Cattolici di Francia e d'Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la rottura del "fronte filoatlantico" (1963-1965) - OpenEdition Journals
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Chrétiens et sociétés XVIe-XXIe siècles 26 | 2019 Varia Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la rottura del “fronte filoatlantico” (1963-1965) All the way with LBJ ? Catholiques de France et d’Italie face à la guerre au Vietnam : envers la rupture du “front pro-atlantique” (1963-1965) French and Italian Catholics and the Vietnam War : Towards the Breakdown of the “pro-Atlantic Front” (1963-1965) Francesca Ghezzi Edizione digitale URL: http://journals.openedition.org/chretienssocietes/5361 DOI: 10.4000/chretienssocietes.5361 ISBN: 1965-0809 ISSN: 1965-0809 Editore Laboratoire de recherche historique Rhône-Alpes - LARHRA UMR 5190 Edizione cartacea Data di pubblicazione: 9 marzo 2020 ISBN: 1257-127X ISSN: 1257-127X Notizia bibliografica digitale Francesca Ghezzi, « Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la rottura del “fronte filoatlantico” (1963-1965) », Chrétiens et sociétés [En ligne], 26 | 2019, mis en ligne le 09 février 2020, consulté le 09 mars 2020. URL : http://journals.openedition.org/chretienssocietes/5361 ; DOI : https://doi.org/10.4000/chretienssocietes.5361 Questo documento è stato generato automaticamente il 9 marzo 2020. Chrétiens et Sociétés – XVIe-XXIe siècles est mis à disposition selon les termes de la licence Creative Commons Attribution - Pas d'Utilisation Commerciale - Pas de Modification 4.0 International.
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 1 Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la rottura del “fronte filoatlantico” (1963-1965) All the way with LBJ ? Catholiques de France et d’Italie face à la guerre au Vietnam : envers la rupture du “front pro-atlantique” (1963-1965) French and Italian Catholics and the Vietnam War : Towards the Breakdown of the “pro-Atlantic Front” (1963-1965) Francesca Ghezzi 1 La recente storiografia sul fenomeno minoritario del cattolicesimo di sinistra ed estrema sinistra in Europa occidentale durante les années 68 è concorde nell’attribuire alla drammatica escalation della guerra in Vietnam un ruolo determinante nella radicalizzazione politica di alcuni segmenti della Chiesa nella fase della “contestazione” sessantottina1. Gli studi incentrati esclusivamente sulle reazioni cattoliche alla guerra in Vietnam sono però scarsi2 ; in particolare, mancano ad oggi delle ricostruzioni che guardino al mondo cattolico non esclusivamente di sinistra ; che comparino diversi casi nazionali ; che estendano la periodizzazione a partire dal momento in cui il Vietnam post-coloniale iniziò lentamente a riguadagnare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, ossia alla seconda metà del 1963. Fu allora che l’instabilità interna del Vietnam del Sud, peggiorando sensibilmente, riaccese i riflettori sul Paese asiatico, suscitando apprensione anche nella Chiesa cattolica. Nel 1963, colui che avrebbe inviato i militari americani in Vietnam, il democratico Lyndon B. Johnson, assunse ad interim la presidenza degli Stati Uniti (USA) a seguito dell’assassinio di John F. Kennedy (22 novembre), per venir poi trionfalmente eletto il 3 novembre 1964. In Vaticano, intanto, dopo la morte di Giovanni XXIII, l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 2 diveniva papa con il nome di Paolo VI (21 giugno), annunciando dopo poco la ripresa dei lavori del concilio Vaticano II (la seconda sessione si aprì il 29 settembre). 2 Nel guardare alla guerra in Vietnam dalla prospettiva della storia della Chiesa conciliare, un periodo particolarmente interessante sul quale soffermarsi è, a mio parere, quello che va dalla fine del 1963 ai primi mesi del 1965 : la fase cruciale del passaggio degli Stati Uniti dall’assistenza (materiale, finanziaria, di consulenza militare) al governo di Saigon contro il Fronte nazionale di liberazione del Vietnam del Sud (FNL) all’ingresso militare diretto degli USA nel conflitto. Lungi da qualsiasi pretesa di esaustività, questo articolo, tratto dal mio più ampio lavoro di tesi dottorale 3, si focalizza dunque su quel segmento cronologico, proponendo una panoramica rappresentativa, per quanto inevitabilmente parziale, delle reazioni alla guerra in Vietnam da parte di un campione del cattolicesimo francese e italiano, comprendente associazioni e periodici di sensibilità ecclesiologica e tendenze politiche diverse. Si è optato per una comparazione dei casi nazionali di Francia e d’Italia perché, come noto, allora come oggi i due Paesi presentano numerose e rilevanti analogie e alcune fondamentali differenze negli ambiti religioso, storico, politico, istituzionale, socio- culturale4. 3 Come si vedrà, il dato principale emerso dalla ricerca condotta riguarda la significativa evoluzione delle opinioni dei cattolici italiani e francesi sulla politica vietnamita degli Stati Uniti e sulla stessa immagine del grande alleato atlantico : da una comune posizione filoatlantica a una progressiva, irreversibile rottura di quel “fronte”. Trattandosi di un elemento che non ha ancora trovato un adeguato rilievo negli studi sui cattolici e la guerra in Vietnam, comprensibilmente concentrati sul periodo della radicalizzazione politica sessantottina, l’articolo intende perciò porre in evidenza come, tra la fine del 1963 e i primi del 1964, la maggioranza dei cattolici di Paesi come Francia e Italia fosse schierata in maniera pressoché unanime su una posizione di saldo sostegno alla politica estera degli Stati Uniti e alla loro strategia del containment, in Vietnam e nel mondo. Seguendo le tappe della crisi vietnamita sviluppatasi dagli incidenti del golfo del Tonchino dell’agosto 1964 e culminata con l’invio delle truppe americane nella Repubblica del Vietnam (RV) del Sud nel marzo 1965, si è inteso mostrare il lento ma decisivo mutare e diversificarsi dell’atteggiamento dei cattolici francesi e italiani nei confronti degli Stati Uniti ; un processo sul quale la campagna di bombardamenti americani sulla Repubblica democratica del Vietnam (RDV) del Nord ci è parso esercitare un’influenza determinante, specie sulla riflessione sulla dottrina della guerra giusta in era atomica, allora in discussione al Vaticano II. Mi sono soffermata, in particolare, su alcune spie anticipatrici di tendenze che si sarebbero imposte nel cattolicesimo di sinistra degli anni della contestazione intra- ed extraecclesiale : una crescente attenzione ai diritti umani, la lettura terzomondista della realtà internazionale, l’adesione alle prime azioni militanti per la pace al fianco delle sinistre marxiste. 4 Per ciò che riguarda i risultati della comparazione, nella gran parte dei casi il dato nazionale non sembra aver giocato un’influenza decisiva sugli orientamenti maggioritari rilevati fra i cattolici di Francia e Italia in tema di guerra in Vietnam. Questa sorta di omogeneità di fondo (che pur non esclude alcune sfumature e differenze anche importanti) è probabilmente attribuibile, almeno in parte, ad alcuni fattori di natura eterogenea, emersi nella ricerca, quali le traumatiche memorie delle due guerre mondiali e l’avvento dell’era atomica ; l’apertura positiva della Chiesa al Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 3 mondo moderno e la centralità della pace, proprie dei pontificati di Giovanni XXIII e Paolo VI e dell’“aggiornamento” conciliare ; la giunta a maturazione e il diffondersi, nel laicato dei primi anni Sessanta, dell’aspirazione a una piena partecipazione dei cattolici, come cittadini dall’azione religiosamente ispirata, alla vita democratica di ciascun Paese e dell’intera comunità internazionale, ormai percepita come “globale”. Uno dei principali tratti distintivi del caso hexagonal rispetto a quello italiano è, a mio avviso, una minor esitazione dei cattolici francesi nell’esprimere opinioni più schiettamente politiche, e nel farlo in maniera critica e indipentente ; il maggior conformismo dei cattolici italiani è da collegarsi, verosimilmente, al tradizionale, serrato controllo delle gerarchie – accentuatosi, in quello scorcio di decennio, a causa dell’avvio dell’esperimento di centrosinistra nel governo di Roma 5. Con la “sentinella” americana contro lo “spettro del comunismo” in Asia 5 Sino alla vigilia della crisi del Tonchino dell’estate 1964, l’opinione pubblica dell’Europa occidentale aveva pochi motivi per sentirsi direttamente coinvolta dal destino del lontano e misconosciuto Vietnam, sebbene naturalmente preoccupassero le sorti del Paese che ospitava la seconda comunità cattolica d’Asia 6. Qui, nel Sud, dai primi del decennio le autorità della (pseudo)democratica e filoccidentale RV, sostenute dagli USA, tentavano di sconfiggere la guerriglia dei vietcong, i quali potevano contare sul supporto dei comunisti della RDV e, attraverso di essa, dell’Unione sovietica (URSS) e della Repubblica popolare cinese (RPC)7. Gli osservatori europei, cattolici compresi, tendevano a interpretare la guerra in corso in Vietnam come una versione in scala ridotta dell’antagonismo mondiale fra Est comunista e Ovest liberaldemocratico, secondo il classico modello bipolare della guerra fredda 8. 6 I cattolici francesi e italiani guardavano agli USA come al faro di libertà e democrazia che aveva permesso la vittoria sul nazifascismo, la ricostruzione europea postbellica e che, nonostante i « mille errori », dava allora « un grande contributo alla pur instabile sicurezza mondiale e alla lotta contro la crescente pressione del comunismo 9 ». Era poi opinione invalsa che gli americani fossero estranei alla deplorevole « idea che il mondo fosse diviso in popoli di prima e seconda categoria », propria del colonialismo tradizionale europeo10. D’altro canto, nel ricevere Kennedy ai primi del luglio 1963, all’avvio del proprio pontificato, Paolo VI aveva assicurato un implicito, pubblico endorsement alla strategia americana del containment, rilevando « a spontaneous harmony » fra gli ideali di pace e sviluppo mondiale alla base della politica estera statunitense e i principi guida della missione papale e della Pacem in Terris 11. Solo il mensile integrista Itinéraires condannava la politica estera americana, definendola frutto di un « totalitarisme », ossia di quella « fausse civilisation de masse » nemica della « civilisation chrétienne » che, aprendosi « au monde contemporain », portava, in politica, a « une “ouverture à gauche” »12. 7 Generalmente, in Francia e in Italia la stampa cattolica dedicava allora alla guerra in Vietnam solo saltuari aggiornamenti di cronaca politico-militare. Dal punto di vista politico, la prospettiva adottata era naturalmene anticomunista e d’impostazione filoatlantica, come dimostrano la netta prevalenza di notizie su crimini perpetrati dai vietcong, anche a danno dei civili13, e la tesi condivisa che dietro « la subversion » del FNL vi fosse, come in altri Paesi asiatici, la longa manus di Pechino 14. Si sosteneva perciò Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 4 unanimemente che « contro il comunismo » in Vietnam fosse necessaria «una difesa […] armata, dato che l’offesa si esercita nella guerriglia 15 », benché la maggioranza dei cattolici si augurasse anche che gli USA agissero « con prudenza e saggezza » per non mettere a rischio la pace mondiale16. Alcuni fogli di sensibilità “roncalliano-conciliare” aggiungevano che, per risultare efficace, la resistenza al comunismo dovesse essere « soprattutto psicologica e morale17 ». 8 Nel complesso, la guerra contro il FNL in Vietnam era percepita dai cattolici italiani e francesi come una guerra di legittima difesa – una categoria di conflitto che la dottrina della Chiesa riconosceva come “giusta”18, ma la cui liceità era stata rimessa in discussione dall’avvento dell’era atomica. La popolarissima Pacem in terris, assurta nella base cattolica a “manifesto” della Chiesa contro il ricorso alle armi, in realtà taceva sulla guerra ad vim repellendam19. Paolo VI moltiplicava i suoi appelli per un nuovo ordine mondiale di tipo multipolare, pacifico e regolato dal diritto internazionale 20, ma preferiva non esporsi su un tema allora oggetto di revisione da parte del Vaticano II. Il dibattito conciliare sulla guerra giusta e sulla pace procedeva però con difficoltà, e il 4 dicembre 1963 la seconda sessione dei lavori si chiuse senza che i padri avessero raggiunto una sintesi condivisa sullo schema XIII, in cui tali problematiche erano affrontate21. Esplicitamente o meno, nel cattolicesimo italiano e francese la guerra difensiva veniva per lo più accettata come necessità contingente, determinata dalla minaccia dell’espansionismo comunista nel mondo22, e si concordava con Paolo VI sull’urgenza di promuovere la « collaboration au plan international en vue d’une organisation vraiment internationale du monde », come sottolineato da Antoine Wenger, direttore dello storico quotidiano del cattolicesimo francese La Croix 23. 9 Sulla scia di Giovanni XXIII e Paolo VI, i cattolici italiani e francesi sembrano aver ormai abbandonato la retorica della “crociata” cristiano-occidentale contro il comunismo, ad eccezione di alcuni gruppi più conservatori. Su Études, ad esempio, a fine 1963 il missionario André Gomane qualificava come « sacré » il « combat anticommuniste » in Vietnam24. Itinéraires, invece, intrecciava anticomunismo e polemica interna contro i « lakistes » della Troisième République, rei di aver smantellato l’Empire civilizzatore della « France chrétienne » : in Vietnam la loro « politique jacobine » avrebbe infatti corrotto le « traditions spirituelles du peuple », generato il caos politico e favorito, secondo un topos complottista caro agli integristi, una cospirazione internazionale anticristiana25. La crisi del Tonchino : i primi dubbi 10 Tra la fine del 1963 e la prima metà del 1964 il progressivo infragilimento del quadro politico di Saigon permise ai vietcong di estendere il proprio controllo a gran parte del territorio rurale sudvietnamita, vale a dire dell’intera RV. Ciò acuì le tensioni internazionali convergenti sul Vietnam. L’opinione pubblica internazionale, compresa quella cattolica, si chiedeva se « portera-t-on la guerre au Nord 26 », se il Vietnam sarebbe divenuto « una seconda Corea27 ». Si era consapevoli che un intervento militare americano nella RDV avrebbe costituito per la RPC un’inaccettabile minaccia ai suoi confini e che, verosimilmente, l’ingresso in guerra dei cinesi avrebbe indotto alla mobilitazione anche i sovietici, allora in competizione con i maoisti per l’egemonia ideologica nel campo del comunismo internazionale. Si sarebbero così attivate le reti di alleanze interne ai due blocchi della guerra fredda, scatenando una terza guerra Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 5 mondiale in grado di minacciare la sopravvivenza della stessa civiltà, data la disponibilità dell’atomica da entrambi gli schieramenti. Non stupisce dunque che la stampa cattolica del periodo insistesse sull’idea che « la négociation […] doit toujours être préférée à la guerre28 ». Si tendeva tuttavia a respingere la proposta gollista di neutralizzazione del Vietnam : verso la metà del 1964 il « crollo » della RV in mano al FNL sembrava imminente29, il che rendeva la neutralizzazione « una operazione molto pericolosa30 », che avrebbe probabilmente finito per consegnare il Paese alla fazione più forte sul campo, quella comunista. Su Études il generale ed ex agente dei servizi segreti Pierre Rondot31 fu allora tra i pochi ad argomentare che, alla luce dell’esperienza francese in Indocina, l’unica soluzione « logique » fosse un attacco americano al Nord, « foyer principal des forces de l’adversaire ». Diversamente, l’aiuto degli USA alla RV si sarebbe rivelato, a suo avviso, solo una « vue de l’esprit », persino dannosa 32 11 Fra il 2 e il 4 agosto 1964 ebbero luogo i noti incidenti navali nel golfo del Tonchino, che tennero il mondo con il fiato sospeso, nel timore di una « réédition de la crise cubaine 33 ». In Francia e in Italia la stampa cattolica si fece portavoce della versione americana dei fatti (dimostratasi poi falsa), secondo cui la responsabilità degli incidenti ricadeva su Hanoi e, indirettamente, su Pechino34. Perciò non venne poi messa in dubbio la legittimità della risoluzione del Congresso americano del 7 agosto, con la quale Johnson ricevette pieni poteri, compreso quello di autorizzare un intervento militare diretto degli USA in Vietnam. L’Avvenire d’Italia non mancò però di notare che, nel Paese asiatico, « nessuno ha rispettato gli accordi di Ginevra 35 ». Su Tc Luc Reneff scrisse di non vedere alcun motivo per il quale Hanoi avrebbe dovuto ordinare quell’« opération insensée », ma concludeva ricordando « la confiance » espressa da Johnson « envers la société internationale36 ». In campo cattolico si continuò dunque a invocare una soluzione politica della crisi perché, come scrisse il 13 agosto Georges Montaron, storico direttore di Tc, « les provocateurs doivent être dénoncés mais il n’est pas bon de se faire justice soi-même. On comprend les raisons qui ont poussé les Américains à riposter à l’attaque au Nord-Viêtnam. C’est toutefois très dangereux 37 ». A Johnson si chiedeva insomma di « difendere la libertà » in Vietnam con « fermezza » e « cautela », evitando « qualche atto irresponsabile38 » ; allo stesso tempo, in accordo con la nuova visione “roncalliano-montiniana” della Chiesa quale “operatrice di pace”, si tendeva a sottolinere il ruolo attivo e responsabile di ogni cattolico nell’edificazione della pace : « Dès maintenant, mettons-nous à l’œuvre, car la paix se gagne tous les jours 39. » 12 Dinanzi all’aggravarsi delle tensioni in Vietnam, nell’editoriale del 27 agosto 1964 Montaron cambiò toni verso gli USA. Scrisse di una « diplomatie américaine […] pas à la hauteur de sa puissance matérielle », caratterizzata « d’une grande maladresse » e che stava commettendo la « folie » di proseguire « la même guerre, dans les mêmes conditions, en commettant les mêmes erreurs » della Francia in Indocina 40. Montaron offrì peraltro un’analisi della guerra in Vietnam più sfumata, complessa e originale rispetto a quella “classica” dello scontro ideologico-politico e militare mondiale fra Est comunista e Ovest liberaldemocratico. Presentò infatti il conflitto anche nei termini di un nuovo antagonismo globale, emergente dal turbolento processo di decolonizzazione : il confronto, di natura primariamente socio-economica, fra un Nord del mondo industrializzato, capitalista, tecnologicamente avanzato, e un Sud di « peuples sous-développés, exploités et humiliés », legato alla civiltà contadina e a una cultura estranea al materialismo. Secondo il direttore di Tc, il successo del comunismo nei Paesi come il Vietnam si fondava proprio sulla sua capacità di incanalare Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 6 l’« espérance » di riscatto da miseria e subalternità secolari, di affermazione dei diritti naturali, dei principi di libertà e dignità dell’uomo – cause che Montaron ricordava essere difese dalla stessa Chiesa41. Si trattava quindi « de faire savoir qui libérera économiquement et socialement le paysan vietnamien […]. Qui […] sera l’homme du progrès. Celui-là sera le vainqueur ». Nell’analisi “terzomondista” di Montaron convergono certo diversi elementi, di matrice religiosa42 e non solo : si scorgono la lezione impartita alla Francia dalle guerre coloniali 43, come un’influenza dell’interpretazione marxista della realtà internazionale, opportunamente “svuotata” del suo originario portato politico-ideologico. Tc appartiene infatti a quella frangia minoritaria del cattolicesimo europeo che, nei primi anni Sessanta, stava (ri)avviando un dialogo fra cattolici e marxisti, con dure reazioni da parte delle gerarchie nazionali44. Un esito radicale di quel dialogo è rappresentato da Frères du monde, rivista di francescani apertasi ai laici, che nel 1964 fu « la première », in Francia, « à consacrer un numéro complet à la guerre du Viêt-Nam », e che negli anni seguenti sarebbe approdata su posizioni antiamericane e filomaoiste45. 13 In linea con la svolta impressa alla pastorale pontificia dai papi Roncalli e Montini, la tradizionale lettura provvidenzialistica dei conflitti come punizione divina per l’apostasia della società moderna pare nettamente minoritaria fra i cattolici di Francia e d’Italia. Se ne sono colti alcuni segnali fra gli aclisti. Su Azione Sociale Vittorio Boni accennò ai « peccati » dei « forti e potenti » del mondo (USA dunque compresi) in crisi come quelle del Vietnam e del Congo46, mentre padre Aurelio Boschini, riflettendo sull’attrazione esercitata dal comunismo sulle masse, affermò che « aver rifiutato l’Assoluto, lo spirito, la morale al disopra dei capricci individuali o di….classe » costituiva la « vera tragedia della società moderna47 ». 14 Nel frattempo, i focolai di tensione internazionale andavano moltiplicandosi, come in Congo e a Santo Domingo. Il 14 ottobre 1964 la RPC sperimentava con successo la sua prima atomica, rompendo il monopolio atlantico-sovietico. Crebbe il timore di « un nouveau cataclysme, toujours susceptible de dégénérer en un conflit mondial, qui serait la ruine de l’humanité », com’ebbe a dire Paolo VI in uno dei suoi numerosi appelli per la pace48. Basta sfogliare un qualsiasi periodico dell’epoca per constatare la pervasività febbrile del tema della pace nel dibattito cattolico, che sollecitava a sua volta una « réflexion sur les grandes questions » poste dalla guerra 49, come, in Francia, quella sull’opportunità di sviluppo di una force de frappe nazionale 50. La terza sessione del Vaticano II, apertasi il 14 settembre, si sarebbe chiusa il 21 novembre senza una redazione definitiva dello schema XIII. Ne furono delusi quei settori del laicato più sensibili all’“aggiornamento” e ormai persuasi – almeno sul piano ideale – che « il n’y a pas de guerre juste » in era atomica51. Tuttavia, la convinzione che « la guerre est mauvaise en soi et doit être éliminée52 » non cancellava il problema dell’espansionismo comunista nel mondo : ecco perché, in maniera a tratti contraddittoria, all’elezione di Johnson nel 1964 le ACLI si rallegravano, ad esempio, di avere gli Stati Uniti « sempre a nostro fianco, nella trincea avanzata della libertà e del progresso 53 ». 15 Sino all’autunno del 1964, in Francia e in Italia il discorso cattolico sulla guerra in Vietnam verteva dunque, per lo più, su argomenti di “geopolitica cristiana” ; l’accento cadeva sulla “minaccia rossa” e sulla necessità di un ordine mondiale pacifico. Davanti al trascinarsi della crisi del Tonchino, però, alcuni periodici iniziarono a dare rilievo anche all’aspetto umanitario del conflitto, al tragico prezzo che esso imponeva, indistintamente, al popolo vietnamita. Gioventù, ad esempio, optò sempre più spesso per Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 7 articoli in cui gli argomenti teologici e intellettuali contro la guerra venivano rafforzati da fotografie ad alto impatto emotivo, usate come strumenti pedagogici al servizio della pace. Un’intera pagina del numero della prima metà di settembre fu occupata dal ritratto di una donna vietnamita dall’espressione disperata, con un bimbo in braccio e un villaggio devastato alle spalle54 : composizione fotografica poi divenuta uno dei simboli del conflitto, la cui potenza comunicativa è nella riconoscibilità dell’iconografia mariana della Pietà, « a culturally accessible symbol of maternal grief and sacrifice 55 ». La guerra (ri)portò in Vietnam anche la tortura. Durante le guerre coloniali in Indocina e in Algeria, Tc era stata fra i pochi a denunciare i soprusi delle truppe della fille aînée de l’Église56 ; fedele alla propria vocazione, alla fine del 1964 diede prontamente notizia di analoghi crimini perpetrati dall’esercito sudvietnamita e dai suoi istruttori americani 57. Andava maturando l’idea, in Tc, che a causa di errate scelte strategiche il Vietnam stesse diventando la « “sale” guerre » degli Stati Uniti 58. Intanto, su Études, il colonnello americano William Kennedy si scagliava contro quei « romans et films » che accusavano la politica estera statuitense di essere diretta da apparati militari guerrafondai 59. Rolling Thunder e Da Nang : la crisi d’immagine degli Stati Uniti e le prime azioni unitarie contro la guerra 16 Alla vigilia del 1965, i cattolici francesi e italiani iniziarono a chiedersi se Johnson avrebbe cercato « la catastrophe pour trouver la paix60». Si diffondeva infatti la sensazione che la retorica di pace di “LBJ” fosse priva di concreto slancio. Parve confermarlo, il 7 febbraio 1965, l’avvio di Flaming Dart, operazione di raid strategici americani sulla RDV. Si rinnovarono allora, fra gli altri, gli appelli dei cattolici « alla buona volontà degli uomini per salvare la pace61 ». La sezione francese di Pax Christi consacrò il numero di febbraio del Journal de la Paix alla « guerre atomique 62 ». L’Avvenire d’Italia, pur ribadendo che « non si può ammettere […] il trionfo di questo metodo subdolo di esportazione di fatto del comunismo con le armi, senza creare un pericoloso cedimento su tutto il fronte asiatico, compromettendo perciò l’equilibrio e la pace », pose sotto accusa anche gli USA63. Secondo il quotidiano bolognese, infatti, nella guerra in Vietnam era emerso il vero « fondamento della presenza americana » sullo scacchiere internazionale : interessi egemonici di geopolitica postcoloniale, estranei alla difesa degli ideali di democrazia e libertà in nome dei quali Washington rivendicava la leadership mondiale 64. Azione Sociale privilegiò invece una prospettiva umanitaria, politicamente neutra, sul conflitto, dedicando, il 14 febbraio, la sua prima copertina alla guerra, titolata Continua in Asia il dramma del Vietnam. 17 Appellandosi alla risoluzione del golfo del Tonchino, Johnson optò infine per un progressivo intervento militare diretto, « spostando giuridicamente il significato del loro intervento contro il Vietnam settentrionale » : da « “assistenti” […] del governo di Saigon » ad « “alleati” militari delle truppe governative65 ». Per mezzo delle bombe, infatti, l’impegno militare americano si tradusse anche in una guerra non dichiarata contro la RDV. Le operazioni furono lanciate dopo l’attentato del FNL alle caserme americane di Qui Nhon del 19 febbraio 1965. Il 24 febbraio Flaming Dart venne sostituita da Rolling Thunder, un programma di bombardamento sistematico della RDV della durata di due mesi, gradualmente esteso a quattro anni. L’8 marzo 1965, 3500 marines sbarcarono a Da Nang (RV), le « prime truppe da combattimento americane a metter piede sul continente asiatico dalla fine del conflitto in Corea 66 ». Dean Rusk, segretario Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 8 di Stato americano, dichiarò che il loro compito era limitato alla difesa delle basi statunitensi in territorio sudvietnamita. Su Azione Sociale Dante Alimenti osservò che, se attaccati, i marines non si sarebbero certo lasciati « infilare dalle pallottole », con conseguenze rischiose per la pace mondiale67. 18 Temendo una reazione militare cinese e sovietica all’ingresso degli USA in guerra, Paolo VI intensificò i suoi sforzi per indurre i belligeranti a negoziare 68. Il consenso crescente verso l’opera di pace del papa (vista come complemento e compimento degli insegnamenti del suo predecessore) è uno degli elementi dominanti nel coevo discorso cattolico italiano e francese sul Vietnam69. Paolo VI giocò senza dubbio un ruolo fondamentale nell’attirare lo sguardo della Chiesa sul conflitto in maniera sempre più attenta e consapevole. Sebbene i cattolici attribuissero le maggiori responsabilità della guerra ad Hanoi e all’« imperialismo cinese70 », furono in molti (pur con sensibilità diverse) a giudicare la scelta militare americana strategicamente errata, capace di mettere a rischio le sorti dell’umanità. Fu soprattutto Rolling Thunder a colpire negativamente l’opinione pubblica internazionale, non solo cattolica, e a danneggiare duramente l’immagine e il prestigio internazionale degli USA. D’altro canto, era trascorso solo un ventennio dalle immani devastazioni dei bombardamenti a tappeto sull’Europa e dalla tragedia atomica giapponese71 e, per via diretta o indiretta, i cattolici di Paesi come Francia e Italia serbavano di quei fatti un ricordo personale. 19 Fu così che nei primi mesi del 1965 – dapprima negli Stati Uniti, poi anche in Europa occidentale – si svolsero le prime manifestazioni per la pace in Vietnam e nel mondo : marce, veglie, fiaccolate72. Si tratta di iniziative rare e discontinue, di dimensioni molto contenute, promosse generalmente a ridosso di eventi politici o bellici rilevanti da gruppi gravitanti attorno alla sinistra istituzionale, specie comunista (collettivi universitari, federazioni giovanili, gruppi di intellettuali, movimenti e sigle sindacali). Spesso, nonostante la galassia ideologico-politica di riferimento, al centro di tali azioni militanti vi era la richiesta di negoziati per il Vietnam e la difesa del bene universale della pace, obiettivi condivisibili dall’intera società civile. In linea di massima, in Francia come in Italia la militanza per la pace in Vietnam fu, in questa prima fase, di tipo unitario. Specie per Paesi di radicata tradizione cattolica come Francia e Italia, è lecito supporre che diversi cattolici abbiano aderito a titolo individuale a tali raduni, incoraggiati dalla Pacem in terris a collaborare con i “lontani” per la pace ; resta però impossibile, in sede storica, quantificarne la presenza. Tuttavia, sappiamo ad esempio che Testimonianze aderì a una delle prime marce unitarie per la pace in Vietnam, tenutasi il 20 marzo 1965 a Firenze73 ; in quell’occasione, il gruppo di Ernesto Balducci sfilò al fianco, fra gli altri, di esponenti dei partiti comunista e socialista. La presenza di Testimonianze a un simile evento costituisce una spia dell’ampliamento degli orizzonti della rivista « to the here-and-now », oltre la « contemplative atmosphere » che tradizionalmente la caratterizzava74. Fu una scelta coraggiosa, fatta in una fase di grande tensione con la gerarchia fiorentina, contraria alle battaglie della rivista in favore del dialogo con i marxisti75 e dell’obiezione di coscienza76. 20 Le opinioni dei cattolici francesi e italiani sulla guerra in Vietnam presero allora a diversificarsi in modo più netto : il giudizio sugli USA, in particolare, si avviarono verso un lento processo di polarizzazione. In Tc si registra il mutamento più radicale rispetto agli inizi : vi si parlava ora di una « politique du mépris » degli Stati Uniti, di una loro « volonté […] de ne tenir aucun compte de l’opinion mondiale 77 », domandandosi se avessero « l’intention de porter la guerre en Chine78 ». Azione Sociale considerava ormai Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 9 insufficienti le competenze politico-militari dell’amministrazione Johnson e, come Tc 79, confermò l’uso di armi chimiche in Vietnam da parte dell’esercito americano, constatando che « per i ricordi che la parola gas ha richiamato ovunque nel mondo, il commento è stato unanimemente negativo80 ». Il 7 aprile, in un discorso alla Johns Hopkins di Baltimora, sul Vietnam Johnson dichiarò : « We will not be defeated. […] We will not withdraw, either openly or under the cloak of a meaningless agreement 81 ». La FUCI vi lesse un positivo ritorno all’« atteggiamento spirituale e morale » dell’era kennediana82, ma la gran parte dei cattolici ebbe reazioni di segno opposto. Lo stesso Paolo VI, nell’Angelus dell’11 aprile 1965, chiese : « È davvero ricercata da tutti la pace ? Con sincerità, con disinteresse, con amore ? Le condizioni presenti ci rendono dubbiosi83 ». Le ACLI constatarono che « come mai in precedenza si è parlato di pace, eppure mai il conflitto aveva assunto proporzioni così vaste, e lo scontro si era prodotto con tanta asprezza84 ». Gioventù accentuò la scelta di puntare imparzialmente i riflettori sull’« offesa all’umanità che viene dallo stillicidio dei morti nel Viet-Nam 85 ». In Johnson a estomaqué l’Amérique, Tc scrisse dell’« époustouflante puissance militaire » americana come di « un “symbole d’échec”, le reflet de l’incapacité des États-Unis à vivre en paix avec le reste d’une planète tourmentée86 ». Intanto, al 54° congresso dell’Union nationale des étudiants de France (UNEF, Bordeaux, 9-19 aprile 1965), la JEC 87 votava un documento inequivocabilmente politico e à gauche : una mozione, approvata all’unanimità, di energica condanna dei «raids américains contre le Vietnam» e di «solidarité totale des étudiants français avec la juste cause des étudiants et du peuple sud-vietnamiens qui luttent héroïquement sous la direction du FNL pour la libération nationale»88. Dalla ricerca condotta sugli Archives de la Jeunesse étudiante chrétienne e dallo spoglio della stampa associazionistica89 non è emerso alcun pronunciamento ufficiale della singola JEC sulla guerra in Vietnam. Riesce difficile credere che la JEC si augurasse un trionfo del comunismo90 ; verosimilmente il suo voto alla mozione si fondava su ragioni « de morale, plus que de politique », come in un analogo precedente durante il conflitto in Algeria91. Sulla scelta della JEC di esporsi solo dietro lo “schermo” del collettivo sindacale dovette influire il vincolo del mandato episcopale 92 e la crisi allora in atto fra la JEC e la gerarchia francese, di gravità senza pari nella pur travagliata storia dell’associazione93. Le tensioni erano esplose nel marzo, innescate proprio dalla « nécessité » da tempo manifestata dalla JEC nazionale « de prendre en charge toutes les dimensions des problèmes des jeunes » e dalla sua adesione a « des analyses non chrétiennes de la société » ; culminarono con le dimissioni dei suoi dirigenti e con la riorganizzazione episcopale dell’associazione, incentrata sulla « mission évangélisatrice », a scapito dell’« action94 ». Quell’anno, il numero pasquale di Messages, mensile dei jécistes, chiamava il militante a « se faire le champion de l’UNITÉ », citando la guerra in Vietnam quale simbolo della « division » esistente non solo nella comunità internazionale, ma anche nella Chiesa 95. Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 10 NOTE 1. Il tema è inserito all’interno di un’ampia analisi concernente il fenomeno in Europa occidentale in Gerd-Rainer HORN , The Spirit of Vatican II. Western European Progressive Catholicism in the Long Sixties, Oxford, Oxford University Press, 2015 ; ID., Yvon TRANVOUEZ (coord.), L’esprit de Vatican II : catholiques de gauche en Europe dans les années 68, Histoire@Politique, 30, 3/2016, URL : www.cairn.info/revue-histoire- politique-2016-3.htm. Sul caso italiano, si rinvia in part. a Daniela SARESELLA, « La vocazione termomondista del mondo cattolico degli anni Sessanta e il giudizio sulla politica internazionale statunitense », dans Piero CRAVERI, Gaetano QUAGLIARIELLO (éd.), L’antiamericanismo in Italia e in Europa nel secondo dopoguerra, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2004, p. 291-307 ; EAD., Dal Concilio alla contestazione. Riviste cattoliche negli anni del cambiamento (1958-1968), Brescia, Morcelliana, 2005 ; Alessandro SANTAGATA, La contestazione cattolica. Movimenti, cultura e politica dal Vaticano II al ’68, Roma, Viella, 2016. Sul côté francese, l’argomento ricorre in diversi saggi del miliare Denis PELLETIER, Jean- Louis SCHLEGEL (dir.), À la gauche du Christ. Les chrétiens de gauche en France de 1945 à nos jours, Paris, Le Seuil, 2012 ; si veda anche D. PELLETIER, La crise catholique. Religion, société, politique en France (1965-1978), Paris, Payot, 2005 [2002], in part. p. 26-37. 2. Dal 1995 il caso dei cattolici francesi trova approfondimento negli imprescindibili contributi di Sabine ROUSSEAU sulla storia dell’engagement militante cristiano contro la guerra. A molti di essi si farà riferimento nel corso della trattazione ; qui, ci si limita a indicare la sua centrale monografia La colombe et le napalm. Des chrétiens français contre les guerres d’Indochine et du Vietnam 1945-1975, Paris, CNRS Éditions, 2002. Per il caso italiano, si veda A. SANTAGATA, « Les catholiques italiens et la guerre du Vietnam (1965-1968). L’antichambre de la contestation », Revue d’histoire ecclésiastique, 110, 1-2, 2015, p. 215-232 ; D. SARESELLA., « The Vietnam War, the Church, the Christian Democratic Party and the Italian Left Catholics », Social Sciences, 7, 4/2018, DOI : 10.3390/socsci7040055. 3. Francesca GHEZZI, La Santa Sede e i cattolici di Francia e d’Italia dinanzi al conflitto in Vietnam (1963-1966). Tra legittimazione della guerra, azione di pace e primato della coscienza/Le Saint-Siège et les catholiques de France et d’Italie face à la guerre au Vietnam (1963-1966). Entre légitimation de la guerre, action de paix et primauté de la conscience, Tesi di perfezionamento in Discipline storiche/Thèse de doctorat en Sciences historiques, sous la dir. de MM. D. Menozzi et D. Pelletier, Classe di Scienze umane, Scuola Normale Superiore/ED 472, Mention « Religions et systèmes de pensée », École Pratique des Hautes Études, soutenue à Pise le 18 décembre 2018, 611 p. 4. Si pensi, tra le affinità, all’antica e radicata tradizione cattolica di entrambi i Paesi ; al processo di secolarizzazione e ai fenomeni di decristianizzazione e indifferentismo religioso che, negli anni Sessanta, stavano rimodellando nel profondo le mentalità e i modelli di vita dell’intera Europa occidentale del miracolo economico e della société des loisirs ; alla presenza, nella Francia e nell’Italia della seconda metà del Novecento, dei partiti comunisti più forti d’Europa occidentale (fattore che, in piena guerra fredda, alimentava la propensione a una certa rigidità nel dibattito politico pubblico nazionale, specie in materia di politica estera). Sul lato delle differenze, basti evocare i diversi percorsi ed esiti nella laicizzazione delle istituzioni repubblicane dei due Paesi ; Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 11 l’esistenza, nell’Italia della “Prima repubblica”, della Democrazia cristiana, un vero e proprio “partito dei cattolici” (e forza egemone di governo), assente oltralpe. È infine d’obbligo richiamare la diversa entità e il diverso peso del passato coloniale nella coscienza collettiva dei due Paesi : l’esperienza coloniale costituisce un’esperienza centrale e “identitaria” per la Francia contemporanea, mentre il colonialismo italiano rappresentò una vicenda di effimera consistenza e di breve durata, quasi una velleità dell’Italia liberale, alimentata dal fascismo e con esso conclusasi, e da allora tendenzialmente rimossa dalla coscienza nazionale. 5. A tal proposito, si segnala l’interessante Memorandum of Conversation, Dell’Acqua, Reinhardt, Sherman, Rome, October 30, 1964, in Charles S. Sampson (ed.), Foreing Relations of the United States, 1964–1968, vol. XII, Western Europe, doc. 300, URL : https :// history.state.gov/historicaldocuments/frus1964-68v12/d300. 6. Una minoranza equivalente a circa il 10% della popolazione totale del Paese. Sulla storia della Chiesa vietnamita è d’obbligo segnalare, nonostante rechi alcuni evidenti “segni del tempo”, l’opera del missionario Piero GHEDDO, Cattolici e buddisti nel Vietnam. Il ruolo delle comunità religiose nella costruzione della pace, Firenze, Vallecchi, 1968. 7. Nella sterminata bibliografia esistente sulla storia della guerra in Vietnam e sulla politica vietnamita degli Stati Uniti, ci si limita qui a ricordare il classico Stanley KARNOW, Vietnam : A History, 2nd rev. and updat. ed., New York, Penguin, 2006 [1983], da considerarsi la fonte alla quale questo articolo fa riferimento su questi temi. 8. A titolo d’esempio, si veda, sul mensile dei gesuiti francesi, André GOMANE, « Au Vietnam. Lettre d’Extrême-Orient », Études, octobre 1963, p. 53-66 e, sul quindicinale della Gioventù italiana di Azione cattolica (GIAC), Mario TICCONI , « Nel Vietnam il mitra non converte nessuno », Gioventù, 29 settembre 1963, p. 5-7 e 24. 9. M. TICCONI, op. cit., p. 7. 10. Ibid. 11. « S.E. e il Presidente degli Stati Uniti d’America », L’Osservatore Romano [OR], 3 luglio 1963, p. 1. Per il parallelo appoggio di Paolo VI alle Nazioni Unite : « La visita al Sommo Pontefice del Segretario Generale delle Nazioni Unite », OR, 12 luglio 1963, p. 1. Si rammenta che Montini arrivava al trono di Pietro con, alle spalle, una lunga carriera diplomatica in Segreteria di Stato. L’aspetto politico-diplomatico del suo pontificato in relazione (anche) al caso vietnamita è posto in evidenza in opere quali Marco MUGNAINI, « La diplomazia di Paolo VI di fronte ai problemi della guerra e della pace », dans Luigi GOGLIA, Renato MORO, Leopoldo NUTI (éd.), Guerra e pace nell’Italia del Novecento. Politica estera, cultura politica e correnti dell’opinione pubblica, Bologna, Il Mulino, 2006, p. 409-415 ; Daniele MENOZZI, Chiesa, pace e guerra nel Novecento. Verso una delegittimazione religiosa dei conflitti, Bologna, Il Mulino, 2008, p. 287 ; Philippe CHENAUX, Paul VI. Le souverain éclairé, Paris, Cerf, 2015. Su Paolo VI e la guerra in Vietnam, si segnalano in part. a Roy PALMER DOMENICO, « America, the Holy See and the War in Vietnam », dans Peter C. KENT, John F. POLLARD (ed.), Papal Diplomacy in the Modern Age, Westport (CT), Praeger, 1994, p. 203-219 ; M. MUGNAINI, « Le Saint-Siège et la guerre du Vietnam », dans Christopher GOSCHA, Maurice VAÏSSE (dir.), La guerre du Vietnam et l’Europe (1963-1973), Bruxelles, Bruylant, 2003, p. 401-414 ; per il periodo 1963-1966 ci si permette inoltre di rinviare al mio lavoro di tesi dottorale. 12. « Le cancer américan », Itinéraires, mars 1964, p. 8-9. Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 12 13. Si veda, fra gli altri, sul quotidiano del cattolicesimo bolognese, J.B., « Guerriglieri comunisti nel Vietnam uccidono donne e bambini nel sonno », L’Avvenire d’Italia [d’ora in avanti AI], 21 luglio 1964, p. 7. 14. Cf. ad es., sul mensile della sezione francese di Pax Christi, Jacques DUQUESNE, « Un baril de poudre prêt à éclater », Le Journal de la Paix [JP], juin 1964, p. 4-5. 15. R[aniero]. L[A]. V[ALLE]., « Una tragica vicenda », AI, 3 novembre 1963, p. 1. 16. Così i gesuiti italiani su La Civiltà Cattolica [CC], 28 settembre 1963, p. 104. Su CC e la guerra in Vietnam nella prima metà degli anni Sessanta, si segnala Francesco MONTESSORO, « Il mito del Vietnam nell’Italia degli anni Sessanta », Trimestre. Storia- politica-società, 13, 4/2004, p. 273-297 ; vd. inoltre Ennio DI NOLFO, « La Civiltà Cattolica e le scelte di fondo della politica estera italiana nel secondo dopoguerra », Storia e politica, 1971, p. 187- 239. 17. R. L. V., op. cit. ; vd. anche M. TICCONI, op. cit., p. 7 ; Georges MONTARON, « La guerre rôde… », Témoignage chrétien [Tc], 13 août 1964, p. 2. Sul peculiare legame fra Tc e il concetto di résistence spirituelle, sua esperienza fondativa nella Lione del 1941, Monique GRUBER, « La résistance spirituelle, fondement et soutien de la Résistance active. L’exemple des Cahiers clandestins du Témoignage chrétien (1941-1944) », Revue des Sciences Religieuses, 78, 4/2004, p. 463-487. 18. All’interno di una vasta bibliografia sul tema, ci si limita qui a richiamare la puntuale ricostruzione di D. MENOZZI, Chiesa, pace e guerra, op. cit. 19. Cf. ibid., p. 195. 20. Cf. in part. i discorsi tenuti fra il 23 e il 25 dicembre 1963 e l’indirizzo « Al Corpo diplomatico » del 28 dicembre 1963, in Insegnamenti di Paolo VI [PVI, Ins], I, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1965, rispettivamente p. 417-435 e 446-449. 21. Sul dibattito assembleare sulla guerra, Giovanni TURBANTI, Il tema della guerra al concilio Vaticano II, dans Mimmo FRANZINELLI, Riccardo BOTTONI (éd.), Chiesa e guerra. Dalla « benedizione delle armi » alla « Pacem in terris », Bologna, il Mulino, 2005 , p. 563-606 ; vd. anche ID., Un concilio per il mondo moderno. La redazione della costituzione pastorale “Gaudium et spes” del Vaticano II, Bologna, il Mulino, 2000. 22. Vd. ad es. Antonio MESSINEO , « L’era atomica e i suoi formidabili problemi », CC, 7 dicembre 1963, p. 450-462. 23. Antoine WENGER, « Guerre et armes nucléaires », La Croix, 12 novembre 1964, p. 4. 24. A. GOMANE, op. cit., p. 58. 25. TESTIS, « Vie et mort de Ngo-Dinh Dziêm », Itinéraires, janvier 1964, p. 74-75. 26. Tc, 5 mars 1964, p. 1. 27. Così il settimanale delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (ACLI) in « Il gioco vale la candela ? », Azione Sociale [AS], 8 marzo 1964, p. 10. 28. A. WENGER, « Au service de la paix », La Croix, 28 août 1964, p. 1. 29. « Viet-nam e Laos », Gioventù, 1-15 giugno 1964, p. 23. 30. « Il gioco vale la candela ? », art. cit. 31. Avere un militare come analista della realtà internazionale costituiva una situazione non anomala per Études (cf. ad es. infra, p. 8), così come per Itinéraires (vd., fra gli altri, i numerosi articoli firmati dall’ammiraglio Paul Auphan tra il 1956 e il Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 13 1971). Tali consulenze contribuivano a orientare la linea editoriale di Études in tema di geopolitica verso un non dissimulato, forte pragmatismo realista, abbastanza singolare all’interno del coevo panorama cattolico. 32. Pierre RONDOT, « Viêtnam et États-Unis », Études, mai 1964, p. 622. Su Rondot vd. il necrologio su La Croix, 10 avril 2000. 33. Claude-François JULLIEN, « Réédition de la crise Cubaine au Viêt Nam ? », Tc, 6 août 1964, p. 4. 34. Vd. ad es. CC, 10 ottobre 1964, p. 202-205. 35. « Una lunga catena d’errori la recente storia del Vietnam », AI, 12 agosto 1964, p. 7-8. 36. Luc RENEFF, « La guerre et la paix se jouent, peut-être, au Vietnam », Tc, 13 août 1964, p. 6. 37. G. MONTARON, « La guerre rôde… », art. cit. 38. « Il Tonkino : l’hanno battezzato “il golfo di fuoco” », AS, 27 settembre 1964, p. 9. 39. A. WENGER, « Au service de la paix », art. cit. 40. G. MONTARON, « Au Viêt-Nam, au Congo, les Américains cherchent la sortie », Tc, 27 août 1964, p. 3, da cui si riprendono le citazioni successive nel corpo testo. Sulla tesi della continuità fra la guerra coloniale francese e quella americana all’interno del cattolicesimo francese, e sulle altre interpretazioni date del conflitto, vd., per il periodo posteriore a Rolling Thunder, S. ROUSSEAU, La colombe et le napalm, op. cit., p. 142-149. 41. Per un’analoga riflessione della GIAC vd. « Comunismo e chiacchiere », Gioventù, 26 aprile 1964, p. 2. 42. Si pensi alla tradizione anticapitalista e anticomunista della Chiesa e alla sua dottrina sociale in età contemporanea, in specie al magistero roncalliano ; alla pastorale di Paolo VI, accorto osservatore delle realtà extraeuropee, che nel 1967 avrebbe trovato la sua più compiuta espressione nella Populorum Progressio ; all’ecclesiologia conciliare della “Chiesa dei poveri” e al dibattito cattolico sul sottosviluppo, ispirati ai lavori del domenicano francese Louis-Joseph Lebret. Sulle teorie di Lebret, che fu anche il principale redattore della Populorum Progressio, vd. D. PELLETIER, Économie et Humanisme. De l’utopie communautaire au combat pour le tiers-monde 1941-1966, Paris, Cerf, 1996. 43. In cui, come noto, il “trauma algerino” ha un ruolo centrale ; sul tema e per ulteriori rinvii bibliografici, S. ROUSSEAU, La colombe et le napalm, op. cit., p. 17-38 ; EAD., « Indochine catholique et Vietnam. Les intellectuels catholiques et la décolonisation de l’Indochine », dans Dominique BORNE, Benoît FALAIZE (dir.), Religions et colonisation. Afrique-Asie-Océanie-Amériques XVIe-XXe siècle, Paris, Éd. de l’Atelier/IESR/INRP, 2009, p. 275-282. 44. D. PELLETIER, « Les catholiques français et le marxisme, des années 1930 au “moment 68” », dans Jean-Numa DUCANGE, Antony BURLAUD (dir.), Marx, une passion française, Paris, La Découverte, 2018, p. 314-315 ; vd. Anche Grégory BARRAU, Le Mai 68 des catholiques, Paris, Éd. de l’Atelier, 1998, p. 14. 45. D. PELLETIER, La crise catholique, op. cit., p. 30.Vd. anche S. ROUSSEAU, « Frères du Monde et la guerre du Vietnam : du tiers-mondisme à l’anti-impérialisme (1965-1973) », Le Mouvement social, octobre-décembre 1996, p. 71-88. Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
Cattolici di Francia e d’Italia dinanzi alla guerra in Vietnam : verso la ro... 14 46. Vittorio BONI, « I peccati del mondo », AS, 6 dicembre 1964, p. 5 [il corsivo è mio]. 47. Aurelio BOSCHINI, « Le “guerre di liberazione nazionale” », AS, 6 dicembre 1964, p. 9. 48. « Per la concordia tra gli uomini », 5 dicembre 1964, in PVI, Ins, II, p. 721. 49. Lo sottolineava, sul mensile della Jeunesse étudiante chrétienne (JEC), J.-G. DUFOUR, « Paix chez les étudiants », Action catholique étudiante [Ace], 20 février 1964, p. 6. 50. Vd. ad es. Jean HAU, « Force de frappe », JP, juillet-août 1963, p. 4-5. 51. Gabriel BERGOUGNOUX, « Les Pères conciliaires le savent : il n’y a pas de guerre juste », Tc, 19 novembre 1964, p. 10. Vd. anche Enzo MORGAGNI, « A chi spetta difendere la pace ? », Gioventù, seconda quindicina di giugno 1965, p. 10 ; A. BOSCHINI , « Al Concilio una misura dell’uomo moderno », AS, 3 ottobre 1965, p. 2 ; e su Lettre, mensile di chrétiens de gauche, Bernard BOUDOURESQUES, « Le Concile “Vatican II” et la guerre », mars 1966, p. 7-12. 52. Jacques DUPAIGNE, Yves GENIN, « Paix et défense nationale », Ace, 19 janvier 1964, p. 20. 53. C. F., « Il trionfo di Johnson », AS, 8 novembre 1964, p. 5. 54. « I rischi della pace », art. cit., p. 7. 55. Carol ACTON, Grief in Wartime. Private Pain, Public Discourse, Basingstoke-New York, Palgrave McMillan, 2007, p. 148. L’uso fotogiornalistico del “corpo” in relazione alla guerra in Vietnam (« the first television war ») sarebbe dilagato nei mass media internazionali dalla seconda metà del decennio. Simon COTTLE, Mediatized Conflict. Developments in Media and Conflict Studies, Maidenhead (U.K.), Open University Press, 2006, p. 75. 56. Oltre ai citati lavori della Rousseau, vd. Étienne FOUILLOUX, « Les cinq étapes de Témoignage chrétien », Vingtième Siècle. Revue d’histoire, 125, 1/2015, p. 3-15. 57. Cf. Tc, 5 novembre 1964, p. 4 e 31 décembre 1964, p. 5. 58. Tc, 5 novembre 1964, p. 4. 59. William V. KENNEDY, « L’armée américaine », Études, novembre 1964, p. 524. In quell’anno era stato distribuito, ad esempio, il Dr. Strangelove di Stanley Kubrick. 60. Bernard FERON, « Les Américains sont fatigués », Tc, 31 décembre 1964, p. 9. 61. Le parole sono quelle del quindicinale della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI) Ricerca, 15 gennaio 1965, p. 1. 62. « Le point sur la guerre atomique », JP, février 1965. 63. « Un problema politico », AI, 12 febbraio 1965, p. 1. 64. Ibid. 65. CC, 27 marzo 1965, p. 99. 66. Mario SICA, Marigold non fiorì. Il contributo italiano alla pace in Vietnam, Firenze, Ponte alle Grazie, 1991, p. 22. 67. Dante ALIMENTI, « Arrivano i marines », AS, 14 marzo 1965, p. 5. 68. Vd. CC, 27 marzo 1965, p. 100-101. 69. Vd. ad es. Bernard LALANDE, « La solidarité ou la mort », JP, février 1965, p. 3 ; Mariangelo MARCONI, « Le malattie della pace », Gioventù, prima quindicina di febbraio 1965, p. 16-17. Chrétiens et sociétés, 26 | 2019
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