Il progetto nella Città Fragile - Henrietta Demma Stefano Di Zazzo Scenari di riappropriazione per l'ex Piazza d'Armi di Milano - IRIS Politecnico ...
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Henrietta Demma Stefano Di Zazzo Il progetto nella Città Fragile Scenari di riappropriazione per l’ex Piazza d’Armi di Milano Postfazione di Andrea Di Franco
L’ARCHITETTURA NECESSARIA L’Architettura Necessaria è una collana diretta da Andrea Di Franco, che traduce all’ester- no del mondo accademico gli studi e le ricerche degli architetti del Politecnico di Milano. Il suo obiettivo è quello di raccogliere quei lavori che affrontano temi concreti, urgenti e necessari nell’orizzonte della crisi dell’attuale, multiforme “paesaggio umano”. La redazione di questo libro è frutto di un lavoro di ricerca sviluppato a partire dalla tesi di laurea magistrale “Il progetto nella Città Fragile. Scenari di riappropriazione per abitare l’informale: Piazza d’Armi e l’Ovest milanese” di Henrietta Demma e Stefano Di Zazzo. L’edizione è stata curata dagli autori e successivamente è entrata a far parte della collana l’Architettura Necessaria di cui coglie il senso. Si ringraziano l’Associazione Le Giardiniere, Bianca Bottero, Vincenzo Ferri, Diego Profili, Alberto Secchi e gli ortisti di Piazza d’Armi per il prezioso contributo, e Francesca Cognetti e Andrea Di Franco per il tempo dedicato e l’inestimabile supporto. ISBN 978-88-916-4657-6 © Copyright 2021 Maggioli S.p.A. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, anche ad uso interno e didattico, non autorizzata. Maggioli Editore è un marchio di Maggioli S.p.A. Azienda con sistema qualità certificato ISO 9001:2015 47822 Santarcangelo di Romagna (RN) Via del Carpino, 8 Tel. 0541/628111 • Fax 0541/622595 www.maggiolieditore.it e-mail: clienti.editore@maggioli.it Diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo sono riservati per tutti i Paesi. Il catalogo completo è disponibile su www.maggiolieditore.it area università. Finito di stampare nel mese di Marzo 2021 nello stabilimento Maggioli S.p.A. Santarcangelo di Romagna (RN)
Indice Introduzione 9 Il progetto nella Città Fragile Parte I Manifesto della Città Fragile 1. La Città Fragile 21 1.1 La città frammentata 22 1.2 La città in attesa 28 1.3 La città informale 31 2. Fragilità come condizione del contemporaneo 35 2.1 Città dell’incertezza 35 2.2 Città della complessità 37 2.3 Città delle disuguaglianze 40 2.4 Povertà urbane e bidonvillizzazione 44 2.5 Antropocentrismo e perdita di biodiversità 54 3. Categorie della Città Fragile 57 3.1 Il Terzo Paesaggio 57 3.2 Le Rovine 61 3.3 L’Informale 64 Diritto alla terra: la casa costruita in una notte 64 Riappropriazione, occupazione, autocostruzione 67 L’orto informale 73
4 Indice 4. L’antifragile 77 Categorie fragili e antifragili 78 5. Abitare la Città Fragile 81 Parte II Teorie del progetto fragile 1. Crisi del progetto: verso un progetto anarchico 87 2. Il progetto fragile 97 Debole e diffuso 98 Partecipato e radicato 99 Temporaneo e di supporto 103 Incerto, aperto 108 Modesto, etico, vernacolare 111 3. Il ruolo dell’architetto oggi 115 Il ruolo sociale: attivatore di politiche 116 Interprete del territorio 120 4. Pratiche di progetto virtuose 123 Lacaton & Vassal 131 Studio Secchi Viganò 134 Urban-Think Tank 137 Studio Albori 140 Raumlabor 142 Assemble 145 Orizzontale 147
Il progetto nella Città Fragile 5 Parte III Una sperimentazione progettuale: Piazza d’Armi e l’Ovest milanese 1. L’ovest milanese interpretato come territorio fragile 153 1.1 Letture della Città Fragile 155 1.1.1 La città frammentata 156 1.1.2 La città in attesa 156 1.1.3 La città informale 157 1.2 Categorie della Città Fragile 158 1.2.1 Le Rovine 159 1.2.2 Il Terzo Paesaggio 161 1.2.3 L’Informale 162 2. Piazza d’Armi come contesto fragile 165 2.1 Storia di Piazza d’Armi 168 2.2 La biodiversità di Piazza d’Armi 177 2.3 Un’esperienza diretta dell’esistente 180 3. Le voci di Piazza d’Armi 193 Le Giardiniere 194 Diego Profili 200 Vincenzo Ferri 204 Bianca Bottero 207 Alberto Secchi 208 Gli ortisti 211 4. Abitare la Città Fragile: la costruzione di un 215 immaginario
6 Indice 5. Progettare per fasi e sperimentazioni 221 5.1 Tempi del progetto 222 5.2 Nodo di progetto: la Città Informale 234 6. Verso sentieri possibili 255 Postfazione 263 Opera Aperta. Temi per il progetto come processo di modificazione di Andrea Di Franco Fonti iconografiche 277 Indice dei nomi 279 Bibliografia 283 Sitografia 292
Postfazione Opera Aperta. Temi per il progetto come processo di modificazione di Andrea Di Franco
Il progetto nella Città Fragile 265 Processo Questo lavoro emerge da una ricerca composta su diversi fronti e che mette in relazione diversi strumenti e metodologie di analisi e progetto dello spazio urbano, accomunati e con- dotti a sinergia dall’intento di praticare il progetto urbano di modificazione in ambiti fragili e marginali. Questa disposizione della ricerca mette in tensione – e in pra- tica –, come carattere imprescindibile, l’idea di progetto ar- chitettonico in quanto processo, e tenta di comporre la natura di questo percorso attraverso le sue differenti dimensioni e i suoi molteplici caratteri. Anzitutto, la dimensione più evidente dell’ambito processuale, quella del tempo: necessario registro ma anche inevitabile ostacolo, per via della sua comprensione di fenomeni endemicamente mutevoli (e spesso contraddittori) proprio per la loro appartenenza al piano diacronico, ovveros- sia ad un piano attraversato da tempi differenti che compon- gono e disfano possibilità e prassi. Poi, la dimensione dello spazio: la struttura dell’ordine geometrico viene attraversata anch’essa dalla necessità di scomporre e ricomporre, a secon- da delle circostanze molteplici e mutevoli che inevitabilmente costituiscono il processo, gli ordini spaziali, le gerarchie, le mi- sure, le disposizioni reciproche; un ordine plurale la cui figura possa dialogare, attraverso la propria geometria variabile, con la molteplicità delle domande e corrispondere ad esse con la mutevolezza delle possibili risposte, espresse dagli endemici, molteplici punti di vista.1 1 La dimensione processuale appare necessaria per poter inquadrare, senza distorcenti riduzionismi, la complessa realtà del progetto contemporaneo, in una lettura che chiama in causa, nella ricerca delle ragioni delle modificazioni passate e future, spazio, tempo, esperienza, sistema delle relazioni: «Forse quel- la attuale potrebbe essere considerata l’epoca dello spazio. Viviamo nell’epoca della giustapposizione, nell’epoca del vicino e del lontano, del fianco a fianco e del disperso. Viviamo in un momento in cui il mondo si sperimenta, credo, più come grande percorso che si sviluppa nel tempo, come un reticolo che incrocia dei punti e che intreccia la sua matassa». FOUCAULT Michel, Spazi altri. I principi dellíeterotopia, in Lotus International n. 48-49, Electa, Milano, 1985.
266 Postfazione Infine, la dimensione disciplinare che lega teoria, prassi e so- cietà. La disciplina della modificazione dello spazio, in quanto pratica teorica, cioè attività che punta a forme concrete attra- verso la regolazione teorica delle tecniche, delle procedure e dei linguaggi, si trova a dover incorporare, nei propri mecca- nismi e tra i propri strumenti di previsione e regolazione, la dimensione relazionale, esprimibile e operabile esclusivamen- te sul piano del processo. Il processo relazionale, l’apertura ‘strutturale’2 agli attori che intervengono nella composizione del progetto, sostanzia la natura di pratica sociale della nostra disciplina. In quanto pratica sociale, le procedure del fare architettonico non possono fare a meno di misurarsi e codificarsi in relazione alla nebulosa dei fenomeni sociali. Tra i fenomeni da conside- rare nell’intreccio che mette in forma la struttura del progetto, oltre ai suoi effetti concreti, cioè le realizzazioni architettoni- che, si raccolgono «l’insieme (di tutte le narrazioni), di tutti i conflitti e le negoziazioni sociali e tecniche che sono stati necessa- ri per la sua costruzione»3: cioè a dire la struttura delle relazioni che lo sottende. Lo stesso impianto metodologico del lavoro che qui è presenta- to fa riferimento ad un processo articolato, condiviso con altri 2 Faccio riferimento al termine ‘struttura’ per evocare gli studi relativi alla strut- tura della comunicazione che si sono sviluppati dagli anni ’30 del Novecento a partire dall’opera di Ferdinand de Saussure, poi declinati nel caleidoscopio de cosiddetto ‘post-strutturalismo’ da autori quali C. Lévi-Strauss, R. Barthes, J. Lacan, U. Eco e altri. Senza entrare nel merito di un argomento troppo ampio rispetto a questo contributo, mi interessa comunque dichiarare la ricerca della natura del progetto in quanto dinamica legata, nelle cause e negli effetti, alle articolate forme d’ordine che sostengono la narrazione dialogica di ‘signifi- canti’ e corrispettivi assetti formalizzati. «L’assunto è che l’uomo sperimenti il mondo – con tutti i sensi ed in tutti i sensi – come una matrice multidimensionale d’informazione e che, in ultima analisi, tutte le forme di comportamento biolo- gico e socioeconomico sono in primo luogo forme e processi di comunicazione». WILDEN Anthony, Comunicazione, Enciclopedia Einaudi, III, Torino, 1978. 3 ARMANDO Alessandro, DURBIANO Giovanni, Teoria del progetto archi- tettonico, Dai disegni agli effetti, Carocci, Roma, 2019.
Il progetto nella Città Fragile 267 ‘autori’, soggetti e discipline che, parimenti alla progettazione architettonica, si interrogano sul ruolo sociale, sugli strumen- ti di comunicazione, sulle finalità della tecnica delle rispettive attività. La precisazione del ruolo e dell’efficacia sociale della disciplina del progetto dello spazio conduce alla necessità dell’amplia- mento del campo. La composizione di reti più ampie entro il corpo delle teorie e delle metodologie del progetto, si trova già negli sviluppi favoriti dalla fase di una nostra ‘contemporanea modernità’ ancora di riferimento, sostanziata dalle riflessioni di autori che hanno dialogato dentro o intorno al progetto culturale che ha attraversato gli ultimi quarant’anni del secolo scorso.4 Casabella esprime già questa tensione alla compren- sione e codificazione della nuova complessità e, seppure fram- mentato, delinea una nuova continuità attraverso i tre momenti di Rogers, Maldonado e Gregotti, se non altro per lo sforzo di rendere corale il discorso intorno al progetto e condurre al ta- volo, oltre a quelli dell’urbanistica nelle sue varie declinazioni, anche i contributi italiani della filosofia che declina nella con- temporaneità i tanti caratteri del ‘post-strutturalismo’ di autori quali Enzo Paci, Gianni Vattimo, Franco Rella, Salvatore Veca, Massimo Cacciari, Giorgio Agamben. Tale articolazione delle dinamiche, dei referenti, delle tecniche e delle competenze determina la ricerca di un dispositivo me- todologico evidentemente ‘corale’, in grado di riconoscere e adattarsi alle condizioni di possibilità, che legge i meccanismi di quella che Lévi-Strauss già definiva operazione di ‘bricola- ge’.5 4 In realtà è sempre la stessa ‘rivoluzionaria’ concezione di ‘progetto moderno’, quella che acquisisce la dimensione del tempo come materia strutturale della costruzione dello spazio, che Tafuri legge già nell’opera di ‘montaggio’ che Leon Battista Alberti fa al Tempio Malatestiano a Rimini (TAFURI Manfre- do, Teorie e storia dell’architettura, Einaudi, Torino, 1970) e che si sostanzia programmaticamente (e figurativamente) nelle simultaneità, nei collage, nelle scomposizioni e ricomposizioni che fanno le avanguardie storiche dai primis- simi anni del Novecento. 5 LÉVI-STRAUSS Claude, Il pensiero selvaggio, Il Saggiatore, Milano, 2010.
268 Postfazione Se il progetto è individuato quale ambito in cui si misura la responsabilità sociale dell’architettura, la nuova responsabilità dell’architetto è quella di comprendersi parte di un sistema che trascende autore e disciplina e di agire, tecnicamente e social- mente, per attivare e realizzare il processo corale di modifica- zione, fisica o normativa che sia. Modificazione La rimessa in discussione della nozione di progetto per l’architettura, che lo stesso progetto moderno opera, è ancora volta a comprendere il rapporto sempre nuovo tra ordine e di- sordine, vale a dire tra unità e complessità dentro il quale muo- ve ogni necessità di modificazione. Ciò articola la dimensione relativa, aperta alle possibilità e non impositiva del progetto di architettura, e rende necessario recuperare alcune sostanziali ragioni cui la pratica disciplinare fa riferimento: la ragione della storia come prima condizione di alterità da cui svolgere una riflessione sul presente; la ragione critica come strumento di calcolo della corretta distanza da ogni elemento in gioco e che solo così può determinare il valore morfologico dei principi insediativi, dei suoli, delle relazioni tra i materiali dell’architet- tura; la ragione tecnica implicita nel rappresentare e nel fare, intesa come strumento di ricerca del valore dell’appropriatezza al tempo e al luogo; la ragione multidisciplinare, su cui costruire una relazione necessaria sulle reciproche differenti specificità. Su questo piano composito si potrebbe assicurare un’auto- nomia del fare per la nostra pratica artistica senza perdere la reazione dialettica con quel mondo dell’eteronomia costituito dalla realtà degli oggetti naturali, dei soggetti sociali, delle pos- sibilità tecniche. Modificare presuppone il rispetto di una visione, che pur muo- vendo nei confronti dello stato delle cose, guarda spesso ad un lungo rinnovamento di senso, e apre ad un’azione spostata su una possibilità altra, diversa, quasi sempre incognita. Il modi-
Il progetto nella Città Fragile 269 ficare è una prassi che si misura strutturalmente con l’idea di durata, ma proprio la coscienza della paternità storica e speci- fica è ciò che non consente il ricorso innocente alla memoria o alla definizione di una dimensione temporale certa e definita. Anche lo spazio del tempo viene inserito nella struttura rela- tiva e relazionale del progetto di modificazione, ed ogni caso chiama una specifica idea di memoria, di tempo, di durata. La memoria, com’è noto, non offre modelli ma stabilisce delle di- vergenze che si possono leggere con attenzione nelle differenze necessarie alla modificazione specifica di un contesto e secon- do un ordine dotato di senso. Davanti ad una visione del possibile misurata su di una scala temporale e spaziale amplificata, il progetto di architettura può affermare un principio: il progetto, che non vuole rinunciare alla dimensione sintetica e morfologica, deve proporre un pro- getto aperto, cioè un progetto di progetti: sia dal punto di vista dell’esito formale, sia dal punto di vista dei diversi orizzonti temporali dei vari ambiti di trasformazione toccati, sia dal pun- to di vista degli stessi autori che affrontano il lavoro di ricerca. Intendere il progetto come opera aperta significa praticare un processo di scomposizione della realtà e ricomposizione in un tempo successivo, e rendere lo stesso progettista un campo di possibilità: cioè a dire acquisire i temi cardine della modifica- zione quali esito di una interlocuzione politica e poetica. Opera Aperta Questa programmatica molteplicità dei punti di vista viene assunta come occasione per orientare verso un obiettivo comu- ne la ricerca di progetto che, in quanto progetto di uno spazio comune, sia, necessariamente, al contempo rivolto al corpo fisico e sociale. Ciò significa che questo lavoro, più che formu- lare una risposta in merito ad una definizione di forma della metropoli contemporanea, pone la domanda sul ruolo dell’ar- chitettura della e nella metropoli contemporanea. Come la for- ma del progetto può controllare il processo di trasformazione
270 Postfazione davanti a orizzonti di questa complessità? Che metamorfosi deve subire il processo progettuale davanti al sostanziale falli- mento disciplinare di ogni forma di controllo delle dinamiche che, alla scala metropolitana e territoriale, investono il piano del reale? La ricerca metodologica coerente con questo doppio problema – futuro della città e del territorio e futuro del loro progetto di architettura –, a partire dai dati specifici messi in campo e dalla pluralità dei riferimenti e degli attori convenuti, conduce a tentare di sperimentare e definire un metodo che potrebbe essere definito come ‘opera aperta’.6 In altre parole, il progetto architettonico, che non intende in quanto tale rinunciare alla propria essenza formale, prova a configurarsi come strumento aperto: cioè in grado di definire una struttura che possa sistematizzare diverse possibilità, sia dal punto di vista dell’esito figurativo, sia dal punto di vista dei diversi orizzonti temporali dei diversi ambiti di trasformazione toccati, sia dal punto di vista degli stessi autori che affrontano il lavoro di ricerca. Immaginare il progetto di architettura come opera aperta non significa lasciarne astratto o generico l’esito, trasferendo l’o- pera di progettazione in un campo pianificatorio che non gli appartiene. Piuttosto significa assumere e formalizzare come propria base un criterio molteplice nella descrizione e cono- scenza della realtà, attraverso l’attivazione di diversi sguardi e interpretazioni collaboranti di cui si ricerca una logica rela- zionale. 6 «Di qui la funzione di un’arte aperta quale metafora epistemologica: in un mondo in cui la discontinuità dei fenomeni ha messo in crisi la possibilità di una immagine unitaria e definitiva, essa suggerisce un modo di vedere ciò in cui si vive, e vedendolo accettarlo, integrarlo alla propria sensibilità. Un’opera aperta affronta appieno il compito di darci una immagine della discontinuità: non la racconta, la è. Mediando l’astratta categoria della metodologia scientifica e la viva materia della nostra sensibilità, essa appare quasi una sorta di schema trascendentale che ci permette di capire nuovi aspetti del mondo». ECO Umberto, Opera Aperta, Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee, Bompiani, Milano, 1962.
Il progetto nella Città Fragile 271 Alla base dell’idea di apertura del progetto sta ciò che Edgar Morin definisce il ruolo del pensiero complesso; l’intreccio at- tuale delle quantità e delle qualità in gioco non possono che portare ad un campo di ricerca sistemico. «Un modo di pensare capace di interconnettere e di solidarizzare delle conoscenze se- parate è capace di prolungarsi in un’etica di interconnessione e di solidarietà tra umani. Un pensiero capace di non rinchiudersi nel locale e nel particolare, ma capace di concepire gli insiemi, sarebbe adatto a favorire il senso della responsabilità e il senso della cittadinanza. La riforma del pensiero avrebbe dunque con- seguenze esistenziali, etiche e civiche»7. I frammenti che popolano gli insiemi possono attivare, se ri- conosciuti e agiti nell’ottica del sistema, una possibilità di in- tegrazione tra persone, cose e idee; a patto che la nostra re- sponsabilità si traduca operativamente nella apertura dei propri steccati, nell’autoeducazione all’ascolto, nella responsabilità di intendere il progetto come un passaggio di consegne a chi prati- ca il futuro quale tempo proprio. Dare un contributo oggi al pensiero sul progetto di architettu- ra nella metropoli contemporanea significa insomma definire un percorso di tipo strategico che determini una risposta for- te ed univoca dal punto di vista del diagramma ‘strutturale’ e allo stesso tempo che sia molteplice dal punto di vista delle esemplificazioni e delle possibili ricadute architettoniche. In altre parole, significa che un buon esito strategico del nostro specifico approccio potrebbe essere un principio che apre a diverse possibilità attuative, corrispondenti alle occasioni che via via si realizzeranno. Da autore a mediatore Se per ‘opera aperta’ si intende un progetto-processo che sia in grado di offrire il proprio esito quale registro permanente 7 MORIN Edgar, La testa ben fatta, Riforma dellíinsegnamento e riforma del pensiero, Raffaello Cortina Editore, 2000.
272 Postfazione per i progetti che si verificheranno nei tempi e per mano di attori, a vario titolo, successivi, un passaggio di questa ricerca metodologica è quello della articolazione della figura dell’au- tore stesso. Lo sguardo multiplo adottato, attraverso la scom- posizione del piano fenomenico della realtà, si declinerebbe in una serie di temi, orientati a relativi diagrammi specifici da porre reciprocamente in relazione; intesi dunque come occa- sioni critiche: occasioni di confronto, condivisione, opposi- zione. Ciò significa che la composizione di più sguardi, tra di loro dialettici, dovrebbe essere programmaticamente acquisita entro la forma metodologica di questo approccio. Questa cen- tralità della figura di un autore che agisca da mediatore appare opportuna rispetto ad un tempo e ad un luogo in cui la com- plessità e l’incertezza delle condizioni sono evidente materiale di progetto, anzi ne sono la cifra sostanziale che deve voltarsi da impedimento a risorsa. Ma se l’autore architetto rinuncia ad offrire una risposta sin- tetica in termini di figura stabilizzata, non può declinare la propria responsabilità a definire un piano su cui possano se- dimentare, via via lungo il farsi e disfarsi del processo, forme ‘poetiche’ sintetiche. È un piano che traduce il senso del ‘prin- cipio insediativo’ gregottiano in uno schema diagrammatico, cioè un campo di possibilità, entro cui produrre e sperimentare episodi specifici, parziali: sequenze del percorso di progetto che punteggiano il processo di modificazione8. Ma come potrebbe determinarsi e figurarsi sinteticamente que- sto progetto composito, inteso come opera aperta, o ‘progetto di progetti’, base per successive azioni di indagine, descrizione, interpretazione e sintesi modificativa? I temi di riferimento sono condotti a schemi diagrammatici di progetto; veri e propri diagrammi che, coinvolti nel processo di relazione della realtà, vengono tentativamente concretizza- ti sul piano della città. Questi provano a tradurre la struttura terminologica e narrativa entro una concreta – e materica – 8 GREGOTTI Vittorio, Modificazione, in Casabella n. 498-499, 1984.
Il progetto nella Città Fragile 273 grammatica architettonica. Questi diagrammi costituiti di ma- teria concreta, concetti spaziali disseminati nei flussi tempo- rali che attraversano il piano della città, non sono certamente intesi come risposta sintetica unica e neanche come risposte alternative tra loro: essi si dispongono nella forma delle possi- bili domande. Questi schemi cercano cioè la propria efficacia nella loro funzione di prefigurazione di una domanda. Il ruolo di questa metodologia potrebbe essere, rispetto alle condizioni date, orientare ipotesi che conducano gli attori presenti e fu- turi a collaborare al progetto e a immaginare delle risposte di sintesi. In che senso si possono realizzare domande attraverso le for- me? Forse lasciandone aperto l’esito e offrendo con evidenza un principio, un percorso attraverso le ragioni che ne sostan- ziano il campo di possibilità. Ancora ci viene in aiuto l’espe- rienza rivoluzionaria della grande modernità, quella modernità permanente che relativizza il valore della realtà, a partire da sé stessa. Ce lo insegnano da Las Meniñas di Velázquez a quelle di Picasso, dalle figure aperte di Klee – linee che determinano un processo – alle serie cezanniane del Mont Saint-Victoire, alle pulsazioni di Rothko, sino allo Shift di Serra e ai Wrapping di Christo. È l’espressione del principio – su cui si innestano sia concrete che immaginate possibilità figurative – che attiva possibili risposte, che lo stesso fruitore dell’opera è sollecitato a comporre. Va forse sottolineato il lavoro di ricerca di Céz- anne, e la sua celebre attitudine verso una ricerca pittorica non rappresentativa ma effettuale della sostanza e della strutturalità dei fenomeni percettivi e immaginativi. Da qui il contributo di Maurice Merleau-Ponty «Il dubbio di Cézanne»; egli conclude il saggio con queste parole: «Il pittore ha solo potuto costruire un’immagine. Bisogna attendere che quest’immagine si animi per gli altri. Allora l’opera d’arte avrà unito le vie separate, e non esisterà più semplicemente in una di loro come un sogno tenace o un delirio persistente, o nello spazio come una tela colorata, ma abiterà indivisa in parecchi spiriti, presumibilmente in ogni
274 Postfazione spirito possibile, come un’acquisizione per sempre»9. L’autore è il mediatore tra realtà, immaginazione, possibilità, forma. In ambito più propriamente architettonico mi viene in mente il piano per Monte Carasso di Snozzi che conduce il Piano Regolatore ad opera architettonica aperta determinata dalla struttura dei sedimi storici e pochissimi altri elementi; o il piano per le Città d’Olanda, sempre di Snozzi; i potenti dia- grammi dell’Università della Calabria di Gregotti o il suo piano insediativo per Cefalù; oppure, in tempi più recenti, penso a tutte quelle esperienze che consolidano possibilità formali at- traverso un lungo processo di sedimentazione di segni di varia natura, come il progetto per il Tempelhof di Berlino dei Rau- mlabor. È evidente, dunque, come il primo elemento critico, anzi au- to-critico, con cui il metodo di progetto adottato si confronta sono gli autori stessi, i progettisti, mutevoli mediatori a secon- da delle occasioni relazionali, che tuttavia conducono il pro- prio specifico sguardo tematico. Gli autori sono il reagente che legge la crisi, compresa la pro- pria, e innesca la scelta. I temi che esplora il progetto di architettura sono dunque dei capitoli di riferimento che sottendono questioni aperte per qualificare una strategia di progetto del fenomeno urbano con- temporaneo. Il dispositivo di connessione a rete verso cui si tende rivela un principio d’ordine verso l’interno del settore considerato che è, allo stesso tempo, rivolto metodologicamente verso il quadro complessivo, disponibile ad accogliere i progetti che le dina- miche urbane e territoriali esprimeranno nel tempo. Il criterio proposto è condotto su frammenti di un discorso a più voci che lo descrive, lo apre alle diverse interpretazioni e lo precisa grazie alla relazione mutevole tra chi racconta e chi ascolta. Il processo di ricerca così immaginato, e composto in modo esemplificativo, intende imbrigliare questa interlocuzione col- 9 MERLEAU-PONTY Maurice, Il dubbio di Cézanne, in Senso e non senso, Il Saggiatore, Milano, 1962.
Il progetto nella Città Fragile 275 lettiva attraverso un piano sul quale sia possibile scrivere i de- sideri, i temi e le criticità espressi dagli abitanti della città e dagli attori del suo progetto: in breve, un piano sul quale sia possibile esprimere una possibile grammatica architettonica della condivisione.
Fonti iconografiche Pag. 158, al centro: GAGLIARDI Alice, Scuderia de Montel, www. esplorazionedicitta.it/project/scuderia-de-montel/ Pag. 159: PIVA Filippo, Una Milano a emissioni zero, il bando di Reinventing Cities, 2018, www.wired.it/lifestyle/design/2018/01/25/reinventing-cities- milano-bando/ Pag. 160, in alto: SANTUCCI Gianni, Milano, a 14 anni devastano per gioco l’antico ippodromo del trotto, 2017, www.milano.corriere.it/notizie/ cronaca/17_ottobre_08/milano-14-anni-devastano-gioco-l-antico-ippodromo- trotto-114464de-ac63-11e7-b229-0974b7f57cc3.shtml Pag. 162: “Il manuale del buon occupante”, in San Siro Stories, Magazine, Scuola di Giornalismo Università Cattolica, n. 19, aprile 2015, p. 21. Pag. 163, in alto a destra: MARIN Alessandro, Terra e Lievito, ex Piazza d’Armi di Milano, Ri-Formare Milano, Film documentario, 2016, www. workingtitlefilmfestival.it/wtff-ferrovieri/rassegna/terra-e-lievito/ Pag. 174, 175, in alto: www.giorgiouberti.com/storia-baggio/storia-della- piazza-darmi-prima-delle-armi-cascine-fontanili-e-prati-prima-parte/ Pag. 174, 175, in basso: Civiche Raccolte d’Arte “Bertarelli”, Castello Sforzesco, Milano, docplayer.it/2734476-Lo-spazio-urbano-della-piazza-d- armi-di-milano-relazione-storica.html Pag. 176, in alto: Istituto Geografico Militare, Firenze, docplayer.it/2734476- Lo-spazio-urbano-della-piazza-d-armi-di-milano-relazione-storica.html Pag. 176, in basso: geoportale.comune.milano.it Tutte le altre fotografie, le mappe, i fotomontaggi e i disegni sono materiali inediti realizzati dagli autori.
Indice dei nomi Agamben, Giorgio 267 Cacciari, Massimo 267 Alberti, Leon Battista 267 Caffo, Leonardo 9-10, 25, 30-31, 54-56, Albori, Studio 140-141 60, 110, 117, 180, 193, 215 Ambrosioni, Annamaria 169 Calabrò, Sara 170 Archigram 124-126 Castel, Robert 53 Archizoom 87, 98 Castiglioni, Maria 199 Argan, Giulio Carlo 104 Castoriadis, Cornelius 11, 87 Aristotele 37 Cézanne, Paul 273-274 Armando, Alessandro 266 Christo 273 Assemble 145-146 Cignini, Paolo 147 Atkinson, Anthony Barnes 50 Cittadini per Piazza d’Armi 173, 196- Aureli, Pier Vittorio 11, 87-88, 258 197, 200-202, 222, 225 Clarici, Giovanni Battista 174 Bacchelli, Valeria 199 Clément, Gilles 55, 57-59, 60, 79-80, 161, Banham, Reyner 108-109 166, 194 Barker, Paul 108-109 Cognetti, Francesca 12, 14, 36, 39, 100, Barthes, Roland 266 106, 117, 119, 180, 120-121 Baudelaire, Charles 121 Constant Anton Nieuwenhuys 124- Bauman, Zygmunt 32-33 126, 255 Bayat, Asef 48 Correa, Charles 115 Belluschi, Pietro 94 Costa, Francesco 11-12, 25, 162 Bertagna, Alberto 10, 15, 35, 43, 256 Crooke, Pat 70 Bertelli, Guya Grazia 78 Betsky, Aaron 146 Daniel, Guarniero 72, 112 Biraghi, Marco 88-92, 118 Debord, Guy 126 Bishop, Peter 36, 68, 99, 107, 110 De Carlo, Giancarlo 38-39, 87, 102, 110, Bonisoli, Alberto 203 115-116, 124, 126, 128 Bonomi, Aldo 21 Deleuze, Gilles 46 Borella, Giacomo 92 de Saussure, Ferdinand 266 Borromeo, Carlo 169 De Sica, Vittorio 65 Bottero, Bianca 207 Di Franco, Andrea 264 Bouchain, Patrick 58 Donzelot, Jacques 51 Braghieri, Gianni 141 Dostoevskij, Fëdor 199 Branzi, Andrea 35, 37-38, 61-62, 70, 91, Durbiano, Giovanni 266 98-99, 109, 119, 255 Brenna, Giovanni 174 Eco, Umberto 193, 270 Brillembourg, Alfredo 10, 137-139 Edgerley, Fran 145 Buchanan, Colin Douglas 71 Engels, Friedrich 47 Evi, Eleonora 173
280 Indice dei nomi Farris, Amanzio 128 Klee, Paul 273 Fathy, Hassan 71, 115 Klumpner, Hubert 138 Fava, Federica 97, 104-105, 108 Fava, Ferdinando 36, 39 Lacan, Jacques 266 Ferlenga, Alberto 22 Lacaton, Anne 131-133 Ferrari, Marco 126, 255 Lacaton & Vassal 131-133 Ferraro, Giovanni 121-122, 181 La Cecla, Franco 208 Ferri, Vincenzo 178, 200, 204, 206, Landau, Royston 124-125 222, 225 La Pietra, Ugo 26-27, 64, 71-72, 106, 119- Fichter, Robert 65 121, 124, 129, 256 Fitter, Richard Sidney Richmond 59 La Varra, Giovanni 68 Foerster-Baldenius, Benjamin 144 Le Corbusier 153 Forlanini, Enrico 170, 213 Lefebvre, Henri 139 Foucault, Michel 265 Legambiente 196 Friedman, Yona 124 Leveratto, Jacopo 40, 126, 129, 143 Fusaro, Diego 47 Lévi-Strauss, Claude 266-267 Lipu 198, 200 Gallino, Luciano 46 London, Jack 44 Gambino, Daniela 222 Lo Ricco, Gabriella 90 Gandin, Michele 65 Lynch, Kevin 23-24, 28-32, 59, 62, 82, 108 Garner, Ray 74 Geddes, Patrick 121-122, 181 Maldonado, Tomás 267 Le Giardiniere 168, 172-173, 179, 192-199, Marin, Alessandro 213 202, 204, 206, 222, 225 Marini, Sara 38-39, 87, 102, 110, 116, 128 Giacometti, Alberto 207 Massey, Doreen 36 Gilbert, Elizabeth 61 McGuirk, Justin 139 Goffredo da Bussero 169 McNamara, Robert 45 Gorz, André 52 Meazza, Giuseppe 156, 207 Gregotti, Vittorio 112, 267, 272, 274 Mele, Elia 179 Guattari, Félix 46 Menon, Krishna 124, 130 Merleau-Ponty, Maurice 273-274 Habraken, N. John 71, 115 Micheli, Silvia 90 Hall, Peter 108-109 Morin, Edgar 271 Hänninen, Giovanni 257 Mussolini, Benito 61 Henderson, Nigel 73 Muzzonigro, Azzurra 9-10, 25, 30, 54- Hertzberger, Herman 128 56, 110, 117, 180, 193, 215 Hidalgo, Anne 198 Nicolini, Renato 103-104 Ibelings, Hans 88 Nobile, Umberto 170, 213 Italia Nostra 196, 224-225 Nulli, Andrea 140-141 Izenour, Steven 153-154 Omero 78 Jeanton, Gabriel 66 Orizzontale 147-149 Ottaviano Augusto 61 Karpat, Kemal 66 Khanna, Parag 10
Il progetto nella Città Fragile 281 Paba, Giancarlo 40-42, 100-101, 103, Soja, Edward 44 117, 181 Stagni, Linda 138 Paci, Enzo 267 Pagani, Gabriele 169 Tafuri, Manfredo 87, 267 Pagano, Giuseppe 72, 112-113 Taleb, Nassim Nicholas 77 Palestra, Ambrogio 169 Tortora, Giuseppe 61 Perrone, Camilla 40-42, 100-101, 103, Touraine, Alain 51 117, 181 Tozzi, Pierluigi 169 Petrillo, Agostino 45-53 Turner, John F. C. 65, 70, 115 Picasso, Pablo 273 Pisapia, Giuliano 172 Uberti, Giorgio 168 Ponti, Gio 95, 117-118 Ulisse, Alberto 29, 68-69 Popper, Karl, 139 Urban-Think Tank 137-138 Price, Cedric 108-109, 123-125 Profili, Diego 173, 200, 203, 225 Vassal, Jean-Philippe 131-133 Protasoni, Sara 77-78 Vattimo, Gianni 267 Veca, Salvatore 267 Rampazzo, Luca 162 Velázquez, Diego 273 Raumlabor 142-144 Venezia, Francesco 63 Recalcati, Massimo 69 Venturi, Lionello 111 Rella, Franco 267 Venturi, Robert 37, 153-154 Retake Milano 192, 225 Vickers, Geoffrey 116 Righter, Rosemary 66, 70 Viganò, Paola 109, 125, 134-135, 153-154, Roberts, Robert 44 166, 215, 221, 230 Rogers, Ernesto Nathan 267 Viganò, Vittoriano 160 Rossi, Aldo 22, 87-88, 104, 113, 141 Vigotti, Gualberto 169 Rothko, Mark 273 Rudofsky, Bernard 72, 93-94, 111-112, 162 Ward, Colin 25, 64-67, 69-72, 74, 92-94, Russi, Nicola 104, 106, 116, 118, 120, 133, 115-116, 211 135-136, 139, 143-146 Whitehead, Alfred North 30 Williams, Lesley 36, 68, 99, 107, 110 Sabatino, Michelangelo 113 Wilden, Anthony 266 Sandercock, Leonie 101 Wilsher, Peter 66, 70 Sassen, Saskia 41 Wilson, William Julius 51 Schwägerl, Christian 56 Wood, Denis 28 Scott Brown, Denise 153-154 Woods, Lebbeus 124 Scruton, Roger 66 Secchi, Alberto 208, 210 Zabalbeascoa Anatxu 132 Secchi, Bernardo 10, 23, 25-26, 40, 43- Zedda, Roberto 143 44, 134-135, 258 Secchi-Viganò 134-135 Segal, Walter 115 Sennett, Richard 37, 74-75, 97, 111-112, 121 Serra, Richard 273 Simmel, George 61 Snozzi, Luigi 274
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