ASSISTENZA INFERMIERISTICA AL NEONATO AFFETTO DA ERNIA DIAFRAMMATICA CONGENITA INQUADRAMENTO DELLA PATOLOGIA EVOLUZIONE DEI TRATTAMENTI

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ASSISTENZA INFERMIERISTICA
        AL NEONATO AFFETTO
DA ERNIA DIAFRAMMATICA CONGENITA
 INQUADRAMENTO DELLA PATOLOGIA
   EVOLUZIONE DEI TRATTAMENTI

            REVISIONE DELLA LETTERATURA

 INFERMIERI UNITA’ OPERATIVA RIANIMAZIONE PEDIATRICA

                     POLI MARCO
                  ABELLI STEFANIA
                DE BELLIS FRANCESCA
                DE PASCALIS STEFANO
                 DI PALMO GIUSEPPE
                 MOLINARO NATALIA
               TROMBETTA FRANCESCA

                        2007
INDICE

1) Abbreviazioni                                                       pag. 4

A) PRIMA PARTE

2) Introduzione                                                        pag. 5

3) Obiettivi                                                           pag. 5

4) Materiali e metodi                                                  pag. 6

B) SECONDA PARTE

5) Cenni di eziopatogenesi                                             pag. 8

6) L’evoluzione dei trattamenti                                        pag. 8

7) la diagnosi prenatale                                               pag. 11

8) Interventi prenatali                                                pag. 12

9) L’ipertensione polmonare                                            pag. 12

10) Lo shunt determinato dalla persistenza della circolazione fetale   pag. 13

11) Le problematiche causate dall’ipertensione polmonare               pag. 14

12) Il monitoraggio dello shunt destro – sinistro                      pag. 14

13) Ipertensione polmonare e assistenza infermieristica                pag. 15

14) Assistenza alla nascita                                            pag. 17

15) Accoglimento in rianimazione                                       pag. 19

16) La ventilazione ad alta frequenza oscillatoria (HFO)               pag. 22

17) La terapia inalatoria con ossido nitrico                           pag. 24

18) I controlli da effettuare sull’erogatore dell’ossido nitrico       pag. 24

19) L’assistenza di base al neonato connesso alla HFO                  pag. 25

                                                 2
20) I controlli da effettuare sull’oscillatore            pag. 25

21) Accortezze durante le broncoaspirazioni               pag. 26

22) L’assistenza pre intervento chirurgico                pag. 27

23) Il supporto farmacologico tramite pompa infusionale   pag. 28

24)L’assistenza post operatoria                           pag. 29

25) Trattamenti terapeutici particolari                   pag. 32

26) Le complicanze più frequenti                          pag. 32

C) TERZA PARTE

27) Conclusioni                                           Pag. 34

28) Biografia                                             Pag. 34

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1) Abbreviazioni

CDH:         Ernia diaframmatica congenita (Congenital Diaphragmatic Hernia)

CPAP:        Continuous positive airwais pressure

EBN:         Evidence based nursing

ECMO:        ossigenazione extracorporea

HFO:         ventilazione ad alta frequenza oscillatoria

Hz:          Herz

MeSH:        Parola chiave indicizzata da MedLine

NO:          ossido nitrico

PA:          pressione arteriosa

PICC:        Catetere venoso percutaneo ad inserimento periferico

PVC:         Pressione venosa centrale

RCT:         trial randomizzati e controllati

SIMV:        Semi intermittent mandatory ventilation

TW:          Parola inserita nel testo di un abstract

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A) PRIMA PARTE

2) Introduzione

L’assistenza infermieristica al neonato affetto da ernia diaframmatica congenita richiede senza

dubbio grandi capacità pratiche e una approfondita conoscenza teorica di molteplici aspetti

fisiopatologici.

l’intenzione del presente lavoro è la ricerca, attraverso la metodologia del evidence based nursing

(EBN), di documenti inerenti all’assistenza infermieristica al neonato affetto da ernia diaframmatica

congenita. Questa ricerca servirà a paragonare quelli che sono gli interventi infermieristici

considerati “best practice” con quelli che, normalmente e giornalmente, vengono attuati all’interno

della rianimazione pediatrica dell’azienda ospedaliera Sant’Orsola-Malpighi.

Spesso, quando si ricerca documentazione infermieristica su temi specialistici in campo neonatale,

si trova poco, sia all’interno delle banche dati di linee guida e siti infermieristici internazionali, sia

indicizzato sulla banca dati Medline o Cinahl. E’ quindi estremamente frequente entrare in quella

che viene chiamata area grigia, senza evidenze documentabili.

Abbiamo intrapreso questa ricerca perché intendiamo verificare la disponibilità di documenti che

parlino, in maniera organica, del lavoro che giornalmente un infermiere svolge su un neonato affetto

da ernia diaframmatica congenita all’interno di una terapia intensiva, controllandone l’andamento

clinico ed agendo in conseguenza alle modificazioni che si presentano.

3) Obiettivi

Il presente lavoro intende inquadrare in maniera precisa il quadro patologico dell’ernia

diaframmatica congenita, soprattutto per esplicitare le alterazioni fisiopatologiche sia polmonari che

cardiocircolatorie che ad essa si accompagnano. È infatti impossibile erogare una assistenza di

qualità se non si conosce in maniera adeguata la patologia, i problemi che presentano questi neonati

                                                    5
sono molteplici e molto complessi, la conoscenza di questi problemi è indispensabile per potere

erogare la migliore assistenza.

Allo stesso modo è necessario conoscere bene le tecnologie e i supporti farmacologici necessari alla

vita del bambino.

Forzatamente il lavoro è formato anche da piccoli paragrafi che, come tessere di un mosaico, vanno

a comporre il disegno d’insieme dell’assistenza globale.

Probabilmente l’assistenza che l’infermiere deve erogare a questi bambini è la più complessa in

ambito intensivo neonatale.

Verranno anche presi in considerazione gli aspetti dell’assistenza infermieristica peculiari per

questa patologia, specificando come le azioni infermieristiche svolte in maniera non corretta

possano essere causa di peggioramenti clinici anche gravi: infatti, come ci insegna il “Risk

Management” l’errore, commesso da una qualsiasi figura che forma l’equipe assistenziale, non deve

fare paura e non deve essere nascosto, ma deve essere reso pubblico, utilizzato come bagaglio

culturale, al fine di ridurre le possibilità che questo possa ripetersi.

Non verranno trattati tutti gli aspetti della routinaria assistenza di base che comunque deve essere

erogata a tutti i neonati critici, per questo argomento si rimanda ad un altro lavoro (1).

4) Materiali e metodi

Le parole chiave utilizzate per la ricerca, oltre che diaphragmatic hernia e nursing, sono state:

treatment, managment, care, sia come termini MeSH, sia come termini TW.

È’ stato inserito il limite dell’età del paziente, non sono stati inseriti limiti di anno o di tipo di

pubblicazione.

Come già sperimentato durante l’elaborazione di lavori trattanti l’ambito specialistico neonatale non

è stato trovato nessun lavoro degno di nota ed, in generale, pochissimi articoli.

Si è quindi necessariamente sconfinati nel campo medico sia per l’inquadramento della patologia,

sia per cercare di trovare il razionale ad ogni affermazione che verrà esposta; durante queste

                                                     6
ricerche sono stati imposti anche i limiti del tipo di pubblicazioni, avvalendoci degli articoli di più

  comprovata evidenza scientifica: RCT, altri trial, metanalasi, revisioni sistematiche, non

  tralasciando comunque altre rewiew e le linee guida.

  Quando è stato trovato molto materiale è stato ulteriormente aggiunto il limite degli articoli

  pubblicati negli ultimi 5 anni.

  I documenti utilizzati sono i seguenti:

* Ricerche effettuate sulle principali banche dati disponibili sul sito EBN dell’Azienda Sant’Orsola

  (Medline, Cinahl, Embase);

* Testi anglosassoni ed italiani di chirurgia neonatale, di rianimazione e di anestesia neonatale, e di

  farmacologia;

* Lavori di uno degli scriventi pubblicati su libri e riviste infermieristiche nazionali e sul sito EBN

  dell’azienda S. Orsola.

* Esperienze personali.

                                                    7
B) SECONDA PARTE

5) Cenni di eziopatogenesi

Per ernia diaframmatica congenita si intende la presenza di visceri addominali in cavità toracica.

Le ernie si distinguono in fetali, con sacco formato dal peritoneo ad avvolgere i visceri addominali,

ad insorgenza tardiva, più rare e solitamente con prognosi favorevole; e in embrionarie, senza

sacco, ad insorgenza precoce, molto più frequenti e più difficili da trattare.

Sopravvengono a causa di un mancato o arrestato sviluppo embriogenetico del muscolo

diaframmatico.

L’insorgenza delle ernie embrionarie avviene entro il terzo mese di vita intrauterina.

Solitamente l’ernia diaframmatica si evidenzia a sinistra, ma sono possibili, e con prognosi ancora

più sfavorevole, le ernie destre.

Il diametro medio della breccia da cui risalgono i visceri è di 3-4 centimetri, ma può mancare anche

l’intero emidiaframma.

A livello destro il grande lobo epatico molto spesso copre e rende asintomatici la maggior parte

degli orifizi che si aprono nel diaframma di destra.

Lo stomaco è molto frequentemente erniato nel torace.

La cavità addominale è molto spesso piccola e non sufficiente a contenere in maniera agevole tutti i

visceri.

I visceri risaliti in torace comprimono il polmone e dislocano il cuore verso l’emitorace

controlaterale, causando anche la compressione parziale del polmone non interessato dalla patologia
(2)
  .

6) L’evoluzione dei trattamenti

L’ernia diaframmatica congenita (CDH), a tuttoggi è ancora la patologia malformativa neonatale a

maggiore mortalità.

                                                   8
Negli anni la percentuale di mortalità si è comunque molto ridotta, passando dal 80% circa dell’era

pre-ecografica (2) all’attuale 20-30%, che si ottiene nei centri di eccellenza, a livello mondiale.

      Componendo la stringa di ricerca: CDH and (outcomes or survival) si trovano alcuni

      articoli sulle percentuali di sopravvivenza. (3)(4)(5)

Nel nostro centro negli ultimi 5 anni la percentuale di sopravvivenza va oltre l’80% nei neonati non

affetti da altre patologie associate (prematurità, altre malformazioni associate).

Negli ultimi 20 anni vi sono state essenzialmente tre grandi evoluzioni tecnologiche che hanno

cambiato il trattamento e la prognosi dei neonati affetti da questa patologia: la cicolazione

extracorporea (ECMO), la ventilazione ad alta frequenza oscillatoria (HFO), la terapia inalatoria

con ossido nitrico (NO).

È doveroso ripercorrere questo cammino per comprendere a pieno come si trattano i neonati affetti

da questa patologia e quali sono le nuove tendenze terapeutiche.

Prima dell’ avvento della HFO i neonati erano ventilati in maniera convenzionale (modalità

pressometriche o volumetriche classiche).

Quindi la miscela di gas erogati veniva insufflata all’interno di due polmoni assolutamente

differenti: uno normale e uno che anche dopo l’intervento rimane spesso ipoplasico, rigido e poco

espandibile.

La conseguenza di questa situazione era in pratica la ventilazione del solo polmone sano a discapito

di quello ipoplasico.

Nelle situazioni gravi la necessità di erogare una ventilazione adeguata scaricata però su un solo

polmone portava all’iperinsufflazione del polmone sano con precoci gravi danni da volutrauma e

barotrauma, tale condizione era sufficiente a causare la morte del neonato.

In era pre HFO l’ECMO, nei centri attrezzati per esegurla, era l’unica carta vincente da giocare.

L’ossigenazione extracorporea era infatti il solo modo per mantenere in vita il neonato, ventilandolo

nella maniera più delicata possibile, preservando il polmone sano nell’attesa dell’espansione di

quello ipoplasico.

                                                     9
Componendo la stringa di ricerca: CDH and ECMO e guardando indietro nel tempo si

      ritrovano trial che confermano l’affermazione (6)(7)

L’entrata in uso della ventilazione ad alta frequenza oscillatoria ha da sola permesso la diminuzione

della mortalità dei neonati affetti da CDH, consentendo di espandere gradatamente il polmone

ipoplasico senza iperespandere e danneggiare in maniera eccessiva il polmone sano.

      Componendo la semplice stringa di ricerca: HFO e guardando indietro nel tempo si

      ritrovano trial che confermano l’affermazione (8)(9)

Prima dell’utilizzo dell’ossido nitrico comunque la probabile ipertensione polmonare associata alla

patologia, e difficilmente gestibile farmacologicamente, era ancora importante causa di mortalità,

per questo motivo l’ECMO, dove possibile, era spesso associata alla HFO.

      Componendo la stringa di ricerca: ECMO AND HFO e guardando indietro nel tempo si

      ritrova un trial interessante a riguardo. (10)

Attualmente l’associazione della HFO come ventilazione e dell’ossido nitrico come anti ipertensivo

polmonare selettivo ha permesso l’ulteriore decremento della mortalità e ha in pratica soppiantato

l’utilizzo dell’ECMO per il trattamento di questa patologia.

      Componendo la stringa di ricerca: NO AND HFO AND CDH si ritrovano vari articoli

      degni di nota, due segnalati come esempio(11)(12)

Infatti la metodica della ossigenazione extracorporea ha moltissimi limiti legati alla impossibilità di

essere eseguita in tutte le unità operative, alle gravi complicanze immediate e alle complicanze

tardive.

Come complicanze precoci le più importanti sono le infezioni e l’emorragia cerebrale, causate dalla

necessità di scoagulare il sangue e di farlo fuoriuscire dal corpo per il passaggio nel filtro

ossigenatore.

Le complicanze tardive sono rilevanti.Piuttosto frequenti sono i deficit neurologici riscontrati al

follow-up dei bambini sopravvissuti, soprattutto vengono descritti importanti deficit uditivi.

                                                       10
Componendo la stringa di ricerca ECMO AND outcomes si ritrovano vari articoli che

      indicano queste complicanze, come esempio(13)(14)(15)(26)

Inoltre l’ECMO non ha nessun effetto curativo, se l’ipertensione polmonare è grave, e non

regredisce, è comunque causa di scompenso cardiaco destro e di morte nell’arco di pochi mesi.

A sostegno di tale affermazione una recente revisione sistematica illustra come l’utilizzo

dell’ECMO può diminuire la mortalità precocemente ma è ininfluente se valutata nel tempo al

folluw-up, rispetto al suo non utilizzo.(16)

7) La diagnosi prenatale.

E’ ecografica, quando la diagnosi viene fatta prima della 25 settimana gestazionale, solitamente

durante l’ecografia detta morfologica, i genitori possono decidere se interrompere la gravidanza,

data la gravità della patologia, o comunque portare a termine la gestazione del feto malato.

Nel prendere questa difficile decisione può aiutare la risonanza magnetica del feto in utero, che può

dare indicazioni statisticamente significative sulla prognosi.

      Componendo la stringa di ricerca CDH AND management si ritrovano vari abstract,

      tra cui se ne segnala uno(17)

Nel caso in cui i genitori decidano di portare avanti la gravidanza, o nel caso che la diagnosi venga

effettuata dopo la 25 settimana gestazionale, la madre dovrà essere inviata verso un centro di primo

livello, dove siano presenti i servizi di chirurgia e di rianimazione neonatale.

La patologia è infatti estremamente grave e necessita di supporto rianimatorio già alla nascita, il

trasporto di un neonato da un ospedale periferico è molto spesso causa di morte.

      Sempre componendo la stringa di ricerca CDH AND management si ritrovano

      importanti articoli a supporto di questa affermazione, solo ad esempio (18)(19)(20)(21)

                                                   11
8) Interventi prenatali

Componendo le varie stringhe di ricerca utili alla stesura della revisione si è evidenziata l’esistenza

di un intervento prenatale che consiste nella occlusione della trachea del feto in utero. Tale

metodica di basa sull’assunto teorico che i liquidi prodotti all’interno dei bronchi del feto, non

potendo fuoriuscire a causa dell’occlusione, determinino un contrasto alla compressione causata dai

visceri erniati.

Tale metodica è comunque molto rischiosa e poco utilizzata, in più vari studi importanti dimostrano

la sua inefficacia.(28)

9) L’ipertensione polmonare

L’ipertensione polmonare è la problematica più importante che si associa nella maggior parte dei

casi all’ernia diaframmatica, più è precoce la diagnosi, maggiori sono le possibilità che questa si

manifesti, anche con un più alto grado di gravità.

Importanti studi anatomo-patologici effettuati sia su reperti autoptici, sia su modelli animali hanno

messo in evidenza che il polmone compresso durante la vita intrauterina, oltre che arrestare la

maturazione, presenta un sovvertimento di quella che è la anatomia vasale dei capillari polmonari

deputati allo scambio gassoso, i vasi inoltre rispondono in maniera anomala ai mediatori che ne

regolano dilatazione o coscrizione.

      Componendo la stringa di ricerca CDH AND “pulmunary vasculature” si ritrovano

      abstract interessanti su modelli umani ma soprattutto animali, ad esempio ne sono stati

      selezionati due (22)(23)

Ne deriva una ipertensione polmonare, nei casi più gravi con pressioni polmonari sovrasistemiche,

situazione che, per gli adulti, è incompatibile con la vita.

Il neonato sopravvive grazie alla presenza del dotto di Botallo, che consente di scaricare il sangue

dalla arteria polmonare direttamente all’arco aortico, immettendo però sangue non ossigenato nella

circolazione sistemica.

                                                   12
L’ipertensione polmonare è la reale causa di morte precoce, e a volte tardiva, dei neonati affetti da

ernia diaframmatica.

10) Lo shunt determinato dalla persistenza della circolazione fetale

Alcune particolarità anatomiche del comparto cardiocircolatorio sono peculiari della vita fetale, e

scompaiono con la nascita. Oltre che arterie e vena ombelicale, il dotto di Aranzio, (tra vena cava

inferiore e vena porta) il forame ovale (tra atrio destro e atrio sinistro) e il dotto di Botallo (tra

arteria polmonare e arco aortico).

Per l’argomento trattato sono importanti le ultime due.

Durante la vita intrauterina i polmoni non hanno funzionalità, sono compattati e con una

circolazione funzionale ad alta pressione.

Dato che non vi è la necessità di ossigenare il sangue, e a causa delle importanti resistenze vasali

polmonari, la quasi totalità del sangue che è convogliato al cuore di destra riprende la via della

circolazione sistemica passando in parte dal forame ovale, dall’atrio destro a quello sinistro, e in

parte dal dotto di Botallo, dall’arteria polmonare verso l’aorta.

Dopo la nascita, in condizioni fisiologiche, le pressioni polmonari crollano e le pressioni sistemiche

diventano quindi maggiori di quelle polmonari.

Il nuovo equilibrio porta alla chiusura del forame ovale, che ha una specie di valvola che permette il

passaggio del sangue da destra a sinistra ma non il contrario; a livello del dotto avviene una

inversione del flusso sanguigno, con passaggio di sangue ossigenato dall’arco aortico verso l’arteria

polmonare: l’associazione del passaggio del sangue ossigenato e la caduta delle prostaglandine, non

più prodotte dalla placenta, portano alla chiusura del dotto in alcune ore o comunque in pochi

giorni.

In alcuni casi il dotto rimane pervio, come capita non di rado nei nati pretermine.

In situazione di pressioni sanguigne fisiologiche nel dotto pervio passa sangue dall’arco aortico

all’arteria polmonare, causando iperafflusso polmonare e un maggior lavoro del cuore di destra.

                                                   13
Nelle patologie che causano ipertensione polmonare la pervietà del dotto viene mantenuta dalle

elevate pressioni in arteria polmonare e dal passaggio di sangue non ossigenato.

Come già accennato la possibilità di passaggio di sangue dalla circolazione polmonare a quella

sistemica, pur non essendo fisiologica e causa di gravi problemi, consente comunque al neonato di

sopravvivere, evitando la morte che sarebbe causata precocemente da uno scompenso cardiaco.
(24)(25)

11) Le problematiche causate dall’ipertensione polmonare

Nell’ernia diaframmatica complicata da ipertensione polmonare il problema maggiore, e spesso di

difficile soluzione, è riuscire ad ossigenare adeguatamente il neonato.

Di base vi è una situazione polmonare assai precaria, con un polmone che molto spesso rimane

piccolo anche per lungo tempo dopo l’intervento per ipoplasia dovuta alla compressione. Questo

polmone inoltre può anche avere una circolazione funzionale deficitaria con ulteriori problemi di

scambio gassoso.

Quindi ad una ossigenazione difficoltosa si aggiunge un passaggio diretto di sangue venoso, che

quindi non arriva nemmeno ai polmoni, dall’arteria polmonare direttamente alla circolazione

sistemica attraverso il forame ovale e il dotto di Botallo con la conseguenza di avere un sangue

arterioso che trasporta poco ossigeno.(24)(25)

12) Il monitoraggio dello shunt destro-sinistro

Nella letteratura la rilevazione contemporanea delle saturazioni pre e post duttali è prassi

consolidata, anche se tutti gli articoli ritrovati associano questo monitoraggio all’assistenza delle

patologie cardiache e solo uno, datato, tratta di queste rilevazioni associate alla patologia in esame.
(29)

Si ottiene dalla rilevazione di due saturazioni periferiche di ossigeno contemporanee.

                                                  14
La saturazione denominata pre-duttale misura la saturazione di ossigeno del sangue che esce dal

ventricolo sinistro, ossigenato, non ancora mescolato con il sangue venoso proveniente dall’arteria

polmonare attraverso il dotto di Botallo.

La saturazione denominata post-duttale misura la saturazione di ossigeno del sangue arterioso

miscelato con quello venoso portato dall’arteria polmonare all’aorta attraverso il dotto.

Il dotto di Botallo sfocia sull’arco aortico sempre dopo l’arteria anonima e quasi sempre prima della

arteria brachiale che arriva all’arto superiore destro.

La saturazione pre duttale viene misurata alla mano sinistra: il sangue arterioso che arriva all’arto

sinistro non è ancora mescolato con quello venoso proveniente dal dotto di Botallo.

La saturazione post duttale si rileva sulla mano destra o, ancora meglio, agli arti inferiori: il sangue

arterioso che arriva ai piedi è sicuramente mescolato con quello venoso proveniente dal dotto di

Botallo.

In situazioni normali le due saturazioni sono sovrapponibili.

In corso di ipertensione polmonare la saturazione pre duttale è più alta rispetto a quella post duttale,

più la situazione è grave e più vi sarà discrepanza tra i due valori.

Questo monitoraggio è basilare nell’assistenza al neonato con ernia diaframmatica, essendo

efficace, incruento e continuo: mostra in tempo reale le variazioni dell’ipertensione polmonare a

seguito di interventi terapeutici, assistenziali, aggiustamenti di ventilazione.

Un altro paramentro, semplice da rilevare ma meno immediato, e per problemi di monitoraggio

anche meno preciso, è la pressione arteriosa: in caso di ipertensione polmonare la PA pre duttale è

più bassa e quella post duttale più alta.

13) Ipertensione polmonare e assistenza infermieristica

La letteratura sia medica che infermieristica è ricca di articoli che consigliano un approccio al

neonato il meno invasivo possibile, le parole chiave che si ripropongono sono minimal handling,

gentle handling, holding.

                                                   15
Per riassumere in breve lo scopo di questa assistenza possiamo dire che il neonato deve essere

lasciato il più tranquillo possibile, creando contenimento attorno al suo corpo, mantenendo un

microclima ideale e un ambiente “rilassante”, con pochi rumori e poca luce, evitando approcci

bruschi e continuativi, lavorando anche pensando di riunire assieme il maggior numero di pratiche

assistenziali, più o meno dolorose, al fine di lasciare il neonato libero da stimoli per i periodi di

tempo il più lunghi possibile (assistenza per pattern temporali).

Questo perché il neonato non ha possibilità di razionalizzare ciò che gli stà succedendo e, da un

punto di vista endocrino, le situazioni anche non dolorose ma solo stressanti causano una escrezione

di sostanze che sempre entrano in gioco durante un episodio di vero dolore.

Tra queste sostanze le più importanti sono ACTH, endorfine, catecolamine, cortisolo.

Tutte queste sostanze sono responsabili di importanti variazioni emodinamiche che si evidenziano

attraverso il monitoraggio con tachicardia, tachipnea o disadattamento dal ventilatore,

desaturazione, aumento della pressione arteriosa.(1)(27)

Nessun lavoro infermieristico è stato però reperito ricercando questo tipo di approccio direttamente

connesso alla patologia ernia diaframmatica associata ad ipertensione polmonare.

I neonati con ipertensione polmonare sono infatti estremamente instabili, basta un approccio brusco,

un rumore o una luce improvvisa a fare peggiorare lo shunt destro sinistro con peggioramento

immediato della saturazione sia post che pre duttale, anche a bambino apparentemente ben sedato.

Probabilmente questa situazione così estrema avviene a causa di una aumentata vasoreattività

(vasocoscrizione) del circolo polmonare che si associa alle modificazioni anatomiche e funzionali di

cui si è già trattato.(30)

Quindi, indipendentemente da tutte le particolarità assistenziali specifiche della patologia, è

necessario che di base tutta l’equipe assistenziale entri in contatto con questi neonati nella maniera

più delicata possibile, evitando stimoli luminosi e uditivi forti ed improvvisi, toccandoli il meno

possibile e nella maniera più delicata possibile: l’esperienza insegna che è sufficiente un semplice

                                                  16
cambio di pannolino per fare peggiorare i parametri della saturimetria pre e post duttale anche per

lunghi periodi.

14) Assistenza alla nascita

Anche se la prima assistenza al momento della nascita riveste una estrema importanza nel

minimizzare le complicanze precoci della patologia, non si è riusciti a trovare articoli che ne parlino

in maniera completa ed esaustiva.

Nonostante questo le informazioni raccolte sia oralmente, che da letteratura senza carattere di

evidenza scientifica, mettono in luce una discreta concordanza di comportamenti nel trattamento

precoce dei neonati affetti da CDH, comportamenti a cui si tenterà di dare un razionale

condivisibile, chiaramente facendo riferimento a ciò che accade in questo policlinico.

Oltre a tutto il materiale indispensabile per la routinaria assistenza alla nascita, l’infermiere deve

avere pronto il materiale necessario per fare fronte alla particolare situazione: monitor

multifunzione, sondini naso gastrici di vari calibri, occorrente per il reperimento di una via venosa

con il set infusionale già pronto, materiale per l’intubazione tracheale, farmaci sedativi e di

emergenza già diluiti secondo richiesta.

Termoculla già pronta e adeguatamente riscaldata per il trasporto in rianimazione.

Il bambino nasce tramite parto cesareo.

       Razionale: la nascita per via chirurgica evita al bambino lo stress del parto naturale, che lo

sottoporrebbe ad inutili rischi; la programmazione del parto consente di avere il posto pronto e

disponibile in rianimazione, e di avere neonatologi e anestesisti già pronti in sala operatoria al

momento della nascita del bambino.

E’ imperativo che il bambino respiri da solo per il minor tempo possibile, necessita quindi una

precoce intubazione tracheale.

       Razionale: il distress respiratorio, che inevitabilmente questi bambini hanno già alla nascita,

può provocare pneumotorace spontaneo a carico dell’unico polmone non compresso, questa

                                                  17
evenienza, comunque occorsa in alcuni casi a bambini poi ricoverati nella nostra rianimazione,

rende la situazione clinica potenzialmente mortale e complica ulteriormente l’approccio terapeutico

ed assistenziale precoce di questi neonati.(24)(25)

Al momento della nascita il bambino viene posto sul lettino termico già adeguatamente riscaldato,

naturalmente ci si adopera ad una immediata monitorizzazione di saturazione periferica di ossigeno

e tracciato elettrocardiografico; è necessario eseguire una corretta ed approfondita pulizia della cute

per potere fare aderire gli elettrodi che altimenti si staccano immediatamente e non leggono la

traccia ECG a causa della presenza della vernice caseosa.

Durante le manovre routinarie alla nascita il neonato viene immediatamente sottoposto ad

ossigenoterapia cercando di mantenere il respiro spontaneo e, se possibile, non eseguire

ventilazione forzata in maschera.

       Razionale: la ventilazione forzata aumento il rischio di PNX.

Si inserisce un sondino naso gastrico a caduta dal quale si aspira frequentemente, è necessario

eseguire una corretta ed approfondita pulizia della cute per potere fare aderire i cerotti che altimenti

si staccano immediatamente a causa della presenza della vernice caseosa.

       Razionale: il neonato tende a deglutire molta aria, soprattutto se necessita ventilazione

forzata sia prima che dopo l’intubazione. L’aria che dilata lo stomaco e precocemente anche le anse

intestinali peggiora la situazione della dislocazione mediastinica e comprime ulteriormente l’unico

polmone sano, dato che stomaco e anse intestinali sono collocate nel torace.

Si deve reperire rapidamente una via venosa necessaria a somministrare i farmaci sedativi necessari

per procedere all’intubazione, non è indicato utilizzare come prima scelta la via ombelicale anche se

quella di più facile accesso; spesso si incannulano le safene, è necessario eseguire una corretta ed

approfondita pulizia della cute per potere fare aderire i cerotti che altimenti si staccano

immediatamente a causa della presenza della vernice caseosa.

       Razionale: la necessità di eseguire la manovra rapidamente aumenta il rischio infettivo nel

reperimento della via ombelicale, inoltre è piuttosto frequente che il catetere ombelicale imbocchi la

                                                      18
vena porta giungendo in prossimità del fegato. Dato che non è possibile determinare la posizione

del catetere senza una radiografia di controllo, la somministrazione di farmaci potenzialmente in

vena porta è causa di gravi danni epatici con gravi ripercussioni anche a lunga distanza

(ipertensione portale).

Una volta sedato il bambino (nel policlinico si utilizzano fentanil e midazolam), si procede

all’intubazione tracheale, è necessario eseguire una corretta ed approfondita pulizia della cute per

potere fare aderire i cerotti che altimenti si staccano immediatamente a causa della presenza della

vernice caseosa.

Il neonato intubato viene ventilato a mano e nella maniera più delicata possibile, comunque con

ossigeno puro tramite circuito di Water (“va e vieni”), si pone poi nella termoculla da trasporto e si

trasferisce, monitorato, in rianimazione pediatrica.

15) Accoglimento in rianimazione

La ricerca non ha rivelato articoli infermieristici che trattino in maniera esauriente l’accoglimento in

rianimazione di questi neonati.

Tutti gli atti assistenziali che verranno di seguito descritti sono comuni a tutti i bambini portatori di

ernia diaframmatica, la successione di questi è variabile in relazione alla situazione clinica del

neonato.

La rianimazione è naturalmente già pronta all’accoglimento.

La postazione è formata da lettino termico già riscaldato, monitor multifunzione pronto, aspiratore,

circuito di Water connesso all’ossigeno, mascherine e Guedel delle misure adeguate, ventilatore

HFO già montato e tarato, erogatore di ossido nitrico pronto e tarato e già connesso al ventilatore,

piantana per pompa siringa con almeno cinque pompe infusionali pronte.

Sono già preparati alcuni farmaci adeguatamente diluiti per emergenza e sedazione, solitamente

fentanil, midazolam, adrenalina, atropina.

                                                   19
Il carrello dell’emergenza con altri farmaci e l’occorrente per l’intubazione tracheale è a portata di

mano.

Il neonato è già portatore di una via venosa (periferica o ombelicale) e di un tubo tracheale (oro o

rino).

Il neonato all’arrivo viene rapidamente pesato.

Il peso preciso è necessario per preparare correttamente le infusioni dei farmaci in continuo.

Viene poi trasportato in postazione, monitorizzato con ECG, temperatura rettale, PA incruente e

saturazioni pre e post duttali, connesso alla ventilazione ad alta frequenza.

La via venosa viene mantenuta pervia con glucosio al 5%.

Se i parametri delle saturazioni pre e post duttali mostrano la possibile (e probabile) ipertensione

polmonare con shunt destro-sinistro si inizia la somministrazione di ossido nitrico.

Per evitare distress respiratorio e disadattamento dalla ventilazione è necessario controllare che il

livello di sedazione sia adeguato e se necessario si somministrano boli aggiuntivi di farmaci sedativi

ed analgesici secondo prescrizione, in attesa che vengano messi in corso i sedativi in continuo.

Come specificato lo stomaco è molto spesso erniato in torace, è una esigenza immediata controllare

la funzionalità del sondino naso gastrico e sostituirlo se non certi del corretto posizionamento.

La manovra è necessaria perché lo stomaco, se non libero da aria e secreti, dilatandosi, contribuisce

a dislocare il mediastiano con possibili ripercussioni emodinamiche e sicura compressione

dell’unico polmone sano.

Le medesime conseguenze sono oltretutto date dalla progressione dell’aria dovuta alla peristalsi,

che dilata le anse intestinali erniate in torace.

Se l’intubazione è orotracheale, e le condizioni cliniche lo permettono, l’anestesista procede a

cambiare il tubo ed esegire l’intubazione rino-tracheale.

Nella nostra unità operativa l’intubazione rino-tracheale è preferita e utilizzata per tutti i bambini

ricoverati: questo tipo di intubazione consente un fissaggio più sicuro e stabile del tubo tracheale, i

                                                    20
cerotti non si bagnano con la saliva, la bocca rimane libera per consentire al neonato di allenare il

riflesso di suzione tramite l’utilizzo del succhiotto.

Si eseguono gli esami ematici di routine in urgenza, con determinazione del gruppo sanguigno.

La richiesta di plasma urgente è contemporanea alla determinazione gruppo sanguigno.

L’immediata infusione di plasma è necessaria per mantenere una adeguata volemia, consigliata per

supportare il sistema cardiocircolatorio in corso di ventilazione ad alta frequenza oscillatoria.

Il cuore di destra infatti, indipendentemente dal probabile quadro di ipertensione polmonare, deve

pompare il sangue all’interno di un piccolo circolo comunque compresso dalla costante ed elevata

pressione media mantenuta all’interno dei polmoni dalla HFO.

Durante queste manovre una seconda unità infermieristica ha preparato e messo in corso i farmaci

in continuo, inizialmente si preparano i sedativi ipnotici e analgesici stupefacenti e, appena arriva,

inizia l’infusione di plasma.

Viene eseguita una radiografia torace e addome in urgenza.

Dalla radiografia si evince lo stato patologico, l’entità della dislocazione mediastinica, la grave

eventualità di un PNX a carico del polmone sano, la poco opportuna presenza di aria nello stomaco

e la sua progressione lungo le anse intestinali erniate, il giusto posizionamento di tubo tracheale,

sondino naso gastrico ed eventuale via ombelicale.

L’immagine radiologica del catetere ombelicale a volte può trarre in inganno: non di rado una parte

del fegato è erniato in torace, in questo caso il catetere si può presentare con decorso rettilineo e

apparentemente in vena cava inferiore anche se in vena porta. Per diminuire i dubbi è utile

monitorare la PVC per rilevare onda e parametri verosimili (se il catetere è in vena porta l’onda è

piatta e i valori misurati sono alti).

Se la radiografia malauguratamente diagnostica la presenza di pneumotorace a carico del polmone

non interessato si appronta immediatamente il materiale necessario per il posizionamento di un

drenaggio toracico e il medico esegue la manovra; il drenaggio viene collegato a sistema di

aspirazione a circuito chiuso.

                                                    21
Se non è presente una via ombelicale,o se questa non è ben posizionata, si prepara il materiale per

un accesso venoso centrale percutaneo, (giugulare interna o succlavia), nel nostro centro si

utilizzano raramente i cateteri centrali ad accesso periferico (PICC).

Una ulteriore radiografia del torace viene effettuata per documentare il corretto posizionamento

della via centrale e dell’eventuale drenaggio toracico (e la sua funzionalità).

In ultimo, se necessario, vengono messe in corso le ammine (principalmente dobutamina), si

posiziona il catetere vescicale e si tenta il reperimento di una arteria per il monitoraggio di una

pressione arteriosa in continuo.

In tempi brevi viene contattato il cardiologo che confermerà con ecocardiogramma la presenza e

l’entità dello shunt destro-sinistro.

16) La ventilazione ad alta frequenza oscillatoria

E’ il “gold standard” nel trattamento ventilatorio dei neonati affetti da CDH.

La ventilazione oscillatoria ad alta frequenza è una tecnica di ventilazione non convenzionale.

Per questo motivo parametri indispensabili durante una ventilazione meccanica classica non sono

presi in considerazione. Non esistono pressioni di picco, PEEP, frequenza respiratoria classica.

Durante la ventilazione convenzionale l'aria viene spinta all'interno dei polmoni in pressione

positiva raggiungendo picchi pressori anche elevati.

Inoltre l'aria tende a raggiungere le parti del polmone dove vi sono minori resistenze mentre

vengono ventilate meno le zone poco espanse o ipoplasiche.

Nell'ernia diaframmatica il respiratore convenzionale tende a ventilare il polmone sano senza

espandere adeguatamente quello ipoplasico. Questa situazione, nel tempo, causa gravi danni da

barotrauma al polmone sano mentre quello ipoplasico non è ventilato, con gravi conseguenze per il

bambino.

Nella HFO il respiratore mantiene espansi i polmoni in maniera costante a pressioni relativamente

alte (pressione media).

                                                  22
Questo permette il graduale reclutamento degli alveoli poco espansi o ipoplasici.

Inoltre questa ventilazione minimizza il problema del barotrauma dato dai picchi pressori.

Lo scambio alveolo capillare avviene tramite l'aumento della diffusione dei gas dovuto al volume

costante all'interno dei polmoni, e dalle oscillazioni.

La frequenza respiratoria viene espressa in herz (Hz). Un Hz corrisponde a 60 oscillazioni al

minuto.

Solitamente nel nostro centro si ventila con 10 Hz, quindi 600 oscillazioni (atti respiratori) al

minuto.

Le oscillazioni possono essere variate di ampiezza, l'ampiezza viene denominata deltaP.

Aumentando il deltaP aumenta la quantità di gas scambiati in quanto le oscillazioni sono più ampie

(“lavaggio” della anidride carbonica).

Le oscillazioni si inseriscono sulla pressione media impostata che rimane comunque sempre

costante all'interno dei polmoni.

Anche l'espirazione è attiva: l'aria viene eliminata dai polmoni tramite un lavoro attivo del

ventilatore, eliminando il problema dell’air trapping.

Il volume di aria immesso ad ogni oscillazione è inferiore allo spazio morto.

Durante questo tipo di ventilazione il torace del bambino vibra, non sono visibili gli atti respiratori

quando il bambino è ben adattato.

Il barotrauma in HFO è ridotto rispetto alla ventilazione convenzionale perchè le ripercussioni

pressorie delle oscillazioni sul polmone diminuiscono dalla trachea agli alveoli.

Il bambino che deve essere ventilato in HFO deve avere una buona volemia, e quindi deve essere

"riempito" con adeguate quantità di plasma o, se necessario, sangue, perche l'elevata pressione

media costante che verrà mantenuta all'interno dei polmoni causa un diminuito ritorno venoso al

cuore di destra e una maggiore difficoltà di eiezione verso il circolo polmonare.(27)(31)(32)

                                                   23
17) La terapia inalatoria con ossido nitrico

E’ la terapia d’eccellenza in caso di ipertensione polmonare.

Prima dell’utilizzo dell’NO l’ipertensione polmonare veniva contrastata con farmaci endovenosi

(nitroprussiato, epoprostenolo sodico), che dilatavano tutto il circolo polmonare e comunque

riflettevano il loro effetto vasodilatatore anche a livello sistemico, (effetto indesiderato), ed erano

non privi di rischi date le gravi ipotensioni che si verificavano in caso di infusione di boli

accidentali.

L’ossido nitrico è un gas, viene inalato assieme alla miscela di gas del ventilatore con una

concentrazione solitamente di circa 20 parti per milione, al massimo 40, anche se in letteratura

vengono citate anche dosi superiori (dosi comunque piccolissime), ed è un vasodilatatore

polmonare selettivo perché lavora esclusivamente sui vasi alveolari.

Inoltre l’ossido nitrico agisce solo sui vasi degli alveoli ventilati, evitando di dilatare i capillari

polmonari degli alveoli non ventilati, diminuendo lo shunt funzionale (la dilatazione di capillari

alveolari non ventilati aumenta il passaggio di sangue all’interno di questi, sangue che però non

viene ossigenato e non si depura dall’anidride carbonica).

      Componendo la stringa di ricerca CDH AND nitric oxide si ritrovano molti abstract

      interessanti, segnaliamo una revisione sistematica recente della cochrane (33)

18) I controlli da effettuare sull’erogatore dell’ossido nitrico

L’emivita dell’ossido nitrico è brevissima, l’effetto si dissolve in pochi secondi.

La sospensione della sua erogazione anche solo per uno, due minuti è sufficiente ad aggravare

l’ipertensione polmonare, con forte discesa della saturazione post duttale, seguita poi anche dalla

diminuzione di quella pre duttale.

Per ristabilire un equilibrio necessitano invece molti minuti, a volte ore.

L’apparecchio erogatore contiene per questo motivo due bombole di gas, prima dell’esaurimento di

una si inizia l’erogazione dall’altra.

                                                   24
La bombola vuota deve essere immediatamente sostituita e comunque l’infermiere che subentra nel

turno deve controllare che la bombola non in uso sia piena. (34)

19) L’assistenza di base al neonato connesso alla ventilazione ad alta frequenza oscillatoria

Il circuito respiratorio della HFO è molto rigido e pesante, questo comporta una serie di problemi

assistenziali che vanno conosciuti per evitare complicanze.

È necessario mantenere sospeso il circuito, utilizzando lenzuoli o telini, per evitare che questo gravi

sul torace del bambino.

E’ necessario fissare molto bene i cerotti del tubo tracheale e controllarne spesso la tenuta per

evitare estubazioni accidentali.

Il neonato connesso alla HFO è difficile da posturare, è comunque indispensabile variare le posture

per evitare decubiti, estremamente rari nei neonati, ma frequenti nei portatori di questa patologia.

Nella nostra unità operativa si sono verificati nel passato decubiti che si presentavano in regione

occipitale e, più raramente, sul dorso, in corrispondenza della colonna vertebrale.

      Componendo la stringa di ricerca HFO AND pressure ulcer non si ritrovano abstract

La quantità di gas utilizzati per questa ventilazione è molto elevata, non è infrequente che la sola

temperatura dei gas insufflati, se non adeguata, contribuisca a mantenere il neonato in una

situazione di ipotermia costante e difficilmente recuperabile, spesso è sufficiente aumentare la

temperatura dei gas in arrivo per recuperare rapidamente la normotermia.

      Componendo la stringa di ricerca HFO AND nursing si ritrovano alcuni abstract

      inerenti, anche se privi delle caratteristiche di evidenza

20) I controlli da effettuare sull’oscillatore

L’infermiere deve prestare continua attenzione al ventilatore HFO.

                                                  25
Alcuni parametri possono variare nel tempo a causa di cambiamenti della clinica del bambino o

variazioni di ventilazione, si deve controllare l’adeguata centratura del pistone e che i parametri

impostati rimangano costanti.

L’attenzione più assidua deve essere rivolta all’acqua della umidificazione dei flussi: come già

specificato la quantità di gas utilizzata per questo tipo di ventilazione è molto alta, la miscela di aria

ed ossigeno, oltre ad essere adeguatamente riscaldata, deve essere assolutamente umidificata, sono

stati segnalati casi di tracheite necrotizzante a causa dell’utilizzo di gas secchi.

      Componendo la stringa di ricerca HFO AND tracheytis OR “tracheal damage” si

      ritrovano abstract a riguardo (35)(36)

21) Accortezze durante le broncoaspirazioni

Anche per eseguire questa operazione routinaria è necessario essere consapevoli delle variazioni

che accadono nel bambino durante questa manovra.

La disconnessione dal ventilatore causa immediatamente un dereclutamento alveolare dato che

viene a mancare la pressione media elevata e costante garantita dalla HFO.

Inoltre viene a mancare l’eventuale erogazione dell’ossido nitrico, che cessa quasi immediatamente

il suo effetto benefico dato il suo velocissimo degrado.

La manovra è causa nel sangue di un aumento della pCO2, a livello polmonare l’effetto di questo

gas è contrario rispetto a quello che avviene nel resto del corpo: l’anidride carbonica a livello dei

capillari polmonari causa vasocostrizione e non vasodilatazione, quindi contribuisce ad aggravare

l’eventuale ipertensione polmonare.

Per tutti questi motivi la manovra, meglio se preceduta da preossigenazione, deve essere efficace

ma il più rapida possibile: una broncoaspirazione prolungata è causa di grave peggioramento della

situazione emodinamica per accentuazione dell’ipertensione polmonare, il ristabilire una situazione

accettabile e stabile può richiedere ore.(24)(25)

                                                    26
22) L’assistenza pre intervento chirurgico

È riconosciuto che intervenire chirurgicamente in maniera immediata, prima della stabilizzazione

emodinamica del neonato non migliora la prognosi.

      Componendo la stringa di ricerca ”preoperative stabilization” AND CDH si ritrovano

      diversi articoli che danno forza a questa affermazione (37)(38)(39)

Quindi possono passare vari giorni prima che il bambino venga operato, nell’attesa di creare la

situazione idonea per affrontare al meglio l’intervento, il tempo è esclusivamente in relazione alla

condizione generale del neonato e alla stabilità dei parametri emodinamici.

L’assistenza specifica per il periodo preoperatorio consiste essenzialmente nel monitoraggio,

soprattutto della PVC e dei parametri pre e post duttali, nell’erogare una assistenza di base ben

pianificata, delicata e organizzata per pattern temporali, controllo e gestione dell’eventuale

drenaggio toracico posizionato in caso di PNX a carico del polmone sano, controllo e gestione dei

supporti farmacologici in continuo, ventilatore HFO e della probabile erogazione di ossido nitrico.

Basilare è l’accertamento dell’effettivo stato di sedazione, indispensabile in questa prima fase per

evitare che il neonato si disadatti dalla ventilazione, e la frequente aspirazione dal sondino naso

gastrico per evitare, come già specificato, la distensione dello stomaco e delle anse intestinali.

Per migliorare la compressione causata dalle anse intestinali è anche utile eseguire delicate

stimolazioni rettali per favorire l’eliminazione del meconio, resa difficile dallo stato di profonda

sedazione.

Nei giorni precedenti l’intervento a volte la ventilazione HFO contribuisce a reclutare alveoli del

polmone interessato, dilatandolo un poco, situazione positiva e che viene evidenziata dal controllo

radiografico del torace.

Come esami strumentali ed ematochimici particolari per la patologia si richiede ecografia cerebrale

transfontanellare per documentare eventuali problemi cerebrali pre-intervento, possono essere

ripetute ecocardiografie, sul sangue si effettua la determinazione del livello di metaemoglobinemia,

che compare a causa della terapia inalatoria con ossido nitrico.

                                                   27
Sempre più spesso l’intervento chirurgico viene eseguito in rianimazione, nella isola neonatale del

bambino, infatti, se il neonato presenta una importante ipertensione polmonare, anche un breve

periodo di sospensione della ventilazione HFO e dell’erogazione dell’ossido nitrico, per il trasporto

sul lettino operatorio, può essere fatale; si è riusciti a recuperare, rispetto a questo approccio, solo

un articolo specifico.(40)

23) Il supporto farmacologico tramite pompa infusionale

Nel nostro centro di utilizzano sempre farmaci antidolorifici oppioidi associati a sedativi ipnotici,

fentanil e midazolam sono quelli più utilizzati.

L’infermiere deve controllare l’effettivo stato di sedazione del bambino, che comunque non deve

essere troppo profondo: la scarsa sedazione comporta disadattamento dalla ventilazione, tachicardia

e peggioramento dello shunt destro-sinistro; l’eccessiva sedazione comporta una ipotermia difficile

da correggere, ipotensione e bradicardia.(1)

Come supporto cardiocinetico si utilizza di frequente la dobutamina e, meno frequentemente di un

tempo, la dopamina, utilizzata comunque a dosaggi renali.

Riportiamo come dato occasionale il peggioramento dello shunt destro sinistro in seguito ad

infusione di dobutamina, probabilmente a causa del secondario effetto vasocoscrittore, ma non sono

stati trovati documenti che accennino a questa problematica.

In alcuni centri viene utilizzato il curaro, i nostri medici ne hanno eliminato l’uso da molti anni. Il

curaro causa una ipovolemia relativa causata dalla dilatazione soprattutto del comparto venoso; la

situazione si riperquote a livello cardiaco con difficoltà di pompa soprattutto a carico del cuore di

destra, è invece molto importante che il neonato sia volemicamente “pieno” per reagire al meglio

alle condizioni associate di ipertensione polmonare e ventilazione HFO.

Giornalmente, per mantenere la volemia adeguata, viene infuso plasma fresco scongelato, in

frazioni preparate dal centro trasfusionale da donatore unico.

                                                   28
Precocemente si inizia l’infusione della necessaria nutrizione parenterale totale seguita dopo alcuni

giorni dell’apporto lipidico.

24) L’assistenza post operatoria

L’intervento chirurgico non è risolutivo: anche se i visceri sono stati riposti in cavità addominale e

la breccia diaframmatica è stata chiusa (a volte utilizzando anche protesi artificiali, in caso di

breccie molto grandi) il polmone nella maggior parte dei casi non si espande immediatamente.

La riespansione polmonare avviene in tempi molto variabili, da pochi giorni ad alcune settimane, in

relazione alla ipoplasia di base.

Di solito, ma non sempre, una diagnosi prenatale molto precoce si associa ad una importante

ipoplasia polmonare alla nascita, con una prognosi più sfavorevole e una degenza post operatoria

più lunga e complessa, che molto di frequente si prolunga per oltre un mese.

Durante l’intervento si posiziona un drenaggio toracico nel cavo pleurico liberato dalle anse

intestinali, che si connette a sistema di aspirazione a circuito chiuso. Se è presente un drenaggio

controlaterale tutti e due si connettono ad un unico sistema, per mantenere eguale aspirazione in

ambedue gli emitoraci ed evitare il fenomeno conosciuto come “sbandieramento del mediastino”.

Con l’intervento i visceri contenuti in torace vengono riposizionati nella cavità addominale, che

però è più piccola perché rimasta disabitata per vari mesi durante la vita intrauterina.

Ne deriva una importante compressione intra addominale e la risalita degli emidiaframmi, con

ulteriore difficoltà di ventilazione, l’addome naturalmente si presenterà teso e globoso.

Il neonato rimane connesso ad HFO e continua la somministrazione di ossido nitrico se è presente

ipertensione polmonare.

Nelle prime ore dopo l’intervento, che generalmente sono molto critiche, l’infermiere deve

controllare i dati rilevati dai monitoraggi, necessari per valutare la situazione emodinamica.

                                                  29
Importante è l’attento controllo della perfusione degli arti inferiori, perché la compressione causata

dai visceri riposizionati in addome si riperquote sull’aorta addominale; per lo stesso motivo deve

essere attentamente monitorata la diuresi.

Consueta è la compressione della vena cava inferiore che causa edemi alle gambe, importante è

mantenere gli arti in scarico.

Se il polmone non si espande il risultato è un cavo pleurico vuoto, occupato da aria e/o liquido

sieroso, anche visivamente la situazione è rilevabile: l’emitorace si presenta piatto o addirittura

concavo.

Soprattutto in questo caso è importante conoscere le complicanze che possono insorgere dalla non

corretta gestione del drenaggio toracico: una eccessiva aspirazione, anche manuale (“rullaggio”) in

questi casi porta ad una eccessiva pressione negativa all’interno dell’emitorace vuoto che può

dislocare il mediastino e portare a ripercussioni emodinamiche anche importanti, (per chiarire il

quadro si può pensare ad un pneumotorace iperteso, ma al contrario).

La persistenza del quadro di ipoplasia del polmone e soprattutto di grave ipertensione polmonare

resistente anche alla terapia con NO sono le due condizioni che portano a morte.

Naturalmente è importante controllare e riferire la quantità e la qualità del liquido drenato dal

drenaggio toracico, solitamente sieroso, al fine di valutare in maniera precisa il bilancio volemico

per reintegrare in maniera corretta le perdite, attraverso infusione di plasma.

La ventilazione HFO si mantiene fino alla avvenuta espansione polmonare e comunque fino alla

sospensione della terapia inalatoria con ossido nitrico.

La terapia inalatoria con ossido nitrico si effettua a dosaggi elevati fino che permangono i segni

indiretti (parametri pre e post duttali) e diretti (ecocardio) di ipertensione polmonare; quando la

situazione si stabilizza il decalage deve essere effettuato in maniera estremamente lenta, di una

parte per milione alla volta, poche parti per milione al giorno.

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Si è infatti spesso evidenziata una ripresa dello shunt destro sinistro contemporaneo ad una

diminuzione troppo brusca dell’erogazione di ossido nitrico (nuovo peggioramento della

ipertensione polmonare).

Una volta sospesa la terapia inalatoria si può iniziare lo svezzamento dalla ventilazione oscillatoria.

Per l’utilizzo dell’ossido nitrico è infatti preferibile utilizzare un ventilatore a flusso continuo che

consente l’erogazione costante del gas.

La pressione media del ventilatore viene gradatamente diminuita, quando raggiunge valori bassi,

simili a quelli di una ventilazione convenzionale (9-10 centimetri d’acqua), e la radiografia del

torace dimostra una buona espansione polmonare, il neonato viene connesso ad un ventilatore

convenzionale, in modalità controllata.

Se non sono sopraggiunte complicanze nei giorni precedenti in questo momento sono già stati

rimossi i drenaggi toracici (polmoni a parete, non presenza di aria o versamenti).

Si inizia la alimentazione enterale tramite sondino naso-gastrico con piccole quantità somministrate

comunque in continuo, metodica preferita nella nostra unità operativa.

I giorni seguenti sono dedicati allo svezzamento dai farmaci sedativi, che avviene in maniera

scalare rispettando tempi precisi, al fine di minimizzare le crisi di astinenza; dall’incremento della

quota nutrizionale enterale (se possibile con latte materno, che è stato conservato congelato); e dallo

svezzamento dal ventilatore, passando da modalità controllate a miste (SIMV), fino ad arrivare a

modalità assistite con graduale decremento delle pressioni di supporto, fino ad arrivare alla CPAP e

finalmente alla estubazione.

Una volta recuperata l’autonomia respiratoria il neonato viene trasferito in un ambiente non

intensivo, dove impara ad alimentarsi spontaneamente e completamente al biberon o al seno, prima

di essere definitivamente dimesso.

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