Dispensa di "Storia dei paesi afroasiatici: India e Pakistan"'
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!"#$%&$'#%($)%*&#+%*,#'-#.,+/*(#"0$'1'2%#(!'1'3+)#&#*'' Dispensa di “Storia dei paesi afroasiatici: India e Pakistan”' Docente: D. Abenante - Anno Accademico 2010/11 ! ! ! ! "##$%&'!(')! *+,-%&'%+!"%.'/,'! 0+12/!3/45+1+! 6&-7+%'+!8,,-1/! 9'2/,+:!;/>>?:'(>+@:?+,&-1A':&+?/1.! !
SOMMARIO INDUISMO! "! #$%&'! ((! %)#$%&'!#*!#*+#&! ("! L’IMPERO MOGHUL! ,(! L’IMPERO COLONIALE BRITANNICO! ,-! LE SCUOLE RIFORMISTE ISLAMICHE! ".! IL NATIONAL CONGRESS DI GANDHI E NEHRU! "/! LA LEGA MUSSULMANA DI JINNAH! 0"! LA SPARTIZIONE INDIA – PAKISTAN! 0.! L’INDIPENDENZA! 01! IL DOPO INDIPENDENZA IN PAKISTAN E IN INDIA! .,! IL FEDERALISMO INDIANO! .-! Bibliografia del corso: La democratie en Inde, di C. Jaffrelot (Ed. Fayard) A history of Pakistan and its origins, a cura di C. Jaffrelot (Ed. Zed) Si governano così: India, di D.Amirante (Ed. Il Mulino) 2
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Induismo PREMESSA SU SET DI VALORI INDIA/PAKISTAN: Brass dice che ci sono una serie (set) di valori coloniali, e valori indiani. L’idea del nazionalismo ad esempio deriva dal passato coloniale, non concetto autoctono. Altro concetto è il parlamentari- smo, sempre introdotto dai britannici. Quelli indiani, precedenti alla fase coloniale, ci sono quelli della rilevanza del gruppo d’appartenenza, del gruppo di nascita. Esempio: il gruppo castalale, jati. Nel caso pakistano: Nonostante religione mussulmana non preveda gruppi di sangue come clan e tribù (asabiya teoricamente abolita dall’islam) bensì la UMMA cioè la comunità universale si mantiene un forte lato tribalista. Ci sono forti legami di sangue. Anche perché i musulmani dell’asia meridionale si sono converti dall’indù nei corso dei secoli. Conservato quindi delle istituzioni sociali e antropolo- giche della società indù originale. Esempio: in Panjab (provincia più importante) si parla di BIRADARI politics. Pakistan People’s Party di Alì Bhutto e poi Benazir Bhutto si basa su biradari politics, serbatoi di voti, ovvero gruppo di persone con legame di sangue che votano per le stesse persone in maniera unita. Altri esempi portati da Brass come non derivati dal passato coloniale è l’importanza della terra, risorsa economica e status più importante. Siccome la terra è una risorsa legata al territorio ne de- riva una politica tendenzialmente locale. Rapporti politici tendono a essere incentrati sulla singola località, dimensioni micro piuttosto che macro. VARNA, (=colore) Sistema/modello dei valori gerarchico tradizionale induismo (tratti dai Ve- da, testi sacri). Organizzazione società, funzioni : Bhramano Sacerdote, dimensione (bianco religiosa purezza) Ksatriya Funzione politico- Mentalità tradizionale connette (rosso sangue militare politica e guerra forza) (principi-guerrieri) Vaisiya Funzione economica- Produrre ricchezza necessaria al (giallo oro) mercantile sistema per mantenersi Sudra Servitori, funzione di (nero terra) servire i tre gruppi superiori 4 gruppi gerarchici ma complementari ed interdipendenti.[moksa -> liberazione, da tutti ricer- cata. Altrimenti condanna samsara, rinascita perenne]. Questo per spiegare che indù non ha avuto problemi a confrontarsi e mischiarsi collaborare con altri poteri politici. Non c’è tradimento. I Varna sono un modello teorico di società dei testi vedici. Le Jati (con segmentazioni e sotto segmentazioni continue) sono un concetto antropologico dove prevale non un'idea teorica ma il concetto di nascita, gruppo endogamico di nascita che svolge tendenzialmente mestiere tradizio- nale. Hanno una connessione con i Varna che teoricamente si articolano considerando i Varna. Osmosi tra Varna e Jati. Ci sono Jati la cui posizione gerarchica incomprensibile solo antropo- logica: casta guerriera (si rifà a Ksatriya) uccide, stile di vita carnivora, bevono alcol. Sotto l'aspetto antropologico è sottovalutata, ma posizione elevata perché funzioni Ksatriya elevate e la Jati so- praelevata allora rispetto a come sarebbe. Chi ha dovere di servire entra in contatto con compiti impuri che dopo generazioni non può essere sanata va tenuto separato. 4
Capire in che modo concezioni tradizionali precoloniali hanno influenzato storia e sviluppo paesi asiatici. Partendo dai testi vedici (i Veda) troviamo i varna (statuti – vedi appunti lezione precedente) basati su gerarchia e complementarietà. Chiave è il concetto per cui funzione religiosa è al primo posto, davanti a funzione politico-militare. Tutti i testi che disciplinano figura del buon principe invitano il principe a costituire un rapporto con un brahmano specifico ( purohita, brahamano specifico – guida spirituale) . Il brahmano giustifica e sacralizza l’attività del principe. Gli sviluppi più importanti del pensiero filosofico è arrivato dalla categoria della ksatriya. Darma: dovere – per gli ksatriya è fare il buono politico-guerriero etc etc. Alto contributo filosofico è arrivato da ksa- triya perché non erano convinti che fare violenza (guerra) potesse portare alla liberazione. -> diffi- coltà del ruolo. Buddhismo -> vie di liberazione eterodosse (sette eterodosse), cercano nuove vie di liberazioni diverse da quelle classiche vediche. Fondato da ksatriya. Bhakti altra setta eterodossa. Questo discorso su sfera politica secondaria è importante per analizzare rapporti india- musulmani e india-inglesi. Infatti l’india è sempre stata molto fragile a livello politico. Influenzabi- le, instabile. In epoca precoloniale tante conquiste (tutte passate per il passo di KHYBER, tra afghanistan e paksitan) arrivate dall’asia. Solo granbretagna dal mare e da occidente. Tutti gli invasori si sono sempre confrontati con avversari meno potenti. Solo l’islam si avvicina nel XIII secolo cerca di unificare l’india -> Sultanato di Deli (fino 1500). Poi impero Moghul 1526 – 1858. Anche se già nel 1700 era impero formale, sotto controllo di GB. Nel 1947 al momento della indipendenza esistevano 500 stati in india. Neanche i britannici avevano unificato india. C’erano provincie private e poi questi simil-feudi. Tornando a i varma, sacrificante (brahamano) - sacrificatore (vaisiya, colui che usa i propri soldi per offrire materiale per il sacrificio) Il sistema dei varna si basa sui diseguaglianza, ogni uomo ha un proprio destino dharma diver- so in base al varna. Ci deve essere per forza qualcuno che si occupi delle impurità del mondo. I gesti più umili. Sudra. Nonostante i testi vedici sottolineano complementarietà varna la 4^ catego- ria, i sudra, sono un po’ distaccati anche per i testi antici. I sudra non sono ammessi allo studio dei testi vedici. Gli appartenenti ai primi 3 varna si dico- no “nati due volte”, nato biologicamente e nati quando vengono iniziati ai testi vedici. Anche le donne. Che non ha possibilità di raggiungere liberazione, a meno che non rinasca uomo. Karma è l’azione. Tutti devono compiere proprio dharma. Bisogna agire. Azione definito come karma. Se persona compie e accumula buon karma rinascita sarà migliore. Altrimenti se compio e accumulo cattivo karma avrò rinascite peggiori. Questo nel ortodossia indù, nel mondo eterodosso (buddhismo, tantrismo, bhakti) donna ha possibilità di liberazione. Rigveda -> testo vedico tra i più importanti. Presente in rigveda storia che spiega nascita mon- do come sacrificio primordiale. Individuo primigenio che si è smembrato dando vita ai varna. Testa -> Bhramani Busto, Braccia -> Ksatrya Bacino -> Vaisiya Gambe, piedi -> Sudra In termini teorici sudra può non essere povero e svantaggiato. Ad esempio, soprattutto in pas- sato, in villaggio ci sono molte mansioni che possono solanto essere svolte da casta bassa. Concetto di impurità: nella visione indiana l’impurità è parte, è un aspetto, dove tutti entrano in contatto con l’impurità. Nascita e morte – fonti primarie di impurità. Anche vicinanza, contatto con fonti di nascita e morte. È un fatto fisiologico, non patologico. Se c’è impurità esistono modi di sanarla. C’è sempre un rito per specifico problema. Nei testi vedici c’è tutta ritualità (che ele- 5
menti usare, che formule etc). Ovviamente i sudra accumulano molta più impurità rispetto agli altri varna. Difficile da sanarsi. Becchini, chi concia le pelli, l’allevatore -> specializzazioni che por- tano quella CASTA in cui non c’è possibilità di purificarsi. Allora gli altri bisogna allontanarsi da quelle caste. Concetto, occidentale, di intoccabilità. Ma non definite intoccabili da indiani. È un sistema di tutela delle caste più pure che non vogliono impurificarsi. (Campo valori: varna. Campo antropologico: casta) Probabilmente sono fonti di impurità la nascita e la morte perché sono grandi momenti di pas- saggio. Fonti di impurità secondarie tutte associate a nascita morte, a ciò che organico, che si de- compone. Il sangue. Ogni casta ha mestiere di specializzazione, ma può avere anche diversi mestieri secondari. Nel- la percezione che gli indù hanno della purità della casta conta il mestiere di specializzazione e me- no sui mestieri secondari. (Louis Dumont – Homo Hierarchicus, occidentale che ha studiato a fondo sistema delle caste). Louis Dumont percezione collettiva/specializzazione caste: ad esempio casta in- toccabile, specializzata in mansioni intoccabile, ha inoltre mansione di artigiani nel- le festività del villaggio (attaccare festoni e luci nel villaggio e anche dentro le case di caste elevate) non creando problemi perché non percepiti come intoccabili poiché non svolgono mansioni che contraddistingue la casta. Quindi il sistema delle caste funziona nel bene e nel male. La percezione e la visione locale della casta varia a seconda della situazione (contesto) e a se- conda della zona geografica. Le ragioni sono diverse dipendono da condizioni locali, considerando anche che non tutte le caste si trovano in tutte le parti dell'India, riempiendo vuoti di casta ad esempio. Al mestiere sono anche associati stili di vita (Bhramano dieta vegetariana, Ksatriya carnivoro). Una persona può essere espulsa dalla casta con una sorta di ostracismo attraverso il "consiglio ca- stale" Panchayat, se il membro della casta compie violazione del Dharma. Lo stesso Gandhi fu vi- cino all'espulsione dalla casta nel 1890 (Varna dei Vaisiya, casta dei Modbaniya regione del Guja- rat), quali genitori decisero di mandarlo a Londra per studiare giurisprudenza, viaggiare oltremare era considerato fonte di impurità; raggiunge un compromesso garantendo di vivere rispettando certi voti. Se parte di una casta invece prende uno stile di vita diverso può portare a cui dire o perdere uno status di casta con scissione in sotto casta con diverso status. La visione di Dumont è che il sistema castale non è un unico sistema castale, ma composto da molteplici sistemi locali gerarchizzati, aventi come denominatore i Varna. I sistemi si gerarchizza- no con diversi criteri, il principale dei quali è la contrapposizione puro/impuro, sulla cui base le caste si orientano l'una rispetto all'altra. Il Bhramano (non violento, vegetariano) è purezza assolu- ta; gli altri si orientano sulla base della vicinanza/lontananza dal Bhramano. Caste non solo si ge- rarchizzano in base al Bhramano, ma anche lo emulano, fenomeno di Sanscritizzazione, tendenza a imitare chi sta alla sommità del sistema. L'alimentazione è importante con il sistema castale, si possono fare infinite differenze che consentono svariate gerarchizzazioni. Emulazione si fa quindi per ascesa dello status castale. La Sanscritizzazione perché il Bhramano indica la sfera colta del sapere indiano, cultura sanscrita. Caste gruppi di nascita endogamici. Se endogamia non è possibile si preferirebbe isogamia, con due caste ad eguale livello, o ipergamia, dove una casta dà mogli a una casta superiore. Peggio sa- rebbe invece ipogamia con una perdita di status (ad esempio, casta di suonatori di tamburo, nu- merose offerte, però suonano tamburo, pelle di animali morti, Sudra però benestante. Può succe- 6
dere che casta Vaisiya in difficoltà dia mogli a questa casta Sudra in cambio di vantaggi economi- ci). Esempio: casta che sono specializzati in pesca (molta impurità) ma che in stagione diversa fa anche agricoltore (meno impurità). Considerati sempre impuri come pescatori. Se fossero specia- lizzati in agricoltura sarebbe meno impura. Jati, casta. Influenza su classificazione : Percezione collettiva di una casta e specializzazione casta. Se vie- ne percepita come meno impuri rispetto a classe di specializzazione. Originariamente esisteva tribunale della casta, consiglio della casta, panchayat, può decidere espulsione della casta. Esempio famoso, Gandhi vicinissimo da espulsione casta. Casta del modba- niya regione del gujarat. Gandhi mandato a studiare in gb, impuro. “Amputare il braccio in can- crena”. Si possono anche creare sottocasta, che perde o acquisisce status. Sistema castale comples- sisimo. Visione di Dumont: sistema castale è varietà di sistemi localizzati che come punto comune hanno l’appartenenza ai 4 varna. Sansiscritazione (teorizzata da tal Srinivas) -> fenomeno ad imitare chi sta alla sommità del si- stema. Tutti vedono che il brahmano è il piu importante e tutti cercano di comportarsi come lui (vegetariano, etc, etc). Matrimoni: -ipergamia (casta da proprie donne mogli a caste superiori) -ipogamia (casta da proprie donne in moglie a caste piano inferiore) – isogamia ( stessa casta livello casta). Situazione oggi: in india urbana soprattutto da noi occidentali non è percepita la questione ca- sta, anche se sotto sotto nonostante secolarizzazione è sempre presente. Nei villaggi, nell’india ru- rale, sono pienamente presenti. A livello ufficiale la costituzione indiana ha abolito l’intoccabilità e a livello istituzionale fa come le caste non esistessero, non ne parla -> paese secolare laico ( Nerhu non voleva neanche nominarle). Nel 1950 per cercare di farsi che classi intoccabbili e svantaggiate + scheduled tribes ottenessero favori e garanzie, si introduce un appendice che chiama a modi eufenismo/tautologia Scheduled classes (classi classificate) che devono ricevere favori. è una sorta di discriminazione positiva. Ancora oggi la situazione non è risolta. “other backward classes”aggiunte negli anni, non intoccabili ma comunque svantaggiate. 1980, commissione Mandal (era un giudice) cerca soluzio- ne a discriminazione (negativa) di ancora molte classi svantaggiate. Proponeva di una certa per- centuali di posti (fino 20%,30%) in università e pubblica amministrazione. Rapporto e norme im- plementate solo negli anni 90. Ovviamente polemiche da parte di alte classi. Nella visione vedica l’uomo non è importante a livello di individuo. Non c’è un individuo. Quello che conta è rete di relazioni. Conta il gruppo a cui quest’uomo appartiene. Il mondo tradi- zionale induista è un mondo olistico / organico. L’individuo non ha senso se viene estrapolato dal consenso. Uppanishad serie di testi su sanniyasin Il rinunciante, non vuole accettare il ciclo continuo di rinascite (samsara) Il karma genera attaccamento al mondo, perché è un azione che genera dei risultati. Non può liberarsi. Il rinunciante rinuncia ad agire, deve uscire dal mondo. Inazione assoluta. Si concentra solo su se stesso. Cerca il moksa, il riconciliamento con l’assoluto. Una sorta di scorciatoia. Chi può accedere alla rinuncia: no donne, solo i “nati due volte” e quelli che hanno raggiunto una certà età (bisogna aver visto nascere i nipoti) -> per far si che la discendenza è salva. L’apertura pressoché totale a qualunque elemento della società attraverso i movimenti etero- dossi: buddhismo, tantrismo, bhakti. Delle tre il buddhismo è diventato setta, staccandosi dal in- duismo, si è dato un ordinamento a se. Tantrismo e bhakti rimangono dentro l’induismo. Diffe- renze induismo – buddismo: in induismo sacro e impuro sono nel mondo allo stesso modo. In buddhismo invece ordine monastico separa e isola il sacro, lasciando il profano e la parte secolare al mondo. Tradizione religiosa indù e sua rilevanza nella storia dell’india contemporanea. No separazione fra sacro e sfera secolare, il sacro è parte del mondo. Immanenza del sacro. Le statue sono la divini- 7
tà. Mondo che tende a tenere assieme elementi apparentemente molto contrastanti. Nel mondo indiano tipicamente tendono a coesistere elementi sociali e elementi ascettici. Mondo ricco di con- traddizioni. Già il fatto che l’induismo ortodosso riesca a coesistere con altri movimenti (bud- dhismo etc) senza troppi contrasti e senza netta separazione è segno di continua coesistenza. Ad esempio assoluta purezza del brahmano acquisite con mescolamento con la figura del sanniyasin (il rinunciante). Ad esempio vegetarianesimo, non era così importante all’inizio. Con l’arrivo del sanniyasin bramhano diventa vegetariano. Rinunciante cerca Unione tra atman (anima – principio interiore ) e brahman (assoluto). -> liberazione, Moksa. Jain, piccola setta indiana simile al buddhismo nel modo di prendere un aspet- to del indù e renderlo d’importanza assoluta -> ahimsa (non nuocere). I veda oltre a parlarci della quadruplice distinzione dei varna, distinguono 4 fini dell’uomo: 1. Moksa liberazione, si distingue perché è un fine che non appartiene uomo del mondo 2. Dharma ordine socio cosmico, il quadro la cornice che regola il sistema, il proprio dharma – sva darhma il dovere di ogni persona. 3. Artha L’interesse materiale, il potere, la ricchezza, il soddisfacimento immediato. Ar- thashastra (manuale che ne parla) 4. Kama Il desiderio amoroso sessuale. Testi attribuiscono molta importanza a donne. In- fatti Kamasutra era l’unico testo che le donne potevano studiare. Ognuno di questi fini è ugualmente importante e sovrano nel suo proprio spazio. Ogni catego- ria varna ha il suo fine primario. Sono tutti degni di essere perseguiti. Altra via di liberazione: Bhakti, interpretazione/corrente di pensiero nata all’interno del induismo ortodosso convivendo e influenzando. Bhakti, la devozione. Trae fondamento da testo (non rivelato) epico Mahabarata del 1400a.c. Un capitolo bhagavad gita. Il canto del signore o il canto del beato. È un dialogo tra un guerriero di nome Arjuna (ksatriya) dialoga con Krishna (che è camuffato da persona normale). Guerriero ha dubbi, perché combattere? Il dio Krishna risponde dicendo: 1. Tu sei uno ksatriya combatti perché è il tuo dharma. Lui ha ancora dubbi. Risposta 2. Allora prova la via della rinun- cia. È tutta apparenza. Maya. Arjuna non convinto. Allora 3. Combatti senza desiderio del risul- tato, senza attaccamento, con animo puro compi il tuo dovere, e il tuo risultato lo doni alla divini- tà. Non riununciare al karma, all’azione. Da qui nasce Bhakti. -> Karma-Joga. 2 aspetti. Rinuncia al risultato dell’atto, amore per la divinità a cui viene offerto il risultato. Divinità Krishna. Para- monoteismo. Quasi monoteismo. Si concentra solo su Krishna. Altra caratteristica è che è aperta a tutti, chiunque voglia liberarsi. Anche Sudra. Anche le donne. Va anche a spezzare monopolio del bhramano che al di fuori della Bhakti è sempre quello che media tra divinità e fedele. I più grandi templi sono Bhakti, perché prima della Bhakti non incoraggiava questo tipo di devozione, pelle- grinaggi. Interpretazione Gandhiana -> idealismo pratico. Ai giorni nostri Bhakti è quello che at- tira a sé più fedeli. Pellegrinaggi. Altra via di liberazione: tantrismo, seguito popolare minore rispetto bhakti, molto famoso in occidente per via del lato sessuale. Rovesciamento dei valori tra- dizionali, mettendo al primo posto l'aspetto femminile della natura, la forza femminile. Induismo percepisce l'esistenza da forza femminile della natura Shakti, forza femminile primordiale indivi- duata in manifestazioni della natura (terra, monsoni, pioggia,…). Forza femminile benefica o di- struttiva, e nella visione religiosa ortodossa elemento femminile deve essere controllato attraverso complementarietà con la parte maschile, che controlla Shakti che è pericolosa se lasciata se stessa. Complementarietà maschile femminile pervade visione indù del mondo, grandi divinità stesse rappresentate con parte maschile femminile manifesta necessaria coesistenza uomo e donna. Parte donna ricollegata a visione più materiale del mondo, parte organica, cruenta, sanguigna del mon- 8
do (culti di dee sanguinari). Tantrismo recupera e mette al primo posto il culto Shakti, venerazio- ne della forza femminile attraverso raffigurazioni di diverse dee (dea Kali "la nera", colore della terra, forza naturale). Esisteva il culto Shakti, il tantrismo ne ha fatto una via di liberazione, veicolo di liberazione attraverso uso del rapporto sessuale come via per accedere alla liberazione, trionfo e la Shakti. Diverse correnti tantriche, tantrismo della mano sinistra, più impuro ed estremo [in In- dia la parte sinistra del corpo è più impura, usata per pulizie intime e mai per toccare il cibo] uso di riti sessuali; tantrismo della mano destra, più moderato e più istituzionalmente accettato. Tan- trismo rivaluta aspetti sottovalutati dall'induismo ortodosso, aspetti organici materiali della vita (sangue,…) Veicolo di liberazione. Nessuna delle correnti è un fenomeno settario in India, mantiene con le altre in- terpretazioni una reciproca influenza. Altri movimenti dall'alveo dell'induismo hanno cercato ulteriori vie di liberazione facendosi sette, distanziandosi dal resto della società dandosi un ordine in chiesa, rottura del Dharma tra la comunità di eletti resto la società. In India si ha questo con il buddismo e il Jainismo. Ciò che accomuna questi movimenti è: • tendenza a cercare ulteriori vie di liberazione; • nascono dal mondo degli Ksatriya, contraddizione tra compiere proprio Dharma ed il Moksa; • estremizzazione di un elemento e l’induismo ortodosso ha su visione ad altri (buddismo!rifiuto vita terrena, jainismo! Nonviolenza) Buddismo, fondatore è Gautama Siddharta Sakyamuni (Sakyamuni è casta principesca) nella regione indiana del Bihar, vissuto secondo la tradizione tra il V-VI secolo a.C. detto il Buddha (l’illuminato). Epopea legata alla figura del Buddha. Nato da famiglia di principi, nascita annuncia- ta da previsioni di oracoli che lo avrebbero destinato a essere grande re o grande guru. La famiglia per evitare di perdere erede in asceta, lo isola dal mondo segregandolo per evitare il contatto con la sofferenza del mondo di evitare la scelta di uscita dal mondo. Siddhartha secondo la leggenda en- tra casualmente in contatto con la sofferenza del mondo (morte, malattia, dolore) e deciso la ri- nuncia e l’ascetismo. Fondato la corrente del buddismo. Concetti fondamentali: • presupposto totale svalutazione vita terrena, già presente in induismo ma estremizzato in buddismo. La vita terrena con la sua sofferenza e morte superata attraverso il processo di meditazione per estinguere il proprio io (individualità), chiave per eliminare le sofferenze e raggiungere lo stato di liberazione Nirvana; • altrettanto importante l’enfasi sull’evitare violenze in tutte le sue forme verso altri evidenti. Non vi è una dottrina definita, ma una serie di insegnamenti attorno a questi valori. Percorso spirituale buddista incentrato attorno a tre fondamenti, i tre tesori: 1. Buddha, l’illuminazione per superare la vita terrena 2. Dhamma, gli insegnamenti, pratiche spirituali di meditazione e preghiera, cinque precetti di vita accompagnati dalla meditazione (non uccidere, non rubare, non fornicare – castità, non mentire, non bere alcolici); 3. Sangha, la comunità. La comunità buddista è una comunità complessa comprendente almeno due diverse entità: la comunità di monaci e quella dei laici. Il buddismo ha dato vita a un’organizzazione monastica, comunità di eletti; a livello teorico ogni fedele diventa monaco, in realtà dualità organizzazione monastica che applica massima purezza del Buddha, e comunità laica, sin dall’inizio presente ac- cettata. L’ideale del buddismo è una comunità monastica che corrisponde con tutta la comunità, comunità orizzontale di eguali, però accettata la presenza di una comunità laica, sostiene finanzia- 9
riamente e politicamente con offerte la comunità monastica. La comunità monastica è il mezzo attraverso meditazioni con cui la comunità può aspirare al Nirvana. Dal punto di vista storico, la comunità monastica buddista ha liberato il mondo dall’onnipresenza della sfera religiosa, diversamente dalla società indù ortodossa, dove il sacro è parte del mondo, nel buddismo il sacro è relegato nella comunità monastica, svincolando la società e la politica dal controllo della religione; esistenza di una comunità monastica fa sì che lo spirituale si isoli in ambiente diverso dalla politica, lasciando piena indipendenza alla politica (grandi dina- stie indiane antiche hanno sostenuto il buddismo proprio per questo motivo: ad esempio III secolo a.C. imperatore Ashoka della dinastia Mauriya ha sostenuto buddismo). Il buddismo nasce come estinzione dell’individualità, passaggio fondamentale per il Nirvana, seguendo gli insegnamenti del Buddha, precetti di privazione dell’io, e negazione graduale di sé per raggiungimento del Nirvana. Divisione in seno alla comunità buddista da diversa interpretazione della figura del Buddha, divisi buddismo Hinayana (del piccolo veicolo) e buddismo Mahayana (del grande veicolo). Il vei- colo è Buddha, Hinayana è più antica e vicina al Buddha originale,mentre in Mahayana il Buddha è divinizzato e insegnamenti ad opera di Bodhi Sattva (essenza illuminazione), figura che emerge nel buddismo Mahayana, personaggio che potrebbe diventare Buddha, potenzialità di Buddha in cui prevale la compassione preferisce aspettare il Nirvana per assistere i propri fratelli. Sapienza che lo potrebbe portare all’illuminazione unita alla compassione per i confratelli. Due correnti del buddismo, nato in India, si diffondono fuori: la corrente Hinayana verso Ce- lon e il sud-est asiatico (Birmania, Thailandia, Vietnam, Cambogia), mentre la corrente Mahayana verso Tibet, Cina, Giappone. Il Dalai Lama è il tipico Bodhi Sativa. La corrente Mahayana ha poi avuto un percorso a ritroso verso l’India, uscito dall’India e con divinizzazione del Buddha reinte- gro nell’induismo attraverso Buddha, considerato come reincarnazione di una divinità indiana. Il riferimento al buddismo simbolo importante negli anni 50 del novecento, quando il leader politico degli intoccabili Ambedkar, per protesta lanciò una campagna di conversione al buddismo delle caste intoccabili. Jainismo – diffusa, nasce dal mondo Ksatriya; Jain è colui che si ritiene seguace del Jina (il vin- citore), colui che ha vinto gli istinti terreni, il proprio io, raggiungendola liberazione. Figura stori- ca, Jina, di stirpe Ksatriya, contemporaneo del Buddha all’incirca VI secolo a.C., chiamato anche Mahavira (grande eroe), trionfo su passioni e sul proprio io. Comunità antica, caratterizzata per la non violenza (ahimsa), presente nel buddismo e nell’induismo, ma nel Jainismo è al centro della visione. Il mondo è pieno di vita, animato da esseri viventi che pervadono il mondo e tutti dotati di potenzialità di raggiungere la liberazione. Necessario quindi adottato uno stile di vita basato sul rispetto della vita in assoluto. Serie di regole di vita che ricalcano il buddismo, elemento essenziale è la non violenza. Cinque comandamenti ufficiali: • non uccidere (ahimsa) • non mentire (verità) • non rubare • non fornicare (castità) • non possedere Gandhi stesso influenzato anche dal Jainismo, i suoi ashram influenzati da visioni jainiste. Nel Jainismo, come nel buddismo, comunità monastiche (Muni) e laiche, essendo principi ab- bastanza estremi da mantenere, monaci rappresentano ortodossia e laici sostengono comunità monastiche. Anche nel caso del Jain si aspira a una comunità di asceti, difficile per la rigidità delle regole di vita del Jainismo. Il credo centrale è il rispetto di ogni forma di vita, il monaco Jain mi- nimizza la possibilità di nuocere, beve l’acqua attraverso una garza per evitare di ingerire qualcosa, cammina spazzando con scopetta per evitare di nuocere. L’utopia è morire di inedia per non nuo- cere ad alcuna creatura. Il monaco Jain minimizza le possibilità di uccidere. 10
Anche nei Varna l’uccisione vista come una cosa negativa, ma nell’induismo il rito sacrificale sacralizza e legittima l’uccisione, giustificandola, mentre nel Jainismo non si giustifica, bisogna evitarla ad ogni costo, estremizzando la ahimsa. I laici vivono esteriormente senza distinguersi dagli indù, mantenendo divisioni catastali, sono comunità benestanti, solitamente mercantili. Comparazione di Weber tra Jain e protestantesimo nel capitalismo. Per i Jain lo stile di vita asceti- co dell’accumulo di capitali reinvestiti in altre attività (non possesso) ha favorito il successo dei Jain nel commercio/ industria. I monaci Jain vivono in templi e la propria organizzazione è stacca- ta dal mondo. Pur creandosi movimenti settari, questi convivono con l’induismo ortodosso le altre correnti eterodosse con reciproca interazione e compenetrazione, evitando la contrapposizioni tra tutti gli elementi che interagiscono tra loro. La penetrazione nel mondo islamico avviene invece in maniera violenta. La Bhakti è l’unica realtà prestarsi al dialogo con il monoteismo islamico. SPINTA VERSO IL MOKSA SAMSARA (rinascite) ortodossia, uomo nel mondo SANNIYASIN (rinunciante) rinuncia al Karma, uomo fuori dal mondo BHAKTI (devozione) TANTRISMO (Shakti) rivalsa mondo femminile; estrapola parte femminile, la considera fine a sé stessa e ne fa il veicolo verso il Moksa Islam scissione alla morte nel 632 di Muhammad, comunità si divide in merito alla successione. I sunniti dicono che Muhammad non aveva individuato un successore, e lui chiude il ciclo della profezia. L'autorità è passata quindi alla comunità stessa che deve scegliere il successore nel Khalifa (vice) reggente del potere, vice di Muhammad ma non profeta, acquisisce solo potere politico- militare per tenere unita la comunità. Gli sciiti invece sostengono che Muhammad ha indicato successore del cugino e genero 'Ali. Dietro al problema della leadership c'era anche il concetto di autorità, per i sunniti l'autorità ri- siede nella comunità, lontano da vecchie leadership tribali dell'autorità di sangue, tribalismo (asa- SCIITI E SUNNITI biya) dove l'autorità era basata sul sangue. Islam invece è accettazione del messaggio di Dio, rifiuta legami tribali conflittuali rimpiazzandoli con quello religioso della Umma. La Shi'a invece fa rie- mergere la Asabiya, leadership continua passare attraverso il legame di sangue del profeta. Gli scii- ti si costruiscono una sacra famiglia che parte dal legame 'Ali-Fatima per la successione dei vari imam sciiti [figli di 'Ali sono Hasan e Hussein; i discendenti di 'Ali sono detti 'Alidi]. La maggioranza era costituita dai sunniti (Ahl-al sunnai wa al jama'at) i cui pilastri erano tradi- zione e comunità. La minoranza era costituita dagli sciiti (partito, fazione di shi). Il Khalifa per i sunniti era leadership politica, aspetti umani e non poteri estesi semidivini, il Khalifa è un uomo, non poteva neppure interpretare la legge, solo guidare la comunità, mantener- la unita, unità, guidarla in guerra. Principio di unità del divino (Dio uno e unico-Tawhid), quindi anche comunità unita, e deve avere centro rappresentato nel Khalifa. Imam per gli sciiti leadership politica, figura carismatica, che porta dentro di sé carisma divino trasmesso dal profeta, Santità, che andò rafforzandosi man mano che al problema della successio- ne nella divisione si svilupparono ulteriori differenze teologiche, come quella che prima di morire Mohammad aveva rivelato ad 'Ali il senso intimo del Corano trasmesso poi da 'Ali ai successori, ritenendosi gli sciiti detentori del vero senso del Corano e i sunniti solo del senso esterno. Inoltre due correnti teologiche diverse, i sunniti scuola teologica 'Asharita, interpretazione let- tura coranica solo testuale, divieto di cercare significati nascosti; gli sciiti scuola teologica Mu'tazi- lita, interpretazione allegorica del Corano, ricerca significati profondi, interpretazione Ta'wil (alle- gorica). 11
All'interno della stessa Shi'a si sono poi create diverse branche in seguito a: • gli accordi sul riconoscimento dei vari imam, dichiarando l'interruzione della catena degli imam, e chi non concordava con la successione affermava che la morte del imam precedente era sospetta, imam non morto mai entrato in occultamento (ghaibe) ghaibe), vivo ma non visibile, destinato a tornare alla fine dei tempi per riportare la giustizia sulla terra. • Diverso grado di semidivinità attribuito all'imam, su quanto esteso potesse essere il carisma del imam. Si possono così distinguere le principali comunità sciite: DUODECIMANI * XII imam in occultamento (Persia 1500) * Shi'a mediana, di compromesso nei confronti dei poteri dell'imam ISMAILITI * Ismail, VII imam, ultimo riconosciuto * Agha Khan è rappresentante imam sulla terra, leader spirituale degli ismailiti Khoja IBADITI (Yemen) * gruppo moderato, imam tipo califfo Conflitto sunniti/sciiti dal 632 (morte di Mohammad) al 661 (morte di 'Ali); dopo Mohammad i sunniti scelgono Abu Bakr come califfo e 'Ali è invece imam sciita. Califfi successivi erano Omar, Uthman e dopo la morte di Uthman, 'Ali imam sciita riuscì a farsi riconoscere anche come califfo. Nel 661 'Ali assassinato da estremisti sunniti e il conflitto riesplose. I primi quattro califfi sunniti erano Rashidun (ben eletti), figure più vicina Mohammad. Il califfato nel il suo ideale socio politi- co religioso si è realizzato al massimo in questo periodo dal 632 al 661. Dopo 661 il califfato ha perso il suo vero significato, trasformandosi in califfato monarchico (dominio di una dinastia), perdendo il significato religioso. Il dissidio sciiti/sunniti sui primi tre califfi. Importante anche per diritto islamico, perché tra le fonti islamiche di diritto ci sono: Corano Sunna! Tradizione profetica, spaccato di vita della prima comunità islamica profetica ! (Hadith! lasciti del profeta e della sua comunità, che comprendono - comportamenti del profeta (indiretti) - atti e detti dei compagni del profeta (Abu Bakr, Uthman, Omar) ! Gli sciiti non riconoscono le parti della Sunna che si caratterizzano per essere dei primi tre califfi. Catalogazione della Sunna in affidabile o meno a seconda del primo testimone; gli sciiti sostituiscono la Sunna sunnita dei primi tre califfi con una propria Sunna degli imam. Gli sciiti rispetto ai sunniti hanno avuto una leadership protratta più a lungo nel tempo con gli imam (il XII imam occultato nel XIIº secolo), sciiti più flessibili nell'adattarsi ai tempi. Sunniti hanno perso il profeta nel 632, interpretazione giuridica cristallizzata, ulema (interprete autorizzato) molto conservatori. Gli insegnamenti degli imam sciiti contengono interpretazione mistica del Corano, che i sunniti svilupperanno molto dopo con il sufismo. Mistica sunnita influenzato dalla Shi'a. Nota: comunque i sunniti non riusciranno mai estirpare il tribalismo. Lo stesso califfo tra re- quisiti che deve avere è di appartenere alla tribù dei Quraish del profeta Mohammad. Ramificazioni del mondo sciita ai margini del mondo islamico, per sfuggire da repressioni, muoversi alle frontiere dell'Islam, con primi tentativi di islamizzazione. Successivamente giungono armate del califfato per reislamizzazione sunnita. Tecnica di proselitismo sciita con qualche suc- cesso in India dove tendevano ad identificare figure religiose indù con l'Islam. L'azione concetti indù con concetti islamici, ottenendo qualche successo. Scuole giuridiche di appartenenza degli arabi mercanti che giungono in India del sud era Shafi'iti, scuola tendenzialmente pacifica e tollerante. Le scuole giuridiche islamiche si articolano a seconda del grado di importanza delle fonti complementari (Ijima e Qiyas, rompendo il tabù che solo Dio stabilisce le norme) rispetto alle fonti scritturali (Corano, sunna). Le scuole più rigoriste sono meno capaci di adattarsi a diverse realtà, meno flessibili e quindi hanno meno successo nell'I- slam periferico. 12
Corano Sharía [la retta via] Sunna tradizione - fatti del profeta e dei primi califfi Ijma consenso/consuetudini Qiyas analogia Ijma (consenso): dove la maggioranza della comunità si accorda attorno ad un punto contro- verso del diritto, quella soluzione ha forza di legge (se la comunità ha autorità, allora la comunità anche possibilità di stabilire il bene e il male. Agli inizi la comunità, poi con allargarsi gli 'Ulema ('Ilm conoscenza), però non specifico riferimento coranico a categoria di sacerdoti-interpreti. An- zi, inutile, perché l'Islam non ha bisogno di mediazione tra divinità e fedele, Dio trascendente lon- tano, non c'è alcuna forma di mediazione tra Dio e uomo, solo una, quella del profeta Moham- mad, che intercederà tra Dio e uomo solo nel giorno del giudizio, invocando la clemenza di Dio verso il genere umano. L'uomo prega solo Dio, non altri uomini (santi, profeti,…). Nota: nell'Islam, non essendoci chiesa, tutti i movimenti nascono dal basso. L'Islam non ha mai fatto tabula rasa del preesistente, il più delle volte islamizzando tradizioni e pratiche preislamiche, assorbendole inserendola nel contesto islamico (esempio pellegrinaggio alla Mecca). Soprattutto in Africa e in Asia orientale dove l'Islam è entrato in contatto con culti animisti/naturalisti, che sono stati reclamizzati. Nella pratica religiosa molto elastica, che ha saputo assorbire tutte le varie con- cezioni locali, islamizzandole. Shafi'iti scuola di origine araba, diffusioni gite costa africana, spostatasi fino al sud della peni- sola indiana e Indonesia (rotte mercantili). Scuola mercantile tollerante, che dà spazio all'uso delle fonti complementari. Scuola Hanafita, anch'essa tollerante scuola asiatica, ufficiale dell'impero ottomano e dei vari Stati musulmani in India. Veicolo di islamizzazione vasta area con tradizioni religiose che (scia- manesimo centro asiatici) che per essere inglobate necessitano di un approccio più tollerante. Scuola Malikita tipica dell'Islam africano, scuola flessibile ed elastica. Scuola Hanbalita, rigide rigorista, limita l'uso delle fonti complementari, presente solo in peni- sola arabica, scuola ufficiale del movimento waabhita di Ibn al-Wahab, alleandosi con il clan Ibn- Saud, scalata al potere dell'area del Hijaz tra il 1700 il 1800. L’islam in India Contatto mondo indiano e islam. Islam è stato di più che un semplice contributo cultura- le/religioso. È stato il contributo più importante dal punto di vista della costruzione di istituzioni politiche. È soltanto con l’avvento dell’islam nel subcontinente islamico l’india ha iniziato ad avere amministrazione centralizzata, prima di quel momento assenti. L’india aveva, come abbiamo visto, dato sempre poca importanza a politica. L’islam produrrà una serie di tentativi di centralizzare la politica indiana. È necessario inanzitutto cercare di inquadrare cronologicamente il rapporto islam-india. Primi contatti sono molti antichi, ancor prima della nascita dell’islam (islam nasce nel 622). Contatti probabilmente di mercanti arabi verso coste dell’india. Non erano contatti di islamizzazione ov- viamente. Poi con i mercanti si aggiungono missionari ma spesso di frazioni scisse dal islam uffi- ciale – componenti minoritarie (shìa -> sciiti). Contatti ancora poco rilevanti dal punto di vista di conversione di massa. 632, muore maometto. Tema successione: sunniti credono che non sia stato indicato successo- re, maometto è stato l’ultimo profeta, quindi l’autorità passava alla comunità, che deve scegliere sucessore tra i califfi khalifa (i vice di maometto) che però è profeta, che diventa leader. Sciiti inve- ce dicono che successore indicato da maometto ci sia Alì, genero del profeta. È una differenza di concezione del potere, sunniti sono più “democratici”, sciiti sono più tribalisti (asabiya) e vogliono 13
che leadership sia un fatto di sangue – discendenti del profeta. Sciiti hanno “sacra famiglia” che parte da ‘Ali e fatima e passa poi per gli ‘Alidi – discendenti. Loro saranno gli imam. Leadeship: califfo per i sunniti, imam per gli sciiti. Il califfo non ha poteri semi-divini, profetici. Rapressenta l’unità della comunità. Mentre sciiti hanno imam, che conoscono “segreto del corano” rivelato da Maometto in letto di morte ad ‘Alì -> caratteristica sviluppata non da subito in realtà. Scuola teologica sunniti: Asha- rita, secondo cui corano non si deve interpretare e cercare significati nascosti. Scuola teologica sciiti: mutazilita, secondo cui bisogna dare interpretazione allegorica ta’wil. Sciiti: divisioni all’interno del movimento: derivano da eredità, spesso confusa, non riconosciu- ta – o ogni qual volta che morte imam dovuta a morte “misteriosa” introducevano concetto di oc- cultamento – ghaiba – in realtà non è morto, tornerà alla fine dei tempi per salvare la comunità. Divisioni anche dovute a potere imam. Quindi ci sono duodecimani – 12 imam poi imam finito in occultamento (prevalente in Iran, religione ufficiale). Ci sono ismailiti – 7 imam, l’ultimo imam è ismail. Poi ci sono ibaditi. Scontro sciiti, sunniti subito dopo morte maometto, poi a un certo punto ‘Ali unifica perché eletto anche califfo, poi nel 661 – morte di ‘Ali assassinato. Di nuovo scontro. Sunniti riconoscono 4 califfi “ben guidati” rashidun – Abu Bakr, Omar, Utaman, Ali. Dopo questi 4 califfato è “peggio- rato” – califfato monarchico. Sciiti non riconoscono primi 3 califfi. Se però sciiti non riconoscono primi 3 califfi -> sciiti allora non riconoscono parti della sunna dove ci sono dettami testimoniati dai 3 compagni del profeta. Sciiti sostituiscono con propria sun- na sciita composta dalla tradizione dei primi imam. Interpretazione della legge si cristallizza subito per i sunniti, con gli imam lo sviluppo dura di più, anche dopo maometto. Sciiti tra l’altro attraverso sufismo (culto dei santi etcetc) introducono lato esoterico-mistico dell’islam.} Spesso primi tentativi di islamizzazioni sono fatti da sciiti, proprio perché erano “eresia” rispet- to a sunniti, si portavano ai margini dell’impero. Ismailiti soprattutto, con tecnica di da’i, che fan- no traslazione di concetti induismo con concetti islamici. Associano maometto a divinità indù. Islam religione molto rigida in teoria, ma in pratica molto flessibile perché riesce ad assorbire cul- ti e concezioni locali e preislamiche o ad esempio indiane. Tornando ai contatti islam-india: 711-712. Esercito Califfato entra nella regione del Panjab, pakistan. Causata dalla reazione del califfato all’assalto di un cavaliere indù a nave islamica. Persiano lingua comune islam, india. 970 con popolo di ghoridi primi tentativi di formare uno stato indiano islamico. Induismo non è religione storica, non ha data precisa di inizio, non si basa su evento storico, islam si. Nasce nel 622. Induismo si basa su Veda, testi sacri mitici che raccontano grandi epopee di dei e miti che la dimensione umana è inesistente. Non ci sono datazioni nei testi vedici. Conce- zione ciclica del tempo. Al medina -> “la città” per eccellenza. Maometto fonda società in questa città. Perché l’islam cerca di prendere distanza da asabyia, mondo tribale. Legame comunità è legame ideologico, non di sangue -> umma. Passa il principio che il buon musulmano se possibile deve vivere nella città. Differenza netta con induismo, molto rurale, periferico, non centralizzato. Culto dei santi, islam teoricamente non accetterebbe forme di santità ma in eterodossia c’è sufi- smo – culto dei santi, come indù. Punto di incontro-scontro. In india islamici hanno problema di superiorità numerica, non sono abituati a stare in superio- rità, in india condizione si ribalta. Contatto tra Islam e induismo due tradizioni religiose paragonabili per livello di civiltà, ma antagonisticamente diverse con coesistenza impossibile: 14
1. monoteismo islamico rigido (peccato di Shirk paganesimo, Dio unico e non mediazione uomo-Dio), induismo pluralità di manifestazioni del divino, anche elementi naturali; 2. diversità sociali, società indù gerarchica (Varna e Jati) e disuguaglianze, Umma islamica società di eguali; 3. induismo aspetto religioso scisso e sovraordinato da aspetto politico, Islam sfera religiosa e politica inscindibili, Umma comunità politico-religiose, Islam non concepisce di vivere nel territorio senza controllare il potere politico, diversità tra Dar-al Islam e Dar al-Harb, distinzione del territorio in terra dell'Islam (dove comanda l'Islam, il re musulmano, si applica Sharia, vivere da buoni musulmani) e terra degli infedeli (governo non musulmano, infedele, no Sharia, musulmani in sofferenze e soggezione, come scelta o muovere jihad o fuggire verso il più vicino Dar-al Islam). Perché chi si è Islam è necessario chi si è anche il potere politico (Din wa Duniya fede e mondo), Islam è fede e sovranità politica. Islam non può essere credo spirituale interiore senza che si traduca in ordine socio-politico fatto di istituzioni, leggi, Stato, esercito,…. Ecco che allora indù accettare la convivenza statali islamica quando questa rispettava l'induismo 4. l'Islam è religione storica, inizia dal 622 d.C., data che segna la migrazione del profeta dalla Mecca Medina (Hijra) per fondare un primo Stato islamico, la prima Umma, inizio dell'era islamica. Ingresso del sacro nella storia. Induismo non è religione storica, religione astorica, mitica, non si basa su libro rivelato che racconta eventi umani, no eventi storici in cui Dio si manifesta. Veda sono testi mitici che raccontano grandi epopee, miti, in cui la dimensione umana irrilevante, concezioni temporale ciclica (che si ripete, composta da migliaia di anni) e dove la dimensione dell'uomo è irrilevante. L'Islam tipica concezione semitica, uomo è unità di riferimento della tradizione religiosa. 5. Per l'Islam è fondamentale dimensione urbana dell'organizzazione, fondando o rinforzando le istituzioni urbane. L'indù è dimensione rurale fondamentale, villaggio è l'unità base della Jati. Città indiana nasce come agglomerato di caste e villaggi per unione, raramente città ha significato particolare, solo quando luogo ha significato religioso (ad esempio vicino a fiumi sacri: Benares, Allahabad), non fonte di valori di sé. In Islam invece la religione attribuisce importanza al vivere in città. Quando Muhammad va dalla Mecca a Medina, fonda Stato musulmano della ribattezza Medina (era Yatrib controllata da comunità ebraica), al-Medina= la città, la città per eccellenza, per antonomasia. Fonda comunità nella città perché l'Islam si sforza di prendere le distanze dal mondo tribale preesistente, legata culti della natura tribali, per diffondere Islam prende le distanze fisiche nella città, luogo deputato alla fondazione di una nuova comunità basata su un legame rivoluzionario dell'ideologia religiosa in luogo del sangue. Per essere buon musulmano di vivere nella città, lontano dal deserto beduino, luogo adatto per fondare la Umma. Certo, c'è anche l'Islam rurale, però rimane il principio ideale della città, più vicina ideale coranico, rispetto al rurale che è più vicino alle lealtà naturali. In India l'Islam prende possesso di grandi centri urbani, con ulteriore coesistenza Islam! Città indù! Villaggi. L’India non è stata islamizzata in un’unica soluzione – non è mai stata convertita da un esercito islamico. Influenzata da una serie di contatti che si sono susseguiti nei secoli, con diversi tipi di I- slam. I rapporti con l’Islam sono antichissimi e contemporanei alla sua nascita stessa – 630 d.C. Incontro militare antico tra Punjab e Sikh, dalla terra centrale del Califfato verso la zona nord occidentale dell’India, nell’odierno Pakistan. Sempre arabo come contatto, ma un rapporto di con- quista. Però neppure questo porta a un’islamizzazione di massa. Verso la fine del X secolo, avviene una serie successiva di ondate di orde di conquistatori mu- sulmani, popolazioni non più arabe ma turco – afgane. L’Islam NON è entrato in India in un uni- co momento e sempre diversificato nel tempo. Tutto questo contribuisce a fare dell’Islam Indiano un Islam sui generis, molto diversificato. Troviamo in India tutte le forme di Islam, non un'unica for- ma. Ne esistono diverse, qualche studioso dice che in India è addirittura presente ogni forma di I- slam. Islam ismaelita nel sud dell’India, ma anche l’Islam sciita duodecimano, nel nord dell’India attraverso i contatti con il mondo persiano, un Islam sunnita, ortodosso e maggioritario, 15
un Islam mistico, quindi c’è tutta una varietà di forme di Islam che la rende particolarmente degna di studio e interazione. Il grosso del fenomeno dell’islamizzazione dell’India proviene dal terzo e ultimo contatto con l’occidente islamico. Dal nord ovest, con un tipo di diffusione e direttrice che ha avuto la tendenza a procedere verso l’est, verso il Bengala. Questo spiega per quale ragione gli archeologi dicono che troviamo le moschee più antiche nel nord ovest dell’India e spesso anche nel Bengala. Poi l’Islam in un secondo tempo raggiunse anche le altre zone dell’India, cioè il centro e il sud, ma in modo più graduale e lento, quasi per osmosi – lento contatto culturale, spesso anche al di là di un sem- plice fe- nomeno di conquista. La religione arrivò prima delle conquiste militari. L’importanza del fatto che l’India sia stata islamizzata da popolazione non arabe ma turco af- ghane influenza il fatto che l’Islam arriva in India già diverso. Non è l’Islam arabo, che arriva dal cuore dell’Islam, ma arriva già mediato da molte altre culture, filtrato dalla cultura persiana e dalla cultura turca – le due grandi civiltà dell’Islam dopo quella araba. La persiana e la turca sono le più importanti per quello che concerne il mondo asiatico, il mondo islamico orientale. Queste culture hanno lasciato nell’Islam influenze differenti. Il mondo persiano ha dato all’Islam la cultura e la teoria politica dello stato, proprie della monarchia persiana. Successivamente, l‘Islam è entrato in contatto con il mondo turco, che darà un contributo militare – i primi elementi turchi entreranno nel Califfato come schiavi militari dopo essere stati prigionieri di guerra. Successivamente po- tevano af- francarsi e fare anche carriera – ci saranno anche casi di dinastie formate da schiavi turchi. Mamelucchi – dinastia che ha regnato in Egitto intorno al 13 secolo (Mamluk, ovvero schiavo), scendenti di schiavi turchi che avevano fatto carriera. Lo schiavo nella civiltà islamica godeva del riflesso dello status del proprio padrone, quindi lo schiavo di una persona importante veniva con- si- derato anche lui importante, perciò era in grado di fare carriera. Sharia: che tipo di Sharia arriva in India? Ci sono diverse scuole di diritto islamico a seconda dei vari contatti. A sud c’era la scuola shafita, a nord la scuola hanafita (tipica del mondo turco, abba- stanza libero e tollerante verso l’uso delle fonti complementari). La Sharia è un corpus di norme che si è andato arricchendo nel corso dei secoli, e che ha finito di arricchirsi abbastanza tardi, intorno al X secolo finalmente si è cristallizzata – e grossomodo nel de- cimo secolo gli studiosi e i dotti musulmani hanno trovato un accordo sul fatto che la Sharia non dovesse essere più rinnovata perché era sufficiente per l’amministrazione. Viene chiamata Chiusura della Ijtihad (interpretazione individuale). Non era permesso ragionare notevolmente sulle fonti per arricchire notevolmente il bagaglio normativo della Sharia. L’Islam ha così perso la possibilità di adattarsi al cambiamento, nasce il problema dell’Islam con la modernità. Fino a questa chiusura, tuttavia, la Sharia era come una spugna che assorbiva idee, u- si, costumi, consuetudini delle popolazioni conquistate. La Sharia nel suo movimento ver- so oriente ha incontrato diversi elementi nuovi e li ha fatti propri, così che quella che arriva in In- dia è molto diversa da quella araba. Ci sono elementi tribali turchi, come la vendetta di sangue, che è presente nella legge islamica indiana. Ci sono elementi del diritto penale, anche pene cruente come il taglio del naso, non esistono nella versione araba nella Sharia ma che è nata dopo la filtra- zione turca ed arrivata fino in India. Altro elemento importante che differenzia l’Islam Indiano, ed è quello della gerarchia. A livello teorico l’Islam in India avrebbe dovuto avere molte difficoltà ad adattarsi ai meccanismi domi- nanti della società Indiana – una società egalitaria che cerca di introdursi in un sistema castale. Nella pra- tica, però, l’uguaglianza islamica verrà mitigata dalla persistenza di istituzioni gerar- chiche, già dai primi anni dell’Islam questo è costretto a trovare compromessi con le gerarchie che va incontrando. Man mano che l’Islam si sposta comincia anche a convertire, e anche nel fenome- no della conver- sione si creerà una gerarchia – mentre teoricamente chi si convertiva diventava musulmano, ma i musulmani originali tendono comunque a considerarsi migliori di coloro che si 16
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