                      Professore di Urbanistica
                                    ATELIER
    CITERlab_Dipartimento di Architettura,       DI RICERCA
                                           Università di Ferrara
                                         16 LUGLIO 2021
IL CONFINE DELL'ACQUA - Ricerche progettuali per i territori deltizi - La Natura del Mare
I CAMBIAMENTI CLIMATICI SONO UN FENOMENO ECOLOGICO BASATO SU 3 FATTORI
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1. FATTORE ECOLOGICO:
si basa sull'AUMENTO della concentrazione di GAS SERRA nell'atmosfera e sulla conseguente RIDUZIONE della capacità dei sistemi
naturali di assorbire tali gas

2. FATTORE SOCIALE:
La svolta avviene nel 1800 con la rivoluzione industriale che determina un UTILIZZO MASSIMO DI CARBURANTI FOSSILI PER
AIUTARE I PROCESSI INDUSTRIALI (200 anni) con i seguenti effetti:
1. Aumento della qualità della vita di milioni di persone.
2. Alterazione dei sistemi naturali che erano stabili da millenni.

3. FATTORE POLITICO:
Negli ultimi 30 anni la diplomazia non è riuscita a cambiare la situazione e i risultati ottenuti non sono apprezzabili.
Questo richiama il ruolo della cooperazione e il modo di affrontare i problemi per trovare soluzioni. Anthony Giddens sostiene che
i paesi industrializzati devono essere in prima linea nella campagna contro il cambiamento climatico, ma le possibilità di successo
dipenderanno dalla capacità degli stati di governare questa transizione. E ancora: rischio chiama rischio, e i problemi derivanti da
povertà, carestia, guerra, mancanza d'acqua sono sempre più forti. Da questo punto di vista il problema delle DISEGUAGLIANZE
e dei DIRITTI è una questione ecologica fondamentale.
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IL CONFINE DELL'ACQUA - Ricerche progettuali per i territori deltizi - La Natura del Mare
Quando si parla di processi di trasformazione urbana e territoriale, vanno perseguiti approcci "positivi" e “pro-attivi" in grado
di lavorare, come ci direbbe Edgar Morin, sulla complessità quindi: superamento degli approcci settoriali; qualità delle
relazioni; strategie "multi-obiettivo" e multisettoriali, capaci di mettere in relazione le diverse componenti
(urbanizzazione, patrimonio, paesaggio, ambiente ed ecosistema, aspetti sociali ed economici, governance).

In sostanza vanno tenuti in conto:

1. i processi di transizione e adattamento (PREVISIONE);
2. la vulnerabilità dei sistemi socio-ecologici urbani (CONOSCENZA);
3. le relazioni tra equità sociale, disuguaglianze e sostenibilità ambientale (ETICA) ;
4. la qualità sica ed estetica dei progetti di rigenerazione della città e del paesaggio (STRATEGIA E PROGETTO).

Non possiamo quindi non segnalare la qualità dei processi di governance orientati alla resilienza e dunque il ruolo delle
istituzioni sia in termini di promozione di pratiche di resilienza, sia in termini di supporto ai processi di progettazione e
implementazione di tali pratiche sul territorio.

Si tratta quindi di favorire un approccio orientato ad azioni strategiche in grado di accompagnare e indirizzare a livello
locale e globale la realizzazione di progetti, inquadrati in visioni ampie ma consapevoli delle potenzialità locali del
territorio e capaci di agire come fattori di sviluppo e stabilizzazione nel medio/lungo periodo.

In tutto il mondo, il cambiamento climatico e l'innalzamento del livello del mare stanno costringendo le comunità ad agire. Si
devono sviluppare approcci innovativi per adattarsi utilizzando i processi naturali per proteggere città e coste. Ma tali processi
non sono solo tecnici sono anche sociali e politici.                                                                               04
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I DELTA: LA SEDIMENTAZIONE MOBILE

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La rapida urbanizzazione in corso sta consolidando più di 20 megalopoli costiere,
anche in in contenuti che non hanno mai avuto una evidente tradizione urbana, come
l’Africa.

Tutte le località costiere, incluse le megalopoli, sono a rischio per gli impatti generati
dall’ aumento globale del livello del mare e altre implicazioni costiere del
cambiamento climatico, come il cambiamento della frequenza delle tempeste.

Inoltre, molte delle megalopoli costiere sono costruite su strati sedimentari
geologicamente giovani che sono inclini alla subsidenza a causa dell'eccessivo
prelievo di acque sotterranee.

Almeno otto delle 20 megalopoli costiere previste hanno sperimentato un correlativo
aumento locale del livello del mare che spesso supera ampiamente qualsiasi
probabile scenario di aumento globale del livello del mare per il prossimo secolo.

Le implicazioni del cambiamento climatico per ogni megalopoli costiera cambiano
significativamente, quindi ogni città richiede una valutazione indipendente, politiche
specifiche e un'analisi urbana e ambientale specifica.

In contrasto con i precedenti storici, si raccomanda una prospettiva pro-attiva verso i
pericoli costieri e il cambiamento dei livelli di rischio nel tempo.

Misure a basso costo per mantenere o aumentare la flessibilità futura di risposta al
cambiamento climatico devono essere identificate e implementate come parte di un
approccio integrato alla gestione costiera.
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NON ESISTE DELTA SENZA SEDIMENTO

Da un punto di vista geologico i DELTA sono un prodotto dell’accumulazione dei
sedimenti generati dalla presenza dei umi in particolare nel tratto coincidente
con la “bocca” o “foce”.

Sono generalmente associati alla foce del ume grazie al deposito di sedimenti
costieri.   I delta si sono sviluppati da estuari che hanno sempre avuto un
rapporto dinamico con il livello del mare che ha de nito la mutevolezza del
rapporto terra-acqua e il riempimento delle zone di contatto. Nel Mediterraneo
questo processo è stato fortemente in uenzato dalle attività umane.

Con il termine DELTA, introdotto da Erodoto descrivendo il Nilo, è tuttavia usato
in un senso più generale per descrivere qualsiasi accumulo anche in laghi,
lagune, stagni ma la maggior parte dei delta uviali si formano sui margini dei
bacini marini.

In ogni caso i geomorfologi ci insegnano che i DELTA si formano dove le
condizioni idrodinamiche (onde, correnti, ussi gravitazionali) del bacino
ricevente non sono abbastanza dinamiche da disperdere tutti o la maggior parte
dei sedimenti portati dai umi.

I DELTA che noi vediamo sono di norma (subaerei) sono solamente una parte del
sistema che si compone anche di un delta subacqueo (es. il Congo, il Gange-
Brahmaputra, Orinoco, Amazonia Po). I delta uviali quindi nella loro estensione
sono gli elementi principali del meccanismo di costruzione e ricostruzione dei
margini terrestri attraverso i sedimenti.
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I delta dei umi variano considerevolmente in dimensioni e alcuni sono le
     più grandi formazioni costiere del mondo.

     I delta del Rio delle Amazzoni, del Gange-Brahmaputra e del Mekong sono
     considerati i tre più grandi delta del mondo e sono anche le grandi articolazioni
     costiere (Amazzonia circa 465000 km2 Delta del Po 128 km2).

     I delta sono ambienti estremamente d i v e r s i c a t i , s i a sicamente che
     ecologicamente grazie a fattori quali: i sedimenti abbondanti; la bassa
     topogra a; l’interfaccia e l’intreccio terra-acqua; il rapporto acqua dolce/acqua
     salata, ecc.

     I delta costituiscono circa il 5% delle coste ma vi abitano quasi 600 milioni di
     persone, e sono stati la culla di numerose civiltà.

     La loro attrattiva legata a diversi fattori tra cui:

     -  l’alta produttività dei terreni;
     -  la ricchezza di risorse marine e uviali;
     -  le riserve di gas e petrolio;
     - la topogra a piatta e favorevole allo sviluppo di infrastrutture ed insediamenti
       rurali e urbani;
     - la disponibilità di estese aree per la crescita urbana;
     - l’ampia disponibilità di riserve di acqua dolce e falde acquifere;
     - la ricchezza di biodiversità (ai ni dello sfruttamento umano)
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Cosa rende vulnerabili i delta?

     1. innanzitutto la destabilizzazione del bacino deltizio interno e esterno a causa,
     ad esempio, di processi di infrastrutturazione o sfruttamento del sottosuolo;

     2. la modi ca delle caratteristiche dei bacini idrogra ci attraverso l’uso del
     suolo, l’ agricoltura, le attività estrattive; le strade e infrastrutture, l’incremento
     dell’urbanizzazione, la regimentazione idraulica          tra cui dighe e serbatoi,
     stoccaggio e controllo dell’acqua; energia idroelettrica e irrigazione;

     3. l’antropizzazione dei delta;

     Queste alterazioni generano delle condizioni di perturbazione che rendono, ad
     esempio, la fornitura di sedimenti non è più suf ciente a bilanciare le due
     condizioni di subsidenza e perdita di sedimenti lungo la costa e al largo. I delta
     perdono la loro capacità di automantenimento e diventano vulnerabili

     Altra condizione di perturbazione riguarda la fornitura e la qualità dell’ acqua che
     determina una condizione di vulnerabilità ecologica dell’ambiente delizio.

     In ne possiamo indicare come condizioni di perturbazione, che vede come
     causa di degrado dell’ ambiente deltizio, pratiche quali l'estrazione della sabbia,
     l’agricoltura intensiva o l'acquacoltura praticata a spese delle mangrovie, tutte
     pratiche che rafforzano la vulnerabilità sica ed ecologica degli ambienti delit ti
     con impatti sulla società.
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DHAKA is a megalopolis of about 20 million
inhabitants. It is one of the largest deltas in
the world gravitating around the rivers
centered on the Ganges and Brahmaputra
and the part of the Gulf that includes the
Indian state of West Bengal and Bangladesh.
and, like many cities on the Indian
subcontinent, we can read it from the
watershed marked by English colonization.

                                                                    Mei G., Rahman O. (2019), Building resilience through green-blue
                                                               14   infrastructures. An integrated network for Dhaka,

                                                                    Tesi di Laurea, relatori: Romeo Farinella, Elena Dorato, Università di Ferrara, IT.
                                                  Dhaka 1924
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The MAIN GOALS of the STRATEGY is the construction
of a GREEN BLU NETWORK AS AN INTEGRATED
SOLUTION for a RESILIENT METROPOLIS

The MAIN GOALS concerning:

WATER MANGEMENT;
GREEN & PUBLIC SPACES;
MOBILITY

And finaly several actions are foreseen
in the strategy (some examples):

• recovery of existing canal;
• increase of capacity of the severage network;
• reconnections of water lines throught the reopening
• of old canals;
• creation of water storage and infiltration areas
• designes as public spaces and parks;
• creation of linear parks along the canals;
• creation of pedestrian ad cycle paths along the canals;
• their integration with water bus;
• and other small actions integrated into a new urban vision.
L’ESPERIENZA OLANDESE: IL PROGETTO COME RICERCA PER LA COSTRUZIONE DI STRATEGIE E PER RISPONDERE
A SPECIFICI PROBLEMI
LA COSTA EMILIANO ROMAGNOLA: UN POTENZIALE GRANDE LABORATORIO DI PROGETTAZIONE COSTIERA

Sperimentazione e ricerca progettuale complessa e interdisciplinare
                                                                                      Definizione di visioni e strategie
        Condivisione di esperienze
                                                    Cooperazione internazionale perché i nostri problemi sono problemi di tutti
La costa emiliano-romagnola ospita uno dei più grandi sistemi turistici d’Italia oltre a molte attività industriali e ad aree
naturalistiche di altissimo pregio. Inoltre è attraversata da infrastrutture di interesse nazionale. Con l’esclusione di Ravenna e
Rimini non ospita città di dimensioni medie ma è interessata da un fenomeno di diffusione urbana lineare
Interrotto in alcuni punti da varchi naturali e vuoti che oggi costituiscono ambiti importanti per una strategia di
rigenerazione resiliente dell’urbanizzazione costiera.

E’ costituita da una spiaggia bassa e sabbiosa quasi continua per circa 130 km e ampia da pochi metri ad oltre 200
metri, con un valore medio di circa 70 m.

La duna costiera è presente solo lungo il 30% circa del litorale, si sviluppa, in modo discontinuo e con quote medie di
2-3 metri, nel settore centrale e settentrionale del litorale ed è praticamente assente nel settore meridionale dove è stata
diffusamente spianata e distrutta. Nel settore centrale e soprattutto in quello settentrionale, a tergo del sistema litoraneo, si
trovano vasti territori bonificati, con quote inferiori al livello del mare, occupati in parte da aree umide di rilevanza
naturalistica (SIC, ZPS).

l'intervento dell'uomo localmente ha indotto l’aumento della subsidenza costiera, favorito i processi erosivi ed irrigidito
l'evoluzione dei litorali costruendo insediamenti e strutture turistico - balneari, porti, moli aggettanti e opere di difesa
(scogliere e pennelli) tutti insistenti sulla sottile fascia costiera o subito a ridosso di questa. L’espansione urbana e
l’antropizzazione in generale, hanno, infatti, provocato modificazioni nell’assetto della spiaggia, causando una progressiva
diminuzione delle dune e uno sfruttamento massiccio della spiaggia con creazione di stabilimenti balneari e strutture
ricreative.
IL DELTA DEL PO EMILIANO ROMAGNOLO
IL DELTA OGGI
 (non è solo parco e aree protette)

URBANIZZAZIONE
COSTIERA
RISCHIO IDRAULICO

EROSIONE COSTIERA
MARGINALITÀ
E SPOPOLAMENTO
REIMPARARE A PROGETTARE CON L’ACQUA : non solamente qualcosa da cui difendersi ma pensarla come opportunità per
                                      costruire nuovi paesaggi
DEMOLIZIONE COME STRATEGIA PROGETTUALE
RIPRISTINARE I SISTEMI DUNOSI ATTRAVERSO NUOVE FORME DI PAESAGGIO: I SAND MOTOR E IL PROGETTARE
LA NATURA USANDO I SISTEMI NATURALI (Design and Built with Nature)
RESILIENZA è un termine pervasivo e l’uso ridondante ne ha sicuramente ridotto la portata e il signi cato
     qualitativo, prestandosi a banalizzazioni determinate dalla necessità di generare consenso. Quale politico
                                                                                                                                 A QUALI CONDIZIONI UN
     può oggi esimersi dall’uso di tali concetti, quale strategia di marketing, che si occupi di cibo o di case, può
                                                                                                                                 PROGETTO PUÒ ESSERE
     permettersi di non riferirsi ad esse, quale università può oggi non ricorrere a tali termini per rendere accattivante
     una propria offerta didattica o un proprio master. Ogni termine si porta con sé dei signi cati che spesso sono              RESILIENTE?
     plurimi nelle loro appartenenze o che sono cambiati, precisandosi nel corso del tempo in una direzione o nell’altra.
     Tale concetto ha una origine scienti co/metallurgica e in seguito entra nelle scienze sociali attraverso la psicologia.
     Come de nire il concetto di resilienza nel campo dell’urbanistica? Il progettar resiliente è una necessità vista
     l’incapacità o l’impossibilità di concepire il progetto per le città e i territori come strategia trasformativa complessa
     ovvero cerchiamo di essere resilienti per sopravvivere ad eventi che non sappiamo prevedere e governare? Si
     potrebbe affermare che il concetto di resilienza nel campo delle pratiche urbanistiche è associabile a quello del
     rischio. La “resilienza” è quindi una reazione, un’autodifesa più che una proposizione e dunque un
     progetto ?
     L’era dell’ Antropocene si fonda sul con itto tra uomo-ambiente e quest’ultimo ci appare in in grande dif coltà
     e in procinto di soccombere. Ma non è vero per la natura, l’ambiente perché troverà un’altro equilibrio dove le
     relazioni tra le parti ne compongono la complessità cambierà, diventerà un’altro ambiente e qui vedremo che
     ruolo l’uomo troverà in questo nuovo equilibrio e a che prezzo in termini sociali e di diseguaglianze e
     con itti.
     Italo Calvino de nisce la città come l’inferno dei viventi dove noi abitiamo tutti i giorni e abbiamo due strade da
     seguire. La prima è facile: decidiamo di non vederla, ci illudiamo che non esista, non ne parliamo e quindi di fatto la
     cancelliamo o, pensando alle retoriche ricorrente della transizione ecologica, pensiamo che esiste sempre una
     soluzione tecnologica ai problemi del mondo che non mette in discussione i modelli di sviluppo. La seconda strada
     è più impervia ma se la percorriamo dobbiamo cercare di riconoscere dentro l'inferno cosa non è inferno e dargli
     spazio facendolo durare. Ma questo atteggiamento esige attenzione, apprendimento, capacità di lettura e di
     interpretazione; capacità di saper cogliere la complessità: IN SOSTANZA ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ:
     TECNICA, ETICA E POLITICA. Questa è certamente una forma di “progetto resiliente”: l’unico oggi possibile.
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