Basi e Tecniche di Pasticceria Classica e Moderna - Formatore Fabio Toso -Alta Formazione
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Basi e Tecniche di Pasticceria Classica e Moderna Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 1
i dolci … un po’ di storia I dolci erano già conosciuti nell'antichità ma non erano molto diffusi perchè per la loro preparazione mancava l'elemento base cioè lo zucchero che era sostituito dal miele. Lo zucchero usato era il prodotto ricavato dalla canna, chiamato appunto "canna da zucchero" Questa pianta, era già coltivata in India e chiamavano lo zucchero "sale indiano". Dall'India si diffuse poi in tutto il Medio Oriente e di seguito anche in molti paesi a clima caldo. Lo zucchero in canna originalmente era usato in medicina come lassativo ed in Europa aveva un prezzo molto alto trattandosi di merce di importazione. I dolci che facevano nell'antica Grecia e a Roma a noi di certo non sarebbero stati graditi. La composizione degli ingredienti era per lo più assai strana perchè alla farina e al miele univano i formaggi o cervellini di animali ridotti in poltiglia. Nell'Alto Medioevo l'arte dolciaria era mantenuta eccezionalmente dalle suore nei conventi e facevano principalmente dei biscotti e pasticcini molto semplici. Furono gli arabi a perfezionare le conoscenze gastronomiche divenendo dei raffinati pasticcieri. Dagli arabi in poi l'arte dolciaria progredì continuamente raggiungendo nel 1600 circa la sua più alta perfezione. Lo zucchero in canna sostituì gradualmente il miele nei dolciumi più raffinati già dal 1500 quando, verso la metà del 1700 la chimica subì uno sviluppo importante. Fu in quel periodo che un chimico tedesco per primo rilevò che un prodotto quasi uguale allo zucchero di canna si poteva estrarre dalle barbabietole. Fu una scoperta importantissima perchè i paesi dal clima freddo non potevano coltivare la canna da zucchero ma erano in grado di coltivare su larga scala la barbabietola. La pratica dolciaria di Greci e Romani iniziò affondando le radici nella tradizione panificatoria, e numerose sono le testimonianze che identificano questa commistione. Le prime elementari elaborazioni dolci furono per lungo tempo riservate esclusivamente alle grandi solennità, e venivano spesso modellate a forma di animale, quali offerte votive per gli dei. Miele, uova, farina di grano o avena, latte e vino furono i primi ingredienti dei dolci, arricchiti a seconda delle aree geografiche con frutta secca, datteri, fichi, mele cotogne o formaggio. Nell'alto Medioevo non si manifestarono sostanziali differenze con le golosità del periodo classico, poi gli Arabi introdussero l'uso delle essenze e dei profumi distillati, dei quali troviamo traccia nelle zuppe dolci moderne. Nel basso medioevo si diffusero alcuni tipi di preparazioni abbastanza elaborate come cialde e marzapane, "sperimentate" sopratutto nei monasteri, grazie al privilegio della panificazione, alla pratica dell’apicoltura e all’utilizzo delle spezie. Fino al '400, i ricettari accennano solo ad offelle e frittelle, mentre da altre fonti si ha notizia di confetti, mostaccioli e qualche dolce monumentale. Il salto dalla produzione domestica dei dolci a quella relativamente più diffusa, non risale certamente a prima del '500. Lo zucchero , ingrediente fondamentale della moderna pasticceria, impiegò del tempo ad affermarsi sul miele, poiché il suo costo era proibitivo. I grandi banchetti rinascimentali si aprivano con dolci simili alle nostre paste, perchè il servizio di credenza ,che noi chiamiamo antipasto, era costituito da piatti freddi tra i quali dominavano proprio i dolci. Le regine della pasticceria, le torte farcite, comparvero solamente alla fine del ‘600. Oltre all'uso del cacao, si affermò l'impasto al burro, e verso la metà del ‘700 cominciò ad Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 2
imporsi anche quello alle uova, più morbido, farcito con la creazione di numerose creme. Furono i popoli del nord Europa a perfezionare queste ricette. Risale ai primi del '700 la Linz o Viennese, la più antica delle torte con l’impasto di burro, mentre venne creata solo ai primi dell'800 la Sacher , la più famosa delle torte a base di uova. I primi negozi adibiti alla vendita di paste, dolci e torte di produzione propria, sorsero a fine '600, culminando con l'800 nelle rinomate e frequentatissime "Pasticcerie" delle grandi città europee. La maggior parte delle dolcezze tipiche offerte nei giorni di festa sono frutto di sapienti mani contadine e i prodotti utilizzati sono quelli sul territorio. Basti pensare che in molti dolci piemontesi è presente le nocciola tonda gentile, alla quale è stata riconosciuta l'Igp (indicazione geografica protetta). Nella zona di coltivazione del mais si realizzano i dolci a base di farina gialla, come la sbrisolona lombarda, i bricciolani piemontesi e la fregolotta veneta. Regina della tradizione siciliana è la mandorla, quella di Avola, i dolci di pasta di mandorle sono inconfondibili; in Sardegna accanto alle mandorle spicca il miele, ingrediente base delle sebadas. Altri dolci a base di frutta secca, spezie e uvetta sono originari della tradizione austriaca, come quelli del Friuli Venezia Giulia o del Trentino Alto Adige. E poi di roccoco', susamielli, divino amore, zeppole e struffoli, panpepato,ricciarelli e altri… Le Zeppole, tipiche della costiera sorrentina, sono ciambelline fritte preparate con una pasta a base di farina acqua latte ed anice, e condite con miele, diavulilli (confettini piccini e coloratissimi) e scorzette d'arancia. Gli struffoli sono un tipico dolce natalizio napoletano, la cui forma è a base di sfere ricoperte di miele e dai multicolorati diavulilli. L'origine degli struffoli è greca: il nome, deriva da strongulos, cioè pasta a forma sferica, arrotondata o incavata; anche questa preparazione è consolidata nella tradizione pasticciera napoletana. I Roccocò a forma di ciambella, adatto a chi ha denti solidi, trae la sue origini invece dal francese rocaille per la barocca e rotondeggiante forma di conchiglia. Famosissimo è anche il panforte di Siena,delizioso e ricco di mandorle,noci e gherigli. Il dolce tipico di Ferrara per il Natale è il panpepato. A Bologna e in tutta la sua provincia, il panone è il dolce tipico delle feste natalizie insieme al certosino. I due dolci sono di colore simile tra loro ma di consistenza nettamente diversa: hanno in comune le decorazioni in superficie fatte con canditi, cioccolato e frutta secca ma, se il certosino assomiglia, nella sua consistenza, al panpepato ferrarese, il panone è più una ricca torta lievitata. In Trentino, particolarmente famosi sono: lo zelten, un pane dolce farcito con frutta secca e canditi. Un tempo era il dolce di Natale per eccellenza in Trentino. Lo si gustava al rientro dalla messa di mezzanotte. Ogni famiglia ha ancora la sua ricetta specifica per la buona riuscita del dolce; e lo strudel : dolce tirolese il cui nome significa in tedesco "gorgo", ovvero qualcosa che si avvolge su se stesso, come la pasta di questo dolce ripieno di mele e uva sultanina. In Friuli Venezia Giulia, la Gubana e’ il dolce più tipico della regione. Golosissima pasta sfoglia, dolce, ripiena di frutta secca e spezie, canditi amalgamati con rosso d'uovo e montati a neve con albume. La ricchezza di sapori e di ingredienti riflette la cucina friulana, dove i prodotti locali si fondono a droghe esotiche e agrumi mediterranei. A Verona, trionfa il Pandoro, diventato un simbolo del Natale ... Soffice, il sapore delicato, il colore oro intenso, spruzzato di zucchero a velo... Il nome pandoro deriva dal colore giallo oro intenso di questo dolce. Le sue origini sono incerte. C’è chi lo fa risalire all’Austria dell’Impero Asburgico e ai pasticcieri della Casa Reale di Vienna che preparavano il “pane di Vienna”, una variante della pasta brioche francese. Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 3
Altri sostengono, invece, sia originario della Repubblica Veneta del Rinascimento, delle ricche famiglie patrizie che consumavano un dolce chiamato “pan de oro” ricoperto di sottili foglie di oro zecchino. Le tradizioni più certe lo riconducono al “nadalin”, un dolce a forma di stella, che - alla fine dell’Ottocento - le famiglie veronesi preparavano a Natale. Il Panettone e’ la più classica delle specialità lombarde. Sono ben tre le storie sulla nascita di questo squisito dolce milanese. La più conosciuta narra di come durante la Vigilia i cuochi di una casa nobiliare avessero fatto bruciacchiare in forno il dolce destinato al banchetto del loro padrone. Uno degli sguatteri, Toni, propose allora di utilizzare un impasto preparato con ciò che era avanzato da quello bruciato. Il nuovo pane dolce, chiamato “El pan del Toni”, ebbe un grande successo in tutta la città. La seconda racconta invece di una suora che, rattristata dal fatto di non poter offrire un dolce a Natale, ebbe l’idea di aggiungere burro, cedro ed uvetta all’impasto del pane. Ma la più bella è forse quella di due innamorati milanesi, Ughetto ed Adalgisa. Innamoratosi della ragazza, figlia di un fornaio che navigava in cattive acque, il nobile Ughetto inventò il panettone riuscendo così a rendere ricca la famiglia di lei ed ottenendo dalla sua, che osteggiava l’unione a causa della differenza di ceto, la benedizione per portarla finalmente all’altare. Nella dolceria siciliana, invece, si uniscono la fantasia soggettiva del cuoco professionista o quella della più comune e popolare massaia alla tradizione secolare isolana che presenta ancor oggi le reminescenze delle dominazioni subite dall'isola. Le ricette dei dolci siciliani preparati per le feste contribuiscono, con il loro sfarzo ed ingredienti base come il pistacchio, la mandorla, il miele, la cannella e lo zucchero, ad accentuare il clima eccezionale della festa alla quale il dolce stesso è collegato, contribuendo così ad accentuare il distacco dalla quotidianità. Discorso a parte merita la frutta secca. Da sempre essa simboleggia l'abbondanza e la ricchezza nelle leggende popolari, si evince così come essa ha un posto di primo piano nella dolceria siciliana prodotta nel periodo natalizio. Fra i dolci più rinomati figurano: Il "Cuscus dolce", una tipica ricetta agrigentina natalizia. Si tratta di un dolce dalla forma rotonda o semisferica preparato adagiando su di uno zoccolo di pasta frolla o Pan di Spagna uno strato di conserva di pistacchio ed uno di crema pasticcera. Il tutto è completato e fermato da un colletto di pasta reale. Il tutto può esser arricchito aggiungendo all'impasto uno o più vini dolci. I "Cuddureddi" sono dei dolci natalizi tipici della città di Grammichele (Catania). Essi hanno la particolare forma ad anello, il loro involucro è creato impastando farina, acqua e zucchero ed il loro ripieno è costituito da un impasto costituito da vino cotto, spezie, mandorle, cannella e canditi di arance locali. Ed ancora, mustazzoli, cassate, buccellati, e chi più ne ha più ne metta. I dolci sono qualcosa in più di una semplice dedica al palato: costituiscono un appuntamento con la tradizione, con le ricorrenze, con i pranzi domenicali, che difficilmente rinunciano a concludersi con un vassoio di “paste”, di mignon o con una bella torta. Cornetti o croissant? Il croissant, comunemente chiamato brioche nelle regioni settentrionali e cornetto in quelle centro-meridionali, è una pasta dolce a forma di mezzaluna, la cui origine è tradizionalmente considerata francese. La sua composizione è a base di: farina, burro, uova, acqua e zucchero, con l'aggiunta di tuorlo d'uovo spalmato sulla superficie per Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 4
ottenere una colorazione più dorata. Il croissant che in Italia viene tradizionalmente consumato al bar insieme al cappuccino per colazione, pur essendo pressoché identico nella forma, differisce tuttavia per tipo di pasta da quello francese. Croissant significa crescente e sta per luna crescente o mezzaluna, come il simbolo della bandiera turca a cui la leggenda la vorrebbe far risalire. La tipica forma a mezzaluna viene fittiziamente attribuita al seguito della battaglia di Vienna nel 1683 alla fine dell'assedio della città da parte dell'Impero Ottomano. Alcuni panettieri austriaci avrebbero inventato la tipica forma a mezzaluna per celebrare la vittoria sulle truppe dei turchi ottomani. Si narra infatti che, per conquistare definitivamente Vienna, abbattendo le sue poderose mura, l'Esercito Ottomano andava scavando nottetempo delle gallerie sotterranee al di sotto di queste, per minarle e fare saltare così le fondamenta. I rumori delle pale e dei picconi furono udite dagli unici lavoratori svegli a notte fonda: i panettieri. Così venne chiesto proprio a loro di inventare qualcosa che celebrasse la vittoria Austriaca sul "Turcomanno". Beignet..o bignè..o choux? Un bignè, dal francese beignet, è una piccola preparazione di forma tondeggiante solitamente dolce. Esistono due preparazioni completamente differenti che portano il medesimo nome. Dal francese choux (che significa cavolo) è una pasta di gusto neutro molto usata in pasticceria e gastronomia. Una possibile etimologia del nome può essere la forma tonda, simile ad un cavolo verza, che assumono i gusci di beignets cotti. Sono infatti una delle applicazioni più comuni di pasta choux. È composta di acqua, burro, poca farina e uova. Dapprima la farina viene lavorata a caldo in una pentola con acqua, burro e sale; una volta freddato, il composto ottenuto viene montato con le uova, quindi steso su una placca da forno in forme varie, con l'aiuto di una tasca da pasticcere. Cuoce in forno a calore moderato, gonfiando e divenendo cava al suo interno. Si procede dunque a farcirla secondo necessità, per ricavarne beignets, zeppole, profiterole. Grazie al gusto delicato si presta a venire farcita anche con ingredienti salati e per queste caratteristiche trova posto in modi diversi sia come stuzzichino che come antipasto. Il bignè ripieno È un piccolo dolce composto da un guscio di pasta choux ripieno di creme variamente aromatizzate, diventata famosa dalla Belle époque in poi. La pasta choux, inserita in una tasca da pasticcere, con bocchette di vario diametro e scanalatura, viene spremuta in piccole quantità su una placca da forno e cotta. Al variare delle bocchette e delle forme impresse, si ottengono diversi risultati estetici. I gusci di bignè cuociono brevemente a temperature intorno ai 200° e nel cuocere gonfiano divenendo leggeri e cavi all'interno. Questa stessa cavità viene riempita di farcitura; successivamente il dolce viene coperto di glassa. A seconda del ripieno assumono un nome preciso, che spesso viene usato solo in alta pasticceria. Tra i più famosi ricordiamo lo Chantilly, bignè ripieno di panna montata. Tuttavia, poiché la pasta choux è di gusto neutro, il bignè viene anche farcito salato, ad esempio con salsa besciamella, crostacei, funghi o fondute di formaggio e servito come stuzzichino per buffet o aperitivi. La dimensione del bignè dolce può variare da un diametro di 10-12 cm alle dimensioni di una noce, tipiche della pasticceria minuta in uso specialmente in Piemonte. Il bignè salato è solitamente piccolo, tra i 3 e i 6 cm di diametro. Vi si fa riferimento anche con il nome di choux o bignola. Quest'ultimo termine, però, può trovarsi anche applicato alle ricette tradizionali del bignè fritto. Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 5
CALCOLO FROLLE S = SOLIDI L= LIQUIDI S L S L FARINA g BURRO g ZUCCHERO g UOVA g CLASSICA 1000 500 500 200 FONDI 1000 400 600 240 SABBIATA 1000 600 400 160 non oltre 70% non oltre 60% solo tuorli dà friabilità burro + zucchero = farina < 12°C uova = 10% totale impasto 25 gr burro = 10 gr uova FROLLA MONTATA dose FARINA BURRO Z. VELO UOVA TUORLI LATTE LIEVITO AMIDO 1° 1700 1500 800 500 0 0 0 0 2° 1000 500 500 0 160 200 6 0 3° 420 300 200 100 50 200 0 75 Impastare burro e zucchero, uova, farina e amido, 1h riposo, 180°C 15’. Pasta Frolla Classica In questo tipo di frolla burro e zucchero hanno lo stesso peso. E' la classica frolla per tutti gli usi quella che preparavano le nostre mamme, con cui invariabilmente facevano la crostata con la confettura, quella di mele, quella di ricotta, ma anche torte di frutta fresca o ripiene di creme semplici o al cioccolato . Non troppo morbida, non troppo dura, mediamente lavorabile. Ci si realizzano anche dei biscottini, o delle ciambelline adatte alla prima colazione o ad un tè. Prendendo ad esempio la dose di un chilogrammo di farina la composizione è: 1kg di farina 500 g di burro 500 g di zucchero Per calcolare il numero delle uova c'è una piccola regoletta che dobbiamo tenere a mente: si sommano i pesi di burro, zucchero e farina e si divide per 10. Nel nostro caso abbiamo due chilogrammi che divisi per 10 ci danno 200 g (2000: 10 = 200). Questa è la dose ottimale di uova da unire all'impasto. Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 6
Questa frolla classica è ovviamente suscettibile di piccoli accorgimenti. Se la vogliamo più friabile uniremo dei tuorli (sempre tenendo presente i 200 g complessivi di uova) e dello zucchero a velo. La ricetta finale potrebbe essere una di queste. Standard Più friabile 1kg di farina 1 kg di farina 500 g di zucchero 500 g di zucchero a velo 500 g di burro 500 g di burro 200g di uova intere (4 uova circa) 2 uova intere 6 tuorli (circa) (oppure 200g di tuorli) Pasta Frolla per fondi In questo tipo di frolla lo zucchero ha un peso maggiore del burro. Questo impasto è adatto per esempio per fondi (tartellette, crostate di mele o ricotta, crema ecc..) o per biscottini croccanti. La presenza maggiore di zucchero rispetto al burro dà all'impasto una maggiore croccantezza e robustezza una volta cotto. Lo zucchero infatti in forno caramellizza ed è proprio questo che conferisce all'impasto le caratteristiche prima dette. Ma quanto zucchero in più possiamo mettere rispetto alla dose classica che ne prevede il 50% rispetto alla farina? Diciamo che sarebbe bene non superare il 60% circa sul peso della farina, sia perchè l'impasto risulterebbe troppo dolce e sia perchè in cottura la pasta frolla diverrebbe troppo scura prendendo anche un gusto amaro (tipico del caramello). Quindi tenedo sempre presente che burro e zucchero sommati insieme debbono avere peso equivalente alla farina, la composizione potrebbe essere questa: 1 kg di farina 600 g di zucchero 400 g di burro Per il calcolo delle uova facciamo sempre riferimento alla regola detta sopra tenedo però presente che essendoci meno burro, abbiamo bisogno di più liquido per assorbire la farina. Dobbiamo quindi prevedere più uova rispetto ai 200 g calcolati. Ma quanto di più? Basta solo vedere quanto burro in meno abbiamo messo e per ogni 25 g di burro in meno dobbiamo calcolare 10 g di uova in più. Nel nostro caso abbiamo 100 g di burro in meno e quindi dobbiamo unire 40 g di uovo oltre ai 200 g standard. (100 : 25 = 4 ; 4 x 10 = 40). La ricetta finale potrebbe essere questa: 1 kg di farina 600 g di zucchero 400 g di burro 240 g di uova intere Pasta frolla tipo sablée In questo tipo di frolla il burro ha un peso maggiore dello zucchero. Questo impasto è perfetto per biscotti e pasticcini poichè particolarmente friabile, ma anche per torte di frutta fresca e crema: al taglio non si spaccano, ma sono morbide e fondenti. E' proprio l'alta percentuale di burro che rende questo tipo di frolla piacevolmente morbida, fondente e delicata al gusto. Anche qui la stessa Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 7
domanda: ma quanto burro in più possiamo mettere rispetto alla dose standard del 50% rispetto al peso della farina? Diciamo che non ci si può spingere oltre il 70% perchè ovviamente sarebbe impossibile ottenere un impasto lavorabile e una volta cotto si sbriciolerebbe miseramente. Per questo di solito ci si attesta su un 60% di burro che dà comunque un ottima friabilità. Volendo aumentarla si possono inserire dei tuorli in tutto o in parte a seconda della maggiore o minore friabilità richiesta. Tenendo sempre a mente che burro e zucchero insieme debbono avere peso equivalente alla farina, la composizione potrebbe essere questa: 1 kg di farina 400 g di zucchero 600 g di burro Per il calcolo delle uova si fa sempre riferimento alla regola detta sopra tenendo però presente che la maggiore quantità di burro implica necessarimente meno uova per realizzare l'impasto. Quindi meno dei 200 g standard necessari. Ma quanto in meno? Basta semplicemente vedere quanto burro in più è stato aggiunto e per ogni 25 g di burro in più vanno tolti 10 g di uova. Nel nostro esempio di ricetta sono stati aggiunti 100 g in più e quindi vanno tolti 40 g di uova. La ricetta finale potrebbe essere questa: 1 kg di farina 400 g di zucchero 600 g di zucchero 160 g di uova intere Partendo quindi dalla regola che impone che la somma dei pesi di burro e zucchero deve essere equivalente a quello della farina, siamo in grado ora di elaborare infinite ricette di pasta frolla, dalle più dolci e croccanti a quelle più delicate e friabili. Basta tenere a mente che lo zucchero non può scendere oltre il 30% e il burro non può superare il 70% del peso della farina. Sapendo come calcolare la dose esatta di uova e/o tuorli, non incorreremo in impasti troppo molli e umidi, (che ci obbligano ad aggiungere farina alterando l'equilibrio con burro e zucchero), o troppo secchi e sbriciolosi, (che ci costringono ad aggiungere acqua o latte), ma ogni volta, pur variando a nostro piacimento burro e zucchero, avremo sempre impasti perfetti. Metodi di impasto Vediamo ora come realizzare l'impasto. I metodi sono sostanzialmente due: il metodo classico ed il metodo sabbiato. Possono essere tutti e due praticati a mano, o con una impastatrice e dànno risultati leggermente diversi, pur utilizzando proporzioni fra ingredienti uguali. Cosa fondamentale per entrambi, è l'impasto rapido che sia capace di non sviluppare la maglia glutinica. Metodo classico Planetaria foglia Burro 10°C + zucchero + aromi + uova + farina STABILIZZARE 4°C 10 – 12 h. Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 8
Metodo sabbiato (o inverso) Planetaria foglia farina + burro (sabbiatura) aggiungere: aromi + zucchero + uova STABILIZZARE 4°C 10 – 12 h. Metodo montato Planetaria frusta burro 18°C + zucchero (incorpora aria e disperde molecole di grasso) aggiungere a filo le uova + aromi + farina non superare 32% burro sul totale ingredienti per evitare perdita di forma del biscotto STENDERE SU TEGLIA CON SAC A POCHE Planetaria foglia farina + burro (sabbiatura) aggiungere: aromi + zucchero + uova STABILIZZARE 4°C 10 – 12 h. Qualunque sia il metodo usato, la pasta una volta pronta, va posta in frigo a raffreddare in modo che il burro riacquisti solidità. Coperto con pellicola o carta da forno, il panetto di pasta deve riposare in frigo....Per tale motivo questa pasta è chiamata frolla proprio per la sua necessità di essere frollata al fresco per un certo periodo, come per alcuni tipi di carne o selvaggina. Una volta riposato, l'impasto va lavorato un poco con le mani per rifar acquistare plasticità al burro. A questo punto la pasta frolla è pronta per essere impiegata. Nella frolla posso anche aggiungere materie prime “complementari” che andranno a caratterizzare la mia ricetta in gusto, colore o aromi. • Cacao: molto più astringente della farina per cui per ogni sostituisco 100gr di farina con 20gr di cacao amaro ed aggiustiamo aggiungendo 10gr di zucchero. • Frutta secca in farina: sostituisco 100gr di farina con 200gr di frutta secca in farina e aggiungo il 10% del peso della frutta (20gr) di uovo per bilanciare la ricetta • Paste di frutta secca (es pasta nocciola, pistacchio… etc): aggiungo 100gr di pasta a 500 gr di burro della ricetta, bilanciando con un 20% del peso della pasta di frutta (20gr) di albume.L’aggiunta di paste di frutta secca hanno un effetto sul punto di fusione del burro, abbassandolo – rendendo la pasta meno lavorabile – e sulla struttura del prodotto, rendendolo più friabile. • Copertura o massa di cioccolato: va aggiunta sciolta al burro in fase di lavorazione in una rapporto di 300-400gr per kg di farina. Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 9
LA MERINGA TIPOLOGIA ALBUME ZUCCHERO FORNO CLASSICA MONTATO A NEVE INCORPORATO A SI FERMA MANO DOPO MONTATURA ALBUMI ITALIANA ALBUMI + 20% ZUCCHERO a 121°C NO ZUCCHERO. A ¾ DI (ca. 20% H2O) MONTAGGIO Dose tipo INSERISCO 250 g zucchero ZUCCHERO A FILO 125 g albumi A 121°c IN DUE 60 g acqua VOLTE FRANCESE MONTARE CON 1/3 DIVIDERE IN TRE SI ZUCCHERO, PARTI VOLUME QUANDO INCORPORARE A MAGGIORE POST RADDOPPIA IL MANO IL COTTURA VOLUME RESTANTE 1/3 AGGIUNGERE IL SECONDO 1/3. SVIZZERA ALBUME A MANO SI MONTATO CON RESTANTE META’ UGUALE PESO DI A MONTAGGIO ZUCCHERO A 60°C ULTIMATO 1 : 2 Per avere il centro morbido ridurre lo zucchero. Stabilizzare con 0,3% di acido (normalmente limone) per favorirne montatura. Lo zucchero va addizionato poco alla volta e non dall’inizio, aggiungendone poco per volta, migliorandone lo sviluppo di volume. Cottura a 85°C 2 - 3 h. Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 10
Masse montate Fra le masse montate troviamo tre diverse tipologie: • pesanti quindi poco battute, alveolo chiuso; uova 1500, zucchero 1500, farina 1500 • medie quindi molto battute, volume maggiore, alla vista soffici ed alveolo aperto; uova 1500, zucchero 1000, farina 1000 • leggere ovvero senza mg, con farina diminuita del 60%, ricche d’uova, vedi savoiardi uova 1500, zucchero 750, farina 750. Tralasciando il sistema di montatura del pan di spagna con gli emulsionanti troviamo la montata: • a caldo: dopo aver amalgamato uova e zucchero scaldare a 50°C, quindi montare fino alla formazione della schiuma, setacciare la farina, quindi unire al composto. • a freddo: come sopra ma a freddo. • a freddo in doppia montata: montare i tuorli con 2/3 dello zucchero, quindi gli albumi con la restante parte di zucchero, unire i composti, la farina setacciata. L’uovo, dopo aver sciolto lo zucchero attraverso l’acqua naturalmente contenuta, sottoposto al calore sviluppano bolle d’aria (in realtà un inizio di vapore) che generano dei “fori” in cui si andrà ad inserire la farina durante il miscelamento. In alcune preparazioni, più pesanti (es. burro o f. secca), sarà necessario migliorare la crescita e lo sviluppo della preparazione con del lievito chimico. Materie prime Uova: l’acqua scioglie gli zuccheri, la parte proteica struttura la massa, la parte grassa, assorbe aria; la lecitina emulsiona acqua e grassi. Tuorli: con l’aggiunta di tuorli si assiste a un’esplosione della massa, perché il frazionamento dei tuorli dato dai fili della frustra porta a una maggiore capacità di assorbimento d’aria. Il prodotto si asciugherà prima, ma è fondamentale negli impasti che devono trattenere l’umidità dell’inzuppo. Farina/amidi: la fecola appesantisce la massa, ma la rende più fondente in bocca ed elegante al gusto. Miele: serve per ottenere un prodotto più colorato e trattiene l’umidità. La sua presenza è importante nel pan di Spagna arrotolato. Accorgimenti per un buon pan di spagna: lavorazione rapida temperatura 35°C per aiutare l’uovo ad assorbire una maggior quantità d’aria valvola chiusa in cottura a 175°C (statico 10°C +, ventilato 10°C -), utilizzo di vapore naturalmente presente utilizzare fruste con filo sottile Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 11
Torta Mimosa Così chiamata perché alla vista deve ricordare la sofficità del fiore della pianta omonima e nella decorazione si dovrebbe tagliare il pan di spagna appunto come fosse piccoli fiori. Pan di Spagna crema Chantilly sciroppo aromatizzato allo Strega scaglie di cioccolato (a piacimento) La crema chantilly è una crema che si realizza grazie all’unione della crema pasticcera ed alla panna. La percentuale può essere variabile, anche se risulta molto gradevole utilizzare 1/3 di panna montata e 2/3 di crema. In alternativa si può alleggerire il sapore miscelando 1/3 di crema con 2/3 di panna. Occorre ricordare che la chantilly francese è realizzata esclusivamente con panna e zucchero. Sciroppo 1, 300 gr. zucchero 1 lt. acqua A ebollizione raggiunta spegnere e freddare. A piacere aggiungere bucce di limone, cannella, anice, chiodi di garofano, anice stellato, zucchine, liquori, etc…. Sciroppo 1 kg zucchero 2 l acqua 8 pz anice stellato 5 chiodi di garofano 3 limoni scorza Pan di spagna 7 uova 180 g zucchero 180 g farina 30 g fecola vaniglia qb Montare le uova leggermente scaldate con lo zucchero. Unire delicatamente a mano la farina, la fecola setacciata e la vaniglia. Disporre il composto in stampi imburrati e cuocere in forno a 170-175 °C per ca. 15 min. Ricavare 2 strati dal pan di spagna tagliando con un coltello a seghetta facendo molta attenzione a non danneggiarlo. Bagnare con il liquore e farcire con la crema chantilly e scaglie di cioccolato. Dopo aver chiuso glassare con altra crema e cospargere di cubetti. Ricavare tre strati dal pan di Spagna. Tagliare lo strato centrale a cubetti e farcire il pan di Spagna inzuppato con lo sciroppo con la crema chantilly ed il cioccolato. Glassare la torta con crema chantilly e con i cubetti di pan di Spagna. Spolverizzare a piacere con lo zucchero a velo. Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 12
Pan di spagna al cacao 7 uova 220 g zucchero 220 g farina 25 g cacao Montare le uova leggermente scaldate con lo zucchero. Unire delicatamente a mano la farina, il cacao e disporre il composto in stampi imburrati e cuocere in forno a 170-175 °C per ca. 20 min. Ricavare 2 strati dal pan di spagna, bagnare con il liquore Strega e acqua (1:5) e farcire con la crema chantilly (2/3 di crema pasticcera e 1/3 di panna) e scaglie di cioccolato (a piacere). Dopo aver chiuso glassare con altra crema e cospargere di cubetti di pan di spagna. Torta Margherita 4 uova intere 7 tuorli 250 gr zucchero 125 gr farina 125 gr fecola di patate 80 gr burro fuso Scorza di limone Vaniglia Montare le uova leggermente scaldate (se si può), i tuorli e lo zucchero. Unire la farina e la fecola setacciate e da ultimo il burro fuso e gli aromi. Cuocere a 170°C per circa 25 minuti. Biscuit savoiardo 360 gr albumi 500 300 gr zucchero 410 240 gr tuorli 330 300 gr farina 00 350 Montare gli albumi e lo zucchero, incorporare i tuorli sbattuti e da ultimo la farina setacciata. Stendere l’impasto con l’apposito pettine o con un sac à poche su fogli di silpat o carta da forno. Cuocere a 180° C circa 10 – 12 min. Biscuit cacao senza farina 240 g albumi 250 g zucchero 160 g tuorli 70 gr cacao Montare gli albumi con lo zucchero, aggiungere i tuorli appena sbattuti e cacao setacciato. Cottura a 160°C circa 20 min. Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 13
Biscuit classico 360 g albumi 300 g zucchero 180 g tuorli 200 g farina 00 100 g fecola di patate Montare gli albumi con 1/3 dello zucchero a neve ferma, aggiungere il restante zucchero a mano. Unire i tuorli battuti, quindi le farine setacciate. Cuocere a 220°C 15’. Biscuit arrotolato 240 g tuorli 100 g zucchero 240 g albumi 180 g farina 00 20 g fecola di patate Montare i tuorli con lo zucchero, gli albumi a neve a neve ferma. Unite le due montate, quindi aggiungere farina e fecola, cuocere a 220°C 7’. Biscuit alla nocciola 100 g tuorli 120 g zucchero 110 g farina 00 15 g miele 150 g albumi 1 baccello di vaniglia 40 g farina di nocciole Montare i tuorli con 70 g di zucchero, il miele, la vaniglia. Montate gli albumi con il rimanente zucchero, unite i due composti, quindi la farina, le nocciole. Stendete su teglia ed infornate a 210°C 6 minuti possibilmente su tappetini in silicone da forno. Biscuit 200 tuorlo 100 zucchero 200 farina 50 fecola 300 albumi 150 zucchero Montare tuorli e zucchero, setacciare farine Montare albumi, unire i omposti, 180°C 10’ Tiramisù 300 g tuorlo pastorizzato 150 g zucchero 1000 g mascarpone 300 g savoiardi 400 g caffè non zuccherato Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 14
Montare i tuorli con lo zucchero, unire il mascarpone, quindi alternare i savoiardi bagnati nel caffè a strati di crema al mascarpone, chiudere con cacao. Millefoglie Il millefoglie è un dolce così chiamato per la moltitudine di sfoglie intervallate fra uno strato e l’altro. Si contraddistingue la qualità nella fragranza della sfoglia e nella freschezza della crema, che può essere pasticcera o chantilly. pasta sfoglia crema pasticcera o chantilly Sfoglia I° impasto (pastello) 700 gr farina Manitoba 360 gr acqua 15 gr sale Amalgamare gli ingredienti fino ad ottenere un impasto omogeneo; coprire e lasciar riposare 10 - 15 minuti. II° impasto (panetto) 1000 gr burro o margarina sfoglia 300 gr farina 00 Amalgamare bene, formando un panetto regolare. Preparazione Prendere il primo impasto e stendere con il mattarello. Disporre il secondo impasto al centro del primo, chiudere bene in modo che non fuoriesca e dare il primo giro. Alla sfoglia si danno 4 giri, 2 da 3 e 2 da 4. Tra un giro e l’altro la pasta va coperta e lasciata riposare per circa 20 minuti a 6 - 8°C. Forare la pasta e cuocere a 200°C per 20 – 25 minuti. Note: Durante la lavorazione, la sfoglia si tira sempre in un verso per ogni giro. Tra un giro e l’altro il panetto va girato di 90°. E’ meglio intervallare 24 ore tra la cottura e l’utilizzo per realizzare dei dolci. Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 15
Crema pasticcera (espressa in g) latte zucchero tuorli farina amido mais amido riso cottura 1000 300 200 60 40 - gas ind 1000 300 250 - - 80 gas ind 1000 300 200 - 70 - gas ind 1000 300 250 - 40 40 gas ind Bollire il latte con mezza dose di zucchero e vaniglia. Unire i tuorli con la restante dose di zucchero, vaniglia, amido e/o farina. Versare il latte sul composto stemperando il tutto, al primo sbuffo di vapore togliere immediatamente e freddare con pellicola a contatto. Crema chantilly: Francese (panna e zucchero) Italiana - Diplomatica(crema pasticcera e panna, 1/3 e 2/3 o 1:1) Sacher In molti pensano o vorrebero avere la ricetta originale dell’hotel Sacher, questa non è né una né l’altra, ma vi garantisco essere molto buona..molto.. e ricordatevi che su questa torta non potete scrivere Sacher, infatti è tutelata da copyright.. Montaggio del dolce: biscotto sacher marmellata di albicocca glassa al cioccolato Biscotto Sacher Ingredienti 350 gr cioccolato a 40°C 250 gr burro 10 uova 100 gr zucchero 200 gr farina 50 gr fecola di patate Preparazione Montare il burro, unire il cioccolato fuso. Montare i tuorli con lo zucchero, unire al composto il cioccolato. Aggiungere la farina e la fecola setacciate insieme. Alleggerire il tutto con l’albume montato e zuccherato. Cuocere a 160°C – 170°C per circa 45-50 minuti. Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 16
Glassa al cioccolato Ingredienti 250 gr panna 200 gr sciroppo 50 gr glucosio 600 gr cioccolato Preparazione Portare a bollore la panna con il glucosio e lo sciroppo, togliere dal fuoco ed aggiungere il cioccolato a scaglie. Rimestare fino a completo scioglimento. Saint Honorè La torta Saint Honoré è una torta che prende il proprio nome dal santo patrono dei pasticceri francesi Onorato di Amiens (Saint Honoré). Si racconta che sia stato lo chef Chiboust a creare il dolce nella propria pasticceria parigina nel 1846. stile milanese: farcitura con crema chantilly, pan di spagna inzuppato Strega, bignè caramellati, spuntoni di mousse al cioccolato e crema chantilly. Pasta sfoglia Beignet Zucchero caramello Crema diplomatica allo zabaglIone Crema chiboust al cioccolato Crema chiboust alla vaniglia Zucchero caramello 400 gr acqua 300 gr glucosio 1000 gr zucchero Mettere nel pentolino l’acqua con il glucosio e infine lo zucchero. Cuocere a 155°. Crema chibouste al cioccolato Crema pasticcera al cioccolato 1 lt latte 200 gr zucchero Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 17
480 gr tuorlo d’uovo 80 gr amido di mais 24 gr gelatina fogli 240 gr massa di cacao Scaldare il latte fino ad ebollizione, quindi frustare i tuorli, lo zucchero e l’amido, a parte idratare la gelatina. Unire il latte al composto, raffreddare fino a 40 °C, quindi scolare ed unire la gelatina. Sciogliere la pasta di cacao al microonde e unire al composto a temperatura di 30°C. Meringa italiana 800 gr zucchero semolato 280 gr acqua 1440 gr albumi Montare l’albume fino a far raddoppiare il volume, cuocere lo zucchero a 121°C quindi versare a filo in due volte sull’albume. Crema chibouste Unire la crema alla meringa mescolando velocemente. Far riposare finchè la gelatina solidifichi quindi utilizzarla per la farcitura. Crema chibouste alla vaniglia Crema pasticcera 1 lt latte 200 gr zucchero 480 gr tuorlo d’uovo 120 gr amido di mais 32 gr gelatina fogli 1 bacca di vaniglia Scaldare il latte fino ad ebollizione, quindi frustare i tuorli, lo zucchero e l’amido, ed i semi del baccello, a parte idratare la gelatina. Unire il latte al composto, raffreddare fino a 40 °C, quindi scolare ed unire la gelatina. Meringa italiana 780 gr zucchero semolato 240 gr acqua 750 gr albumi Montare l’albume fino a far raddoppiare il volume, cuocere lo zucchero a 121°C quindi versare a filo in due volte sull’albume. Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 18
Crema chibouste Unire la crema alla meringa mescolando velocemente. Far riposare finchè la gelatina solidifichi quindi utilizzarla per la farcitura. ASSEMBLAGGIO FINALE Pasta choux 1000 gr acqua 400 gr burro 600 gr farina 15 uova 10 gr sale Far bollire acqua, burro e sale, aggiungere la farina setacciata e far rapprendere l’impasto. Mettere il composto nella planetaria a freddo (utensile foglia), aggiungendo le uova una alla volta fino a quando non si otterrà un impasto liscio e morbido. Cuocere in forno a 190° con valvola aperta. Pasta choux : 500gr acqua , 5 gr sale, 300gr farina, 350gr uova intere , 125gr burro Pasta choux da forno : 1 litro acqua, 400 gr burro, 600 gr farina, 10 gr sale, 16 uova Pasta choux per fritti : 1 litro acqua, 300 gr burro, 800 gr farina, 10 gr sale, 20 uova Pasta choux all’olio: 500 g acqua, 300 g olio evo, 5 g sale, 350 g farina, 650 g uova Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 19
Strudel La traduzione esatta è vortice ed oltre alla forma che lo ricorda, dovrebbe esserlo anche per il sapore delicato e avvolgente di mela, pinoli, uva passa e cannella... Pasta matta Ripieno di mele Pasta matta 300 gr di farina 40 gr di olio extravergine d’ oliva 1 cucchiaino di zucchero a velo 1 uovo 1 pizzico di sale 150 gr acqua tiepida 1 cucchiaio di aceto q.b. di zucchero semolato q.b. di burro fuso Sul piano di lavoro riunire la farina a fontana, al centro mettere lo zucchero, l’ uovo, il sale e l’ olio e l’ aceto: Lavorare energicamente la pasta e aggiungere tanta acqua quanto basta per ottenere un impasto abbastanza morbido ed elastico. Su di un grande telo spolverato di farina stendere il più possibile la pasta, aiutandosi con un matterello e con le mani, cercando di ottenere la forma di un rettangolo. Pennellare la sfoglia con del burro fuso e farcirla lasciando un bordo tutto intorno. Arrotolare lo strudel sollevando la pasta con il telo senza toccarla con le mani. Chiudere bene le estremità e pennellare la superficie del rotolo con del burro fuso. Cuocere a 180° per 40’, spolverare di zucchero a velo. Ripieno di mele 3 mele tagliate a fettine sottili 2 cucchiai pangrattato 50 gr di uva passa ammorbidita nel rum 50 gr di pinoli 100 gr. di zucchero 1 pizzico di cannella q.b. scorza di limone grattugiata q.b. zucchero a velo q.b. burro fuso In una ciotola riunite il pangrattato, lo zucchero, i pinoli e l’ uvetta. Profumare con cannella e scorza di limone. Sbucciare le mele e tagliarle a fettine sottilissime, poi distribuirle su ¾ del rettangolo. Cospargerle con la miscela di zucchero e pangrattato, uvetta e pinoli. Formatore Fabio Toso –Alta Formazione– 20
Puoi anche leggere