Cosa chiede il movimento di Extinction Rebellion - All About Sophia

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Cosa chiede il movimento di Extinction Rebellion - All About Sophia
Cosa chiede il movimento di
Extinction Rebellion
      «Hai mai visto questo simbolo?» Dice Andrea rivolgendosi a Sophia e
    interrompendo la loro camminata per le vie del centro; sta indicando una
             clessidra inserita in un cerchio, stampata sull’asfalto.
   S: «Sì un sacco di volte, la prima volta l’estate scorsa, camminando per le
     strade di Parigi; ora lo vedo sempre più spesso, per terra, sui muri, sui
                                    lampioni…»
                 A: «Sai chi sono quelli di Extinction Rebellion?»
                      S: «Più o meno…il simbolo è il loro?»
A: «Sì! Devi venire al prossimo incontro del lunedì, niente di impegnativo, vieni
                        solo a conoscerli e ti fai un’idea!»
                              S: «Ma tu li conosci?»
     A: «Sì, ci vado dallo scorso inverno, ho partecipato anche alle azioni…»

1) Che cos’è Extinction Rebellion
Inizia così una nuova scoperta per Sophia, che finalmente riesce a dare un senso a
questo simbolo, incontrato più volte sulla strada. Non sa se ha voglia di andarli a
conoscere prima di sapere qualcosa di più, così chiede ad Andrea di prendere il
gelato insieme e di fermarsi un po’ fuori casa per capire cosa chiedono quelli di
Extinction Rebellion. Il movimento è nato nell’autunno del 2018, circa due
anni fa, in una circostanza particolare: Andrea le racconta che tutto è iniziato con
un’azione di disobbedienza civile, a Londra, il 31 ottobre. Gli organizzatori
aspettavano qualche centinaio di persone, ma ne sono arrivate 1500, erano lì per
dichiarare ufficialmente la loro ribellione di fronte alla sede del governo inglese.

«E a che cosa si ribellano?» chiede istintivamente Sophia.

«Semplice, si ribellano all’estinzione» risponde Andrea. «Se vuoi sapere cosa
chiedono quelli di Extinction Rebellion devi partire dal presupposto che loro sono
portavoci di un punto di vista unico, anche se basato su considerazioni molto
condivise. Tirare in ballo il concetto limite di estinzione mobilita e scuote una
ribellione contro l’inazione dei governi, che negli ultimi decenni non sono stati in
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grado di fare scelte per mitigare l’emergenza climatica ed ecologica.»

S: «Immagino che la clessidra nel cerchio c’entri qualcosa con il tempo che
ci separa da un punto di non ritorno, è vero?» Chiede Sophia visibilmente
intristita dalla tematica.

A: «Proprio così! Il movimento punta a sottolineare che la crisi climatica è
un’emergenza, tale da metterci nei guai già di tra 5 o 6 anni con il
peggioramento delle siccità e degli eventi climatici estremi, creando prima
di tutto conseguenze sui territori tali da generare una grossa quantità di migranti
climatici, che nel 2050 arriverebbero ad essere 200 milioni. Loro ci stanno
dicendo che non c’è più tempo e io inizio a pensare che sia proprio così.»

S: «Anche Greta Thunberg si affanna a dire la stessa cosa ed è riuscita ad
ottenere che si dichiarasse l’emergenza climatica in diverse parti del mondo. È
passato un anno da quando ha parlato alla conferenza delle Nazioni Unite, ma a
me sembra che nulla sia cambiato per tutti noi.»

2) Cosa chiede Extinction Rebellion
Quel pomeriggio con Andrea era fruttato a Sophia un sacco di informazioni: aveva
scoperto che la diffusione del movimento di XR ormai è planetaria e guardando
con il suo amico il sito italiano aveva visto che è molto facile rispondere a cosa
chiedono quelli di Extinction Rebellion, difatti il movimento ha 3 richieste
principali, che rivolge localmente alle amministrazioni, quindi sia nei comuni,
nelle province e nelle regioni, sia al livello nazionale:

PRIMA: che venga dichiarata l’emergenza climatica ed ecologica cambiando
quindi leggi e provvedimenti che non sono indirizzate a risolverla; che si
comunichi ai cittadini inequivocabilmente che viviamo nell’emergenza.

SECONDA: che si prendano provvedimenti concreti per raggiungere lo zero
netto delle emissioni entro il 2025; si devono dunque arrestare o non
intraprendere quegli interventi che distruggono gli ecosistemi e non preservano
la biodiversità, nei comuni come al livello nazionale.

TERZA: istituire delle assemblee di cittadini da affiancare alle istituzioni della
democrazia rappresentativa, con una gestione veramente condivisa della cosa
pubblica. Sulla base delle più evidenti prove scientifiche, i cittadini stabiliranno
quali provvedimenti prendere e quali impedire per il bene dell’ecosistema in cui
vivono.

Proprio la mattina dopo la chiacchierata con Andrea, Sophia rivede tra i ricordi di
Instagram che è passato già un anno da quando aveva partecipato alla seconda
grande manifestazione per il Clima in Italia, il 15 settembre 2019. Si sente molto
cambiata da allora, quando i dubbi che le nascevano dal fatto che dovremmo
cambiare completamente stile di vita avevano ancora un certo appiglio su di lei.
Allo stesso tempo era sicura che presto le istituzioni di tutto il mondo
avrebbero smesso di investire nelle economie basate sull’estrazione e la
combustione del carbone e del petrolio, che presto sarebbe stato chiaro a
tutti cosa fare per fermare il mondo prima della catastrofe. Ora invece le è chiaro
il contrario: complice anche la pandemia e il lungo lock down non sa che futuro
immaginare per sé e per le generazioni dopo la sua, fino a quella dei suoi ipotetici
figli. Quando questo pensiero la attraversa, anche l’ansia si imposessa di lei e un
formicolio parte dalle mani verso il suo petto.

Nel corso dell’ultimo anno, in attesa che le istituzioni ci dicessero in
mondovisione cosa fare per salvare la specie umana dall’emergenza climatica,
Sophia aveva iniziato da brava a cambiare alcune delle sue abitudini, pensando
che presto l’avrebbero seguita praticamente tutti. Così aveva smesso di mangiare
la carne, evitato come la peste i passaggi in macchina che i suoi genitori ancora le
offrivano con ingenuità, smesso di comprare cose inutili e cibi e bevande
monoporzione con sovrabbondante packaging. D’altra parte il 99% degli
scienziati, già nel 2019 era d’accordo sul fatto che il cambiamento
climatico ci ha portati ormai nell’emergenza e quell’1% non concorde era
formato da studiosi e intellettuali, non-scienziati né climatologi, vicini agli
ambienti imprenditoriali che investono nei combustibili fossili. Ma a un anno di
distanza, davanti alla sua tazza di caffè, di fronte ai suoi ricordi e alle sue ansie
Sophia si chiede: perché nulla è cambiato?
La frase è tratta dal blog di Extinction Rebellion Italia.

3) Come fanno a farsi ascoltare
I giorni di questo settembre sono pieni di domande per Sophia, una certa
inquietudine la caratterizza e un pomeriggio, passeggiando con Cloto, sfoga la
sua frustrazione rispetto al tema dell’emergenza climatica. Cerca un po’ di
conforto e qualche possibile spiraglio nella saggezza della sua amica, dopo aver
discusso invano con i suoi genitori, che in questo periodo la trovano
insopportabile e credono che esageri.

Dopo aver raccontato tutte le sue scoperte e i suoi pensieri pieni di bilanci
sull’ultimo anno, da “cosa chiedono quelli di Extinction Rebellion” era passata a
raccontare “come lo chiedono”, ormai affascinata da questo movimento non
violento in espansione.

I movimenti non violenti, anche secondo Cloto che di battaglie sulle spalle ne
ha già parecchie, sono i più efficaci. Studi di scienze sociali, rivolti alla storia
del Novecento, hanno dimostrato che le lotte non violente sono riuscite a ottenere
il cambiamento che volevano quando riuscivano a coinvolgere almeno il 3,5%
della popolazione. «In Italia si tratta di due milioni di persone» dice Sophia, così
presa dalla discussione da farsi quasi investire dalla bici che le sfreccia di fianco.
«Sta attenta!» le dice Cloto tirandola a sé «vuoi lasciarli a 1 milione 999.999
senza di te?»

Per fortuna Cloto sa sempre come risintonizzare su frequenze medie, cioè quanto
meno accettabili, gli stati d’animo di Sophia; il loro reciproco lasciarsi coinvolgere
dalle esperienze e dagli interessi l’una dell’altra è la forza di questa amicizia
senza tempo, in cui una si affaccia alla vita adulta e l’altra ne ha vissuta una per
un bel pezzo. Si ritrovano così in un parco a tirare petali alle margherite senza
chiedere “m’ama/non m’ama”, ma valutando i pro e i contro di questo movimento.
«Quello che mi piace molto» dice Sophia «è che vogliono coinvolgere i cittadini
per decidere se intervenire sull’ecosistema in cui vivono e come lo fanno;
decidere insieme se tirare su palazzoni, strade, passanti, ponti, centri
commerciali, ma magari!» Anche a Cloto piace tutto questo, dopo che ha
partecipato a una consultazione simile che l’aveva lasciata inerme, palesemente
priva di potere decisionale in quanto cittadina. «E poi mi piace che propongono
proprio un approccio alla vita nuovo, che riguarda i singoli individui, per uno
sforzo alla non violenza totale. Nelle relazioni con gli altri, nell’approccio alle
cose, alle piante, alla natura tutta, ho letto che questo parlarsi continuo tra i
singoli e l’ambiente in cui sono fa stare molto meglio.»

La curiosità di Cloto le porta a cercare dei video sulle loro azioni di
disobbedienza civile, che Sophia aveva già guardato nei giorni precedenti. Le
immagini riguardano fiumi di liquido rosso che scorre di fronte alle sedi dei
governi di tutta europa, persone con le mani fintamente insanguinate in corteo,
gruppi distesi a terra nelle piazze di molte città, a simulare la morte collettiva alla
quale rischiamo di giungere. «Cavolo, queste performances sono proprio potenti»
dice Cloto «forse mettono pure un po’ d’ansia, no?» Sophia è ancora presa dalle
immagini e non risponde. Scorrendo ancora, alla notizia dello sciopero della
fame di un attivista appena terminato a Bologna, durato 16 giorni, Cloto si
anima e spera di trovare un epilogo felice al culmine di questa iniziativa.
Purtroppo lo sciopero in questo caso ha portato soltanto a un incontro con la
vicesindaca della città, che ha già dichiarato l’emergenza climatica nel 2019, ma
che ora è chiamata a mettere in campo iniziative di coinvolgimento della
cittadinanza rispetto ad alcuni importanti progetti. La sindaca ha firmato una
dichiarazione d’intenti che va nella direzione richiesta dal movimento, un buon
risultato, ma è evidente che Extinction Rebellion fa delle richieste molto
scomode.
Un’azione di Extinction Rebellion a Berlino, nel mese di giugno del 2020.

4) Come ribellarsi all’estinzione?
A fine giornata Sophia è parecchio stanca, ma prima di separarsi dalla sua amica
ha bisogno di fare un punto e sperare di svegliarsi più serena il giorno dopo;
purtroppo, aver capito cosa chiedono quelli di Extinction Rebellion non ha fatto
altro che infilarla in un vortice di inquietudini.

Presa dagli stress e dai dubbi insanabili degli ultimi giorni parla un po’ a raffica:
«L’estate del 2020 è una delle più calde degli ultimi 100 anni, un anno fa il
movimento dei Fridays for future ha mostrato al mondo che le generazioni dei più
giovani hanno bisogno di un cambiamento e di un futuro, io non mangio più la
carne e mi faccio un sacco di problemi sui miei acquisti e i miei spostamenti, ma
sembra che niente cambi nell’informazione e nelle politiche economiche
mondiali, l’ansia mi assale, cosa dobbiamo fare?»

Cloto prende fiato, ci pensa un po’ e dice: «C’è una preghiera molto bella che
chiede a dio 3 cose: la serenità di accettare le cose che non si possono cambiare;
il coraggio di cambiare quelle che si possono cambiare; la saggezza per
distinguere la differenza tra le due.»

S: «Bella, si. Ma io penso di non avere il pezzo fondamentale, “la saggezza per
distinguere la differenza”.»

Cloto è preoccupata, sinceramente non vorrebbe essere un’adolescente né
una giovane adulta nel 2020, capisce che ci sono molte previsioni
sufficientemente probabili da essere prese sul serio, sono evidentemente urgenti
da almeno 5 anni ormai, ma la rotta non accenna a invertirsi. Cosa dovrebbe mai
dirle lei che non è direttamente colpita da questa possibile catastrofe e che ha già
avuto tutto ciò che i giovani del 2020 rischiano di non avere? Tuttavia Sophia
aspetta proprio da lei una risposta, lei che sa di doversi sforzare a trovare il
giusto consiglio. Proprio nel fare questi pensieri, Cloto realizza che
probabilmente il distacco generazionale amplifica gli stati d’animo di
incertezza e ansia: “questi giovani sono soli” pensa.

Scossa da qualche strattone, vede Sophia lì di fronte a lei che cerca di riportarla
sulla terra, e finalmente torna a vederla sorridere. Presa d’assalto dalle sue
richieste Cloto riesce finalmente a dirle: «Il fatto che tu abbia scelto di
cambiare le tue abitudini non deve sembrarti una cosa inutile, significa
che tu hai preso sul serio le cose che hai capito e che sai, non cambiare per
comodità sarebbe incoerente verso te stessa, quindi non c’entra la loro effettiva
utilità nel salvare il mondo dall’emergenza climatica. È probabilmente per questo
che ti fanno sentire meglio, perché ti danno l’occasione di creare una nuova
modalità di stare al mondo, più soddisfacente per la coerenza con i tuoi valori.»

S: «E quindi basta?»

C: «No, non credo che basti. È chiaro che le abitudini individuali incidono sui
consumi al punto di creare delle tendenze di mercato, ma siamo ancora troppo
pochi per farli preoccupare. Penso che la partecipazione a movimenti e
mobilitazioni che facciano pressione sulle istituzioni abbia un impatto
nettamente superiore. Bisogna pretendere dalla politica dei
provvedimenti reali ad alto impatto: non chiedere, ma pretendere.»
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