Esperienze naturali di gioco - ascolti e ricerche in giardino

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Esperienze naturali di gioco - ascolti e ricerche in giardino
esperienze naturali di gioco
            ascolti e ricerche in giardino
Esperienze naturali di gioco - ascolti e ricerche in giardino
Indice
    Esperienze naturali di gioco di Sabrina Bonaccini …………………………………………….6

    Il rapporto tra bambino e natura: una convivenza da ritrovare
    di Federica Marani e Alberto Rabitti ……………………………………………………………...10

    I diritti naturali dei bambini di Alberto Rabitti ……………………………………………..…..16

    Cosa sono gli spazi naturali di gioco di Alberto Rabitti …………………………………......22

    L’apprendimento in giardino di Federica Marani e Alberto Rabitti ………..…………..….....27

     Il giardino come atelier permanente di Lina Borghi e Laura Fantini …………………………..32

     Osmosi tra dentro e fuori di Lina Borghi e Laura Fantini …………………………………...…..42

     Il bello è fuori se c’è esperienza di Lina Borghi, Marzia Settepassi e Laura Fantini …...…..48

     Osservare e sostare di Lina Borghi e Laura Fantini …………………………………………….54

    Identità dei luoghi, abitabilità e qualità delle esperienze di Federica Marani……………...59

    Una grande risorsa per costruire possibilità: il giardino del nido Melograno di Laura Fantini .62

    Un progetto partecipato: il Polo Educativo di Barco di Laura Fantini ………………………….66

    Vivere l’evoluzione del progetto: il giardino del Brave Garden, Diesel
    di Roberta Prandi e Silvia Pozzato ….…………………………………………………………….70

    Vivere il giardino al nido Girasole di Federica Marani ……………………………………….…74.

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Soluzioni naturali per il gioco: alcuni rilanci di Alberto Rabitti …………………81

Laboratori con le famiglie in giardino

Suggestioni d’ambiente: orti al nido di Federica Marani ……………………….....…87.

Tessere orizzonti di Roberta Prandi ………………………………………………...…96

Oltre il giardino: la città, il territorio

In dialogo con i giardini pubblici della città di Federica Marani ……………………99

Ascoltare il territorio: la Tana della Mussina di Roberta Prandi ………………….105

Esplorazioni nel territorio di La Spezia di Marzia Settepassi ………………….….111

I soliti problemi di Alberto Rabitti …………………………………………………...115

Bibliografia …………………………………………………………………………….121

Il gruppo di lavoro …………………………………………………………………....122

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Esperienze
naturali di gioco
 Sabrina Bonaccini
                      “La wilderness è qualcosa di mistico: un’esperienza intensa, intangibile e non materialistica.

                     Il diritto all’esperienza è fondamentale, come il diritto di proprietà, di credo, il diritto al lavoro e

                       alla sicurezza. L’idea che ci siano altri (e altrettanto importanti) valori oltre a quelli di natura

                      prettamente materiale ed economica è qualcosa che dobbiamo alimentare e sostenere il più

                           possibile [… ] La wilderness non è solo una condizione della natura, ma uno stato della

                             mente e del cuore. Il significato degli elementi naturali, quel significato che tocca poeti

                                    sognatori, ambientalisti e cittadini, ha a che fare con la “presenza della natura”.

                                                  Si tratta di uno stato d’animo, la magia di un’esperienza personale,

                                                                            la consapevolezza di una condizione pura”.

                                      Da “La natura è il mio regno”, mostra fotografica di Ansel Adams 1902 -1984

                     Parlare di esperienze naturali di gioco significa riferirsi ad esperienze a contatto di-
                     retto con gli elementi ed i ritmi della natura, che favoriscono un rapporto con il mon-

                     do circostante in una dimensione spontanea ed immediata. Il contatto con lo spazio
                     naturale è fondamentale per suscitare un senso di armonia abitativa del mondo nel

                     bambino, se intendiamo il mondo della vita come unità armonica di elementi.
                     Abitare è un tratto essenziale dell’essere umano, ma secondo il filosofo Heidegger

                     l’uomo abita poeticamente il mondo quando riesce ad essere toccato dalla vicinanza
                     dell’essenza delle cose. Oggi per i bambini il vissuto dello spazio naturale diventato
                     un vissuto raro a causa di ritmi e stili di vita che si concentrano per la maggior parte
                     dell’anno nel chiuso degli spazi urbani e con la fobia del contatto dello sporco.

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Ma nonostante ci siamo allontanati dall’esperienza della natura, i vissuti di apertura, serenità, silenzio, esplorazio-
ne sono ancora presenti dentro di noi come archetipi. Dal mondo naturale provengono al bambino richiami che

sciolgono la staticità del corpo, verso un movimento che non è solo corporeo, ma è progettualità ed adeguatezza
al proprio essere nella vita. Il primo vissuto che il bambino di solito esprime a contatto con il mondo esterno è un
vissuto di slancio, assai diverso dal vissuto di impedimento e di ostacolo che caratterizza il suo gioco negli spazi
interni. Il giardino è uno dei primi luoghi naturali associati all’infanzia, al gioco alla serenità: le scuole dell’infanzia
si chiamavano un tempo infatti giardini d’infanzia. Il giardino è caratterizzato da una prossimità allo spazio
“domestico” del nido e della scuola ed il contatto con il mondo naturale avviene all’interno di un vissuto di sicurez-
za e protezione. Spesso però i giardini sono spazi vissuti al di fuori di una progettualità o di una intenzionalità e-
ducativa, relegati nel tempo della ricreazione o della pausa, trascurati dal punto di vista dell’allestimento o banal-

mente arredati con i soliti giochi di movimento, quasi che la motricità sia il linguaggio esclusivo che possono so-
stenere. Ci sono poche consapevolezze nelle insegnanti riguardo alle potenzialità e alle molteplicità delle e-

sperienze naturali che i ba mbini possono vivere anche in spa zi li mitati co me i giardini dei nostri servizi
educativi. In pri mo luo go, se l’ele me nto pregnante del processo for mativo è la trasfor ma zione, come

fuori uscita dal siste ma auto centrato del soggetto, allora il fuori sostiene molto bene questo processo.
Lo spa zio vissuto nell’a mbiente naturale si radica poi nell’incontro con il mo ndo degli ele me nti naturali:

un‘esplorazione che è fatta di foglie, terra, fiori, sassi, cieli, piccoli mo ndi ani mati. Educare significa
quindi insegnare a guar dare con significato la meraviglia dei colori, la varietà delle qualità sensoriali, le

trasfor ma zioni legate al variare delle stagioni, ma anche a rispettare la natura e a porsi in una prospetti-

va ecologica.

L’obiettivo di questa pubblicazione è quello di raccogliere contributi, riflessioni, percorsi sul valore del contatto con
la naturalità e sui “diritti naturali” dei bambini e su quali esperienze il bambino può vivere in quegli spazi di gioco
naturali che sono le aree cortilive esterne alle nostre strutture educative.

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esperienze naturali di gioco

Ogni giardino può essere uno spazio stimolante, vario, adatto all’esplorazione, capace di mettere in gioco le com-
petenze dei bambini, vivibile come un grande atelier all’aperto, dove può crescere l’esperienza di sé e del mondo,

ma l’adulto deve saper sostenere questa attitudine con un’attenta osservazione e sensibilità. Cosa intendiamo per
esperienze naturali di gioco? Come può avvenire l’apprendimento in natura? Quali percorsi e materiali possono
arricchire l’esperienza all’aperto nei nostri giardini? Quali relazioni tra l’apprendimento dentro e fuori?
Importante diventa un progetto educativo che si ponga il problema di connettere il dentro al fuori, il naturale e l’ar-

tificiale, di riattivare una “sensibilità naturale” e sviluppare un pensiero ecologico. I bambini ci chiedono di essere
aiutati a percepire il mutamento delle cose e a scoprire i significati delle nuove relazioni, a creare trame tra interno
ed esterno.
Vanna Iori nel suo libro “lo spazio vissuto“ sostiene che un corretto rapporto con la natura passa attraverso la co-

noscenza razionale e scientifica delle cose, ma anche attraverso la conoscenza emotiva delle cose. L’esperienza
quindi comprensiva del sentimento della meraviglia, dello stupore, della capacità di un soffermarsi, di un “vedere”
che sia veramente tale perché coinvolge sentimento ed intelligenza.

L’autrice ci dice che per abitare poeticamente il mondo, bisogna quindi saper guardare con occhi nuovi e curiosi,
non separare la scienza dall’esistenza restituendo i colori alle cose, dilatando le strette strisce di cielo racchiuse

dai tetti e dai finestrini delle auto.

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