GESTIRE LA DISFAGIA A CASA - per familiari e caregivers S.C. MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE - Asl4

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GESTIRE LA DISFAGIA A CASA - per familiari e caregivers S.C. MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE - Asl4
S.C. MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE
        Direttore: Dott.ssa Paola TOGNETTI
        Riabilitazione Intensiva

GESTIRE LA DISFAGIA A CASA
    per familiari e caregivers

                                       A cura di Magda Rizzardi
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LA DEGLUTIZIONE
La deglutizione è l’atto di convogliare alimenti solidi o liquidi dalla bocca allo stomaco,
dove inizia la digestione.
La progressione lungo il “canale alimentare” si compie attraverso fasi consecutive:
le prime due sono soggette a controllo volontario (impastamento/masticazione del
bolo nel cavo orale e propulsione del bolo verso la gola da parte della lingua), le altre si
attivano in via riflessa.

LA DISFAGIA
Si definisce disfagia qualsiasi alterazione - rallentamento, difficoltà o impedimento -
della deglutizione fisiologica.
Non è una malattia di per sé, ma un esito frequente di alcune patologie, fra cui le più
comuni sono:
• le malattie neurologiche (demenza, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, SLA ecc.)
• i tumori della bocca o della gola e le relative conseguenze (interventi chirurgici,
   radioterapia)
• le gravi cerebrolesioni (ictus, traumi cranici gravi, ecc.)

Può manifestarsi anche nel soggetto sano anziano per le conseguenze fisiche
dell‘invecchiamento delle strutture coinvolte della deglutizione.
La disfagia compromette la capacità di deglutire prevalentemente gli alimenti
liquidi, quelli solidi oppure entrambi.
CONSEGUENZE DELLA DISFAGIA
La via digestiva e la via respiratoria si incrociano in una zona al di
sotto della gola chiamata “quadrivio faringeo”.
Durante la deglutizione si attiva, in via riflessa, un meccanismo
protettivo che impedisce il passaggio di alimenti dall'una all'altra.
Se questo meccanismo si altera, come accade nella disfagia,
particelle di cibo o bevande possono penetrare nelle vie
respiratorie (fenomeno noto come aspirazione) con conseguenze
anche gravi per la salute.
Se la disfagia non viene riconosciuta infatti può determinare, a
lungo termine, una condizione di malnutrizione, disidratazione e calo progressivo di
peso.
È importante dunque riconoscere i segnali precoci della sua presenza: alcuni si
manifestano in modo più o meno evidente durante o entro pochi minuti
dall’assunzione di cibi o bevande, altri a maggiore distanza di tempo (uno o più giorni)
per il passaggio di residui anche minimi, ma ripetuti, nelle vie aeree.
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SEGNALI D’ALLARME A BREVE TERMINE
-   evidenti:
∗      prolungamento della fase di impastamento/masticazione del bolo
∗      deglutizione ritardata, inefficace o assente
∗      necessità di ripetere la deglutizione
∗      necessità di schiarirsi la voce o tossire
∗      necessità di sputare il boccone
∗      rigurgiti di cibo o bevande dal naso o dalla bocca
∗      episodi di rischio di soffocamento
- meno evidenti:
∗     tosse involontaria (anche lieve)
∗     modificazione della sonorità della voce (voce velata, rauca o gorgogliante)
∗     modificazioni della respirazione (affanno, affaticamento)
∗     starnuti o lacrimazione.

SEGNALI D'ALLARME A LUNGO TERMINE
◊     febbre quotidiana anche non elevata (37,5-38°) senza causa evidente
◊     ripetuti episodi infettivi bronco-polmonari "ab ingestis" (= da materiale
      ingerito).

N.B. L’assenza di segnali evidenti non significa che non vi sia disfagia!

GESTIONE DELLA DISFAGIA
Per gestire efficacemente la disfagia occorre non perdere di vista gli obiettivi
fondamentali e cioè:
♦   stabilire una dieta personalizzata che fornisca il necessario apporto nutrizionale
    ed idrico
♦   preservare la dimensione del piacere dell’alimentazione
♦   potersi nutrire ed idratare in sicurezza e con il minore sforzo possibile.

Per realizzare questi obiettivi occorre prevedere una serie di interventi relativi a:
♦    l‘alimentazione (scelta e preparazione adeguate degli alimenti, modificazioni
     della consistenza)
♦    l’ambiente (situazione ambientale, allestimento della tavola e dei piatti)
♦    la persona (postura del corpo e del capo, procedura alimentare).
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INTERVENTI SUGLI ALIMENTI
In base al tipo di disfagia rilevato occorre orientare le scelte alimentari su cibi e
bevande che permettano una deglutizione agevole ed esente da rischi; è utile
pertanto conoscere i diversi livelli di consistenza degli alimenti.

CLASSIFICAZIONE DEGLI ALIMENTI IN BASE ALLA CONSISTENZA
LIQUIDI – Non richiedono preparazione orale né masticazione. Non presentano
scorie, per cui se non zuccherati ed accuratamente filtrati, in caso di aspirazione nelle
vie respiratorie non causano infezioni.
Comprendono: acqua, tè, infusi e tisane.
LIQUIDI DENSI – Non richiedono preparazione orale né masticazione. Presentano
scorie, per cui se aspirati possono causare infezioni.
Comprendono: latte, yogurt da bere, succhi di frutta, spremute ecc.
SEMILIQUIDI – Hanno consistenza maggiore dei precedenti, ma prevale la
componente liquida, richiedono una minima preparazione orale, ma non la
masticazione. Se aspirati possono causare infezioni.
Comprendono: gelati, granite, passati di verdura, frullati e omogeneizzati di frutta
ecc.
SEMISOLIDI – Hanno consistenza cremosa e omogenea, richiedono una
preparazione orale maggiore dei precedenti, ma non la masticazione. Sono i più facili
da deglutire in caso di disfagia. Se aspirati possono causare infezioni.
Comprendono: polenta morbida, semolino, creme ai cereali, passati di verdura densi,
omogeneizzati di carne o pesce, mousses dolci e salate, formaggi cremosi, uova alla
coque, yogurt, budini, creme ecc.
SOLIDI MORBIDI – Hanno consistenza solida, ma morbida. Richiedono una buona
preparazione orale e una discreta masticazione. Se aspirati possono causare
infezioni.
Comprendono: pasta ripiena, lasagne, gnocchi, polenta ai funghi o ai formaggi, uova
sode, filetti di pesce deliscato, verdure cotte, formaggi molli, sformati, pan carrè
senza crosta, frutta ben matura o cotta ecc.
SOLIDI – Hanno consistenza solida più o meno dura. Richiedono impegno ed
efficienza sia nella preparazione orale che nella masticazione ed un buon livello di
consapevolezza ed attenzione. Se aspirati possono causare infezioni.
Comprendono: tutti gli alimenti di consistenza maggiore dei precedenti.
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MODIFICAZIONI DI CONSISTENZA
Esistono sostanze naturali o artificiali che aggiunte agli alimenti sono in grado di
modificarne la consistenza per renderla più agevole da deglutire. A seconda del tipo
e della gravità di disfagia si possono utilizzare addensanti, diluenti, lubrificanti.

ADDENSANTI
Nelle farmacie si possono trovare addensanti istantanei in polvere
da aggiungere agli alimenti liquidi fino a raggiungere la consistenza
minima per poter deglutire senza difficoltà - si va da quella dello
sciroppo a quella della crema o del budino (foto 1-2-3) - e bevande
ed altre preparazioni alimentari (creme dolci e salate ecc.) già
addensate.
Gli addensanti farmaceutici presentano alcuni vantaggi:
∗    non modificano il colore e il gusto dei liquidi
∗    si possono utilizzare con liquidi caldi o freddi
∗    mantengono la consistenza voluta nel tempo.

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Anche alcuni prodotti naturali usati abitualmente in cucina nella cottura di
preparazioni dolci e salate hanno proprietà addensanti o gelificanti:
• farina di frumento o altri cereali (mais, riso ecc.)
• semolino
• fecola di patate
• gelatina di origine animale (colla di pesce)
• gelificanti di origine vegetale (agar agar, pectina ecc.)

Vi sono inoltre delle preparazioni istantanee destinate ad altri scopi che, possono
essere utilizzate, in modo alternativo come addensanti:
• creme ai vari cereali per l’alimentazione della prima infanzia
• fiocchi di patate disidratate per purée.
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DILUENTI
In caso di disfagia prevalente per i solidi è opportuno diluire gli alimenti per renderli
meno consistenti.
La diluizione deve essere graduale, l’eccesso di liquidi infatti può alterare il gusto e la
gradevolezza dei cibi.

  A tale scopo si possono utilizzare:
   ◊ brodo vegetale o di carne
   ◊ succhi di frutta o di verdura
   ◊ latte di origine animale o vegetale (di soia, di riso ecc.)

LUBRIFICANTI
Sono sostanze che aggiunte agli alimenti solidi li rendono più scivolosi determinando
un minore attrito durante la discesa nel canale alimentare.
  ♦  semolino
  ♦  olio d’oliva
  ♦  maionese
  ♦  burro
  ♦  panna
  ♦  salse e sughi cremosi ed omogenei (besciamella, salsa di pomodoro,
     salsa tonnata ecc.).

N.B. L'aggiunta dei lubrificanti permette anche di incrementare l’apporto calorico.
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COLORE-GUSTO-TEMPERATURA
Oltre la consistenza vi sono altri fattori che influiscono
sulla deglutizione e quindi sull'alimentazione come il
colore, il gusto e la temperatura degli alimenti.
Mantenere le portate separate fra di loro nel piatto
permette di identificare il cibo dal colore
(rosso = pasta al pomodoro, verde = verdura cotta, giallo = purée di patate, ecc.);
ciò determina un'anticipazione del piacere di consumarlo che stimola la secrezione
salivare agevolando l’impastamento del bolo e la deglutizione.
Spesso alla disfagia si associa un deficit sensitivo delle strutture coinvolte nella
deglutizione che diminuisce la capacità di percepire gli alimenti.
Mantenere le portate separate permette anche di distinguere il cibo dal gusto
migliorandone la percezione; in tal modo diventa più agevole gestirlo durante la
deglutizione.
Per lo stesso motivo è consigliato proporre cibi e bevande ad una temperatura
decisa, calda o fresca, piuttosto che a temperatura ambiente.

MOTIVAZIONE
È molto importante non sottovalutare l’aspetto psicologico legato all’alimentazione;
essa infatti rappresenta molto più che un’esigenza puramente fisica in quanto
coinvolge anche la sfera sociale, emotiva e del piacere della persona.
È necessario che la persona disfagica mantenga la motivazione ad alimentarsi
nonostante le molte restrizioni che riducono il piacere della tavola (consistenza
semisolida, addensanti ecc.).
Occorre quindi prestare attenzione ad aspetti apparentemente meno importanti
come la presentazione del cibo o il modo di somministrare il pasto.
I cibi proposti ad esempio devono avere un aspetto invitante e incontrare, nei limiti
del possibile, le preferenze alimentari.
Si deve stabilire inoltre se la persona preferisca mangiare da sola o in compagnia, in
considerazione del necessario prolungamento dei tempi dei pasti e dell’eventualità di
dover effettuare manovre specifiche per facilitare la deglutizione.
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INCREMENTO DELL’APPORTO NUTRIZIONALE
A causa delle limitazioni nelle scelte alimentari spesso la persona disfagica non riesce
ad assumere alimenti nella quantità, qualità e varietà necessarie per un apporto
nutrizionale adeguato. Per aumentare l'apporto calorico e proteico si possono
aggiungere alcuni ingredienti nelle preparazioni dei cibi dolci o salati quali:
   ◊ carne, pesce omogeneizzato
   ◊ formaggi cremosi
   ◊ parmigiano grattugiato
   ◊ burro, panna da cucina o montata
   ◊ uova sbattute
   ◊ latte intero
   ◊ zucchero o miele disciolto.

Sono, inoltre, acquistabili in farmacia integratori nutrizionali a base di vitamine e/o
proteine in polvere da aggiungere ai cibi o alle bevande e, in alternativa, bevande già
addensate e preparazioni alimentari istantanee dolci o salate ipercaloriche o
iperproteiche.
N.B. Se la persona ha un valore di colesterolo alto prima di utilizzare questi
alimenti chiedere il parere del medico; se è diabetica utilizzare prodotti alternativi
specifici per diabetici.

DISTRIBUZIONE DEI PASTI
Se la persona non riesce a mangiare molto in una volta sola, per prevenire la rapida
sensazione di sazietà, è meglio fare pasti principali meno abbondanti inframmezzati
da due spuntini a base di alimenti nutrienti quali:
  • budino (crema, mousse)
  • gelato (meglio semifreddo)
  • frappé con gelato
  • yogurt cremoso alla frutta
  • frullato di frutta con banana
  • frutta cotta con crema.
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ALIMENTI DA EVITARE
Vi sono cibi che per le loro caratteristiche risultano più difficili da gestire durante la
deglutizione e possono esporre la persona a rischio di aspirazione o di soffocamento.
È opportuno pertanto evitare gli alimenti appartenenti alle seguenti categorie:
   ⇨ a doppia consistenza             pastina in brodo, minestrone, macedonia,
                                      zuppa di latte...
   ⇨ duri                             confetti, torrone, cioccolata…
   ⇨ in chicchi/grani                 riso, mais, melagrane…
   ⇨ appiccicosi                      gnocchi, mostarda, cioccolatini, miele…
   ⇨ acidi                            agrumi, succhi di frutta acidula…
   ⇨ amari                            caffè…
   ⇨ in polvere                       cacao, cannella…
   ⇨ alcoolici                        vino, birra, amari…

N.B. Gli alimenti a doppia consistenza sono i più difficili da gestire perché liquidi e solidi
richiedono meccanismi di deglutizione diversi: la minestrina o la zuppa di latte non sono
dunque alimenti indicati in caso di disfagia!

e inoltre…
    ⇨ carni e pesci stopposi-filacciosi      bistecca, pollo arrosto, lesso…,
                                             tonno in scatola, stoccafisso …
   ⇨ verdure crude-fibrose-filamentose       insalata, pomodori… carciofi, fagiolini...
                                             spinaci, bietole…
   ⇨ preparazioni secche-friabili            pane croccante, crackers, grissini,
                                             biscotti secchi…
   ⇨ preparazioni soffici-asciutte           torta paradiso, pan di spagna, pandoro…
   ⇨ pasta lunga e corta, pastina
   ⇨ salumi
   ⇨ formaggi stagionati e semistagionati
   ⇨ frittate, polpettoni
   ⇨ uova fritte o sode
   ⇨ legumi e frutta con la buccia
   ⇨ frutta secca
   ⇨ spezie piccanti
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PREPARAZIONE DEGLI ALIMENTI
Per una persona disfagica la consistenza più agevole da deglutire è la semisolida, che
deve essere quindi la più rappresentata nella dieta.
Questa scelta obbligata rischia di rendere l’alimentazione monotona e poco
appetitosa, per cui è opportuno variare il più possibile le ricette a base cremosa
preparando di volta in volta passati, creme, mousse dolci o salate, sformati, paté,
purée.
A tale scopo è utile servirsi di alcuni utensili o piccoli elettrodomestici da cucina
quali:
 ∗   passaverdura
 ∗   schiacciapatate
 ∗   mixer
 ∗   frullatore
 ∗   centrifuga
 ∗   omogeneizzatore.
Dopo aver passato o frullato gli alimenti è necessario controllare che non vi siano
frustoli residui.
L’omogeneizzazione è da preferirsi alla frullatura perché, a differenza di quest’ultima,
riduce l’alimento in particelle uniformi e omogenee fra loro e non lo riscalda.
È sempre opportuno preparare porzioni ridotte da consumare al momento perché il
cibo frullato o omogeneizzato se conservato, anche in frigorifero, è più facilmente
attaccabile dai batteri.
Se si deve comunque conservarlo è meglio surgelarlo a basse temperature in
porzioni monodose.
Alcuni alimenti da evitare possono essere comunque consumati dopo averli
preparati in modi alternativi; ecco alcuni esempi:
• la pasta, il riso e le preparazioni a base di cereali possono essere cotti, conditi,
   frullati o omogeneizzati e ridotti in creme
• le carni e i pesci possono essere ben cotti, tagliati a pezzetti e poi
    frullati/omogeneizzati
• il tonno, il prosciutto e altri salumi possono essere frullati/omogeneizzati per
    farne mousse, paté
• le verdure e i legumi possono essere cotti, passati al passaverdure e ridotti in
   creme, passati, purée
• le verdure crude-fibrose e la frutta possono essere centrifugate per farne succhi
   da bere
• le patate possono essere bollite e ridotte in purée
• la frutta fresca può essere sbucciata e frullata/omogeneizzata o consumata cotta.

N.B. Se è necessario diluire gli alimenti per poterli frullare o omogeneizzare,
procedere gradualmente.
INTERVENTI SULL'AMBIENTE
Al momento dei pasti è importante creare le giuste condizioni per favorire
l'alimentazione e cioè un’atmosfera di calma e serenità.
A tale scopo è opportuno osservare alcune regole:
♦ gli orari dei pasti devono rispettare il più possibile i ritmi quotidiani
♦ il pasto deve essere consumato in un luogo tranquillo e ben illuminato
♦ la tavola deve essere ben apparecchiata con tutto il necessario a portata di
   mano
♦ se la persona utilizza occhiali o protesi acustiche essi vanno indossati prima
   del pasto per migliorare la partecipazione; la protesi dentaria va utilizzata
   solo se è richiesta la masticazione
♦ durante il pasto vanno evitate tutte le distrazioni (conversazione, televisione,
   lettura ecc.)
♦ il pasto deve impiegare tutto il tempo necessario per alimentarsi con
   tranquillità
♦ proporre piccole porzioni alla volta; in tal modo il resto del cibo può rimanere
   in caldo e la persona non ha l’ansia di dover consumare un piatto colmo
♦ la persona disfagica non dovrebbe mai arrivare al momento del pasto molto
   stanco o molto affamato.

AUSILII
Per la persona che si alimenta autonomamente, ma ha
problemi di manualità, sono in commercio appositi ausili
quali:
• posate modificate con impugnature anatomiche leggere
  per chi ha un deficit di forza ai muscoli della mano, con
                                                                            4
  cinturini per fissarle e mantenere la presa o orientate
  verso destra/sinistra per facilitare l’introduzione nella bocca a
  seconda della mano usata (foto 4)
• piatti anti-scivolo, divisi in scomparti o termici per mantenere
  gli alimenti separati e in caldo, con bordo rialzato o inclinato
  per evitare la fuoriuscita e favorire la raccolta del cibo (foto 5)
• bicchieri con uno o due manici per facilitare la                              5
  presa e beccucci per avere una migliore
  chiusura delle labbra; bicchieri a “becco di
  flauto” che permettono l’inclinazione senza
  dover estendere il capo (foto 6).

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INTERVENTI SULLA PERSONA

Prima di iniziare il pasto la persona deve assumere una posizione corretta che agevoli
la deglutizione in sicurezza.
La posizione più idonea è certamente quella seduta, sulla sedia/carrozzina o nel
letto; per ridurre il rischio di aspirazione il capo deve essere mantenuto leggermente
flesso in avanti (salvo diverse indicazioni dello specialista).

-   sulla sedia:
•   la persona deve essere seduta con busto a circa 90° e
    capo in asse, avambracci appoggiati sul tavolo e piedi a
    terra; se necessario posizionare un cuscino dietro la
    schiena

- sulla carrozzina:
∗ lo schienale va regolato a circa 90° con l’eventuale
  aggiunta di un cuscino dietro la schiena; se necessario
  applicare dei sostegni laterali per il busto
∗ gli avambracci devono appoggiare sui braccioli o sul
  tavolino che si applica anteriormente alla struttura, i
  piedi devono essere ben appoggiati sui predellini
∗ se capo e collo sono deviati da un lato si può posizionare un piccolo cuscino per
  mantenerli in asse
∗ se i muscoli del collo non sostengono sufficientemente il capo si può utilizzare un
  poggiatesta a cui fissare eventualmente una fascia che trattenga la fronte
∗ è sconsigliabile utilizzare collari cervicali perché possono aumentare le difficoltà di
  masticazione e di deglutizione
∗ tutti i sostegni devono essere in materiali confortevoli e ben tollerati.

                                     - a letto:
                                      ♦ se il letto ha lo schienale elevabile lo si deve
                                        regolare a circa 80-90° con l’eventuale
                                        aggiunta di un cuscino dietro la schiena come
                                        appoggio; in caso contrario si possono
                                        sommare tanti cuscini fino a raggiungere la
                                        giusta posizione
                                     ♦ gli avambracci devono essere comodamente
                                        appoggiati sul letto o su un eventuale tavolino
                                        posto trasversalmente davanti alla persona.
PROCEDURA DEL PASTO

Se la persona disfagica non può alimentarsi autonomamente occorre che, chi
somministra il pasto segua alcune regole di comportamento fondamentali per
evitare il rischio di aspirazione.
♦ La persona deve mangiare lentamente e poco alla volta e non deve parlare
   durante la deglutizione.
♦ Monitorare lo stato di attenzione; interrompere ai primi segni di stanchezza o
   sopore.
♦ Prima di introdurre il boccone verificare che la persona abbia completato la
   deglutizione di quello precedente osservando la risalita o meno del pomo
   d’adamo.
♦ Ogni 2 o 3 bocconi far eseguire dei raschiamenti di gola o qualche colpo di tosse
   seguiti da una deglutizione di saliva a vuoto per eliminare eventuali residui.
   Non somministrare bevande se vi sono residui in bocca e non utilizzarle
   abitualmente come mezzo per «mandare giù» il cibo; bere preferibilmente ad
   inizio o a fine pasto.
♦ Dopo il pasto la persona deve rimanere a busto eretto per 20-30 minuti per
   permettere ad eventuali residui di cibo di essere comunque deglutiti in via riflessa
   successivamente: evitare di coricarsi subito dopo aver mangiato.
♦ A fine pasto verificare che non vi siano residui di cibo in bocca e provvedere
   all’igiene orale.
PROCEDURA PER IMBOCCARE

Se la persona necessita di essere imboccata è
opportuno seguire la corretta procedura.
•   La persona deve essere seduta con busto a
    circa 90° e capo in asse, avambracci
    appoggiati sul tavolo e piedi a terra; se
    necessario posizionare un cuscino dietro la
    schiena
•   Sedersi di fronte alla persona ad altezza
    occhi; se essa presenta un’emiparesi o una
    deviazione forzata del capo mettersi a lato
    dalla parte malata.
•   Se i muscoli del collo non sostengono sufficientemente il capo si può sostenere la
    fronte con l’altra mano.
•   Utilizzare un cucchiaio o cucchiaino preferibilmente di metallo (per migliorare la
    percezione) e non riempirlo completamente; evitare le forchette che possono
    ferire la bocca.
•   Prima di introdurre il cibo in bocca lasciare che la persona lo veda e lo annusi in
    modo da stimolare l’appetito e la produzione di saliva.
•   Portare il cibo alla bocca della persona seguendo una traiettoria dal basso verso
    l’alto per evitare che scivoli ed essa sia costretta ad estendere il capo.
•   Premere leggermente il cucchiaio nel centro della lingua per richiamare
    l’attenzione della persona e stimolare la gestione orale e la deglutizione.
•   Procedere lentamente facendo delle pause; appoggiare la posata tra un boccone e
    l’altro per trasmettere il messaggio psicologico “fai con calma, sono a tua
    disposizione per tutto il tempo necessario”.
ASSUMERE LE BEVANDE

Per la persona disfagica assumere bevande può rappresentare un problema perché
durante la deglutizione esse defluiscono molto rapidamente nel canale alimentare
dando scarsa percezione di sé e pertanto diventa difficile gestirle.
L’uso degli addensanti permette di superare questa difficoltà ed è sempre consigliato.
Se si sceglie tuttavia di non utilizzarli è opportuno osservare alcune regole:
♦   assumere la bevanda preferibilmente
    con il cucchiaino che permette di
    dosare esattamente la quantità di
    liquido introdotto
♦   se si usa un bicchiere preferire quello
    a becco di flauto (foto 7) o una tazza
    larga e bassa e bere a piccoli sorsi
♦   se si usa un bicchiere normale non si
    deve bere oltre la metà per evitare
    l'estensione del capo
♦    per lo stesso motivo è sempre                           7
     sconsigliato bere direttamente dalla bottiglietta
♦   l'uso della cannuccia va autorizzato dallo specialista in quanto permette di
    mantenere costantemente il capo flesso ma deve essere evitato se la persona non
    è in grado di dosare la quantità di liquido che aspira.

L’acqua, fra tutte le bevande, è la più difficile da gestire perché essendo incolore,
inodore e insapore viene poco percepita dai recettori sensitivi delle strutture
coinvolte nella deglutizione.
Per migliorarne la percezione è consigliato:
◊ proporla fresca e leggermente frizzante

◊   darle un gusto aggiungendo una bibita frizzante (aranciata, chinotto ecc.)
    o un po’ di sciroppo (amarena, orzata ecc.), anche se si fa uso di addensante.

N.B. In caso la persona disfagica sia diabetica si possono utilizzare bibite o sciroppi
privi di zuccheri.
ASSUMERE I FARMACI
L'assunzione di farmaci in via orale può rappresentare un problema per la persona
disfagica.
È opportuno sapere che si può chiedere al medico di base di prescrivere formati da
non assumere per bocca (ad es. intramuscolo).
In alternativa preferire iniezioni intramuscolo, supposte, gocce o polveri solubili che
possono essere assunti con acqua e addensante.
I confetti e le capsule vanno assunti interi inglobati in un alimento semisolido
(yogurt, purée di frutta ecc.) come pure le compresse e le pastiglie; solo quelle che
presentano la pre-divisione possono essere prima spezzate o polverizzate con
l’apposito utensile.
Gli sciroppi vanno evitati perché solitamente sono appiccicosi e aderiscono alle
mucose.

N.B. Vanno evitati i farmaci sedativi della tosse che inibendo questo riflesso,
primo meccanismo di protezione delle vie aeree, aumentano il rischio di
aspirazione.

RESPIRAZIONE NASALE
Il muco che ristagna nelle fosse nasali può ostacolare la respirazione durante
l’alimentazione; per evitare che esso si secchi è utile umidificare l’ambiente e
soffiare il naso, o rimuoverlo con un cotton-fioc, prima di iniziare il pasto.

IGIENE ORALE
Una deglutizione meno efficace e una scarsa motilità della bocca
causano il ristagno di cibo, muco o saliva che favorisce l’insorgenza di
funghi e infezioni; essi compromettono ulteriormente la deglutizione
e possono trasmettersi alle vie respiratorie.
Un‘adeguata igiene orale evita l’accumulo di carica batterica e
garantisce l‘umidità delle mucose che contribuisce ad impedire
l’adesione del cibo e preserva la percezione e il gusto.
Essa va eseguita subito dopo i pasti e soprattutto prima di dormire per evitare l’aspirazione
notturna di eventuali residui.
La procedura corretta da seguire è la seguente:
-se si usano spazzolino e dentifricio:
    mantenere il capo flesso in avanti per evitare lo scolo accidentale di liquidi e sciacquare la
    bocca con colluttorio e acqua calda che non stimola la deglutizione.
-se non si usano spazzolino e dentifricio:
    utilizzare le apposite spugnette in commercio (o una garza avvolta intorno ad un dito)
    imbevute di colluttorio diluito.
N.B. È importante ricordare di detergere accuratamente anche la lingua.
SALIVAZIONE

Spesso a causa della disfagia le secrezioni (saliva e muco) non vengono deglutite
come avviene normalmente in via riflessa, ma si accumulano e cadono nella gola
causando tosse improvvisa e sensazione di soffocamento.
Per evitarlo si deve ricordare alla persona di deglutire volontariamente la saliva a
intervalli regolari o di sputarla; a tale scopo deve avere sempre a disposizione
fazzoletti o tovaglioli di carta.
Se è presente una produzione eccessiva di saliva - detta scialorrea - e, soprattutto in
caso essa scoli dalla bocca per deficit dei muscoli labiali, occorre che la persona
mantenga il più possibile il capo eretto per agevolarne il deflusso nella gola in via
riflessa. A tale scopo, se i muscoli del collo non sostengono adeguatamente il capo, è
consigliato di giorno l’uso di un collare cervicale morbido (non utilizzarlo al momento
dei pasti!).
Durante il sonno il ristagno salivare può provocare attacchi di tosse e difficoltà
respiratoria che disturbano il riposo; per evitarlo è utile che la persona dorma con un
cuscino in più o con lo schienale del letto leggermente sollevato.
Se la produzione di saliva è invece ridotta occorre che la persona beva molta acqua
per mantenere ben idratate le mucose della bocca in modo da migliorare la gestione
del bolo e della gola per agevolare la deglutizione; come alternativa si può utilizzare
la cosiddetta “saliva artificiale” in vendita nelle farmacie sottoforma di spray, gel o
pillole.
Occorre sapere inoltre che alcuni alimenti, come quelli di gusto acido, stimolano la
secrezione salivare e vanno quindi evitati in caso di scialorrea mentre altri, come il
brodo di carne, la diminuiscono.

N.B. I latticini e il cioccolato rendono la saliva più densa e quindi difficile da
deglutire.
PROCEDURA IN CASO DI RISCHIO DI SOFFOCAMENTO
Se parti di cibo deglutito vanno ad ostruire le alte vie aeree la persona disfagica è a
rischio di soffocamento; in tal caso è opportuno che chi la soccorre segua una
procedura di comportamento adeguata ed esegua nel modo corretto le manovre di
disostruzione necessarie. Esse vanno provate ripetutamente in situazioni di
addestramento evitando così di creare ulteriore danno alla persona durante
l‘emergenza.

   1.   Mantenere la calma, rassicurare la persona e incoraggiarla ripetutamente a
        tossire.
   2.   Se non tossisce chiederle se non riesce a farlo (può rispondere verbalmente
        o col cenno del capo).
   3.   Se la persona non risponde o non riesce a tossire e il viso diventa cianotico
        procedere con le manovre d’emergenza per la disostruzione.

PERCUSSIONI DORSALI
   1.   La persona è in piedi con le braccia abbandonate. Mettersi dietro di lei e di
        lato, passare un braccio sotto al suo e farla piegare in avanti finché non vi
        appoggia il petto sopra; sostenere anche la gola con la mano.
                              2.   Con la base del palmo dell'altra mano dare fino a 5
                                   colpi decisi tra le scapole dal basso verso l’alto, in
                                   direzione obliqua.
                              3.   Controllare dopo ogni percussione se il boccone è
                                   stato espulso.
                              4.   Se ciò non avviene procedere con le compressioni
                                   addominali.
COMPRESSIONI ADDOMINALI (MANOVRA DI HEIMLICH)
La manovra di Heimlich esercita una forte pressione sotto il diaframma della persona
provocando un esplosivo rilascio d’aria dai polmoni che permette solitamente di
rimuovere l’ostruzione.

     persona cosciente
1.   Porsi dietro la persona in piedi - o seduta sulla sedia/carrozzina - e circondarla
     con le braccia.
2.   Appoggiare una mano aperta sullo stomaco col pollice alla base dello sterno e il
     mignolo sull’ombelico.
3.   Posizionare l’altra chiusa a pugno col pollice all’interno (foto 8), sopra il punto
     centrale.
4.   Afferrare il pugno con l’altra mano (foto 9) e con un movimento a cucchiaio
     effettuare 5 compressioni tirando energicamente le braccia verso di sé e verso
     l’alto, in direzione obliqua (foto 10 e 11).
5.   Controllare dopo ogni compressione se il boccone è stato espulso.
6.   Se ciò non avviene ripetere le 5 percussioni dorsali alternandole con le 5
     compressioni addominali, osservando ad ogni atto se ha espulso il boccone.

               8

           9                             10                              11
persona incosciente
1.   Se la persona è incosciente accompagnarla nella discesa verso terra evitando
     che si faccia male e sdraiarla in posizione supina.
2.   Allertare i soccorsi.
3.   Nell’attesa porsi in ginocchio a lato del torace della vittima, con una mano sulla
     fronte e l’altra sotto il mento estendere il capo all’indietro per verificare
     l'eventuale presenza in bocca di cibo o della protesi dentaria (se possibile
     rimuoverli).
4.   Praticare il massaggio cardiaco - 30 compressioni toraciche con frequenza più
     lenta di quelle per l’arresto cardiocircolatorio - ricontrollare il cavo orale ed
     eseguire due insufflazioni; se la situazione resta invariata ripetere la sequenza
     fino al ripristino del respiro o all’arrivo dei soccorsi.

N.B. In caso di rischio di soffocamento non è opportuno colpire a caso la schiena,
dare da bere o effettuare la respirazione bocca a bocca!
FIGURE DI RIFERIMENTO
La gestione della persona disfagica a casa può creare, soprattutto nei primi tempi,
qualche perplessità.
In caso di dubbi sulle scelte alimentari e sui comportamenti opportuni, familiari e
caregivers possono fare riferimento ai professionisti della sanità competenti in
questo campo per ricevere le risposte necessarie.

IL FONIATRA/OTORINOLARINGOIATRA
È il medico specialista che effettua la valutazione clinica-strumentale della
deglutizione alla ricerca della disfagia e, a seconda del tipo e della gravità del
disturbo, decide la modalità alimentare opportuna.

IL LOGOPEDISTA
È l’operatore sanitario che si occupa, quando è possibile, della riabilitazione della
disfagia e della gestione della persona disfagica nei suoi vari aspetti, dando le
opportune indicazioni in merito ai familiari/caregivers.

IL DIETOLOGO/NUTRIZIONISTA
È il medico specialista che effettua la valutazione clinica-strumentale dello stato
nutrizionale della persona disfagica e, in collaborazione con il dietista, elabora un
piano dietetico personalizzato in base alla modalità alimentare indicata.

IL DIETISTA
È l’operatore sanitario che, in collaborazione con il dietologo/nutrizionista, elabora
un piano dietetico personalizzato in base alla modalità alimentare indicata per la
persona disfagica e dà le opportune indicazioni in merito ai familiari/caregivers

IL FISIATRA
È il medico specialista che valuta l'eventuale presenza di deficit posturali o della
manualità nella persona disfagica e, in collaborazione con il fisioterapista, individua
gli ausilii posturali o manuali necessari per agevolare l’alimentazione.

IL FISIOTERAPISTA
È l’operatore sanitario che, in collaborazione con il fisiatra, individua gli ausilii
posturali o manuali eventualmente necessari alla persona disfagica per agevolare
l’alimentazione e dà le opportune indicazioni in merito ai familiari/caregivers.
Note
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Contatti utili
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Elaborazione Progetto Grafico e Stampa: SSD comunicazione e Informazione/Ufficio Stampa Asl4 - sb

               Per le fotografie si ringraziano:
Silvia Lavaggi con la nonna Angela Costa e Chiara Arbasetti

                                                  Aggiornato il 20.11.2017
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