DSM V - E LA PSICOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO - Unife

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DSM V - E LA PSICOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO - Unife
DSM V –
  E LA PSICOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO
CHE COSA E’?
COSA VI ASPETTATE E CHE IDEA AVETE?
A CHI PENSATE?
QUESTA BUSSOLA CI GUIDERA’ PER TUTTE LE LEZIONI

Metodologia: lezioni aperte guidate da slide basate su criteri diagnostici tratti
da DSM V e sui testi: Manuale di Psicopatologia dell’infanzia, Psicopatologia
dello sviluppo, DSM V, guide Erickson (ADHD …e scuola).
Creeremo correlazioni costanti tra conoscenze pratiche, esempi portati da voi
(tramite i film e i materiali che vi ho segnalato) o esempi portati da me che in
base ai quadri che presenteremo ci potranno venire alla mente.
 A tal fine utilizzeremo esempi clinici, della realtà quotidiana del passato o
attuali, filmati, musiche e griglie/tabelle di osservazioni, foto di strumenti
utilizzabili.
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• La psicolopatologia dello sviluppo:
• Si differenzia da Psicopatologia Medica (attenta alle manifestazioni
  sintomatologiche e alle loro connessioni con il substrato neurobiologico)
  e dalla Psicopatologia Psicoanalitica che enfatizza il ruolo delle
  dinamiche intrapsichiche nella genesi e nell’espressione
  sintomatologica.
• Pur accogliendo in contributi di tali disciplina la Psicopatologia dello
  Sviluppo pone al centro della sua teorizzazione la DIMENSIONE
  EVOLUTIVA. Con Dimensione Evolutiva non ci si riferisce solo ad
  infanzia e adolescenza ma ALL’INTERO CICCLO VITALE che comporta fasi
  di cambiamento /transizione come anche l’emergere di nuove capacità
  e strategie.
• Inoltre non si riferisce solo alle espressioni psicopatologiche
  dell’infanzia,adolescenza e dell’età adulta, ma SOPRATTUTTO ALLE
  TEORIE DELLO SVILUPPO NORMALE/TIPICO che rappresentano le
  CORNICI DI RIFERIMENTO PER COMPRENDERE LE EVOLUZIONI A
  RISCHIO e PSICOPATOOGICHE.
• NOVITA’ DSM V: Abolita la divisione fra disturbi dell’ infanzia e dell’
  età adulta La diagnosi si estende all’intero corso della vita La
  sintomatologia varia durante il corso della vita
•
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DI COSA PARLIAMO…
•    La Psicopatologia dello sviluppo studia il normale sviluppo dell’individuo e le sue deviazioni a
    differenza dei sistemi diagnostici più utilizzati (DSM V) e la classificazione dei disturbi Psichici e
    comportamentali (ICD-10) che non hanno una teoria sul funzionamento psichico normale.

•   Obiettivo principale: riconoscere la CONTINUITA’ nei PERCORSI comportamentali ADATTATIVI e
    DISADATTATIVI che collegano gli aspetti precoci dello sviluppo ai disturbi dello sviluppo ai disturbi
    dell' età evolutiva e dell’età adulta
•   Concetto cardine: CONTINUITA’ nel MODELLO EVOLUTIVO Infanzia Età adulta RELAZIONE A DOPPIO
    LEGAME Normalità Patologia
•   Prospettiva evolutiva - longitudinale che considera ogni momento dell’itinerario di sviluppo come
    espressione del reciproco bilanciamento fra fattori di protezione e fattori di vulnerabilità aggiuntiva.

•   Percorsi Comportamentali ADATTIVI /DISADATTIVI
•    Bambini diversi possono reagire in modo del tutto differente di fronte allo stesso tipo di fattori di
    rischio in funzione del grado di vulnerabilità personale allo stress e dell’eventuale presenza di fattori
    di rischio o mediatori di rischio

•   FACCIAMO DEGLI ESEMPI…….
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• Associazione causale tra fattori ambientali e sviluppo dei disturbi
  mentali (Michael Rutter, 2005 a)
• Distinzione tra INDICATORI di RISCHIO (“campanelli di allarme di
  allarme )” e MEDIATORI di RISCHIO (fattori coinvolti direttamente
  nel processo causale)

• Es.1 : Rischio omportamento antisociale
• separazione familiare (INDICATORE di RISCHIO) e conflitti intra-
  familiari (INDICATORE di RISCHIO)

• Es. 2: Rischio Disturbo depressivo in età adulta
• morte di un genitore (INDICATORE di RISCHIO) e mancanza di
  accudimento (MEDIATORE INDICATORE di RISCHIO).

• Potete aggiungere qualche esempio?
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La resilience
• Il concetto di resilience non è unidimensionale, in quanto
  non è una caratteristica psicologica generale capace di
  prevenire un qualsiasi esito negativo (Luthar, Doernberger,
  e Ziegler 1993), ma rappresenta piuttosto una caratteristica
  anche temporaneamente attiva nell’individuo che gli
  consente di mostrare delle competenze in alcune
  situazioni “a rischio”.
• La resilience è una qualità dinamica che si costruisce
  attraverso l’esperienza e si modifica nel diverso intrecciarsi
  degli avvenimenti di vita.
• Significato del termine resilienza:
• Capacità di un materiale di assorbire un urto senza
  rompersi.
• In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e
  superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.
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Sentirsi amati, protetti e riconosciuti nella prima infanzia cosi come
   sperimentarsi abili e capaci di controllare il proprio ambiente di vita
   riuscendo, nel tempo a perseguire con successo i propri progetti e i propri
   scopi contribuisce ad accrescere la fiducia che gli individui hanno di se
   stessi. Allo stesso modo sperimentare a partire dall’infanzia la solitudine
   emotiva nelle difficoltà, non sentirsi riconosciuti dall’altro, non trovare
   nell’altro le tracce empatiche del riconoscimento delle
   emozioni/sentimenti/bisogni provati è il terreno sul quale prosperano i
   sentimenti di inadeguatezza e di scarsa fiducia in sé e nel mondo
   circostante, con la conseguenza che ogni successiva situazione difficile
   verrà vissuta con maggiore stress, rendendo la persona più vulnerabile. La
   capacità di resistere e di far fronte alle difficoltà, quindi, è vista
   soprattutto come un competenza che si sviluppa nella dimensione
   relazionale e che si fortifica in tutte le esperienze che favoriscono una
   buona autostima, un sentimento di efficacia personale e di
   valorizzazione del sé (Rutter 1990
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• Lo stesso Rutter paragona la capacità di superare
  sfide difficili, ma non impossibili da fronteggiare,
  agli effetti di un vaccino sulle difese immunitarie.
  Attraverso la vaccinazione vengono
  iniettate piccole dosi di sostanze nocive
  per creare anticorpi e rinforzare il sistema
  immunitario contro infezioni/malattie
  future. Per analogia egli definisce queste
  sfide esperienze che “rinforzano”, piccole
  “iniezioni di coraggio” che preparano
  l’individuo ad affrontare diverse sfide,
  anche più esigenti che si presenteranno in
  futuro.
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Vulnerabilità e Resilience
Capacità di reagire in maniera adeguata, o meno, alla comparsa dell’evento stressante e di
saperlo affrontare in modo adeguato

capacità di un individuo di :
1. superare esperienze di cronica avversità ed esposizione a traumi severi e/o prolungati
2. adattarsi alle richieste dell’ambiente
3. funzionare in maniera competente
4. sviluppare nuove competenze a partire dalle difficoltà
5. NON una funzione statica MA processo dinamico
6. risultato di un’interazione dinamica fra l’individuo e l’ambiente + Temperamento:
    aspetti e caratteristiche specifiche del bambino:
 Facile: bambini descritti come tranquilli, che non danno problemi, che aiutano e maturi
    per la loro età; sono curiosi verso tutto ciò che di nuovo si presenta loro, socievoli,
    allegri e affettuosi.
 Difficile: bambini spesso capricciosi, poco accomodanti, polemici e pronti a discutere ogni
    regola data dai genitori; hanno difficoltà ad inserirsi in un gruppo di coetanei e spesso
    sono descritti dagli insegnanti come problematici.
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PSICOLOGIA CLINICA DELLO SVILUPPO o Lo sforzo di descrivere i disturbi psicologici dell’infanzia ha una storia
                                                    relativamente breve:
   i primi tentativi di descrivere e classificare sistematicamente i diversi disturbi infantili risale agli inizi del ‘900.
  o Il motivo principale risiede nel fatto che le anomalie del comportamento infantile sono più difficili da definire
                                  rispetto a quelle tipiche del comportamento adulto.
        o A causa dei normali processi di sviluppo, i bambini sono sempre in fase di crescita e cambiamento.
o La contestualizzazione del comportamento infantile rappresenta il primo criterio demarcativo tra ciò che ciò che è
   da ritenersi appropriato e ciò che è da considerare patologico per lo sviluppo di un bambino di una certa età.

     CRISI TRANSITORIA (costituita da problematiche tipiche dello
                              sviluppo)
       DISTURBO (caratterizzato da una serie di elementi che si
           ripropongono con intensità e frequenza eccessiva)

                               ETA’ DEI SOGGETTI PROBLEMI COMPORTAMENTALI
 1,5-2 anni Sfuriate d’umore, rifiuto di fare le cose quando richieste, richiesta costante di attenzione, iperattività,
                                             timori specifici, disattenzione.
  3-5 anni Sfuriate d’umore, rifiuto di fare le cose quando richieste, richiesta costante di attenzione, iperattività,
                               paure specifiche, falsità, ipersensibilità, negativismo.
  6-10 anni Sfuriate d’umore, iperattività, paure specifiche, falsità, ipersensibilità, problemi scolastici, eccessiva
                                                      riservatezza.
   11-14 anni Sfuriate d’umore, ipersensibilità, gelosia, problemi scolastici, eccessiva riservatezza, malinconia.
15-18 anni Problemi scolastici, assenze da scuola, imbrogli agli esami, abuso di droghe, trasgressioni, taccheggio e
                                           altre violazioni minori della legge
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DSM : Manuale diagnostico e
            statistico dei disturbi mentali
•   Nato nel 1952 è arrivato alla sua ultima revisione nel 2013, il DSM-5 è l’ultima
    versione di un importante strumento diagnostico diffuso in tutto il mondo, edito
    dall’American Psychiatric Association (APA). Pensato come guida per la pratica clinica
    in ambito medico, il DSM-5 è utilizzato in diversi contesti e ambiti disciplinari e
    garantisce un linguaggio comune e un più efficace scambio di informazioni
    (Blashfield, 2014).

•   Obiettivo: Classificare le malattie utilizzando "categorie" o "dimensioni". Utilizzare
    categorie significa suddividere le malattie mentali appunto in categorie diagnostiche
    (schizofrenia, depressione, ansia, ecc.), in linea con la tradizione della medicina e
    della psichiatria kraepeliniana e neo-kraepeliniana.
•   Utilizzare dimensioni invece significa distribuire le malattie secondo variazioni
    quantitative (relative alla gravità del disturbo, alla personalità, alla percezione, alla
    cognizione, alla tonalità dell'umore, ecc.) distribuite in un continuum che va fino alla
    normalità. I DSM dalla loro prima edizione e certamente fino al DSM IV hanno
    optato per l'approccio categoriale, perché più pratico.
•   Il DSM V ha Promosso un approccio dimensionale per migliorare la validità delle
    diagnosi. Di fatto però vista la complessità viene mantenuta una impostazione di tipo
    categoriale.
•   Potenziato il concetto di spettro connettore fra patologie contigue con limiti sfumati,
    spesso identificate tramite l’individuazione di cluster di sintomi
Disturbi solitamente diagnosticati per la prima volta nell’infanzia,
    nella fanciullezza o nell’adolescenza (DSM IV) sono divenuti
    Disturbi del neurosviluppo (DSM V); Disturbo di Asperger è
    stato integrato all’interno dei Disturbi dello spettro autistico;
    fuoriuscito dal capitolo dei Disturbi d’Ansia il Disturbo
    Ossessivo-Compulsivo è in un capitolo a sé stante insieme ai
    Disturbi correlati;
il disturbo d'ansia di separazione era incluso nei disturbi solitamente
     diagnosticati per la prima volta nell'infanzia, nella fanciullezza o
     nell'adolescenza (DSM-IV-TR, APA 2000).
 Nel DSM-5 il disturbo viene invece incluso nei disturbi d'ansia anche se la
     diagnosi rimane attribuita più frequentemente in età evolutiva.
PSICOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO
  DISTURI DEL NEUROSVILUPPO(DSM 5)
1. Disabilità intellettiva o Disturbo dello
   sviluppo intellettuale
2. Disturbi della comunicazione
3. Disturbi dello spettro autistico
4. Disturbo da deficit di attenzione/iperattività
5. Disturbo di apprendimento specifico
6. Disturbi del movimento -
ALTRI DISTURBI CLINICI CON
INSORGENZA A QUALSIASI ETÀ
Disturbi da comportamento dirompente, del controllo
degli impulsi e della condotta
Disturbi dell’evacuazione: enuresi e encopresi -
Disturbi della nutrizione e dell'alimentazione: anoressia e bulimia

- schizofrenia e disturbo bipolare

-Disturbi d'ansia: ansiada separazione, fobia
specifica e il mutismo selettivo
-Disturbi depressivi
Disturbo dello sviluppo intellettuale
            (disabilità intellettiva)
È un disturbo con esordio nel periodo dello sviluppo che comprende deficit del funzionamento sia
intellettivo che adattivo negli ambiti concettuali, sociali e pratici. DEVONO ESSERE SODDISFATTI I
SEGUENTI TRE CRITERI:
A - Deficit della funzione intellettive come ragionamento, problem solving, pianificazione, pensiero
astratto, capacità di giudizio,apprendimento scolastico e apprendimento dall’esperienza confermati sia
dalla valutazione clinica che dalla somministrazione da test di intelligenza individualizzato,
standardizzati.
B - . Deficit nel funzionamento adattivo consistente in un mancato raggiungimento degli standard di
sviluppo e socioculturali per l’indipendenza personale e la responsabilità sociale. Senza supporto
continuativo i deficit adattivi limitano il funzionamento in una o più attività della vita quotidiana, quali la
comunicazione, la partecipazione sociale e la vita indipendente, in più ambiti diversi, come la casa, la
scuola, il lavoro e la comunità.
C - Insorgenza dei deficit intellettivi e adattivi nell’età evolutiva: durante periodo di sviluppo Si può
parlare di disabilità intellettiva solo se compare prima dei 18 anni

I VARI LIVELLI DI GRAVITA’ SONO DEFINITI SULLA BASE DEL FUNZIONAMENTO ADATTIVO E NON DEI
PUNTEGGI DEL QI PERHCè IL FUNZOANEMTNO ADATTIVO CHE DETERMINA IL LIVELLO DI ASSISTENZA
RICHIESTO.
Il Quoziente intellettivo deve essere inferiore a 70
QI = età mentale/età cronologica
Disturbo dello sviluppo intellettuale
            (disabilità intellettiva)
Io sono Mateusz che cosa ci racconta? Che riflessioni vi ha scuscitato?

Quale rischio nel fare diagnosi?
Quale ruolo ha educatore?
Rispetto al bambino?
Rispetto alla famiglia?
Forrest Gump:
Il protagonista, nato negli Usa a metà degli anni ’40, è un uomo dotato di uno sviluppo cognitivo inferiore alla
                                                    norma

• 00:7:25 normalità e Q.I. spiegato dal preside
Nel DSM 5 la gravità è determinata dal
funzionamento adattivo piuttosto che dal QI
• Per ESEMPIO un bambino con un QI superiore a
  70 può avere problemi talmente gravi del
  comportamento adattivo nel giudizio sociale,
  nella comprensione sociale e in altri ambiti di
  funzionamento adattivo che il funzionamento
  effettivo della persona risulta paragonabile a
  quello di individui con QI più bassi. Pertanto, è
  necessario il giudizio clinico per poter
  interpretare i risultati dei test QI e grande
  esperienza clinica.
Forrest Gump:
Il protagonista, nato negli Usa a metà degli anni ’40, è un uomo dotato di uno sviluppo cognitivo inferiore alla
                                                    norma

• 00:12:06 osservazione comportamento e
  gravità
NOVITA’
• Ritardo mentale del DSM IV diventa disabilità intellettiva
  (o disordine dello sviluppo intellettivo nei primi anni di vita)
• Enfatizza la necessità di usare valutazioni cliniche e
  standardizzate nella diagnosi di Disabilità Intellettiva
  basando la severità dell’impairment sul funzionamento
  adattivo piuttosto che solamente sul QI (il funzionamento
  adattivo determina il livello di supporto necessario)
• Rimuove dai criteri diagnostici i punteggi ottenuti ai test
  per il QI, ma incoraggia ad inserire tale dato nella
  descrizione del profilo cognitivo del soggetto, permettendo
  così che i punteggi dei test non vengano utilizzati come
  fattore di definizione delle abilità generali di un soggetto
  senza considerare in maniera adeguata i livelli di
  funzionamento
EPIDEMIOLOGIA
• • Prevalenza disabilità itellettiva (nei paesi
  occidentali): 1 – 3% della popolazione (con QI
  < 70)
• con QI < 75, la prevalenza è di circa il 10%
• L’incidenza varia con l’età: è massima nel
  periodo scolare le richieste scolastiche sono
  infatti un rivelatore di un deficit cognitivo lieve
  • Rapporto maschi-femmine: da 1,3:1 a 1,9:1
Livelli di gravità Secondo il DSM-IV:
• Lieve (QI 50/55-70) 85%
• Medio (QI 35/40- 50/55) 10%
•  Grave (20/25-35/40) 3-4%
•  Profonda (< 20/25) 1-2%
• Ad essa si associano spesso altri handicap (es.
  motorio), problemi medici e disturbi psichici (problemi
  d’ansia, antisocialità, autolesionismo, schizofrenia).
• Alcune di queste problematiche possono attenere al
  ritardo, altre possono essere la conseguenza del
  ritardo.
EZIOLOGIA
• FATTORI AMBIENTALI (deprivazioni precoci,
  ambiente disagiato) possono costituire causa
  ci basso funzionamento intellettivo, talvolta
  irreversibile.
• FATTORI BIOLOGICI a seconda del genotipo
  sottostante si possono trovare profili
  comportamentali differenti
Tecniche utilizzabili
•   Il disabilità intellettiva necessita spesso di un trattamento medico e farmacologico perché è frequentemente associato
    ad alterazioni neurologiche e somatiche. Tale intervento è spesso finalizzato anche a contenere e ridurre
    comportamento problematici associati, quali aggressività, autolesionismo, movimenti stereotipati e stati di disattenzione
    e iperattività.
•   La riabilitazione nel ritardo mentale di tipo cognitivo, invece, ha l’obiettivo di introdurre e/o rinforzare quelle abilità che
    a causa dell’handicap non si sono sviluppate e consolidate spontaneamente: capacità attentive, linguaggio,
    apprendimenti e abilità che favoriscano l’autonomia. Nel trattamento di persone con questa condizione risultano
    particolarmente utili tecniche cognitive e comportamentali, quali l’analisi funzionale, il rinforzo positivo, l’estinzione, la
    token economy, il chaining, il prompting, il contenimento e altre.
•   Unitamente alla riabilitazione cognitiva, recenti studi mettono in evidenza la necessità da parte dei terapeuti che
    lavorano con pazienti con disabilità intellettiva di prendere in considerazione ulteriori variabili relative alla personalità
    quali motivazione, concetto di sé, temperamento, elementi di comunicazione, influenze familiari e fattori ambientali.
    Al di là del tipo di approccio usato, comunque, in generale la maggior parte dei ricercatori e clinici concorda sul fatto che
    la psicoterapia con pazienti con disabilità intellettiva lieve o moderata possa permettere loro l’instaurarsi di una relazione
    sicura con il terapeuta e favorire l’aumento dell’autostima, l’espressione delle emozioni e l’apprendimento di strategie
    comportamentali più adeguate soprattutto a livello sociale.
•   Si è sviluppato un consenso informale per cui la Terapia Cognitivo Comportamentale può essere molto efficace, in casi
    selezionati, come mezzo per affrontare problemi di salute mentale nelle persone di limitata capacità cognitiva: questo
    dato è stato avvalorato anche da studi che hanno dimostrato la capacità di questi pazienti di auto riferire i propri stati
    emotivi e al crescente accordo che sia il focus sulle risorse del paziente, e non sui suoi deficit, a promuovere il
    cambiamento positivo.
•   A questo scopo sembrano utili gli interventi educativi nell’ambito delle emozioni (come ad esempio l’Educazione
    Razionale Emotiva) e delle abilità sociali (Social Skills Training).
•   Inoltre, interventi di Parent Training o di tipo psico-educazionale per genitori di adolescenti e bambini con ritardo
    mentale (disabilità intellettiva) risultano utili e hanno l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dei limiti del figlio, la
    competenza nel sostenerlo e aiutarlo e la capacità di gestire gli stati emotivi negativi (sentimenti di colpa, disperazione,
    angoscia e rabbia) riguardo alla condizione del paziente e alle prospettive future della sua vita.
•   a) Tecnica dell'aiuto/suggerimento (prompting) e attenuazione dell'aiuto (fading)
•   Per facilitare l'emissione di una determinata risposta si può ricorrere all'introduzione di stimoli aggiuntivi, i quali,
    per le loro caratteristiche, rendono più probabile il verificarsi della performance desiderata. La tecnica dell'aiuto,
    da un punto di vista teorico, consiste nel fornire all'individuo uno o più stimoli discriminati sotto forma di aiuti
    (prompt). I prompt sono di solito sintetici, percettivamente evidenti (introducono cioè un elemento realmente
    nuovo nella situazione) e, soprattutto, vengono proposti al momento esatto in cui dovrebbe verificarsi la
    prestazione. Esistono vari tipi di prompt in grado di aiutare un soggetto ad avviare una risposta (Kazdin, 1975,
    Foxx, 1982); questi possono essere rappresentati da:
                                                •    - suggerimenti verbali;
                                                  •   - indicazioni gestuali;
                                                     •     - guida fisica.
•    I suggerimenti e gli ordini verbali rappresentano degli aiuti molto naturali che vengono sempre utilizzati
    dall'educatore allo scopo di facilitare la comprensione del compito. Gli aiuti gestuali, molto semplicemente,
    consistono in particolari gesti che l'educatore utilizza per stimolare l'emissione di comportamenti ricercati o la
    riduzione di altri ritenuti inadeguati (ad esempio: alzare la mano per indicare che si deve sospendere un
    compito; indicare con l'indice o con lo sguardo particolari direzioni che l'allievo deve percorrere; ecc.)
•    L'aiuto fisico presuppone un contatto materiale (fisico), tramite il quale l'educatore guida il soggetto
    nell'effettuazione delle prestazioni programmate. Aiuto fisico, però, non significa sostituirsi completamente
    all'individuo impegnato in compiti di apprendimento.
•    I prompt fisici trovano larga applicazione nei training di apprendimento di abilità di autonomia.
•   Ad esempio: l'educatore aiuta l'allievo prendendo le sue mani e guidandole leggermente nell'intento di
    insegnargli ad indossare i pantaloni. L'utilizzo massivo di stimoli aggiuntivi, se da un lato facilita sensibilmente
    l'effettuazione dei compiti e quindi accelera il processo di apprendimento, dall'altro può far sorgere alcune
    difficoltà. Il pericolo più concreto è rappresentato dalla dipendenza dall'aiuto, cioè dalla possibilità che l'allievo
    subordini l'effettuazione di una determinata prestazione solo alla presenza di prompt. Questi, come abbiamo
    sottolineato, sono indispensabili nella prima fase dell'apprendimento, ma poi vanno necessariamente ridotti o
    eliminati allo scopo di favorire l'inserimento definitivo dell'abilità nel repertorio comportamentale
    dell'individuo
•     In altre parole, una volta consolidato il comportamento è necessario che questo dipenda
     esclusivamente dagli stimoli naturali, cioè da quegli stimoli che sono parte dell'ambiente e non
     risultano artificialmente introdotti dall'educatore. Per ottenere un simile controllo naturale è
     necessario attenuare progressivamente gli aiuti forniti attraverso una strategia denominata
     fading. Tale tecnica determina delle modificazioni che non interessano il comportamento in sé,
     ma le condizioni in cui questo deve avvenire. Il fading, chiaramente, presenta delle
     caratteristiche differenti in relazione alla tipologia di prompt a cui si riferisce. La riduzione
     dell'aiuto verbale può consistere nel diminuire il numero di parole che compongono l'ordine
     e nell'abbassare il tono della voce con cui è pronunciato. L'aiuto gestuale si attenua
     diminuendo l'ampiezza del gesto o sostituendolo con un altro meno appariscente (ad
     esempio: invece di indicare con l'indice lo si può fare con lo sguardo).
•    Nei confronti di prompt fisici possono essere usate le seguenti quattro strategie (Meazzini e
     Fagetti, 1985, Cottini, 1993):
1.      - ridurre gradualmente l'area del corpo toccata (ad esempio: se all'inizio l'allievo veniva
        toccato con tutta la mano, in un secondo momento lo si tocca solo con alcune dita, poi con
        un solo dito ed infine con la punta del dito);
2.       - ridurre gradualmente la pressione esercitata sulla parte del corpo dell'allievo implicata
        nella prima fase del prompt;
3.       - spostare gradualmente la presa dalla zona iniziale del corpo dell'allievo a zone via via più
        distanti;
4.      - usare all'inizio del trattamento tutte e tre le diverse categorie di prompt ed eliminare per
        primi i prompt fisici, in quanto quelli verbali e gestuali risultano più facilmente riducibili.
•     Le tecniche del prompting e fading rappresentano due momenti di un'unica metodologia
     didattica e quindi vanno sempre programmate ed usate insieme. Il loro utilizzo richiede una
     buona dose di competenza che consenta di individuare gli aiuti più efficaci e di comprendere
     quando un certo aiuto ha esaurito la propria funzione stabilizzando adeguatamente un
     comportamento e bisogna cominciare ad attenuarlo.
Prompting in inglese significa
   “suggerimento, aiuto”
Uso il prompt:
• Quando devo insegnare               • Quando il
  qualcosa di nuovo                     bambino/ragazzo non
                                        risponde all’istruzione
ESEMPIO: VOGLIO INSEGNARE A GIADA       data o pur essendo
   AD INCASTRARE DUE PEZZI DI LEGO;     capace di fare quanto
   LA GUIDO COMPLETAMENTE A FARE
   L’AZIONE                             richiesto non lo mette
                                        in atto
                                      ESEMPIO: GIADA SA INCASTRARE I LEGO,
                                         MA COMINCIA A TRASTULLARSI CON
                                         I PEZZI SENZA INCASTRARLI.
                                         INTERVENGO AIUTANDOLA A FINIRE
                                         L’AZIONE.
Perché uso il suggerimento anche quando
 il bambino/ragazzo è in grado di “fare le
                  cose”?

• Per evitare frustrazione
• Perché la memoria di un’attività ben “riuscita”
  costituisce un precedente di incoraggiamento
• Perché intervenire tempestivamente
  plasmando subito risposte corrette consente il
  mantenimento di un ritmo di lavoro adeguato
  e positivo
Tipi di suggerimento:

•   Totale o parziale
•   Intrusivo o meno intrusivo
•   Fisico
•   Verbale
•   Imitativo
•   Di posizione
•   Di indicazione
•   Prompt traccia
Parziale o totale?
• Chiedo a Luca di battere le mani; luca non lo sa
  fare; prendo le sue mani e lo guido a batterle
  l’una contro l’altra; es: “Batti batti le manine che
  stasera vien papà e ti porta le chicchine che Luca
  si mangerà, si mangerà”
• Chiedo a Chiara di lavarsi i denti, la aiuto a
  prendere lo spazzolino guidandola fisicamente,
  poi lascio che faccia da sola;
• Maria deve colorare il sole, la guido fisicamente a
  completare l’attività per tutta la durata
  dell’attività stessa.
Intrusivo o non intrusivo?
• Valentina sta               • Valentina sta
  disegnando, morde la          disegnando, morde la
  matita invece di              matita invece di
  completare il disegno, si     completare il disegno, si
  distrae di continuo;          distrae di continuo;
  intervengo                    intervengo indicandole
  INTRUSIVAMENTE                il foglio su cui
  prendendole la mano e         continuare a disegnare
  guidando l’azione
Suggerimento fisico
• Agisco fisicamente sul corpo del
  bambino/ragazzo aiutandolo a portare a
  termine il compito.
• Un prompt fisico può essere intrusivo o meno
  intrusivo (diverso toccare il gomito di
  qualcuno o tenergli la mano per farlo
  scrivere!)
Suggerimento verbale
• Si utilizza chiaramente quando le abilità del
  bambino/ragazzo lo consentono;
• È l’aiuto che posso dare con le parole al fine di
  guidare la risposta corretta.
ESEMPI:
CHIEDO A LUCA DI TROVARE UNA PENNA BLU; LUCA LA CERCA INCVANO; GLI
   SUGGERISCO DI PROVARE A GUARDARE NELL’ASTUCCIO;
CHIEDO A STEFANIA DI DIRMI QUANTI ANNI HA, LA BAMBINA NON RISPONDE E
   SUGGERISCO L’INIZIALE DELLA PAROLA (“SET..”);
Suggerimento imitativo
• Presuppone che il bambino/ragazzo sia in
  grado di imitare;
• Può essere fisico o verbale;
ESEMPI:
CHIEDO A FRANCESCO DI TOCCARSI LA TESTA, FRANCESCO NON LO FA,
   METTO LE MIE MANI SULLA TESTA E MI FACCIO IMITARE;
INSEGNO A PAOLA AD ALLACCIARSI LE SCARPE FACENDOMI IMITARE PASSO
   DOPO PASSO NELL’OPERAZIONE
Suggerimento di posizione
• Facilito l’esecuzione del compito grazie alla
  posizione degli oggetti da prendere, usare o
  nominare
ESEMPI:
MARINA DEVE LAVARSI IL VISO; POSIZIONO IMMEDIATAMENTE ACCANTO A
   LEI IL SAPONE;
SUL TAVOLO CI SONO DEGLI OGGETTI, CHIEDO A LUISA DI PRENDERE IL
   BICCHIERE, POSIZIONADOLO PIU’ VICINO A LEI RISPETTO AGLI ALTRI
   OGGETTI;
LEO DEVE COMPLETARE IL PUZZLE; DISPONGO I PEZZI IN POSIZIONE TALE CHE
   POSSA PRENDERLI IN ORDINE E COLLOCARLI CORRETTAMENTE
Indicazione
• Indico l’oggetto da usare, la direzione in cui
  muoversi, la cosa da fare..
ESEMPI:
MAURO DEVE CERCARE LA MATITA SUL TAVOLO, LA INDICO;
DICO A MATTEO DI ANDARE IN BAGNO, GLI INDICO LA PORTA DEL BAGNO;
CHIEDO A LUCIA DI ACCENDERE LA LUCE, INDICANDO L’INTERRUTTORE
Prompt traccia
• Lascio una traccia della risposta corretta in
  modo da facilitarla
ESEMPI:
CHIEDO A LUCA DI RIMETTERE A POSTO I GIOCHI LASCIANDO INBELLA VISTA
   LA SCATOLA VUOTA IN CUI RIPORLI;
CHIEDO A SARA DI RIPETERMI IL NOME DEI TRE OGGETTI CHE ERANO
   PRESENTI SUL TAVOLO E CHE HO NASCOSTO PER ESERCITARE LA
   MEMORIA; LA AIUTO LASCIANDO SUL TAVOLO TRE CARTONCINI BANCHI
   SU CUI GLI OGGETTI ERANO POSIZIONATI
Al fine di garantire un’acquisizione
reale delle abilità e indipendenza nelle
   risposte, devo essere in grado di
     SFUMARE IL SUGGERIMENTO

                Fading
Sfumare il suggerimento significa
  passare da risposte dipendenti a
 risposte indipendenti diminuendo
il mio livello di suggerimento fino a
    rinforzare risposte autonome
a) Tecnica dell'aiuto (prompting) e attenuazione dell'aiuto (fading)

                            •    Potete provare ad utilizzarla?
                                • Cosa vi viene in mente?
                            • Quando potrebbe essere utile?
•   Pensate ad azioni che fate con bambini, giovani, che potrebbero beneficiare di questa
                               tecnica. Cosa vi viene in mente?
                                • ……………………………………
Il modellaggio o shaping
•  è una tecnica tramite la quale è possibile ampliare i repertori di capacità dei soggetti,
   facilitando la costruzione di nuove abilità. Si basa essenzialmente sul rinforzo di
   comportamenti dell'allievo che progressivamente si avvicinano a quello ricercato
   (comportamento-meta). Attraverso tale tecnica possono essere insegnati diversi tipi di abilità
   (motorie, cognitive, linguistiche, ecc.), anche a soggetti con problematiche consistenti. A
   questo proposito lo shaping viene considerato "uno degli strumenti clinici più utili prodotti
   dall'approccio comportamentale" (Bijou e Baer, 1978, p.82). Va sottolineato che solitamente
   tale tecnica viene utilizzata in associazione ad altre e principalmente al prompting e fading. Le
   caratteristiche fondamentali che informano un programma di modellaggio possono essere
   riassunte in tre punti:
1. - individuazione dell'abilità che si intende costruire (definizione del comportamento-meta) e
   selezione del comportamento iniziale, cioè di un comportamento già presente nei repertori
   del soggetto che abbia qualche attinenza con il comportamento-meta;
2. - delineazione di una serie di approssimazioni successive, cioè di comportamenti che,
   partendo da quello iniziale, si avvicinino sempre più a quello meta;
3. - predisposizione di opportuni programmi di rinforzamento per far si che il soggetto possa
   progressivamente padroneggiare i vari comportamenti fino a raggiungere quello meta.
Il modellaggio o shaping
•   Dal racconto di una educatrice:
•   Durante il mio intervento educativo con un bambino con ritardo mentale, iperattività e una
    forma non specifica di disturbo pervasivo dello sviluppo, mi sono posta l’obiettivo di
    insegnargli ad allacciarsi autonomamente la cintura di sicurezza della macchina, data la
    frequenza dei nostri spostamenti in auto. Il bambino in questione aveva una bassa capacità di
    coordinazione oculo-manuale e una bassa tolleranza alla frustrazione. In parole più semplici il
    bambino aveva difficoltà nel utilizzare entrambe le mani per finalizzare i movimenti e si
    arrabbiava appena si sentiva in difficoltà.
•   Per raggiungere il mio obiettivo educativo, ho utilizzato proprio la tecnica del modellaggio.
    Ho scomposto l’obiettivo di allacciare le cinture in piccoli sotto-obiettivi, rinforzando il
    bambino con un energico “bravo!!” e con un grande sorriso ogni volta che riusciva a
    raggiungere un piccolo passo. Inizialmente, quindi, mi complimentavo con lui quando riusciva
    solo ad afferrare la cintura con la mano, successivamente, una volta acquisita tale abilità, lo
    rinforzavo quando riusciva a tirarla per allungarla, poi ancora quando riusciva anche ad
    afferrare con la mano il gancio per poi tenerlo con l’altra mano, e infine, quando riusciva
    anche a inserire il gancio nell’apposito aggancio.
•   Il bambino attraverso tale tecnica è riuscito, quindi, ad acquisire tale nuova abilità in modo
    graduale all’interno di una relazione positiva che gli restituiva la sua competenza anziché la
    sua incapacità. Nello stesso tempo, i suoi miglioramenti rinforzavano anche me andando a
    incrementare la positività della relazione educativa.
Shaping in inglese significa
       “plasmare”
Insegno con lo shaping a nuotare,
pronunciare correttamente una parola,
              pedalare..

    Si tratta di abilità che non sono
controllate dalla suddivisione in piccoli
   obiettivi, ma che comportano una
  serie di approssimazioni successive
 fino al raggiungimento dell’obiettivo
                   finale
Esempio di utilizzo di shaping
• Scelgo il comportamento da raggiungere, ad es. insegnare a
  Francesco a tagliare con il coltello la carne
• Scelgo un comportamento iniziale da rinforzare non troppo
  lontano dal mio obiettivo, ad es. che Francesco impugni
  correttamente il coltello. “Mettiamolo nel cuoricino della
  manina….”
• Scelgo il rinforzo da usare. Rinforzo il comportamento iniziale
  fino a quando non verrà emesso ad alta frequenza
• Rinforzo delle approssimazioni successive al comportamento
  da raggiungere, ad es. rinforzo quando posiziona il coltello
  sulla carne
• Rinforzo del comportamento raggiunto
• Rinforzo intermittente del comportamento raggiunto
Concatenamento ( chaining )
•  Il concatenamento (chaining) è una particolare strategia utilizzata per l'insegnamento di abilità
   complesse costituite da sequenze di comportamenti ben delineabili. E' il caso delle abilità di
   autosufficienza (vestirsi, svestirsi, ecc. ) e di molte abilità professionali che richiedono un
   regolare susseguirsi di fasi.
• Secondo alcuni autori ( Kozloff, 1974), la tecnica del chaining si adatta bene anche per la
   strutturazione da parte dell'allievo in situazione di handicap di alcuni aspetti del linguaggio e per
   l'apprendimento di parti del programma scolastico che richiedono precisi algoritmi (ad esempio
   la soluzione di operazioni aritmetiche).
•   La predisposizione di un programma di chaining richiede un procedimento articolato in tre fasi:
1.    a) suddivisione dell'abilità in componenti ( task-analysis);
2.    b) costruzione della catena comportamentale;
3.    c) strutturazione di un programma di concatenamento delle componenti attraverso il rinforzo
      gradino per gradino. In concreto si delineano le parti componenti di un'abilità complessa (ad
      esempio: per vestirsi bisogna infilarsi le calze, lo slip, ecc.) e si insegna all'allievo ad eseguirle
      in successione fino al completamento del compito. Il concatenamento delle componenti
      dell'abilità avviene attraverso un particolare programma di rinforzamento gradino per gradino.
      E' questo l'aspetto che maggiormente caratterizza la tecnica e la differenzia da tutte le altre.
      Tale concatenamento si svolge nel seguente modo: non appena il comportamento descritto
      nella prima componente è stato compiutamente e stabilmente appresso, si passa a rinforzare il
      gradino successivo soltanto se il comportamento previsto viene emesso insieme,
      congiuntamente, in sequenza a quello precedente: la prima componente da sola non viene più
      rinforzata. Apprese e concatenate le prime due componenti, si passa alla terza che sarà
      oggetto di rinforzamento soltanto se il comportamento descritto a tale livello viene emesso in
      sequenza ai due precedenti e così di seguito.
Chaining significa “concatenazione”
Uso la concatenazione per insegnare abilità
  che possono essere suddivise in steps
             (micro-obiettivi)

Rinforzo uno degli steps per cominciare e rendo
indipendenti e rinforzabili gli altri uno per volta
Esempio: fare un puzzle
Completare il puzzle è l’attività che Alessandra deve
   imparare a fare in maniera indipendente;
Pretendere che impari a fare il puzzle senza suddividere
   in steps l’attività appare pretenzioso;
Inizio dal pretendere che Alessandra collochi un solo
   pezzo e solo quando sarà riuscito a farlo passerò a
   fargliene collocare due e così via, fino alla totale
   acquisizione dell’attività.
Chaining in avanti e all’indietro
• IN AVANTI                    • ALL’INDIETRO
Per insegnare l’abilità        Per insegnare l’abilità
  parto dall’inizio              parto dall’ultima azione
  dell’attività stessa           da compiere dell’attività
                                 stessa
                               ESEMPIO: DEVO INSEGNARE A
ESEMPIO: DEVO INSEGNARE A         CRISTIAN A FARE UNA COLLANA
   CLAUDIA A LAVARE I DENTI,      DI MACCHERONI , PARTO DAL
   PARTO DAL PRENDERE LO          FARGLI INFILARE L’ULTIMA PERLA
   SPAZZOLINO
Perché è preferibile utilizzare il chaining
               all’indietro:
• Perché diamo al bambino/ragazzo la
  possibilità di vedere l’attività finita e di venire
  rinforzato nel momento in cui l’attività finisce;
• Perché evitiamo la frustrazione di un’attività
  troppo lunga e difficile;
• Perché rinforzando sempre alla fine
  dell’attività rinforziamo l’azione indipendente
  oltre a quella in acquisizione
La capacità di dividere un’abilità in micro-
                  obiettivi

• Dobbiamo essere in grado di scrivere una task
  analysys;
• Dobbiamo concordare cosa rendere
  indipendente prioritariamente, dove e come
  rinforzare,
• Ogni equipe deve ovviamente agire in maniera
  uniforme
Esempio di task analysys: insegno a Giorgio a sfilarsi
                       un maglione
•    Incrociare le braccia
•    Appoggiare entrambe le mani sull’orlo del maglione
•    Fare scorrere le mani lungo la schiena oltre la testa
•    Quando tutto il maglione ha oltrepassato la testa disincrociare le braccia tenendo ancora il maglione nelle
     mani (se con bottoni)
•    Avvicinare la mano sinistra al lembo dell’indumento con le asole all’altezza del primo bottone
•    Tirare leggermente con la stessa mano l’indumento
•    Nel frattempo, avvicinare la mano destra al primo bottone
•    Far passare il bottone attraverso l’asola
•    Ripetere questa sequenza per ogni bottone dell’indumento
•    Con la mano destra far passare dal petto a dietro la spalla sinistra
•    Con la mano sinistra far passare la maglia dal petto a dietro la spalla destra
•    Stendere entrambe le braccia dietro la schiena
•    Avvicinare la mano destra al braccio sinistro
•    Prendere un lembo dell’indumento e farlo scivolare lungo il braccio
•    Lasciare il tessuto
•    Portare le braccia davanti al corpo
•    Avvicinare la mano sinistra al braccio destro
•    Prendere un lembo dell’indumento e farlo scivolare lungo il braccio
•    Prendere il tessuto anche con la mano destra
•    Avvicinarsi ad un piano d’appoggio
•    Appoggiare con entrambe le mani l’indumento
Estinzione
• La frequenza e/o la durata e/o l'intensità di un comportamento-problema
  tendono a decrescere (il comportamento si estingue) se questo non viene
  seguito da nessun rinforzatore. Certi comportamenti di disturbo,
  aggressivi, ecc., sono molte volte sostenuti, nell'ambiente scolastico,
  dall'attenzione (anche se non benevola) rivolta dall'insegnante al bambino
  che li emette (Carr e Meazzini, 1984; Foxx, 1985).
• L'adozione della procedura di estinzione prevede, in questi casi, che
  l'educatore ignori sistematicamente l'allievo intento a compiere certe
  prestazioni, mantenendo un atteggiamento calmo e impassibile.
  L'estinzione, dall'esempio riportato, potrebbe apparire come una tecnica
  di facilissimo impiego (non bisogna far nulla, basta ignorare il
  comportamento). Al contrario, esistono diverse complicazioni che possono
  rendere difficoltosa l'applicazione della procedura e ridurne l'efficacia. Fra
  queste, le più importanti sono la difficoltà ad evidenziare il rinforzatore
  che sostiene il comportamento (si deve eseguire una attenta analisi
  funzionale) e la mancanza di coerenza che spesso l'ambiente tende a
  manifestare.
Time out
• è un termine che gli amanti del basket sicuramente conoscono. Sta ad
  indicare una sospensione del gioco, della durata di un minuto, che
  può essere richiesta da uno degli allenatori. Nell'ambito del
  trattamento dei comportamenti fortemente problematici, tale dizione
  sentenzia ugualmente una sospensione, ma non del gioco, bensì da
  qualsiasi agente rinforzante.
• Il bambino che presenta un comportamento inadeguato viene privato
  di ogni rinforzatore e spesso isolato in un'altra stanza per il tempo
  sufficiente alla cessazione dell'azione pericolosa per sé o per gli altri.
  L'educatore costretto a ricorrere a questa tecnica non dovrà mai
  perdere la calma, né alterare il tono della sua voce. Il time out non
  può costituire un metodo abituale di insegnamento: viene infatti
  utilizzato solo in alcune situazioni estreme per il controllo di
  comportamenti aggressivi verso gli altri e distruttivi nei confronti
  dell'ambiente. Presenta numerose controindicazioni ed effetti
  collaterali e può pesantemente alterare il rapporto affettivo
  educatore-bambino.
Contenimento
• Il contenimento verbale-relazionale: Riuscire a contenere la rabbia,
  le esplosioni, l’agitazione motoria e psichica attraverso le risorse di
  holding “mentale”, riuscire ad elaborare gli elementi beta scagliati
  dal paziente attraverso la propria funzione alfa.
• Il contenimento farmacologico Ridurre l’agitazione della “fase
  critica” dell’aggressività con l’aiuto di una terapia farmacologica. E’
  utile per permettere al paziente di recuperare uno stato di
  maggiore possibilità di accesso al dialogo.
• Il contenimento “fisico” Contenere, e proteggere, paziente,
  operatori e ambiente attraverso un contenimento dei movimenti
  volti ad aggredire, con una sorta di “holding” fisica, a volte stretta e
  forzata; esperienza molto grave; deve giungere al momento giusto,
  dopo aver tentato ogni altra possibile soluzione; ha il senso di
  aiutare il paziente ad assumere gradualmente il controllo di Sé.
La token economy
•     La strategia della token economy (economia simbolica) consiste in un particolare sistema di rinforzamento per meglio gestire i problemi
      comportamentali ed aiutare l’allievo ad interagire in un contesto di gruppo. Si basa sul corretto utilizzo dei rinforzatori simbolici o token
      (gettoni, fiches, ecc.), i quali acquistano valore rinforzante in quanto possono essere scambiati per assicurarsi vari privilegi. Questi token
      si guadagnano emettendo le prestazioni richieste, ma possono essere anche persi nel caso in cui si dia vita a comportamenti identificati
      precedentemente come inadeguati. La token economy è una procedura sofisticata e molto strutturata, difficile da condurre per
      l'educatore inesperto. La raccomandazione, quindi, è quella di predisporre simili programmi solo quando altre procedure (rinforzamento
      semplice, rinforzamento differenziale, estinzione) si siano dimostrate inefficaci.
•      Inoltre, è bene non protrarre l'intervento per un tempo eccessivo, sostituendolo appena possibile (quando i comportamenti si sono
      stabilizzati) con condizioni più naturali. I vari autori che si sono interessati di questa procedura (Thomas, Beker e Armstrong, 1968;
      O'Leary e Drabman, 1971; Kozloff, 1974; Meazzini, 1978) hanno elencato alcuni principi fondamentali da rispettare per far sì che la
      stessa risulti efficace. Riassumendo queste posizioni, possono essere individuate sei caratteristiche:
•     - stabilire esattamente le attività da premiare con token. Si può decidere di dare rinforzatori simbolici nel momento in cui il soggetto
      porta a termine il lavoro su compiti programmati oppure quando si astiene per un certo tempo dall'emissione di comportamenti
      inadeguati;
•      - compilare un elenco di ricompense di sostegno adeguate. Si tratta di stilare una graduatoria di oggetti e privilegi particolarmente
      graditi all'allievo, il quale, se li vuole ottenere, deve accumulare un certo numero di token;
•      - fissare il costo di ogni ricompensa di sostegno. La graduatoria approntata permette di capire quali sono le ricompense più ambite;
      queste, naturalmente, devono essere anche le più costose;
•     - decidere quanti token il soggetto riceverà per le attività positive. E' questo un momento particolarmente importante del trattamento,
      da programmare con la massima attenzione e precisione. La regola generale, valida in ogni caso, è che i comportamenti deboli (quelli
      che vengono emessi con bassa frequenza) vanno stimolati con l'elargizione di un maggior numero di token;
•     - stabilire le modalità di scambio dei token con le ricompense.
 Nelle prime fasi del trattamento gli scambi dovranno essere frequenti; in seguito possono anche essere dilazionati maggiormente nel tempo;
      - registrare esattamente il comportamento del bambino. E' ovvio che la conduzione del programma richiede un continuo monitoraggio
      da parte dell'educatore, anche per apportare modifiche se i risultati non risultassero essere quelli previsti. La token economy è stata
      originariamente concepita per agire attraverso incentivazioni positive sul comportamento dell'allievo; in seguito sono state inserite
      anche contrattazioni con contingenze negative (O'Leary e Drabman, 1971; Williams e Anandam, 1973). Tale tipo di contingenza va sotto
      il nome di costo della risposta e prevede che vengano sottratti gettoni all'allievo quando emette dei comportamenti inadeguati. Il costo
      della risposta è la forma preferibile di sottrazione dei rinforzatori, in quanto possiede una notevole efficacia senza, nel contempo,
      ingenerare ripercussioni emozionalmente negative. Il principio alla base di tale procedura, quindi, è che ogni comportamento
      inadeguato produce una turbativa che ha un suo "costo", per il quale il soggetto viene reso responsabile (Meazzini, 1978).
La token economy
• L’utilizzo di strumenti per comunicare:
  apparecchiature informatiche,: tablet, computer,
  supporti visivi (cartoline, faccine…), usare
  oggetti/gioco, simboli WLS , sbattere occhi. …
• Proviamo ad esercitarci in un piccolo
  laboratorio…..
QUALI DISTURBI DELLA
     COMUNICAZIONE CONOSCETE?
•   MI FATE DEGLI ESEMPI ?
•   CHI AVETE IN MENTE?
•   COME PARLAVA?
•   CHE DIAGNOSI AVETE IN MENTE POTREBBERO
    RIENTRARE NEI DISTURBI DI
    COMUNICAZIONE?
TAPPE DI
SVILUPPO
   ATTESE
I disturbi della comunicazione
• Comprendono 3 grandi aree :
1. deficit del linguaggio (comprende forma, funzione e
     utilizzo di un sistema convenzionali e di simboli (es: parole
     pronunciate, linguaggio gestuale, parole scritte, immagini)
2. dell’eloquio (produzione espressiva di suoni e comprende
     articolazione, fluenza, voce e qualità di risonanza di un
     individuo )
3. e della comunicazione(qualsiasi comportamento verbale o
     non verbale (intenzionale o non intenzionale ) che influenza
     il comportamento, le idee e le attitudini un altro individuo.
Tali valutazioni delle tre aree devono tenere conto del
     CONTESTO CULTURALE e della LINGUA in particolare per
     bambini che crescono in contesti BILINGUI.
DISTURBI DELLA COMUNICAZIONE
Includono:
• 1. Disturbo del linguaggio
• 2. Disturbo del suono vocale (fonazione)
• 3. Disturbo della fluidità verbale ad esordio
  infantile (balbuzie)
• 4. Disturbo sociale della comunicazione
  (pragmatica)
• 5 disturbo della comunicazione n.a.s.
Disturbo del linguaggio
A - Disturbo di linguaggio: persistente difficoltà nell'acquisizione e nell'uso di diverse
    modalità di linguaggio (linguaggio parlato, scritto, gestuale o di altro tipo) dovute a
    deficit della comprensione o della produzione che comprendono:
1.     lessico ridotto,
2. limitata strutturazione delle frasi (capacità di costruire frasi basandosi su regole
      sintattiche e morfologiche)
3. compromissione delle capacità discorsive (capacità di usare parole o di connettere frasi
      tra loro per descrivere un argomento o sostenere una conversazione).
B. Le capacità di linguaggio sono al di sotto di quelle attese per età in maniera significativa e
    quantificabile, portando a limitazioni funzionali dell’efficacia della comunicazione, della
    partecipazione sociale, dei risultati scolastici o delle prestazioni professionali,
    individualmente o in qualsiasi combinazione.
C. L’esordio dei sintomi avviene nel periodo precoce dello sviluppo (dall’età di 4 anni le
      differenze individuali diventano più stabili, più facili da misurare e altamente predittive
      degli esiti successivi, è probabile che il disturbo del linguaggio diagnosticato dai 4 anni
      rimanga stabile e tipicamente persista nell’età adulta, sebbene il particolare profilo dei
      punti di forza e debolezza del linguaggio possa cambiare nel corso dello sviluppo.
D. Le difficoltà non sono attribuibili a compromissione dell’udito o ad altra
      compromissione sensoriale, a disfunzioni motorie o ad altre condizioni mediche o
      neurologiche e non sono meglio spiegate da disabilità intellettiva (disturbo dello
      sviluppo intellettivo ) o ritardo globale dello sviluppo.
Disturbo del linguaggio
Le caratteristiche del disturbo del linguaggio sono le difficoltà nell’acquisizione e nell’uso del linguaggio dovute
     a deficit della comprensione o della produzione del lessico, della struttura della frase e del discorso. I
     deficit del linguaggio sono evidenti nella comunicazione parlata, scritta o nel linguaggio gestuale.
L’ apprendimento e l’uso del linguaggio dipendono sia dalla abilità ricettiva sia da quella espressiva.
L’ abilità espressiva si riferisce alla produzione di segnali vocali, gestuali o verbali;
L’ abilità ricettiva si riferisce al processo di recezione e comprensione dei messaggi linguistici.
È necessario valutare le abilità linguistiche sia espressive che ricettivi in quanto possono essere diversamente
     compromesse.
Esempi: un ragazzo può avere un linguaggio espressivo gravemente compromesso, mentre il suo
      linguaggio ricettivo può esserlo appena.
Il disturbo del linguaggio in genere interessa il lessico e la grammatica, e questi effetti limitano poi la
      capacità discorsiva.
È probabile che le prime parole e frasi del bambino abbiano un esordio ritardato; l’ estensione del
      vocabolario è più limitata e meno variegata di quella attesa, le frasi sono più brevi e meno
      complesse , con errori grammaticali, soprattutto nei verbi coniugati al passato.
I deficit della comprensione del linguaggio sono frequentemente sottostimati, in quanto i bambini
      possono essere bravi a utilizzare il contesto per dedurre il significato di quanto ascoltano. Possono
      esservi problemi nel trovare le parole, definizioni verbali impoverite, scarsa comprensione dei
      sinonimi o di giochi di parole appropriati per età e cultura, problemi ne l ricordare parole e frasi
      nuove si manifestano con la difficoltà nel seguire istruzioni di crescente lunghezza, difficoltà di
      riprodurre sequenze di informazioni verbali( per es: ricordare un numero telefonico o lista della
      spesa) e difficoltà nel ricordare nuove sequenze di suoni, una capacità che può essere importante
      per apprendimento di nuove parole.
Le difficoltà nel discorso sono rappresentate da una ridotta capacità di fornire informazioni adeguate
      riguardo a eventi rilevanti e di raccontare una storia in maniera coerente.
TAPPE DI SVILUPPO ATTESE
Disturbo del linguaggio
L’ acquisizione del linguaggio è segnata da cambiamenti a partire dall’esordio nei
     primi anni di vita fino a livello di competenza adulto che si manifesta durante
     l’adolescenza.
Il disturbo del linguaggio emerge precocemente durante il periodo dello sviluppo;
     ma vi è una notevole variabilità nella prima acquisizione del vocabolario e nelle
     e prime combinazioni di parole, e le differenze individuali non sono , come
     indicatori autonomi, altamente predittivi di esiti successivi.
Dall’età di 4 anni le differenze individuali nella abilità di linguaggio sono più stabili,
     con migliore accuratezza di misurazione, e sono altamente predittive degli esiti
     successivi. È probabile che il disturbo del linguaggio diagnosticato dai 4 anni
     rimanga stabile nel tempo e tipicamente persista nell’età adulta, sebbene il
     particolare profilo dei punti di forza e di debolezza del linguaggio possa
     cambiare nel corso dello sviluppo.
I bambini con compromissioni del linguaggio ricettivo hanno una prognosi
     peggiore e sono più resistenti al trattamento, e sono frequentemente osservate
     difficoltà di comprensione della lettura.
Disturbo fonetico-fonologico
A – Persistente difficoltà nella produzione dei suoni dell’eloquio che interferisce con l’ intelleggibilità
     dell’eloquio o impedisce la comunicazione verbale dei messaggi
B. L’alterazione causa limitazioni dell’efficacia della comunicazione che interferiscono con la partecipazione
     sociale, il rendimento scolastico o le prestazioni professionali, individualmente o in qualsiasi combinazione.
C.      L’esordio dei sintomi avviene nel periodo precoce dello sviluppo
D.      Le difficoltà non sono attribuibili a condizioni congenite o acquisite, come paralisi cerebrale, palatoschisi,
        sordità o ipoacusia, danno cerebrale da trauma o ad altre condizioni mediche o neuorlogiche.

IMPARARE A PRODURRE SUONI DELL’ELOQUIO SONO abilità legate allo sviluppo. L’ articolazione dei
suoni segue un modello di sviluppo, che si riflette nei valori normativi per l’età dei test standardizzati.
Non è insolito per i bambini con sviluppo regolare utilizzare processi evolutivi per accorciare parole e
sillabe nel periodo in cui imparano a parlare, ma la loro progressione nel gestire la produzione dei suoni
dovrebbe portare a un eloquio per lo più comprensibile ENTRO L’ETA’ DEI 3 ANNI. I bambini con
disturbo fonetico-fonologico continuano a utilizzare processi immaturi di semplificazione
Fonologica anche dopo aver superato l’età in cui la maggior parte dei bambini è in grado di produrre
parole in modo chiaro. La maggior partre delle parole dovrebbe essere pronunciata con precisione (ma
con variabilità) intorno ai 7/8 anni.
I suoni più frequentemente errati tendono anche ad essere appresi più tardi: c, l, r, s z, gl, gn…
La maggior parte dei bambini con disturbo fonetico-fonologico risponde bene ai trattamenti e le difficoltà
        migliorano con il tempo e spesso il disturbo non è permanente.

      Esercizi di foniatria: https://www.youtube.com/watch?v=nD_GG57UBJ8
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