I DOCUMENTI D'ARCHIVIO SPECCHIO DELLA VITA DELLA VALLE DEL LYS
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LAURA DECANALE BERTONI Quaderni di storia della valle del Lys Laura Decanale Bertoni I DOCUMENTI D’ARCHIVIO SPECCHIO DELLA VITA DELLA VALLE DEL LYS dal fascismo alla Repubblica I DOCUMENTI D’ARCHIVIO 1919 - 1946 SPECCHIO DELLA VITA DELLE COMUNITÁ DELLA VALLE DEL LYS DAL FASCISMO ALLA REPUBBLICA (1919-1946) L a M e m o r i a d e ll e A l p i La Mémoire des Alpes G e d Äc h t n i s d e r A l p e n Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta Institut d’histoire de la Résistance et de la société contemporaine en Vallée d’Aoste Aosta 2007
Ricerca prodotta all’ambito del progetto INTERREG III A Alcotra La Memoria delle Alpi / Mémoire des Alpes Coordinamento Paolo Momigliano Levi Consulenza scientifica Prof. Gianni Perona, Università degli studi di Torino Cura redazionale Marisa Alliod 2
FONTI ARCHIVISTICHE Archivio della Prefettura di Aosta A Prefettura Archivio della Curia vescovile di Aosta A Curia Archivio dell’Istituto storico della Resistenza di Aosta ISRA Archivio storico del comune di Gressoney-La-Trinité AC Gressoney-La-Trinité Archivio storico del comune di Gressoney-Saint-Jean AC Gressoney-Saint-Jean Archivio storico del comune di Issime AC Issime Archivio storico del comune di Fontainemore AC Fontainemore Archivio storico del comune di Lillianes AC Lillianes Archivio storico del comune di Pont-Saint-Martin AC Pont-Saint-Martin Archivio storico del comune di Perloz AC Perloz Archivio storico parrocchiale di Gressoney-Saint-Jean AP Gressoney-Saint-Jean Archivio parrocchiale di Lillianes AP Lillianes Archivio parrocchiale di Fontainemore AP Fontainemore Archivio parrocchiale di Gressoney-La-Trinité AP Gressoney-La-Trinité Per la bibliografia sulle fonti archivistiche e sulla loro utilizzazione per la ricerche storiche rinvio a: G. Grassi, Gli archivi della Resistenza, in Italia contemporanea, 1988, 172, 116-118. G. Perona, Ricerche archivistiche e studi sulle relazioni tra gli alleati e l’Italia, in Italia contemporanea, 1981, 142, 89-101. I. Zanni Rosiello, Andare in archivio, in Italia contemporanea, Bologna 1996. M. Giannetto, Un equilibrio difficile. Riservatezza, conservazione della memoria e ricerca storica, in Italia contemporanea, 1999, 214, 127. 3
SCIOGLIMENTO DELLE SIGLE AAI Amministrazione per gli aiuti internazionali AMG Allied Military Government, Governo militare alleato ANEI Associazione nazionale ex internati ANPI Associazione nazionale partigiani d’Italia ANRP Associazione nazionale reduci dalla prigionia, dall’internamento e dalla guerra di liberazione BL. NAZ Blocco Nazionale BL. VITT. Blocco della Vittoria CLN Comitato di liberazione nazionale DC Democrazia cristiana DICAT Difesa contraerea territoriale GIL Gioventù italiana del littorio ECA Ente comunale di assistenza GNR Guardia nazionale repubblicana ILSSA-Viola Industria lamiere speciali società anonima IMI Internati militari italiani MVSN Milizia volontaria per la sicurezza nazionale ONB Opera nazionale balilla ONMI Opera nazionale maternità e infanzia PCI Partito comunista italiano Pd’Az Partito d’Azione PLI Partito liberale PNF Partito nazionale fascista PPI Partito popolare italiano PSI Partito socialista italiano PSU Partito socialista unitario PT. EC Partito economico RSI Repubblica sociale italiana SS Schutzstaffel SIP Società idroelettrica Piemonte UV Union valdôtaine 4
Lou rouss ou lou diau, lou nèhr ou lou Bon Diu, lou jouèif… coumme faràn a souvorse teuit insèmbiou ??1 Dedico il mio lavoro ai tre protagonisti di questa sorridente battuta, pronunciata da uno di loro in patois, costretti nel 1944 a una latitanza vissuta in nascondigli diversi sulle montagne di Gaby, i primi due per aver aiutato degli ex-prigionieri alleati, il terzo per essere ebreo. Lou rouss, il diabolico rosso, Luigi Trentaz, classe 1884, partito da Gaby a 12 anni come scalpellino alle dipendenze della ditta Girodo di Brosso per la Palestina, dove lavora al restauro delle mura di Gerusalemme. Ritorna a 24 anni vestito da musulmano, portando con sé uno splendido arazzo rappresentante la città santa, ancora gelosamente conservato da sua nipote. Socialista convinto, dà però ad una sua figlia il nome biblico di Lea. Nei lunghi mesi di inattività invernale forse frequenta un po’ troppo i bar, o meglio le cantine, come si diceva allora, ma in estate è pronto a disintossicarsi, trascorrendo lunghi periodi nel suo alpeggio, dove beve solo il latte delle sue capre. Lou néhr o il Buon Dio, Fortunato Praz, classe 1894. Vive l’esperienza della prima guerra mondiale come infermiere e entra in contatto con molti religiosi di tutta Italia, tra cui il gesuita Celestino Testore. Ritornato a Gaby, tramite i reverendi Jean- Joconde Stevenin, il don Sturzo della Valle d’Aosta, e Luigi Jans, parroco di Gaby, si avvicina al mondo delle cooperative di ispirazione cattolica. Dopo un periodo di apprendistato nella Cooperativa di Consumo di Aosta, apre una succursale nel suo paese natio. Nel corso della sua lunga vita metterà a disposizione dei compaesani le sue conoscenze in campo medico e infermieristico, con autentico spirito di servizio cristiano. Lou jouèif, l’ebreo, Leo Krescik, per la gente di Gaby il signor Cresci. La sua storia è avvolta nell’ombra, come d’altronde quella di molti altri suoi correligionari presenti nella valle del Lys dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943, alla ricerca di nascondigli o spinti dalla speranza, per alcuni vana, di raggiungere la vicina Svizzera. Il signor Krescik è riuscito a salvarsi, altri spariranno per sempre. Mi chiedo a che cosa avranno pensato in quei lunghi giorni di latitanza. Forse anche alle loro mogli: a Fernanda Jaccond, moglie di Luigi, arrestata e imprigionata nelle carceri di Pont-Saint-Martin, da cui è ritornata piena di pidocchi; a Onésime Diémoz, moglie di Fortunato, che si presenta ai tedeschi circondata dai suoi cinque bambini e subisce un duro interrogatorio; alla signora Krescik, segregata da mesi in una stanza con il figlio e il nipote, terrorizzata di essere scoperta al minimo rumore. Storie e personalità diverse, che forse solo momenti così tragici ha reso solidali. Ma è bello che siano riusciti a salvarsi, tutti e tre insieme. 1 Il rosso o il diavolo, il nero o il buon Dio, l’ebreo… Come faranno a salvarsi tutti insieme? 5
INDICE 6
Premessa Il periodo della sottoprefettura (1919-1926) 7 Il primo dopoguerra 7 Le elezioni politiche del 1919 e del 1921 9 La penetrazione del fascismo e le elezioni politiche del 1924 10 Dalla costituzione della prefettura alla vigilia della seconda mondiale (1926-1939) 15 La nomina dei podestà e l’istituzione della prefettura di Aosta 15 Pont-Saint-Martin nei primi anni del regime fascista 16 Le aggregazioni dei comuni 17 I plebisciti del 1929 e del 1934 e il consolidamento del fascismo 18 La questione linguistica nella valle del Lys 25 Le relazioni sulle parrocchie del 1935 26 La seconda guerra mondiale (1940-1945) 30 Dalla dichiarazione di guerra all’armistizio dell’8 settembre 1943 La caduta del regime fascista e la Repubblica sociale italiana 30 La situazione dei militari al fronte 34 La resistenza 35 La difesa della razza e le leggi antiebraiche (1938-1945) 45 Il secondo dopoguerra (1945-1946) 48 I sindaci nominati dal CLN e i loro rapporti con il governo militare alleato 48 Alcuni dati sugli internati militari italiani 51 La Regione autonoma Valle d’Aosta e le sue prime leggi riguardanti i comuni 52 Le elezioni del 1946 52 Appendice 56 Sindaci, regi commissari, commissari prefettizi, podestà dal 1919 al 1946 57 Parroci e cappellani militari 59 Organizzazioni parafasciste sul territorio 60 Strutture ricettive verso il 1936 61 I morti della seconda guerra mondiale 62 Relazioni sui danni di guerra 63 Fonti bibliografiche Indice dei nomi 7
PREMESSA Mi è stato chiesto di dare il mio contributo al Progetto Interreg III A La memoria della Alpi. I sentieri della libertà, insieme a Mary Chiara, Massimo Ferrari, Mariella Hérera, Marco Jaccond, Daniela Giovanna Jon, Roger Juglair, Silvana Miniotti, Paolo Perrucchione, Anny Petit-Pierre, Gabriella Vernetto. Il compito che ho assunto, anche perchè ha attinenza con la mia attività di archivista, è stato quello di studiare la storia delle comunità della valle del Lys attraverso i documenti degli archivi comunali e parrocchiali, e quelli che mi è stato possibile consultare negli archivi dell’ex Prefettura, della Curia vescovile e dell’Istituto storico della Resistenza di Aosta. Dai vari carteggi è emerso un quadro abbastanza singolare degli anni del fascismo, della seconda guerra mondiale e della Resistenza. Accanto a documenti emessi direttamente dal comune, dai suoi sindaci e podestà, altri sono frutto della rete di relazioni che legano le istituzione locali con i vari organi del governo centrale: la Sottoprefettura di Aosta, diventata nel 1926 Prefettura, la Repubblica sociale italiana, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, il Governo militare alleato, e infine la Regione autonoma Valle d’Aosta. Non mancano testimonianze archivistiche su privati (o scritte direttamente da loro), preoccupati come noi dei loro familiari e delle loro cose, e coinvolti, loro malgrado, nel turbine degli avvenimenti. Testimonianze di una piccola storia di vinti, come direbbe Nuto Revelli, vinti che ho privilegiato nella mia ricerca, perché li ho davvero sentiti vicini al mio cuore. Naturalmente le memorie che mi propongo di far rivivere non sono che punte di iceberg di vicende ancora sommerse, ma dolorose, e non dimenticate. Mi perdonino coloro che le hanno vissute personalmente in tempi ormai lontani, se ho peccato in qualche caso di ingenuità e di imprecisione. Per dare a queste piccole storie spessore e significato, anche per consiglio di Paolo Momigliano Levi, ho cercato di contestualizzarle nel quadro degli avvenimenti più generalmente conosciuti, presentando, oltre alle fondamentali notizie storiche, dei dati sulle nostre comunità desunti dalle relazioni parrocchiali del 1935, e da una collana di guide turistiche, edita nel 1936. Ho anche proposto delle informazioni sui censimenti della popolazione e sul comportamento elettorale degli abitanti, scandito nei risultati delle elezioni e dei plebisciti che si sono succeduti dal 1919 al 1946. Per chiarire la valenza di certi atti, o ampliarne le informazioni, mi sono avvalsa delle testimonianze di persone che hanno vissuto direttamente gli avvenimenti o che mi hanno generosamente messo a disposizione i loro preziosi archivi privati. Sono state infine numerosi quelli che mi hanno fornito fotografie, e hanno collaborato con discrezione e intelligenza, incoraggiandomi anche nei momenti più duri2. 2 Remo Busca (nato nel 1925), Lorenzina Cominotti (nata nel 1922), Adolfo Formento Dojot (nato nel 1920), Plinio Ghirotti (nato nel 1927), Maria Mosca (nata nel 1920), Egidio Perrenchio 8
Ho anche tenuto presenti le dichiarazioni rilasciate nel corso di 28 interviste su argomenti concernenti questa mia ricerca e raccolte in un giornalino scolastico della classe III A della scuola media di Pont-Saint-Martin, nell’anno scolastico 1977- 1978. Per favorire la fruizione dal vivo del linguaggio di certi documenti, prudentemente burocratico in certi casi, umanissimo in altri, li ho pubblicati, o integralmente o parzialmente, segnalandoli in corsivo. Ringrazio infine non solo i testimoni e i collaboratori, ma la Biblioteca comprensoriale di Donnas, la Biblioteca regionale di Aosta, nella persona di Omar Borettaz responsabile del Fondo valdostano, Paolo Momigliano Levi, l’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta, i responsabili degli archivi della ex-Prefettura, della Curia vescovile, dei comuni e delle parrocchie di Pont-Saint-Martin e della valle del Lys. Laura Decanale Bertoni Pont-Saint-Martin, settembre 2006 (nato nel 1925), Luigi Praz (nato nel 1929), Eugenio Squindo (nato nel 1921), Lea Trentaz (nata nel 1915). Inoltre Carla Alasonatti, Irene Alby, Giovanni Bertoni, Clara Formento Dojot, Candida Girod, Roger Juglair, Floriana Linty, Raimondo Martinet, Viviane Perrenchio, Guido Pession, Ste- fania Pisano, Luciana Pramotton, Carmen e Paolo Praz, Silvana Presa, Franca Vicentini. 9
I COMUNI ATTUALI DELLA VALLE DEL LYS 10
IL PERIODO DELLA SOTTOPREFETTURA (1919- 1926) Il primo dopoguerra3 La prima guerra mondiale finisce il 4 novembre 1918, vittoriosamente per l’Italia. L’impero austro-ungarico è crollato, le terre irredente di Trento e Trieste sono riunite all’Italia. Eppure proprio la questione della successione asburgica apre sulla Dalmazia e su Fiume un’aspra polemica tra nazionalisti italiani e iugoslavi, ben definita con l’espressione di vittoria mutilata. Che tale questione fosse conosciuta, e discussa, anche nelle comunità della valle del Lys, lo attesta ad esempio la costituzione a Issime di un comitato per dare al ministro degli Esteri Sidney Sonnino una dimostrazione plebiscitaria di plauso per la fermezza con la quale egli sosteneva le rivendicazioni integrali dell’Italia, dalle Alpi all’Adriatico,…onde i frutti dell’eroico valore dei nostri soldati non ci vengano tolti4. La vita dello Stato italiano è sconvolta anche per altre ragioni: la guerra, durata ben quattro anni, è stata difficile da sostenere nel settore finanziario; nel bilancio dello Stato le spese passano, da 2 miliardi e 501 milioni del 1913-14, ai 30 miliardi e 857 milioni del 1918-1919, mentre la rapida svalutazione della lira tra il 1919 e il 1920 impoverisce la piccola e media borghesia, che fino a quel momento ha costituito il nerbo dello Stato italiano. C’è invece chi, come i grandi industriali, dopo aver accumulato improvvise, grandi ricchezze, grazie alle forniture belliche, vede ora diminuire le commesse, mentre gli operai, aderendo ai principi socialisti e forti del successo della Rivoluzione russa, si organizzano nei consigli di fabbrica, con l’obiettivo di partecipare alla gestione delle imprese, se non di controllarle personalmente. Anche i contadini smobilitati, a cui già ufficialmente nel 1917 era stata promessa la distribuzione di terre, procedono nell’estate del 1919 alla occupazione di latifondi, specie se incolti. Nelle comunità della Valle d’Aosta, che fin dal 1861 fanno giuridicamente parte del Regno d’Italia e di una Sottoprefettura della Provincia di Torino, la tragedia della prima guerra mondiale incide profondamente negli animi e sconvolge i rapporti politici. Tenendo presente che i caduti furono oltre 600.000 in tutta Italia, più di 1.500 in Valle d’Aosta, propongo qui dei dati, riferiti ai comuni della valle del Lys, sul numero dei morti a causa della guerra (non solo sui campi di battaglia, ma anche per malattie, incidenti, congelamento, denutrizione in campi di prigionia, ecc.) e su quanto, percentualmente, queste perdite abbiano pesato sulla popolazione. 3 F. Chabod, L’Italia contemporanea (1918-1948), Torino 1961, p. 19 sgg. 4 AC Issime, Deliberazioni. 11
Morti della prima guerra mondiale5 5 A. Borgialli, Le livre d’or des valdôtains morts pour la patrie en 1915-1918, Paris 1923. L. Bertoni Decanale, L. Pramotton, Partir bisogna, Aosta 1999, 2005. 12
Comuni popolazione Caduti o morti a % causa della guerra Fontainemore 1.127 46 4% Gressoney-La-Trinité 424 4 1% Gressoney-Saint-Jean 845 14 1,75% Issime/Gaby* 1.405 25 1,78% Lillianes 744 10 1,35% Perloz** 1.300 36 2,80% Pont-Saint-Martin 1.415 19 1,35% * Gaby fa parte del comune di Issime, da cui si distaccherà solo nel 1952. ** AC Perloz, Deliberazioni: prima del distacco di Ivery da Perloz, avvenuto nel 1922, i caduti risultano più di 50, nel 1927 se ne dichiarano invece 39. Il numero dei caduti, riferito al 1923, non è definitivo6, perché bisogna tener conto che anche negli anni successivi molti reduci moriranno per postumi di malattie o di ferite, alcuni risulteranno ancora prigionieri o dispersi, altri resteranno invalidi, o soffriranno per sempre di squilibri mentali. Si tengano anche presenti le vittime dell’epidemia di febbre spagnola, che ha infierito su militari e civili negli anni dell’immediato dopoguerra, e che risultano particolarmente numerose a Issime e a Perloz7. Al fine di aggiungere qualche altra notizia sui nostri comuni, legata per certi aspetti alla Grande Guerra appena conclusa, propongo infine i dati della popolazione residente e presente, in base al censimento del 1921. Popolazione residente e presente e nel 19218 Comuni popolaz. residente popolaz. presente Fontainemore 1.256 1.129 Gaby 842 798 Gressoney-La-Trinité 158 424 Gressoney-Saint-Jean 1.010 846 Issime 730 586 Lillianes 1.001 748 Perloz 1.218 1.050 6 L. Tealdy, Collana di guide delle province italiane, vol. II, III, Roma 1936: nel 1936 si hanno i seguenti dati del numero dei caduti nei comuni unificati: Issime con Gaby: 25 caduti; Lillianes e Fontainemore: 62 caduti; Gressoney. 18 caduti; Pont-Saint-Martin e Perloz: 54 caduti. 7 Questi i dati tratti dal Messager Valdôtain del 1920 sulle vittime per epidemia spagnola: 30 morti a Perloz, 25 a Issime, da 2 a 6 a Pont-Saint-Martin e negli altri centri della valle del Lys. 8 Istat, Popolazione residente e presente dei Comuni-Censimenti dal 1861 al 1981-Circoscrizioni territoriali al 25 ottobre 1981, Roma 1985. 13
Pont-Saint-Martin 2.234 2.154 Il divario tra la popolazione residente e la popolazione presente può trasmetterci alcune informazioni, utili ai fini della nostra ricerca. In primo luogo si può notare che a Gressoney-La-Trinité la popolazione presente, credo costituita soprattutto da persone provenienti anche da altre regioni, è quasi triplicata rispetto a quella residente, fenomeno che può trovare una spiegazione nella costruzione della diga del Gabiet, da parte della SIP, avvenuta in quegli anni9. Negli altri comuni, invece, è ben documentata l’assenza di molte persone residenti, a causa dell’emigrazione temporanea di forza-lavoro, le quali mantengono tuttavia sicuri legami con il luogo d’origine. Continuando un’avita abitudine, e spinti da nuovi problemi di disoccupazione, molti reduci infatti emigrano, sicuramente alla ricerca di lavoro, ma forse anche per prendere le distanze dalla tragedia e riacquistare un minimo di equilibrio psicologico, messo a dura prova dalle esperienze di vita al fronte. La Grande Guerra, con il suo messaggio di amor di patria, vivrà comunque nella memoria collettiva ben oltre il ventennio fascista, dove il richiamo ad essa sarà particolarmente significativo, in qualche caso con pericolosi risvolti retorici, con l’erezione dei monumenti e con l’assistenza ai reduci, alle vedove e agli orfani di guerra10. Le elezioni politiche del 1919 e del 192111 Esaminiamo ora i risultati delle elezioni politiche del 16 novembre 1919 e del 15 maggio 1921. Sono ammessi al voto tutti i cittadini maschi che abbiano compiuto i 21 anni di età e, nelle elezioni del 1919, anche quelli di età inferiore, purché abbiano prestato servizio militare durante la prima guerra mondiale. Elezioni politiche del 16 novembre 1919 9 Cf. anche p. _____ 10 La 3a brigata Lys, in cui si raccoglieranno le formazioni partigiane della valle del Lys, la ricorderà con il nome di due suoi gruppi, l’Isonzo e il Battisti. Nei giorni della liberazione di Pont-Saint- Martin, precisamente il 6 maggio 1945, i partigiani caduti saranno commemorati, insieme ai soldati morti negli anni 1915-1918, alle note dell’Inno del Piave. (ISRA, fotocopia) 11 O. Consoli, Comportamento elettorale in Valle d’Aosta dal 1946 al 1978, tesi di laurea, Torino. P. Momigliano Levi, Le elezioni comunali del 1946 in Valle d’Aosta, Aosta 1997. 14
COMUNI PSI PPI BL. LIBERALI PT. EC FASCI VITT Fontainemore 41,4% 39,4% 2,1% 16,6% 0,5% Gaby 47,5% 38,3% 13,6% 0,6% Gressoney-La- Trinité 49,7% 4,7% 33,8% 11,8% e Saint-Jean Issime 53,2% 29,3% 14,3% 1,6% 1,6% Lillianes 43,5% 21,8% 4,8% 25,0% 4,8% Perloz 47,6% 37,1% 11,9% 3,5% Pont-Saint-Martin 64,6% 9,6% 15,3% 6,7% 2,9% 0,9 Accanto ai partiti liberale e socialista, già presenti in elezioni precedenti, se ne trovano di nuovi: il Partito popolare italiano (PPI), costituito agli inizi del 1919 da don Luigi Sturzo, che trova ampi consensi nel mondo cattolico; nel nostro contesto, è sostenuto dalle iniziative promosse in ambito parrocchiale e dai Cercles de la Jeunesse catholique. Il Blocco della Vittoria, di tendenze generalmente laiche e conservatrici, raccoglie anche le aspirazioni dei reduci di guerra. Ad essi si aggiungono il Partito economico e i Fasci di combattimento, questi ultimi appena costituiti, per opera di Benito Mussolini. Per quel che riguarda i risultati delle elezioni del 1919 nei nostri centri, si può notare, specie a Pont-Saint-Martin, per ragioni che esamineremo in seguito, un successo del Partito socialista nettamente superiore al livello valdostano (36%) e al livello nazionale (32,3%). Il Partito popolare presenta invece risultati contradditori: si limita a una bassa percentuale di voti a Gressoney e a Pont-Saint-Martin, dove probabilmente non è stata avviata un’adeguata informazione da parte dei parroci, ma in altri comuni si alza percentualmente al di sopra del livello valdostano (26%) e nazionale (20,6%). Il Blocco della Vittoria raggiunge un buon successo a Gressoney, dove forse conta l’influenza carismatica, sicuramente conservatrice, della regina Margherita e di chi le è legato, primo fra tutti il barone Carlo Beck-Peccoz, che coerentemente già nel 1920 sottoscriverà un cospicuo contributo per l’erezione di un monumento ai caduti. L’adesione al Partito liberale è apprezzabile a Lillianes e a Fontainemore, bassa in altri centri, come scarsi sono i voti dati al Partito economico e ai Fasci di combattimento. Elezioni politiche del 15 maggio 1921 15
COMUNI PSI PPI BL. NAZ PCI Fontainemore 50,3 38,0 11,7 Gaby 46,1 37,6 13,3 3,0 Gressoney-La-Trinité e Saint-Jean 55,3 8,1 33,5 3,1 Issime 43,9 34,1 21,2 0,8 Lillianes 36,1 33,3 24,9 5,7 Perloz 18,1 56,7 21,1 4,1 Pont-Saint-Martin 34,2 27,8 35,9 2,1 Rispetto alle elezioni del 1919, si noti come i voti socialisti aumentino a Gressoney e a Fontainemore, mentre si riducono notevolmente a Pont-Saint-Martin, Lillianes e a Perloz. Credo d’altronde che sul risultato pesi il passaggio di una parte di voti, prima dati ai socialisti, verso il Partito comunista italiano (PCI), appena costituito per iniziativa di Antonio Gramsci. In ogni caso, complessivamente, l’adesione al socialismo si mantiene su una percentuale del 25%, più alta della media valdostana. Per quel che riguarda il PPI, se il consenso si mantiene abbastanza stabile in alcuni comuni rispetto alle precedenti elezioni, aumenta notevolmente a Pont- Saint-Martin, dove la popolazione sembra essere stata sensibilizzata con successo, a Perloz e a Lillianes, così che, mediamente, i nostri centri raggiungono la media valdostana del 22,3%. Il Blocco nazionale, in cui si raggruppano le forze più conservatrici, ivi comprese anche quelle fasciste, pur aumentando in modo evidente a Pont-Saint-Martin, raggiunge risultati inferiori alla media valdostana del 29,9%. La penetrazione del fascismo e le elezioni politiche del 1924 Il Partito nazionale fascista (PNF) è fondato nel novembre 1921 da Benito Mussolini, appena eletto deputato tra le fila del Blocco nazionale, che istituzionalizza così i Fasci di combattimento del 1919. In appena quattro anni esso prenderà il potere, e segnerà profondamente nel ventennio successivo la vita degli abitanti della valle del Lys, come quella di tutti gli altri italiani. Non ci è stato dato di desumere nei nostri archivi alcuna informazione di prima mano sui momenti iniziali dell’ascesa al potere di Mussolini, cioè sulla Marcia su Roma e sull’incarico conferitogli dal re Vittorio Emanuele III di creare un nuovo governo. Già nel luglio del 1922 viene però costituito a Pont-Saint-Martin un Fascio di combattimento12 e dal 1923 si moltiplicano i documenti che attestano una chiara infiltrazione del fascismo nelle nostre comunità. Specie in questi primi anni, esso 12 Per i nomi degli aderenti cf. D. M. Tuninetti, Squadrismo, squadristi piemontesi, Roma 1942, p. 225. 16
fa leva sulla grande forza morale rappresentata dagli ex combattenti, organizzati nell’Associazione nazionale combattenti. Essa, eretta in Ente morale nel 1923, ufficialmente apartitica, ha come obiettivo primario quello di rappresentare e tutelare gli interessi degli ex combattenti, ma nel corso degli anni non mancherà di essere strumentalizzata dal regime, teso a cercare il consenso del popolo, costruendo una memoria tangibile dei caduti della prima guerra mondiale, attraverso monumenti, eretti già nel 1921-1922 a Pont-Saint-Martin, a Issime, a Fontainemore e Parchi della Rimembranza. Nell’aprile 1923, dato che sotto gli auspici del Ministero della Pubblica istruzione le scolaresche d’Italia si sono fatte iniziatrici della nobilissima idea di creare il Parco della Rimembranza, a Gressoney-Saint-Jean si localizza per esso un’area vicino al cimitero13. Nel settembre dello stesso anno il sindaco di Pont-Saint- Martin, Mario Molino, delibera sulla costruzione di un Viale della Rimembranza, anche questo in prossimità del cimitero14. L’affermarsi del fascismo e delle sue istituzioni è testimoniato infine da una circolare della Sottoprefettura, in cui si ordina ai comuni di celebrare la Festa nazionale del lavoro il 21 aprile 1923, anniversario della fondazione di Roma. In quel giorno, considerato festivo in tutte le scuole e i pubblici uffici15, saranno passati in rassegna i reparti della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). Esaminiamo ora i risultati delle elezioni politiche del 10 aprile del 1924 nei comuni della valle del Lys, tenendo presente che a livello nazionale la vittoria del fascismo è favorita dalla legge maggioritaria del 1923, per cui alla lista con il maggior numero di voti toccano i due terzi del numero totale dei deputati. Elezioni politiche del 6 aprile 1924 FASCISTI DISSIDENTI DEMOCRATICI GIOLITTIANI CONTADINI< COMUNI PNF PSU PPI PCI PSI Fontainemore 32,2 36,8 14,0 3,5 11,1 2,6 Gressoney-La-Trinité e Saint-Jean 81,9 2,2 5,5 2,7 6,6 0,5 0,5 Issime/Gaby 36,0 40,5 17,5 2,0 3,0 2,2 1,0 13 AC Gressoney-Saint-Jean, 137. 14 AC Pont-Saint-Martin, 50: si tratta del vecchio cimitero, in prossimità della mulattiera che col- lega Pont-Saint-Martin a Perloz. 15 AC Gressoney-La-Trinité. 17
Lillianes 53,8 15,4 5,5 15,4 7,7 Perloz 54,7 36,5 5,1 2,2 1,5 Pont-Saint-Martin 44,0 27,7 8,8 1,9 9,4 1,5 3,8 1,3 1,2 Le forze fasciste, come si è visto, da poco organizzate nel PNF, ma già presenti nel 1919 nei Fasci di combattimento e nel 1921 nel Blocco nazionale, registrano un massiccio aumento, evidente in particolare a Gressoney e a Perloz, mentre diminuiscono i voti per il Partito socialista. Si ha tuttavia una buona tenuta, nel caso di Lillianes anche di un incremento, del PCI e soprattutto del PPI, quest’ultimo votato in modo soddisfacente anche a Issime/Gaby. Mentre nulla di quanto accade a livello nazionale trova un riflesso nei nostri archivi (la denuncia dei brogli elettorali da parte del deputato socialista Giacomo Matteotti, il suo assassinio, di cui Mussolini si assume tutte le responsabilità, la cosiddetta Secessione dell’Aventino), è qui il caso di soffermarsi su una deliberazione, approvata contemporaneamente dai consigli di quasi tutti i comuni, relativa al conferimento della cittadinanza onoraria a Mussolini, presidente del Consiglio dei ministri, datata 4 novembre 1924, sesto anniversario della fine della prima guerra mondiale. Leggiamone le motivazioni addotte a Perloz, retto in quel momento dal regio commissario Guido Janin, non molto dissimili da quelle scritte nei verbali degli altri consigli comunali: considerato che la data di oggi segna l’anniversario del risorgimento del popolo Italiano, risorgimento che culminò con la battaglia di Vittorio Veneto segnando l’inizio della stirpe italica alla sovrana dignità Nazionale, che tale opera indistruttibile di redenzione popolare venne conseguito da S.E. Benito Mussolini con la radiosa Marcia su Roma. . . In omaggio alla energica e sapiente opera di ricostruzione che egli ha compiuto quale Capo del Governo…16. Non siamo in grado di sapere fino a che punto questa iniziativa fosse davvero condivisa dalla popolazione. A Issime, ad esempio, l’assemblea consiliare che avrebbe dovuto deliberare quello stesso ordine del giorno non si effettua, per mancanza di numero legale17. Sta di fatto però che qui ben si evidenzia il desiderio di dare un senso ai terribili sacrifici della Grande Guerra, stato d’animo sicuramente diffuso in quegli anni in tutte le comunità. Continuano intanto le sottoscrizioni per la costruzione di monumenti e di luoghi della memoria della prima guerra mondiale, anche da parte di comuni con scarse risorse finanziarie. Negli anni 1924 e 1925 Issime e Perloz deliberano ad esempio di concorrere con i mezzi che possono essere consentiti dalla situazione finanziaria e che stiano a dimostrare che questo comune non è secondo ad altri per le manifestazioni di così alto senso patriottico, con un’oblazione di ₤. 100, per la costruzione di un 16 AC Pont-Saint-Martin, 50; AC Perloz, Deliberazioni. 17 AC Issime, Deliberazioni. 18
ossario sul monte Grappa. Nel 1925 a Gressoney-Saint-Jean è infine inaugurato solennemente il monumento ai caduti, presente la regina Margherita18. Negli anni successivi sarà sistemata la piazzetta del monumento ai caduti di Gaby, si manderanno altre oblazioni per monumenti commemorativi non solo sui luoghi di battaglia, ma anche in altre parti dell’Italia. Nel 1934 a Gressoney-La-Trinité sarà murata una lapide ricordo sulla facciata della chiesa e fusa una campana in memoria dei suoi quattro caduti. Ma quali sono gli orientamenti politici delle comunità della valle del Lys? Per cercare di rispondere a questa domanda, mi sembra interessante presentare due documenti, conservati presso l’archivio della Prefettura di Aosta, che ci offrono alcuni spunti di riflessione sulla struttura politica e sociale delle nostre comunità in questo periodo. Su richiesta del comando della Tenenza di Aosta, il 9 e il 12 febbraio 1925 i carabinieri delle stazioni di Issime e di Pont-Saint-Martin presentano un promemoria riservato e personale sulla situazione politica dei comuni compresi nella loro giurisdizione. La tenenza di Aosta sembra agire, prudentemente, alle dipendenze del vecchio governo liberale, che spera ancora in nuove elezioni, al fine di risolvere il problema rappresentato dalla rapida e discutibile ascesa fascista. Per quel che riguarda i centri compresi nella giurisdizione di Issime, la cui situazione politica è definita calma, non vi sono motivi, si legge sul documento, per ritenere che l’ordine pubblico possa essere turbato per questioni politiche. Difficile è stabilire con esattezza la forza di cui dispone ciascuno dei diversi Partiti politici, non avendo i medesimi in questa giurisdizione sezioni regolarmente costituite e organizzate. Tuttavia possono farsi delle previsioni che, in caso di elezioni politiche, si abbiano i risultati seguenti per ciascun comune. • Issime — I liberali potrebbero raccogliere 80 voti, forse aumentabili, i popolari dai 100 ai 120 voti, e così pure i socialisti; i fascisti circa 40 voti; i comunisti al massimo 10 voti. Esponenti liberali sono il consigliere comunale Ilario Christillin, coadiuvato dall’esattore Domenico Alasonatti e appoggiato dall’ing. Amato Christillin, residente a Ivrea. Il sindaco, ing. Giovanni Stevenin, è liberale, anzi simpatizzante fascista. Il Partito popolare ha come sostenitori i due parroci, di Issime e di Gaby, Grato Vesan e Luigi Jans, quest’ultimo secondato da Fortunato Praz. Ben s’intende che il clero è tutt’altro che sostenitore dell’attuale governo. Del Partito socialista sono esponenti, non più troppo ferventi, Alfonso Yon e Pierino Vassoney, studente in medicina. Esponente fascista è il geom. Delfino Maiocco, segretario della sezione fascista di Gaby, che conta circa 30 iscritti. I voti dei popolari e dei socialisti, come anche a Fontainemore, potrebbero però ridursi più della metà, se le elezioni si tenessero in estate, quando la maggior parte dei giovani di idee socialistoidi vanno a lavorare in Francia. 18 AC Gressoney-Saint-Jean, 231. 19
• Fontainemore — Il Partito popolare potrebbe raccogliere forse più di 50 voti, i suoi esponenti sono il parroco Giuseppe Ottin e l’ex capitano degli alpini Giovanni ( Joseph-Antoine) Gros. Giuseppe Vercellin-Nourissat, segretario comunale e fiduciario dell’on. Quilico, è l’esponente del Partito liberale, che potrebbe raccogliere una trentina di voti. I fascisti e i suoi simpatizzanti fanno capo al notaio Antonio Perrenchio e raccoglieranno una ventina di voti. Il maggiore esponente del Partito socialista, già in maggioranza e ora in grado di raccogliere una quarantina di voti, è lo scalpellino Quinto Zorio. • Gressoney-La-Trinité — La popolazione è quasi compatta di idee liberali, simpatizzante fascista e aderente al Governo nazionale; fa capo al Sindaco Vincent cav. Paolo, fiduciario degli on. Olivetti e Quilico. Mancando il parroco, non c’è il Partito popolare, mentre l’avv. De la Pierre e Carlo Bieler sarebbero rispettivamente adatti alla propaganda liberale e socialista • Gressoney-Saint-Jean — Il Partito socialista, che fa capo al segretario comunale Filippo Glavina e, una volta, a Valentino Curta, potrebbe raccogliere dagli 80 ai 110 voti, e ciò anche secondo l’epoca della votazione. Si vocifera su una possibile divisione dei socialisti tra il Partito dei contadini, favorito dal suddetto e da Daniele Rial, e un’altra metà facente capo a Emilio Laurent, socialista estremista. Il barone Carlo Beck-Peccoz e il segretario del Fascio Andrè sono a loro volta sostenitori del Partito fascista, che potrebbe raccogliere una cinquantina di voti, mentre si prevede che i comunisti avranno una decina di voti. Il parroco don Ballot è buon patriota e si ritiene non raccolga per il Partito popolare più di 4 voti. Persone indicate per far propaganda per il Partito liberale sono infine il geom. Antonio De la Pierre, che risiede a Torino, e Antonio Liscoz, titolare del servizio pubblico di autocorriere Pont-Saint-Martin - Gressoney. Il comandante della stazione dei carabinieri di Pont-Saint-Martin così ci illustra la situazione politica, anch’essa complessivamente tranquilla, dei tre comuni di sua giurisdizione: • Pont-Saint-Martin — I fascisti, capeggiati dal geom. Mario Marthyn, dal dott. Alessandro Peyretti e dall’ex tenente Giocondo Neyvoz, esplicano poca attività e contano 35 aderenti. I popolari, diretti dal cav. Delfino Chenuil, dall’avv. Pacifico Porté, da Giacomo Lantermoz e dal cav. Giacomo Cresta contano 25 aderenti, mentre il parroco ha poca influenza. I social-comunisti sono 18, non hanno esponenti e tengono un atteggiamento riservato. La sezione combattenti è veramente apolitica e patriottica. • Lillianes — Non esiste un vero e proprio partito, i vari cittadini formano schiere di simpatizzanti per l’una e per l’altra idea politica. La corrente più numerosa è favorevole al Fascio e conta una quarantina di aderenti, diretti dal dott. Raffaele Vercellin e dal sindaco Giovanni Jans. I popolari sono 14, gli unitari 5, i massimalisti 7, diretti da Renato Cabrio, i comunisti 14. Tutti esercitano 20
pochissima attività, come pure il parroco, che però ha molta influenza. I combattenti sono apolitici. • Perloz — I liberali, favorevoli al Fascio, contano 70 aderenti, tra di essi c’è il consigliere Adolfo Crétaz, che però abita a Pont-Saint-Martin e sono diretti dal sindaco, filofascista. I popolari sono 74 e fanno capo al parroco. Sindaco e parroco, pur avendo influenza sugli abitanti, non esercitano propaganda. I socialisti sono 70. Nessuno nel passato si è occupato di lotta elettorale, e gli elettori hanno votato ciascuno per simpatia personale, senza che qualcuno li avesse comunque indirizzati. I combattenti sono pochi, si comportano bene, ma non sono organizzati19. 19 A. Prefettura, Gabinetto, cat. 4, Politica, 24-26. Molti tra i personaggi citati in questi prome- moria hanno retto o reggeranno le fila della vita politica ed economica, mentre episodi talvolta tragici della vita di altri saranno documentati nelle carte d’archivio. Giocondo Neyvoz, Adolfo Crétaz, Antonio Perrenchio, Amato Christillin, Paolo Vincent saranno presto nominati pode- stà. Filippo Glavina morirà a Gressoney all’età di 41 anni (non so se il suo suicidio, avvenuto nel 1927, sia da collegarsi a problemi dovuti alla sua funzione di segretario comunale. Sta di fatto che alla sua morte l’ufficio comunale si trova in uno straordinario disordine, che necessita il riordino dell’archivio, che devono essere impiantati quasi tutti i registri e deve essere aggiornato il registro della popolazione). L’avv. Pacifico Porté, che coprirà per lunghi anni l’incarico di segretario co- munale in vari centri della Bassa Valle, ex combattente, nel settembre del 1922 era stato bastonato a Pont-Saint-Martin da una squadra fascista. Il veterinario condotto Alessandro Peyretti, insieme alla figlia Fernanda e alla moglie Ida Bocca, sarà ucciso il 17 giugno 1945, a guerra ormai conclu- sa, da ex-partigiani della 3a brigata Lys, forse per scopi di rapina più che politici. Mario Marthyn, tecnico del comune di Pont-Saint-Martin, coprirà per breve tempo la carica di commissario pre- fettizio a Perloz, alla vigilia della sua aggregazione a Pont-Saint-Martin, nel 1940. Albino Andrè, ufficiale mandato a Gressoney per controllare gli austriaci qui prigionieri dopo la Grande Guerra, si stabilirà in questo comune, ricoprendo in seguito la carica di segretario del Fascio locale. Il rev. Filippo Pramotton, parroco di Perloz dal 1921 al 1947, descriverà in un promemoria le tragi- che vicende dei suoi parrocchiani, in cui sarà lui stesso coinvolto. Così pure il rev. Grato Vesan, parroco di Issime in tutti questi anni. Fortunato Praz ospiterà con altri compaesani dei militari dell’esercito inglese arrivati fortunosamente a Gaby. Domenico Alasonatti di Ala di Stura, ve- nuto come carabiniere di supplemento alla stazione di Issime in occasione delle villeggiature a Gressoney della regina Margherita, avvierà una fiorente professione di esattore di molti comuni, continuata dal figlio Ugo e dalla nipote Carla. Quinto Zorio, proveniente da una famiglia di scalpellini, autore del monumento ai caduti di Fontainemore, inaugurato il 4 novembre 1922, continuerà qui la sua attività fin nel dopoguerra e morirà nel 1948. La famiglia dei panettieri Cabrio, originaria di Roppolo, risulta emigrata in Francia prima del censimento del 1936. Altri infine dovranno aspettare vent’anni per inserirsi nella vita amministrativa dei loro comuni: così solo nel 1945 Emilio Laurent diventerà sindaco di Gressoney-Saint-Jean, Alfonso Yon e Delfino Chenuil assessori rispettivamente a Issime e a Pont-Saint-Martin. 21
Dalla costituzione della Prefettura alla vigilia della seconda mondiale (1926-1939) La nomina dei podestà e l’istituzione della Prefettura di Aosta L’anno 1926 vede il progressivo radicamento del regime fascista nella società italiana. Nei nostri comuni sin dal mese di maggio al sindaco, prima eletto su base democratica, si sostituisce il podestà, di nomina regia. A Gressoney, diretto per un breve periodo dal commissario prefettizio Giua, diventa podestà Paolo Vincent, già sindaco di Saint-Jean. A Issime è nominato Amato Christillin, a Fontainemore e a Lillianes Giuseppe Charles, a Pont-Saint- Martin Giocondo Neyvoz. Essi sostituiscono rispettivamente i sindaci Giovanni Stevenin, Giovanni Jans, Mario Molino. Infine a Perloz questa carica è data a Adolfo Crétaz, già sindaco di Pont-Saint-Martin negli anni del primo dopoguerra. Rileggendo le deliberazioni podestarili di questi primi mesi, ci rendiamo conto della graduale radicalizzazione del regime nei nostri comuni. Ad esempio nei mesi di giugno e luglio del 1926 il podestà di Fontainemore e di Lillianes delibera di prendere atto dello Statuto federale approvato dall’assemblea dei sindaci nell’agosto del 1925 e di iscrivere i due comuni alla Confederazione degli Enti Autarchici di Roma, la quale li assisterà nelle loro funzioni amministrative e nei loro rapporti con le autorità. Nello stesso arco di tempo è deliberata l’adesione al patronato nazionale fascista e al Prestito del Littorio, cioè alla conversione dei Buoni del Tesoro in prestiti consolidati20. A luglio entra in vigore la legge Rocco, con la quale si dispone che le associazioni sindacali e dei datori di lavoro siano unite mediante organi centrali di collegamento, con una superiore gerarchia comune; organi, in realtà, di diretta emanazione del potere fascista, che, attivi fin da quel momento, saranno tuttavia ufficialmente istituiti solo nel 1934, con il nome di corporazioni21. A novembre è imposto il saluto romano, a dicembre il Fascio diventa emblema dello Stato italiano e inizia una nuova era, contata dal 1922, anno della Marcia su Roma22. 20 AC di Fontainemore e di Lillianes, Deliberazioni. L’introduzione del Prestito del Littorio è da inserirsi nell’iniziativa del ministro Giuseppe Volpi di Misurata rivalutare la lira, fissando il tasso di cambio a 90 lire per 1 sterlina, mentre prima ne occorrevano 100. La cosiddetta Quota 90 ha anche un valore propagandistico, in quanto è a favore dei piccoli risparmiatori, ma, paradossal- mente, la lira diventa troppo forte e ciò provocherà la diminuzione delle esportazioni e la crisi di alcuni settori produttivi. 21 R. Maiocchi, Scienza e fascismo, Roma 2004, passim. 22 A. La Penna, Il culto della romanità nel periodo fascista. La rivista “Roma” e l’Istituto di studi 22
Precisamente il 6 dicembre, inoltre, il Consiglio dei ministri, su proposta di Mussolini, delibera di unire i circondari di Ivrea e Aosta in una entità di 186 Comuni abitati da oltre 250.000 abitanti, con Aosta come capoluogo di provincia. Il prefetto Stefano Pirretti prende possesso della sua sede 10 giorni dopo, con il proposito di fare della Provincia di Aosta una sentinella avanzata di Italianità e di Patriottismo23. Pont-Saint-Martin nei primi anni del regime fascista Un consistente numero di carte prodotte dal 1926 al 1933, conservate presso l’archivio della Prefettura di Aosta24, ci informa su anni difficili per la popolazione di Pont-Saint-Martin. Alcune di esse riguardano la corrispondenza tra il podestà Giocondo Neyvoz e la Prefettura e ci offrono una quantità di informazioni sulla particolare fisionomia di questo piccolo centro, il più notevole tra i comuni della valle del Lys, caratterizzato com’è dalla presenza da tempo di attività industriali. Partiamo dai dati relativi alla situazione delle industrie in Pont-Saint-Martin, così come ce li riferisce il podestà. Si parla innanzitutto della ferriera già dei Mongenet, ora sotto il controllo della Società Metallurgica Italiana, che per circa un secolo ha procurato lavoro a circa 300 operai, numero rilevante rispetto alla popolazione, che solo negli ultimi censimenti supera i 2.000 abitanti. Dichiarato stabilimento ausiliario durante la guerra mondiale, occupa fino a un massimo di 600 operai, che si riducono a poco più di 200 nel dopoguerra. In crisi fin dal 1922, è acquistata dalla società Ferriere di Chivasso dei fratelli Anselmino. Il podestà non nasconde i suoi rapporti difficili con i nuovi proprietari, che nel gennaio 1927 vendono lo stabilimento all’Ilva: 69 operai sono licenziati, e se ne prevede il licenziamento di altri 143. In quello stesso periodo Domenico Maitilasso, segretario provinciale dei sindacati fascisti, tiene nei locali della Società di mutuo soccorso di Pont-Saint- Martin un comizio su questo problema, a cui partecipano circa 50 persone, sotto il controllo dei carabinieri del luogo e di Settimo Vittone. Nel luglio risultano occupati solo più 24 dipendenti, scelti tra i più bisognosi, che saranno adibiti ai lavori di fonderia e di manutenzione, mentre si inizia lo smembramento e la vendita del ricco complesso edilizio, non ultima la palazzina a suo tempo adibita a uffici e abitazione dei dirigenti della ferriera. A settembre avviene la chiusura della maggior parte dello stabilimento, mentre la società Lizzi e Faustini mantiene aperto ancora per un anno il reparto fonderia-ghisa. Anche la Lime Martina, con 100 operai, sospende il lavoro per 10 giorni, per mancanza di ordinazioni. Verrà chiusa nella primavera del 1933, creando nuova disoccupazione. romani, in Italia contemporanea, 1999, 217, 605. 23 T. Omezzoli, Prefetti e fascismo nella provincia d’Aosta, 1926-1945, Aosta 1999, p. 47 sgg. 24 A. Prefettura, cat. 6, 1926-1931. 23
Non mancano infine dei riferimenti alla Società Idroelettrica Piemontese- Lombarda “E. Breda”25 attiva, per il periodo 1917-1922, lungo tutta la valle del Lys con circa 5.000 operai, 2.000 dei quali ospitati a Pont-Saint-Martin. Si riduce intanto anche il polo industriale della SIME, che un tempo impiegava 300 operai, ridotti ora a 74, 50 dei quali a rischio di licenziamento. Ho finora riferito le notizie relative alle attività industriali, così come ce li presenta il podestà Neyvoz, ma il carteggio è significativo anche per altre notizie, utili per capire la successiva evoluzione di questo centro di capo valle. Di fronte alla crisi industriale, il podestà non vede soluzioni alternative, estendendosi Pont-Saint-Martin su una superficie di appena 123 ettari, e non possedendo terreni, né bestiame da tassare: E per me, rappresentante del Governo Fascista, che per il trionfo del programma del Duce darei tutta la mia vita, quanto è doloroso il non poter dire alla popolazione del mio paese - Il Fascismo vi ha portato la prosperità ed il benessere che ha portato a tutta la nazione. Oltre a dare preziose notizie sull’emigrazione (nella primavera del 1927 oltre 100 disoccupati emigrano, portando con sé la loro famiglie), il podestà accenna alle conseguenze che la crisi industriale porta sui commercianti, penalizzati per di più dall’aggravio delle tasse comunali, per il 75% gravanti su di loro. Il rimedio che propone, in una delle lettere inviate al prefetto, di ampliare il territorio di Pont-Saint-Martin, a spese dei comuni confinanti, diverrà, come vedremo, presto operante. Le basi per una nuova fase di sviluppo industriale del paese saranno poste nel 1931, quando tra il liquidatore della SIME e un gruppo di finanzieri milanesi, di cui fa parte anche Carlo Viola, è costituita una nuova società, che ha come scopo la fabbricazione e la vendita di lamiere speciali di ferro e di sue leghe: nasce così l’ILSSA-Viola26. 25 Della Breda è il progetto della costruzione della diga del Gabiet, del 1916. Nel 1931 essa sarà incorporata nella SIP. 26 È forse qui opportuno evidenziare alcuni tratti della personalità di Carlo Viola (cavaliere del lavoro nel 1937), che ci aiutano a capire il felice sviluppo della sua azienda negli anni successi- vi; self-made man, propone costantemente in tutta la sua carriera di imprenditore dei processi innovativi, dedicandosi a produzioni tecnologicamente avanzate e esordisce nel suo nuovo sta- bilimento di Pont-Saint-Martin appunto producendo lamiere di acciai semplici, non legati, a cui si richiedeva la caratteristica di essere malleabili e perciò adatti per la lavorazione di oggetti stampati, in sostituzione del rame e dello zinco. Nessun stabilimento in Italia in quegli anni fab- bricava lamiere di acciaio, che venivano importate dall’estero, come dall’estero veniva importato il rame e lo zinco. Perciò non possiamo che evidenziare la lungimiranza di Carlo Viola, fondatore di una fabbrica che ben si troverà in armonia con le direttive autarchiche degli anni successi- vi. Il 28 ottobre 1932, decennale della Marcia su Roma, accesi i forni, si dà inizio alle prove di laminazione, condotte personalmente da Carlo Viola, su laminatoi acquistati in Germania in esenzione doganale, essendo stata l’iniziativa riconosciuta interessante dalla Difesa nazionale. Il piano di armamenti che, iniziato in quegli anni, è destinato a un enorme sviluppo, garantirà anche all’ILSSA-Viola, da cui escono i quadrotti di lamiera in acciaio speciale al manganese per fare gli elmetti, un sicuro incremento. Si pensi che i dipendenti, 13 nel 1931, diventano 190 nel 24
Le aggregazioni dei comuni Le modificazioni delle circoscrizioni comunali, così come saranno ufficialmente sancite negli anni 1928-1929, sono in realtà precedute da una quantità di proposte, di ipotesi e di ripensamenti, che trovano larga eco nelle deliberazioni comunali, e su cui mi sembra il caso di soffermarsi. Partiamo dalle osservazioni di Giuseppe Charles, podestà di Lillianes, contenute in una deliberazione del 19 settembre 1927, sulla ventilata aggregazione di Lillianes a Pont-Saint-Martin: secondo lui la popolazione di Lillianes desidera unanimemente non aggregarsi con il comune di Pont-Saint-Martin, che non ha nulla di valdostano, è invece prettamente canavesano, mentre considera più logica l’unione con gli abitanti di Fontainemore, a cui li lega un’affinità storica e etnica, oltre al comune vernacolo (patois)27. Pochi giorni dopo, precisamente il 26 di settembre, lo stesso Giuseppe Charles, qui in qualità di podestà di Fontainemore, delibera di sottoporre al prefetto le principali considerazioni che sconsigliano il raggruppamento dei comuni di Issime e di Fontainemore: la popolazione, di Fontainemore, 1.256 abitanti su un territorio di 3.157 ettari, di cui 1.000 di proprietà comunale, oltre ad altri fondi in contestazione con Lillianes, desidera vivamente mantenere la sua autonomia, ed è in grado di provvedere largamente ai suoi bisogni; le sue otto frazioni principali sono collegate con mulattiere al capoluogo, e non ai comuni vicini; Fontainemore è l’unico comune nella valle del Lys a possedere un asilo infantile ed un’azienda elettrica municipale; Issime, ad esclusione di Gaby, insieme ai due Gressoney, è un’isola etnica, con usanze e dialetto che non hanno nulla a che fare con quelli di Fontainemore; se proprio deve avvenire un raggruppamento di comuni, è dunque consigliabile che esso avvenga con Lillianes28. In effetti nel novembre del 1928 è firmato il Regio decreto di aggregazione a Lillianes di Fontainemore, dove tuttavia dal maggio 1929 sarà istituito un ufficio dello stato civile per delegazione29. A Gressoney-Saint-Jean è Paolo Vincent, podestà anche di Gressoney-La-Trinité, a dover deliberare il 15 settembre 1927 sull’eventuale unione della Trinité a Saint- Jean, unione che si decide di non ripudiare, ma nemmeno di sollecitare…essendo il 1933, 1.090 nel 1940, per raggiungere la punta massima di 1.240 nel 1943. Lo straordinario sviluppo dell’ILSSA-Viola è stato forse favorito anche dal matrimonio di una delle figlie di Carlo Viola con il figlio del gerarca fascista Achille Starace, legato da vincoli di amicizia con Angelo D’Eufemia, il prefetto d’Aosta. (U. Aluffi, ILSSA-Viola, Storia di realtà industriali, Aosta 1997, passim; testimonianza di Adolfo Formento Dojot all’autrice) 27 AC Lillianes, Deliberazioni. 28 AC Fontainemore, Deliberazioni. 29 AC Lillianes, Deliberazioni. 25
raggruppamento di svantaggio anziché di utilità, e ciò per una serie di motivi: la strada che collega i due centri è agibile solo cinque mesi all’anno, a causa delle abbondanti cadute di neve; i servizi più importanti sono già consorziati; Gressoney-La-Trinité è un gruppo di popolazione etnicamente compatto e unico nel Regno, col tempo andrebbe disperdendosi, mentre Gressoney-Saint-Jean sembra, come vedremo in seguito, sentirsi davvero più italiano30. Gressoney-La-Trinité e Gressoney-Saint-Jean vengono tuttavia riuniti in un unico comune chiamato Gressoney con Regio decreto del 20 maggio 1928. Per quel che riguarda la situazione di Perloz, che vede con preoccupazione il distacco della frazione Ivery, aggregata a Carema con un Regio decreto del marzo 1925, è necessario tener conto del verbale di deliberazione del 24 settembre 1927, con cui il podestà Adolfo Crétaz, rendendosi interprete dei sentimenti della popolazione, presenta una serie di motivi per i quali il suo comune non dovrebbe perdere la sua autonomia: Perloz vanta una storia millenaria, segnalata anche dai 2 castelli dei baroni di Vallaise, ha dedicato alla memoria dei 39 caduti nella Grande Guerra ben tre lapidi e un monumento, né qui allignò mai il sovversivismo; la sua popolazione residente supera i 1.000 abitanti, senza contare i molti emigrati; benché il suo bilancio sia in fase di riassestamento, non difetta dei servizi pubblici essenziali; dato che la sua economia è basata sull’agricoltura, non presenta alcuna affinità con Pont-Saint-Martin, a vocazione commerciale e industriale; benché i due centri distino solo 2 km di mulattiera, certe frazioni sarebbero raggiungibili da Pont-Saint- Martin solo con 4 ore di cammino su sentieri in continuo pendio31. La richiesta, come si è visto fortemente motivata, degli abitanti di Perloz, resta tuttavia inascoltata e nel dicembre 1928 viene nominato commissario prefettizio il geom. Mario Marthyn di Pont-Saint-Martin, che delibera di non acquistare una bandiera, data la prossima aggregazione del Comune. In effetti, con Regio decreto del 7 marzo 1929 a Pont-Saint-Martin sarà aggregato non solo Perloz, ma l’abitato di Torgnon, già appartenente al comune di Donnas, e molte frazioni di Carema, tra cui Ivery. Si conclude così il complesso iter delle aggregazioni comunali, qui come su tutto il territorio nazionale, che forse a prima vista possono sembrarci sorprendenti, ma che in realtà corrispondono ad un’esigenza, tutta fascista, di razionalizzare, o, se si vuole, di modernizzare la vita amministrativa, con scarso rispetto nei confronti dei particolarismi locali. 30 AC Gressoney-Saint-Jean, 148. 31 Si ricordi che in anni successivi, essendo stata scoraggiata l’emigrazione da parte del regime fa- scista, andranno a lavorare all’ILSSA-Viola anche abitanti di frazioni veramente disagiate, come il Pessé, sottoponendosi ad ore di duro cammino quotidiano. 26
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