I problemi di posizionamento di un'impresa multi-brand. Il caso Indesit - Università degli Studi di Napoli
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Università degli Studi di Napoli Parthenope Facoltà di Economia I problemi di posizionamento di un'impresa multi-brand. Il caso Indesit. Relatore: Prof. Michele Simoni Candidato: Francesco Mastellone a.a. 2008-09
Introduzione Nelle pagine che seguono saranno approfonditi, come il titolo della tesi suggerisce, “I problemi di posizionamento di un Impresa multi-brand”, attraverso un analisi che vada dal generale al particolare. Il primo capitolo infatti tratta in maniera generica della “teoria” sottostante ad un portafoglio di marche, si cercherà di capire com’è che nasce quest’esigenza di avere più di un brand, se all’interno del portafoglio poi, le marche hanno tutte lo stesso ruolo, oppure ognuna ha un suo posto e in questo caso come sono strutturate. Si vedrà come ogni marca può ricoprire un ruolo tale che possa farla interagire con le altre aumentando il valore complessivo dell’offerta. Questa gestione però non è cosa da poter trascurare, o mettere in secondo piano rispetto ad altre e questo è proprio l’argomento del secondo capitolo, in cui si cerca di dare una spiegazione del “perché” gestire un brand portfolio, quali sono i suoi obiettivi, ed i suoi vantaggi sia rispetto al mercato dinamico e competitivo in cui la maggior parte delle aziende opera, sia rispetto al valore e all’identità delle marche, cercando di studiare come la gestione aggregata delle marche nel portafoglio possa diventare un moltiplicatore del valore e dell’identità delle stesse. Dalla teoria si passa gradatamente alla pratica nel terzo capitolo in cui vengono passati in rassegna i vari indicatori da monitorare e gestire per garantire 2
il successo di un portafoglio ed allo stesso modo le diverse strategie da applicare per raggiungere risultati soddisfacenti. Sebbene già nei primi tre capitoli accanto alle spiegazioni teoriche siano molti i riferimenti a casi concreti di brand che hanno un particolare ruolo o adottano l’una o l’altra strategia, il quarto è dedicato all’analisi di un caso aziendale, quello della Indesit Co. e delle sue problematiche incontrate nella gestione di più brand, ampliando le offerte di ogni brand senza che queste si sovrapponessero creando potenziale cannibalizzazione e confusione nei clienti. E’ doveroso infine un ringraziamento a Salvatore Russo, Brand Manager della Indesit Co. built-in, mercato Italia, il cui supporto e disponibilità sono stati fondamentali per lo sviluppo del quarto capitolo. 3
Capitolo I – Il Brand Portfolio 1.1 Il ruolo delle marche nella definizione del prodotto Se pensiamo ad una sorta di “Sviluppo Tipico” di un’azienda nel tempo, possiamo agevolmente immaginare che dapprima vengano commercializzati uno o più prodotti complementari, frutto dell’idea imprenditoriale da cui è nata l’azienda. In seguito coerentemente con il successo dell’azienda è ragionevole pensare che a questi prodotti se ne affianchino altri (coerentemente con le strategie di innovazione e diversificazione dell’azienda stessa) fino a realizzare un assortimento ampio ed articolato. Ora è possibile che l’azienda scelga di apporre su tutti i prodotti, per quanto diversi, il suo brand distintivo e unico, ma è più ragionevole pensare che l’azienda decida di creare marche più focalizzate parallelamente all’arricchirsi dell’offerta. Su questa base trova ragion d’essere il fulcro della nostra trattazione, il Brand Portfolio. La gestione di un portafoglio di brand sempre più articolato, non è cosa da potersi improvvisare, molte sono le scelte strategiche da effettuare sulle marche1: Aggiungere, eliminare o ordinare per priorità marche e sottomarhe. Estendere un brand ad un ambito di nicchia o di convenienza. Costruire un alleanza di marca. 1 David A. Aaker, Strategia e Gestione del Brand Portfolio, 2004, Franco Angeli, p 31. 4
Sviluppare energizzatori di marca, sponsorizzazioni ecc ecc Iniziamo però con ordine analizzando per prima cosa il brand portfolio, la problematica fondamentale a proposito attiene alla sua composizione: Figura 1 Strategia di Gestione del Brand Portfolio All’interno di un portafoglio, data la coesistenza di più marche è opportuno di definire il ruolo di ognuna, o meglio il “ruolo di definizione” del prodotto che ognuna riflette all’esterno, analizziamo qui di seguito i possibili ruoli2: 2 Pratesi Carlo A. Branding: Strategia, organizzazione, comunicazione e ricerche per la marca, Mc Graw-Hill, P.43-49 Aaker David A. , op.cit. , pp.36-38 5
Marca Principale: è l’indicatore principale dell’offerta, sul piano visuale è quella a più alto impatto. Sul piano visuale di solito ha il massimo risalto. Marca Sponsor: serve a dare credibilità e sostanza all’offerta, di solito è rappresentata da un organizzazione i cui valori, tradizione, e credibilità si proiettano sul prodotto. Questo tipo di sponsorizzazioni sono molto efficaci, in quanto i brand d’appoggio sono isolati da quelli che garantiscono con il loro nome. [General Mills garantisce i Cheerios] Sottomarca: rafforza o modifica il master-brand, ha funzione di creare un brand diverso dalla marca principale, aggiungendovi uno o più elementi che lo rende appropriato per un prodotto o segmento particolare. Consente ad esempio di proteggere i brand dalla potenziale diluizione dovuta da un eccessiva estensione, oppure segnalare che l’offerta è diversa e nuova senza ripartire da zero con un nuovo brand. [AlfaMi.To] Marca descrittiva: descrive l’offerta in termini funzionali o tecnici, (motori,elettrodomestici,lampadine) [Lamborghini MurcielagoLP640 dove lp significa longitudinale posteriore cioè la posizione del motore e 640 sono i cavalli] Marca di prodotto: Definisce un offerta di prodotto composta da una marca principale e da una sottomarca. [Alfa Mi.To] Marca-ombrello: definisce un reggruppamentro di prodotti, posti sotto un brand 6
unico. [Word,Excel,PPT,ecc tutti posti sotto Microsoft Office] Ruolo Driver: riflette la misura in cui il brand influenza la decisione d’acquisto e definisce l’esperienza d’uso. Di solito è un ruolo svolto dalla marca principale, ma non è detto che anche sottomarche o addirittura marche descrittive possano svolgere questo ruolo. [Lancia ha un peso maggiore di Delta, ma Lancia Delta esercitano un influenza significativa.] Ulteriori elementi per distinguere e caratterizzare le marche all’interno di un portafoglio, sono i cosiddetti differenziatori di marca il loro ruolo è creare un punto di differenziazione dalla marca principale, in modo da conferire superiorità all’offerta mettendo a disposizione più funzionalità e benefici. Di seguito vediamo alcuni esempi: La caratteristica di marca è un attributo specifico dell’offerta che crea un beneficio per il cliente. [Zaini Ziploccerniera lampo Colorloc] L’ingrediente di marca fa strutturalmente parte dell’offerta implica un senso di fiducia. [Parka North Face Gore-Tex] Il servizio di marca potenzia l’offerta tramite la messa a disposizione di un servizio. [Toyotagaranzia 7anni] Il programma di marca rafforza attraverso un programma promozionale o di fidelizzazione che richiama all’offerta ed al brand. [Millemiglia Alitalia] 7
1.2 Il ruolo delle marche nel Portafoglio In ambito di gestione di un ampio portafoglio di brand, è opportuno guardarsi dal considerare ogni marca come un entità a se stante e quindi autonomamente gestita, in modo da non incorrere in un allocazione impropria di risorse e nella impossibilità di creare sinergie sui brand. E’ importante quindi distinguere i vari ruoli che le marche possono avere nel portafoglio considerando che questi non sono reciprocamente esclusivi3: Marca Strategica riveste un importanza strategica per l’organizzazione, dovrebbe poter ottenere tutte le risorse di cui ha bisogno, ne esistono tre tipi. 1-Correnti (megabrand) cioè quelle che concorrono in misura sostanziale alla generazione del fatturato. [Microsoft Windows]. 2- Future dovrebbero generare fatturato in futuro, ma per ora sono marginali. [Intel Centrino]. 3-Marche-cardine sono quelle che sebbene non incidano in maniera diretta sulle vendite e sui profitti, per il loro posizionamento riescono ad esercitare un influenza indiretta, si pensi ad un programma di fidelizzazione di una catena alberghiera che mantiene costantemente vivo il segmento dei clienti abituali, sebbene la marca-cardine di per se non valga ad attrarre questo segmento che comunque porta a riferimenti il megabrand della catena. 3 Aaker David A., op.cit. , pp.40-46 8
I problemi per quanto riguarda questi brand, soprattutto marche future e marche cardine, si presenta in sede di allocazione delle risorse, poiché se vale la regola per cui il “diritto” di investire si acquista col successo sul mercato, spesso le aziende finanziano in maniera insufficiente o eccessiva progetti futuri o fiancheggiatori, sottovalutandoli o sopravvalutandoli a seconda dei casi. Energizzatori di marca possono essere tutti quegli elementi (prodotti, promozioni, sponsorizzazioni, simboli, programmi ecc ecc) che rafforzano e vivacizzano una marca per mezzo di un associazione, diversamente dal differenziatore di marca, un energizzatore può vivere indipendentemente dal prodotto e dal suo utilizzo. Possiamo esemplificare efficacemente pensando a marche sportive, che stabiliscono rapporti di sponsorizzazione a lungo termine con noti volti dello sport in modo da creare per i consumatori, associazioni durature. [KakàAdidas; HenryNike ; Serena WilliamsPuma] Marche pallottola d’argento sono quelle in grado di modificare radicalmente le logiche di finanziamento e di gestione dei vari brand, energizzatori e differenziatori. La qualifica di “pallottola d’argento” colloca 9
l’elemento nella fascia di priorità più alta. Marche fiancheggiatrici hanno il ruolo di affiancare il brand principale, nel caso in cui questo sia sotto la minaccia di un prodotto concorrente che ne mini il posizionamento. Ad esempio se arriva un concorrente low price, con l’intenzione di attaccare il premium price la casa madre di quest’ultimo invece di tagliare il prezzo per difendere la sua quota di mercato, può introdurre un nuovo prodotto con relativo brand, percepito come inferiore ed impedire al concorrente di impossessarsi di quote di mercato senza opporre resistenza. Marche cash-cow a differenza di molti tipi di marche visti finora, che hanno bisogno di ingenti investimenti, questa tipologia non ne necessita avendo una base considerevole di clienti affezionati che giammai la abbandoneranno, garantisce quindi risultati apprezzabili senza il minimo sforzo economico da parte dell’azienda, anzi queste marche generano flussi in entrata da poter reinvestire in progetti di marche pallottola d’argento o fiancheggiatrici. 10
Puoi anche leggere