RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - martedì 24 settembre 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – martedì 24 settembre 2019

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Contributi per gli asili nido, agli italiani il 90% dei fondi (M. Veneto, 2 articoli)
È la resa dei conti sul referendum. La maggioranza a caccia di un voto (Piccolo)
CRONACHE LOCALI (pag. 4)
«Flex reintegri i 23 precari esclusi dalla fabbrica» (Piccolo Trieste)
Macchinari hi-tech e interventi edili da oltre 8,8 milioni nel piano del Burlo (Piccolo Ts, 2 art.)
Riccardi: spostare le risorse dall'ospedale al territorio (M. Veneto Pordenone)
Il sindaco: «Il cantiere è un orgoglio. Precedenza alla manodopera locale» (Piccolo Gorizia-Monf.)
«Friulchem, azienda simbolo per innovazione e sviluppo» (M. Veneto Pordenone)
«Non raddoppiate l'inceneritore». Firme per convincere la Regione (M. Veneto Udine)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA

Contributi per gli asili nido, agli italiani il 90% dei fondi (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - Le domande di contributo accolte per l'abbattimento delle rette degli asili nido in Friuli
Venezia Giulia fanno segnare un balzo in avanti del 41% rispetto allo scorso anno con i fondi stanziati - 22
milioni soltanto per questa misura - destinati per il 90% a nuclei familiari italiani. Una percentuale, questa,
impressionante e che fa compiere, quasi letteralmente, i salti di gioia al governatore Massimiliano Fedriga e
all'assessore Alessia Rosolen portando il presidente a descrivere il dato come «un doveroso riequilibrio tra
popolazione italiana e straniera».fondi a disposizioneNella scorsa legge di Stabilità regionale, la prima
targata centrodestra, la maggioranza decise di stanziare 22 milioni di euro a favore dell'abbattimento delle
rete relative agli asili nido. La norma prevede l'azzeramento per tutte le famiglie con due o più figli minori e
un Isee fino a 50 mila euro e uno sconto da 122 a 240 euro, graduato a seconda del reddito, con una soglia
Isee fissata a 30 mila euro, per i figli unici. «Abbiamo triplicato i fondi a disposizione e allargato la fascia di
Isee - ha commentato Fedriga - perché questa non sia una semplice misura anti-povertà, bensì per le
famiglie e i risultati sono sotto gli occhi di tutti». Oltre ai finanziamenti per gli asili, la Regione ha
confermato i 10,5 milioni a favore del bonus bebè e i 3 del Fondo sociale europeo destinati a famiglie con
reddito inferiore ai 20 mila euro e che derogano, come vedremo, al criterio dei 5 anni di
residenza.domande accolteComplessivamente, per quanto riguarda il 2019/2020, sono state accolte 3 mila
775 domande di contributo contro le 2 mila 673 del periodo precedente e un aumento pari al 41,22%. In
crescita, inoltre, sono state anche le richieste relative al Fondo sociale europeo - passate da 812 a 923 con
un balzo in avanti del 13,60% - e, ovviamente, anche il numero di mesi di fondi erogati: +39,02%.primo e
secondo figlioInteressante, quindi, è anche l'analisi relativa alla tipologia di domande presentate e accolte.
Due terzi delle richieste, infatti, provengono da nuclei familiari con più di due figli - il 66,33% con 2 mila 504
domande -, mentre il restante terzo - 33,67% e mille 271 domande - da nuclei con un unico bambino. Nella
stragrande maggioranza dei casi - rispettivamente con 2 mila 350 domande e mille e 154 - le richieste sono
state presentate da chi è residente in Friuli Venezia Giulia da più di cinque anni.italiani pigliatuttoAncora più
chiaro, infine, è il dato relativo a cittadini italiani - in questo caso non si fa alcuna differenza tra residenti o
meno in Friuli Venezia Giulia da più di cinque anni e stranieri - perché chi è nato nel nostro Paese totalizza
quasi il 95% dei fondi destinato allo sconto per il primo figlio - mille 201 su mille 271 - e poco meno del 90%
- 2 mila 217 su 2 mila 504 - per quanto riguarda i contributi dal secondo figlio in poi. L'incidenza così alta di
italiani, per la soddisfazione di Fedriga e Rosolen, è legata essenzialmente a due fattori. Il primo è il criterio
dei cinque anni di residenza in Friuli Venezia Giulia per non vedere decurtato il bonus, mentre il secondo,
come spiega l'assessore, è il fatto di aver inserito tra i requisti la necessità «dell'occupazione in regione
oppure in caso di disoccupazione la registrazione ai Centri per l'impiego» con la conseguenza che «il tasso
di non iscrizione delle donne straniere è molto elevato» e perciò la relativa automatica esclusione dal
beneficio. Critico, in questo senso, il Pd con la consigliera Chiara Da Giau per la quale «se si ha a cuore la
sicurezza sociale, non è il caso bearsi dell'esclusione degli stranieri, ma mettere risorse in iniziative di
mediazione e supporto in grado di favorire l'emancipazione delle donne straniere e la loro entrata nel
mondo del lavoro».
Il prossimo anno sarà pronta una legge sulla famiglia
testo non disponibile

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È la resa dei conti sul referendum. La maggioranza a caccia di un voto (Piccolo)
Diego D'Amelio - Il referendum leghista per una legge elettorale maggioritaria continua a tenere su fronti
opposti sovranisti e moderati del centrodestra. In regione l'esito della sfida di Matteo Salvini al governo
rimarrà così avvolto nell'incertezza fino a oggi pomeriggio, quando un vertice convocato dal presidente
Massimiliano Fedriga dovrebbe sciogliere un intrico che fino a ieri vedeva Carroccio e Fratelli d'Italia pro
referendum e centristi in posizione di surplace. Forza Italia e Progetto Fvg sono contrari all'iniziativa
leghista, ma sanno anche che gli equilibri della coalizione difficilmente permetteranno di entrare in rotta
con l'azionista di maggioranza. A meno che gli azzurri oggi votino in Lombardia contro l'identica proposta di
legge, avviando il domino che bloccherebbe Salvini mentre si profila il suo tentativo di riavvicinamento con
Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Ieri i due partiti centristi hanno continuato a criticare metodo e merito
del referendum leghista, senza però riuscire a dichiararsi pronti a entrare in rotta con Fedriga, che pone sul
tema una sorta di questione di fiducia sulla tenuta della maggioranza. Salvini negli ultimi giorni ha tuttavia
smussato gli spigoli nel confronto con il resto della coalizione e anche il governatore abbassa di
conseguenza i toni. «Un proporzionale puro è in controtendenza con la volontà dei cittadini», dice Fedriga,
annunciando il vertice di maggioranza (preceduto dall'incontro con tutti i consiglieri regionali) in cui
«cercheremo di capire le posizioni con rispetto per tutte le componenti della maggioranza». Nel
centrodestra però i forzisti hanno già parlato chiaro con il proprio capogruppo Giuseppe Nicoli, che ha
ribadito la contrarietà espressa da Berlusconi. Un big azzurro rincara: «Il referendum non è un punto del
programma e in Regione non sono previsti voti di fiducia. Qui si vede solo un'azione avventata e senza
condivisione». Nel partito si attendono lumi da Roma, dove continua intanto sottobanco il confronto tra
Salvini e Berlusconi. E se i forzisti dipendono da logiche nazionali, Progetto Fvg può decidere in proprio ma
vive le stesse contraddizioni. Il coordinatore Ferruccio Saro si è detto più volte contrario all'impostazione di
contenuto e al salto in avanti leghista ma i civici si sono riuniti ieri sera senza uscirne con una decisione
definitiva. La speranza è che sia Forza Italia a levare le castagne dal fuoco col voto in Lombardia, la
consapevolezza è che in caso contrario non si possa rompere con la Lega. E in piazza Oberdan si dice che la
lista abbia già in mente di scambiare il proprio favore con l'indicazione del nuovo garante dei diritti. I
patrioti di Fdi tornano a loro volta dalla convention di Atreju col via libera della presidente Meloni al
referendum. Il coordinatore Walter Rizzetto parla di «appoggio alla proposta della Lega» e rilancia
sull'introduzione del presidenzialismo. Ma nel partito il malumore è palpabile a partire dai vertici nazionali,
che considerano quella di Salvini una forzatura strumentale. Il capogruppo Claudio Giacomelli sottolinea
così che «per sconfiggere i rossogialli serve l'accordo di tutta l'area e non fughe in avanti solitarie.
Sosterremo il referendum perché è un bel passo avanti: non seguiamo, faremo la stessa strada». Oggi tocca
al confronto interno al centrodestra, domani all'Aula, dove la Lega chiederà la procedura d'urgenza e dove
serviranno poi almeno 21 voti (uno in più dell'opposizione) per approvare la proposta di legge. Carroccio e
Fdi ne contano 20 in tutto: almeno uno dei due partiti centristi dovrà cedere o il referendum si
impantanerà, sempre che con un colpo di scena a livello nazionale la Lega non ritiri nel frattempo la
proposta tendendo la mano a Berlusconi e Meloni. La situazione è insomma ancora magmatica e il
capogruppo leghista Mauro Bordin parla di «esiti difficilmente prevedibili: ascolteremo Fi e Progetto Fvg,
che per ora non hanno una posizione definitiva, ma che non hanno nulla da temere perché gli accordi sui
collegi hanno sempre rispettato il peso dei vari alleati». La polemica è però tutta contro Progetto Fvg: «Non
capisco i dubbi di un movimento nato come costola del presidente». L'opposizione attacca col Pd Cristiano
Shaurli: «La scelta di un sistema elettorale nazionale tocca uno scenario molto più vasto della regione, qui
non siamo al "con me o contro di me" ma in un confronto politico e il Consiglio regionale non va ricondotto
a una questione di fiducia o di sfiducia verso un capo».

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CRONACHE LOCALI

«Flex reintegri i 23 precari esclusi dalla fabbrica» (Piccolo Trieste)
Massimo Greco - Vertenza precari, neanche un infelicissimo meteo frena la rabbia dei sindacati che si
ritengono presi in giro dalla Flex. Ieri pomeriggio, dopo due affollate assemblee, le segreterie di categoria
Fiom-Fim- Uilm, a malapena protette da una pensilina del trasporto pubblico in strada di Monte d'Oro,
hanno voluto ribadire il loro "no" alla decisione aziendale di lasciare a casa 23 lavoratori precari-
somministrati stante una flessione di mercato pari al 10%. Simonetta Cusma (Fiom), Alessandro Gavagnin
(Fim), Antonio Rodà (Uilm) chiedono che Flex reintegri le 23 unità: a luglio si discuteva su come
regolarizzare le posizioni, poi, alla ripresa post-feriale, l'amara sorpresa. Una tale e imbarazzante sorpresa
per cui una dei 23 avrebbe dovuto recarsi a Norimberga per un corso, ma la trasferta le è stata
improvvisamente cassata.Non passa. Immediato pressing sulla Regione e sul ministero dello Sviluppo
Economico, per l'apertura dei tavoli di crisi. Le sigle sollecitano l'appoggio istituzionale, perchè, aldilà della
specifica situazione dei 23 esclusi dalla fabbrica, non vedono chiarezza nella prospettiva industriale di
Flex.Lo stabilimento, dopo che nella primavera-estate 2015 la multinazionale nordamericana Flextronics ha
comprato l'insediamento triestino da Alcatel Lucent, ha sostanzialmente vivacchiato sulla committenza
consolidata, il 90% di Nokia e il 10% di Enel, senza nessuna accelerazione, senza nessun nuovo cliente. E con
la persistente spada di Damocle rappresentata dallo stabilimento romeno di Timisoara, che incamera
porzioni di lavoro in precedenza attribuite a Trieste.Non è la prima volta che emergono questi temi. Anche
durante il governatorato Serracchiani ci furono tensioni e la Regione rimproverò l'azienda di non aver
partecipato ai pubblici bandi di finanziamento.Mentre Fiom-Fim-Uilm protestavano all'esterno dello
stabilimento, all'interno avveniva il confronto tra Flex, agenzie interinali, sindacati sul caso dei 23. Vi ha
partecipato anche Sasha Colautti (Usb). Non vi sono aggiornamenti di rilievo. La novità di maggiore spicco è
la proposta di Nidil e Fiom, concertata da Nicola Dal Maso e Marco Relli, intesa ad applicare la cassa
integrazione a tutti i dipendenti, per salvaguardare i 23 posti: se ne parlerà in ambito sindacale, per poi
confrontarsi con l'azienda.

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Macchinari hi-tech e interventi edili da oltre 8,8 milioni nel piano del Burlo (Piccolo Trieste)
Andrea Pierini - Oltre 5 milioni di euro per l'acquisizione di beni mobili e tecnologici e quasi 3,9 milioni di
investimenti edili. Francesca Tosolini, commissario straordinario dell'Irccs Burlo Garofolo, ha approvato il
decreto contenente il programma preliminare degli investimenti per il triennio 2020-2022. L'importo totale,
pari 8,881 milioni di euro nel triennio, è in ogni caso indicativo visto che comprende anche interventi a
media priorità, che non sarebbero necessari con la costruzione del nuovo Burlo (vedi servizio a fianco). Nel
documento sono stati inoltre previsti 2,68 milioni di euro per i periodi successivi al 2022, nel caso di
ulteriori rallentamenti del maxi cantiere di Cattinara, da mesi - come noto - in stallo. Andando nel dettaglio
dei numeri per quanto concerne gli interventi di edilizia, i 3,84 milioni di euro sono suddivisi in due
categorie: priorità alta per 2,89 milioni e media per i restanti 950 mila euro. Quasi tutte le opere, viene
spiegato nella relazione del responsabile unico del procedimento Luca Avesani, riguardano interventi
necessari per rispettare la normativa vigente, quindi: adeguamenti antincendio, lavori in chiave sicurezza
sismica, agli impianti elettrici, ripristini funzionali e bonifiche da amianto. Per quanto riguarda quest'ultimo
aspetto, all'interno del Burlo esistono delle componenti edili ed impiantistiche che contengono la fibra di
amianto, ma sono attualmente "tombate" e messe in totale sicurezza. Sono previsti però degli interventi
che richiedono la demolizione parziale ad esempio di pareti e pavimenti: per questo è necessaria la
bonifica. La previsione di spesa a riguardo, nel 2020, è pari a 230 mila euro e, nei successivi due anni, a 350
mila euro. Nella tabella approvata dal commissario è indicato anche un intervento da 680 mila euro, per
anni successivi al 2022, una spesa che non sarà necessaria in caso di trasferimento in tempi contenuti a
Cattinara, in quella che dovrebbe essere - cantiere permettendo - la nuova sede del Burlo. Nel 2020 dei
3,84 milioni complessivi ne dovranno essere investiti 1,93 e tra le opere necessarie ci sono l'acquisto e la
messa in funzione di un nuovo gruppo elettrogeno a supporto di quello già esistente e di un gruppo di
continuità per un importo totale di 510 mila euro. Nella relazione si parla di un intervento finalizzato a
implementare ulteriormente le sorgenti di alimentazione di sicurezza, vista la delicatezza di alcuni servizi e
reparti come la Terapia intensiva neonatale, l'Oncoematologia, le sale operatorie e la Rianimazione.
Serviranno invece 630 mila euro, sempre nel 2020, per gli interventi di adeguamento antisismico e per
l'antincendio, mentre 120 mila euro saranno investiti per l'acquisizione di una rete di telecamere digitali ad
alta definizione per la videosorveglianza. Per quanto concerne invece gli acquisti di beni mobili e apparecchi
tecnologici, alcuni dei quali al Burlo hanno un'età di 10 anni e sono quindi a fine ciclo, gli investimenti sono
stati suddivisi in due tabelle. La prima prevede costi per 3,084 milioni, di cui due milioni in priorità alta e un
milione a priorità media, e fa riferimento ad attrezzatura ordinaria come ad esempio defibrillatori, monitor
multiparametrici, ventilatori da terapia intensiva e tavoli operatori. La seconda tabella dal valore di 1,3
milioni, di cui un milione a priorità alta, fa invece riferimento all'acquisto di apparecchiature dedicate
soprattutto alla ricerca come rx portatili - fondamentali per effettuare le analisi dei pazienti allettati - o
ecotomografi.
«Aspettiamo di capire come si evolverà il nodo trasferimento»
«Con il programma preliminare di spesa abbiamo cercato di rappresentare alcuni scenari possibili, ma al
momento dobbiamo attendere di capire come evolverà la situazione del maxi cantiere di Cattinara, per
programmare al meglio alcuni investimenti nel medio lungo periodo». Lo precisa Francesca Tosolini,
commissario straordinario dell'Irccs Burlo Garofolo, poiché alcuni investimenti sono legati al futuro di
Cattinara, nel cui progetto di riqualificazione è inclusa anche la costruzione della nuova "casa" del Burlo. La
situazione potrebbe sbloccarsi entro fine settembre quando Rizzani De Eccher darà la risposta sul subentro
alla Ati Clea, l'impresa che aveva vinto l'appalto rescisso però dall'Azienda sanitaria universitaria integrata
di Trieste a causa del mancato accordo sul progetto definitivo. Qualora Rizzani De Eccher decidesse di
subentrare, il cantiere potrebbe ripartire verosimilmente già a metà del prossimo anno, al netto delle
possibili ripercussioni giudiziarie con i relativi contenziosi tra AsuiTs e Clea...

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Riccardi: spostare le risorse dall'ospedale al territorio (M. Veneto Pordenone)
Donatella Schettini - Aveva annunciato che la riforma avrebbe tenuto conto delle esigenze dei territori con
una risposta concreta al sistema socio-assistenziale. Per questo motivo ieri l'assessore regionale alla sanità
Riccardo Riccardi ha incontrato sindaci e operatori di tre ambiti socio-assistenziali della provincia di
Pordenone (Pordenone, Sacile e Azzano Decimo) per avere un quadro preciso di necessità e richieste da
trasportare nella riforma sanitaria.A PordenonePresenti all'incontro il sindaco Alessandro Ciriani, il vice con
delega i servizi sociali Eligio Grizzo, il commissario dell'Aas 5 Eugenio Possamai, il direttore d'ambito Miralda
Lisetto, altri sindaci del distretto e operatori del settore. Tra i problemi principali segnalati dai partecipanti
figurano la carenza di operatori e professionisti socio-sanitari dei servizi specialistici quali dipendenze,
consultori, neuropsichiatria infantile (per la quale si registra un incremento di richieste). Le altre
segnalazioni hanno riguardato la necessità di una maggiore integrazione tra servizi sociali e sanitari,
l'esigenza di maggiori risorse economiche, le liste d'attesa lunghe per le case di riposo, il ritardo
nell'erogazione dei contributi alle famiglie assegnatarie con disabili a carico, la necessità di una
informatizzazione migliore per gli operatori. «Sinora ci si è sempre concentrati sui posti letto e sulle
ambulanze - ha detto Riccardi -, ma adesso dobbiamo avere il coraggio di spostare il baricentro verso altri
settori altrettanto importanti come l'assistenza ad anziani, minori e disabili, su cui i sindaci si misurano ogni
giorno. Sono tutti temi che si collocano temporalmente prima e dopo gli ospedali e che sono di
fondamentale importanza per la vita di una comunità». «Abbiamo speso troppo tempo e polemiche a
discutere esclusivamente di ospedali - ha detto Ciriani - dimenticandoci della casistica infinita di situazioni
che riguardano la salute, quali anziani, minori, disabili, dipendenze, autismo».A SacileC'erano il sindaco
Carlo Spagnol, Possamai, il responsabile del servizio socio-sanitario dell'ambito, Francesca Ruscica, e alcuni
sindaci del territorio. È emerso che, nei servizi domiciliari e per le problematiche legate ai minori, sono stati
raggiunti livelli di alta qualità. Per gli anziani non autosufficienti, invece, esistono lunghe liste di attesa per i
ricoveri in casa di riposo, costringendo le persone a rivolgersi ad altre strutture lontane dal territorio di
appartenenza. Per l'integrazione socio-sanitaria è stata sottolineata l'area degli adulti e quella degli
adolescenti che necessitano di nuove figure intermedie che si prendano carico di situazione spesso border
line perché afferiscono contemporaneamente a più livelli di competenza. È stato anche riscontrato un
incremento della conflittualità familiare nel rapporto tra genitori e figli.Ad Azzano DecimoIl sindaco di
Azzano Decimo, Marco Putto, ha posto l'attenzione sulle difficoltà affrontate dalle famiglie che devono
gestire un parente colpito dall'Alzheimer. Stesso discorso per quel che riguarda la carenza della disponibilità
di posti nelle case di riposo. Un'altra criticità è stata illustrata dal sindaco di Pravisdomini, Davide Andretta,
per il collocamento dei minori stranieri in comunità, «problema che è diventato un costo ormai
insostenibile, soprattutto per i piccoli Comuni».

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Il sindaco: «Il cantiere è un orgoglio. Precedenza alla manodopera locale» (Piccolo Gorizia-Monf.)
Ciro Vitiello - «La sfida più importante è creare un modello produttivo che dia prioritariamente risposta alla
manodopera locale e allo sviluppo dell'indotto del territorio. Monfalcone è un riferimento di eccellenza per
l'industria italiana e mondiale e ne siamo orgogliosi, ma abbiamo la responsabilità di fare in modo che le
ricadute sul territorio siano adeguatamente governate». È uno dei passaggi dell'intervento del sindaco di
Monfalcone, Anna Maria Cisint, alla cerimonia della moneta che si è tenuta giovedì nello stabilimento di
Panzano per la Msc Seashore, nuova ammiraglia della flotta Msc. «Sottolineo - ha aggiunto Cisint - il dialogo
costruttivo aperto con Fincantieri sui vari temi. L'azienda ha dato alcune importanti risposte di lavoro sul
territorio». Luigi Matarazzo, direttore della divisione navi mercantili di Fincantieri, ha ricordato che nel
sistema Fincantieri sono attive un centinaio di ditte del Fvg. Madrine della "coin" una delle dipendenti di
Msc Crociere, Marianna Cicala, Ground Services Planning Manager e una della Fincantieri, Silvia Bozzetto,
impiegata da tre anni all'ufficio controllo produzione, preparazione lavoro di Monfalcone. Entrambe, molto
emozionate, hanno avuto l'onore di posizionare all'interno dello scafo le due monete che sono poi state
saldate. Ma la Bora ha fermato l'impostazione sulle taccate nel bacino del primo blocco di Msc Seashore di
circa 700 tonnellate perché la potente gru a cavalletto aveva registrato una velocità di oltre 50 nodi e non
poteva essere operativa. Alla cerimonia sono intervenuti un centinaio di ospiti accolti in precedenza in una
location inusuale, cioè un'ex officina trasformata da qualche anno come esposizione di alcuni arredamenti
delle passeggeri in costruzione in scala uno a uno, in particolare prototipi di cabine o suites come a bordo.
Msc Seashore, nuova regina dei mari, è la più grande nave da crociera mai realizzata in Italia e
tecnologicamente la più avanzata nel rispetto dell'ambiente. La prima delle due navi Seaside Evo di
dimensioni maggiori rispetto alle due navi della classe Seaside, cioè Msc Seaside e Msc Seaview già
consegnate. Msc Seashore ha una stazza lorda che sfiora le 170.000 tonnellate, una lunghezza di 339 metri,
sarà dotata di 2.270 cabine e potrà imbarcare oltre 5.600 passeggeri e 1.700 persone di equipaggio. Prima
crociera prevista 13 giugno 2021.

«Friulchem, azienda simbolo per innovazione e sviluppo» (M. Veneto Pordenone)
Giulia Sacchi - La Friulchem di Vivaro, con 33 addetti e uno dei laboratori di ricerca più all'avanguardia del
Fvg, è in crescita: Friulia, finanziaria regionale, ha investito 1,9 milioni di euro in equity, supportandone il
percorso di quotazione al segmento Aim (Alternative investment market) Italia, mercato borsistico di
riferimento per realtà con un alto potenziale di crescita. Risorse che hanno consentito al sito di investire in
ricerca e ampliamento della linea di produzione. Ieri la visita del presidente della Regione, Massimiliano
Fedriga, e della presidente di Friulia, Federica Seganti. «Siamo lieti di contare sull'apporto di Friulia anche in
futuro: dal 2007 abbiamo accresciuto il fatturato da 6 milioni di euro ai 16,2 del 2018 - dice Disma Giovanni
Mazzola, amministratore delegato di Friulchem -. I risultati positivi dipendono dai continui investimenti in
ricerca e sviluppo, settore cui dedichiamo ogni anno il 5 per cento dei ricavi. L'approdo nel mercato Aim,
dedicato a piccole e medie imprese, sarà uno stimolo in più per continuare a investire in ricerca, per
migliorare la vita di persone e animali anche grazie ai principi attivi che studiamo e realizziamo a
Vivaro».Ricerca e sviluppo sono una delle leve chiave per la crescita delle imprese dell'healthcare e il
laboratorio di Vivaro, con un'unità chimica e una microbiologica per il controllo su materie prime e prodotti
finali, è stato premiato come uno dei più qualificati.Friulchem ha concluso a luglio il percorso di quotazione
all'Aim Italia, col collocamento di azioni per un controvalore di 4,5 milioni, che andranno a finanziare il
percorso di crescita. Nel 2018 ha realizzato ricavi per 16 milioni di euro, di cui il 74 per cento nel settore
veterinario coi due rami di attività Farmaceutica e Feed (mangimi) e il 26 per cento con la divisione Umano,
specializzata in medicinali generici, cosmeceutici e integratori alimentari. «Friulchem è simbolo di una
vocazione del Fvg verso i segmenti industriali che si specializzano in attività ad altissimo contenuto di
innovazione e ricerca - afferma Fedriga -. E' la nostra più grande ricchezza: imprese proiettate al futuro che
trovano nella Regione gli strumenti per sostenere piani ambiziosi e un territorio che trae beneficio
occupazionale e stabilità economica da imprenditori che operano nell'avanguardia scientifica».«Crediamo
nella crescita di Friulchem - commenta Seganti -. L'healthcare è uno dei settori che negli ultimi anni si è
distinto per dinamicità e quantità di capitali investiti, un comparto ricco di opportunità e di crescita, che
però richiede costanti investimenti in ricerca e sviluppo. Friulia dà supporto finanziario a un progetto
imprenditoriale vincente».

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«Non raddoppiate l'inceneritore». Firme per convincere la Regione (M. Veneto Udine)
Davide Vicedomini - Una sottoscrizione per impedire l'ampliamento dell'inceneritore di Manzano. A
organizzare la petizione è il Cordicom, il coordinamento dei comitati della regione, sostenuto da un gruppo
spontaneo di cittadini di Manzano e di Buttrio che nei prossimi giorni comincerà anche ad allestire
banchetti per raccogliere le firme. È l'ultimo tentativo per evitare il raddoppio dell'impianto di
termovalorizzazione, a soli tre giorni - venerdì 27 ottobre - dal verdetto della Regione Friuli Venezia Giulia,
che deciderà se il progetto di "restyling" dell'inceneritore di Manzinello è idoneo oppure dovrà sottostare
alla procedura di valutazione di impatto ambientale.«Sappiamo che il tempo è tiranno - afferma Luciano
Zorzenone, presidente del Cordicom -, ma la Regione con questo gesto deve essere pianamente
consapevole e dovrà tenere conto che la gente è davvero arrabbiata per questa iniziativa».«Lo dimostra
anche il fatto - aggiunge Zorzenone - che all'ultima assemblea e tavola rotonda che si è tenuta venerdì
scorso alla presenza di alcuni esperti in campo ambientale abbiano partecipato più di 140 persone».La
raccolta di firme vuole anche dare sostegno all'atto dei sindaci dell'area del Manzanese che giorni fa hanno
inviato una lettera alla Regione Fvg per chiedere che il progetto di ampliamento venga quantomeno
sottoposto alla procedura di Via. «Purtroppo l'impianto è stato riacceso nonostante le nostre proteste -
conclude Zorzenone - e ora non possiamo tollerare che l'impianto sia raddoppiato, se non addirittura
triplicato. Nel progetto si dice che il vecchio inceneritore continuerà a funzionare in caso di necessità. Ma
chi ci dà la sicurezza che ciò non avvenga sempre? Questo non possiamo accettarlo».La società Greenman -
lo ricordiamo - ha presentato un progetto che prevede un raddoppio delle tonnellate di rifiuti da trattare.
Cordicom e Comune di Manzano si sono opposti all'iniziativa facendo pervenire alla Regione una serie di
osservazioni.Dal canto suo la Greenman ha replicato che l'adeguamento tecnologico comporterà anche
vantaggi. L'attivazione di un nuovo camino che passerà dagli attuali 22 metri ai futuri 35 migliorerà la
dispersione dei fumi emessi con una netta riduzione degli impatti al suolo. Inoltre, il nuovo
termovalorizzatore sarà in grado di trattare fino a 34 mila tonnellate annue di rifiuti, con una potenzialità
termica pari a 18 megawatt. Il calore in esubero potrà alimentare una rete di teleriscaldamento urbana, a
servizio delle più prossime utenze del Comune di Manzano.

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