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A che punto è la causa di
Vincent#Lambert
A che punto è la causa di Vincent#Lambert

di Davide Vairani ⌋ “La Croce”quotidiano ⌋ 31 maggio 2018

Il 26 maggio doveva aver luogo la grande visita medica
disposta dal giudice di Châlons-en-Champagne, ma quel che si
sa dalle fonti accreditate è che i genitori di Vincent hanno
ricusato l’équipe per ragioni inerenti alla sua composizione.
La madre Viviane aveva precedentemente dichiarato di aver
riposto molte speranze in questo momento di rivalutazione del
caso del figlio.

   “Gli avvocati dei genitori di Vincent Lambert e di due tra
   i suoi fratelli e sorelle hanno presentato giovedì scorso
una mozione per ricusare i tre esperti nominati dal presidente
della corte di Châlons-en-Champagne”.

Sono gli amici di Vincent a darne notizia sul sito
www.jesoutiensvincent.com il giorno stesso, giovedì 24 maggio.
La notizia viene riportata lo stesso giorno solamente da
alcune testate giornalistiche francesi a tiratura regionale,
relegandola tuttavia tra le brevi, minuscoli trafiletti che
riprendono il comunicato degli amici di Vincent corredati da
note e link esplicativi della lunga e triste vicenda medico-
giudiziaria che dal 2008 si trascina.

Solamente il giorno dopo alcune testate nazionali rilanciano
la notizia (“Le Monde” e “Paris Match”) e aggiungono una
informazione nuova:“Une expertise médicale de Vincent Lambert,
qui devait avoir lieu samedi à l’hôpital de Reims, a été
reportée après une demande de récusation des avocats des
parents qui contestent la composition de l’équipe d’experts,
a-t-on appris vendredi de sources concordantes”. Lunedì 28
maggio, dunque, era prevista una visita medica dei tre esperti
all’ospedale di Reims – dove è ricoverato Vincent – per
produrre l’expertise, la valutazione tanto attesa. Gli
avvocati dei genitori di Lambert tre giorni prima presentano
una mozione di ricusazione: in sostanza chiedono al presidente
del tribunale di cambiare i nominativi del collegio medico al
più presto. Nulla sul sito ufficiale del tribunale di Châlons-
en-Champagne, nulla di nulla sui siti istituzionali.

Per chi da tempo segue l’affaire Lambert, stupisce il
silenziatore mediatico che negli ultimi tempi viene posto
dalla stampa nazionale circa gli sviluppi di questa triste e
penosa vicenda.

Sembra quasi che si voglia dare l’idea che il destino di
Vincent sia miserabilmente e vigliaccamente legato ad un
puntiglioso e irritante batti e ribatti in aule giudiziarie
tra parenti che non vanno d’accordo tra loro, mentre sullo
sfondo resta immutata la sorte già scritta di una persona di
42 anni che attende solo che qualcuno stacchi tutto e ponga
fine ad un calvario lungo dieci anni.

Idea che – evidentemente – fa gioco a quanti stanno spingendo
in ogni modo per modificare la Loi Lionetti sul fine vita
nella direzione di uno sdoganamento legislativo a favore
dell’eutanasia e del suicidio assistito e che per questo
motivo hanno bisogno di un vasto consenso popolare. Vincent
Lambert è il cavallo di Troia perfetto – da questo punto vista
– per raggiungere l’obiettivo facendo leva sulle emozioni
popolari. Dal 2008 costretto in un letto d’ospedale a seguito
di un incidente, entrato in coma per alcuni mesi, la moglie
Rachel schierata da sempre per porre fine ad un corpo senza
più anima (nominata tutore legale), i genitori che ingaggiano
una battaglia legale per fermare ogni tentativo di sancirne
l’”ostinazione irragionevole”, cioè l’accanimento terapeutico,
i sette fratelli e sorelle di Vincent schierati difformemente
con l’una e l’altra delle parti. “Per pietà di Vincent,
lasciatelo morire con dignità e in pace!”, ha recentemente
dichiarato Jean-Luc Romero, presidente dell’“Association pour
le droit de mourir dans la dignité“ (ADMD), che in questi mesi
ha promosso una poderosa campagna di comunicazione per
introdurre nella legislazione francese una serie di misure per
“aider à la mort”: più di 2.000 piazze delle principali città
francesi, insieme ad una decina di altre associazioni e gruppi
informali, politici e deputati (per lo più aderenti alla
maggioranza nel gruppo di Macròn), artisti e personaggi
pubblici coinvolti in centinaia di incontri pubblici.

La realtà è sempre più complessa rispetto a come vogliamo
rappresentarla. Facciamo un passo indietro per capire che cosa
è accaduto.

Un collegio di tre medici esperti era stato nominato mercoledì
02 maggio con il compito di valutare se “il quadro clinico” di
Vincent – ricoverato in uno stato vegetativo presso l’ospedale
universitario di Reims – si sia evoluto dall’ultima
valutazione clinica effettuata nel 2014”. “L’ordinanza in
merito alla nomina del gruppo di esperti è stata presa“ e “gli
esperti devono presentare la loro relazione entro un mese”, ha
affermato giovedì 3 maggio il tribunale amministrativo di
Chalons-en-Champagne (Marne): una volta consegnata la
valutazione clinica, una nuova udienza dovrà decidere se
confermare o annullare la decisione dell’ospedale di
interrompere il trattamento.

Questi tre medici (“qualificati in neurologia o in medicina
fisica e riabilitazione”) dovranno dire se “le condizioni di
salute del paziente” – tetraplegico dopo un incidente stradale
nel 2008 – si sono evolute in senso positivo o meno
dall’ultima valutazione effettuata nel 2014 dal Consiglio di
Stato”, secondo l’ordine amministrativo emesso il 20 aprile
2018. Il rapporto del 2014 aveva evidenziato il danno
irreversibile al cervello di Vincent Lambert e il
deterioramento clinico della sua condizione come indicatori di
una “mauvais pronostic clinique”, secondo il Consiglio di
Stato. Questa decisione del tribunale Chalons-en-Champagne
arriva a seguito di dell’istanza di ricorso presentata in data
19 aprile dai genitori di Lambert (recours en référé
libertés), finalizzata a sospendere l’ennesima sentenza di
morte per Vincent stabilita, decretata e in fase di
attuazione. Dopo una quarta procedura collegiale, infatti, il
dottor Vincent Sanchez dell’Ospedale dell’Università di Reims
– dove è ricoverato Vincent – aveva deciso in data 9 aprile la
cessazione delle cure per “ostinazione irragionevole” ,
seguendo l’iter formale previsto dalla “Loi Lionetti”, la
norma francese che regola attualmente la sospensione delle
cure palliative per i malati terminali. Ma la sua attuazione
era stata sospesa proprio a motivo dell’accoglimento
dell’istanza di ricorso di cui stiamo scrivendo. Accoglimento
temporaneo, vincolato appunto dal tribunale all’acquisizione
di nuove valutazioni mediche prodotte dal collegio dei tre
esperti appositamente nominato.

Così decreta il tribunale: “Le tribunal, après avoir écarté
l’ensemble des moyens de procédure invoqués par les
requérants, a estimé nécessaire, pour statuer sur le bien-
fondé de leur requête, d’avoir recours à une expertise qui
devra déterminer si le tableau clinique que présente M.
Vincent Lambert a évolué depuis 2014, date de la dernière
expertise réalisée par le Conseil d’État. Les experts devront
également dire, dans l’hypothèse où ils constateraient une
évolution, si elle est positive ou négative. Une seconde
audience permettant de statuer définitivement sur les demandes
dont est saisi le tribunal administratif aura lieu après que
les experts aient rendu leur rapport”.

Il tribunale, avendo respinto tutti i motivi procedurali
invocati dai ricorrenti, ha ritenuto necessario, al fine di
pronunciarsi sul merito della loro richiesta, di ricorrere ad
una perizia che dovrà determinare se il quadro clinico di
Vincent Lambert si è evoluto dal 2014, data dell’ultima
valutazione di esperti richiesta dal Consiglio di Stato. Gli
esperti dovranno anche dire, nel caso in cui dovessero
constatarne un’evoluzione, se essa sia positiva o negativa.
Una seconda udienza per decidere in via definitiva in merito
alle richieste del quale è stato investito il tribunale
amministrativo avrà luogo dopo che gli esperti hanno
presentato la loro relazione.

Nell’ordinanza, il tribunale si premurava di indicare
espressamente una metodologia precisa che il collegio dei
medici avrebbe dovuto rispettare: “Les experts devront
rencontrer l’équipe médicale, le personnel soignant chargé
de    M.    P…J…,   ainsi    que   l’ensemble    des   parties
qui    le    souhaitent.    Ils     pourront    consulter   tout
document, procéder à tout examen ou vérification utiles et
entendre toute personne compétente. Ils accompliront leur
mission dans les conditions prévues par les articles R. 621-2
à R. 621-14 du code de justice administrative et rendront leur
rapport dans un délai d’un mois à compter de leur
désignation“. I medici dovranno sostanzialmente raccogliere
tutte le evidenze mediche prodotte in questi anni, incontrare
l’equipe medica di Reims, nonchè tutte le parti coinvolte
nell’affaire Lambert, cioè i genitori da una parte e la moglie
Rachel dall’altra. Tempo massimo concesso: 30 giorni.

Dunque, facendo due conti, il collegio dei tre esperti avrebbe
dovuto consegnare al tribunale la valutazione richiesta
attorno alla fine di maggio o al massimo ai primi giorni di
giugno.

Per quale   motivo gli avvocati dei genitori di Vincent Lambert
e di due    tra i suoi fratelli e sorelle si sono trovati
costretti   a presentare una mozione per ricusare i tre esperti
nominati?   Dalle poche informazioni che si possono raccogliere
qua e là, risultano con chiarezza tre punti nodali.

Il primo: “nessuno di loro ha alcuna competenza nei pazienti
EVC (stato vegetativo cronico) ed EPR (stato ipo-
relazionale)”. Il secondo: “Oltre al fatto che gli esperti
nominati non hanno esperienza nella cura dei pazienti nella
situazione di Vincent – si legge sempre sul sito –, gli stessi
rifiutano un approccio di metodo basato sulla discussione
contraddittoria tra esperti, specialisti e componenti della
famiglia”. Terzo:“I tre medici vorrebbero svolgere una
valutazione in un solo giorno per presentare la loro relazione
in modo affrettato”. “Non è immaginabile che un paziente nelle
condizioni di Vincent venga valutato in un solo giorno, ma
solo in una dinamica di diverse settimane per poterne valutare
la condizione effettiva” – ha commentato sulla stampa locale
francese Jean Paillot, uno del gruppo di avvocati dei genitori
di Vincent, aggiungendo che la data dell’udienza finale
davanti al tribunale amministrativo non è ancora nota -. “O la
corte conferma gli esperti o li cambia”. “Non ci arrendiamo e
vogliamo una vera e chiara valutazione medica, non
un’expertise sciatta”, ha affermato. Per la verità, a non
essere noti alla stampa, sono anche i nomi e i cognomi dei
medici nominati dal tribunale.

Accuse molto pesanti e gravi che – se dovessero corrispondere
alla realtà – getterebbero molto più che semplici sospetti
sulle modalità con le quali il sistema medico-sanitario
francese si approcci al tema del fine vita. In tutta questa
penosa faccenda – ad esempio – non si fa minimamente cenno
alle cure palliative, cioè a piani di intervento
personalizzati che permetterebbero ai pazienti di essere
assistiti ed accompagnati verso la fine naturale della vita.
Non si fa minimamente cenno – ad esempio – ai dati di fatto
che i genitori di Vincent più e più volte hanno mostrato
attraverso video nei quali si vede Lambert deglutire, fare
cenni con gli occhi e brevi movimenti del corpo quali risposte
a domande poste dagli stessi. Non si fa minimamente cenno – ad
esempio – del fatto che Vincent non è attaccato ad alcun
macchinario che lo tiene in vita. Vincent respira
autonomamente.

Che cosa è allora la vita? Nella ricusazione c’è un passaggio
chiave: “nessuno di loro ha alcuna competenza nei pazienti EVC
(stato vegetativo cronico) ed EPR (stato ipo-relazionale)”.

Che cosa significano questi termini e questi acronimi? Il
termine stati “EVC-EPR” definisce l’evoluzione estrema di
alcune lesioni cerebrali acquisite (CLA), inclusa quella di
alcune lesioni alla testa particolarmente gravi, che non hanno
esclusività; queste condizioni sono possibili dopo l’ictus,
arresto cardiaco, ecc. “EVC” (o stato vegetativo cronico) si
caratterizza per la completa scomparsa di possibilità
relazionali e di funzioni vegetative persistenti necessarie
per la vita (cardiaca, respiratoria, renale, gastrointestinale
ecc …). L’assenza di possibilità relazionali potrebbe far
credere nella morte del cervello. Tuttavia, questo non è il
caso, e le moderne tecniche di esplorazione in soggetti EVC
hanno, al contrario, dimostrato che il loro cervello rimane in
gran parte funzionale. Questo è il motivo per cui il termine
“EVC”, che ha una connotazione molto negativa, dovrebbe essere
sostituito da “sindrome non verbale”, proposto dal Prof.
Cohadon (Bordeaux) nel 2010. Tuttavia, il termine “EVC”,
utilizzato in Francia da quasi 50 anni, rimane ampiamente
utilizzato. “EPR “(o stato ipo-relazionale) corrisponde a uno
stato di coscienza molto alterato ma che consente vere
capacità comunicative (relazionali) e verificabili
dall’entourage immediato (medico e/o familiare in
particolare). Va sottolineato che i pazienti con “EVC-EPR” non
sono alla fine della vita: per vivere essi hanno solo bisogno
di assistenza infermieristica e dall’acqua e dalle razioni
caloriche necessarie quotidianamente. Inoltre, in questi casi
estremi non c’è alcuna prova dell’assenza totale o molto
limitata della vita psichica, nessuno può dire se la loro vita
sia “valida”, neutra, dolorosa, sofferente. Si capisce –
dunque – quanto il destino di Vincent sia legato alla
valutazione medica dei tre esperti nominati dal tribunale. E
si capisce, pertanto, le preoccupazioni da parte dei genitori
di Vincent che hanno portato all’ennesimo gesto di
ricusazione, con la speranza che – una volta per tutte – la
medicina e la scienza siano oneste e leali nel decretare la
situazione reale di Vincent.

“Considerando che, al fine di valutare se le condizioni per la
cessazione del trattamento salva-vita siano soddisfatte nel
caso di un paziente che soffre di una grave lesione cerebrale,
qualunque sia la causa, o nel caso di un paziente che si trova
in uno stato vegetativo o in uno stato di coscienza minima –
che lo rende incapace di esprimere la propria volontà e il cui
mantenimento dipende da un modo artificiale di alimentazione e
idratazione – il medico responsabile deve basarsi su un
insieme di elementi (medici e non medici), il cui peso
rispettivo non può essere predeterminato e dipende dalle
circostanze di ciascun paziente, portando ad affrontare in
ogni situazione la sua specifica singolarità; le prove mediche
devono coprire una lungo periodo di osservazione, essere
analizzate collettivamente e devono riguardare in particolare
la condizione attuale del paziente, l’evoluzione del suo stato
dato il verificarsi di infortunio o malattia, sulla sua
sofferenza e la prognosi clinica”.

Pagina 5 dell’ordinanza del tribunale che affida al collegio
dei tre medici l’ònere della valutazione della situazione di
Vincent.
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