Francesco approva nuove norme alla - Diocesi di Cremona

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Francesco approva nuove norme alla - Diocesi di Cremona
Francesco approva nuove norme
complementari            alla
“Anglicanorum coetibus”
La Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus, promulgata
il 4 novembre del 2009 da Papa Benedetto XVI, presenta una
normativa finalizzata all’istituzione di Ordinariati personali
per quei fedeli anglicani “che desiderano entrare
corporativamente in piena comunione con la Chiesa cattolica”.

Ordinariati personali

Nella Costituzione si stabilisce che “gli Ordinariati
personali per anglicani che entrano nella piena comunione con
la Chiesa Cattolica vengono eretti dalla Congregazione per la
dottrina della fede all’interno dei confini territoriali di
una       determinata        Conferenza        episcopale”.
Ciascun Ordinariato “gode di personalità giuridica pubblica”
ed “è giuridicamente assimilato ad una diocesi”. Si sottolinea
inoltre che l’Ordinariato è formato da fedeli laici, chierici
e membri di Istituti di vita consacrata o di società di vita
Apostolica, originariamente appartenenti alla Comunione
Anglicana”. Oppure da fedeli “che ricevono i Sacramenti
dell’Iniziazione nella giurisdizione dell’Ordinariato stesso”.
Attualmente, esistono tre Ordinariati: Nostra Signora di
Walsingham in Inghilterra, Cattedra di San Pietro negli Stati
Uniti d’America e Nostra Signora della Croce del Sud in
Australia.

Aggiornamento delle norme complementari

La normativa indicata dalla Costituzione “Anglicanorum
coetibus” è integrata da norme complementari emanate dalla
Sede Apostolica. Papa Francesco ha provveduto ad approvare la
versione riveduta di tali norme. “Sono stati accolti – spiega
il quotidiano della Santa Sede ‘L’Osservatore Romano’ – alcuni
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suggerimenti e alcune indicazioni teologiche, di diritto
canonico ed ecumeniche, per rendere più consona allo spirito
della Costituzione apostolica l’applicazione delle norme”.

Articolo 4

L’Ordinario ha la facoltà di incardinare nell’Ordinariato i
ministri anglicani entrati nella piena comunione con la Chiesa
cattolica. A questa disposizione dell’articolo 4 è stato
aggiunto il riferimento per “coloro che sono già incardinati
in una diocesi in virtù della Pastoral Provision e i candidati
appartenenti all’Ordinariato da lui promossi agli Ordini
Sacri”. Inoltre, i chierici che “stanno per essere incardinati
nell’Ordinariato devono essere scardinati dalla loro diocesi
di origine”.

Articolo 5

Le nuove norme complementari riguardano anche sul caso di una
persona battezzata validamente in un’altra comunità
ecclesiale, al di fuori della Chiesa cattolica. Quando questa,
si ricorda nell’articolo 5, esprime la volontà di entrare in
piena comunione con la Chiesa cattolica, potrà venire ammessa
e appartenere all’Ordinariato nel momento in cui “entra nella
piena comunione e riceve i sacramenti della Cresima e
dell’Eucaristia”.

Articolo 10

Una novità viene inoltre introdotta nell’articolo 10 che si
riferisce al clero. Nel precedente paragrafo 2 si specificava
che i candidati al sacerdozio potevano ricevere una
particolare formazione sacerdotale “secondo un programma
specifico nello stesso seminario o in una casa di formazione
appositamente eretta, col consenso del Consiglio di governo,
per la trasmissione del patrimonio anglicano”. Nelle nuove
norme   complementari     si   menzionano    i  seminaristi
dell’Ordinariato, i quali “riceveranno la loro formazione
teologica con gli altri seminaristi in un Seminario o in una
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Facoltà teologica, in accordo con il Vescovo diocesano o i
Vescovi interessati”.

Articolo 15

Nelle nuove norme complementari è stato introdotto, infine, un
nuovo articolo. Si tratta dell’articolo 15, dedicato alla
celebrazione del Culto Divino. Viene riconosciuto che il
messale specifico degli Ordinariati personali, chiamato Divine
Worship, preserva “il culto cattolico e il degno patrimonio
liturgico anglicano, inteso come ciò che ha alimentato la fede
cattolica in tutta la storia della tradizione anglicana e ha
spinto le aspirazioni verso l’unità ecclesiale”.

Mons. Pergo: «Non possiamo
proporci un ideale di santità
che ignori l’ingiustizia di
questo mondo» (AUDIO)
Una lezione di fede, di impegno, di storia, di attualità, di
vita. Questa la sintesi dell’appassionato intervento di mons.
Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio originario
di Vailate in occasione dell’ultimo dei Quaresimali proposto
dalla Parrocchia di Soresina, nella serata di giovedì 11
aprile. Mons. Perego, già direttore nazionale di Fondazione
Migrantes dopo essere stato alla guida di Caritas Cremonese,
ha trattato il tema della santità e dell’impegno sociale e, in
particolare, dello loro stretto legame.

«Esiste uno stretto legame tra la fede e la vita – ha
sottolineato l’arcivescovo -. Infatti, un uomo spirituale può
essere molto sociale. E la Chiesa non è qualcosa di distinto
rispetto alla città, perché vive nella città. Dunque la Chiesa
ha il dovere di essere sociale e di contribuire alla
formazione della politica: non per sostituirsi ad essa, ma per
inserirsi in essa così da aiutarla ad essere concreta e a
prosperare. Perché non basta il pensiero, ma come questo
pensiero si traduce nei fatti e nelle opere».

Nel suo intervento, mons. Perego ha ricordato come il sociale
sia molto presente nel magistero di papa Francesco. Ma ha
richiamato anche numerose altre esortazioni, perché i Papi e
la Chiesa si sono sempre occupati del sociale. In modo
diverso, a seconda delle necessità dei tempi, ma sempre con un
filo conduttore comune: l’attenzione e la difesa dei più
deboli e dei più poveri.

L’arcivescovo di Ferrara Comacchio ha ricordato come nel tempo
cambino le povertà e i poveri, e dunque anche le modalità
dell’impegno sociale. Così l’attenzione è stata rivolta alle
prostitute dopo la chiusura delle “case chiuse”, ai malati di
mente dopo l’abolizione dei manicomi, agli anziani soli, ai
lavoratori sfruttati, ai tossicodipendenti, ai carcerati, alle
famiglie nel tempo della crisi.
Mons. Perego ha aperto quindi un’ampia parentesi sulla nuova
povertà di oggi, quella dei migranti. Riflettendo anche sulle
diverse posizioni che spaccano anche la Chiesa. Papa Francesco
è stato però perentorio, come ha sottolineato l’arcivescovo:
«Spesso si sente dire che la situazione dei migranti è un tema
marginale. Alcuni cattolici affermano che è un tema secondario
rispetto a quello “serio” della bioetica. Che dica cose simili
un politico lo si può comprendere, ma non un cristiano! La
difesa dell’innocente che non è nato deve essere chiara, ferma
e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita
umana, sempre sacra. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri
che sono già nati, che si dibattono nella miseria,
nell’abbandono, nell’esclusione, nella tratta di persone,
nell’eutanasia nascosta dei malati e degli anziani privati di
cura, nelle nuove forme di schiavitù e in ogni forma di
scarto. Non possiamo proporci un ideale di santità che ignori
l’ingiustizia di questo mondo, dove alcuni festeggiano, mentre
altri guardano solo da fuori». E al riguardo, mons. Perego ha
voluto ricordare che gli italiani sono un popolo di emigranti,
facendo riferimento anche all’opera, ancora oggi
attualissima, del vescovo Geremia Bonomelli, i cui ideali che
si sposano con l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate.

Mons. Perego ha ribadito anche l’importanza dell’impegno
sociale quale via per la santità e che «una città che si
chiude, e non genera vita, muore». Ecco perché è fondamentale
non dimenticare quello che Papa Francesco chiede ai cattolici:
accoglienza, tutela, promozione, integrazione. “A volte – ha
detto ancora Perego – siamo schiavi delle nostre paure: ciò
che si condivide si moltiplica, invece abbiamo il timore che
donare ci tolga qualcosa”.

                 Ascolta l’audio della serata

La serata si è quindi conclusa con un momento di dialogo e
confronto con l’assemblea.

“Santità è impegno sociale”,
mons.   Perego  giovedì   11
aprile a Soresina
Per l’ultimo dei Quaresimali programmati dalla Parrocchia di
Soresina – giovedì 11 aprile – interverrà mons. Giancarlo
Perego, arcivescovo di Ferrara – Comacchio e già Direttore
Generale della Fondazione Migrantes, nonché approfondito
studioso del soresinese Guido Miglioli.

L’ultima tappa dei Quaresimali soresinesi, infatti, riguarderà
l’impegno sociale, anzi l’affermazione “La santità è impegno
sociale”. E come sottolineato dal parroco don Angelo
Piccinelli in presentazione di Quaresimale: “Mons. Perego
offrirà una lettura autorevole e attualizzata della “santità
sociale” alla luce sempre dell’esortazione apostolica “Gaudete
et Exultate”. Don Piccinelli, infatti, sottolinea che “la via
dell’unione con Dio, non trascende la realtà, ma l’attraversa.
Perciò, insieme alla cura della dimensione verticale (la
preghiera, l’ascolto della Parola, la vita sacramentale) la
“Gaudete et exsultate” ricorda ai cristiani “chiamati alla
santità” l’esigenza di una carità “orizzontale”, ovvero di un
impegno compromettente nella società, nell’esercizio della
cittadinanza attiva, nella solidarietà con gli ultimi, nella
tutela dei deboli, nella lotta alle ingiustizie…”.

Mons. Perego, più volte oratore a Soresina, dal suo
osservatorio privilegiato (Direttore Generale della Fondazione
Migrantes per anni), parlerà dell’impegno sociale anche nei
confronti dei migranti. Un tema non marginale e di cui il Papa
si è spesso occupato, partendo dai fatti di cronaca, invitando
all’accoglienza e all’attenzione per l’ultimo.

L’appuntamento è fissato per giovedì 11 aprile alle 20.45
presso il Salone parrocchiale “Mons. Natale Mosconi” adiacente
la chiesa parrocchiale di San Siro in Soresina.

Giovedì 11 aprile 2019

La santità è impegno sociale

“Non possiamo proporci un ideale di santità che ignori
l’ingiustizia di questo mondo!” (G. E. n. 100)

Incontro – confronto con S. E. Mons. GIANCARLO PEREGO

Arcivescovo di Ferrara – Comacchio

già Direttore Generale della Fondazione Migrantes

Salone parrocchiale “Mons. Natale Mosconi” – Ore 20.45

Il   vescovo    in   visita
all’Ospedale di Cremona
Nella mattinata di venerdì 12 aprile il vescovo Napolioni si è
recato in visita all’Ospedale di Cremona. Una visita informale
con lo scopo di incontrare i malati e gli operatori sanitari,
porgere loro parole di conforto e un augurio pasquale. Non
sono mancati momenti di riflessione e di preghiera.

Presenti anche don Giuseppe Leoni, don Maurizio Lucini e don
Riccardo Vespertini della Cappellania dell’Ospedale,

Fra i servizi e i reparti visitati la Medicina Trasfusionale,
Nefrologia e Urologia, Neurochirurgia e Neurologia,
Riabilitazione, Day Hospital Oncologico e Oncologia.
Pane dæl cielo, oltre 450
ragazzi hanno partecipato ai
ritiro Acr
Domenica 31 marzo, nelle varie zone della diocesi,
coinvolgendo più di 450 ragazzi, si sono svolti i ritiri
spirituali di Quaresima promossi dall’ACR per bambini e
ragazzi. Gli appuntamenti sono stati presso l’oratorio di
Fontanella per la zona 1, l’oratorio di Soresina per la zona
2, l’oratorio di San Sebastiano a Cremona per le zone 3 e 4 e
l’oratorio di Breda Cisoni per la zona 5. Abbiamo chiesto un
bilancio agli organizzatori.

Qual è stato il tema proposto?

«Perfettamente spiegato dal titolo “Pane dæl cielo”, tutto il
ritiro doveva ruotare attorno all’immagine del pane, portando
avanti un costante confronto tra la manna data agli ebrei da
Dio durante gli anni nel deserto, per l’appunto “pane dal
cielo”, e il pane spezzato da Gesù durante l’ultima cena,
“pane del cielo”, arrivando a vedere quindi il pane come Corpo
di Cristo, dono di Dio per noi. L’obiettivo poi, in perfetto
stile Azione Cattolica, era quello di riuscire a trasportare
il succo di tutte le riflessioni a un livello più personale:
dove posso trovare questo “pane” nella mia vita, nella mia
quotidianità? La conclusione era il riferimento al sacramento
dell’Eucarestia a cui assistiamo ogni domenica in chiesa e che
non può mai diventare una semplice abitudine. Questa era la
traccia fondamentale dell’esperienza e poi il tutto è stato
elaborato a piacere nei vari posti. Costante, però, è stato lo
schema della giornata: attività in mattinata, seguita dalla
Messa, secondo i ritmi della comunità ospitante; poi pranzo e
pomeriggio con gioco. Il tutto si è concluso intorno alle
16.30.

Come è nata l’idea di questi ritiri zonali?

«»Tre anni fa nacque un’idea da un creativo gruppo di giovani.
Il gruppo in questione era quello dell’equipe ACR cremonese e
l’esigenza quella di decidere come organizzare i ritiri
quaresimali per i loro ragazzi. Forse nacque tutto più come
una sfida: “Siccome la diocesi è molto vasta e suddividere le
iniziative in diverse zone per renderle il più possibile
accessibili è necessario, perché non organizzare un unico tipo
di ritiro da proporre nelle varie zone e da fare nello stesso
giorno in modo da sentirci un’unica comunità?”. Trentasei mesi
fa si tentò per la prima volta di proporre lo stesso ritiro,
lo stesso giorno, nelle 5 zone del nostro territorio. Fu un
successo. Così si replicò l’esperimento anche l’anno dopo fino
ad approdare ai giorni nostri».

Tornando all’esperienza di quest’anno, come comunicare l’idea
di questo essere comunità? Come trasmettere l’importanza di
essere tutti insieme anche se separati da qualche chilometro?

«Lo stratagemma trovato quest’anno è stato quello di un video
girato singolarmente nei vari oratori e, una volta montato
insieme, è stato mostrato come conclusione del ritiro. Il
montaggio mostra il passaggio di una pagnotta di pane per le
mani di tutti i ragazzi partecipanti: all’inizio, in zona 1, è
intera e passando di mano in mano, e da zona in zona, riduce
le sue dimensioni, fino ad arrivare alla parte in zona 5 in
cui è presente solo un quarto della pagnotta. Il significato
sottostante è la condivisione di questo pane e della Parola di
Dio con tutte le persone con cui entriamo in contatto nella
vita quotidiana e non solo nei momenti in cui è “facile”
essere buoni cristiani, facendo in modo di riuscire in quella
faticosa missione affidata ad ognuno di noi di non essere
terreni aridi, ma di portare frutto nel mondo nel migliore dei
modi. Noi giovani dell’equipe ACR cremonese siamo soddisfatti
del successo che ha avuto la giornata nelle varie parti della
diocesi e speranzosi di poter rendere queste iniziative
momenti condivisi tra un numero sempre maggiore di ragazzi».

Ascolto,      perdono                                      e
dialogo per ricominciare
“Confermare è rinnovare ogni giorno una scelta: nella vita di
coppia confermare è decidere ogni giorno di amare e
perdonare”. Con queste parole si è suggellato il terzo e
ultimo appuntamento delle Catechesi Quaresimali dei giovani
della città, svoltosi venerdì 5 aprile presso l’oratorio del
Maristella. Una cinquantina di giovani provenienti dalle
parrocchie cittadine si sono ritrovati per ascoltare la
toccante testimonianza di una coppia cremonese che ha vissuto
importanti momenti di crisi matrimoniale, ma ha saputo
rafforzare il proprio legame, sperimentando il perdono.

I coniugi aderiscono all’associazione “Retrouvaille”, un
servizio esperienziale offerto a coppie sposate o conviventi
che hanno problemi di relazione e che intendono ricostruire il
loro rapporto d’amore, lavorando per salvare il matrimonio in
crisi.

Il racconto a due voci degli ospiti è arrivato al cuore dei
giovani per la sua intensità e autenticità: a un certo punto
del matrimonio, hanno sperimentato forti difficoltà di coppia,
alimentate da discussioni, bisogni non appagati, solitudini,
chiusure, vittimismi e, infine, allontanamenti. Il tempo della
crisi è divenuto tempo per comprendere da chi si poteva
dipendere veramente per la propria realizzazione.
L’inquietudine percepita da entrambi, in fondo, non era che il
sintomo di un bisogno di riconciliazione, della necessità di
ritornare in famiglia e alle radici della Fede e del Perdono.

Una “storia di guarigione” e conversione fondata sul
riconoscimento della presenza costante di Dio nella propria
vita, quella “luce mai spenta” che dona speranza e indica una
direzione. L’esperienza e la comprensione dell’essere amati da
Dio conduce a fare come Lui: scegliere di amare e perdonare
giorno dopo giorno.

Grazie al percorso intrapreso con l’associazione
“Retrouvaille”, realtà conosciuta grazie all’ascolto della
testimonianza di una coppia, gli sposi hanno scoperto come
l’ascolto, il perdono, la comunicazione e il dialogo possano
essere strumenti potenti per la riconciliazione e
per recuperare un rapporto di coppia duraturo, anche dopo il
tradimento e la separazione. Il quotidiano esercizio ad avere
e dare fiducia, l’ascolto e la condivisione delle scelte anche
nelle piccole cose diventano i passi che scandiscono il
cammino familiare, nella riscoperta del valore della gratuità
e dell’attesa nei legami da ricostruire… perché, come ci hanno
ricordato i due coniugi, “l’amore è un sentimento, amare è una
decisione”.

Via   Crucis   delle   scuole
cattoliche, bambini e ragazzi
in processione in Cattedrale
Si è celebrata nella serata di mercoledì 10 aprile la
tradizionale Via Crucis delle scuole cattoliche di Cremona.
Una folla di bambini e ragazzi, con le loro insegnanti e tanti
genitori, si sono dati appuntamento in piazza del Comune,
davanti alla Cattedrale per una preghiera. Sorrisi e colori
come nello stile dei giovanissimi, ma anche silenzio e soste
di riflessione lungo il percorso che si è articolato in
quattro tappe: in piazza, in largo Boccaccino, poi di nuovo in
piazza e infine dentro la Cattedrale.

Guidati   nella   celebrazione   da   don   Michele   Rocchetti,
accompagnati dalle letture e dalle musiche eseguite dai
ragazzi del coro diretto dal maestro Giovanni Grandi gli
alunni delle scuole Sacra Famiglia, Beata Vergine, Canossa,
Sant’Angelo, Maria Immacolata e Sacro Cuore hanno seguito la
Passione di Cristo, in processione seguendo ciascuno il
cartello della propria classe.

          Ascolta la riflessione del vescovo Antonio

Tra loro anche il vescovo Antonio, che a conclusione della
celebrazione, in una Cattedrale gremita, ha rivolto il suo
“grazie” ai bambini e ai ragazzi per la loro partecipazione. E
parlando della lettura delle passione fatta dagli stessi
ragazzi ha riflettuto: “Sentire Gesù che ci parla con la voce
di un bambino non è una recita, ma un fatto vero: Gesù è più
presente in ogni bambino, in ogni vita che nasce, che in noi
adulti”. Monsignor Napolioni ha proposto poi una sua
riflessione sul cammino di preparazione alla Pasqua ormai alle
porte, con un messaggio rivolto soprattutto a genitori e
insegnanti: “I bambini e i ragazzi – ha detto – hanno il
diritto di leggere il Vangelo della Pasqua. Noi adulti invece
abbiamo bisogno della Pasqua di Gesù. Solo se soddisfiamo il
nostro bisogno profondo possiamo aiutare voi bimbi a
esercitare il vostro diritto. E allora – ha concluso –
facciamo la Pasqua insieme”.

                         photogallery

Dal 13 aprile al 4 maggio a
Cremona la mostra di diorami
pasquali
“Diorami Pasquali” è il titolo della mostra che, dal 13 aprile
al 4 maggio, sarà visitabile nella Sala dei Decurioni di
Palazzo Comunale, a Cremona. Una suggestiva esposizione nella
quale la Passione di Cristo è rappresentata attraverso l’arte
del presepio.

La mostra (alla sua terza edizione) è organizzata dalla sede
cremonese della Associazione italiana amici del presepio, con
il patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona.

Le visite, con ingresso libero da Spazio Comune (piazza
Stradivari), dal lunedì al sabato dalle ore 9 alle 18, la
domenica e i festivi dalla 10 alle 17.

Ulteriori informazioni contattando il 346-3091505 o scrivendo
a cremona.presepi@libero.it.
Locandina

Il   Magistero                         dei           Papi
sull’elemosina
 “Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e
 accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di
 assicurarci un futuro che non ci appartiene. E così ritrovare
 la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel
 nostro cuore, quello di amare Lui, i nostri fratelli e il
 mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità”.

Parole di Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima 2019.

Elemosina, uno dei fondamentali precetti della Quaresima

 “Mettiamoci dunque tutti in cammino. Cercheremo sostegno ai
 buoni propositi nella preghiera, una preghiera convalidata da
 una più volenterosa disponibilità di sacrificio ed anche
 dalla rinuncia generosa a qualcosa di nostro per avere di che
 venire in soccorso ai poveri. È il consiglio antico di quello
 sperimentato maestro di vita spirituale, che fu
 Sant’Agostino: «Vuoi che la tua preghiera voli fino a Dio?»,
 egli domanda. «Fac illi duas alas, ieiunium et eleemosynam»,
 «Mettile due ali, il digiuno e l’elemosina» (S. Augustini
 Enarr. in Ps. 42, 8). Il programma è chiaro. Che il Signore
 ci conceda la generosità necessaria, per calarlo nella
 concretezza della nostra vita”.

                 Ascolta la voce di Paolo VI
https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349
                     55265_F134955265.mp3

Così Paolo VI nella Messa del Mercoledi delle Ceneri del 1978,
era l’8 febbraio

Ma chi sono veramente “i poveri”? Solo i barboni che
incontriamo per strada? E che cosa significa davvero
“elemosina”? Siamo sicuri che per praticarla sia sufficiente
depositare un paio di monetine dentro una mano tesa e
sgattaiolare via il prima possibile, con la coscienza a posto?

 “La parola “elemosina” oggi non l’ascoltiamo volentieri.
 Sentiamo in essa qualcosa di umiliante. Questa parola sembra
 supporre un sistema sociale in cui regna l’ingiustizia,
 l’ineguale distribuzione dei beni, un sistema che dovrebbe
 essere cambiato con riforme adeguate. E se tali riforme non
 venissero compiute, si delineerebbe all’orizzonte della vita
 sociale la necessità di cambiamenti radicali, soprattutto
 nell’ambito dei rapporti tra gli uomini. (…)Possiamo non
 esser d’accordo con chi fa l’elemosina, per il modo in cui la
 fa. Possiamo anche non consentire con chi tende la mano
 chiedendo l’elemosina, in quanto non si sforza di guadagnarsi
 la vita da sé. Possiamo non approvare la società, il sistema
 sociale, in cui ci sia necessità di elemosina. Tuttavia il
 fatto stesso di prestare aiuto a chi ne ha bisogno, il fatto
 di condividere con gli altri i propri beni deve suscitare
 rispetto”.

             Ascolta la voce di Giovanni Paolo II
https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349
                     55269_F134955269.mp3

E’ il 28 marzo 1979 quando Giovanni Paolo II pronuncia queste
parole, in Udienza generale. In Italia sono gli anni di
piombo, si è da poco concluso il processo per lo scandalo
Lockeed , da pochi giorni è stato assassinato il giornalista
Mino Pecorelli, mentre la magistratura Usa ha incriminato per
bancarotta Michele Sindona. Da poche settimane è rientrato in
Iran l’ayatollah Komeini dopo 15 anni di esilio… A Three Mile
Island, negli Usa proprio mentre Giovanni Paolo II pronuncia
queste parole, si verifica uno dei più gravi incidenti della
storia dell’energia nucleare… Ai poveri sembra non pensarci
nessuno.

 “Spezza il tuo pane all’affamato e apri la tua casa ai poveri
 e ai raminghi; se vedi un ignudo, ricoprilo, non disprezzare
 la tua propria carne. Allora la tua luce spunterà come il
 mattino, e la tua salvezza germoglierà presto, la tua
 giustizia camminerà innanzi a te, e la gloria del Signore ti
 accoglierà. (Is. 58, 6-8)”.

             Ascolta la voce di Giovanni Paolo II
https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349
                     55271_F134955271.mp3

Giovanni XXIII, nel suo ultimo Mercoledi delle Ceneri, il 27
febbraio del 1963, aveva insistito sul precetto della carità
come perfetta espressione dello spirito conciliare…

 “È dunque il Concilio che dà il tono alla quaresima di
 quest’anno, battendo specialmente l’accento sull’impegno di
 ogni buon cristiano a vivere il precetto della carità, più
 che a soffermarsi a contemplare la novella fioritura di cui
 tutti vorranno allietarsi. È impegno di artefici, quindi, non
 di spettatori”.

              Ascolta la voce di Giovanni XXIII
https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349
                     55262_F134955262.mp3

Artefici della carità in un mondo sempre più dilaniato da
tensioni e da ferocia. Una sfida impegnativa. Anno 2011. Il
nuovo millennio è appena iniziato e c’è chi parla di nuovo
medioevo, di scontri di civiltà, di invasioni barbariche…
Forse per questo Papa Benedetto XVI evoca un suo lontanissimo
predecessore. Udienza generale del 9 marzo:

 “San Leone Magno insegnava in uno dei suoi discorsi sulla
 Quaresima: (…) A questi doverosi e santi digiuni, poi,
 nessuna opera si può associare più utilmente dell’elemosina,
 la quale sotto il nome unico di ‘misericordia’ abbraccia
 molte opere buone. Immenso è il campo delle opere di
 misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono
 beneficare gli altri con l’elemosina, ma anche quelli di
 condizione modesta e povera. Così, disuguali nei beni di
 fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà
 dell’anima” (Discorso 6 sulla Quaresima, 2: PL 54, 286). San
 Gregorio Magno ricordava, nella sua Regola Pastorale, che il
 digiuno è reso santo dalle virtù che l’accompagnano,
 soprattutto dalla carità, da ogni gesto di generosità, che
 dona ai poveri e ai bisognosi il frutto di una nostra
 privazione (cfr 19,10-11)”.

               Ascolta la voce di Benedetto XVI
https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349
                     55274_F134955274.mp3

Nulla dunque dev’essere fine a se stesso. Non il digiuno, che
va finalizzato alla condivisione, all’elemosina, appunto, e
non l’elemosina, che non può limitarsi a un fatto materiale, a
quelle quattro monetine, alla frettolosa e asettica donazione
a favore di un centro di accoglienza profughi o di una Onlus,
per quanto gesti in sé apprezzabili…

“Ecco come, con la istituzione della Quaresima, la Chiesa non
conduce i suoi figli a semplice esercizio di pratiche
esteriori, ma ad impegno serio di amore e di generosità per il
bene dei fratelli, alla luce dell’antico insegnamento dei
profeti”.

              Ascolta la voce di Giovanni XXIII
https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349
55275_F134955275.mp3

Lo    ribadisce      Giovanni      XXIII   nel    suo     già
citato Radiomessaggio per la Quaresima 1963. E Giovanni Paolo
II, nell’udienza del 28 marzo 1979, sottolinea la portata
spirituale dell’offerta ai poveri…

 “Nella Sacra Scrittura e secondo le categorie evangeliche,
 “elemosina” significa anzitutto dono interiore. Significa
 l’atteggiamento di apertura “verso l’altro”. Proprio tale
 atteggiamento è un fattore indispensabile della “metànoia”,
 cioè della conversione, così come sono anche indispensabili
 la preghiera e il digiuno”. (…)

 “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho
 avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete
 ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
 visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i
 giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo
 veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti
 abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti
 abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti
 abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a
 visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico:
 ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi
 miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (Mt
 25,35-40).

             Ascolta la voce di Giovanni Paolo II
https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2019/04/08/12/1349
                     55276_F134955276.mp3

Ascolta la puntata di “Le voci dei Papi” andata in onda su
Radio Vaticana Italia il 7 aprile dedicata al Magistero
sull’elemosina.
Al cinema la storia di un
“secondo”:   tra   biopic  e
documentario “Il Precursore”
su san Giovanni Battista
Può essere definita la storia di un “secondo”. In realtà, come
indica bene il titolo, “Il Precursore”, è il racconto della
vicenda di un’importante figura biblica, Giovanni il Battista,
profeta che apre la via alla vita pubblica di Gesù. Il film,
diretto dal regista Omar Pesenti, è una nuova produzione
firmata Officina della Comunicazione insieme alla Santa Sede,
con la Fondazione Giovanni XXIII e Vatican Media. “Il
Precursore” è stato presentato in anteprima in Vaticano,
lunedì 8 aprile, alla presenza del card. Gianfranco Ravasi,
Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, coinvolto
nel film anche in veste di esperto, nonché di Paolo Ruffini e
mons. Dario E. Viganò, prefetto e assessore del Dicastero per
la Comunicazione.

Il film viene dedicato alla memoria di mons. Franco Perazzolo,
officiale del Dicastero della Cultura e della Comunicazione,
nonché membro della Commissione nazionale valutazione film
Cei, scomparso prematuramente l’8 settembre 2018.

Un film, tre linee stilistico-narrative. Tre sono le
direttrici del film “Il Precursore”. La prima, più
cinematografica, segue il taglio classico del biopic storico-
biblico, cui si legano o meglio si ibridano una linea di
indagine tipica del documentario e uno sguardo culturale-pop
grazie all’animazione. Anzitutto la parte di finzione. La
storia si apre e si chiude con l’immagine di una prigione:
all’inizio vediamo un ambiente ostile, claustrofobico, pronto
a ospitare un detenuto d’eccezione, appunto Giovanni il
Battista. Da lì parte un excursus sulla sua vita e sul cammino
compiuto nel dare testimonianza della venuta del Cristo,
passando per il battesimo di Gesù nel fiume Giordano e fino
alla sfida a viso aperto della corruzione politica-morale del
tempo, puntando l’indice contro Erode.

Il film, con una struttura circolare, ritorna poi nella
prigione, luogo che si carica sì di violenza, di oppressione,
ma anche di luminosa fede e speranza; in quello spazio angusto
si compie la vicenda del Battista, lì trova l’eco senza tempo
della sua testimonianza, il suo essere figura anticipatrice di
Cristo.

A interpretare con efficacia il Battista è l’attore Francesco
Castiglione; del cast fanno parte anche Luca Capuano,
Antonella Fattori, Edoardo Siravo e Valeria Zazzaretta. Una
ricostruzione accurata che, come indicano i produttori Nicola
Salvi ed Elisabetta Sola, AD di Officina della Comunicazione,
si è snodata lungo 7 mesi, con 2 settimane di riprese in
esterni, nei territori della Regione Marche, coinvolgendo 17
attori professionisti e 50 comparse.
Accanto a questa linea di finzione, si innesta poi il racconto
documentaristico, facendo uso di raccordi culturali e
ancoraggi scientifici. Vediamo così le testimonianze di noti
biblisti ed esperti: oltre al citato card. Gianfranco Ravasi,
figurano mons. Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata,
Emanuela Prinzivalli, docente di Storia del Cristianesimo e
delle chiese alla Sapienza Università di Roma, e Pierluigi
Guiducci, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia
Università Lateranense.
Ultima, ma non meno importante, è la linea di animazione, con
una serie di tavole illustrative fresche e colorate che
rimarcano alcuni passaggi chiave della storia, favorendo un
quadro dinamico e accattivante in chiave divulgativa.
Il punto Sir-Cnvf. Proprio questa commistione di stili rende
il film “Il Precursore” un prodotto audiovisivo molto attuale
e originale, pensato per uno sfruttamento cinematografico,
televisivo e didattico. Come ha riconosciuto mons. Dario E.
Viganò, capofila del progetto, durante la prima del film in
Vaticano: “Con durata di 55 minuti, il film rappresenta un
format perfetto per i grandi personaggi della Storia e della
Chiesa. Potrebbe aprire la via a una possibile serialità…”. In
generale,

il film riesce a raccontare con efficacia una figura complessa
come quella del Battista, profondamente simbolica, poco
esplorata nella sua completezza tra grande e piccolo schermo,
perché “schiacciata” a livello narrativo, tra cinema e tv,
dalla figura di Gesù.

“Il Precursore” si snoda su una scrittura ben calibrata –
firmano la sceneggiatura Renato Poletti, Elisabetta Sola e
Massimo Vavassori – ed è sorretto una regia capace e solida,
quella di Omar Pesenti (suoi sono “In trincea. Piccole storie
della Grande Guerra” del 2016 e “Italia 70. 10 anni di piombo”
del 2018), attento nella gestione del racconto e delle
testimonianze senza inciampare in eccessi didascalici. A
marcare poi con intensità la narrazione sono la suggestiva
fotografia di Filippo Genovese e le musiche originali di
Francesco Perri.
Nel complesso, il film “Il Precursore” è da valutare dal punto
di vista pastorale come consigliabile, poetico e adatto per
dibattiti e approfondimenti in chiave educational.
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