Francesco approva nuove norme alla - Diocesi di Cremona
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Francesco approva nuove norme complementari alla “Anglicanorum coetibus” La Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus, promulgata il 4 novembre del 2009 da Papa Benedetto XVI, presenta una normativa finalizzata all’istituzione di Ordinariati personali per quei fedeli anglicani “che desiderano entrare corporativamente in piena comunione con la Chiesa cattolica”. Ordinariati personali Nella Costituzione si stabilisce che “gli Ordinariati personali per anglicani che entrano nella piena comunione con la Chiesa Cattolica vengono eretti dalla Congregazione per la dottrina della fede all’interno dei confini territoriali di una determinata Conferenza episcopale”. Ciascun Ordinariato “gode di personalità giuridica pubblica” ed “è giuridicamente assimilato ad una diocesi”. Si sottolinea inoltre che l’Ordinariato è formato da fedeli laici, chierici e membri di Istituti di vita consacrata o di società di vita Apostolica, originariamente appartenenti alla Comunione Anglicana”. Oppure da fedeli “che ricevono i Sacramenti dell’Iniziazione nella giurisdizione dell’Ordinariato stesso”. Attualmente, esistono tre Ordinariati: Nostra Signora di Walsingham in Inghilterra, Cattedra di San Pietro negli Stati Uniti d’America e Nostra Signora della Croce del Sud in Australia. Aggiornamento delle norme complementari La normativa indicata dalla Costituzione “Anglicanorum coetibus” è integrata da norme complementari emanate dalla Sede Apostolica. Papa Francesco ha provveduto ad approvare la versione riveduta di tali norme. “Sono stati accolti – spiega il quotidiano della Santa Sede ‘L’Osservatore Romano’ – alcuni
suggerimenti e alcune indicazioni teologiche, di diritto canonico ed ecumeniche, per rendere più consona allo spirito della Costituzione apostolica l’applicazione delle norme”. Articolo 4 L’Ordinario ha la facoltà di incardinare nell’Ordinariato i ministri anglicani entrati nella piena comunione con la Chiesa cattolica. A questa disposizione dell’articolo 4 è stato aggiunto il riferimento per “coloro che sono già incardinati in una diocesi in virtù della Pastoral Provision e i candidati appartenenti all’Ordinariato da lui promossi agli Ordini Sacri”. Inoltre, i chierici che “stanno per essere incardinati nell’Ordinariato devono essere scardinati dalla loro diocesi di origine”. Articolo 5 Le nuove norme complementari riguardano anche sul caso di una persona battezzata validamente in un’altra comunità ecclesiale, al di fuori della Chiesa cattolica. Quando questa, si ricorda nell’articolo 5, esprime la volontà di entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica, potrà venire ammessa e appartenere all’Ordinariato nel momento in cui “entra nella piena comunione e riceve i sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia”. Articolo 10 Una novità viene inoltre introdotta nell’articolo 10 che si riferisce al clero. Nel precedente paragrafo 2 si specificava che i candidati al sacerdozio potevano ricevere una particolare formazione sacerdotale “secondo un programma specifico nello stesso seminario o in una casa di formazione appositamente eretta, col consenso del Consiglio di governo, per la trasmissione del patrimonio anglicano”. Nelle nuove norme complementari si menzionano i seminaristi dell’Ordinariato, i quali “riceveranno la loro formazione teologica con gli altri seminaristi in un Seminario o in una
Facoltà teologica, in accordo con il Vescovo diocesano o i Vescovi interessati”. Articolo 15 Nelle nuove norme complementari è stato introdotto, infine, un nuovo articolo. Si tratta dell’articolo 15, dedicato alla celebrazione del Culto Divino. Viene riconosciuto che il messale specifico degli Ordinariati personali, chiamato Divine Worship, preserva “il culto cattolico e il degno patrimonio liturgico anglicano, inteso come ciò che ha alimentato la fede cattolica in tutta la storia della tradizione anglicana e ha spinto le aspirazioni verso l’unità ecclesiale”. Mons. Pergo: «Non possiamo proporci un ideale di santità che ignori l’ingiustizia di questo mondo» (AUDIO) Una lezione di fede, di impegno, di storia, di attualità, di vita. Questa la sintesi dell’appassionato intervento di mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio originario di Vailate in occasione dell’ultimo dei Quaresimali proposto dalla Parrocchia di Soresina, nella serata di giovedì 11 aprile. Mons. Perego, già direttore nazionale di Fondazione Migrantes dopo essere stato alla guida di Caritas Cremonese, ha trattato il tema della santità e dell’impegno sociale e, in particolare, dello loro stretto legame. «Esiste uno stretto legame tra la fede e la vita – ha sottolineato l’arcivescovo -. Infatti, un uomo spirituale può
essere molto sociale. E la Chiesa non è qualcosa di distinto rispetto alla città, perché vive nella città. Dunque la Chiesa ha il dovere di essere sociale e di contribuire alla formazione della politica: non per sostituirsi ad essa, ma per inserirsi in essa così da aiutarla ad essere concreta e a prosperare. Perché non basta il pensiero, ma come questo pensiero si traduce nei fatti e nelle opere». Nel suo intervento, mons. Perego ha ricordato come il sociale sia molto presente nel magistero di papa Francesco. Ma ha richiamato anche numerose altre esortazioni, perché i Papi e la Chiesa si sono sempre occupati del sociale. In modo diverso, a seconda delle necessità dei tempi, ma sempre con un filo conduttore comune: l’attenzione e la difesa dei più deboli e dei più poveri. L’arcivescovo di Ferrara Comacchio ha ricordato come nel tempo cambino le povertà e i poveri, e dunque anche le modalità dell’impegno sociale. Così l’attenzione è stata rivolta alle prostitute dopo la chiusura delle “case chiuse”, ai malati di mente dopo l’abolizione dei manicomi, agli anziani soli, ai lavoratori sfruttati, ai tossicodipendenti, ai carcerati, alle famiglie nel tempo della crisi.
Mons. Perego ha aperto quindi un’ampia parentesi sulla nuova povertà di oggi, quella dei migranti. Riflettendo anche sulle diverse posizioni che spaccano anche la Chiesa. Papa Francesco è stato però perentorio, come ha sottolineato l’arcivescovo: «Spesso si sente dire che la situazione dei migranti è un tema marginale. Alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto a quello “serio” della bioetica. Che dica cose simili un politico lo si può comprendere, ma non un cristiano! La difesa dell’innocente che non è nato deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri che sono già nati, che si dibattono nella miseria, nell’abbandono, nell’esclusione, nella tratta di persone, nell’eutanasia nascosta dei malati e degli anziani privati di cura, nelle nuove forme di schiavitù e in ogni forma di scarto. Non possiamo proporci un ideale di santità che ignori l’ingiustizia di questo mondo, dove alcuni festeggiano, mentre altri guardano solo da fuori». E al riguardo, mons. Perego ha voluto ricordare che gli italiani sono un popolo di emigranti,
facendo riferimento anche all’opera, ancora oggi attualissima, del vescovo Geremia Bonomelli, i cui ideali che si sposano con l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate. Mons. Perego ha ribadito anche l’importanza dell’impegno sociale quale via per la santità e che «una città che si chiude, e non genera vita, muore». Ecco perché è fondamentale non dimenticare quello che Papa Francesco chiede ai cattolici: accoglienza, tutela, promozione, integrazione. “A volte – ha detto ancora Perego – siamo schiavi delle nostre paure: ciò che si condivide si moltiplica, invece abbiamo il timore che donare ci tolga qualcosa”. Ascolta l’audio della serata La serata si è quindi conclusa con un momento di dialogo e confronto con l’assemblea. “Santità è impegno sociale”, mons. Perego giovedì 11 aprile a Soresina Per l’ultimo dei Quaresimali programmati dalla Parrocchia di Soresina – giovedì 11 aprile – interverrà mons. Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara – Comacchio e già Direttore
Generale della Fondazione Migrantes, nonché approfondito studioso del soresinese Guido Miglioli. L’ultima tappa dei Quaresimali soresinesi, infatti, riguarderà l’impegno sociale, anzi l’affermazione “La santità è impegno sociale”. E come sottolineato dal parroco don Angelo Piccinelli in presentazione di Quaresimale: “Mons. Perego offrirà una lettura autorevole e attualizzata della “santità sociale” alla luce sempre dell’esortazione apostolica “Gaudete et Exultate”. Don Piccinelli, infatti, sottolinea che “la via dell’unione con Dio, non trascende la realtà, ma l’attraversa. Perciò, insieme alla cura della dimensione verticale (la preghiera, l’ascolto della Parola, la vita sacramentale) la “Gaudete et exsultate” ricorda ai cristiani “chiamati alla santità” l’esigenza di una carità “orizzontale”, ovvero di un impegno compromettente nella società, nell’esercizio della cittadinanza attiva, nella solidarietà con gli ultimi, nella tutela dei deboli, nella lotta alle ingiustizie…”. Mons. Perego, più volte oratore a Soresina, dal suo osservatorio privilegiato (Direttore Generale della Fondazione Migrantes per anni), parlerà dell’impegno sociale anche nei confronti dei migranti. Un tema non marginale e di cui il Papa si è spesso occupato, partendo dai fatti di cronaca, invitando all’accoglienza e all’attenzione per l’ultimo. L’appuntamento è fissato per giovedì 11 aprile alle 20.45 presso il Salone parrocchiale “Mons. Natale Mosconi” adiacente la chiesa parrocchiale di San Siro in Soresina. Giovedì 11 aprile 2019 La santità è impegno sociale “Non possiamo proporci un ideale di santità che ignori
l’ingiustizia di questo mondo!” (G. E. n. 100) Incontro – confronto con S. E. Mons. GIANCARLO PEREGO Arcivescovo di Ferrara – Comacchio già Direttore Generale della Fondazione Migrantes Salone parrocchiale “Mons. Natale Mosconi” – Ore 20.45 Il vescovo in visita all’Ospedale di Cremona Nella mattinata di venerdì 12 aprile il vescovo Napolioni si è recato in visita all’Ospedale di Cremona. Una visita informale con lo scopo di incontrare i malati e gli operatori sanitari, porgere loro parole di conforto e un augurio pasquale. Non sono mancati momenti di riflessione e di preghiera. Presenti anche don Giuseppe Leoni, don Maurizio Lucini e don Riccardo Vespertini della Cappellania dell’Ospedale, Fra i servizi e i reparti visitati la Medicina Trasfusionale, Nefrologia e Urologia, Neurochirurgia e Neurologia, Riabilitazione, Day Hospital Oncologico e Oncologia.
Pane dæl cielo, oltre 450 ragazzi hanno partecipato ai ritiro Acr Domenica 31 marzo, nelle varie zone della diocesi, coinvolgendo più di 450 ragazzi, si sono svolti i ritiri spirituali di Quaresima promossi dall’ACR per bambini e ragazzi. Gli appuntamenti sono stati presso l’oratorio di Fontanella per la zona 1, l’oratorio di Soresina per la zona 2, l’oratorio di San Sebastiano a Cremona per le zone 3 e 4 e l’oratorio di Breda Cisoni per la zona 5. Abbiamo chiesto un bilancio agli organizzatori. Qual è stato il tema proposto? «Perfettamente spiegato dal titolo “Pane dæl cielo”, tutto il ritiro doveva ruotare attorno all’immagine del pane, portando avanti un costante confronto tra la manna data agli ebrei da Dio durante gli anni nel deserto, per l’appunto “pane dal cielo”, e il pane spezzato da Gesù durante l’ultima cena, “pane del cielo”, arrivando a vedere quindi il pane come Corpo di Cristo, dono di Dio per noi. L’obiettivo poi, in perfetto stile Azione Cattolica, era quello di riuscire a trasportare il succo di tutte le riflessioni a un livello più personale: dove posso trovare questo “pane” nella mia vita, nella mia quotidianità? La conclusione era il riferimento al sacramento dell’Eucarestia a cui assistiamo ogni domenica in chiesa e che non può mai diventare una semplice abitudine. Questa era la traccia fondamentale dell’esperienza e poi il tutto è stato elaborato a piacere nei vari posti. Costante, però, è stato lo schema della giornata: attività in mattinata, seguita dalla Messa, secondo i ritmi della comunità ospitante; poi pranzo e
pomeriggio con gioco. Il tutto si è concluso intorno alle 16.30. Come è nata l’idea di questi ritiri zonali? «»Tre anni fa nacque un’idea da un creativo gruppo di giovani. Il gruppo in questione era quello dell’equipe ACR cremonese e l’esigenza quella di decidere come organizzare i ritiri quaresimali per i loro ragazzi. Forse nacque tutto più come una sfida: “Siccome la diocesi è molto vasta e suddividere le iniziative in diverse zone per renderle il più possibile accessibili è necessario, perché non organizzare un unico tipo di ritiro da proporre nelle varie zone e da fare nello stesso giorno in modo da sentirci un’unica comunità?”. Trentasei mesi fa si tentò per la prima volta di proporre lo stesso ritiro, lo stesso giorno, nelle 5 zone del nostro territorio. Fu un successo. Così si replicò l’esperimento anche l’anno dopo fino ad approdare ai giorni nostri». Tornando all’esperienza di quest’anno, come comunicare l’idea di questo essere comunità? Come trasmettere l’importanza di essere tutti insieme anche se separati da qualche chilometro? «Lo stratagemma trovato quest’anno è stato quello di un video girato singolarmente nei vari oratori e, una volta montato insieme, è stato mostrato come conclusione del ritiro. Il montaggio mostra il passaggio di una pagnotta di pane per le mani di tutti i ragazzi partecipanti: all’inizio, in zona 1, è intera e passando di mano in mano, e da zona in zona, riduce le sue dimensioni, fino ad arrivare alla parte in zona 5 in cui è presente solo un quarto della pagnotta. Il significato sottostante è la condivisione di questo pane e della Parola di Dio con tutte le persone con cui entriamo in contatto nella vita quotidiana e non solo nei momenti in cui è “facile” essere buoni cristiani, facendo in modo di riuscire in quella faticosa missione affidata ad ognuno di noi di non essere terreni aridi, ma di portare frutto nel mondo nel migliore dei modi. Noi giovani dell’equipe ACR cremonese siamo soddisfatti
del successo che ha avuto la giornata nelle varie parti della diocesi e speranzosi di poter rendere queste iniziative momenti condivisi tra un numero sempre maggiore di ragazzi». Ascolto, perdono e dialogo per ricominciare “Confermare è rinnovare ogni giorno una scelta: nella vita di coppia confermare è decidere ogni giorno di amare e perdonare”. Con queste parole si è suggellato il terzo e ultimo appuntamento delle Catechesi Quaresimali dei giovani della città, svoltosi venerdì 5 aprile presso l’oratorio del Maristella. Una cinquantina di giovani provenienti dalle parrocchie cittadine si sono ritrovati per ascoltare la toccante testimonianza di una coppia cremonese che ha vissuto importanti momenti di crisi matrimoniale, ma ha saputo rafforzare il proprio legame, sperimentando il perdono. I coniugi aderiscono all’associazione “Retrouvaille”, un servizio esperienziale offerto a coppie sposate o conviventi che hanno problemi di relazione e che intendono ricostruire il loro rapporto d’amore, lavorando per salvare il matrimonio in crisi. Il racconto a due voci degli ospiti è arrivato al cuore dei giovani per la sua intensità e autenticità: a un certo punto del matrimonio, hanno sperimentato forti difficoltà di coppia, alimentate da discussioni, bisogni non appagati, solitudini, chiusure, vittimismi e, infine, allontanamenti. Il tempo della crisi è divenuto tempo per comprendere da chi si poteva dipendere veramente per la propria realizzazione. L’inquietudine percepita da entrambi, in fondo, non era che il
sintomo di un bisogno di riconciliazione, della necessità di ritornare in famiglia e alle radici della Fede e del Perdono. Una “storia di guarigione” e conversione fondata sul riconoscimento della presenza costante di Dio nella propria vita, quella “luce mai spenta” che dona speranza e indica una direzione. L’esperienza e la comprensione dell’essere amati da Dio conduce a fare come Lui: scegliere di amare e perdonare giorno dopo giorno. Grazie al percorso intrapreso con l’associazione “Retrouvaille”, realtà conosciuta grazie all’ascolto della testimonianza di una coppia, gli sposi hanno scoperto come l’ascolto, il perdono, la comunicazione e il dialogo possano essere strumenti potenti per la riconciliazione e per recuperare un rapporto di coppia duraturo, anche dopo il tradimento e la separazione. Il quotidiano esercizio ad avere e dare fiducia, l’ascolto e la condivisione delle scelte anche nelle piccole cose diventano i passi che scandiscono il cammino familiare, nella riscoperta del valore della gratuità e dell’attesa nei legami da ricostruire… perché, come ci hanno ricordato i due coniugi, “l’amore è un sentimento, amare è una decisione”. Via Crucis delle scuole cattoliche, bambini e ragazzi in processione in Cattedrale Si è celebrata nella serata di mercoledì 10 aprile la tradizionale Via Crucis delle scuole cattoliche di Cremona. Una folla di bambini e ragazzi, con le loro insegnanti e tanti genitori, si sono dati appuntamento in piazza del Comune,
davanti alla Cattedrale per una preghiera. Sorrisi e colori come nello stile dei giovanissimi, ma anche silenzio e soste di riflessione lungo il percorso che si è articolato in quattro tappe: in piazza, in largo Boccaccino, poi di nuovo in piazza e infine dentro la Cattedrale. Guidati nella celebrazione da don Michele Rocchetti, accompagnati dalle letture e dalle musiche eseguite dai ragazzi del coro diretto dal maestro Giovanni Grandi gli alunni delle scuole Sacra Famiglia, Beata Vergine, Canossa, Sant’Angelo, Maria Immacolata e Sacro Cuore hanno seguito la Passione di Cristo, in processione seguendo ciascuno il cartello della propria classe. Ascolta la riflessione del vescovo Antonio Tra loro anche il vescovo Antonio, che a conclusione della celebrazione, in una Cattedrale gremita, ha rivolto il suo “grazie” ai bambini e ai ragazzi per la loro partecipazione. E parlando della lettura delle passione fatta dagli stessi ragazzi ha riflettuto: “Sentire Gesù che ci parla con la voce di un bambino non è una recita, ma un fatto vero: Gesù è più presente in ogni bambino, in ogni vita che nasce, che in noi
adulti”. Monsignor Napolioni ha proposto poi una sua riflessione sul cammino di preparazione alla Pasqua ormai alle porte, con un messaggio rivolto soprattutto a genitori e insegnanti: “I bambini e i ragazzi – ha detto – hanno il diritto di leggere il Vangelo della Pasqua. Noi adulti invece abbiamo bisogno della Pasqua di Gesù. Solo se soddisfiamo il nostro bisogno profondo possiamo aiutare voi bimbi a esercitare il vostro diritto. E allora – ha concluso – facciamo la Pasqua insieme”. photogallery Dal 13 aprile al 4 maggio a Cremona la mostra di diorami pasquali “Diorami Pasquali” è il titolo della mostra che, dal 13 aprile al 4 maggio, sarà visitabile nella Sala dei Decurioni di Palazzo Comunale, a Cremona. Una suggestiva esposizione nella quale la Passione di Cristo è rappresentata attraverso l’arte del presepio. La mostra (alla sua terza edizione) è organizzata dalla sede cremonese della Associazione italiana amici del presepio, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona. Le visite, con ingresso libero da Spazio Comune (piazza Stradivari), dal lunedì al sabato dalle ore 9 alle 18, la domenica e i festivi dalla 10 alle 17. Ulteriori informazioni contattando il 346-3091505 o scrivendo a cremona.presepi@libero.it.
Locandina Il Magistero dei Papi sull’elemosina “Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene. E così ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore, quello di amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità”. Parole di Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima 2019. Elemosina, uno dei fondamentali precetti della Quaresima “Mettiamoci dunque tutti in cammino. Cercheremo sostegno ai buoni propositi nella preghiera, una preghiera convalidata da una più volenterosa disponibilità di sacrificio ed anche dalla rinuncia generosa a qualcosa di nostro per avere di che venire in soccorso ai poveri. È il consiglio antico di quello sperimentato maestro di vita spirituale, che fu Sant’Agostino: «Vuoi che la tua preghiera voli fino a Dio?», egli domanda. «Fac illi duas alas, ieiunium et eleemosynam», «Mettile due ali, il digiuno e l’elemosina» (S. Augustini Enarr. in Ps. 42, 8). Il programma è chiaro. Che il Signore ci conceda la generosità necessaria, per calarlo nella concretezza della nostra vita”. Ascolta la voce di Paolo VI
https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349 55265_F134955265.mp3 Così Paolo VI nella Messa del Mercoledi delle Ceneri del 1978, era l’8 febbraio Ma chi sono veramente “i poveri”? Solo i barboni che incontriamo per strada? E che cosa significa davvero “elemosina”? Siamo sicuri che per praticarla sia sufficiente depositare un paio di monetine dentro una mano tesa e sgattaiolare via il prima possibile, con la coscienza a posto? “La parola “elemosina” oggi non l’ascoltiamo volentieri. Sentiamo in essa qualcosa di umiliante. Questa parola sembra supporre un sistema sociale in cui regna l’ingiustizia, l’ineguale distribuzione dei beni, un sistema che dovrebbe essere cambiato con riforme adeguate. E se tali riforme non venissero compiute, si delineerebbe all’orizzonte della vita sociale la necessità di cambiamenti radicali, soprattutto nell’ambito dei rapporti tra gli uomini. (…)Possiamo non esser d’accordo con chi fa l’elemosina, per il modo in cui la fa. Possiamo anche non consentire con chi tende la mano chiedendo l’elemosina, in quanto non si sforza di guadagnarsi la vita da sé. Possiamo non approvare la società, il sistema sociale, in cui ci sia necessità di elemosina. Tuttavia il fatto stesso di prestare aiuto a chi ne ha bisogno, il fatto di condividere con gli altri i propri beni deve suscitare rispetto”. Ascolta la voce di Giovanni Paolo II https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349 55269_F134955269.mp3 E’ il 28 marzo 1979 quando Giovanni Paolo II pronuncia queste parole, in Udienza generale. In Italia sono gli anni di piombo, si è da poco concluso il processo per lo scandalo Lockeed , da pochi giorni è stato assassinato il giornalista Mino Pecorelli, mentre la magistratura Usa ha incriminato per
bancarotta Michele Sindona. Da poche settimane è rientrato in Iran l’ayatollah Komeini dopo 15 anni di esilio… A Three Mile Island, negli Usa proprio mentre Giovanni Paolo II pronuncia queste parole, si verifica uno dei più gravi incidenti della storia dell’energia nucleare… Ai poveri sembra non pensarci nessuno. “Spezza il tuo pane all’affamato e apri la tua casa ai poveri e ai raminghi; se vedi un ignudo, ricoprilo, non disprezzare la tua propria carne. Allora la tua luce spunterà come il mattino, e la tua salvezza germoglierà presto, la tua giustizia camminerà innanzi a te, e la gloria del Signore ti accoglierà. (Is. 58, 6-8)”. Ascolta la voce di Giovanni Paolo II https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349 55271_F134955271.mp3 Giovanni XXIII, nel suo ultimo Mercoledi delle Ceneri, il 27 febbraio del 1963, aveva insistito sul precetto della carità come perfetta espressione dello spirito conciliare… “È dunque il Concilio che dà il tono alla quaresima di quest’anno, battendo specialmente l’accento sull’impegno di ogni buon cristiano a vivere il precetto della carità, più che a soffermarsi a contemplare la novella fioritura di cui tutti vorranno allietarsi. È impegno di artefici, quindi, non di spettatori”. Ascolta la voce di Giovanni XXIII https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349 55262_F134955262.mp3 Artefici della carità in un mondo sempre più dilaniato da tensioni e da ferocia. Una sfida impegnativa. Anno 2011. Il nuovo millennio è appena iniziato e c’è chi parla di nuovo medioevo, di scontri di civiltà, di invasioni barbariche…
Forse per questo Papa Benedetto XVI evoca un suo lontanissimo predecessore. Udienza generale del 9 marzo: “San Leone Magno insegnava in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima: (…) A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell’elemosina, la quale sotto il nome unico di ‘misericordia’ abbraccia molte opere buone. Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l’elemosina, ma anche quelli di condizione modesta e povera. Così, disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell’anima” (Discorso 6 sulla Quaresima, 2: PL 54, 286). San Gregorio Magno ricordava, nella sua Regola Pastorale, che il digiuno è reso santo dalle virtù che l’accompagnano, soprattutto dalla carità, da ogni gesto di generosità, che dona ai poveri e ai bisognosi il frutto di una nostra privazione (cfr 19,10-11)”. Ascolta la voce di Benedetto XVI https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349 55274_F134955274.mp3 Nulla dunque dev’essere fine a se stesso. Non il digiuno, che va finalizzato alla condivisione, all’elemosina, appunto, e non l’elemosina, che non può limitarsi a un fatto materiale, a quelle quattro monetine, alla frettolosa e asettica donazione a favore di un centro di accoglienza profughi o di una Onlus, per quanto gesti in sé apprezzabili… “Ecco come, con la istituzione della Quaresima, la Chiesa non conduce i suoi figli a semplice esercizio di pratiche esteriori, ma ad impegno serio di amore e di generosità per il bene dei fratelli, alla luce dell’antico insegnamento dei profeti”. Ascolta la voce di Giovanni XXIII https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349
55275_F134955275.mp3 Lo ribadisce Giovanni XXIII nel suo già citato Radiomessaggio per la Quaresima 1963. E Giovanni Paolo II, nell’udienza del 28 marzo 1979, sottolinea la portata spirituale dell’offerta ai poveri… “Nella Sacra Scrittura e secondo le categorie evangeliche, “elemosina” significa anzitutto dono interiore. Significa l’atteggiamento di apertura “verso l’altro”. Proprio tale atteggiamento è un fattore indispensabile della “metànoia”, cioè della conversione, così come sono anche indispensabili la preghiera e il digiuno”. (…) “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (Mt 25,35-40). Ascolta la voce di Giovanni Paolo II https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349 55276_F134955276.mp3 Ascolta la puntata di “Le voci dei Papi” andata in onda su Radio Vaticana Italia il 7 aprile dedicata al Magistero sull’elemosina.
Al cinema la storia di un “secondo”: tra biopic e documentario “Il Precursore” su san Giovanni Battista Può essere definita la storia di un “secondo”. In realtà, come indica bene il titolo, “Il Precursore”, è il racconto della vicenda di un’importante figura biblica, Giovanni il Battista, profeta che apre la via alla vita pubblica di Gesù. Il film, diretto dal regista Omar Pesenti, è una nuova produzione firmata Officina della Comunicazione insieme alla Santa Sede, con la Fondazione Giovanni XXIII e Vatican Media. “Il Precursore” è stato presentato in anteprima in Vaticano, lunedì 8 aprile, alla presenza del card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, coinvolto nel film anche in veste di esperto, nonché di Paolo Ruffini e mons. Dario E. Viganò, prefetto e assessore del Dicastero per la Comunicazione. Il film viene dedicato alla memoria di mons. Franco Perazzolo, officiale del Dicastero della Cultura e della Comunicazione, nonché membro della Commissione nazionale valutazione film Cei, scomparso prematuramente l’8 settembre 2018. Un film, tre linee stilistico-narrative. Tre sono le direttrici del film “Il Precursore”. La prima, più cinematografica, segue il taglio classico del biopic storico- biblico, cui si legano o meglio si ibridano una linea di indagine tipica del documentario e uno sguardo culturale-pop grazie all’animazione. Anzitutto la parte di finzione. La storia si apre e si chiude con l’immagine di una prigione:
all’inizio vediamo un ambiente ostile, claustrofobico, pronto a ospitare un detenuto d’eccezione, appunto Giovanni il Battista. Da lì parte un excursus sulla sua vita e sul cammino compiuto nel dare testimonianza della venuta del Cristo, passando per il battesimo di Gesù nel fiume Giordano e fino alla sfida a viso aperto della corruzione politica-morale del tempo, puntando l’indice contro Erode. Il film, con una struttura circolare, ritorna poi nella prigione, luogo che si carica sì di violenza, di oppressione, ma anche di luminosa fede e speranza; in quello spazio angusto si compie la vicenda del Battista, lì trova l’eco senza tempo della sua testimonianza, il suo essere figura anticipatrice di Cristo. A interpretare con efficacia il Battista è l’attore Francesco Castiglione; del cast fanno parte anche Luca Capuano, Antonella Fattori, Edoardo Siravo e Valeria Zazzaretta. Una ricostruzione accurata che, come indicano i produttori Nicola Salvi ed Elisabetta Sola, AD di Officina della Comunicazione, si è snodata lungo 7 mesi, con 2 settimane di riprese in esterni, nei territori della Regione Marche, coinvolgendo 17 attori professionisti e 50 comparse. Accanto a questa linea di finzione, si innesta poi il racconto documentaristico, facendo uso di raccordi culturali e ancoraggi scientifici. Vediamo così le testimonianze di noti biblisti ed esperti: oltre al citato card. Gianfranco Ravasi, figurano mons. Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata, Emanuela Prinzivalli, docente di Storia del Cristianesimo e delle chiese alla Sapienza Università di Roma, e Pierluigi Guiducci, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia Università Lateranense. Ultima, ma non meno importante, è la linea di animazione, con una serie di tavole illustrative fresche e colorate che rimarcano alcuni passaggi chiave della storia, favorendo un quadro dinamico e accattivante in chiave divulgativa.
Il punto Sir-Cnvf. Proprio questa commistione di stili rende il film “Il Precursore” un prodotto audiovisivo molto attuale e originale, pensato per uno sfruttamento cinematografico, televisivo e didattico. Come ha riconosciuto mons. Dario E. Viganò, capofila del progetto, durante la prima del film in Vaticano: “Con durata di 55 minuti, il film rappresenta un format perfetto per i grandi personaggi della Storia e della Chiesa. Potrebbe aprire la via a una possibile serialità…”. In generale, il film riesce a raccontare con efficacia una figura complessa come quella del Battista, profondamente simbolica, poco esplorata nella sua completezza tra grande e piccolo schermo, perché “schiacciata” a livello narrativo, tra cinema e tv, dalla figura di Gesù. “Il Precursore” si snoda su una scrittura ben calibrata – firmano la sceneggiatura Renato Poletti, Elisabetta Sola e Massimo Vavassori – ed è sorretto una regia capace e solida, quella di Omar Pesenti (suoi sono “In trincea. Piccole storie della Grande Guerra” del 2016 e “Italia 70. 10 anni di piombo” del 2018), attento nella gestione del racconto e delle testimonianze senza inciampare in eccessi didascalici. A marcare poi con intensità la narrazione sono la suggestiva fotografia di Filippo Genovese e le musiche originali di Francesco Perri. Nel complesso, il film “Il Precursore” è da valutare dal punto di vista pastorale come consigliabile, poetico e adatto per dibattiti e approfondimenti in chiave educational.
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