LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA SCUOLA: IL RUOLO DELLA PROGETTAZIONE - Angelo De Falco - IDEA
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LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA SCUOLA: IL RUOLO DELLA PROGETTAZIONE 24 giugno 2019 Angelo De Falco Docente di Storia e Filosofia presso il Liceo classico “Antonio Gramsci” di Olbia
“Partiamo dalle idee forti. La prima è che la scuola italiana, nonostante gli apprezzabili tentativi, continua a essere espulsiva: non riconosce il ragazzo, non fa lo sforzo di comprenderlo. E questo accade progressivamente quanto più “si sale” verso la secondaria di secondo grado. La seconda è che, al netto delle esperienze differenti che pure le appartengono, continua a essere in larga parte il luogo del contenuto disciplinare: non riconosce il valore della didattica come sapere professionale. La terza è che, anche in questo caso pur riconoscendo gli sforzi delle politiche pubbliche e le esperienze virtuose che pure esistono, respinge il nuovo, oppure lo adotta superficialmente.”
“Occorre sgombrare il campo da un equivoco ricorrente: ovvero la percezione che la logica delle competenze sia alternativa rispetto a quella dei contenuti. Di fatto, non esistono competenze senza contenuti, ma nemmeno contenuti senza competenze.”
Teorie dell’apprendimento: Comportamentismo Apprendimento associativo Cognitivismo Apprendimento esperienziale Costruttivismo sociale Apprendimento per concetti Costruzionismo Apprendimento collaborativo Conversational Framework Appropriazione Indagine Discussione Pratica Collaborazione
“Tradizione e innovazione — Si pensa da sempre che siano due concetti antitetici, ma non è così. L’unico modo che la scuola ha per salvaguardare la tradizione, è innovare” (da P.C. Rivoltella, Le dieci tesi su scuola e tecnologia)
Sapere è vedere “Questo è il significato dell’evidenza in filosofia, da Cartesio a Husserl: andare a vedere come stanno le cose, non accontentarsi di quel che nelle affermazioni del senso comune, ma anche in quelle della scienza, sembra essere sufficientemente chiaro tanto da essere credibile […] Pensiamo al caso dei media digitali e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Attorno a essi si è sviluppato un enorme apparato discorsivo nel quale si confondono le opinioni del senso comune, i pareri giornalistici, i dati di ricerca. L’orientamento a mettere tra parentesi quel che questo apparato discorsivo propone per andare a vedere come stiano le cose è sensato.” Programma forte: qualsiasi affermazione che non si possa riportare all’evidenza sperimentale è priva di fondamento Programma debole: ancorare le affermazioni a dati di ricerca in modo da rendere rigoroso il discorso e evitare che il discorso pedagogico si trasformi in una provincia morale, considerando però i dati non come qualcosa di incontrovertibile, ma come degli indicatori di tendenza, che svolgono una funzione regolativa.
Il dispositivo didattico “È impossibile analizzare l’apparato tecnologico isolandolo dal dispositivo didattico di cui è parte e con cui costituisce un’unità complessa. Non è possibile analizzare cosa cambia se in classe vi è la LIM o se ogni studente dispone di un PC o di un tablet. In tali casi l’esito delle ricerche è «dipende», ovvero tali ricerche non producono nessun risultato […] Sicuramente l’artefatto digitale non è uno strumento neutro, ma ciò che emerge dipende dalle relazioni tra la struttura dell’artefatto e i modi d’uso […] Nel dispositivo si confrontano il soggetto e l’oggetto, ciascuno con le proprie potenzialità e i propri vincoli. In esso dialogano l’autonomia del soggetto e il potere dell’altro. Come sottolinea Damiano, l’ultimo Foucault coglie come l’autonomia sia l’altra faccia del potere”
La giustificazione psico-pedagogica della flipped classroom è nella teoria dell’apprendimento di David Kolb, per cui alle quattro fasi che caratterizzano la conoscenza corrispondono quattro stili di apprendimento: la nostra conoscenza: parte infatti dall’esperienza quindi si produce l’osservazione riflessiva quindi la concettualizzazione astratta quindi la sperimentazione attiva (ritorno all’esperienza attraverso l’azione) gli stili di apprendimento sono quello divergente – concreto esperienziale, che sta tra l’esperienza e l’osservazione riflessiva quello assimilativo – astratto, che sta tra l’osservazione riflessiva e la concettualizzazione astratta, è un pensiero portato alla generalizzazione induttiva quello convergente, astratto, che sta tra la concettualizzazione astratta e la sperimentazione attiva, è portato alla trasformazione dell’esperienza sulla base di previsioni deduttive quello attivo o accomodativo – concreto situato tra la sperimentazione attiva e l’esperienza concreta, molto legato all’esperienza, non teorico e molto intuitivo, aperto ai rapporti umani ognuno di noi sviluppa un suo stile di apprendimento. Per l’insegnate è molto importante comprendere quale sia il suo stile di apprendimento al fine di valorizzare lo stile di apprendimento dei propri alunni, non essendo ad esempio penalizzante con chi ha uno stile di apprendimento diverso dal proprio. L’esperienza della flipped classroom è importante perché consente di valorizzare tutti gli stili di apprendimento
“Il concetto di affordance (Gibson 1979) è alla base dello studio dell’interazione uomo- macchina: esso fa riferimento a quelle specifiche di uno strumento che lo rendono utilizzabile anche al di là dell’intenzionalità di chi lo ha progettato. Un, libro, ad esempio, oltre a fare da supporto all’atto della lettura, tra le sue affordances prevede la possibilità di alimentare la stufa di casa, di essere lanciato come corpo contundente, di essere impiegato come ferma-porta: la possibilità che uno o più di questi usi vengano attualizzati dipende chiaramente dalle intenzioni di chi vi si dispone. Come si capisce il problema che si profila sullo sfondo di questo concetto è quello del rapporto tra gli strumenti e le pratiche: sono i primi a influenzare le seconde, o quest’ultime a decidere se e come i primi debbano essere utilizzati?” (P.C. Rivoltella, Che cos’è un EAS) “Ora, secondo me, non esiste nulla di simile all'induzione. E' pertanto logicamente inammissibile l'inferenza da asserzioni singolari “verificate dall'esperienza” (qualunque cosa ciò possa significare) a teorie. Dunque le teorie non sono mai verificabili empiricamente.” (K. Popper, Logica della scoperta scientifica) “Se le affordances di una cosa sono percepite correttamente, diciamo che questa cosa appare per quello che è. Ma ovviamente dobbiamo imparare a vedere come le cose realmente sono – per esempio, che la foglia dall’aspetto innocente è in realtà tossica e che l’uomo politico che appare così disinteressato è in realtà un demagogo. E questo può essere difficilissimo!” (J. Gibson, L’approccio ecologico alla percezione visiva) Media: strumenti, ambienti, tessuto connettivo Tecnologie: della distanza, di gruppo, di comunità
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