Disegni d'architettura da Michelangelo
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Boll.Ing. n.6 10-08-2007 9:10 Pagina 3 Disegni d’architettura da Michelangelo a Bernardo Buontalenti Amelio FARA Bernardo Buontalenti ha studiato e manipolato disegni d’architettura di Michelangelo. I fogli michelan- gioleschi appartenuti a Buontalenti sono in numero certamente superiore a quello di cui si aveva notizia. Disegni di Michelangelo hanno esercitato un influsso determinante sui progetti buontalentiani della Cap- pella dei Principi e del Palazzo Nonfinito. Per raggiungere i suoi scopi Bernardo ha persino modificato al- cuni disegni del Maestro. Una celebre finestra disegnata da Michelangelo risulta adattata dal Buontalenti, nelle linee principali, per un piano superiore del Palazzo Nonfinito. Anche una nota miniatura buontalen- tiana conservata agli Uffizi, trae origine da un foglio di un allievo di Michelangelo. Parole chiave: Michelangelo; Bernardo Buontalenti. Bernardo Buontalenti (1523-1608) ha studiato, misurato, manipolato, e persino modificato dise- gni d’architettura di Michelangelo (1475-1564) e allievi. A Firenze, dopo la morte del Maestro, traendo vantaggio dal suo singolare rapporto di affinità culturale con Francesco dei Medici, riesce a entrare in possesso di disegni michelangiole- schi, certamente in numero superiore a quello dell’elenco pubblicato da Cesare Guasti1. Bernar- do si era prefisso lo scopo di captare da quei fogli le forme e la geometria che le sottofonda, impie- gando le stesse tecniche e strumenti da disegno, cioè le matite nera e rossa2, la penna d’oca3 e l’inchiostro, il pennello e l’inchiostro diluito4, lo sti- lo, il compasso e la riga. Ciò che si percepisce con immediatezza nei disegni di Michelangelo e di Buontalenti, persino in quelli che potrebbero essere stati eseguiti per un committente, è la traccia del processo creativo. Nel foglio michelan- giolesco della finestra inginocchiata per il Palazzo Medici (Casa Buonarroti, 101A) (fig. 1) l’asse di simmetria della composizione si sposta da sini- stra verso destra nel corso dell’elaborazione del disegno. Dall’asse, anche se non segnato, relati- vo a una prima ampiezza dell’apertura della fine- Fig.1. Michelangelo. Casa Buonarroti, stra si passa a quello dell’apertura ingrandita ver- 101A. so destra, alla quale corrisponde il timpano curvi- Fig. 2. Finestra inginocchiata di lineo. La linea inferiore di questo manifesterebbe, Palazzo Medici. secondo una recente interpretazione, una curva- tura ellittica senza descrivere un arco di cerchio5. Tuttavia l’ellisse rimane una curva chiusa, e il tim- pano curvilineo michelangiolesco è un vero e pro- prio arco ribassato a tre centri di curvatura, i cui settori degli archi sono delimitati da linee verticali incise insieme al nuovo asse di simmetria e alle linee di estremità delle mensole superiori. Il cen- tro di curvatura dell’arco centrale si trova sul da- vanzale, quello dell’arco di sinistra verso l’angolo superiore interno della finestra, quello dell’arco di destra notevolmente più in basso. Nella delinea- zione successiva del timpano triangolare il relati- vo asse di simmetria (anche se non tracciato) ri- sulta spostato ulteriormente verso destra. Le mensole inferiori imprimono la conformazione in- ginocchiata alla finestra, e il loro interasse, diver- samente dalla realizzazione (fig. 2), è minore di quello delle mensole superiori. Il termine di “ingi- nocchiata” veniva correntemente impiegato nel- l’architettura militare moderna in riferimento al tracciato di una difesa in cui l’angolo delimitato
Boll.Ing. n.6 10-08-2007 9:10 Pagina 4 dal fianco e dalla cortina fosse minore di novanta gli anni ottanta. Michelangelo ha rappresentato gradi. Nei rivellini inginocchiati trattati nel Codice nelle ortografie la profondità architettonica anche martiniano Saluzziano 148 la porta deve essere tramite ombre portate conseguenti alla luce pro- allora ricavata nell’inginocchiatura «cioè nel suo veniente da sinistra, come nei disegni per un alta- fianco, acciò che da la fronte del ciglio [spalto] cu- re (Oxford, Christ Church, JBS 64r) e per la fac- perta sia»6.Tale difesa, detta anche a gomito, vie- ciata di San Lorenzo (Casa Buonarroti, 45A), a ne riconsiderata nei trattati di Pietro Cataneo (sia prescindere dall’incoerenza in quest’ultimo delle nella prima edizione del 1554 che nella seconda ombre portate lungo le estremità di sinistra del del 1567) e di Domenico Mora (1567). Una termi- primo e secondo ordine; le ombre portate di nologia geometrico-architettonica accomuna le Buontalenti sono invece generalmente in rappor- architetture militare e civile. Nelle finestre inginoc- to con una luce centrale e perpendicolare al pia- chiate, realizzate anche da Antonio da Sangallo il no del disegno. Dopo il trasferimento a Roma, Mi- Giovane nel Palazzo Farnese a Roma, l’angolo chelangelo impiega quasi esclusivamente la ma- acuto dell’inginocchiatura, in relazione al profilo, tita nera. Da un importante disegno del grande è delimitato dalla linea che unisce perpendicolar- Maestro, scoperto da chi scrive e riferito alla pro- mente il punto di massima curvatura della men- gettazione di San Giovanni dei Fiorentini (Casa sola (il ginocchio) al muro di tamponamento e Buonarroti, 70v)11 (fig. 3), Buontalenti deve aver dalla linea che unisce lo stesso ginocchio al pun- dedotto quel modo di rappresentare tecnicamen- to di contatto inferiore della mensola con lo stes- te le cupole dall’alto e in sezione orizzontale, che so muro. La finestra inginocchiata non ha avuto il fa scoprire i collegamenti strutturali tra le impo- significato di una sottomissione ai Medici; e i fio- stazioni della cupola e della lanterna (Biblioteca rentini sono rimasti semmai irritati dalla chiusura Nazionale Centrale di Firenze, Ms. Palatino Fig. 3. Michelangelo. Casa Buonarroti, della loggia d’angolo del Palazzo Medici7. Miche- 3.B.1.7, c. 49)12 (fig. 4). Buontalenti ha forse imi- 70v. langelo ha poi integrato nella parte destra del fo- glio l’ortografia della finestra inginocchiata con una rappresentazione prospettica scorciata del- l’insieme mensola inferiore-mensola superiore unitamente a una sezione schematica dei gradini interni della finestra. Che si tratti di una veduta scorciata disegnata secondo un minore rapporto di scala, non di una sezione8, lo attestano le linee di base degli elementi sopra le mensole e, soprat- tutto, la fascia tratteggiata (altrimenti non visibile) del muro di tamponamento, al lato della mensola, nel tratto sotto il ginocchio. Sin dall’inizio della sua attività di architetto Mi- chelangelo ha considerato necessario integrare le ortografie con parziali rappresentazioni pro- spettiche di elementi quali le mensole nel disegno della tomba di Giulio II (New York, Metropolitan Museum of Art, 62931) e in una ortografia parzia- le di San Lorenzo (Casa Buonarroti 100A). Que- ste integrazioni prospettiche hanno provocato l’in- teresse di Buontalenti che le ha applicate siste- maticamente nelle sue ortografie. Ma occorre os- servare che, a giudicare dai disegni rimasti, Ber- nardo si è maggiormente inoltrato in ampie vedu- te prospettiche interne, dagli apparati per il batte- simo del principe Filippo agli allestimenti teatrali ai progetti della Cappella dei Principi9. Per distin- guere nelle ortografie i secondi piani dai primi, Fig. 4. Buontalenti. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Ms. entrambi hanno impiegato il tratteggio oppure l’in- Palatino, 3.B.1.7 (G.F. 184),c. 49. chiostro diluito steso a pennello, ma risulta a volte evidente il contrasto tra il profondo scuro (o im- brattatura) in alcuni fogli buontalentiani rispetto alle trasparenze michelangiolesche. L’uso della matita rossa nel disegno d’architettura di Miche- langelo (per esempio in fogli noti della facciata di San Lorenzo) manifesta una derivazione da Leo- nardo, che aveva disegnato con questo medium una straordinaria sequenza di carte negli impo- nenti progetti architettonico-difensivi per Piombi- no del 1502 e 150410. Michelangelo ha usato in combinazione la matita, la penna e il pennello. Dai disegni rimasti appare comunque caratteristi- co di Buontalenti l’intreccio calibrato dei segni delle matite nera e rossa dalla seconda metà de-
Boll.Ing. n.6 10-08-2007 9:10 Pagina 5 Fig. 5. Buontalenti (?). Disegno sull’intonaco di una parete muraria nel sottotetto della villa della Petraia. Fotografia del 1978. Fig. 6. Buontalenti. Uffizi, 2384A. Fig. 7. Buontalenti e collaboratore. Uffizi, 2383A. Fig. 8. Porta delle Suppliche. N. 6 - 2007 5
Boll.Ing. n.6 10-08-2007 9:10 Pagina 6 tato Michelangelo anche in quei disegni di cantie- re tracciati sull’intonaco dei muri, e un disegno nel sottotetto della villa della Petraia pertinente all’intervento globale sull’armatura della copertu- ra (fig. 5) è forse suo o quanto meno di un colla- boratore13. Le porte e finestre di Buontalenti manifestano un’affinità sorprendente con le porte e finestre michelangiolesche nella forma degli elementi e nella geometria di sottofondo incentrata sugli ar- chi di cerchio tracciati col compasso. Nel disegno degli Uffizi 2384A per la porta delle Suppliche (fig. 6)14, a penna e inchiostro su matita nera, frontespizi rotti michelangioleschi vengono anche rovesciati secondo archi di cerchio i cui centri di curvatura si trovano lateralmente agli stipiti. La posizione più bassa dei centri di curvatura del frontespizio rovesciato di destra rispetto a quello di sinistra si deve riferire all’imprecisione conse- guente al fatto che Buontalenti come Michelange- lo elabora il disegno d’architettura tracciando si- multaneamente segni con la matita e archi di cer- chio col compasso. Bernardo integra poi l’ortogra- fia della porta delle Suppliche, al pari di Michelan- gelo nel foglio della finestra di Palazzo Medici, con una rappresentazione a scala minore in cui una prospettiva scorciata viene unita a un profilo sezionato nella parte destra del foglio. Il rigore co- struttivo buontalentiano è evidente nel dettagliare (ciò che non si rileva nel corpus dei fogli miche- langioleschi) la scala grafica di 10 bracci fiorentini nel margine inferiore (un braccio fiorentino essen- do equivalente a 58,36 centimetri): il braccio all’e- stremità di sinistra è suddiviso in due parti di 1/2 braccio; i due bracci di destra rispettivamente in frazioni di 1/3 e 1/4 di braccio; in una seconda sca- la grafica immediatamente superiore la quarta parte di un braccio è suddivisa in 5 soldi (essen- do il braccio pari a 20 soldi). Il vano della porta ri- sulta largo bracci 3 1/4 e alto bracci 6 7/8. In un precedente disegno a matita nera (Uffizi, 2383Ar) (fig. 7) la porta risulta inserita in una delimitazione rettangolare al di sotto delle trabeazioni vasaria- ne (disegnate a penna e inchiostro con probabi- lità da un collaboratore), alta bracci 10 4/5 (tra il piano del terreno e la parte inferiore della cornice in cui s’inquadra la porta buontalentiana) e larga bracci 9 2/3 (tra i punti inferiori delle contrapposte cornici). La presenza nel verso di schizzi in rap- porto con l’allestimento della commedia Il Baratto vilineo del piano terreno del Palazzo Nonfini- Fig. 9. Buontalenti. Uffizi, 2409A. conferma la datazione al 1577 della progettazio- to15, che è stato considerato un disegno di pre- ne della porta. Nella realizzazione (fig. 8) appaio- sentazione al committente Strozzi (la scritta no le varianti corrispondenti a un gradino ulterio- successiva «dalli Strozzi» di altra mano docu- re, ai clipei negli angoli superiori della porta, al menta la provenienza). È dunque probabile che trattamento della pietra sopra i frontespizi non più i disegni buontalentiani apparentemente di pre- scalpellato. sentazione siano in realtà disegni tecnici di una Le caratteristiche eminentemente tecniche fase finale del progetto. Nel foglio di Buontalenti del foglio degli Uffizi 2384A non compromettono la scala grafica di 5 bracci è tracciata nel regi- la definizione di disegno di presentazione poi- stro inferiore del foglio: il primo braccio da sini- ché il committente, Francesco I, era notoria- stra è suddiviso nelle frazioni di 1/2, 1/5 e 1/3 di mente esperto di architettura. Lo stesso caratte- braccio, e il secondo in 20 soldi. Le mensole re tecnico si osserva tuttavia nel foglio degli Uf- che caratterizzano la finestra inginocchiata so- fizi 2409A (penna e inchiostro su matita nera, no orientate prospetticamente verso il punto di inchiostro diluito steso col pennello per le om- fuga centralizzato. I centri di curvatura degli ar- bre portate conseguenti a una luce centrale chi di cerchio laterali del timpano si trovano sul- perpendicolare al piano del disegno) (fig. 9) re- la parte aggettante dell’architrave e del fregio lativo alla finestra inginocchiata a timpano cur- (fori da compasso), ma leggermente più bassi 6 N. 6 - 2007
Boll.Ing. n.6 10-08-2007 9:11 Pagina 7 blioteca Laurenziana. Tra il 1587 e il 1599 risulta determinante l’incidenza delle tombe michelan- giolesche addossate a una parete. Due fogli che sono stati posseduti da Bernardo (British Mu- seum, 1859-5-14-823r/v, 1859-6-25-543r/v) (figg. 11-12)16 costituiscono la fonte di sintagmi orto- grafici buontalentiani degli anni novanta del tipo addossato alla parete disegnato nel foglio degli Fig. 10. Finestra inginocchiata del Palazzo Nonfinito. per la parte destra rispetto alla sinistra, cioè con la tipica imprecisione dei disegni d’architet- tura di Buontalenti (e Michelangelo) per l’uso quasi simultaneo di matita e compasso. Le linee verticali a matita nera tracciate con la riga si ri- feriscono all’ampiezza globale, alle estremità esterne delle linguette superiori, all’incavatura entro cui si devono immorsare gli elementi del- l’inferriata con un interasse (riportato sulla sca- Fig. 11. Michelangelo. British Museum (WILDE, 1953, 27r). la grafica) di soldi 8 e denari 6, e, le linee oriz- zontali, ai livelli altimetrici del basamento, del- l’appendice inferiore della tazza, dei vari piani Fig. 12. Michelangelo. British Museum (WILDE, 1953, 28r). del davanzale, della delimitazione superiore del vano della finestra, dei piani inferiore e superio- re dell’architrave, dei piani superiori del fregio e della cornice. Ulteriori varianti sono rappresen- tate nei fogli degli Uffizi 2404A e 2407A, que- st’ultimo inviato nel cantiere per servire da gui- da all’esecuzione del timpano. Un disegno di Giulio Parigi (Biblioteca Nazionale di Parigi, Ms. Italiani 1292, cc. 85v-86r) fornisce la sezione dei piedritti e sembra essere in rapporto diretto con la finestra realizzata (fig. 10). Buontalenti è entrato in possesso di disegni di Michelangelo all’inizio della sua attività di archi- tetto, durante la progettazione della villa di Prato- lino, notoriamente iniziata nel 1569. Dai disegni michelangioleschi di porte e finestre egli ha ap- preso la modalità del tracciare con il compasso gli archi di cerchio dei timpani curvilinei e la morfolo- gia stessa dei timpani, che riconduce all’interno della costruzione geometrica. Contenuti architet- tonici michelangioleschi più complessi riaffiorano nei disegni buontalentiani. La dettagliata cono- scenza di fogli michelangioleschi ha permesso a Bernardo di ispirarsi alle tombe addossate alle pareti oppure di operare la commistione dei temi del monumento funerario e del vestibolo della Bi- N. 6 - 2007 7
Boll.Ing. n.6 10-08-2007 9:11 Pagina 8 Fig. 13. Buontalenti. Uffizi, 2475A. Fig. 14. Buontalenti. Uffizi, 6781A. Uffizi 2475A (fig. 13). Nell’esecuzione dei disegni Buontalenti studia soluzioni alternative rispetto al- l’asse di simmetria, riducendo il tempo dell’ese- cuzione, e applicando la modalità esecutiva (deri- vante non da Michelangelo, bensì dai cartografi) della piegatura, traforatura e spolveratura del fo- glio per replicare i disegni stessi. Nel foglio degli Uffizi 6781A (fig. 14), in cui ha disegnato una tomba con il coperchio michelangiolesco costitui- to da due elementi a C17, si percepiscono le suc- cessive piegature sugli assi di simmetria e le rela- tive traforature o punteggiature del foglio. L’inci- denza michelangiolesca appare in tutta la sua im- portanza nel più impegnativo progetto di Buonta- lenti, quello del 1600-1602 per la Cappella dei Principi, che ha attirato le critiche dell’anonimo contemporaneo per il quale Bernardo avrebbe finto «i fondi esser aria e paesi». Per identificare le matrici michelangiolesche del progetto occorre riferirsi a fogli di Casa Buonarroti (per esempio il 19Fr/v) e dell’Ashmolean Museum. Anche in as- senza di una documentazione diretta sulla prove- nienza, reputo che Buontalenti abbia posseduto un foglio michelangiolesco dell’Ashmolean18. Un particolare del verso (figg. 15, 15bis) è stato pun- tualmente rielaborato da Bernardo nel foglio degli Uffizi 2453A (fig. 16), che ora riferisco al progetto 1600-1602 della Cappella dei Principi, quando Figg. 15-15bis. Michelangelo. l’intreccio delle matite nera e rossa non è per lui Ashmolean Museum (PARKER, 1956, un evento fuori della norma. I fogli degli Uffizi 333v-insieme e particolare). 8 N. 6 - 2007
Boll.Ing. n.6 10-08-2007 9:11 Pagina 9 2453A, 2469A, 2485A (figg. 16-18)19 rappresen- tano i disegni di Bernardo relativi ai modelli per- duti del primo ordine della Cappella dei Principi, la cui disposizione planimetrica definitiva è stata disegnata da Baccio del Bianco (Biblioteca Na- zionale Centrale di Firenze, Ms. Palatino, 3.B.1.7, c. 19) (fig. 19)20. Inoltre le pesanti linee a matita nera nel recto del foglio dell’Ashmolean – che ri- passano quelle essenziali della finestra michelan- Fig. 16. Buontalenti. Uffizi, 2453A. Fig. 19. Baccio del Bianco (da Buontalenti), Pianta della Cappella dei Principi. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Ms. Palati- no, 3.B.1.7 (G.F. 184), c. 19. giolesca (attribuita al piano superiore del Palazzo Farnese) (fig. 20), modificano l’altezza della spec- chiatura e adattano la parte inferiore al marcapia- no –, sono state tracciate proprio da Bernardo Buontalenti. L’altezza della finestra viene ridotta per adattarla ai rapporti dimensionali di quelle prefigurate (nella fretta e tra i litigi col committen- te verso il 1596) per il piano superiore del Palaz- Fig. 17. Buontalenti. Uffizi, 2469A. zo Nonfinito (Uffizi, 2392Ar/v-con scala grafica, 2393Ar, 2394Ar/v, 2398A, 2399Ar, 2403Ar/v) (fig. Fig. 18. Buontalenti. Uffizi, 2485A. 21); e le appendici inferiori sono ripensate oltre- passanti il marcapiano. Sorge il sospetto che an- che le pesanti linee che coprono parzialmente la targa del frontespizio della finestra raffigurata nel recto di un altro foglio dell’Ashmolean21 possano essere state tracciate da Buontalenti. La nuova targa prefigurata copre tutta l’ampiezza della fine- stra come nei disegni della porta delle Suppliche, e negli angoli si intravedono anche dei clipei. È peraltro possibile verificare con ulteriori riscon- tri l’intrusione di Bernardo nel foglio michelangiole- sco non architettonico del Louvre RF 4112 (fig. 22)22. Può sorprendere il modo con cui Buontalenti ha manipolato questo foglio essendo passato in suo possesso; e anche se si fosse accorto che la raffigurazione sul recto della Madonna con il Bam- bino e San Giovannino non era attribuibile alla ma- no di Michelangelo, bensì a quella di un allievo, la grafia delle rime sul verso dimostrava che il foglio era appartenuto al Maestro. Comunque Bernardo ha riquadrato con stilo, penna e inchiostro la com- N. 6 - 2007 9
Boll.Ing. n.6 10-08-2007 9:11 Pagina 10 posizione del recto che suscitava il suo interesse. Ha quindi tracciato un asse trasversale, e lungo il lato maggiore di sinistra della riquadratura compa- re, nella grafia inequivocabile di Buontalenti, la scritta: «questo è ’l minore / el quale verrò per fare [?] et tiro questo [asse che] e[s]ce delle facce». Tale scritta si riferisce chiaramente e alla riquadratura tracciata (25,6 x 16,3 cm) e all’opera che Bernardo aveva l’intenzione di eseguire, impostata sull’asse che congiunge le facce del San Giovannino e del Bambino. L’opera sul punto di essere eseguita era la miniatura degli Uffizi raffigurante La Madonna con il Bambino e San Giovannino che suona lo zufolo (fig. 23)23. Dal confronto con la raffigurazione dell’allievo di Michelangelo (riquadrata da Bernardo con quella mano pesante, che altre volte appare straordinariamente leggera nell’elaborazione grafi- ca) risulta tutta l’originalità buontalentiana. Dalla mi- niatura sembrano derivare una tavola e un disegno attribuiti a Maso da San Friano24. Impostando la sua miniatura sul raggio inclinato materializzato dallo sguardo del Bambino verso San Giovannino, Buontalenti ha scambiato la loro posizione, ha orientato verso destra (come nel Tondo Doni) le gambe della Madonna, ha inserito un angelo sulla diagonale. Buontalenti ha tratto dai disegni di Michelangelo, senza nessuno scrupolo nel manipolarli, sia i con- tenuti formali sia la geometria del processo creati- vo. La sua conoscenza di Michelangelo è essen- zialmente maturata a contatto con quei disegni, e forse qui si scorge l’origine di certi suoi limiti di ar- chitetto e la sua grandezza di disegnatore d’archi- tettura. Non è poi casuale che il percorso di Ber- nardo diverga da quello di Michelangelo negli ar- gomenti dell’antico e dell’architettura militare. Mi- chelangelo ha studiato l’antico sia direttamente sia dal Codice Coner, mentre Buontalenti, che non si è mai mosso da Firenze e dintorni, ha percepito l’an- tico essenzialmente attraverso alcuni disegni di Mi- chelangelo e nelle architetture michelangiolesche e vasariane. Un disegno di Michelangelo (British Museum, 1859-6-25-560/2) (fig. 24)25 è stato re- centemente ristudiato in tutta la sua importanza. Il profilo con la scritta «porta», la sezione orizzontale con la scritta «pilastri» e la sezione verticale com- presa tra il fusto di una colonna e la base dell’ordi- Fig. 20. Michelangelo e Buontalenti. ne superiore sono stati riferiti al Pantheon, rispetti- Ashmolean Museum (PARKER, 1956, vamente al profilo dell’architrave della porta, alla 333r). Fig. 21. Buontalenti. Uffizi, 2393A. pianta dei pilastri antistanti, all’ortografia interna; ed è stata inoltre rilevata la non corrispondenza della più completa sezione verticale sulla destra con i disegni e il modello michelangioleschi per la facciata di San Lorenzo26. Non si comprende tutta- via perché si debbano correlare la colonna con ba- se e trabeazione, nel registro sinistro del foglio, al tempio di Castore e Polluce del Foro (le famose Tre colonne, come già aveva fatto Wilde), e le due linee verticali a destra insieme alla linea orizzonta- le in basso (con le scritte «bracci 10», «bracci uno e quarto») alla «sezione di un muro con porta»27. Una porta di larghezza 10 bracci sarebbe eccessi- va in qualsiasi epoca storica; ed è certamente più plausibile che le due linee verticali vadano riferite, come già in passato, a un blocco di marmo da cui si sarebbe potuto ricavare una colonna per la fac- ciata di San Lorenzo28, la cui ortografia sarebbe 10 N. 6 - 2007
Boll.Ing. n.6 10-08-2007 9:11 Pagina 11 stata progettata da Michelangelo usando quella in- terna del Pantheon come termine di confronto. In- vero la linea orizzontale (con la scritta «bracci 10») fino al punto di contatto col blocco di marmo rap- presenta la scala grafica. Usando questa scala grafica, l’altezza della colonna comprensiva di ba- se e capitello nella parte sinistra del foglio risulta proprio quella della colonna con base e capitello dell’ordine corinzio interno del Pantheon; cioè alta, secondo Alberto Alberti (da un disegno ora al Ga- binetto Nazionale dei Disegni e Stampe di Roma) palmi 47 e once 8 1/2 (l’altezza della base essendo di palmi 6 e once 5, e quella del capitello palmi 6 e once una)29, oppure secondo Palladio piedi 30 e once 530. Quindi quella colonna con base e trabea- zione nella parte sinistra del foglio michelangiole- sco si riferisce non alle Tre colonne, come ritiene tuttora Burns, bensì anch’essa all’ortografia inter- na del Pantheon analogamente agli altri elementi raffigurati, eccetto il blocco di marmo. Si deve pe- raltro rilevare che la trabeazione delle Tre colonne è, come direbbe nel suo singolare linguaggio l’au- tore di una raccolta di disegni appartenuta a Luca Beltrami e attribuita tradizionalmente a Basilio dal- la Scola, «bifchica» (Uffizi, 7997A), cioè con un profilo suddiviso in due parti nettamente distinte, la superiore delle quali assai aggettante31. Secondo questo autore l’altezza delle Tre colonne, com- prensiva di base e capitello, sarebbe di palmi 55 1/ più palmi 7 e once 3 (Uffizi, 7998A) (fig. 25). I 2 rapporti di altezza tra l’architrave, il fregio e la cor- nice nel primo ordine del progetto di Buontalenti del 1600-1602 per la Cappella dei Principi sembra- no analoghi a quelli del Pantheon disegnati da Mi- chelangelo, ma diversi da quelli del modello di San Lorenzo in cui risulta incrementata l’altezza del fre- gio. In precedenza anche Bernardo aveva incre- mentato l’altezza del fregio nel progetto della fac- ciata di Santa Maria del Fiore (Uffizi, 2747Av). Comprensibilmente diverso rispetto a Michelan- gelo è il modo di Buontalenti di esercitare l’architet- tura militare. Entrambi ne sono grandi competenti; ma in disaccordo con la fortificazione della propria epoca, Michelangelo fa prevalere la sua fantasia ar- chitettonica, mentre Buontalenti si adatta all’evolu- zione tecnologica della scienza militare avvenuta Fig. 22. Anonimo michelangiolesco e tra il 1564 e il 1589. Michelangelo ha volutamente Buontalenti. Louvre, RF 4112. ignorato alla fine degli anni venti i bastioni intera- genti nel fiancheggiamento, disposti sugli angoli sa- lienti delle mura. Non ha infine voluto adottare il tipo del bastione di Baldassarre Peruzzi, caratterizzato dalla protezione della spalla a forma di orecchione, né quelli di Francesco Maria I della Rovere, a fian- chi dritti e con le postazioni a cielo scoperto, ultima novità scientifica che assecondava parametri di economia e funzionalità. Le porte e gli angoli sa- lienti delle mura fiorentine sono stati invece immagi- nati da Michelangelo presidiati da complesse quan- to costose fortificazioni permanenti autonome. Per sopperire alla conseguente mancanza di fiancheg- giamento tra di esse, egli ha concepito postazioni concave sulle cortine del circuito urbano, cioè dei veri e propri secondi fianchi, il cui numero eccessi- vo verrà criticato da Benedetto Varchi. All’angolo del Prato d’Ognissanti non è stata realizzata la forti- Fig. 23. Buontalenti. Galleria degli ficazione progettata, ma unicamente un cavaliere Uffizi, inventario 1890, n. 836. derivante dall’utilizzazione michelangiolesca della N. 6 - 2007 11
Boll.Ing. n.6 10-08-2007 9:12 Pagina 12 nella seconda il Mugnone continua invece a scorre- Fig. 24. Michelangelo. British Museum (WILDE 1953, 19v). re nel fossato delle mura (Casa Buonarroti, 16Ar, → !5Ar)32. L’idea di realizzare sotto le ali curvilinee del progetto definitivo per l’angolo del Prato d’Ognis- santi elementi lineari per meglio fiancheggiare i mu- ri della fortificazione appare congruente con quello che Michelangelo ha veduto nel soggiorno di Ferra- ra, durante il quale ha prefigurato in uno schizzo il fronte di Biagio Rossetti integrato da elementi linea- ri sottostanti proprio per eseguire un puntuale fian- cheggiamento33. Una proposta michelagiolesca in sintonia con la cultura fortificatoria di derivazione martiniana, ancora in auge nella Firenze del tempo dell’assedio, è rappresentata dalla progettata ri- strutturazione del fronte di San Miniato. Essa è arti- colata in una complessa fortificazione permanente, Fig. 25. Autore di un Codice non realizzata, della porta a San Miniato, e in una tradizionalmente attribuito a Basilio dalla Scola e di un corpus di disegni degli Uffizi. Uffizi, 7998A. torre d’angolo. I fronti dell’iniziale progetto della for- tificazione dell’angolo del Prato (Casa Buonarroti, 13Ar), a tenaglia e cavità centrale, prefigurano tiri frontali che fiancheggiano alcuni tratti della contro- scarpa (peraltro priva della strada coperta e forse anche dello spalto, non necessario in presenza del- l’inondazione) e tiri convergenti su punti del fossato e della stessa controscarpa. Il tutto in netta contrap- posizione con la difesa canonica cinquecentesca italiana impostata sul fiancheggiamento del fronte tra un saliente e l’altro, a parte la presenza o meno dei secondi fianchi. Le linee difensive sono state tracciate da Michelangelo con la matita rossa, ed egli ha indicato i punti d’inizio delle traiettorie con piccoli cerchietti a penna situati sui paramenti mu- rari esterni dell’opera progettata. La fortificazione di Michelangelo si riallaccia alla cultura tecnica del duca di Urbino soltanto nel criterio costruttivo se- condo il quale viene ridotta la grossezza dei muri dalla parte della città per consentire la loro demoli- zione da parte dei difensori nel caso in cui l’opera fosse conquistata dal nemico. Un richiamo alla cul- tura fortificatoria tramandata da Filippo Brunelle- schi e Michelozzo di Bartolomeo traspare dall’inon- dazione difensiva sul fronte del Prato d’Ognissanti, con l’«argine» di contenimento, il bacino d’inonda- zione delimitato da questo argine e dal muro di sponda dell’Arno a contenere il «Mugnione fuor del lecto suo». Il ponte a sostegno della deviazione del Mugnone si sarebbe trovato «a San Ghallo». La realizzazione dell’argine di contenimento a strati progressivamente costipati per renderlo impermea- bile, avrebbe comunque comportato un tempo di esecuzione assai lungo. Per questo motivo ho ipo- tizzato due fasi della progettazione per il fronte del Prato d’Ognissanti: nella prima deve essere stata programmata l’inondazione tramite la deviazione del Mugnone (Casa Buonarroti, 13Ar per l’angolo); 12 N. 6 - 2007
Boll.Ing. n.6 10-08-2007 9:12 Pagina 13 più realistica ristrutturazione del circuito urbano tra- progetto della cittadella di Perpignano, negli inter- mite la creazione di un angolo martiniano rientrante venti di Pistoia, Portoferraio, Livorno e Firenze egli nella cortina in corrispondenza dell’area dove verrà ha sempre aggiornato i suoi tracciati rispetto alle realizzato il giardino della villa Bardini34. Buontalen- realizzazioni sangallesche e roveresche e alla trat- ti ha certo subito l’influsso dei secondi fianchi di Mi- tatistica edita tra il 1554 e il 1589, anno nel quale si chelangelo, ma contrariamente al suo grande pre- conclude la sua attività di fortificatore, cioè dalla pri- decessore, non si è mai discostato dai tracciati ca- ma edizione del trattato di Pietro Cataneo a una nonici dell’architettura militare cinquecentesca. Nel delle edizioni ampliate di quello di Carlo Theti35. 1 GUASTI 1864, p. LXII. 3 Fino al secolo XIX i disegnatori han- con i significati normalmente elencati considerata plausibile la datazione alla 2 Nel catalogo Michelangelo 2006, no usato la penna d’oca. Si veda ARRI- nei vari dizionari della lingua italiana. metà degli anni quaranta del Cinque- passim, vengono usati i termini di lapis GHI 1523; CENNINI, 1971, cap. XIV. Un to- 5 Burns, in Michelangelo 2006, n. 9. cento del disegno di finestra del recto, e nero e lapis rosso al posto dei tradizio- pografo militare ha descritto la penna successive di alcuni anni le pesanti li- 6 MARTINI 1967, I, pp. 11-12. nali termini di matita nera e matita ros- d’oca e l’operazione del taglio del bec- nee che coprono parzialmente la targa. co, che ogni disegnatore doveva pre- 7 BULST 1990, p. 120. Studio di grande 22 Per la bibliografia di questo foglio si sa. Secondo la curatrice del catalogo questi «non colgono la distinzione fra i ventivamente eseguire per conformare rilevanza sul Palazzo Medici. veda l’importante catalogo di JOANNIDES minerali allora in uso e i più tardi gesset- quella parte terminale (CLERC 1830). La 8 Come ritiene Burns, in Michelangelo 2003, n. 17. ti e matite a grafite confezionati» e Va- forma del becco doveva essere ricavata 2006, n. 9. 23 Dimensioni 17 x 14 cm. BORGHINI sari avrebbe impiegato i termini di lapis con un temperino e il disegnatore dove- 9 FARA 1998, passim. 1584, p. 611. Si veda anche: VON HOLST rosso e pietra nera (Ivi, p. 53 e nota 54). va manifestare la sua abilità affinché il 1971, pp. 58-60; SILVANI 1975, p. 12; FA- 10 Fara, in Leonardo 1999, pp. 1-113; Tuttavia Vasari usa i termini lapis rosso becco avesse le facce laterali curvilinee, RA 1979, p. 24, nota 27; Meloni Trkulja, e pietra nera (VASARI 1878-1885, I, p. una fenditura mediana, l’estremità ta- FARA 2006-b, pp. 183-185. in Palazzo Vecchio 1980, p. 197; FARA 174), matita rossa e matita nera (VASARI gliata a bietta, al fine di ottenere che il 11 Fara, in L’officina 1996, n. 75; FARA 1988, p. 17. 1878-1885, VI, p. 136) nel significato di pieno, cioè la parte terminale del becco, 1997, pp. 38-46. Ho riferito al San Gio- 24 VON HOLST 1971, p. 58, figg. 66-67, pietre naturali tenere adatte a disegna- potesse entrare in contatto con la carta vanni dei Fiorentini anche la lanterna re; e lapis amotica [amatista] (VASARI secondo una sola linea. Si otteneva una considera invece la miniatura buonta- che Michelangelo ha disegnato sul recto 1878-1885, IV, pp. 421-422) nel signifi- grossezza variabile del segno a secon- lentiana desunta da un disegno perduto insieme a schizzi planimetrici di quella cato di pietra dura adatta a ricavare un da della larghezza del pieno, il quale po- di Maso. chiesa alla quota del terreno. colore. Viene seguito da Borghini sia teva essere accorciato temperando le 25 WILDE 1953, 19v; Corpus 1975- 12 FARA 1995, n. 257. nelle matite rossa e nera (BORGHINI facce laterali. I giovani ufficiali del genio 1980, 511v. 13 FARA1978, pp. 9-10. 1584, libro secondo, p. 139) che nel la- e dell’artiglieria si addestravano a dise- 26 Burns, in Michelangelo 2006, pp. pis amatista, pietra durissima da cui si gnare sulla carta tramite esercizi meto- 14 FARA 1998, pp. 27-38. 34-35. può ricavare il color rosso (BORGHINI dicamente ripetuti, allo scopo di farsi 15 FARA 1998, p. 120 e sgg. 27 Ibidem. 1584, libro secondo, p. 212). Anche per l’occhio e la mano sia nel disegno che Filippo Baldinucci la matita è una pietra 16 GUASTI 1864, p. LXII; WILDE 1953, 28 Cfr. Corpus 1975-1980, 456v e nella scrittura. Ovviamente si era consa- tenera per disegnare, che può essere pevoli che tra il disegno e la scrittura 27r/v, 28r/v; Corpus 1975-1980, 185r/v, 508. rossa o nera, mentre il lapis, altrimenti permanevano diversità strutturali. Se- 189r/v. 29 FAIRBAIRN 1998, I, n. 494. Il palmo detto amatista, è pietra naturale durissi- condo Clerc nella scrittura le rette ven- 17 Il primo architetto che ha impiega- romano essendo equivalente a 0, 2223 ma (BALDINUCCI 1681, alle voci). La con- gono tracciate secondo un’unica dire- to, in età moderna, l’elemento a C nel- metri. siderazione del lapis amatista o amatita zione obliqua, parallele tra loro e termi- l’ornamentazione architettonica è forse 30 PALLADIO 1570, p. 81. Il piede vicenti- come pietra durissima da cui ricavare il nanti con una curva detta filetto, mentre Francesco di Giorgio, al quale Michelan- color rosso risale a Cennino Cennini no essendo equivalente a 0, 3574 metri. nel disegno le rette sono disposte in va- gelo deve avere attinto. Si veda MARTINI 31 I disegni di questo autore agli Uffizi (CENNINI 1971, capp. XVIII, XLII, LXXII, rie direzioni. Inoltre le curve della scrittu- 1967, I, tav. 159. LXXIV, LXXVI, LXXX, CXXXV, CXXX- ra denotano una natura ellittica, con un sono stati identificati dallo scrivente (FA- 18 PARKER 1956, 333r/v; Corpus 1975- VI), il quale indica anche una pietra nera RA 2006-a). Il mio coinvolgimento nel re- certo spessore alla metà della lettera 1980, 589r/v. tenera adatta per disegnare (Ivi, capp. progressivamente minore verso le lativo catalogo Bramante e gli altri è sta- XXXIV, XXXVII). Per rimanere in armo- estremità, come per la michelangiole- 19 FARA 1995 pp. 167-169; FARA 1998, to conseguente al parere su quei disegni nia con una consolidata tradizione si do- sca lettera C; mentre nel disegno le cur- pp. 179-201. Avevo erroneamente riferi- che mi era stato richiesto espressamen- vrebbe quindi continuare a usare i ter- ve sono di natura variabile anche se di to il foglio degli Uffizi 2453A all’appara- te da Josef Ploder. Tuttavia le schede mini di matita oppure di pietra rossa e grossezza costante. Tenendo presente il to, pervaso anch’esso d’influssi miche- con le trascrizioni sono state curate dalla nera. Si veda Petrioli Tofani, in Restauro mancato parallelismo scrittura-disegno, langioleschi, del battesimo di Filippo. direzione del Gabinetto dei Disegni e 1981, pp. 81-87; TORDELLA 1996. Occor- 20 FARA 1995, n. 229. Stampe degli Uffizi. Non sono pertanto non meraviglia che Buontalenti, studian- re infine ricordare che la grafite, impie- responsabile della trascrizione di «bifchi- do e imitando Michelangelo, diverrà un 21 GUASTI 1864, p. LXII; PARKER 1956, gata secondo la Elam da Michelangelo ca» con «Li [?] dorico» e di altre cosette. grande disegnatore d’architettura, ma la 332r/v; Corpus 1975-1980, 605r/v; occasionalmente all’inizio della sua atti- 32 FARA 1999, pp. 516-524. sua scrittura resterà sconclusionata an- Elam, in Michelangelo 2006, n. 21r. La vità (Elam, in Michelangelo 2006, p. 54), è divenuta comune nel secolo XVII dopo che dopo aver tentato negli anni settan- studiosa cita la scheda di Paul Joanni- 33 FARA 2001, p. 153 e fig. 48. la scoperta dei primi giacimenti in Ba- ta di imitare quella ordinatissima miche- des nel catalogo in corso di stampa dei 34 FARA 2003, pp. 373-375. viera, Gran Bretagna (dove il più famoso langiolesca. disegni michelangioleschi dell’Ashmo- 35 FARA 1999, pp. 524-534. giacimento fu scoperto nel 1560), Bel- 4 Il termine “lavatura”, usato in riferi- lean, tuttora non pubblicato, in cui il fo- gio e nei Pirenei (WATROUS 1957, pp. mento ai disegni su carta nel Corpus glio risulterebbe essere stato posseduto 138, 142-143; MEDER 1978, I, pp.114- 1975-1980 (in cui compare anche il ter- da Buontalenti, come già segnalato da * Le fotografie che corredano questo 115; JAMES-CORRIGAN-ENSHAIAN-GRECA mine lapis nero) e nel catalogo Miche- Michelangelo Buonarroti il Giovane e saggio sono state eseguite da Stefano 1991, p. 53). langelo 2006, non appare congruente pubblicato da Cesare Guasti, e sarebbe Lampredi. 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