Campagna Educazionale Dosi Moderate di Alcool e Malattie Cardiovascolari
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Fondazione italiana per il cuore Campagna Educazionale sul Rapporto tra Dosi Moderate di Alcool e Malattie Cardiovascolari Comitato Scientifico Rodolfo Paoletti - Presidente Andrea Poli - Segretario Scientifico Enrico Agabiti Rosei Claudio Cricelli Domenico Cucinotta Pier Luigi Prati Carlo Schweiger Luigi Tavazzi FONDAZIONE GIOVANNI LORENZINI GIOVANNI LORENZINI MEDICAL FOUNDATION MILAN, ITALY HOUSTON, USA
Segreteria Scientifico-Organizzativa: FONDAZIONE GIOVANNI LORENZINI MEDICAL SCIENCE FOUNDATION Via Appiani, 7 - 20121 Milano Tel: 02 29006267 - Fax: 02 29007018 E-mail: info@lorenzinifoundation.org http://www.lorenzinifoundation.org
Egregio Collega, La relazione, complessa ed articolata, che lega il consumo di bevande alcoliche e la salute si è arricchita negli ultimi dieci anni di aspetti nuovi e per certi versi inattesi. A fianco della conferma degli effetti negativi che consumi eccessivi di queste bevande svolgono sull'organismo umano, si sono infatti accumulate informazioni, ormai molto solide, che testimoniano l'esistenza di un'azione protettiva dei consumi moderati di alcool verso le malattie coronariche e, più in generale, cardiovascolari. La Fondazione Giovanni Lorenzini, istituzionalmente attiva nell'area dell'educazione della classe medica e del pubblico sui più recenti sviluppi della ricerca scientifica, ha ritenuto opportuno attivare, sull'argomento, una Campagna educazionale dedicata alla classe medica, patrocinata dalla Fondazione Italiana per il Cuore. Riteniamo infatti che il medico abbia una precisa esigenza di ricevere informazioni scientifiche su questo argomento, basate sui risultati degli studi clinici e sperimentali pubblicati su riviste di riconosciuto prestigio, anche per poter gestire con i propri pazienti la comunicazione che appare sui media relativamente allo stesso tema, spesso imprecisa, non documentata, o errata. Nell'ambito della Campagna abbiamo realizzato questo slide-kit commentato, che ci auguriamo possa esserLe utile nel non facile compito di comunicare a pazienti e colleghi informazioni solide e ben controllate sulla relazione tra dosi moderate di alcool e salute. Le saremo grati se vorrà farci pervenire eventuali suggerimenti, commenti o proposte in merito. Con i nostri migliori saluti. Dott. Andrea Poli Prof. Rodolfo Paoletti Segretario Scientifico Presidente Campagna Educazionale Campagna Educazionale
Comitato Scientifico Presidente Rodolfo Paoletti Direttore, Dipartimento di Scienze Farmacologiche Università degli Studi, Milano e Presidente, Fondazione Giovanni Lorenzini Medical Science Foundation Milano e Houston, USA Segretario Scientifico Andrea Poli Direttore Scientifico Nutrition Foundation of Italy, Milano Enrico Agabiti Rosei Direttore, Cattedra di Medicina Interna Università di Brescia IIa Divisione di Medicina Generale Spedali Civili di Brescia Claudio Cricelli Presidente Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), Firenze Domenico Cucinotta Divisione di Malattie Metaboliche Dipartimento di Medicina Interna Policlinico Universitario, Messina e Past-president, Associazione Medici Diabetologi (AMD) Pier Luigi Prati Cardiologo European Hospital, Roma Carlo Schweiger Primario, Divisione di Cardiologia Riabilitativa Azienda Ospedaliera “G. Salvini”, Passirana di Rho, Milano Luigi Tavazzi Direttore, Dipartimento di Cardiologia Policlinico San Matteo, Pavia e Presidente, Federazione Italiana di Cardiologia (FIC)
INDICE Aspetti introduttivi Diapositiva 1 - Dosi standard e contenuto medio di alcool delle bevande alcoliche di uso più frequente (pagina 1). Diapositiva 2 - Metabolismo dell’etanolo (pagina 1). Diapositiva 3 - Consumo annuale medio di alcool e bevande alcoliche, per persona, in Italia (pagina 2). Epidemiologia della relazione tra alcool e malattie cardiovascolari Diapositiva 4 - Correlazione tra consumo di vino e mortalità coronarica in uomini di 55-64 anni di alcuni paesi industrializzati (pagina 3). Diapositiva 5 - Rischio relativo di mortalità coronarica, in bevitori moderati vs soggetti astemi, in alcuni studi epidemiologici (pagina 3). Diapositiva 6 - Correlazione tra mortalità cardiovascolare e per tutte le cause, in relazione al consumo di alcool, in soggetti con e senza storia clinica di malattia coronarica (pagina 4). Diapositiva 7 - Rischio relativo di infarto miocardico in consumatori di differenti bevande alcoliche comparati ai non bevitori (pagina 4). Diapositiva 8 - Consumo di alcool e rischio di morte cardiaca improvvisa in un campione di medici USA (pagina 5). Diapositiva 9 - Sopravvivenza dopo un infarto miocardico acuto (IMA) in relazione al consumo medio di alcool precedente l’evento (pagina 5). Diapositiva 10 - Consumo di alcool e rischio di ictus ischemico nello studio di Manhattan (pagina 6). Diapositiva 11 - Probabilità (OR) di ictus ischemico tra i consumatori di diverse bevande alcoliche nello studio di Manhattan (pagina 6). Diapositiva 12 - Consumo di bevande alcoliche e rischio di PVD nello studio di Framingham (pagina 7). Diapositiva 13 - Correlazione tra quantità di alcool consumata e mortalità per tutte le cause nel Cancer Prevention Study II (CPS-II) (pagina 7). Diapositiva 14 - Rischio relativo di mortalità per tutte le cause in relazione all’età, al livello di consumo di alcool ed al rischio cardiovascolare, nella coorte del CPS-II (pagina 8). Diapositiva 15 - Speranza di vita in relazione al consumo di alcool ed all’attività fisica in una coorte di 1.536 uomini italiani, di età 45-65, seguiti per 30 anni (pagina 8). Diapositiva 16 - Rischio relativo di infarto miocardico in soggetti con diversi genotipi ADH3 (pagina 9). Diapositiva 17 - Relazione tra il pattern di consumo di alcool ed il rischio coronarico in una popolazione maschile (pagina 9). Meccanismi dell’effetto antiaterosclerotico dell’alcool Diapositiva 18 - Correlazione tra la frequenza di consumo di alcool ed il valore del colesterolo HDL (mg/dL) (pagina 10). Diapositiva 19 - Effetto dell’assunzione di alcool sulle differenti sottofrazioni delle lipoproteine HDL (pagina 10). Diapositiva 20 - Effetto del consumo di alcool (60 g/die) sulla composizione e la distribuzione delle HDL (pagina 11). Diapositiva 21 - Il consumo di alcool aumenta i livelli di colesterolo HDL tramite l’incremento del “transport rate” di Apo A-I (pagina 11). Diapositiva 22 - Effetto del consumo di alcool sul livello plasmatico del colesterolo HDL, in soggetti con differenti polimorfismi del gene Taq1b della CEPT (pagina 12). Diapositiva 23 - Effetti dell’alcool su alcuni fattori della coagulazione e della fibrinolisi e sulla Lp(a) (pagina 12). Diapositiva 24 - Rapporto tra consumo di alcool e fibrinogeno plasmatico in due gruppi (donne ed uomini) dello studio DESIR (pagina 13).
INDICE Diapositiva 25 - Uso di alcool e livelli plasmatici della lipoproteina Lp(a) tra uomini finlandesi di mezza età (pagina 13). Diapositiva 26 - Concentrazione plasmatica della proteina C reattiva (PCR) e consumo di alcool (pagina 14). Diapositiva 27 - Deposizione di trombo piastrinico, ad alto o basso shear rate, prima o dopo un moderato consumo di alcool (pagina 14). Diapositiva 28 - Concentrazione plasmatica media dell’attivatore tissutale del plasminogeno (t-PA) in diverse tipologie di consumatori di alcool (pagina 15). Diapositiva 29 - Effetto dell’ingestione acuta di una dose elevata di alcool (1,5 g/kg) sulla escrezione urinaria dei metaboliti di TxA 2 e PgI 2 (pagina 15). Diapositiva 30 - Alcool e protezione coronarica: il peso dei meccanismi biologici sottostanti (pagina 16). Il paziente diabetico Diapositiva 31 - Probabilità di incorrere in un evento coronarico in un gruppo di 943 diabetici di tipo 2, seguiti per 12 anni, in relazione al consumo di alcool (pagina 17). Diapositiva 32 - Malattia coronarica e consumo di alcool nelle donne diabetiche del Nurses’ Study (pagina 17). Diapositiva 33 - Consumo di alcool e rischio di sviluppare diabete di tipo 2, in 12 anni, in una coorte di medici USA di sesso maschile (pagina 18). Diapositiva 34 - Concentrazioni plasmatiche di glucosio ed insulina, dopo un carico orale di 75 g di glucosio, in soggetti astemi e bevitori moderati (pagina 18). Diapositiva 35 - Effetti dell’acetaldeide, a bassa o alta concentrazione, sulla produzione di AGE, valutata come assorbanza specifica o con due anticorpi specifici (pagina 19). Diapositiva 36 - Rischio di ipoglicemia dopo consumo serale di alcool nel diabete di tipo 1 (pagina 19). Possibili effetti specifici del vino rispetto alle altre bevande alcoliche Diapositiva 37 - Gas cromatogramma di LDL umane incubate con rame, in assenza o in presenza di fenoli del vino (pagina 20). Diapositiva 38 - Correlazione tra la concentrazione di fenoli totali nel vino rosso ed il tempo di latenza dell’ossidazione delle LDL (pagina 20). Diapositiva 39 - Quantità crescenti di Resveratrolo inibiscono l’espressione di TF indotta da LPS (100 ng/mL) da parte di cellule mononucleate (pagina 21). Diapositiva 40 - Effetto di differenti bevande alcoliche sulla mortalità coronarica (pagina 21). Diapositiva 41 - Abitudini alimentari e consumo di bevande alcoliche in un campione di 23.284 uomini danesi (pagina 22). Diapositiva 42 - Uso di specifiche bevande alcoliche e protezione coronarica: evidenze epidemiologiche (pagina 22). Effetti cardiovascolari sfavorevoli dell’alcool Diapositiva 43 - Correlazione tra pressione sistolica e diastolica e consumo di alcool in una coorte scandinava (pagina 23). Diapositiva 44 - Rischio relativo di aritmie sopraventricolari (ASV) in soggetti con alto o basso apporto di alcool (pagina 23). Diapositiva 45 - Abuso di alcool e cardiomiopatia dilatativa negli uomini (pagina 24).
Aspetti introduttivi Diapositiva 1 L a diapositiva presenta le unità di consumo (o dosi standard) delle principali bevande alcoliche (birra, vino, Dosi standard e contenuto medio di alcool (in g ed in mL) delle bevande alcoliche di uso più frequente 1 dose (“drink”) equivale convenzionalmente a: liquori) nonchè il corrispondente conte- nuto in grammi di alcool etilico puro 1 birra ~10 g o 13 mL (etanolo). E' possibile rilevare che il con- (330 mL) di alcool sumo di una dose standard (in inglese spesso definita come "drink" o "unit") di 1 bicchiere di ~13 g o 16 mL queste tre bevande comporta vino (150 mL) di alcool l'assunzione di una quantità di alcool 1 superalcolico ~13 g o 16 mL relativamente costante, compresa tra (40 mL) di alcool 10 e 12 grammi. In volume (è opportu- no sottolineare che la gradazione alcoli- NB: il peso specifico dell’alcool è 0,789 ca delle bevande è abitualmente espressa come percentuale di alcool in volume, e non in peso) le quantità sono superiori (tra 13 e 16 mL) perché il peso specifico dell'alcool è inferiore a 1 (ps=0,789). In base a queste considerazioni, nella maggior parte degli studi epidemiologici si è ricercata l'esistenza di correlazioni tra il consumo di alcool espresso in termini di "drink" o "units" (una latti- na di birra, un bicchiere di vino o una dose di liquore) e gli eventi di interesse. Diapositiva 2 Metabolismo dell’etanolo CH 3CH 2 OH Etanolo NAD I l metabolismo dell'etanolo, rappre- sentato in questa figura, ha luogo per la quasi totalità a livello epatico. So- Alcool deidrogenasi lo il 2-3% dell'alcool ingerito è infatti eli- H NADH Una parte ridotta minato per via polmonare (questa via di CH 3C = O Acetaldeide dell’etanolo ingerito eliminazione è sfruttata nei ben noti NAD è metabolizzata da “breath-test”). La principale via di meta- OH Aldeide deidrogenasi un sistema ossidativo microsomiale epatico bolismo epatico dell'alcool è rappresen- CH 3C =O Acetato NADH (MEOS), o da Catalasi tata dall'enzima Alcool Deidrogenasi H2O2 dipendenti CoA, ATP (ADH), che ossida l'alcool ad Acetaldei- Ciclo dell’acido de avendo come cofattore il NAD. Acetil-CoA CO 2+H 2 O+Energia citrico L'acetaldeide è successivamente conver- tita in acido acetico dall'enzima Acetal- deide Deidrogenasi, pure in presenza di NAD. In presenza di un apporto eccessivo di alcool, entrano in gioco anche il sistema MEOS, che produce durante la conversione dell'etanolo ad acetaldeide ioni perossido (check), ed aumenta quindi lo stress ossidativo, e forse una Catalasi H2O2 dipendente. L'acetato prodotto dall'alcool può essere convertito ad acetil-CoA, ed utilizzato in vari processi biosintetici, o trasformato in CO 2 ed acqua dopo essere entrato nel ciclo di Krebs, con liberazione di energia utilizzabile da parte dell'organismo.
Aspetti introduttivi Diapositiva 3 Consumo annuale medio di alcool e bevande alcoliche, per persona, in Italia 14 I consumi di alcool e di bevande alco- liche nel nostro Paese hanno mostra- to, negli ultimi 25 anni, un chiaro e con- 13 ALCOOL tinuo trend decrescente. La quantità to- Litri/anno 12 11 10 tale di alcool consumata (per persona e 9 8 per anno) è scesa, dal '75 al '99, del 7 1975 '80 '85 '90 '95 '99* 40% circa. Il consumo attuale è pari a 110 28 5 7,7 litri anno, pari a circa 6 Kg annui 100 VINO BIRRA LIQUORI (16 grammi, in media, per persona e Litri/anno Litri/anno 24 Litri/anno 4 90 80 20 3 per giorno; 25 grammi/die tra i circa 38 70 60 16 2 milioni di italiani adulti che dichiarano 50 12 1 di non essere astemi). Il trend globale 1975 '80 '85 '90 '95 '99* 1975 '80 '85 '90 '95 '99* 1975 '80 '85 '90 '95 '99* *Stima Oss. Perman. Giovani ed Alcool, 2000 del consumo di alcool è dovuto ad un calo dei consumi di vino (dimezzati dal '75 ad oggi) e di liquori (ridotti di oltre 2/3 nello stesso intervallo di tempo). In crescita invece il consumo di birra (circa raddoppiato nello stesso periodo).
Epidemiologia della relazione tra alcool e malattie cardiovascolari Diapositiva 4 I dati di epidemiologia osservazionale avevano mostrato, fin dagli anni '70, l'esistenza di una significativa correla- Correlazione tra consumo di vino e mortalità coronarica in uomini di 55-64 anni di alcuni paesi industrializzati Finlandia 10 zione inversa tra la mortalità coronarica Scozia U.S.A. Australia e il consumo medio di una bevanda al- Mortalità, per mille Nuova Zelanda 8 Canada colica come il vino in differenti nazioni. Inghilterra e Galles La diapositiva mostra chiaramente co- 6 Irlanda Olanda Norvegia Danimarca me l'Italia e la Francia, che in quel perio- Svezia Belgio Austria do avevano un consumo medio annuo 4 Germania Occidentale Italia di vino decisamente elevato, e prossimo Svizzera 2 ai 100 litri per persona, avessero Francia 0 un’incidenza di patologie coronariche 0,40 0,80 1,20 1,60 2,00 Consumo di vino (log 10 del consumo medio annuo, in litri) sensibilmente inferiore rispetto a Paesi St Leger, Lancet, 1979 nei quali il consumo di vino ed in gene- re di altre bevande alcoliche era più basso. Una serie di studi di carattere osservazionale più dettagliati, condotti su singole popolazioni o specifici gruppi di soggetti, ha successivamente confermato l'esistenza di una correlazione tra il consumo di moderate dosi di alcool e la protezione delle malattie coronariche e, più in generale, cardiovascolari. Diapositiva 5 Rischio relativo di mortalità coronarica, in bevitori moderati vs soggetti astemi, in alcuni studi epidemiologici Alameda County Albany A ll'inizio degli anni '90 i dati relativi alla relazione tra alcool a dosi mo- derate e malattia coronarica erano già American Cancer Society British regional heart study molto più dettagliati e consistenti. La Chicago West Electric Framingham diapositiva sintetizza una metanalisi di UOMINI Honolulu Japanese physicians Marmot, che prese in considerazione Puerto Rico sudden cardiac death Puerto Rico myocardial infarction 20 studi sull'argomento, condotti in po- Lipid Research Clinic, San Diego Trinidad polazioni differenti, costituiti in larga Whitehall I Yugoslavia Busselton, Australia parte da soggetti di sesso maschile. UOMINI E DONNE Kaiser Oakland Alameda County Boston nurses In un solo lavoro (Puerto Rico Sudden DONNE Framingham Lipid Research Clinic, San Diego Death Study), come si vede dal grafico 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 riassuntivo di questi studi, il rischio rela- Marmot, BMJ, 1991 Rischio relativo tivo dei bevitori moderati era superiore a quello degli astemi. L'intervallo di con- fidenza dello studio, peraltro, abbracciava l'unità (a causa del piccolo numero di eventi valutati): non è pertanto possibile escludere, sul piano statistico, che tale risultato sia stato ottenuto ca- sualmente. In tutti gli altri studi il rischio relativo di eventi coronarici era ridotto tra i bevitori moderati rispet- to agli astemi. La riduzione era mediamente del 10-50% circa.
Epidemiologia della relazione tra alcool Diapositiva 6 e malattie cardiovascolari Correlazione tra mortalità cardiovascolare e per tutte le cause, in relazione al consumo di alcool, in soggetti con ( ) e senza ( ) storia clinica di malattia coronarica G li studi più recenti hanno confer- mato e meglio definito questa cor- relazione. Nel 1998 per esempio, nello studio PHS (check), raffigurato in dia- Mortalità, rischio relativo Mortalità cardiovascolare Mortalità per tutte le cause 1,2 positiva, si è osservata una ridotta mor- 1,0 talità cardiovascolare tra i soggetti che consumavano dosi quotidiane di alcool 0,8 rispetto ai soggetti astemi. La correla- 0,6 zione era evidente sia tra i pazienti con storia pregressa di malattia coronarica Mai, o 1-4 al 2-6 la 1 al ³2 al Mai, o 1-4 al 2-6 la 1 al ³2 al sia tra i soggetti senza storia di malat- raramente mese settim. giorno giorno raramente mese settim. giorno giorno tia. Si può osservare come l'incidenza Consumo di alcool Muntwyler, Lancet, 1998 della patologia tenda a diminuire con continuità passando dai soggetti aste- mi a quelli che consumavano due o più drink al giorno; la riduzione del rischio di eventi, per que- sti ultimi è dell'ordine del 20%. Nello stesso studio si è valutata, negli stessi individui, anche la mortalità per tutte le cause. In que- sto caso l'andamento della correlazione tra alcool ed eventi, invece di essere continuamente de- crescente, assume nei soggetti senza malattia coronarica una forma ad "U", con un minimo di mortalità per consumi attorno a un drink al giorno. Nei soggetti già coronaropatici, viceversa, la correlazione è più favorevole, probabilmente a causa della maggiore tendenza di questi ultimi a morire per malattia coronarica, ed al conseguente maggiore peso di questa patologia (ridotta dal consumo di alcool) sulla mortalità per qualunque causa. Diapositiva 7 I n questo studio caso-controllo, Ga- ziano ha valutato l'effetto differen- ziale delle varie bevande alcoliche sul Rischio relativo di infarto miocardico in consumatori di differenti bevande alcoliche comparati ai non bevitori Non bevitori Bevitori abituali rischio di essere o non essere colpiti da Ogni bevanda Vino Birra Liquore un infarto miocardico. Lo studio è stato (n=199) (n=331) (n=62) (n=189) (n=160) condotto su circa 500 soggetti, 300 dei 1,00 0,54 0,48 0,55 0,59 quali consumavano regolarmente alco- (0,37-0,79) (0,27-0,87) (0,31-0,97) (0,38-0,91) ol, mentre gli altri 200 dichiaravano di 1,00 0,58 0,58 0,75 0,50 essere astemi. (0,38-0,87) (0,31-1,09) (0,40-1,40) (0,31-0,81) Lo studio ha dimostrato che il rischio di Controllato per: età e sesso vari fattori di rischio sviluppare un infarto miocardico era ri- Controllato per sesso, età, diabete mellito, indice di massa corporea, familiarità per infarto miocardico prematuro, attività fisica e fumo, apporto dotto di circa il 50% tra i consumatori calorico, e % di apporto calorico sotto forma di grassi saturi Gaziano, Am J Cardiol, 1999 regolari di una qualunque bevanda alco- lica, anche dopo avere effettuato un ag- giustamento statistico per la presenza di vari fattori di rischio concomitanti. Valutando in maniera separata i consumatori di vino, birra e liquore, l'autore statunitense ha poi osservato una riduzione del rischio sostanzialmente analoga, a parità di consumo, tra i tre grup- pi. La riduzione del rischio era infatti, in tutti e tre i gruppi, dell'ordine del 40-50% rispetto agli astemi.
Epidemiologia della relazione tra alcool e malattie cardiovascolari Diapositiva 8 N ella coorte del Physician Health Study (PHS), un ampio campione di medici statunitensi, la Albert ha nel 3,0 Consumo di alcool e rischio di morte cardiaca improvvisa in un campione di medici USA Corretto per età Multivariato 1999 osservato anche una riduzione Rischio relativo 2,5 del rischio di morte improvvisa correlata p=0,002 2,0 al consumo di alcool. L'andamento del- 1,5 la correlazione, anche in questo caso, è 1,0 a forma di "U": l'incidenza di morte im- provvisa, in altre parole, è elevata tra i 0,5 soggetti con un consumo di bevande 0,0
Epidemiologia della relazione tra alcool e malattie cardiovascolari Diapositiva 10 Consumo di alcool e rischio di ictus ischemico nello studio di Manhattan N el 1999 sono stati pubblicati i pri- mi dati che suggeriscono che an- che l'incidenza di ictus di tipo ischemico 4,5 sia influenzata favorevolmente dal con- sumo di dosi moderate di alcool. Nello Rischio relativo 2,7 studio di Manhattan, uno studio caso- 1,6 controllo condotto su circa 1.800 sog- getti di età ³40 anni (età media di 1 70,0±12,7 anni), Sacco ha infatti dimo- 0,6 strato che l'incidenza di ictus di natura 0,4 ischemica è ridotta del 35 - 40% tra i 0 1 2 3 4 5 6 7 consumatori di 2-3 drink al giorno ri- Drink al giorno Sacco, JAMA, 1999 spetto ai soggetti che dichiaravano di essere completamente astemi. A partire da 4 drink al giorno di consumo, viceversa, l'incidenza di questa patologia tende nuovamente a salire; tra i consumatori di 7 drink giornalieri la sua incidenza è massimale, ed è tre volte superio- re rispetto agli astemi. Diapositiva 11 S acco ha ricercato anche eventuali correlazioni tra la bevanda alcolica consumata preferenzialmente dalle per- Probabilità (OR) di ictus ischemico tra i consumatori di diverse bevande alcoliche nello studio di Manhattan sone arruolate in questo studio caso- controllo e la probabilità di ictus espres- Bevanda Consumo medio OR corretto sa in termini di Odds Ratio. L'autore ha predominante drink/die±SD (IC 95%) potuto documentare, come già nello studio di Gaziano su eventi coronarici Vino 0,21±0,36 0,40 (0,23-0,70) prima ricordato, come non esista, da Birra 0,69±1,15 0,56 (0,35-0,90) Liquore 1,03±1,64 0,63 (0,44-0,92) questo punto di vista, una sostanziale Combinazione 1,37±2,01 0,54 (0,38-0,77) differenza tra le bevande alcoliche con- siderate. La riduzione del rischio di ictus ischemico, infatti, è compresa tra i valo- Sacco, JAMA, 1999 ri del 40 e del 60%, con differenze non significative sul piano statistico, sia per i consumatori preferenziali di vino che di birra, che di li- quore.
Epidemiologia della relazione tra alcool e malattie cardiovascolari Diapositiva 12 A nche l'incidenza di arteriopatie obliteranti degli arti inferiori, co- me dimostra questa analisi ad 8 anni Consumo di bevande alcoliche e rischio di PVD nello studio di Framingham Rischio in rapporto Rischio in rapporto dei risultati dello studio di Framingham, al sesso ed al consumo delle al consumo di alcool diverse bevande alcoliche è influenzata favorevolmente dal con- 1,0 1,0 UOMINI DONNE VINO BIRRA LIQUORI sumo di dosi moderate di alcool. Il ri- 0,9 p
Epidemiologia della relazione tra alcool e malattie cardiovascolari Diapositiva 14 Rischio relativo di mortalità per tutte le cause in relazione all’età, al livello di consumo di alcool ed al rischio cardiovascolare, nella coorte del CPS-II S e si classificano i soggetti di questa coorte in base all'età ed al livello di rischio di malattie cardiovascolari, e si 1,2 30-59 anni, valuta differenzialmente l'effetto del basso rischio consumo di alcool nei sottogruppi otte- 1,1 nuti, si ottiene una serie di curve con al- Rischio relativo 60-79 anni, basso rischio 1,0 cune significative differenze. Per i sog- 30-59 anni, getti ad alto rischio, soprattutto se di 0,9 alto rischio età avanzata, la probabilità di mortalità 60-79 anni, per qualunque causa è sensibilmente 0,8 alto rischio ridotta dal consumo di bevande alcoli- 0,7 Nessuno
Epidemiologia della relazione tra alcool e malattie cardiovascolari Diapositiva 16 R ecentemente sono stati pubblicati i dati di uno studio osservazionale nell'ambito del quale si è valutato Rischio relativo di infarto miocardico in soggetti Genotipo con diversi genotipi ADH3 g1g1 g1g 2 g 2g 2 p l'effetto di diversi genotipi dell'enzima ADH3 metabolizz. metabolizz. Alcool Deidrogenasi (ADH), ed in parti- rapidi lenti colare dell'ADH3, sulla riduzione del ri- N° di soggetti schio di infarto in consumatori di varie Pazienti (%) 161 (41) 184 (46) 51 (13) bevande alcoliche. Controllo (%) 279 (36) 361 (47) 130 (17) Gli autori di questo studio hanno dimo- Rischio relativo strato che l'effetto di protezione è parti- Analisi basale 1,0 0,90 0,72 0,09 colarmente spiccato nei soggetti con Multivariato 1,0 0,81 0,64 0,03 Multiv., corretto 1,0 0,83 0,65 0,04 un polimorfismo del gene ADH3 (deno- minato g2/g2) nei quali la metabolizza- Hines, N Engl J Med, 2001 zione dell'alcool è relativamente lenta rispetto al polimorfismo g1/g1. Il consumo di bevande alcoliche, quindi, induce una protezione coronarica maggiore tra i metabolizzatori lenti, esposti a maggiori livelli plasmatici di alcool a pa- rità di dose consumata, che tra i metabolizzatori rapidi. Questa osservazione è concettualmente molto importante perché è da presumere che i soggetti con diversi polimorfismi abbiano un ana- logo stile di vita: il lavoro presentato rappresenta pertanto una prova indiretta molto forte della causalità della relazione tra consumo di alcool e protezione dalle malattie coronariche, e rende invece meno probabile un'interpretazione che attribuisce al consumo dell'alcool stesso il ruolo di semplice "segnalatore" di un corretto stile di vita da parte dei consumatori moderati. Diapositiva 17 Relazione tra il pattern di consumo di alcool ed il rischio coronarico in una popolazione maschile G li studi osservazionali forniscono anche indicazioni sulle modalità ottimali di consumo delle bevande alco- Drink Giorni settimanali di consumo liche in termini di frequenza d'uso. al giorno
Meccanismi dell’effetto Diapositiva 18 antiaterosclerotico dell’alcool Correlazione tra la frequenza di consumo di alcool ed il valore del colesterolo HDL (mg/dL) 48,1 E‘correlazione noto da tempo come esista una 1=Mai diretta tra il consumo di alcool ed il valore del colesterolo lega- to alla frazione delle lipoproteine antia- Colesterolo HDL (mg/dL) 46,2 2=Occasionale Drink per settimana: terogene, le HDL. 44,3 3a= 1-2 Secondo i dati presentati in diapositiva, 3b= 3-6 3c= >6 la correlazione tra i due parametri (con- 42,4 Drink al giorno: sumo di alcool e valore del colesterolo 40,5 4a= 1-2 HDL) è sostanzialmente lineare: il valore 4b= 3-6 della colesterolemia tende ad aumenta- 4c= >6 re di circa il 20% passando dai soggetti 38,6 1 2 3a 3 b 3c 4a 4b 4c astemi ai consumatori di forti quantità Ehnholm, Moderate Alcohol Consumption and CVD, 2000 di bevande alcoliche (più di 6 drink al giorno). Diapositiva 19 L omogeno sulle due frazioni delle li- ‘effetto dell'alcool è sostanzialmente poproteine HDL, e cioè le particelle lipo- Alcool (g/die) 0-10 >10-20 Effetto dell’assunzione di alcool sulle differenti sottofrazioni delle lipoproteine HDL >20-40 >40 proteiche più leggere, o HDL 2, e le par- 120 ticelle più pesanti, o HDL 3. Va sottoline- (% del riferimento) Concentrazione 110 ato che, sul piano fisiopatologico, l'attività di queste due sub-classi delle 100 lipoproteine HDL viene oggi considera- 90 ta come sostanzialmente analoga: le informazioni che suggerivano una mag- 80 giore azione antiaterogena delle HDL 2 sono state infatti solo parzialmente con- 70 HDL 3 HDL 2 HDL Apo A-I fermate da più recenti lavori. Entrambe p
Meccanismi dell’effetto antiaterosclerotico dell’alcool Diapositiva 20 A nche se si separano le lipoproteine HDL in base alla loro composizio- ne apolipoproteica, differenziando le 160 Effetto del consumo di alcool (60 g/die) ( ) sulla composizione e la distribuzione delle HDL 70 particelle cariche soltanto di apo A-I da Apo A-I Lp A-I mg/dL quelle che, invece, presentano nella par- 140 55 ticella sia l'apo A-I che l'apo A-II, si os- 40 serva che tutte e due queste sotto- 120 -3 0 1 2 3 4 5 6 100 -3 0 1 2 3 4 5 6 popolazioni tendono ad aumentare do- 100 Apo A-II Lp A-I:A-II mg/dL po esposizione all'alcool. Il tempo di ri- 85 85 torno ai valori basali pre-trattamento, 70 70 una volta che il consumo di alcool è sta- -3 0 1 2 3 4 5 6 -3 0 1 2 3 4 5 6 to sospeso, è di circa 2 settimane. Tempo (settimane) Periodo di assunzione L'aumento è particolarmente importan- Välimaki, Metabolism, 1991 te per le lipoproteine che comprendono nella loro struttura sia l'apo A-I che l'apo A-II; sul piano preventivo, tuttavia, viene considerata più marcata l'azione antiaterogena delle lipoproteine che comprendono nella loro struttura solo l'apo A-I. Diapositiva 21 Il consumo di alcool aumenta i livelli di colesterolo HDL tramite l’incremento del “transport rate” di Apo A-I U no studio recente di De Olivera e Silva ha dimostrato che le modifi- cazioni del tasso plasmatico delle lipo- proteine HDL, conseguenti al consumo Variazione di A-I TR (mg/kg/die) Variazione di HDL-C (mg/dL) 30 30 di alcool, sono dovute essenzialmente 20 20 alla modificazione della velocità di sin- 10 10 tesi dell'apo A-I (transport rate, o TR). 0 R=0,66 0 R=0,57 Non esistono invece correlazioni tra le -10 p=0,01 -10 p=0,03 variazioni della colesterolemia HDL nei 0,00 0,25 0,50 0,75 1,00 0,00 0,25 0,50 0,75 1,00 consumatori di diverse quantità di al- Alcool (g/Kg/die) Alcool (g/Kg/die) cool e le variazioni del catabolismo (fractional catabolic rate, o FCR) De Olivera e Silva, Circulation, 2000 dell'apo A-I. L'effetto dell'alcool sulle HDL è poi me- diato anche da un'azione dell'alcool stesso su alcune attività enzimatiche (Lipasi Epatica e Chole- steryl Ester Transfert Protein (check), o CETP). Un aspetto specifico dell'effetto su questa seconda attività enzimatica (e cioè il suo controllo genetico) è analizzato nella diapositiva successiva.
Meccanismi dell’effetto Diapositiva 22 antiaterosclerotico dell’alcool Effetto del consumo di alcool sul livello plasmatico del colesterolo HDL, in soggetti con differenti polimorfismi del gene Taq1b della CETP E siste un chiaro controllo genetico sulla risposta del colesterolo HDL all'esposizione all'alcool. Autori france- Colesterolo HDL (mg/dL) 70 B1B1 si, nell'ambito dello studio ECTIM, han- 65 B1B2 no infatti dimostrato come il polimorfi- 60 B2 B2 smo di un gene che codifica per la ri- 55 cordata Cholesteryl Ester Transfer Prote- 50 in (o CETP) sia in grado di influenzare la 45 risposta delle lipoproteine HDL all'alcool. I soggetti con il genotipo 40
Meccanismi dell’effetto antiaterosclerotico dell’alcool Diapositiva 24 P er quanto riguarda il fibrinogeno, che rappresenta come è noto un determinante indipendente di rischio Rapporto tra consumo di alcool e fibrinogeno plasmatico in due gruppi (donne ed uomini) dello studio DESIR 3,4 cardiovascolare, i dati raccolti nel '99 da Alcool 0 >20-40 >60-80 (g/die) >0-20 >40-60 >80 Mennen mostrano che mentre tra le Fibrinogeno (g/L) 3,2 donne il tasso plasmatico di questa pro- teina tende a diminuire con continuità 3,0 al crescere del consumo di alcool, tra gli uomini la correlazione tra il consumo di 2,8 alcool ed il valore della fibrinogenemia 1.387 1.044 assume una chiara conformazione ad 307 937 152 534 385 138 23 60 “U”. Il minimo della fibrinogenemia si 2,6 Donne Uomini osserva per consumi di alcool compresi Sulle barrette è riportato il numero degli individui Mennen, ATVB, 1999 tra i 20 e i 60 grammi al giorno, che so- no quelli per i quali é massima la protezione cardiovascolare. Diapositiva 25 Uso di alcool e livelli plasmatici della lipoproteina Lp(a) tra uomini finlandesi di mezza età 1000 L a lipoproteina a, o Lp(a), è una lipo- proteina variante ad elevato potere aterogeno, sia per la sua omologia con il plasminogeno, che ne spiega l'attività lipoproteina Lp(a) (mg/L) 800 Concentrazione della di tipo antifibrinolitico, sia per la sua ca- 500 pacità di infiltrare direttamente 400 l'endotelio vasale, contribuendo alla for- 300 mazione ed allo sviluppo delle lesioni 200 ateromasiche. E' in genere particolar- 100 mente difficile modificare, sia mediante 0 interventi di correzione dello stile di vita Astemi Terzile di Terzile di Terzile di consumo consumo consumo sia mediante interventi di natura farma- più basso mediano più alto p
Meccanismi dell’effetto Diapositiva 26 antiaterosclerotico dell’alcool Concentrazione plasmatica della proteina C reattiva (PCR) e consumo di alcool R ecentemente è stato dimostrato che l'alcool è in grado di influenza- re anche i livelli plasmatici della protei- Alcool 0 >20-40 >60-80 7 (g/die) >0-20 >40-60 >80 na C reattiva (PCR), che rappresenta un noto indicatore di infiammazione, ed i cui livelli plasmatici correlano diretta- PCR (mg/L) 3 mente con la probabilità di incorrere in 2 un evento coronarico o in una sua reci- diva, nonchè alla gravità della prognosi 1 tra i soggetti colpiti da una sindrome coronarica acuta. 0 Uomini+Donne Uomini Donne Anche nel caso della PCR, come già in quello del fibrinogeno, si osserva una Imhof, Lancet, 2001 correlazione ad “U” tra il consumo di alcool ed i valori plasmatici di questo parametro; i valori minimi della PCR stessa si osservano, nel- la coorte dei soggetti di sesso maschile, per consumi compresi tra i 20 ed i 40 grammi di alcool al giorno. Diapositiva 27 I n un ben noto modello sperimentale, l'aorta di un animale da esperimento viene esposta al flusso di un plasma ric- Deposizione di trombo piastrinico, ad alto o basso shear rate, prima o dopo un moderato consumo di alcool 4 Deposizione di trombo co in piastrine, prelevato da soggetti in piastrinico (mm 2/mm) Shear rate 754s -1 varie condizioni cliniche o sperimentali. Shear rate 2546s -1 3 Si valuta quindi l'adesione delle piastri- ne alla parete vasale, precedentemente 2 denudata per asportare l'endotelio, co- me stima della trombofilia del soggetto 1 cui il plasma è stato prelevato. 0 Basale 20 min. 6 ore Basale Lacoste ha testato, in questo modello, il dopo assunzione di alcool plasma prelevato da soggetti che ave- vano o non avevano consumato dosi Anova p=0,0001 Lacoste, Am J Cardiol, 2001 moderate di alcool, in varie condizioni di flusso (a basso o alto “shear rate”, corrispondenti rispettivamente al flusso in un vaso normale o stenotico check). L'autore ha osservato che quando si confronta il plasma prelevato dopo con- sumo di alcool con quello prelevato precedentemente al consumo stesso, si osserva che il nume- ro di piastrine catturate dalla parete arteriosa, formando un micro-trombo di parete, è ridotta in maniera ampia e significativa dal consumo di alcool. In condizioni di alto shear-rate, che simula- no il flusso in presenza di una stenosi vasale, la riduzione della formazione di trombo piastrinico è superiore al 65%.
Meccanismi dell’effetto antiaterosclerotico dell’alcool Diapositiva 28 A nche l'attività plasmatica del t-PA, l'attivatore tissutale del Plasmino- geno, è influenzata dal consumo di al- Concentrazione plasmatica media dell’attivatore tissutale del plasminogeno (t-PA) in diverse tipologie di consumatori di alcool 12 t-PA antigene (mg/mL) cool. Questa diapositiva, tratta da un lavoro di Ridker, mostra come passando dai consumatori giornalieri di qualun- 10 que bevanda alcolica ai consumatori set- timanali o mensili, e quindi ai soggetti 8 praticamente astemi, la concentrazione plasmatica del t-PA si riduca del 30% 6 circa. Poiché è noto che il t-PA è un im- Giornaliero Settimanale Mensile Di rado/Mai portante facilitatore dei fenomeni della Consumo di alcool dichiarato p per il trend = 0,0002 fibrinolisi, attivando il plasminogeno, Media ± SEM Ridker, JAMA, 1994 una riduzione delle sue concentrazioni plasmatiche si associa una maggiore tendenza alla stabilizzazione del trombo e quindi alla trom- bosi, e va pertanto interpretata sfavorevolmente. Diapositiva 29 Effetto dell’ingestione acuta di una dose elevata di alcool (1,5 g/Kg) sulla escrezione urinaria L influenzare favorevolmente ‘alcool, a dosi moderate, è in grado di l'aggregazione piastrinica, svolgendo dei metaboliti di TxA 2 e PgI 2 40 un'azione di tipo “aspirino-simile”. A pg/mmol di creatinina Controllo Etanolo 35 dosi elevate tuttavia, e soprattutto se Giorno=da 08:00 a 20:00 30 Notte=da 19:00 a 07:00 assunte la sera, l'alcool svolge viceversa 25 20 un effetto di natura pro-trombotica. 15 L'escrezione urinaria di un metabolita 10 stabile del trombossano, di cui è ben 5 documentata l'attività pro-aggregante 0 Giorno Notte Giorno e vasocostrittrice, viene infatti influen- Notte 2,3-dinor-6-keto-PgF1a zata in maniera rilevante 2,3-dinor-TxB 2 p
Meccanismi dell’effetto Diapositiva 30 antiaterosclerotico dell’alcool Alcool e protezione coronarica: il peso dei meccanismi biologici sottostanti Aumento di I l peso relativo dei vari meccanismi attraverso i quali l'alcool può ridurre il rischio coronarico è stato valutato criti- HDL-c/Apo A-I (60%) Altro (20%) camente da Rimm nel 1999. Questo au- Aumento della Riduzione fattori dei tore ritiene che l'aumento del colestero- sensibilità all’insulina (5%) emostatici (15%) lo HDL e dell'apo A-I spieghi circa il 60% dell'effetto cardio-prottettivo delle dosi Colesterolo HDL Apo Apo A-I A-I moderate di alcool; un 15% circa di Trigliceridi Plasminogeno questo effetto sarebbe attribuibile alla Fibrinogeno favorevole modificazione dei fattori Lipoproteina (a) t-PA emostatici indotta dall'alcool stesso, ed Fattore von Willebrand p
Il paziente diabetico Diapositiva 31 I soggetti con diabete di tipo 2 sem- brano beneficiare in maniera partico- larmente consistente del consumo di Probabilità di incorrere in un evento coronarico in un gruppo di 943 diabetici di tipo 2, seguiti per 12 anni, in relazione al consumo di alcool dosi moderate di alcool. Va ricordato 100 Percentuale libera da eventi che recenti studi epidemiologici sugge- a riscono che i pazienti affetti da questa 80 b patologia abbiano un rischio molto ele- c vato di malattia coronarica, e siano di d e 60 a: >14 g alcool/die conseguenza di particolare interesse dal b: 2¸14 g alcool/die punto di vista della prevenzione di que- c:
Il paziente diabetico Diapositiva 33 Consumo di alcool e rischio di sviluppare diabete di tipo 2, in 12 anni, in una coorte di medici USA di sesso maschile I n uno studio di impianto analogo, ma condotto su una coorte di medici di sesso maschile, seguiti per 10 anni, si 1,2 è osservato un effetto protettivo 1,0 dell'alcool sulla probabilità di sviluppa- Rischio relativo 0,8 re, durante il follow-up, la malattia dia- 0,6 betica di tipo 2. I risultati di questo stu- dio suggeriscono infatti che i soggetti 0,4 con un consumo di alcool praticamente 0,2 nullo abbiano una probabilità di svilup- 0,0
Il paziente diabetico Diapositiva 35 U n altro meccanismo, del tutto spe- cifico, attraverso il quale l'alcool può influenzare il rischio cardiovascola- Effetti dell’acetaldeide, a bassa ( ) o alta ( ) concentrazione, sulla produzione di AGE, valutata come assorbanza specifica (A) o con due anticorpi specifici (B,C) re nel soggetto diabetico, è dovuto ad 0,3 A OD 3 40 un interessante effetto diretto 0,2 dell'acetaldeide, che rappresenta, come 0,1 Controllo senza è noto, il principale metabolita 0,0 acetaldeide 0 1 2 3 4 dell'alcool nell'uomo. 15 50 B 40 C AGE (U/mL) AGE (U/mL) L'acetaldeide stessa, infatti, è in grado 10 30 di influenzare in differenti modelli 5 20 sperimentali la produzione dei cosid- 0 10 0 detti “AGE” (Advanced Glycation 0 1 2 3 4 3 4 0 1 2 Tempo (settimane) Endproducts, o prodotti di glicazione Al-Abed, PNAS, 1999 avanzata). Si tratta di composti generati inizialmente dalla coniugazione di aminoacidi e zuccheri, poi rimaneggiati attraverso meccani- smi ormai ben noti, e che sembrano svolgere un ruolo specifico nell'aterosclerosi del soggetto dia- betico. La riduzione della formazione di questi composti da parte dell'acetaldeide, assieme al favorevole effetto sulla sensibilità all'insulina, potrebbe spiegare perché il miglioramento della prognosi car- diovascolare, nel paziente diabetico che consuma moderatamente alcool, sia particolarmente sensibile, e più ampio di quello osservato tra i non-diabetici. Diapositiva 36 Rischio di ipoglicemia dopo consumo serale di alcool nel diabete di tipo 1 U n rischio specifico associato al consumo di alcool nel paziente con diabete di tipo 1 è quello di ipogli- Il consumo di 0,75 g/Kg di alcool serale sotto forma di vino bianco, in 6 soggetti con diabete di tipo 1, cemia. Secondo lo studio presentato in ha indotto, in uno studio controllato, 5 casi di diapositiva, infatti, il consumo di una ipoglicemia dopo la colazione del mattino dopo. dose serale di 0,75 grammi di alcool Dopo il consumo di vino bianco (ma non di acqua) pro Kg (pari a circa 50-60 grammi in un si è osservata, tra le 0.00 e le 4.00 del mattino, una significativa riduzione della concentrazione di GH nel soggetto di peso medio, e quindi in real- plasma. L’insulinemia non è stata invece influenzata. tà al di fuori del range dei consumi co- I soggetti con diabete di tipo 1 dovrebbero essere informati che il consumo serale di alcool, anche se siddetti “moderati”) induce infatti con non eccessivo, può indurre ipoglicemia la mattina elevata probabilità una marcata ipogli- successiva, dopo la colazione. cemia dopo la colazione del mattino se- Turner, Diabetes Care, 2001 guente. I pazienti con diabete di tipo 1 dovreb- bero essere messi al corrente di questo possibile effetto metabolico dell’alcool, il cui meccanismo non è ben chiarito.
Possibili effetti specifici del vino Diapositiva 37 rispetto alle altre bevande alcoliche Gas cromatogramma di LDL umane incubate con rame, in assenza (A) o in presenza (B e C) di fenoli del vino A =LDL di U na parte non trascurabile della let- teratura scientifica interessata alla protezione cardiovascolare associata A=LDL A B C controllo; alle bevande alcoliche ha sottolineato le B =LDL+ differenze tra il vino (e soprattutto il vi- Risposta relativa B=LDL+ fenoli del vino, 3,8 mmol/L no rosso) e le altre bevande da questo C =LDL+ C=LDL+ punto di vista, sottolineando il ruolo po- fenoli del vino, tenzialmente interessante che i compo- 10 mmol/L nenti minori non alcolici del vino rosso possono svolgere in molti processi dell'aterogenesi. 0’ 2’ 4’ 0’ 2’ 4’ 0’ 2’ 4’ Tempo In questo studio, pubblicato su Lancet Frankel, Lancet, 1993 circa 10 anni addietro, Frankel ha dimo- strato come l'incubazione di LDL uma- ne con fenoli del vino rosso sia in grado di influenzare in maniera molto marcata l'ossidabilità del- le LDL stesse. La presenza dei picchi di ossidazione delle LDL , riportati in diapositiva, viene infatti consistentemente ridotta dalla coincubazione con i fenoli del vino; la protezione antiossidante, nel modello sperimentale di Frankel, era più efficace rispetto a quella ottenibile mediante l'impiego di un efficace antiossidante, e cioè della Vitamina E. Diapositiva 38 P iù recentemente Itakura ha confer- mato questo risultato “ex vivo”, di- mostrando come il consumo di vino ros- Correlazione tra la concentrazione di fenoli totali nel vino rosso ed il tempo di latenza dell’ossidazione delle LDL Variazione del tempo di latenza (%) so, attraverso i fenoli totali presenti nel 500 R=0,6752 vino stesso, sia in grado di influenzare p
Possibili effetti specifici del vino rispetto alle altre bevande alcoliche Diapositiva 39 U n altro aspetto studiato attenta- mente della possibile specificità del vino è rappresentato dalla presenza, Quantità crescenti di Resveratrolo inibiscono l’espressione di TF indotta da LPS (100 ng/mL) da parte di cellule mononucleate nel vino stesso, del Resveratrolo, una 100 Attività di TF (%) molecola ben rappresentata nella buc- 80 cia dell'uva e che si trova in concentra- 60 zioni talora elevate (anche se molto va- riabili) nel vino rosso. 40 Secondo dati recenti il Resveratrolo, che 20 è un discreto antiossidante, è anche in 0 grado di inibire in modo dose-dipen- 0 25 50 75 100 dente l'espressione del tissue factor (TF), Resveratrolo (mM) una molecola di particolare interesse sia Pendurthi, ATVB, 1999 teorico sia pratico per il suo ruolo cru- ciale nell'innesco della formazione del trombo. Diapositiva 40 Effetto di differenti bevande alcoliche 1,4 sulla mortalità coronarica S econdo alcuni autori, grazie all'effetto antiossidante dei fenoli in esso contenuti, il vino potrebbe essere in grado di ridurre gli eventi coronarici 1,2 Rischio relativo in maniera più significativa rispetto alle LIQUORI 1,0 altre bevande alcoliche. 0,8 BIRRA Nell'analisi presentata in questa diaposi- tiva, tratta dal database dello studio di 0,6 Copenaghen, in effetti, Gronbæk ha os- VINO servato una netta riduzione del rischio 0,4 di malattia coronarica rispetto agli aste- Mai Mensile Sett.le 1-2/die 3-5/die Frequenza di consumo delle specifiche bevande alcoliche mi, pari a oltre il 50%, tra i consumatori Grønbæk, BMJ, 1995 di vino mentre i consumatori di birra be- neficerebbero di una minore riduzione del rischio, ed i consumatori di superalcolici addirittura di un lieve aumento.
Possibili effetti specifici del vino rispetto alle altre bevande alcoliche Diapositiva 41 Abitudini alimentari e consumo di bevande alcoliche in un campione di 23.284 uomini danesi V a peraltro osservato che altri studi non concordano con l'interpre- tazione di coloro che considerano il vi- Uomini che abitualmente Consumo preferenziale di: no diverso, dal punto di vista della pro- consumano: Astemi vino birra liquori tezione coronarica e cardiovascolare, (%) dalle altre bevande alcoliche, o danno Molta frutta 21,6 19,0 12,1 17,8 di questa differente associazione inter- Molto pesce 31,5 42,2 31,9 37,3 pretazioni di altra natura. Molti legumi 47,5 66,0 48,2 50,7 In questa analisi di Tiønnenland, con- Molta insalata 33,4 61,2 35,5 38,8 Niente grassi o pane 18,8 18,4 10,0 14,4 dotta anch'essa, come quella di Olio di oliva per cucinare 7,1 13,4 5,1 6,4 Gronbæk, in una popolazione danese, si è osservato per esempio che i consu- Tiønneland, Am J Clin Nutr, 1999 matori preferenziali di vino hanno in ge- nere uno stile di vita, ed in particolare uno stile alimentare, decisamente più favorevole di quello dei soggetti che consumano preferen- zialmente invece birra e liquori. La diapositiva mostra per esempio come il consumo di olio di oli- va sia circa doppio tra i consumatori di vino rispetto ai consumatori di liquori, come la tendenza ad usare meno grassi sia altrettanto più frequente, e come siano consumati più frequentemente legumi, insalata e pesce. E' quindi possibile che, almeno in alcuni Paesi, il consumo di vino sia associato ad un pattern ali- mentare più favorevole, e sia pertanto un indicatore (non causale) di una maggiore attenzione allo stile di vita. Diapositiva 42 S econdo un'analisi di Rimm effettua- ta qualche anno fa, in effetti, le evi- denze epidemiologiche globali non so- Uso di specifiche bevande alcoliche e protezione coronarica: evidenze epidemiologiche no a favore di una differenza del vino Il valore in ogni settore dello schema dalle altre bevande alcoliche. Secondo i Birra dati allora disponibili (ma la situazione indica il numero di 1 Vino studi epidemiologici 1 3 non è mutata successivamente in modo che hanno rilevato 3 apprezzabile) il numero degli studi di una protezione 2 0 natura epidemiologica che attribuivano coronarica per il 2 un effetto protettivo al consumo di vi- consumo della Liquori no, al consumo di birra o al consumo di bevanda o delle liquori era sostanzialmente analogo. bevande indicate Questo è vero anche analizzando sepa- Rimm, BMJ, 1996 ratamente gli studi di maggiore interes- se formale (quelli detti “di coorte”). Secondo Rimm, in conclusione, tutte le bevande alcoliche, a parità di alcool consumato, svolgono di fatto lo stesso effetto cardioprotettivo.
Effetti cardiovascolari sfavorevoli dell’alcool Diapositiva 43 A livello cardiovascolare, l'alcool svolge solo limitati effetti sfavore- voli. Uno di essi, ben noto, riguarda Correlazione tra pressione sistolica e diastolica e consumo di alcool in una coorte scandinava 150 SISTOLICA l'azione ipertensivante. A dosi elevate, Pressione arteriosa 140 infatti, l'alcool tende ad aumentare sia (mm Hg) 130 la pressione diastolica che la pressione sistolica. 120 90 In questo studio scandinavo, in partico- lare, l'aumento dei valori pressori è pra- 80 DIASTOLICA ticamente lineare passando da valori di 70 consumo di 70 grammi al giorno a valo- 50 100 150 200 250 300 350 Consumo giornaliero medio di alcool ri 5 volte maggiori. nei tre mesi precedenti (g/die) Kupari, Moderate Alcohol Consumption and CVD, 2000 Va comunque rilevato come già i valori più bassi di questo range siano largamente al di sopra delle dosi di alcool considerate moderate (20-40 grammi/die). Diapositiva 44 Rischio relativo di aritmie sopraventricolari (ASV) in soggetti con alto o basso apporto di alcool Persone con ASV S oprattutto a dosi elevate, l'alcool svolge anche un effetto aritmoge- no. Le aritmie indotte sono in genere di ³6 drink
Effetti cardiovascolari sfavorevoli Diapositiva 45 dell’alcool Abuso di alcool e cardiomiopatia dilatativa 100 negli uomini U n altro effetto tossico dell'alcool sul sistema cardiovascolare riguar- da la fibro-cellula muscolare miocardi- ca. Esiste in effetti una correlazione di- 80 non trapiantati (%) Sopravvivenza tra i retta tra l'abuso di alcool e lo sviluppo A di una cardiomiopatia dilatativa, ed è 60 anche dimostrato, per esempio da que- 40 A: cardiomiopatia dilatativa B sti recenti dati di Gavazzi, come l'inter- idiopatica C ruzione dell'abuso di alcool migliori sen- 20 B: abuso di alcool interrotto sibilmente la prognosi dei soggetti af- C: abuso di alcool continuato 0 fetti da questa patologia. 0 12 24 36 48 60 72 84 Mesi In assenza di consumo di alcool anche la Gavazzi, Am J Cardiol, 2000 loro probabilità di sopravvivere, quando non sottoposti a trapianto, è migliore.
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