ADHD E MEDICINE NON CONVENZIONALI

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ADHD E MEDICINE NON CONVENZIONALI
                                E. Costa 1, V. Meuti 1, P. Roberti Di Sarsina 2

PREMESSA

Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD, nell’acronimo inglese e DDAI nella
traduzione italiana), è la più recente diagnosi utilizzata per descrivere una popolazione eterogenea e
vasta di bambini, adolescenti ed adulti che presentano una serie di problemi, riassumibili in difficoltà
attentive ed incapacità nel controllo del movimento e degli impulsi. E’ una delle diagnosi che più
frequentemente viene posta in età infantile e rappresenta un rilevante problema di salute in ambito di
costi sanitari.
 L’ADHD è tra le sindromi più controverse, dibattute e studiate negli ultimi decenni dalle Comunità
Scientifiche e dall’opinione pubblica: infatti, non vi è accordo nel definirne l’eziologia, la soglia
diagnostica, la gravità dei sintomi e la valutazione dei trattamenti più opportuni, ma addirittura, secondo
il parere di alcuni esperti, l’ADHD sarebbe solo un insieme di comportamenti disfunzionali, non
necessariamente indicativi di una psicopatologia. Per converso per la medicina “ufficiale” l’ ADHD è un
vero e proprio disturbo, secondo i più ad origine multifattoriale, con prognosi negativa se non curata in
tempo. La crescita esponenziale nella formulazione di tale diagnosi, avvenuta soprattutto negli Stati
Uniti, ma estesasi negli ultimi anni anche nei Paesi Occidentali, è, senza dubbio, allarmante, soprattutto
se si considera che il trattamento più usato è, come discuteremo in seguito, farmacologico.
Il problema che l’ADHD pone in maniera forte é il confine labile e spesso poco definibile tra normalità e
patologia, in questo caso reso maggiormente incerto dal fatto che si tratta di bambini ed adolescenti,
quindi di esseri umani con variabili ed infinite potenzialità di sviluppo e cambiamento.
Questo disturbo, così come altri disturbi del comportamento dilaganti in età infantile e adolescenziale,
sembra essere l’espressione di cambiamenti che toccano la società, i legami familiari ed i modelli
educativi.
In questo lavoro, dopo una breve presentazione dell’ADHD secondo i criteri più accreditati della
medicina ufficiale, si esporrà una parziale rivisitazione della letteratura sull’uso di trattamenti
alternativi: medicine non convenzionali, presidi dietetici, terapie fisiche, ecc…, sperimentati in
concomitanza o in alternativa ad i trattamenti convenzionali.

CENNI STORICI E ATTUALE DEFINIZIONE NOSOGRAFIA
Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività venne descritto per la prima volta agli inizi del 1900,
quando Gorge Still nel 1902 fece la prima descrizione del disturbo, e pubblicò su Lancet alcune
osservazione su un gruppo di bambini che presentavano “un deficit nel controllo morale ed una
successiva vivacità e distruttività”, affetti secondo l’autore da una turba neuropsichiatrica organica.
William James, padre della psicologia americana, parlò di un deficit nel controllo morale, nella
concentrazione e nell’inibizione della volizione, tra loro legati ad un sottostante difetto neurologico.
Dopo la prima guerra mondiale, alcuni ricercatori notarono che bambini che avevano contratto
l’encefalite mostravano comportamenti iperattivi e impulsivi, simili a quelli di militari che avevano

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    Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche “Sapienza” Università di Roma
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    Dipartimento di Salute Mentale, AUSL Bologna

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subito danni cerebrali: si arrivò alla conclusione che alcuni tipi di lesione celebrale potessero causare
iperattività. Il disturbo venne definito: “disfunzione cerebrale minima” perché si supponeva esistesse un
danno cerebrale che non era però possibile identificare da un punto di vista empirico.
Nel 1968 comparve la seconda edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM),
pubblicato dall’American Psychiatric Association, nel quale si introdusse la diagnosi “reazione
ipercinetica” del bambino. La scelta di questo termine enfatizzava l’importanza dell’aspetto motorio a
scapito di quello cognitivo. L’edizione successiva del manuale, il DSM-III, utilizzava l’espressione
diagnostica “disturbo da deficit di attenzione”. Tale cambiamento nosografico, presupponeva un
mutamento nella lettura della sindrome, di cui si sottolineava la centralità degli aspetti cognitivi rispetto
a quelli motori e comportamentali.
L’edizione riveduta del DSM-III (1987), ha introdotto la definizione disturbo da deficit di
attenzione/iperattività..
Il disturbo è anche stato definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come Sindrome Ipercinetica
(ICD-9, 1992) nel 1992 e, nel 1997, come Disturbo Ipercinetico (ICD-10,1997).
La più recente descrizione nosografico-diagnostica della “Sindrome da Deficit di Attenzione e
Iperattività” è quella del DSM IV(1994): in questo manuale l’Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder
é definito come “una persistente modalità di disattenzione e/o di iperattività-impulsività che è più
frequente e più grave di quanto si osserva tipicamente in soggetti ad un livello di sviluppo
paragonabile”.
 Per porre diagnosi, i sintomi devono comparire prima dei 7 anni, deve essere presente una
compromissione in almeno 2 contesti (a casa, a scuola, sul lavoro), deve esservi una evidente
interferenza con il funzionamento sociale, scolastico, lavorativo, sei o più dei sintomi che definiscono i
criteri di iperattività/impulsività devono essere presenti da almeno 6 mesi ed assumere caratteristiche di
rilievo, quali quelle riportate a seguire:
-la disattenzione deve configurarsi come una persistente difficoltà a concentrarsi, a mantenere
l’attenzione in impegni scolastici o in attività di gioco, una facilità estrema alla distraibilità ed una
difficoltà ad impegnarsi in attività che richiedono uno sforzo mentale protratto;
-l’iperattività deve essere caratterizzata dalla necessità di essere sempre in movimento, dal passare da
un’attività all’altra, da una difficoltà complessiva di dedicarsi in maniera tranquilla ad attività piacevoli;
-l’impulsività deve estrinsecarsi in una difficoltà presentata da questi bambini, nel rispettare le regole,
nell’attendere il proprio turno in qualunque tipo di attività.
Le manifestazioni del disturbo possono variare con l’età: in età prescolare sarebbero più evidenti
l’iperattività motoria, i cambiamenti repentini d’umore e le difficoltà nel sonno; nell’età scolare
emergerebbero maggiormente sintomi quali la disattenzione e i disturbi dell’apprendimento, che
possono associarsi a problemi psichici quali bassa autostima, depressione, atteggiamenti oppositivi.
Per consentire una diagnosi di ADHD, bisogna escludere la presenza di altre condizioni morbose, quali
il Disturbo d’ansia, dell’umore, quelli generalizzati dello sviluppo e i Disturbi Bipolari.
Il manuale diagnostico, definisce tre sottotipi per il disturbo, in base alla prevalenza delle
manifestazioni:
-sottotipo disattento (ADD);
-sottotipo iperattivo;
-sottotipo combinato.
Secondo i dati dell’A.P.A.(1994), l’incidenza del disturbo nella popolazione in età scolare riguarderebbe
una percentuale che varia dal 3 al 5% e sarebbe 5 volte più frequente nei maschi che nelle femmine: nei
primi il disturbo sarebbe più facilmente identificabile, in quanto la tendenza all’aggressività avrebbe
caratteristiche più marcate e renderebbe più evidente il problema. L’ICD-10, invece, indica una quota
che interessa il 2% della popolazione infantile.
L'ADHD persisterebbe fino all'adolescenza in circa due terzi dei casi, e fino all'età adulta in oltre un
terzo dei casi, con comorbilità quali: disturbi dell'adattamento, dell’apprendimento, disturbo
oppositivo provocatorio, depressione, tossicomanie, ecc. La sua presenza, e soprattutto persistenza,

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rappresenta, secondo molti clinici, un predittore in età infantile di cattivo adattamento psicosociale in età
adulta.
La International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD-10)
dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, invece, utilizza il termine "disturbo ipercinetico" per una
diagnosi definita più restrittivamente. Essa differisce dalla classificazione del DSM-IV in quanto tutti e
tre i problemi di attenzione, iperattività e impulsività devono essere contemporaneamente presenti e
deve essere soddisfatto il criterio più rigoroso della loro presenza in una molteplicità di setting, mentre
la presenza di un altro disturbo costituisce un criterio di esclusione.

ALCUNE RIFLESSIONI
Si evince, da quanto riportato, come il DSM IV definisca dei criteri obbligatori, assolutamente
indispensabili per la diagnosi (in questa, come in tante altre patologie, ancora più discutibili), allargando
le manifestazioni cliniche al loro verificarsi in diversi contesti. Sappiamo che le situazioni, nella pratica
clinica, sono ben più complesse, e come, soprattutto in strutture plastiche ed in divenire come sono i
bambini e gli adolescenti, i contesti ambientali e relazionali abbiano una funzione modulatrice o al
contrario minacciosa, e pertanto un peso rilevante sugli aspetti emotivi e conseguentemente
comportamentali. E’ esperienza comune, anche non in ambito prettamente patologico, di quanto gli
aspetti relazionali, affettivi, modifichino i diversi comportamenti in maniera, a volte, sorprendente in
aree quali quelle scolastiche, risocializzanti ed in contesti familiari. Queste classificazioni oggettivanti,
da un lato hanno avuto il merito di fornire delle indicazioni condivise nel caos delle definizioni
patologiche in psichiatria, nel tentativo di adottare linee guida comuni e condivisibili nei diversi
approcci terapeutici, d’altro canto hanno determinato nei fatti un notevole, a mio avviso, impoverimento
nella pratica psichiatrica imperante, che sempre più è influenzata da linee-guida, con una progressiva
perdita di vista del compito medico fondamentale, che è quello di prendersi cura del singolo individuo,
con la sua storia personale, con le variabilità psicologiche/psichiatriche, che spesso non possono essere
considerate (sia pur nell’espressione fenomenologica simile dei sintomi manifesti), comprovanti disagi
equiparabili.

DIAGNOSI
Come già sottolineato, la validità ed affidabilità della diagnosi è il primo problema che una parte del
mondo scientifico pone. Diversi ricercatori sottolineano come, in assenza di marcatori specifici, la
diagnosi venga posta utilizzando una lista di sintomi comportamentali, che vengono definiti
“disfunzionali”, e l’osservazione del bambino, in quanto non esistono indagini strumentali e/o
laboratoristiche precise; pertanto, per molti clinici le basi scientifiche del disturbo sono traballanti, non
vi sono infatti chiare prove indicative di un danno cerebrale strutturale.
Tra gli strumenti di valutazione utilizzati per l’iter diagnostico dell’ADHD esistono le interviste
diagnostiche (come la Kiddie-Schedule for Affective Disorders and Schizophrenia-Present and Lifetime
version, K- SADS-PL e la Interview for Children Symptoms, revised for DSM-IV,PICS IV), in genere
semi-strutturate, che registrano informazioni sui sintomi psichiatrici e sul funzionamento sociale degli
adolescenti al momento della somministrazione e raccolgono dati relativi agli anni precedenti,
codificando tutti i maggiori sintomi psichiatrici con una valutazione sintetica del funzionamento
adattivo.
Vi sono poi diverse scale di valutazione dei sintomi dell’ADHD e dei sintomi dei disturbi dirompenti del
comportamento, quali l’ADHD Rating Scale e la SNAP-IV (Swanson, Noland, and Pelham) e
questionari somministrati a genitori e insegnanti, come la Conner’s Rating Scale o la CBCL, che
permettono di rilevare importanti informazioni sul comportamento sociale, accademico ed emotivo dei
bambini di età compresa tra i 3 e 17 anni. Consentono non solo di misurare gli aspetti dimensionali,

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valutando Oppositività, Problemi cognitivi, Iperattivita’, Ansieta’-timidezza, Perfezionismo, Problemi di
socializzazione, Problemi di natura psicosomatica, ma anche di definire una diagnosi categoriale di
alcuni                 disturbi                 dirompenti                del              comportamento.
E’ necessario poi verificare il livello cognitivo del paziente attraverso altre scale, tra cui la Scala di
Intelligenza Wechsler per bambini Riveduta (WISC-R, OS, Firenze, 1994), che, oltre a valutare il livello
cognitivo complessivo del bambino, consente anche di raccogliere numerose informazioni utili sul
funzionamento cognitivo del soggetto.
Sia per quanto riguarda i criteri di osservazione che i questionari diagnostici, c’è da rilevarne l’estrema
variabilità, da un lato riferita ai contesti: è noto, per chi come noi si occupa di psicopatologia, che sia
bambini che adolescenti (ma un discorso analogo si può estendere agli adulti), in contesti differenti
(ambientali, relazionali, ecc) possono manifestare comportamenti variabili. D’atra parte, numerosi studi
effettuati nel campo della baby osservation hanno evidenziano come la soggettività degli osservatori sia
spesso determinante nell’influenzare il comportamento osservato e la successiva valutazione in termini
psicopatologici.
Riassumendo, i questionari maggiormente utilizzati in campo scientifico, sono stati messi a punto da
Conners nel 1969:
- il Parent Symptom Questionnaire (PSQ), questionario rivolto ai genitori;
- la Teacher Rating Scale (TRS), questionario rivolto agli insegnanti;
- la Conners-Wells’ Adolescent Self-Report Scale: scala di autovalutazione per adolescenti;
- La “Clinical Global Impression”: scala di valutazione globale.
Altre Scale di valutazione sono:
-La “Self control rating scale”(SCRS);
-La ACHENBABACH.

EZIOLOGIA
Secondo le ipotesi più accreditate della “medicina ufficiale”, la sindrome avrebbe un’eziologia
multifattoriale, includente cause genetiche, ambientali e perinatali, che determinerebbero le
manifestazioni cliniche.
Numerosi studi sono stati effettuati nella ricerca genetica, prendendo in considerazione le famiglie, i
fratelli, i gemelli omo ed eterozigoti, nel tentativo di dimostrare uno specifico meccanismo di
trasmissione ereditaria; occorre tuttavia sottolineare come non sia stata dimostrata sperimentalmente la
causalità diretta di alcun gene o pool di geni, e che nessun marcatore biologico sia stato individuato con
certezza alla base del disturbo. Studi neurochimici hanno considerato l’ipotesi catecolaminergica. Le
ipotesi      patogenetiche più accreditate, prendono in considerazione la disfunzione dei sistemi
dopaminergici e l’alterazione di strutture cerebrali preposte al mantenimento dell’attenzione (sistema
talamo-frontale).

TERAPIA
Le terapie classicamente più usate sono di natura farmacologica e psico-comportamentali. Il trattamento
d’elezione per il disturbo è farmacologico con sostanze psicostimolanti quali il metilfenidato e
l’amotoxetina.
Il MPH è il farmaco più usato ed al centro di un acceso dibattito scientifico. E’ uno psicostimolante
amfetaminico che inibisce la ricaptazione sinaptica delle monoamine cerebrali. Gli psicostimolanti
facilitano il rilascio delle catecolamine dalle zone di accumulo sulle sinapsi del sistema nervoso centrale
e inibiscono il riassorbimento (reuptake). Sebbene l’esatto meccanismo di questo processo non sia del
tutto noto, si pensa che gli psicostimolanti aumentino la concentrazione di noradrenalina e dopamina nei
gangli della base, nel mesencefalo e nella corteccia prefrontale, migliorando i processi attentivi e le

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capacità di concentrazione. Come risulta da autorevoli fonti scientifiche milioni di bambini statunitensi
(ma, sia pure non così su larga scala, il fenomeno si è andato evidenziando anche in Europa), vengono
diagnosticati come affetti da ADHD, in maggioranza maschi ed alla maggior parte vengono prescritti
farmaci, il più comune dei quali è il Metilfenidato. La Food and Drug Administration ha classificato il
metilfenidato come una droga di classe II, nello stesso gruppo delle amfetamine, morfine, oppio e
barbiturici (Breggin, 1995). Si tratta di un farmaco che può determinare gravi effetti collaterali, quali
dipendenza, depressione, insonnia, comportamenti autolesivi, aumento della pressione sanguigna,
aritmia, ritardo nella crescita, alterazioni del sistema immunitario. Sembra inoltre che il farmaco in
questione esponga i bambini che l’assumono a maggior rischio di allucinazioni e fenomeni psicotici.
Tra i numerosi dati inquietanti relativi all’uso del Metilfenidato, vi è la comunicazione dell’ISS che
divulga come l’FDA ed il National Institute of Menthal Health abbiano reso noto in uno studio
pubblicato sull’ American Journal of Psychiatry , alcuni casi di morte improvvisa in bambini in
terapia con il Metilfenidato (fonte: www.giùlemanidaibambini.org).
L’Atomoxetina (Stattera) è un inibitore selettivo della ricaptazione della noradrenalina a livello
presinaptico; anche per questo farmaco sono state segnalate reazioni avverse, quali aritmie cardiache,
ideazione suicidaria, convulsioni. Una recente revisione dei dati ha mostrato che l’Atomoxetina è
associata a grave rischio per lo sviluppo di disturbi psichiatrici quali sintomi psicotici o maniacali
(www.giùlemanidaibambini.org).
Tra gli altri trattamenti “classici” vi è il trattamento psicoeducativo che comprende un training
cognitivo-comportamentale sul bambino, un parent-training ed interventi con gli insegnanti.
Le Linee guida alla diagnosi e alle terapie farmacologiche dell’ADHD, formulate dalla Società Italiana
di Neuropsichiatria e divulgate nel giugno 2002, dichiarano che gli psicostimolanti sono la terapia più
efficace per i soggetti con tale disturbo e che sono i farmaci maggiormente studiati in età evolutiva.
L’ISS ha emesso nel 2008 un comunicato inerente il primo anno di attività del Registro italiano
dell’ADHD: nel nostro Paese sono stati accreditati 125 Centri di riferimento per la diagnosi e la
predisposizione dei piani terapeutici, di cui 75 attivi. Nel comunicato si enuncia che 626 tra bambini ed
adolescenti sono stati sottoposti a trattamenti multimodali, il 44% ha ricevuto metilfenidato ed il 56%
atomoxetina.

ALCUNE CONSIDERAZIONI
Questi dati meritano un’attenta riflessione sul senso della psichiatria, disciplina nella quale si è assistito
negli ultimi decenni ad un dilagare delle neuroscienze. L’intervento farmacologico si configura, sempre
più, come una semplicistica “scorciatoia terapeutica”, che in questo, come in altri casi, può provocare
danni a volta irreversibili e drammatici. Certamente i trattamenti farmacologici determinano a volte un
miglioramento sintomatologico, un migliore adattamento (a mio avviso, necessario in casi di estrema
gravità, nei quali le condizioni cliniche e l’eventuale comparsa di effetti collaterali andrebbe monitorata
strettamente; tali presidi andrebbero utilizzati come “tamponi” in situazioni di particolari acuzie in attesa
di ripensare ad interventi meno “pericolosi”). Non bisogna dimenticare tuttavia che in alcuni casi si è
verificato e riverifica un uso disinvolto, per non dire improprio di tali presidi che ha come prezzo un’
amputazione delle potenzialità del soggetto. Ciò è tanto più vero quando si prendono in considerazione
bambini ed adolescenti, e se si considera l’enorme neuroplasticità in queste epoche della vita.
A tal proposito è interessante ricordare la differenza tra la scuola francese e quella anglosassone: la
prima pone l’attenzione prevalentemente su aspetti fenomenologici-relazionali, la seconda su aspetti
comportamentali e su fondamenta organicistiche. Gli autori francesi sottolineano come sia importante la
differenza tra il concetto di iperattività, usato dagli autori anglosassoni, e quello francese di instabilità (
l’acronimo francese indicante la sindrome è HADA), per l’origine epistemologica: “il concetto di
iperattività è l’eredità di un termine derivato dalla neurologia, per indicare le sequele dell’encefalite di
Van Economo, il concetto di instabilità ha invece origini fenomenologiche e influenze psicoanalitiche”.

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Questo ha incidenza sul trattamento: prevalentemente farmacologico nei paesi anglosassoni,
psicoterapico in Francia (P.Jeammet, 1999).
Inoltre i reali benefici a lungo termine dei trattamenti farmacologici sono discutibili e poco documentati,
così come una serie di effetti collaterali, a volte decisamente allarmanti, la cui portata, secondo pareri
diffusi di esperti, si comprenderà in pieno solo negli anni futuri.
In un recente articolo pubblicato sulla rivista Psichiatria di Comunità, S. Garattini dell’Istituto di
ricerche Mario Negri, a proposito della farmacoterapia in psichiatria, scrive: “…è spiacevole concludere
che in questo trentennio i progressi se pur ci sono stati, sono stati modesti…bisogna anche segnalare un
diffuso uso improprio che determina un vero e proprio consumismo”. L’autore continua segnalando
come farmaci quali gli SSRI e le BDZ siano spesso usati impropriamente, portando a forme di
dipendenza “difficilmente reversibili” (Garattini S., 2008).
L’utilizzazione sfrenata dei farmaci, che spesso determina, per dirla con E. Borgna, solo una
“cancellazione farmacologia delle emozioni”, sembra configurarsi sempre più come l’espressione del
“solco oggettivante ed omogeneizzante delle neuroscienze” (E. Borgna, 2005).
Un’ultima riflessione riguarda il DSM, nelle sue successive edizioni. Questo manuale, al quale si
riconosce il merito di essere pragmatico ed utile sia nel campo della ricerca che della clinica, ha per
converso siglato dei principi terapeutici che spesso rispondono più a pressioni economico-politiche che
sanitarie.
In questo panorama dominato dalla “cultura medica ufficiale”, che sempre meno sembra soddisfare le
richieste di cura dei cittadini, negli ultimi decenni, è emerso un bisogno crescente di trattamenti più
personalizzati e soddisfacenti, che comportino i minori effetti collaterali possibili.

ADHD e MEDICINE NON CONVENZIONALI
L’interesse nel mondo scientifico e nell’opinione pubblica circa l’uso di terapie alternative nelle
patologie psichiatriche trova conferma in un vasto panorama di ricerche che si stanno sviluppando anche
nel campo delle patologie infantili. Numerosi studi evidenziano come sia sempre più diffusa tra i
cittadini, la richiesta di un approccio individualizzato, globale, teso a promuovere il maggior equilibrio
possibile, con i minori effetti collaterali. Come è noto, le Medicine Non Convenzionali (MNC), pur nella
diversità epistemologica che contraddistingue i vari indirizzi di pensiero, rivolgono la loro attenzione
terapeutica all’essere umano ed alle sue peculiari caratteristiche personali, relazionali ed ambientali. E’
evidente che, in diversi ambiti, a fronte della crescente “medicalizzazione” alla quale si viene spinti
dalla “medicina ufficiale”, emerga un’esigenza di cura diversa, che preveda una presa in carico
personalizzata, in alternativa o a completamento di cure mediche prevalentemente farmacologiche.
Bisogna inoltre considerare che anche nel mondo scientifico “ufficiale” vi è concordanza nel ritenere
che i migliori risultati terapeutici si ottengono, in questa sindrome, con un approccio multidimensionale,
includente presidi dietetici, interventi sull’ambiente, cognitivi/educativi, fisici (Patel 2007; Rojas 2005;
Chan 2002).
In un recente articolo, Sandford e Newmark indicano ciò che, a loro avviso, si dovrebbe mettere in
campo per un approccio multimodale al disturbo:
-trattamento integrato volto a supportare le capacità del bambino
-ottimizzare il contesto familiare ed ambientale
-discutere/educare ad una dieta salutare
-raccomandare l’eliminazione di coloranti artificiali
-valutare il ruolo dell’ipersensibilità agli allergeni alimentari
-valutare i livelli sierici di ferritina e di zinco all’interno dei globuli rossi
-trattare i bambini con acidi grassi omega-3
(Sanford C., Newmark MD, 2009).
Diversi lavori evidenziano come sempre più spesso i genitori ricorrano a cure alternative (Brown 2005).

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In una ricerca effettuata nel Massachusetts, sono stati intervistati 114 genitori, sull’eventuale uso di
CAM per i loro figli con ADHD. E’ emerso che il 54% di loro si era rivolto a cure alternative, terapie
espressive, dieta, manipolazioni, ecc. (Chan et al.,2003). In un altro studio, effettuato a Melbourne con
l’obiettivo di valutare l’incidenza dell’uso di terapie complementari da parte dei genitori ed il loro
livello di soddisfazione, è emerso che su 75 famiglie, 50 avevano o facevano al momento uso di terapie
alternative, le più comuni della quali erano modificazioni dietetiche, apporti vitaminici o minerali,
aromoterapia, chiropratica (Sinha D., Efron D., 2005). Anche in uno studio condotto da Bussing nel
2002 negli Stati Uniti, l’uso di CAM è risultato elevato presso famiglie con figli con ADHD o con
sospetto di tale disturbo; risultato analogo è stato ottenuto in Australia (Concannon 2005), dove nel
71%dei casi i genitori di bambini con ADHD ricorrevano all’uso di terapie non convenzionali .
Vi sono in letteratura, numerose evidenze sull’efficacia di terapie non convenzionali, associate a
modificazioni dietetiche (apporti e o/modifiche), terapie fisiche (massaggi, agopuntura, ginnastiche
mediche), modificazioni degli stili di vita, nel trattamento dei disturbi infantili.
Secondo diversi autori, le terapie alternative sarebbero efficaci nei casi di ADHD moderati, in
bambini al di sotto dei 6 anni, o con sintomi severi con associati disturbi del sonno o in comorbilità
con altri disturbi del comportamento (Arnold E., 1999). Diversi studi, infine, pur sottolineando la
necessità di ulteriori ricerche sistematizzate sull’impiego delle CAM, al fine di fornire prove più
rigorose su efficacia e sicurezza delle stesse, ne evidenziano i potenziali benefici come terapie
aggiuntive e di supporto in bambini con ADHD (Patel 2007, Brown 2005, Rojas 2005).

Tab. 1: Complementary and alternative medicine: use and efficacy in treatment
children with Attention deficit hyperactivity disorder.

Autore, Paese, Anno       Titolo                        Obiettivi,campione e      Risultati Principali e
                                                        disegno studio            Conclusioni

Bussing R, Zima BT et     Use of complementary          Type: observational       822 parents have a child
al., USA, 2002.           and alternative               study.                    with ADHD or
                          medicine for symptoms         Aim: to describe use of   suspected. Among
                          of ADHD                       CAM among children        them, use of CAM is
                                                        with or at risk of        high (9-12% in ADHD,
                                                        ADHD.                     7% in suspected
                                                        Sample:1615 parents of    ADHD, 3% in
                                                        children of Elementary    emotionally concerned
                                                        school.                   parents).
                                                        Methods: telephone        Conclusions: Providers
                                                        screening survey          should inquire about
                                                                                  non traditional
                                                                                  intervention and
                                                                                  educate family.
Preuss U, Ralston SJ et   Study design, baseline        Type: Multi-centric       Patients mean age:
al., Europe, 2006.        patient characteristics       study. (ADORE:            9.1years, 84%male.
                          and intervention in a         ADHD Observational        Diagnosis with: DSMIV
                          cross-cultural                Research in Europe).      et/or ICD10.
                          framework: results from       Prospective               Onset of
                          the ADORE study               Observational Study.      problem:5.1years.
                                                        Aim: to describe the      Baseline scale indicate:
                                                        relationship between      moderate to severe
                                                        treatment regimen and     ADHD, co-existing

                                                    7
quality of life in ADHD   problem and significant
                                                       children.                 impairment.
                                                       Sample: 1478 children     Treatment offered:
                                                       of 10 European            pharmacotherapy(25%),
                                                       countries.                psychotherapy(19%),
                                                       Methods: Data were        combination(25%),other
                                                       collected at 7 time       therapy(10%), no
                                                       points for 2 years.       treatment(21%).

Concannon PE, Tang       Management of ADHD: Type: community-                    82% of children had
YP, Australia, 2005.     a parental perspective. based study                     tried medication, 42%
                                                 Aim: To explore                 behavioural
                                                 parental perception of          intervention, 71% non-
                                                 diagnosis and overall           conventional treatment
                                                 treatment of their              (elimination diet or fatty
                                                 children .                      acid supplementation)-
                                                 Sample: 7226 parents            considered helpful in
                                                 of 11184 children (aged         1/3 of cases. 55% of
                                                 10-12), 278 with                parents were satisfied
                                                 ADHD.                           with their child’s care
                                                 Methods: questionnaire          (exp. under medication
                                                 on their perception of          and with 6 monthly
                                                 diagnosis, treatment            reviews. )
                                                 and overall                     Conclusions: Parents
                                                 management.                     are satisfied with
                                                                                 stimulant medication
                                                                                 and frequent review.
                                                                                 Non-conventional
                                                                                 medicine is widely
                                                                                 used. Behavioural
                                                                                 intervention
                                                                                 is underutilized.

Sinha D, Efron D.       Complementary and              Type of study:            67.6% of families use
Australia, (Melbourne), alternative medicine use       Research article.         CAM (most common:
2005.                   in children with               Aims: to determine        modified diet, vitamins
                        Attention deficit              lifetime incidence of     or mineral, dietary
                        hyperactivity disorder         CAM use in a clinical     supplements,
                                                       sample of ADHD            aromatherapy,
                                                       children, the reason to   chiropratics). Reported
                                                       choose CAM and the        effectiveness is
                                                       proportion who            variable. Choose of
                                                       informed paediatrician.   CAM: minimizing
                                                       Sample: outpatients, 5-   symptoms, adding
                                                       17 years with ADHD        benefit to conventional
                                                       diagnosis.                treatment, avoiding side
                                                       Methods: 20-items         effects.
                                                       questionnaire             64% informed
                                                                                 paediatrician.
                                                                                 Conclusion: many
                                                                                 CAM therapies not

                                                   8
undergone to research
                                                                                    trial and is not
                                                                                    recommended to
                                                                                    suspend conventional
                                                                                    treatment.
Chan E, Rappaport L,     Complementary and              Type of study: Cross-       54% of parents reported
Kemper K.,               Alternative therapies in       sectional study.            using CAM (expressive
USA,(Boston), 2003.      Childhood Attention            Aim: prevalence and         therapies, vitamins,
                         and hyperactivity              factor associated with      dietary manipulation),
                         problems                       use of CAM.                 because they consider
                                                                                    them “natural therapies”
                                                                                    and “to having more
                                                                                    control over
                                                                                    treatment”.11% discuss
                                                                                    this use with clinician.
Bussing R, Schoenberg    Knowledge and                  Type of study:              Fewer Africa American
N et al., USA, 1998.     information about              observational study.        parents had ever heard
                         ADHD: evidence o               Aim: to examine             about ADHD, and more
                         cultural differences           possible differences in     attribute it to excessive
                         among african-american         ADHD knowledge.             sugar.
                         and white parents.             Sample: 486 african-
                                                        american and white
                                                        parents of children at
                                                        high risk for ADHD.
                                                        Methods: telephone
                                                        and face-to-face
                                                        interview.
Ralston SJ et al.,       ADHD observational             Type of study:              On the first 315 patients
Europe, 2004.            research in Europe             Prospective study.          conclusion showed
                                                        Aim: to describe the        negative effects on
                                                        relationship between        psychosocial
                                                        treatment prescribed        development and
                                                        and quality of life.        quality of life.
                                                        Sample: 1.500 patients
                                                        treated with naturalistic
                                                        care.

Patel K et al, USA,      A Comprehensive                Type: Open label study       After treatment for 3 to
2007                     Approach to Treating           Sample:10 children          6 months with
                         Autism and ADHD: A             aged 4 -10 years            multidimensional
                         Pre-pilot Study                diagnosed autistic          treatment all 10 children
                                                        spectrum disorders and      showed significant
                                                        ADHD.                       improvement in many
                                                        Aim: to observe the         areas of social
                                                        effects of                  interactions and
                                                        multidimensional            Behaviour
                                                        treatment
Rojas N, Chan E., USA, Old and new                      Review on the use of        Potential benefits of
(Massachusetts), 2005  controversies in the             CAM for ADHD                CAM as part of an
                       alternative treatment of                                     overall treatment plan,
                       ADHD                                                         but lack support as

                                                    9
effective sole treatment
                                                                            More rigorously
                                                                            designed studies are
                                                                            needed
Arnold LE, USA         Alternative treatments      Review of alternative     24 alternative treatment
(Ohaio), 2005          for adults with ADHD       treatments on adults      were identified ranging
                                                  with ADHD                 in scientific
                                                                            documentation
                                                                            discretiting controlled
                                                                            studies in which clinical
                                                                            trials are equivocal and
                                                                            have no systematic data
Panei P, Geraci A,     Il disturbo da deficit                               Th classiche:
(ISS), Italia, 2009.   attentivo con                                        psicoterapie, terapie
                       iperattività: terapie                                comportamentali,
                       classiche e                                          incontri con genitori e
                       complementari                                        intervento scolastico +
                                                                            terapia farmacologica.
                                                                            Metilfenidato e
                                                                            atomoxetina.
                                                                            Th complementari:
                                                                            omeopatia,
                                                                            antroposofica,
                                                                            osteopatia, massaggi,
                                                                            fitoterapia,
                                                                            cromoterapia, yoga,
                                                                            meditazione,
                                                                            neurofeedback, dieta.
Chan E., USA 2002      The role of                Review.                   CAM is very attractive
                       complementary and          To discuss a conceptual   for family-it could be
                       alternative medicine in    model of CAM as           important incorporate a
                       ADHD.                      therapies to treat        systematic approach to
                                                  ADHD                      discuss CAM with
                                                                            family
Kemper K., 2           Lifestyle and              Review                    Analyze the utility and
009                    complementary                                        safety of different
                       therapies for ADHD:                                  alternative methods
                       how health professional
                       can approach patients

                       Complementary and          Review                    Biologically based
                       alternative medicine in                              therapies, vitamin
                       developmental                                        supplementation,
                       disabilities                                         dietary modification,
                                                                            biofeedback treatment
                                                                            are used widely. Studies
                                                                            on the effectiveness and
                                                                            safety of CAM are
                                                                            necessary.

                                                 10
MATERIALI E METODI:

Obiettivo del presente studio è valutare l’impiego e l’efficacia delle diverse tipologie di terapie
alternative e complementari nel trattamento di soggetti con ADHD.
A tal fine è stata realizzata una revisione sistematica della letteratura, utilizzando le banche dati di
PubMed, Medline, PsycINFO e Cochrane. Tale ricerca è stata condotta esaminando gli articoli presenti
in letteratura dal 1985 al gennaio 2010, raccolti utilizzando le seguenti parole chiave: ADHD, CAM,
homeopathy, diet modification, diet supplementation, nutritional intervention, essential fatty acids,
herbal therapy, massage, yoga, meditation, gymnastic, biofeedback, chinese medicine, acupunture,
placebo.
Degli articoli prodotti dalla ricerca, ne sono stati selezionati 108, che sono risultati pertinenti ai fini del
presente studio.

RISULTATI:

a) OMEOPATIA
L’omeopatia è un sistema medico basato sul principio del trattare il “simile con il simile”, in base al
quale le stesse sostanze naturali (o create dall’uomo) che sono capaci di causare uno specifico stato di
malattia nel soggetto sano, possono essere utilizzate a differenti diluizioni per curare quegli stessi
sintomi quando questi si manifestano come parte di una patologia. L’omeopatia, nel suo impiego clinico,
si focalizza sulle caratteristiche e sugli aspetti qualitativi dell’esperienza individuale e della
sintomatologia unica di ogni paziente ed usa queste informazioni per determinare la prescrizione
appropriata per ogni individuo.
Da una revisione Cochrane pubblicata nel 2009, emerge che in Gran Bretagna circa l’11% dei bambini
al di sotto dei 16 anni e l’ 1,9% della popolazione adulta ricorre a cure omeopatiche: in particolare, si
rileva un crescente interesse nei confronti delle potenzialità di questa disciplina come intervento non-
farmacologico per l’ADHD, in alternativa ai trattamenti farmacologici convenzionali.
Secondo le conclusioni della revisione Cochrane, che ha analizzato una serie di banche dati ed
esaminato 4 studi giudicati ammissibili in base ai criteri di inclusione utilizzati, non vi sono al
momento evidenze sufficientemente robuste per sostenere l’efficacia dell’omeopatia nel trattamento del
disturbo. Ad oggi, infatti, sono stati realizzati soltanto 3 trials controllati e randomizzati, ed in tutti è
stato preso in esame un campione limitato di soggetti. Inoltre, tra di essi esiste una significativa
eterogeneità sulle modalità di operazionalizzazione del trattamento omeopatico. Strauss (2000) ha
utilizzato una serie di medicamenti dati senza “individualizzazione” ai pazienti e per un periodo limitato
di tempo; l’analisi dei dati di questo studio non indica un effetto benefico del trattamento omeopatico
rispetto a placebo. Jacobs (2005) ha effettuato uno studio su 43 bambini di età compresa tra i 6 e i 12
anni, in cui è stato ottenuto un miglioramento nella sintomatologia ma non sono state riscontrate
differenze significative tra il gruppo sottoposto a trattamento omeopatico e quello a cui è stato
somministrato un placebo. In questo studio è stata utilizzata una forma di trattamento individualizzato,
ma per un periodo di 18 settimane, considerato dagli esperti troppo breve per mostrare i benefici
dell’omeopatia. E’ stato suggerito, in tal senso, che effettuare uno studio osservazionale precedente, che
utilizzi differenti protocolli di trattamento, per un periodo di circa 6-12 mesi, sarebbe necessario al fine
di identificare la corretta dose di medicamento necessaria per ottenere un miglioramento
sintomatologico (Frei 2007). Frei (2001) si è servito di un protocollo di trattamento basato su uno studio
osservazionale, in cui è stato utilizzato un periodo di tempo non limitato per l’identificazione della dose
ottimale. In tale studio, effettuato su 115 bambini di età compresa tra i 3 ed i 17 anni, dopo un tempo
medio di trattamento di 3 mesi e mezzo con un medicinale omeopatico, è stato ottenuto un

                                                      11
miglioramento nel 75% dei casi, mentre per il restante 25% è stato necessario somministrare
      metilfenidato. Uno studio successivo (Frei 2005), effettuato su 62 bambini con ADHD di età compresa
      tra i 6 e i 16 anni, ha valutato l’effetto del rimedio omeopatico rispetto a placebo, mostrando, dopo 12
      settimane, la presenza di un effetto terapeutico modesto ma statisticamente significativo del trattamento
      omeopatico rispetto al placebo, in particolare per quanto riguarda gli aspetti cognitivo/comportamentali.
      Studi successivi di Frei (2006, 2007, 2009), volti ad ottimizzare la prescrizione omeopatica, hanno
      evidenziato come un periodo osservazionale di 12 mesi e l’utilizzo di questionari per l’identificazione
      dei sintomi cardine, comporti un aumento significativo dell’efficacia della prima prescrizione. C’è da
      considerare che la ricerca clinica (trias osservazionali e/o sperimentali), stante la personalizzazione delle
      cure che questo tipo di approccio comporta, è difficoltosa, in termine di operazionalizzazione, ed in via
      di miglioramento.
      Al momento sono disponibili pochi dati circa la sicurezza delle cure omeopatiche; in tal senso sarebbero
      necessari futuri trials clinici in cui sia considerato un periodo di osservazione più lungo al fine di
      valutare benefici ed effetti collaterali. Dal momento che mancano studi in cui vengano utilizzate misure
      di outcome basate sulla percezione da parte del bambino/giovane del proprio stato di salute e
      dell’impatto del trattamento, queste potrebbero essere considerate per ricerche future.

      Tab. 2: Omeopatia e ADHD

Autore,        Titolo                    Obiettivi,                          Risultati Principali e
Paese,                                   campione e disegno studio           Conclusioni
Anno
Heirs M,       Homeopathy for            Type of study: Systematic           There is insufficient evidence to
Dean ME,       ADHD or hyperkinetic      review (Cochrane)                   draw robust conclusion about the
UK, 2007       disorder                  Aim: to assess safety and           effectiveness of any particular form
                                         effectiveness of homeopathy as      of homeopathy.
                                         a treatment of ADHD                 More targeted research to test
                                                                             different treatment protocols needs.
Frei H,        Treatment for             Type: research article.             Prior to treatment: CGI 20.63(14-
Thurneysen     hyperactive children:     Aim: to assess the efficacy of      30). (pre-treatment with
A,             homeopathy and            homeopathy in ADHD patients         homeopathy: 22months). After 3.5
Switzerland,   methylphenidate           and to compare it with              months of treatment, 75% of
2001.          compared in a family      methylphenidate (MPD).              children had responded to
               setting.                  Sample:115children, aged 3-         homeopathy (73% clinical
                                         17years, with ADHD (DSM             improvement and 55% amelioration
                                         criteria) and a score>14 on         of CGI). 22% not respond and shift
                                         Conners global index(CGI).          to MPD, obtaining a clinical
                                         Methods: all received an            improvement of 65% and lowering
                                         homeopathic treatment. When         CGI of 48%. 3 children not respond
                                         it’s obtained a clinical            to both treatment.
                                         improvement of 50%: re-             Conclusions: When treatment for
                                         evaluation. Those who not           ADHD is not urgent, homeopathy is
                                         ameliorate change to MPD and        a valuable alternative to MPD,
                                         are evaluated again after 3         having similar effects. When
                                         months.                             sensory integration for school is
                                                                             low, change to MPD needs.
Frei H,        Homeopathic treatment     Type: a randomised, double          Improvement in CGI under verum
Everts R et    of children with          blind, placebo controlled           and at long term follow up
al,            attention deficit         crossover trial.                    (cognitive performance,visual
Switzerland,   hyperactivity disorder:   Aim: to obtain scientific           global perception, impulsivity and

                                                           12
2005          a randomised, double    evidence of the effectiveness       divided attention had improved).
              blind, placebo          of homeopathy in ADHD.              Conclusions: Scientific evidence of
              controlled crossover    Sample: 62 children (aged 6-        effectiveness of homeopathy in
              trial.                  16 years) with ADHD (DSM-           ADHD (particularly in behavioural
                                      IV).                                and cognitive functions).
                                      Design: 2 groups. Arm A:
                                      verum for 6 week + placebo
                                      for 6 weeks; Arm B: vice-
                                      versa. Before study: open label
                                      treatment with matched
                                      homeopathic medicine.
                                      Methods: CGI and
                                      neuropsychological testing at
                                      the beginning and after each
                                      crossover periods.(+ CGI twice
                                      in long term follow-up)
Frei H,      Polarity analysis, a new Aim: to increase the precision      The use of polarity analysis leads to
Switzerland, approach to increase     of homeopathic prescriptions        an improvement in the precision of
2009         the precision of                                             homeopathic prescriptions.
             homeopathic
             prescriptions.
Frei h,      Randomised controlled Type of study: Retrospective           There is a risk of failure if the
Everts R,et  trials of homeopathy in analysis.                            observational time is shorter than 12
al,          hyperactive children.    Aim: To explore the risk of         months.
Switzerland, Treatment procedures     failure to demonstrate a
2007         leads to an              specific effect of a RCT with
             unconventional study     randomisation at the start of
             design                   treatment.
Frei H, von Treatment of              Aim: To optimize treatment of       Introducing a questionnaire to
Ammon K      hyperactive children:    ADHD with homeopathic               identify a reliable symptoms,
et al,       increased efficiency     prescription                        polarity analysis and perception
Switzerland, through modifications                                        symptoms leads to an improvement
2006.        of homeopathic                                               in the success rate of the first
             diagnostic procedure                                         prescription from 21% to 54% and
                                                                          of the fifth prescription from 68% to
                                                                          84%.
Jacobs J,     Homeopathy for           Type: a randomized, double-        No statistically significant
Williams A    ADHD: a pilot            blind, placebo-controlled trial.   differences between homeopathic
et al, USA    randomized-controlled    Aim: to evaluate the               treatment and placebo groups
(Seattle),    trial.                   effectiveness of homeopathy in     (improvement in both).
2005.                                  treatment of ADHD.
                                       Sample: 43 children (age 6-
                                       12) with ADHD (DSM IV).
                                       2 group: homeopathy vs
                                       placebo for 18 weeks.
                                       Methods: Outcome measures:
                                       Conner’s Global Index (for
                                       parents and for teachers),
                                       Conner’s Parent Rating Scale-
                                       Brief, Continuous Performance
                                       Test, CGI.

                                                        13
b) REGIMI DIETETICI e FATTORI AMBIENTALI

Un crescente interesse scientifico è stato rivolto negli ultimi anni verso l’analisi dell’influenza degli
aspetti nutrizionali e dei fattori ambientali sull’ADHD e sulle patologie Autistiche. In un lavoro del
2008, Curtis e Patel esaminano una serie di dati ricavati da articoli e riviste presenti nei database di
PubMed, evidenziando come molti studi mettano in relazione l’esposizione ad agenti tossici, quali
mercurio, piombo, pesticidi, fumo in ambiente uterino, con l’ADHD e l’Autismo. Alcuni studi hanno
posto l’accento sulle carenze nutrizionali implicate nelle due sindromi, numerosi altri hanno segnalato
un effetto benefico della supplementazione con sostanze quali gli acidi grassi essenziali, le vitamine, lo
zinco, il magnesio in entrambe le patologie. Dalla rivisitazione dei dati presenti in letteratura, emerge
altresì l’importanza della prevenzione delle allergie alimentari e l’implicazione dei coloranti ed additivi
nel peggioramento dei quadri patologici (Curtis L.T., Patel K, 2008). Alcuni ricercatori hanno esaminato
questo problema e sono giunti alla conclusione che certi bambini, in particolare quelli allergici
(suscettibili all’asma, all’eczema e ad altre condizioni atopiche), siano effettivamente sensibili in una
certa misura ad alcuni additivi, ma hanno osservato anche come le sole restrizioni dietetiche non siano
sufficienti ad alleviare i sintomi dell’ADHD. Benché l’opinione medica ufficiale ritenga che un
cambiamento dietetico non apporti grossi benefici (Munden A., Arclus J, 2001), gli interventi in tal
senso riscuotono un crescente interesse ed attenzione, come dimostrato da numerosi studi in merito.

Autore,     Titolo                 Obiettivi,             Risultati Principali e Conclusioni
Paese,                             campione e
Anno                               disegno studio
Curtis L,   Nutritional and        Type: Review           Many studies link exposure to toxins (mercury,
Patel K,    environmental          Aim: to review the     lead, pesticides) and in utero smoking exposure
NY,         approaches to          literature of          to higher level of autism or ADHD. Some
USA,        preventing and         nutritional and        studies report many nutritional deficiencies and
2007        treating autism and    environmental          that supplemental nutrients (omega3 FA,
            ADHD: a review.        factors on autistic    vitamins, zinc, magnesium,phytochemicals)
                                   spectrum and           may provide benefits, such as avoidance of
                                   ADHD.                  food allergens, food chemicals and chelation
                                                          therapy.

SUPPLEMENTI DIETETICI

• Gli Acidi Grassi Essenziali.
 Un interesse particolare, nell’ambito della ricerca degli ultimi decenni, è legato allo studio del ruolo
degli acidi grassi essenziali polinsaturi (EFA) nell’ ADHD, in particolare dell’omega -3 (DHA), omega-
6 (GLA) e dei loro derivati a lunga catena, i cosiddetti PUFA (Polinsatured Fatty Acids: l’acido
arachidonico(AA) e l’eicosapentaenoico(EPA)).

                                                    14
Sono state effettuate numerose ricerche in ambito neuropsichiatrico, che hanno messo in relazione
l’implicazione di tali molecole nello sviluppo del SNC e nell’eziopatogenesi di alcune patologie
psichiatriche e degenerative, come la demenza senile e l’Alzheimer (per una trattazione approfondita si
veda Guesnet P. et al., 2005).
In uno studio del 2004, Hallahan e Garland, hanno preso in esame diversi trial clinici, che hanno
evidenziato l’utilità degli EFA in disturbi del comportamento con impulsività, violenza e depressione
(Hallahan, Garland, 2004).
La loro funzione neuromodulatrice sembra, infatti, essere indispensabile per assicurare uno sviluppo
normale del SNC; pertanto una loro carenza relativa o assoluta, in età infantile, viene chiamata in causa
in numerosi studi sui disturbi neuropsichiatrici infantili. La carenza di queste sostanze, o un loro
specifico deficit metabolico, si associa ad una ridotta capacità di apprendimento, correlata a diminuite
facoltà attentive, motivazionali, mnesiche e neurolinguistiche, nonché ad un ritardo nello sviluppo della
vista.
In particolare, per quanto riguarda l’ADHD, un crescente numero di ricerche indica che bambini con
ADHD hanno livelli inferiori di acidi grassi polinsaturi (in particolare omega 3) e dei loro derivati a
lunga catena, e per converso hanno una proporzione maggiore di acidi grassi saturi, rispetto a bambini
che non hanno una diagnosi di ADHD (Antalis 2006). Uno studio condotto da Spahis nel 2008 su 37
bambini con ADHD versus 35 controlli sani, ha evidenziato che interessanti cambiamenti nel profilo
lipidico e lipoproteico e nello stato ossidativo si verificano in pazienti con ADHD: si osserva infatti una
riduzione nei livelli di triacilgliceroli e fosfolipidi, mentre il colesterolo libero e HDL e l’apoproteina A
risultano essere presenti in quantitativi maggiori. Inoltre la proporzione di acidi grassi saturi risulta
essere maggiore e quella degli acidi grassi polinsaturi inferiore. Infine è stata notata una riduzione della
perossidazione lipidica, mentre l’attività della delta-6 desaturasi risulta invariata. Anche Colter nel 2008
ha rilevato anomali profili nel metabolismo degli acidi grassi essenziali in 11 adolescenti con diagnosi di
ADHD, confrontati con campioni di controllo.
In aggiunta a quanto detto, è stato evidenziato come segni clinici spesso presenti in questi bambini, quali
sete eccessiva, frequenti minzioni, pelle secca e desquamata, disturbi comportamentali, siano gli stessi
che si associano ad un deficit di PUFA. Un altro segno tipico dell’ADHD è risultato essere una sorta di
intolleranza all’acido salicilico: poiché i salicilati interferiscono con la glico-ossigenasi nel passaggio
metabolico da PUFA ad eicosanoidi, la loro assunzione potrebbe esacerbare le problematiche connesse a
bassi livelli di EPA (V. Manna, 2007).
Un certo numero di studi, emersi negli ultimi anni, ha focalizzato l’attenzione sul trattamento
dell’ADHD con supplementazioni di acidi grassi polinsaturi. Nel complesso, questi studi hanno
apportato dei risultati positivi, come rilevato da una review condotta da Richardson nel 2006. In uno
studio (Richardson, 2002 ), 41 bambini con ADHD e difficoltà nell’apprendimento sono stati trattati per
12 settimane con una supplementazione di omega 3 e omega 6 o con placebo: il gruppo di trattamento
attivo ha manifestato un significativo miglioramento nella concentrazione, nell’ansia e                    nei
comportamenti, rispetto al gruppo di controllo trattato con placebo. Un trial randomizzato condotto
sempre da Richardson nel 2005 su 117 bambini di età compresa tra i 5 ed i 12 anni, con disturbi del
comportamento e dell’apprendimento, ha dimostrato un netto miglioramento nei bambini trattati con
una miscela di acidi grassi (EPA, DHA e GLA) nelle capacità di lettura, scrittura e nel comportamento,
rispetto al campione di controllo trattato con placebo.
In uno studio condotto nel 2007 da Sinn e Bryan, un gruppo di 132 bambini con ADHD è stato
sottoposto a trattamento con acidi grassi omega 3 e acido gamma linolenico (GLA) o placebo; anche in
questo caso, il gruppo che aveva ricevuto il trattamento attivo mostrava un miglioramento
sintomatologico statisticamente significativo versus placebo. Studi condotti da Sinn nel 2008 su 104
bambini con ADHD hanno inoltre dimostrato come la somministrazione sia di acidi grassi essenziali
(omega 3 e omega 6) che di PUFA, multivitaminici e minerali, si accompagni ad un miglioramento
nell’attenzione e nel controllo rispetto al placebo, con evidenti miglioramenti alle scale psicometriche
(Conners per genitori) dopo 15 settimane di trattamento.

                                                     15
Un risultato analogo è stato ottenuto da Stevens in uno studio condotto nel 2003 su 50 bambini con
      ADHD: confrontando gli effetti della somministrazione di una miscela di acido ecosapentaeonico (EPA)
      e gamma linoleico (GLA) con placebo, veniva dimostrato un significativo miglioramento negli aspetti
      comportamentali ed attentivi nel campione trattato rispetto al placebo.
      Uno studio condotto in India nel 2006 da Joshi ha rilevato una riduzione dell’iperattività alle scale
      psicometriche successivamente a supplementazione con acido alpha linolenico (ALA).
      Harding nel 2003 ha paragonato gli effetti della supplementazione dietetica con acidi grassi con quelli
      ottenuti successivamente a somministrazione di Metilfenidato in un gruppo di 20 pazienti con ADHD,
      rilevando un’efficacia equivalente dei due trattamenti nel migliorare l’attenzione e l’autocontrollo. Già
      uno studio effettuato da Arnold nel 1989 su 18 bambini con ADHD metteva a confronto gli effetti della
      somministrazione dell’acido omega 6 rispetto al placebo e alle amfetamine, rilevando l’assenza di
      differenze significative tra i tre trattamenti, con un lieve miglioramento sull’iperattività ottenuto con
      somministrazione di omega 6, che risultava minore rispetto agli effetti della d-amfetamina ma superiore
      rispetto al placebo.
      Nonostante i promettenti risultati ottenuti in questo campo, esistono, tuttavia, alcuni studi che hanno
      riportato dei risultati negativi: c’è da sottolineare però come in alcuni di essi i bambini durante lo studio
      non abbiano interrotto il trattamento con psicostimolanti, rendendo difficile rilevare eventuali effetti
      positivi di un trattamento con acidi grassi (Voigt 2001, Arman 1987, Johnson 2008).

      Tab.3 Supplementi dietetici: acidi grassi essenziali

Autore,          Titolo                       Obiettivi,                           Risultati Principali e
Paese, Anno                                   campione e disegno studio            conclusioni

Arnold E. et     Gamma-linolenic acid         Studio effettuato su 18 bambini di   Non differenze significative
al. , USA,       for attention-deficit        età compresa tra i 6 e i 12 anni,    con i tre trattamenti: leggero
1989             hyperactivity disorder:      controllato con placebo, cui è       miglioramento con l’acido
                 placebo-controlled           stato somministrato in sequenza      gamma linolenico
                 comparison to D-             random, placebo, D-amfetamina e      sull’iperattività, rispetto al
                 amphetamine                  acido gamma-linolenico, ognuno       placebo ma in misura minore
                                              per un mese.                         rispetto alla d-amfetamina
Stevens L. et    EFA supplementation in       Studio randomizzato effettuato su    Il campione trattato ha
al., USA,        children with inattention,   50 bambini, trattati con una         dimostrato un significativo
2003             hyperactivity, and other     miscela di acido                     miglioramento negli aspetti
                 disruptive behaviors.        ecosapentaeonico (EPA) gamma         comportamentali ed
                                              linoleico (GLA), confrontati con     attentivi, rispetto al placebo
                                              placebo
Richardson,      A randomized double-         Studio randomizzato e in doppio      Dopo 12 settimane il
AJ, Puri BK,     blind, placebo-controlled    cieco, controllato con placebo,      campione trattato ha
UK,              study of the effects of      effettuato su 41 bambini di età      presentato un netto
2002             supplementation with         compresa tra gli 8 ed i 12 anni,     miglioramento nella
                 highly unsaturated fatty     dislessici con ADHD, trattati con    concentrazione, nell’ansia e
                 acids on ADHD-related        omega-3 e omega-6                    nei comportamenti, rispetto
                 symptoms in children                                              al gruppo di controllo
                 with specific learning
                 difficulties.
Richardson       The Oxford-Durham            Trial randomizzato cross-over,       Netto miglioramento nei
A.,              Study: A Randomized,         effettuato su 117 bambini di età     bambini trattati con acidi
Montgomery       Controlled Trial of          compresa tra i 5 ed i 12 anni, con   grassi nelle capacità di
P., UK,          Dietary Supplementation      disturbi del comportamento e         lettura, scrittura e nel
2005             With Fatty Acids in          dell’apprendimento, trattati con     comportamento, rispetto al

                                                           16
Children With              una miscela di acidi grassi (EPA,    campione di controllo. Dopo
                  Developmental              DHA e GLA) vs placebo.               il cross-over, cambiamenti
                  Coordination Disorder.                                          simili sono stati osservati nel
                                                                                  gruppo placebo di controllo
 Sinn N. ,        Effect of                  Studio randomizzato in doppio        Dopo 15 settimane, sono
Bryan J,          supplementation with       cieco, controllato con placebo,      emerse differenze
Australia,        polyunsaturated fatty      effettuato su 104 bambini tra i 7    significative nella Conners
2007              acids and micronutrients   ed i 15 anni, trattati con PUFA      dei genitori, nei bambini che
                  on learning and behavior   versus placebo.                      avevano ricevuto PUFA,
                  problems associated with                                        rispetto al controllo
                  child ADHD
Sinn N. et al.,   Cognitive effects of       Studio randomizzato in doppio        Il gruppo trattato con PUFA,
Australia,        polyunsaturated fatty      cieco, controllato con placebo,      multivitaminici e minerali, ha
2008              acids in children with     effettuato su bambini tra i 7 ed i   presentato un miglioramento
                  attention deficit          12 anni ai quali sono stati          nell’attenzione e nel
                  hyperactivity disorder     somministrati PUFA,                  controllo.
                  symptoms. A                multivitaminici e minerali versus
                  randomised controlled      placebo.
                  trial.

Autore, Paese,    Titolo                     Obiettivi,                           Risultati Principali e
Anno                                         campione e disegno studio            Conclusioni

Joshi K, Lad S,   Supplementation with       Type: research article.              Post supplementation levels
Kale M et al,     flaw oil and vitamin C     Aim: to evaluate the effect of       of RBC membrane fatty
India, 2006       improves the outcomes      alpha linolenic (ALA)-rich           acids were higher than pre-
                  of ADHD                    nutritional supplementation on       treatment. Reduction in
                                             blood fatty acid composition and     hyperactivity (ADHD rating
                                             behaviour in children with ADHD.     scale).
Sinn N.,          Physical fatty acid        Type: population study               Correlation between FADS
Australia,        deficiency signs in        Aim: to study correlation between    and ADHD is found in
2007.             children with ADHD         fatty acid deficiency symptoms       study1. FADS not improved
                  symptoms.                  (FADS) and ADHD.                     after supplementation with
                                             Sample: 2 study in 7-12 years old    PUFA. ADHD symptoms
                                             children:1) study on general         improve in PUFA group (not
                                             population (347); 2) study on        related with FADS). FADS
                                             ADHD children (104).                 are not a selection criterion
                                             Methods: supplementation with        for children with ADHD who
                                             PUFA vs placebo for 15 weeks.        might benefit from PUFA
                                                                                  supplementation.
Harding K,        Outcome-based              Type: research article.              Both group showed
Judah R, Gant     comparison of Ritalin      Sample: 20 children with ADHD.       significant gains on
C, USA, 2003      versus food-supplement     Methods: subject divided into 2      IVA/CPT full scale response
                  treated children with      groups: 1)treated with               and attention control
                  ADHD.                      Ritalin(10);2)treated with dietary   quotients. Same
                                             supplements(10).Outcome              improvement in the four sub-
                                             measures: Intermediate Visual and    quotients: auditory and
                                             auditory/continuous performance      visual response control,
                                             test (IVA/CPT).                      auditory and visual attention
                                                                                  quotients. Effectiveness of

                                                          17
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