Educare alla rete, educare con la rete - WebDiocesi
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La vita al tempo di internet * Martina ha 10 anni e con il suo cellulare si collega… * M. Fagiolo D’Attlia, Ragazzi, Genitori, internet. Navigare insieme, La Scuola, Brescia, 2011, pp. 11-‐12.
Caritas in Veritate (Benedetto XVI) “Connessa con lo sviluppo tecnologico è l’accresciuta pervasività dei mezzi di comunicazione sociale. È ormai quasi impossibile immaginare l’esistenza della famiglia umana senza di essi. Nel bene e nel male sono così incarnati nella vita del mondo che sembra davvero assurda la posizione di coloro che ne sostengono la neutralità, rivendicandone, di conseguenza, l’autonomia rispetto alla morale che tocca le persone”.
Il media evo * Nel 2010 gli italiani in rete sono oltre 25 milioni e la loro età va dai 13 ai 65 anni, con un incremento della percentuale degli utenti del 2,5% nell’ultimo anno (dati DOXA); * Strumento di lavoro, non più status symbol, il computer è presente però nel 42% di famiglie con un reddito medio alto e solo nell’11% di quelle disagiate; * Gli italiani mostrano un gradimento particolare per i Social Network, con un timing di ore superiore persino a quello degli americani dei brasiliani, che nel 2009 avevano il primo posto; * Aumenta in maniera esponenziale l’uso di internet mentre si abbassa l’età dei piccoli cybernauti; * Aumenta il digital divide tra le giovani generazioni e gli anziani
Superare i sospetti dell’educazione sui media Platone, per bocca di Socrate, nel Fedro e nella Lettera VII, esprime bene questa preoccupazione: sottratte al controllo del maestro che può verificarne in presenza gli effetti sulla mente dell’allievo, le parole scritte “rotoleranno” dappertutto, capitando tra le mani anche di chi non avrà le competenze per intenderne il corretto s i g n i fi c a t o . È l ’ e s p r o p r i a z i o n e d e l l ’ a u t o r e (dell’educatore) della sua possibilità di influire sull’interpretazione (l’apprendimento) del suo insegnamento (Ong, 1984; Rivoltella, 1998).
Reale-‐virtuale Una prima idea è che il “mondo della rete” finirebbe per contrapporsi a quello reale, comportando una frattura tra la vita come essa è e il suo surrogato schermico. Educativamente si possono ricondurre a questo tema la preoccupazione per il troppo tempo passato dai ragazzi (i “nativi digitali”) con le tecnologie, il sospetto che il loro mondo finisca per diventare quello dei videogiochi e delle relazioni in MSN, la perdita di realtà che deriva da una situazione in cui i soggetti tendenzialmente possono sapere tutto quello che accade nel mondo ma poi non riescono più ad avere esperienza diretta nemmeno di quanto avviene nel loro quartiere.
Identità-‐spersonalizzazione La seconda idea ha a che fare invece con i processi identitari e la comunicazione tra le persone. La scena attuale della comunicazione è fatta di una pluricollocazione e di una scomposizione dell’io: il cellulare ci consente di trovarci in un luogo e di continuare a gestire processi che avvengono invece in un altro, come se fossimo in entrambe; il Social Network ci offre la possibilità di moltiplicare le rappresentazioni del nostro io, con il risultato che possiamo essere persone diverse in spazi di comunicazione diversi. Educativamente la preoccupazione è per un io sempre più estroflesso, che comunica con tutti anche le sue questioni più intime, ma che poi rischia di non sapersi più relazionare in presenza. (P. C. Rivoltella)
Superficie-‐profondità La terza idea rinvia infine ai processi di costruzione della conoscenza. Il “nativo digitale” conosce le tecnologie, le domina, le usa con una velocità che l’adulto “immigrante” non riesce a riprodurre. Non solo. Le usa “in parallelo”: ascolta musica, con il cellulare acceso, mentre legge un libro e chatta con gli amici in MSN. Si chiama multitasking e configura una competenza specifica che consiste nel prendere e lasciare con una grande velocità di esecuzione compiti cognitivi che si stanno portando avanti allo stesso tempo. L’educatore si chiede dove sia finito il tempo della riflessione, la lentezza che serve a ponderare le cose, ad andare in profondità riguardo ai fenomeni. E teme che l’uomo nuovo sia rapido ma superficiale. (P. C. Rivoltella)
Culture giovanili come “culture mobili” Dal punto di vista educativo diventa rilevante il venir meno della casa come luogo principale del consumo, maggiore difficoltà di controllo educativo, più alta esposizione al rischio.
Ecologie mediali e culture giovanili Grazie ai media digitali i ragazzi stanno insieme, postano messaggi, condividono i loro gusti e le loro passioni, si scambiano link (hanging out). Attraverso queste pratiche, aggirano le proibizioni degli adulti (work around) e creano dei canali di comunicazione “liberi” in cui possono esprimere i loro bisogni e dare spazio alla loro sensibilità (back-‐channels). Così i social media diventano qualcosa di molto importante per sviluppare e mantenere amicizie, nonché per vivere la loro intimita.̀ (P. C. Rivoltlla)
Sfatare i miti Occorre sfatare uno dei miti circolanti sulle giovani generazioni: queste relazioni mediate nello spazio del social network, non sono sostitutive di quelle reali, semplicemente ne costituiscono un prolungamento. I ragazzi ricorrono ai media quando sanno che non avrebbero altri mezzi per continuare a rimanere in contatto: «l'online e l'offline non sono mondi separati, sono semplicemente situazioni differenti all'interno delle quali entrare in contatto con gli amici e i pari». (P. C. Rivoltella)
Estroflessione dell’identità La tendenza a vivere nel “fuori” dello spazio pubblico del social network il “dentro” della propria vita privata, si dimostra essere una caratteristica distintiva del sistema di relazioni che i più giovani allestiscono e negoziano quotidianamente. Ed è proprio la peculiarità di questo luogo pubblico speciale che è la bacheca di Facebook, o di MySpace, o di Netlog, a produrre riflessi significativi sulla stessa vita privata e di relazione degli adolescenti dimostrandosi allo stesso tempo uno spazio di intimità ma anche di violazione della privacy. (P. C. Rivoltella)
BLOG Spazio artistico Identità flessibili espressivo Spontaneismo Spontaneità/autenticità Autoreferenzialità Bisogno di ascolto Anonimato Terreno di osservazione A. Spadaro, Web 2.0, Reti di relazione, Paoline, Milano 2010.
Wikipedia Potenzialità Limiti strutturali Apertura alla Rischio collaborazione Inaffidabilità Costruzione dinamica Possibile Vandalismo Relativismo A. Spadaro, Web 2.0, Reti di relazione, Paoline, Milano 2010.
Facebook Aggregare persone Profili costruiti Costruire eventi Narcisismo Segnalare letture Esibizionismo Creare Fan Club Abolizione privacy Relazioni superficiali A. Spadaro, Web 2.0, Reti di relazione, Paoline, Milano 2010.
Twitter Informazione efficace Percezione falsata Relazione viva Intimità apparente Migliore comunicazione Autismo sociale A. Spadaro, Web 2.0, Reti di relazione, Paoline, Milano 2010.
La Famiglia La famiglia è il luogo più adatto per l’educazione ai nuovi media, ma proprio nella famiglia rischiano di non esservi le competenze indispensabili per realizzare questo compito.
Guardare al futuro * Superare allarmismo e lassismo educativo * Superare pregiudizi sulla famiglia e sulle tecnologie * Superare il divario tra “nativi digitali” e “immigrati digitali”
Atteggiamento dei genitori * Controllo * Presenza limitata dei genitori * Qualità dell’intervento parentale: azione tendenzialmente limitativa più che di supporto e di accompagnamento * Controllo del tempo trascorso in rete * Più raramente controllo dei contenuti (nel caso di figli più giovani)
Controllo Non si tratta di una forma di sostegno educativo, ma piuttosto di un controllo dall’alto che tende a scomparire nel corso dell’adolescenza.
Educare “Educare significa, o comunque comporta, accompagnare o condurre a elaborare la capacità di distinguere e quindi di giudicare e scegliere” (Mons. Mariano Crociata, Segretario generale della C.E.I.)
Parliamone… * I genitori, modello di confronto e di riferimento per i figli, devono essere i primi a dare l’esempio di un corretto uso di internet, dialogando davanti allo schermo del computer. * Per questo è importante che il computer sia installato in una parte comune della casa, in modo da condividere l’uso dello stesso apparecchio. * Si tratta anche di fuggire da atteggiamenti di chiusura e di sfiducia nei confronti dei propri figli. Il dialogo, la comunicazione diretta è la chiave dell’educazione all’uso del mezzo.
Ti6connesso.it
Consigli utili (Polizia di Stato) * Dite ai vostri figli di non fornire dati personali (nome, cognome, età, indirizzo, numero di telefono, nome e orari della scuola, nome degli amici), potrebbero essere utilizzati da potenziali pedofili. * Controllate quello che fanno i vostri figli quando sono collegati e quali sono i loro interessi. * Collocate il computer in una stanza di accesso comune piuttosto che nella camera dei ragazzi e cercate di usarlo qualche volta insieme ai vostri figli. * Non permettetegli di usare la vostra carta di credito senza il vostro permesso. * Controllate periodicamente il contenuto dell'hard disk del computer usato dai vostri figli, verificando la "cronologia" dei siti web visitati. * Cercate di stare vicino ai vostri figli quando creano profili legati ad un nickname per usare programmi di chat.
Consigli utili (Polizia di Stato) * Insegnategli a non accettare mai di incontrarsi personalmente con chi hanno conosciuto in rete, spiegando loro che gli sconosciuti così incontrati possono essere pericolosi tanto quanto quelli in cui ci si imbatte per strada. * Leggete le e-‐mail con i vostri figli, controllando ogni allegato al messaggio. * Dite loro di non rispondere quando ricevono messaggi di posta elettronica di tipo volgare, offensivo o pericoloso e, allo stesso tempo, invitateli a non usare un linguaggio scurrile o inappropriato e a comportarsi correttamente. * Spiegate ai vostri figli che può essere pericoloso compilare moduli on line e dite loro di farlo solo dopo avervi consultato. * Stabilite quanto tempo i vostri figli possono passare navigando su Internet e, soprattutto, non considerate il computer un surrogato della baby-‐sitter. * Esistono particolari software, facilmente reperibili su internet, che impediscono l'accesso a siti non desiderati (violenti o pornografici per esempio). I "filtri" possono essere attivati introducendo parole-‐chiave o un elenco predefinito di siti da evitare. E' opportuno però verificare periodicamente che funzionino in modo corretto e tenere segreta la parola chiave.
Nuove sfide educative per la famiglia Anche se cambia la morfologia familiare, il compito educativo dei genitori resta immutato; anzi, oggi diventa ancora più urgente di prima, poiché le radicali modificazioni che stanno contrassegnando i rapporti familiari hanno indotto nei coniugi e nei figli insicurezze e fragilità nuove.
Ersilia. La città e gli scambi. I. Calvino, Le città invisibili.
Ersilia A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case, bianchi o neri o grigi o bianco-‐e-‐ neri a seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità, rappresentanza. Quando i fili sono tanti che non ci si può piú passare in mezzo, gli abitanti vanno via: le case vengono smontate; restano solo i fili e i sostegni dei fili. Dalla costa d'un monte, accampati con le masserizie, i profughi di Ersilia guardano l'intrico di fili tesi e pali che s'innalza nella pianura. È quello ancora la città di Ersilia, e loro sono niente. Riedificano Ersilia altrove. Tessono con i fili una figura simile che vorrebbero piú complicata e insieme piú regolare dell'altra. Poi l' abbandonano e trasportano ancora piú lontano sé e le case. Cosí viaggiando nel territorio di Ersilia incontri le rovine delle città abbandonate, senza le mura che non durano, senza le ossa dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma.
Nell’educazione un tesoro L’educazione è anche un’espressione d’amore per i bambini e i giovani, che dobbiamo sapere accogliere nella società offrendo loro, senza alcuna riserva, il posto che appartiene loro di diritto: un posto nel sistema educativo, ovviamente, ma anche nella famiglia, nella comunità locale, e nella nazione. (J. Delors)
Una speranza affidabile, anima dell’educazione “Chi educa è sollecito verso una persona concreta, se ne fa carico con amore e premura costante, perché sboccino, nella libertà, tutte le sue potenzialità. Educare comporta la preoccupazione che siano formate in ciascuno l’intelligenza, la volontà e la capacità di amare, perché ogni individuo abbia il coraggio di decisioni definitive” (Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti dell’Episcopato italiano per il decennio 20101-‐2020)
Grazie per la vostra attenzione
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