CASO GIANT SKI Maurizio Dallocchio - FA 122
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Maurizio Dallocchio CASO GIANT SKI FA 122
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill GIANT SKI Sebbene la riunione fosse terminata da parecchie ore, il Dr. Maynet, direttore amministrativo e finanziario della Giant Ski, non aveva ancora lasciato la sala: il problema che doveva risolvere era scottante, e i tempi decisamente ristretti. I suoi due interlocutori, il Dr. Demetz, direttore delle vendite, e il Signor Gianotti, titolare ed amministratore delegato, attendevano una risposta, la più precisa e circostanziata possibile, entro la fine della settimana. "Tre giorni" pensava Meynet "sono veramente pochi. Si trattasse semplicemente di scegliere la miglior politica di credito commerciale...ma come si possono ignorare le altre variabili? Qui sono in gioco volumi di vendita, investimenti, finanziamenti; in pratica è in gioco lo stesso futuro della Giant Ski". L’azienda e la sua storia La Giant Ski produce sci da discesa dal 1950. Sorta come piccolo laboratorio artigianale per iniziativa del Signor Tino Gianotti, abile falegname e ottimo sciatore, aveva mantenuto un lento ritmo di sviluppo fino ai primi anni '70. In seguito all'incirca fino al 1979-80, lo sviluppo aveva assunto tassi addirittura vertiginosi, portando la Giant ski a continue impennate nelle vendite. Erano gli anni della "valanga azzurra", dei ripetuti trionfi degli atleti italiani sulle nevi di tutto il mondo; trionfi che avevano condotto lo sci a livelli di popolarità assolutamente imprevedibili ancora pochi anni prima. Popolarità e incrementi nelle vendite avevano spinto la Giant Ski a dotarsi di una struttura produttiva particolarmente complessa e rigida, modellata intorno a previsioni di espansione continua e consistente. In realtà l'inizio degli anni '80 aveva segnato un vero e proprio blocco dello sviluppo, con il manifestarsi, anzi, di chiari sintomi di regressione. Attualmente la Giant Ski possiede un grande stabilimento nella zona orientale della Lombardia, oltre ad alcuni depositi, localizzati in tutto il nord Italia. E' anche dotata di una rete distributiva propria, che le consente un contatto diretto e continuativo con i propri clienti. Il prodotto è essenzialmente un attrezzo di medio livello destinato, con i diversi modelli, ad acquirenti che vanno dal principiante, al turista con aspirazioni agonistiche. La società realizza anche sci da competizione, che rappresentano peraltro una parte minima della produzione. Il mercato cui l'azienda si rivolge è quasi esclusivamente quello nazionale; Copyright © 2004 – SDA Bocconi1
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill solo una parte marginale del fatturato realizzata all'estero, principalmente in Svizzera e Germania. Negli ultimi due-tre anni, la Giant Ski ha cercato di sensibilizzare i propri venditori verso la raccolta di informazioni, tendenze o semplici sensazioni, percepiti attraverso il contatto diretto con i clienti; in tal modo è riuscita a tarare la propria produzione sulle esigenze del mercato, talvolta addirittura anticipando mode e innovazioni. Proprio l'aspetto innovativo costituisce un punto fermo nella strategia della Giant Ski: materiali nuovi e nuove tecnologie costruttive vengono sperimentati con una certa continuità; tuttavia alcuni progetti ritenuti tecnicamente validi vanno talvolta accantonati a causa della mancanza di risorse finanziarie. A livello dimensionale la Giant Ski può essere considerata una delle maggiori aziende italiane produttrici di sci, con una quota di mercato che si aggira intorno al 16-18%. Tale quota è in crescita tendenziale negli ultimi anni, a causa dell'uscita dal mercato di parecchi concorrenti. La struttura organizzativa è molto semplice: il Signor Gianotti ricopre il ruolo al vertice dell'azienda, coordinando l'azione del Dr. Meynet, direttore amministrativo e finanziario. Entrambi sono entrati alla Giant Ski nel 1972, agli inizi del periodo di grande sviluppo, conquistando in breve tempo la fiducia completa del titolare, il quale sollecita i loro giudizi e pareri in ogni occasione di rilievo. Particolarmente brillanti e improntati alla più completa collaborazione sono i rapporti della dirigenza con le maestranze: il Gianotti afferma spesso che "se non fosse stato per i miei tecnici ed operai, con la struttura rigida che abbiamo creato, avrei perso anch'io un sacco di quattrini, proprio come la maggior parte dei miei concorrenti". Il Signor Gianotti reinveste abitualmente gli utili conseguiti, ma non è in grado di apportare personalmente nuovo capitale di rischio, nè intende dividere con altri la gestione dell'azienda. Proprio per questi motivi aveva convinto alcuni amici, nel corso del 1982, a sottoscrivere un prestito obbligazionario per 1 miliardo. I finanziatori esterni, pur apprezzando la puntualità e la correttezza del Gianotti, ed i risultati che avevano sempre caratterizzato la Giant Ski, erano restii a concedere nuovi finanziamenti, a causa del già elevato mercato nel suo complesso. Il livello raggiunto dal capitale di credito comporta forti esborsi per interessi passivi: questi ultimi sono passati dal 4 all'11% circa del fatturato dal 1975 all'83. Copyright © 2004 – SDA Bocconi2
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill Altro aspetto finanziario di rilievo è la gestione del capitale circolante; quest'ultimo è in continua lievitazione, e di riflesso in ogni esercizio, cresce il fabbisogno di fondi necessari alla sua copertura. L’industria dello sci: caratteristiche e tendenze. Al di là delle caratteristiche strutturali del settore, i primi anni '80 hanno messo in luce due caratteristiche principali che connotano l'industria dello sci: − una forte recessione − un conseguente eccesso di capacità produttiva. Il boom degli anni '70 aveva indotto la maggioranza dei produttori a dotarsi di grandissimi impianti ad elevata capacità produttiva. L'inaspettato calo della domanda a livello internazionale, avvenuto all'incirca nel 1979-80, ha avuto effetti gravissimi, conducendo al fallimento od alla ristrutturazione un consistente numero di aziende, ed in ogni caso creando una forte recessione in tutta l'industria. Nel 1983 una ricerca attendibile ha stimato in 6 milioni di paia circa il volume mondiale del mercato dello sci alpino, mentre la capacità complessiva dei diversi produttori non sarebbe inferiore ai 12,5 milioni di paia. La stessa ricerca ha previsto anche per gli anni seguenti un decremento della domanda dell'ordine di: 1984 -20% 1985 -10% 1986 + 5% Le previsioni pessimistiche, insieme alla recessione ed all'eccesso di capacità produttiva in atto, hanno prodotto un fenomeno di concorrenza particolarmente intensa. Quest'ultima, che verteva inizialmente solo sul prezzo, si è in seguito spostata anche in campi diversi, tanto che nel 1983 possono essere considerati fattori critici di successo, in ordine di importanza: − il prezzo e le condizioni accessorie − l'immagine aziendale − la distribuzione − la politica del prodotto (capacità innovativa, livello qualitativo, styling). Copyright © 2004 – SDA Bocconi3
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill In particolare il mercato italiano risente delle difficoltà finanziarie degli operatori. Per questo motivo le condizioni di pagamento, ed in particolar modo le dilazioni concesse, costituiscono un fattore di primaria importanza. In considerazione di ciò i produttori tendono ad allungare i tempi accordati ai propri clienti, favorendo gli acquisti, ma esponendosi in questo modo a forti rischi di insoluto. Un'altra tendenza riscontrabile negli anni successivi allo sviluppo è il costante allargamento della fascia alta del mercato, costituita dagli sci da competizione, che stanno a poco a poco erodendo una consistente quota di domanda relativa agli sci definiti da "turismo - allround", che costituiscono la fascia intermedia. Sinteticamente le diverse fasce ed il loro peso espresso in % sul volume totale di vendite possono essere richiamate come segue: FASCE % VOLUME DI VENDITE (1982) sci da competizione 10 sci allround-turismo 70 sci da bambino-principiante 20 Caratteristica strutturale dell'industria dello sci è la stagionalità, con vendite da produttore a dettagliante che in Italia sono concentrate nei mesi di marzo e, in misura ridotta, settembre, in corrispondenza delle due edizioni della fiera di settore. Le consegne avvengono poi durante l'autunno. A loro volta i dettaglianti vedono concentrate le proprie vendite nei mesi che vanno da novembre a gennaio-febbraio con un apice a dicembre. La stagionalità genera forti fabbisogni che vanno finanziati per tempi che tendono ad allungarsi a causa delle crescenti dilazioni e dei ritardi nei pagamenti, abbastanza consueti negli anni seguenti all'espansione. Altra caratteristica distintiva facilmente rilevabile è la rigidità delle strutture produttive, con una pesante incidenza dei costi fissi. Nel loro complesso i costi di produzione e distribuzione sono cresciuti con un tasso assai superiore rispetto all'incremento dei listini di vendita, specialmente per gli articoli "tecnici" dello sci (sci, attacchi, scarponi, bastoni), con la conseguenza di comprimere in maniera sempre più netta il margine dei produttori. Questi ultimi hanno cercato in più modi di far nuovamente lievitare la domanda: Copyright © 2004 – SDA Bocconi4
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill • esasperando il fenomeno dell'obsolescenza programmata (si pensi che alcune case cambiano completamente la gamma dei propri prodotti di anno in anno, quando i primi sci metallici, costruiti da una nota azienda statunitense, erano rimasti in produzione, con caratteristiche tecniche ed estetiche immutate, per 10 anni); • apportando innovazioni tecniche di ogni genere, talvolta assolutamente inutili, ma capaci di far presa sul fattore moda (è il caso dello sci "corto" e poi del "compatto", che hanno riscosso un certo successo per un paio di stagioni subendo poi un vero crollo della domanda nel corso del 1981-2); • impegnandosi pesantemente in campagne pubblicitarie e promozionali. Tuttavia i risultati sono sempre stati inferiori alle attese, tanto che nel 1982 il giro di affari degli articoli "tecnici" in Italia è stato considerevolmente inferiore ai livelli del 1978. Constatata l'impossibilità di riportare globalmente le vendite ai livelli sui quali era stata strutturata la capacità produttiva, le aziende hanno accentuato in maniera decisa la pressione concorrenziale, con il risultato di creare una situazione estremamente instabile, in cui ogni scelta, ogni nuova politica adottata, può rompere gli equilibri e mutare le diverse posizioni dei produttori. LA GIANT SKI E LA POLITICA DEL CREDITO COMMERCIALE IL NUOVO PRODOTTO Il giorno successivo alla riunione con il titolare, i due direttori erano di nuovo seduti allo stesso tavolo. "Vedi Antonio", aveva esordito il Demetz "ho seguito il tuo consiglio di ieri ed ho cercato di mettermi nei tuoi panni. Tu dici: la nostra azienda è sana ed è in grado di offrire buoni livelli di redditività, però è dotata di una struttura finanziaria inadeguata, e tale da comportare interessi passivi così elevati da "mangiarsi" quasi tutto il risultato operativo. Per questo motivo sbagliamo se pensiamo di concedere maggior credito ai nostri clienti, in quanto andiamo a finanziare loro, non avendo neppure i mezzi per finanziare noi stessi. Contemporaneamente però, ci presenti dei prospetti come questo che ho davanti, dove si legge che si devono considerare costi fissi, oltre naturalmente agli ammortamenti ed ai costi generali ed amministrativi, anche gli oneri finanziari, i costi commerciali (solo 200 milioni sono variabili), e ben un miliardo e seicento milioni di costo del venduto. Ecco, tu sai che non voglio occuparmi dei fatti tuoi, ma secondo me, con dei costi fissi così elevati, va a finire che subiamo delle vere perdite secche, se riduciamo sensibilmente il Copyright © 2004 – SDA Bocconi5
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill fatturato; e in questo momento non concedere dilazioni più consistenti
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill "E poi" continua Meynet " mi piacerebbe proprio fare una valutazione del tuo investimento in crediti ai clienti; lo sai che il nostro costo del capitale è circa il 20% e che, fra una cosa e l'altra, il costo dell'indebitamento a breve è del 21% ? E meno male che siamo riusciti ad eliminare quasi completamente il fenomeno della stagionalità concordando coi clienti acquisti periodici, seppure a prezzi scontatissimi, altrimenti fra commissioni di massimo scoperto ed altri inghippi inventati dalle banche sai dove arrivano con gli oneri finanziari" "Capisco i tuoi problemi Antonio, e so che hai limitatissimi spazi di manovra; comunque cercherò di illustrarti in modo più dettagliato la mia proposta: tu poi ne verificherai convenienza e fattibilità. Dunque, secondo me ci sono due vie che possono seguire, per evitare sensibili riduzioni di fatturato: una prima consiste nel concedere 150 giorni di dilazione, anzichè gli attuali 90; con questa manovra riusciamo senz'altro, con le linee attuali, a mantenere i volumi di vendita ai livelli di quest'anno, per i prossimi esercizi. Una seconda alternativa alla quale ho pensato, e che in termini di fatturato produrrebbe risultati uguali, consiste nell'accordare sempre 150 giorni per il pagamento, ma concedendo uno sconto del 7% ai clienti che pagassero entro 60 giorni dalla data della fattura. Ho esaminato a fondo questa seconda possibilità, e sono giunto alla conclusione che il 40% dei nostri clienti farebbero ricorso allo sconto, alleggerendo considerevolmente il nostro investimento complessivo in crediti. Un'ultima cosa: ho fatto un paio di conti per calcolare l'incidenza dei costi di gestione del credito, oltre a quelli relativi agli insoluti, sul fatturato. Con l'attuale politica di pagamento a 90 giorni, siamo intorno all'8,1%; passeremo al 9,7% se adottassimo una delle mie due proposte." "D'accordo Sandro; come concordato ieri col Gianotti, ti darò una risposta dopodomani; non prima perchè voglio fare qualche calcolo di convenienza e qualche proiezione." Ritornando verso il suo ufficio, Meynet pensava: "Eh sì, quattro conti sono proprio necessari, anche se tutto sommato un'idea me la sono già fatta. Sandro ha ragione nell'evidenziare il problema: escludendo il nuovo progetto, dobbiamo mantenere i volumi di vendita intorno alle 207.000 paia annue attuali, così il margine di contribuzione unitario di 29.500 Lire ci permette di coprire i costi fissi e di ottenere un discreto profitto. Però sbaglia completamente nell'indicare le soluzioni: d'accordo, se non si riducono i volumi è ragionevole supporre che utile netto ed ammortamento rimangono costanti in percentuale sul fatturato; nel complesso però sono convinto che i quattrini prodotti dalla gestione vengono interamente assorbiti dall'incremento dei crediti. E i soldi per il nuovo progetto dove li Copyright © 2004 – SDA Bocconi7
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill trovo? Fra l'altro se penso a oneri finanziari, sconti e compagnia bella, mi viene qualche dubbio anche sulla convenienza economica delle due alternative". Copyright © 2004 – SDA Bocconi8
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill TABELLA 1: CONTI ECONOMICI E STATI PATRIMONIALE ESERCIZI 1975 1980 1981 1982 1983 (prev.) (X1000) CONTI ECONOMICI: 1975 1980 1981 1982 1983 FATTURATO NETTO 6.175.000 12.876.900 13.192.800 13.976.000 14.750.600 Costo del venduto 4.011.175 8.329.971 8.538.631 9.089.936 9.702.854 Ammortamenti 181.650 632.351 643.558 (1) 725.312 (1) 770.072 Margine lordo industriale 1.982.175 3.914.578 4.010.612 4.220.752 4.277.674 Costi generali e amministrativi 308.750 669.599 699.218 726.752 737.530 Costi commerciali e distributivi 302.575 1.094.536 1.121.388 1.257.840 1.209.549 Altri costi operativi 351.975 257.538 474.941 261.448 295.012 Risultato operativo 1.018.875 1.892.905 1.715.065 1.914.712 2.035.583 Oneri finanziari 253.175 1.158.921 1.279.702 1.593.264 1.666.818 +/- proventi/oneri diversi 123.500 - 26.386 - - Risultato ante/imposte 642.200 733.984 408.977 321.448 368.765 Imposte d'esercizio 290.225 334.799 184.699 139.760 162.257 Risultato d'esercizio 351.975 399.185 224.278 181.688 206.508 9
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill TABELLA 1 (SEGUE) ATTIVITA' 1975 1980 1981 1982 1983 Cassa e banche 106.933 40.302 94.022 46.840 47.004 Crediti vs. clienti 1.629.514 3.669.916 3.880.882 4.033.775 4.318.984 (Fondo svalutazione crediti) (31.775) (69.728) (70.244) (31.204) (53.602) Crediti commerciali netti 1.597.739 3.600.188 3.810.638 4.002.571 4.265.382 Scorte 363.378 759.308 808.543 872.553 960.018 Crediti diversi 277.531 217.722 221.773 306.666 201.102 Titoli negoziabili 510.298 45.359 - 100.000 150.000 TOTALE ATTIVITA' A BREVE 2.855.879 4.622.577 4.934.976 5.328.630 5.623.506 Terreni e fabbricati 2.548.760 2.623.135 2.623.135 3.111.758 3.355.919 Impianti e macchine 2.028.604 4.027.697 4.159.657 4.497.185 4.691.027 Mobili e automezzi 624.186 1.094.740 1.124.905 1.348.500 1.434.821 (Fondi ammortamento) (3.581.129) (3.336.701) (3.686.873) (4.363.113) (4.691.373) TOTALE ATTIVITA' CONSOLIDATE NETTE 1.620.421 4.408.871 4.220.824 4.594.330 4.790.394 TOTALE ATTIVITA' NETTE 4.476.300 9.071.750 9.155.800 9.922.960 10.413.900 TABELLA 1 (SEGUE) 10
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill PASSIVITA' E PATRIMONIO NETTO 1975 1980 1981 1982 1983 Banche c.c. passivi 731.498 3.643.467 3.436.585 3.283.713 3.845.281 Fornitori 235.041 620.196 649.284 740.920 777.213 Debiti diversi 147.718 281.224 158.601 168.690 166.242 Fondo imposte e tasse 215.600 206.151 103.692 84.230 100.369 TOTALE PASSIVITA' A BREVE 1.329.857 4.751.038 4.348.162 4.277.553 4.889.105 Mutui 737.887 1.365.000 1.880.000 1.579.000 1.314.000 Prestito obbligazionario (1) - - - 1.000.000 1.000.000 Fondo indennità licenziamento 681.931 814.820 852.660 773.108 787.731 TOTALE PASSIVITA' CONSOLIDATE 1.419.818 2.179.820 2.732.660 3.370.108 3.101.731 Capitale sociale 1.200.000 1.200.000 1.200.000 1.500.000 1.500.000 Riserva legale 146.000 236.000 240.000 286.000 300.000 Altre riserve 28.650 305.707 410.700 307.611 416.556 Utile (perdita) d'esercizio 351.975 399.185 224.278 181.688 296.508 TOTALE PATRIMONIO NETTO 1.726.625 2.140.892 2.074.978 2.275.299 2.423.064 TOTALE PASSIVITA' E PATRIMONIO NETTO 4.476.300 9.071.750 9.155.800 9.922.960 10.413.900 11
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill TABELLA 2 Andamento prezzi/costo - prezzi/ricavo nell'industria dello sci dal 1978 al 1982 - Indice base 1978 = 100 % incremento % incremento PREZZI/COSTO 1979 1980 1981 1982 medio annuo 1981-1982 MANO D'OPERA 120 140 168 175 + 18.75% + 4.2% MATERIE PRIME 108 115 132 137 + 9.25% + 4.1% PREZZI/RICAVO 109 118 127 133 + 8.25% + 4.7% 12
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill TABELLA 3. - Listini comparati abbigliamento/articoli tecnici nell'industria dello sci. Indice base 1970 = 100 1970 1975 1980 1982 LISTINO ABBIGLIAMENTO 100 155 255 300 LISTINO ARTICOLI TECNICI 100 140 215 250 13
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill TABELLA 4. - Volume di affari degli articoli tecnici nell'industria dello sci 1978-1982 (MLD) 1978 1979 1980 1981 1982 VOLUME D'AFFARI 270 285 290 230 210 Variazione media annua - 5,6% Variazione 1980-1982 - 27,6% 14
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill 300 250 Volume di affari (al lordo di 200 effetti inflattivi) 150 100 50 0 1978 1979 1980 1981 1982 15
Dallocchio M., Previtero A. (2004), Finanza aziendale: casi e applicazioni, McGraw-Hill TABELLA 5.- La struttura dei costi di produzione nell'industria dello sci (dati medi 1982 Materie prime 33 Mano d'opera 47 Costi industriali Costi commerciali Altri costi } 14,5 Ammortamenti 5,5 TOTALE 100 17
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