Evoluzione della cultura della sicurezza
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Istituto Eccelsa Alta formazione del gusto alimentare I.P.S.E.O.A. “S. Pertini” - Brindisi Servizi per l’Enogastronomia E l’Ospitalità Alberghiera Modulo 1 – AAR Corso Addetti alla Ristorazione – POR Puglia 2007-2013 Il rischio da ambienti di lavoro Evoluzione della cultura della sicurezza Il rischio incendio, la gestione dell’emergenza, il P.E.E. Microclima, illuminazione, rischio elettrico Evoluzione della cultura della sicurezza - dal Dopoguerra ai giorni odierni - 1
Evoluzione della normativa in Italia art. 2087 del Codice Civile (1942) (Tutela delle condizioni di lavoro) L’ imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro. Attualmente ancora considerata come norma “di chiusura” del sistema della sicurezza sul lavoro, visto come un rapporto di debito- credito tra datore di lavoro e lavoratore Evoluzione della normativa in Italia Normativa degli anni ’50: DPR 547/55 (Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro) DPR 164/56 (Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni) DPR 303/56 (Norme generali per l’igiene del lavoro) - Specifici precetti prevenzionali (impostazione prescrittiva alla cui applicazione sono chiamati i datori di lavoro, i dirigenti, i preposti e finanche i lavoratori) - Misure di prevenzione oggettiva sostanzialmente preferite alle misure di prevenzione soggettiva 2
Evoluzione della normativa in Italia Anni ’90: il D.Lgs. 626/94 (Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE, 93/88/CEE, 95/63/CE, 97/42/CE, 98/24/CE, 99/38/CE e 99/92/CE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro) - Recepimento in Italia della legislazione comunitaria “sociale”. - Nuovo approccio alla sicurezza: alla sicurezza oggettiva si affianca una maggiore attenzione alle risorse umane, alla loro formazione e organizzazione. Si parla di “Valutazione dei Rischi”. Evoluzione della normativa in Italia I principi ispiratori del 626/94 “... istituire nell’azienda un sistema di gestione permanente ed organico diretto alla individuazione, riduzione e controllo costante dei fattori di rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori.” (Circ. M.L. 7/8/1995, n.102) 3
Evoluzione della normativa in Italia L’iter evolutivo del D.Lgs. 626/94 Recepimento della direttiva quadro 89/391/CEE (Ia direttiva “sociale”) Modifiche ed integrazioni: - D. Lgs. 242/96 (modifiche) - D.Lgs. 359/99 (Attuazione della direttiva 95/63/CE relativa ai requisiti minimi di sicurezza e salute per l’uso delle attrezzature di lavoro) - D.M. 12/11/99 (elenco degli agenti biologici classificati) - D.Lgs. 66/00 (Attuazione delle direttive 97/42/CE e 99/38/CE in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi da esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro) - L. 422/00 (modifiche alla definizione di videoterminalista e alla relativa sorveglianza sanitaria) Evoluzione della normativa in Italia L’iter evolutivo del D.Lgs.626/94 Modifiche ed integrazioni (continua): - D.Lgs. 25/02 (Attuazione della direttiva 98/24/CE sulla protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori contro i rischi derivanti da agenti chimici durante il lavoro) - D.Lgs. 195/03 (Requisiti professionali del responsabile del servizio prevenzione e protezione) - D.Lgs. 233/03 (Attuazione della direttiva 99/92/CE relativa alla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori esposti al rischio di atmosfere esplosive) - D.Lgs. 235/03* (Attuazione della direttiva 2001/45/CE relativa ai requisiti minimi di sicurezza e salute per l’uso delle attrezzature di lavoro) * in particolare, esso prescrive la redazione di un vero e proprio piano, cosiddetto “PiMUS”, su montaggio, uso e smontaggio dei ponteggi - D.Lgs. 195/06 (Attuazione della direttiva 2003/10/CE relativa all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (rumore) - NON INTEGRATO NEL 626/’94 - - D.Lgs. 187/05 (Attuazione della direttiva 2002/44/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti da vibrazioni meccaniche) 4
Evoluzione della normativa in Italia 2008: il Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro D. Lgs. 81/2008 Per Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (noto anche con l'acronimo TUSL, col quale per brevità viene spesso citata la normativa) si intende, nell'ambito del diritto italiano, l'insieme di norme contenute nel Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 che - in attuazione dell'articolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123 - ha riformato, riunito ed armonizzato, abrogandole, le disposizioni dettate da numerose precedenti normative in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro succedutesi nell'arco di quasi sessant'anni, al fine di adeguare il corpus normativo all'evolversi della tecnica e del sistema di organizzazione del lavoro. Insieme di precetti a struttura rigida e di precetti a struttura elastica rigida (PRECETTI PRESCRITTIVI) Impongono al debitore di sicurezza un preciso presidio di prevenzione STRUTTURA elastica (PRECETTI PRESTAZIONALI) Si limitano a prevedere il risultato prevenzionale che si vuole raggiungere, lasciando al debitore di sicurezza la scelta del modo in cui raggiungere il risultato 5
Le modalità operative Precetti a struttura elastica (PRECETTI PRESTAZIONALI) si limitano a prevedere il risultato prevenzionale che si vuole raggiungere, lasciando al debitore di sicurezza la scelta del modo in cui raggiungere il risultato ANALISI DEI RISCHI SICUREZZA INTEGRATA Misure di prevenzione soggettiva ad integrazione delle misure di prevenzione oggettiva Il costo sociale dovuto all’ all’alto numero di infortuni provocati dalla utilizzazione delle macchine può essere ridotto integrando la sicurezza nelle fasi di progettazione e di costruzione nonché nonché effettuando una corretta installazione e manutenzione. Il principio di integrazione della sicurezza prevede nell’ nell’ordine: •eliminazione dei rischi in fase progettuale •riduzione dei rischi in fase progettuale •adozione di protezioni o dispositivi di sicurezza •evidenziazione (nelle istruzioni) dei rischi residui non eliminabili Basandosi su queste considerazioni il primo gennaio 1993 è stata emanata la prima direttiva comunitaria relativa alle macchine che interessa sia la produzione e la commercializzazione delle macchine che la responsabilità responsabilità dei vari soggetti coinvolti nelle attività attività lavorative ai fini della prevenzione infortuni. 6
2006: Nuova Direttiva Macchine La Direttiva Macchine rappresenta, quindi, dal punto di vista tecnico un insieme di nuove regole per la produzione delle macchine e dal punto di vista amministrativo un nuovo insieme di adempimenti burocratici da soddisfare al momento della loro commercializzazione. commercializzazione. In sintesi la Direttiva Macchine prescrive che una macchina, per poter essere immessa sul mercato della UE, debba: •Risultare accettabilmente sicura (rispetto dei RES – Requisiti Essenziali di Sicurezza - con analisi rischi e conseguente applicazione di norme tecniche) •Essere costruita sulla base di un progetto tecnico disponibile in in caso di contestazione (fascicolo tecnico) •Essere riconoscibile (targa costruttore e marcatura CE) •Essere accompagnata da un libretto (manuale di istruzioni per l’uso e la manutenzione) •Essere garantita da una assunzione di responsabilità responsabilità da parte del fabbricante (dichiarazione di conformità conformità). La prima direttiva macchine (89/391/CE) è stata recepita in Italia con D.P.R. 459/96 il 21 settembre 1996. La marcatura CE è obbligatoria e deve essere apposta prima che i prodotti ad essa collegati siano commercializzati e messi in servizio, salvo il caso in cui direttive specifiche dispongano altrimenti La marcatura CE sui prodotti è una dichiarazione della persona responsabile che il prodotto È conforme a tutte le È stato sottoposto alle procedure di disposizioni comunitarie valutazione della conformità del applicabili caso 7
Fare sicurezza o non fare sicurezza: costi e benefici a bilancio Quanto costa fare sicurezza? Quanto costa non fare sicurezza? “Le persone conoscono il prezzo di tutto e il valore di niente” (Oscar Wilde) 8
L’incidente sui luoghi di lavoro (alcuni esempi) Il rischio incendio la gestione delle emergenze 11
Termini e definizioni generali relativi all’incendio Combustione Reazione chimica sufficientemente rapida di ossidazione di una sostanza combustibile, accompagnata da sviluppo di calore, fiamma, di gas, fumo e luce. Energia 12
Termini e definizioni generali relativi all’incendio Incendio Combustione sufficientemente rapida e non controllata che si sviluppa senza limitazioni nello spazio e nel tempo. Termini e definizioni generali relativi all’incendio Combustibile Sostanza solida, liquida o gassosa nella cui composizione molecolare sono presenti elementi quali il carbonio, l’idrogeno, lo zolfo, etc.. 13
Termini e definizioni generali relativi all’incendio Fiamma Combustione di gas con emissione di luce. Principi della combustione Condizioni necessarie per la combustione: a) presenza del combustibile e del comburente b) per gas e vapori: rapporto tra combustibile e comburente entro un determinato intervallo (di infiammabilità) c) presenza di una sorgente di calore innescante la reazione (superamento della temperatura di accensione/ignizione o auto-accensione) 14
DINAMICA DELL’INCENDIO Nell’evoluzione dell’incendio si possono individuare quattro fasi : 1. Fase di ignizione 2. Fase di propagazione 3. Incendio generalizzato (flash over) 4. Estinzione e raffreddamento TEMPERATURA (flash-over) TEMPO incendio ignizione propagazione estinzione generalizzato 15
DINAMICA DELL’INCENDIO 1. Fase di ignizione Dipende dai seguenti fattori: • Infiammabilità del combustibile • Possibilità di propagazione della fiamma • Grado di partecipazione al fuoco del combustibile • Geometria e volume degli ambienti • Possibilità di dissipazione del calore nel combustibile • Ventilazione dell’ambiente • Caratteristiche superficiali del combustibile • Distribuzione nel volume del combustibile, punti di contatto 2. Fase di propagazione Caratterizzata da: • Produzione dei gas tossici e corrosivi • Riduzione di visibilità a causa dei fumi di combustione • Aumento della partecipazione alla combustione dei combustibili solidi e liquidi • Aumento rapido delle temperature • Aumento dell’energia di irraggiamento DINAMICA DELL’INCENDIO 3. Incendio generalizzato (flash- (flash-over) • Brusco incremento della temperatura • Crescita esponenziale della velocità di combustione • Forte aumento di emissioni di gas e di particelle incandescenti, che si espandono e vengono trasportate in senso orizzontale, e soprattutto in senso ascensionale • Formazione di zone di turbolenze visibili • I combustibili vicini al focolaio si autoaccendono, quelli più lontani si riscaldano e raggiungono la loro temperatura di combustione con produzione di gas di distillazione infiammabili. 4. Estinzione e raffreddamento • Quando l’incendio ha terminato di interessare tutto il materiale combustibile ha inizio la fase di decremento delle temperature all’interno del locale a causa della progressiva diminuzione dell’apporto termico residuo e della dissipazione di calore attraverso i fumi ed i fenomeni di conduzione termica. 16
PRINCIPALI CAUSE E PERICOLI DI INCENDIO Deposito o manipolazione non idonea di sostanze infiammabili o combustibili Accumulo di rifiuti, carta o altro materiale combustibile che può essere facilmente incendiato (accidentalmente o deliberatamente) Negligenza nell'uso di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore; Inadeguata pulizia delle aree di lavoro e scarsa manutenzione delle apparecchiature Impianti elettrici o utilizzatori difettosi, sovraccaricati e non adeguatamente protetti Riparazioni o modifiche di impianti elettrici effettuate da persone non qualificate Apparecchiature elettriche lasciate sotto tensione anche quando inutilizzate Utilizzo non corretto di impianti di riscaldamento portatili Ostruzione dei canali di ventilazione, con conseguente surriscaldamento, di apparecchi di riscaldamento, macchinari, apparecchiature elettriche e di ufficio Effetti dell’incendio sull’uomo 1. ANOSSIA (a causa della riduzione del tenore di ossigeno nell’aria) 2. AZIONE TOSSICA DEI FUMI 3. RIDUZIONE DELLA VISIBILITÀ 4. AZIONE TERMICA Sono determinati dai prodotti della combustione: • Gas di combustione: ossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2), idrogeno solforato (H2S), anidride solforosa (SO2), ammoniaca (NH3), acido cianidrico(HCN), acido cloridrico (HCl), perossido d’azoto (NO2), aldeide acrilica(CH2CHCHO), fosgene (COCl2) • Calore: il calore è dannoso per l’uomo potendo causare, oltre a direttamente bruciature, la disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco della respirazione. • Fumo • Fiamma 17
PREVENZIONE INCENDI La sicurezza antincendio è orientata alla salvaguardia dell’incolumità delle persone ed alla tutela dei beni e dell’ambiente, mediante il conseguimento dei seguenti obiettivi primari: 1. Riduzione al minimo delle occasioni di incendio. 2. Stabilità Stabilità delle strutture portanti per un tempo utile ad assicurare il soccorso agli occupanti. 3. Limitata produzione di fuoco e fumi all'interno delle opere e limitata propagazione del fuoco alle opere vicine. 4. Possibilità Possibilità che gli occupanti lascino l'opera indenni o che gli stessi siano soccorsi in altro modo. 5. Possibilità Possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza. Prevenzione e Protezione PREVENZIONE INCENDI Prevenzione Protezione Misure precauzionali propriamente detta d’esercizio Protezione Protezione attiva passiva 18
Protezione passiva L’insieme delle misure di protezione che non richiedono azioni umane o azionamenti, anche automatici, di impianti (sono quindi misure insite nelle strutture) Possono essere realizzate da: 1. barriere antincendio; 2. isolamento dell’edificio; 3. distanze di sicurezza esterne ed interne; 4. muri tagliafuoco, schermi etc.; 5. strutture aventi caratteristiche di resistenza al fuoco commisurate ai carichi d’incendio; 6. materiali classificati per la reazione al fuoco; 7. sistemi di ventilazione; 8. sistema di vie d’uscita dimensionate in base al massimo affollamento ipotizzabile dell’ambiente di lavoro e alla pericolosità delle lavorazioni. Compartimentazione dell’edificio 19
Scala a prova di fumo interna (D.M. 30/11/1983) "Scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso, per ogni piano, da filtro a prova di fumo". Luogo sicuro •D.M. 30/11/1983: •Spazio scoperto ovvero compartimento antincendio, – separato da altri compartimenti mediante spazio scoperto o filtri a prova di fumo – avente caratteristiche idonee a ricevere e contenere un predeterminato numero di persone (luogo sicuro statico) – ovvero a consentirne il movimento ordinato (luogo sicuro dinamico) D.M. 10/3/1998: luogo dove le persone possono ritenersi al sicuro dagli effetti di un incendio 20
Protezione attiva L’insieme delle misure di protezione che richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto finalizzate alla precoce rilevazione dell’incendio, alla segnalazione e all’azione di spegnimento dello stesso. Possono essere realizzate con: 1. impianti di rivelazione automatica d’incendio 2. dispositivi di segnalazione e d’allarme 3. estintori 4. rete idrica antincendio 5. impianti di spegnimento automatici Presidi antincendio Estintore Estintore portatile a carrellato polvere 21
IDRANTE UNI 45 NASPO UNI 25 DN 45 (nella UNI 10779) DN 25 Lancia AI Idrante Simbologia secondo D.M. 30/11/1983 IDRANTE UNI 70 DN 70 (nella UNI 10779) Simbologia secondo D.M. 30/11/1983 22
Sistemi di ventilazione di locali industriali Sono sistemi di protezione attiva dall’incendio. evacuatori di fumo e di calore (EFC): funzionamento generalmente automatico a mezzo di fusibili od altri azionamenti l’apertura può essere anche manuale è preferibile avere il maggior numero possibile di sfoghi aperture a shed si possono prestare ad ottenere dei risultati soddisfacenti, se vengono predisposti degli sportelli di adeguate dimensioni ad apertura automatica o manuale superfici vetrate normali l’installazione di vetri semplici che si rompano sotto l’effetto del calore può essere adottata a condizione che sia evitata la caduta dei pezzi di vetro per rottura accidentale mediante rete metallica di protezione Esempi di aperture di sfogo (EFC) 23
Senza EFC Con EFC Misure specifiche di prevenzione incendi Le principali misure di prevenzione incendi, finalizzate alla riduzione della probabilità di accadimento di un incendio, possono essere riassunte in alcune semplici regole: Realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte (Norme CEI). Collegamento elettrico a terra di impianti, strutture, serbatoi etc. Installazione di impianti parafulmine Dispositivi di sicurezza degli impianti di distribuzione e di utilizzazione delle sostanze infiammabili. Ventilazione dei locali. Utilizzazione di materiali incombustibili Adozione di pavimenti ed attrezzi antiscintilla Segnaletica di Sicurezza, riferita in particolare ai rischi presenti nell’ambiente di lavoro. 24
Gestione delle emergenze elementari Finalità Riferimenti Normativi Requisiti delle strutture Figure coinvolte Scenari delle emergenze e relative procedure Assistenza ai disabili Informazione e formazione Finalità Obiettivo primario salvaguardare la vita umana; Obiettivi derivati interrompere o limitare l’evolversi dell’incidente; attivare con tempestività i presidi antincendio disponibili; limitare i danni alle persone e cose; soccorrere le persone coinvolte nell’emergenza; consentire una ordinata evacuazione se necessaria,tenendo conto della eventuale presenza di disabili 25
Finalità Obiettivi derivati assicurare il coordinamento con i servizi di emergenza esterni; consentire un corretto flusso delle informazioni da e per il luogo dell’incidente; isolare l’area interessata; prevedere delle procedure necessarie a garantire l’efficienza degli impianti, dei mezzi antincendio e di tutti i dispositivi il cui funzionamento è importante in caso di emergenza (Registro dell’antincendio) Ambito di applicazione OBBLIGO DELLA REDAZIONE DEL P.E. in tutte le attività lavorative con più di nove dipendenti; in tutte le attività con meno di 10 dipendenti ma soggette a controlli di prevenzione incendi da parte dei vigili del fuoco; I D.L. delle altre attività non hanno l’obbligo ma dovranno comunque prevedere idonee misure organizzative e gestionali da adottare nel caso di verifichi una qualsiasi emergenza. 26
Contenuti del Piano di Emergenza gli scenari di emergenza; le procedure che i lavoratori devono mettere in atto nel caso in cui si verifichi un’emergenza; le procedure che persone esterne all’ufficio (pubblico, lavoratori di imprese esterne, addetti alla manutenzione, ecc.) devono mettere in atto nel caso in cui si verifichi un’emergenza; procedure per l’evacuazione del luogo di lavoro; procedure per assicurare l’efficienza di tutti i dispositivi di sicurezza e antincendio; Contenuti del Piano di Emergenza procedure per chiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco e per fornire le necessarie informazioni al loro arrivo; procedure per chiedere l’intervento di Soccorso sanitario e altri servizi esterni; specifiche misure per assistere i disabili; doveri e compiti del personale incaricato alla gestione delle emergenze, pronto soccorso e lotta antincendio; provvedimenti necessari per assicurare l’informazione e la formazione; le esercitazioni di intervento e di evacuazione; 27
Contenuti del Piano di Emergenza Planimetrie Indicanti: La distribuzione e destinazione dei vari ambienti, le vie di fuga, i luoghi sicuri ecc.; l’ubicazione dei luoghi a rischio incendio (archivi, autorimesse, gruppo elettrogeno); l’ubicazione dei pulsanti di azionamento delle suonerie di allarme; l’ubicazione della cassetta del pronto soccorso; l’ubicazione delle attrezzature e degli impianti di protezione attiva (estintori, idranti, rilevatori di fumo ecc.); Contenuti del Piano di Emergenza Planimetrie Indicanti: le protezioni passive esistenti (filtri a prova di fumo, porte tagliafuoco, ambienti compartimentati, ecc.); l'ubicazione dell'interruttore generale dell’alimentazione elettrica, delle valvole di intercettazione delle adduzioni idriche , delle bombole di gas comburente esistenti, ecc. Schede contenenti linee guida comportamentali e procedurali da esporre lungo le vie di fuga; 28
Scenari delle emergenze obbiettivi del P.E. Incendio e propagazione fumi; Terremoto; Emergenza di pronto soccorso sanitario; Fuga di gas o sostanze pericolose; Errato funzionamento di impianti tecnologici; Crollo di strutture interne; Guasto elettrico; Allagamento. Assistenza ai disabili SPAZIO CALMO Luogo sicuro statico contiguo e comunicante con una via di esodo verticale od in essa inserito. Tale spazio non dovrà costituire intralcio alla fruibilità delle vie di esodo ed avere caratteristiche tali da garantire la permanenza di persone con ridotte o impedite capacità motorie in attesa dei soccorsi. 29
Spazio Calmo: esempio Rischio da ambiente di lavoro: microclima, illuminazione, rischio elettrico 30
MICROCLIMA Microclima •L’insieme dei fattori fisici ambientali che caratterizzano l’ambiente di lavoro (non necessariamente confinato) e che, assieme ai parametri individuali quali l’attività metabolica e l’abbigliamento, determinano gli scambi termici tra l’ambiente stesso e gli individui che vi operano. 31
Microclima •BENESSERE TERMICO : •- è rappresentato da quelle condizioni in cui l’organismo riesce a mantenere l’equilibrio termico (omeotermia) senza l’intervento del sistema di termoregolazione propria . •- ISO 7730: "quello stato della mente che esprime la soddisfazione verso l'ambiente termico" Microclima •AMBIENTI DI LAVORO • Ambienti moderati : - lievi variazioni dei parametri microclimatici; - il sistema di termoregolazione del corpo umano è in grado di reagire efficacemente •Ambienti severi 32
Microclima •PARAMETRI DA MISURARE •Fattori fisici ambientali: • Temperatura dell’aria Ta (°C) • Velocità dell’aria VA (m/s) • Temperatura media radiante TR (°C) • Umidità relativa Ur (%) Microclima Fattori fisici ambientali Valori ottimali in assenza di irraggiamento e per individui che compiono lavori sedentari e sono vestiti adeguatamente Stagione T° (°C) U.R. (%) v aria (m/s) Inverno 19-22 40-50 0,05-0,1 Estate 24-26 50-60 0,1-0,2 33
ILLUMINAZIONE 34
Illuminazione • L’illuminazione rappresenta uno dei principali fattori ambientali atti ad assicurare il benessere nei luoghi di lavoro. Illuminazione • Una corretta illuminazione • oltre a contribuire • all'incremento della • produttività, riveste grande • importanza nella • prevenzione degli infortuni • sul lavoro 35
Illuminazione • L’illuminazione dei luoghi di lavoro deve essere ottenuta • per quanto è possibile con luce naturale poiché essa è più • gradita all’occhio umano e quindi meno affaticante. Illuminazione In ogni caso, tutti i locali e i luoghi di lavoro devono essere dotati di adeguata luce artificiale per la sicurezza e la salute dei lavoratori. 36
Illuminazione • La luce solare diretta è sconsigliabile negli ambienti di lavoro in quanto determina abbagliamento o fastidiosi riflessi. Illuminazione Per quanto riguarda postazioni di lavoro con videoterminali una cura particolare dovrà essere dedicata all’illuminazione. 37
Illuminazione • “L'illuminazione generale ovvero l'illuminazione specifica (lampade di lavoro) devono garantire un'illuminazione sufficiente e un contrasto appropriato tra lo schermo e l'ambiente, tenuto conto delle caratteristiche del lavoro e delle esigenze visive dell'utilizzatore. • Fastidiosi abbagliamenti e riflessi sullo schermo o su altre attrezzature devono essere evitati strutturando l'arredamento del locale e del posto di lavoro in funzione dell'ubicazione delle fonti di luce artificiale e delle loro caratteristiche tecniche. Illuminazione • Riflessi e abbagliamenti: i posti di lavoro devono essere sistemati in modo che le fonti luminose quali le finestre e le altre aperture, le pareti trasparenti o traslucide, nonché le attrezzature e le pareti di colore chiaro non producano riflessi sullo schermo. • Le finestre devono essere munite di un opportuno dispositivo di copertura regolabile per attenuare la luce diurna che illumina il posto di lavoro”. 38
Illuminazione POSIZIONE SBAGLIATA 77 Illuminazione POSIZIONE SBAGLIATA 78 39
Illuminazione POSIZIONE CORRETTA 79 IL RISCHIO ELETTRICO 40
Impianti elettrici Si definisce impianto elettrico, l’l’insieme dei componenti (cavi, canalizzazioni, apparecchiature di manovra, apparecchiature di protezione, quadri elettrici, prese a spina, ecc.) compresi tra il punto di fornitura dell’ dell’energia (contatore ENEL) e il punto di utilizzazione. 81 Utilizzatori elettrici • Si definiscono utilizzatori elettrici le apparecchiature che utilizzano l’l’energia elettrica per produrre lavoro, calore, luce, come pure le apparecchiature informatiche, le apparecchiature per telecomunicazioni, ecc. 82 41
Sovraccarico E’ una condizione anomala di funzionamento, in conseguenza del quale i circuiti elettrici sono percorsi da una corrente superiore rispetto a quella per la quale sono stati dimensionati. dimensionati. La non tempestiva interruzione di questa “sovracorrente” sovracorrente” può dar luogo all’ all’eccessivo riscaldamento dei cavi o di altri componenti dell’ dell’impianto elettrico 83 ELETTROCUZIONE Il contatto di una persona con parti in tensione può determinare determinare il passaggio di una corrente attraverso il corpo umano, con conseguenze che vanno vanno dal lieve fastidio a danni anche mortali. Il funzionamento biologico del corpo umano è governato da un'attività un'attività elettrica dell'ordine delle decine di mV.mV. Una corrente elettrica proveniente dall'esterno, sommandosi alle piccole correnti fisiologiche interne, interne, può alterare le funzioni vitali dell'organismo causando danni che possono anche essere irreversibili o addirittura letali. 84 42
RISCHIO ELETTRICO Comportamenti da evitare 85 RISCHIO ELETTRICO LAMPADE A SOFFITTO 86 43
MACCHINE ED ATTREZZATURE alimentate ad energia ELETTRICA Prima di usare una macchina informatevi sulle caratteristiche e sulle precauzioni di sicurezza, consultando il libretto di uso e manutenzione Non effettuare manutenzione se prima non avete provveduto a staccare la spina dalla presa. In caso di avvio accidentale della macchina le vostre mani che nel frattempo controllano all’interno della macchina rischiano gravi lesioni 87 Rischi elettrici generali I rischi connessi all’ all’utilizzo dell’ dell’energia elettrica sono molteplici e riassumibili: – elettrocuzione (passaggio della corrente elettrica attraverso il corpo umano); – arco elettrico; – esplosioni e/o incendi; – altri tipi di rischio (mancanza improvvisa dell’energia elettrica, avviamenti intempestivi delle macchine macchinario, ecc.). 88 44
Rischi elettrici generali • L’evento elettrocuzione si manifesta quando, in seguito all’applicazione di una differenza di potenziale fra due o più punti del corpo umano, questo viene percorso da corrente. • La condizione di elevato pericolo è direttamente proporzionale: – all’intensità di corrente attraverso il corpo umano; – durata del contatto con parti in tensione (msec.). • Qualche mA che attraversi il corpo per alcuni millisecondi (msec.) può produrre 89 nell’uomo effetti fisiologici dannosi. Rischi elettrici generali • Per contatto indiretto si intende il contatto di persone con parti conduttrici metalliche, normalmente non in tensione ma che possono andare in tensione per un guasto di isolamento. • Per contatto diretto si intende un contatto con una parte dell’impianto che è normalmente in tensione, come ad esempio: • un conduttore che ha perduto l’isolamento; • un elemento di una morsettiera priva di coperchio; • l’attacco di una lampada, di un fusibile o l’alveolo di una spina durante l’inserzione nella presa; • una parte metallica, non identificabile come massa, 90 come ad esempio un cacciavite quando tocca una parte in tensione. 45
contatto diretto contatto indiretto Rischi elettrici generali • Il contatto diretto è ritenuto il più pericoloso, essendo il soggetto sottoposto alla piena tensione verso terra del sistema elettrico. • Il contatto indiretto è però molto più subdolo…..tornando tornando all’ all’esempio di prima una persona potrebbe ‘prendere la scossa’ scossa’ per il semplice fatto di aver toccato una macchina che ha avuto un guasto d’d’isolamento! 92 46
Rischi elettrici generali • Le misure di protezione contro i contatti DIRETTI sono essenzialmente basate sull’isolamento dei conduttori elettrici, sulla loro segregazione all’interno di involucri o locali chiusi oppure sull’utilizzo di tensioni ridotte non pericolose. • Le misure di protezione contro i contatti INDIRETTI sono essenzialmente basate sul collegamento a terra delle parti metalliche degli impianti elettrici, nonché sulla rapida interruzione automatica del circuito in caso di guasto verso massa. – Collegando a terra le previste parti metalliche di apparecchi elettrici, ci poniamo al sicuro da contatti 93 con potenziali pericolosi. Rischi elettrici generali – Normalmente le apparecchiature elettriche vengono collegate a terra tramite l’l’alveolo centrale delle prese (solo se l’impianto di terra è esistente). – Il collegamento a terra provoca inoltre, in caso di guasto, una circolazione di corrente dall’oggetto verso terra. Questa corrente viene avvertita dall’interruttore differenziale (salvavita), che scatta. – Come misura di protezione addizionale (che non dispensa dall’applicazione di una delle misure precedenti) possono essere utilizzati interruttori differenziali ad alta sensibilità (salvavita). – Questi non evitano la scossa elettrica, ma hanno unicamente la funzione di limitare nel tempo il passaggio 94 della corrente elettrica attraverso il corpo umano (max 40ms). 47
Rischi elettrici generali • Vi sono apparecchi elettrici che non devono essere collegati all’impianto di terra in quanto la protezione è affidata a un doppio isolamento o a un isolamento rinforzato. • Per riconoscerli basta guardare la targa: deve essere riportato il simbolo con il doppio quadrato concentrico. • La spina non ha il contatto centrale che serve, infatti, per il collegamento all’impianto di terra. 95 Rischi elettrici generali • Il “fai da te” è tassativamente vietato per quanto riguarda gli impianti elettrici. • Tutti i lavori devono essere eseguiti da imprese installatrici o installatori abilitati. Importante, in questo campo, è il D.M. 37/08. • Per i lavori su apparecchiature elettriche anche di tipo semplice si sconsiglia comunque l’intervento se non si hanno delle 96 buone conoscenze di base in campo elettrico. 48
3. Rischi elettrici generali • L’interruttore differenziale, che dovrebbe essere presente in tutti i quadri elettrici, si riconosce facilmente per la presenza di un pulsante contrassegnato con la lettera T. • Questo pulsante serve per eseguire il test: premendolo si deve ottenere lo scatto del salvavita. • Questo pulsante deve essere premuto all’incirca una volta al mese per impedirne l’inceppamento nel tempo. 97 Rischi elettrici generali RISCHIO ELETTRICO PRESE A SPINA • Le spine tedesche (Schuko) non devono essere inserite nelle prese ad alveoli allineati se non tramite appositi adattatori che trasformano la spina rotonda in spina di tipo domestico. • Senza l’uso degli adattatori l’apparecchio elettrico funzionerebbe ugualmente ma sarebbe privo del collegamento a terra con 98 • grave pericolo per l’operatore. 49
Rischi elettrici generali • Gli “alberi di Natale” sono pericolosi per le sollecitazioni a flessione che introducono sugli alveoli delle prese, fino a provocare l’uscita del frutto fissato alla scatola con griffe. • L’”albero di Natale” può provocare sovrariscaldamenti localizzati, con pericolo di incendio. • Può essere utilizzata in suo luogo una “ciabatta”. 99 Modulo 1 - AAR Il rischio da ambienti di lavoro FINE LEZIONE 50
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