VOLONTARIATO LIBERO PERIODICO ANIMALISTA NUMERO 27 - "Fino a quando non avrai amato un animale, una parte della tua - UNA ZAMPA PER LA VITA

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VOLONTARIATO LIBERO PERIODICO ANIMALISTA NUMERO 27 - "Fino a quando non avrai amato un animale, una parte della tua - UNA ZAMPA PER LA VITA
VOLONTARIATO LIBERO
   PERIODICO ANIMALISTA NUMERO 27

“Fino a quando non avrai amato un animale, una parte della tua
             anima rimarrà sempre senza luce.”
                        (Anatole France)
VOLONTARIATO LIBERO PERIODICO ANIMALISTA NUMERO 27 - "Fino a quando non avrai amato un animale, una parte della tua - UNA ZAMPA PER LA VITA
Sommario
                                              Volontariato Libero è prodotto da
                                                 Una Zampa per la Vita Odv
- Il patto del gatto e del diavolo pag.1
- Lavori al canile di Chiusa Pesio pag.3
- Chiuso per lutto                pag.5
- L’insostenibile produzione… pag.6
- Chef Anselmò                    pag.9
- Natale in famiglia              pag.13
                                                               Contatti
- Conosciamo l’orso polare        pag.17   Siamo su Facebook – Una Zampa per la Vita Odv
                                           https://www.facebook.com/unazampa.perlavita.7
- La storia di Rudolph la renna pag.23
                                                          Sito Internet
- Buon Natale                     pag.26            www.unazampaperlavita.com

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                                               5 X 1000 a Una Zampa per la Vita Odv
                                                1° riquadro (mod. 730 – unico - cud)
                                               “sostegno del volontariato e delle altre
                                                   organizzazioni non lucrative…”
                                              metti la tua firma e il nostro codice fiscale
  Un singolo fiocco di neve può                  93053010042 nelle apposite caselle
  piegare una foglia di bambù

                                                  Dicembre 2020 – Numero 27
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IL PATTO DEL GATTO
                           E DEL DIAVOLO
C’era una volta una donna che viveva con il suo bambino e il suo gatto, in
una casetta in mezzo alla foresta.
Un giorno lei doveva uscire ed era molto preoccupata perché non voleva
lasciare il suo bambino solo, ma non poteva portarlo con sé. Così guardò il
suo gatto e gli disse:
“Gattino mio,per favore, veglia su mio figlio, cercherò di tornare il prima
possibile.”
Così uscì. Subito dopo apparve il Diavolo in casa; il gatto vedendolo saltò
davanti alla culla del bambino senza intimidirsi. Perché è ben noto che i
gatti sono gli unici animali che non hanno paura di questo essere così
maligno.
“Cosa vuoi??” - chiese il gatto
“Vengo a prendere il bambino.” - disse il Diavolo.
“Beh non puoi, mi prendo cura io del bambino.” – Disse il gatto mentre si
stava leccando una zampa.
“Animale insolente, tu non puoi fare nulla per evitarlo.” – ribatte il Diavolo.
“Molto bene” – disse il gatto astutamente – “Ti propongo un accordo: se
indovini il numero esatto dei peli che ho su tutto il corpo potrai prenderti il
bambino. Se questo non accade tornerai da dove sei venuto e non tornerai
mai più. Ti offrirò 3 opportunità per indovinare… Allora c’è un accordo?”
Il Diavolo non poteva rifiutare questo accordo, a lui piacciono le sfide. Così
pensando che sarebbe stato facile accettò.
E con molta pazienza iniziò a contare i peli.
“Uno…. Due… Tre…” Ma a un certo punto un uccellino “cantò”, e così il
Diavolo si distrasse. Arrabbiato ricominciò.
“Cento… Duecento…. Trecento…”
In quel momento il vento entrò dalla finestra e agitò i peli del gatto, facendo
sì che il maligno perdesse ancora una volta il conto.
“Già 2 opportunità sfumate…” - gli ricordò il gatto.
Nervoso il Diavolo ricominciò a contare promettendosi che niente lo
avrebbe più distratto.
“Un milione… Due milioni… Tre milioni…”
Quindi il gatto mosse leggermente la coda strofinando il naso del Diavolo, e
lui starnutì. E tutti i peli del gatto volarono da ogni parte.

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“Hai perso la tua ultima possibilità. Adesso vattene e non tornare mai più.”
Il Diavolo era così furioso della sua perdita, che giurò che un giorno
avrebbe saputo dire quanti peli aveva un gatto, così da poter tornare e finire
il suo compito.
Così se ne andò.
Quando la donna tornò a casa, ignara dell’accaduto, abbracciò e baciò il
bimbo. Poi si girò verso il gatto e facendogli delle carezze dietro l’orecchio
lo ringraziò per l’ottimo lavoro svolto.
Ecco perché i gatti fino ad oggi lasciano sempre peli in giro. Perché in
questo modo il Diavolo non compirà mai la sua vendetta. Non saprà mai
quanti peli hanno in realtà!

(Leggenda Spagnola)

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LAVORI AL CANILE DI CHIUSA PESIO
Nei mesi scorsi siamo riusciti ad apportare ulteriori migliorie alla
struttura   del   canile   di   Chiusa   Pesio   nel   quale   operiamo
regolarmente.
Sono stati rifatti i fondi dei box, cambiato dei punti luce, abbiamo
acquistato un piccolo frigorifero, e portato una lavatrice.
Oltre a migliorare la qualità di vita dei cani presenti, anche per i
volontari sarà più facile ottimizzare tempi e operatività: la
lavatrice in loco è molto funzionale per il lavaggio delle coperte
utilizzate per i cani (grazie a Francesca per il preziosissimo dono!),
il frigorifero è utilissimo per conservare le scatole di umido aperte,
nonché i premietti ecc., utilizzati per somministrare le pastiglie ai
cani che hanno bisogno di cure.
Ringraziamo il Comune di Chiusa Pesio, in particolare il Sindaco
Baudino e l'assessore Giordanengo, per averci dato fiducia ed
averci permesso i lavori.
Un grazie a chi ha eseguito i lavori, a chi ha donato aiutandoci nel
sostenere le spese, ma soprattutto agli insostituibili Volontari e
Volontarie di Una Zampa per la Vita Odv che hanno reso possibile
tutto questo.
Nel parlare del canile il nostro pensiero non può non andare ad
Elsa, cagnolina arrivata nel mese di settembre in brutte condizioni
che, a seguito di vari accertamenti veterinari da noi sostenuti, è
risultata gravemente malata per un tumore, ormai in stadio
avanzato.

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Purtroppo per lei non siamo riusciti a fare nulla, la malattia aveva
preso il sopravvento sul suo fisico già compromesso, ma di una
cosa siamo certi: per i pochi giorni che è rimasta con noi ha avuto
tutto l'amore possibile dei Volontari che, per lei, facevano anche
turni extra giornalieri.
Ciao dolce bellissima Elsa, porteremo con noi un bellissimo ricordo
di te, e un po' di tristezza per non averti potuta riportare alla
vita...

Una Zampa per la Vita Odv

                 Ciao Elsa, resterai sempre nei nostri cuori

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CHIUSO PER LUTTO

Scrive Daniele Peretti a settembre 2020 su il Trentino: "Chiudere
la propria attività in segno di lutto per la morte del cane di
famiglia, denota una sensibilità unica. È successo a Trento al
"Pedalando" di via Vittorio Veneto storica bottega di vendita e
riparazioni di biciclette di Cesare Primon che ieri mattina ha
affisso sulla vetrina un semplice cartello: «Chiuso per lutto,
riapriamo mercoledì: è morto Chezok per noi un grave lutto»."
L'articolo completo su il Trentino.
Perchè un animale, quando entra nelle nostre case, diventa a tutti
gli effetti un membro della famiglia.

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L'INSOSTENIBILE PRODUZIONE DI UOVA
In Italia vengono allevate circa 37 milioni di galline: il 42% circa degli
allevamenti sono in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
Il 60% viene allevato in gabbie (batteria), il 32% viene allevato a terra, il
5% viene allevato in modo biologico all'aperto, il 3% viene allevato
all'aperto.
Come premessa dobbiamo assolutamente ricordare che una gallina, in un
contesto naturale, produce fino a 100 uova all'anno. In allevamento da
285 a 300. Un numero sproporzionato alla sua natura.
I pulcini maschi vengono uccisi, perchè “non servono”: negli allevamenti
ci sono solo femmine.
La vita media di una gallina in natura è di 8 anni: in un allevamento 1
anno e 8 mesi.
Contate anche che una gallina, per potersi “girare” in tranquillità, ha
bisogno di circa 1,2 mt di spazio, per allargare le ali quasi 2 metri: questo
non è mai possibile negli allevamenti in gabbia!
Sovraffollamento, stress, cattiva igiene della lettiera e movimento
limitato creano fenomeni di plumofagia, patologia che induce le galline a
strappare le penne a se stesse o alle compagne. Per limitare questo
problema, appena nate viene tagliato loro il becco. Le galline sono
rinchiuse in capannoni di cemento e non vedono mai il sole.
L’esposizione dalla sola luce artificiale provoca anemia, visibile nelle
creste abbassate e nelle zampe pallide, e un generale stato di apatia.
Queste sono le condizioni delle galline negli allevamenti in gabbia!
Detto questo, se proprio non possiamo fare a meno di consumare uova
bisogna assolutamente evitare di scegliere quelle di allevamento sia in
batteria che a terra: optiamo sempre per quelle derivanti da allevamenti
biologici. Di seguito vi daremo informazioni utili su come riconoscerle.
La qualità di vita di una gallina dipende da che scelta si fa al momento
dell'acquisto delle uova!
E se si sceglie di mangiare vegan, ancora meglio ovviamente!

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Le alternative ai sistemi d'allevamento in gabbia esistono:
scopriamo insieme quali sono e le principali differenze.

Sistemi di allevamento all’aperto e biologici
In entrambi questi sistemi le galline hanno accesso all’esterno con
minimo 4m2 di spazio per gallina, almeno durante il giorno. Nei sistemi
biologici la densità di allevamento è limitata a 6 galline/m2 all’interno
del capannone e il numero massimo di animali allevabili è 3.000; di
solito alle galline non viene “tagliato” il becco e viene concesso loro più
spazio all’esterno (10 m2 /animale) per conformità ai limiti di
immissione di nitrati sul terreno.
Entrambi i sistemi forniscono alle galline maggiori opportunità di
appollaiarsi, fare bagni di polvere, muoversi e andare alla scoperta
dell’ambiente circostante becchettando, grattando e andando alla ricerca
di cibo. Le galline sono in grado di “pascolare” all’esterno, sull’erba,
mangiando insetti e vermi, e traendo giovamento dall’aria fresca e dalla
luce naturale.
Sono spesso forniti agli animali siepi e alberi che formano aree naturali
di ombra e riparo da vento pioggia e sole, nonchè protezione dai
predatori. Vermi, insetti e erba danno varietà alla dieta e possono
migliorare la qualità nutrizionale delle uova.

Sistemi di allevamento a terra
In questi sistemi, le galline sono allevate all’interno di edifici a piano
unico o a piani multipli (con accesso ad una serie di piattaforme situate
ad altezze differenti). La densità di allevamento è limitata nell’Unione
Europea a 9 galline per m2 di spazio utilizzabile.
Le galline dispongono di “spazi in comune” in tutto l’edificio dove
possono muoversi liberamente. Vengono anche forniti loro nidi (con
superficie “grattabile”), posatoi e lettiera sul suolo.

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Paragonati alle gabbie, questi sistemi permettono alle galline una
maggiore libertà di muoversi, spiegare le ali e volare. Essi forniscono
loro anche la possibilità di esprimere comportamenti naturali come quelli
di becchettare, farsi le unghie e deporre le uova in un nido chiuso.

Confronto tra le tipologie di allevamento delle galline ovaiole
          Le diverse modalità di allevamento delle galline ovaiole
                      Gabbia             A terra            All'aperto           All’aperto bio
Codice                3                  2                  1                    0
Densità degli animali 750 cm² /gallina 9 galline/m²         9 galline/m²         6 galline/m²
Spazio esterno        Non                Non                4 m²/gallina         4 m²/gallina
Numero di capi totali Non vi sono limiti Non vi sono limiti Non vi sono limiti   3000 per capannone
Accesso all’esterno No                   No                 Si                   Si

Come consumatore, puoi anche tu partecipare allo sviluppo delle filiere
di produzione che maggiormente rispettano il benessere delle galline
ovaiole:
   – scegli di acquistare uova a codice 0,
   – al momento di comprare prodotti finiti contenenti uova, scegli i
     prodotti che specificano l'utilizzo di uova da allevamenti biologici
     o almeno all'aperto. Salvo specifica sulla confezione, la maggior
     parte di questi prodotti provengono generalmente da galline
     allevate in gabbia,
   – diffondi le informazioni che hai letto su questo articolo.

Se non abbiamo ancora scelto un’alimentazione veg, impariamo a
comprare i prodotti che maggiormente rispettano il benessere degli
animali.
          Loro sono esseri viventi, esattamente come noi.

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CHEF ANSELMO'
Non temete, non vi lascio soli in balia
delle feste!
Vi propongo un pò di ricette sfiziose,
semplici semplici tutte da provare e
proporre nelle serate in famiglia e tra
amici: perchè il Natale così sarà davvero
buono per tutti!
Auguri di buone feste dal vostro Chef Anselmò!

BRUSCHETTE IN VERDE
Ingredienti
1 filone di pane integrale

Melanzane ed erbe
   •   1 melanzana
   •   1 spicchio di aglio
   •   ½ cucchiaino di erbe miste essiccate
   •   ½ cucchiaino di paprika
   •   1 manciata di rucola fresca
   •   2 cucchiai di semi di sesamo
   •   Olio extravergine di oliva

Crema di carciofi
   •   140 g di carciofi sott’olio
   •   90 g di tofu classico in panetto
   •   1 pizzico di aglio in polvere
   •   ½ cucchiaino di menta essiccata o 4/5 foglie di menta fresca
   •   1 cucchiaino di aceto di mele (5 g)
   •   150 g di erbette
   •   2 cucchiai di anacardi (20 g)

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Crema di basilico e noci
   •   150 g di tofu classico in panetto
   •   1 manciata di basilico fresco
   •   1 limone biologico (succo e scorza)
   •   2 cucchiai di noci (20 g)
   •   Sale e pepe
   •   Olio extravergine di oliva

Bruschette melanzane ed erbe
Per prima cosa pelate le melanzane (eliminiamo la buccia per rendere del
tutto liscia e omogenea la crema), tagliatele a cubetti e saltatele in padella
con lo spicchio di aglio, un goccio di olio, le erbe miste, la paprika e sale:
lasciatele cuocere prima con il coperchio qualche minuto e poi eliminatelo,
procedendo a fuoco medio fino a che la polpa delle melanzane non sarà ben
morbida. Ora non vi resta che frullare le melanzane cotte fino ad ottenere
una crema liscia ed omogenea.
Spalmate la crema sul pane (se volete lo potete anche scaldare un pochino in
padella per renderlo croccante) e decorate con foglie di rucola fresca e dei
semi di sesamo (anche questi, volendo, li potrete tostare leggermente in
padella per fare in modo che sprigionino il loro aroma delizioso).

Bruschette alla crema di carciofi
Prendete i carciofi sott’olio e scolateli molto bene, in modo da eliminare l’olio
in eccesso. Potete scegliere il tipo di carciofo che preferite: da quello alla
brace, passando per quelli aromatizzati alla menta, fino ai classici pugliesi.
Ora, tagliate il panetto in cubetti e mettetelo nel mixer, aggiungete quindi un
pizzico di aglio in polvere o essiccato (meno indigesto ma dal sapore deciso),
la menta essiccata (se usate la fresca occhio alle quantità, è parecchio forte),
i carciofi e l’aceto: frullate il tutto fino ad ottenere una crema dalla
consistenza omogenea e aggiustate di sale se necessario.
Ora prepariamo la decorazione della bruschetta. A parte, saltate in padella le
erbette fresche o surgelate con un po’ di sale, olio e un pizzico di aglio:
lasciatele appassire senza che si sfaldino. Tritate quindi gli anacardi al coltello
in modo grossolano.
Spalmate la crema di carciofi sulle fette di pane, adagiateci sopra le erbette
spadellate e spolverizzate con gli anacardi che daranno alla bruschetta il
giusto tocco croccante.

Bruschette alla crema di basilico
Anche qui la nostra base è il tofu: questa crema è facilissima. Frullate il tofu
dopo aver aggiunto nel mixer anche le foglie ben lavate e asciugate di
basilico fresco, il succo e la scorza di limone . Aggiungete anche sale e pepe
alla crema: dovrete ottenere, anche in questo caso, un composto omogeneo.

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Spalmate le vostre fette di pane ben calde con la crema e decorate con della
scorza di limone e dei gherigli di noce tritati in modo grossolano: ci siamo!

TAGLIATELLE AL PESTO DI CAPPERI E LIMONE
Ingredienti
   •   340 g di tagliatelle senza uova
   •   60 g di pinoli
   •   70 g di capperi
   •   80 g di olio extravergine di oliva
   •   4 limoni biologici
   •   3 cucchiai di aneto
   •   1 spicchio di aglio
   •   Sale e pepe

Strumenti
   • Tritatutto

Fate tostare i pinoli in una padella antiaderente per qualche minuto, fino a
quando saranno dorati. A questo punto prepariamo il pesto: versate nel
tritatutto i pinoli tostati, i capperi, l’aneto, l’olio extravergine di oliva, una
presa di sale e un pizzico di pepe. Aggiungete anche lo spicchio di aglio, la
scorza dei limoni e il succo di un solo limone, quindi frullate il tutto fino ad
ottenere un composto cremoso e abbastanza omogeneo.
Cuocete la pasta in abbondante acqua salata per il tempo indicato sulla
confezione, ricordandovi di conservare un po’ di acqua di cottura prima di
scolarla. Una volta cotta, conditela con il pesto di capperi e limone
aggiungendo un goccio di acqua se il condimento dovesse risultare troppo
asciutto, quindi servitela decorando con una manciata di pinoli tostati e un
po’ di scorza di limone.

GULASH VEGAN
Ingredienti
   •   700 g di funghi misti
   •   2 patate
   •   1 cipolla
   •   1 carota
   •   300 g di polpa di pomodoro
   •   1 cucchiaino di rosmarino tritato
   •   3 foglie di alloro
   •   1 rametto di maggiorana
   •   1 spicchio di aglio

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• Paprika q.b.
   • 1 cucchiaino di brodo granulare

Mondate la carota e tritatela finemente insieme alla cipolla, quindi fate
soffriggere lo spicchio di aglio in una pentola con un goccio di olio e
aggiungete le verdure appena preparate, facendo soffriggere a fuoco vivace
per qualche minuto. Unite poi le patate pelate e tagliate a dadini e fate
rosolare, poi aggiungete i funghi tagliati a tocchetti non troppo piccoli.
Dopo aver fatto insaporire le verdure per qualche minuto aggiungete la polpa
di pomodoro, il dado granulare, il rosmarino, l’alloro e la maggiorana, unendo
anche la paprika, il sale e il pepe per insaporire. Lasciate cuocere per circa 30
minuti fino a che le verdure saranno belle morbide e servite ben caldo.

TORTA DI POLENTA
Ingredienti
   •   300 g di farina di polenta
   •   180 g di farina 0
   •   1 bustina (16 g) di lievito naturale a base di cremor tartaro
   •   160 g di zucchero di canna
   •   120 g di uvetta
   •   240 g di fichi secchi
   •   120 g di nocciole
   •   350 g di latte di soia (o altro latte vegetale)
   •   1 pizzico di vaniglia in polvere

Strumenti
   • tortiera dal diametro di 24 cm

Iniziate ammollando l’uvetta in acqua calda per qualche minuto e nel
frattempo tritate grossolanamente le nocciole e tagliate i fichi secchi a
dadini.
In una ciotola capiente versate la farina 0, la farina di polenta, lo zucchero di
canna, il lievito e la vaniglia e mescolate bene. Aggiungete poi a filo il latte
vegetale e mescolate fino ad ottenere un impasto morbido. In ultimo unite le
nocciole, i fichi secchi e l’uvetta scolata e incorporate bene il tutto.
Foderate il fondo di una tortiera con carta forno e ungete leggermente i bordi,
poi versatevi all’interno l’impasto della torta. Livellate bene la superficie e
infornate in forno statico a 180°C per 40 minuti. Sfornate, lasciate raffreddare
completamente, spolverizzate la superficie con dello zucchero a velo e
servite tagliata a fette.

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NATALE IN FAMIGLIA
Il countdown è iniziato e manca davvero poco a Natale. Una ricorrenza
importante e molto amata anche dai nostri amici a quattro zampe, che
in questo periodo possono così passare più tempo con la loro famiglia,
tra coccole, regali e mille attenzioni. È Natale infatti anche per loro,
quindi fate il possibile per rendere questo giorno, e in generale questo
periodo, speciale e trascorrerlo con gioia e serenità!
Perché le feste natalizie sono infatti per i nostri pelosi croce e delizia.
Tante cose buone a tavola e fantastiche attrazioni in tutta la casa…
che però possono essere pericolose per i nostri amici a quattro zampe.
Tanto che anche il Ministero della Salute ha stilato un vademecum su
come trascorrere un buon Natale e un felice Capodanno con cani e gatti
tutelando la loro salute. E con un avvertimento: il cucciolo non è un
regalo. Non è un peluche ma un animale con emozioni simili alle nostre
e che comporta una responsabilità per tutta la vita. Decidere di portare
a casa un cane o un gatto deve essere una scelta consapevole e non
dettata dall’euforia natalizia: nel caso veterinari ed educatori possono
aiutarvi a farvi comprendere cosa vuol dire convivere con un animale
ed eventualmente nella scelta dell’animale più consono a voi e al vostro
stile di vita.
Ed ora, ecco qualche consiglio per vivere al meglio le feste natalizie
insieme ai nostri amici a 4 zampe!
Rendete partecipe il vostro peloso - Durante le feste, rendete
partecipe il vostro cane o gatto. Soprattutto alla cena della Vigilia o al
pranzo di Natale, che sono momenti sacri perché sarete in mezzo ai
vostri cari, e quindi per questo non potrà di certo mancare il vostro
amico a quattro zampe.
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Regalategli voi stessi - Natale uguale regali, anche per il vostro peloso!
Una nuova cuccia, una copertina, un giochino, biscotti studiati per
lui… regali che sicuramente apprezzerà. Ma ricordatevi che il regalo
più bello che potrete fargli sarà il tempo che dedicherete a lui, che
finalmente vi vedrà più spesso. Quindi, più tempo nel lettone o sul
divano con il vostro micione, più passeggiate e gioco con il vostro cane
all’aria aperta. E super coccole a tutti!
Non esagerate con il cibo - Se il peloso non soffre di disturbi
particolari, una piccola eccezione alla sua alimentazione è concessa, ma
senza esagerare. In ogni caso non vanno “allungati” cibi
eccessivamente conditi, speziati o piccanti, il cioccolato, i dolci, la
frutta secca e l’uvetta che possono disturbare anche seriamente
stomaco e pancia di cani e gatti. E se il vostro amico a quattro zampe
vi supplicherà (di sicuro) con i suoi occhi dolcissimi cercando di
corrompere voi o il resto della famiglia… non fatevi intenerire: meglio
dargli un premietto o un biscottino studiato per lui. In questo modo non
sarà escluso dai festeggiamenti e non correrà il rischio di stare male!
Optate per decorazioni sobrie - Chi vive con un cane o un gatto sa bene
quanto gli animali domestici siano incuriositi dalle decorazioni natalizie.
Molte di queste però sono potenzialmente pericolose, come: palline in
vetro che potrebbero rompersi e causare danni al peloso, cavi delle
luci, nastri e fiocchi dei regali, polistirolo, gancetti per le decorazioni,
candele accese, neve artificiale. Optate quindi per decorazioni sobrie
quindi poco attraenti per il vostro peloso.
Scegliete un luogo sicuro - Siccome però è impossibile posizionare
l’albero e le decorazioni sotto una campana di vetro, scegliete un punto
sicuro fuori dalla portata delle zampette del peloso e spruzzate intorno
all’albero o al presepe o dove non volete che il peloso si addentri un po’
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di essenza agli agrumi in quanto il loro odore è molto sgradevole specie
per i gatti.
Occhio alla Stella di Natale - La Stella di Natale è una pianta pericolosa
e velenosa se ingerita dal fedele amico a quattro zampe. Quindi è molto
importante collocarla assolutamente in uno spazio non raggiungibile da
cane e gatto, per esempio su un mobile in alto non scalabile o in un
luogo della casa poco frequentato dal peloso.
Preparategli un rifugio - In generale, è importante che il proprio peloso
abbia un rifugio in casa tutto l’anno, dove possa “nascondersi” quando
sente minacce esterne. Ed è ancora più necessario nel periodo
natalizio, soprattutto la sera di Capodanno. Riponete nel rifugio giochi e
sorprese in modo che il peloso lo associ a elementi e momenti positivi.
Inoltre, cercate di distrarlo con i suoi giochi o con bocconcini
appetitosi. Dietro consiglio del veterinario, potete dargli un integratore
calmante.
Tanto gioco durante il giorno - Soprattutto il giorno di Capodanno,
provate a far stancare il vostro cane durante il giorno, facendolo
giocare molto all’aria aperta e facendogli conoscere nuovi amici pelosi.
Così alla sera sarà stanco e per lui sarà più facile sopportare i rumori
dei fuochi d’artificio (sono ancora troppo pochi i comuni nei quali sono
vietati!). Cercate poi di fargli fare gli ultimi bisogni nel tardo
pomeriggio per evitare di uscire in pieno spettacolo pirotecnico.
Non lasciatelo solo durante i fuochi d'artificio - I fuochi artificiali sono
decisamente stressanti per i nostri amici a quattro zampe. Provocano
paura e ansia (questo anche negli animali che vivono in libertà: per
questo sarebbe sempre consigliabile non fare fuochi d'artificio!). Anche
perché i pelosi sono dotati di un udito molto più raffinato del nostro e
quindi per loro i fuochi sono davvero insopportabili.
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Quindi allo scoccare della mezzanotte non tenetelo all’aperto e non
lasciatelo solo e se proprio non potete portarlo con voi chiamate un dog
sitter.
Aggiorna microchip e medaglietta - Purtroppo cani e gatti, se in preda
al panico dei botti, specie se sparati vicino a loro, potrebbero tentare
di fuggire e, purtroppo, è già capitato. È importante quindi assicurarsi
che i dati del microchip e della medaglietta siano aggiornati in modo
che, nel caso, possano essere ritrovati più facilmente. Per la felicità di
tutti.

      Buone feste a voi e a tutti i vostri adorati animali!

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CONOSCIAMO L'ORSO POLARE
L'orso polare è il più grande carnivoro terrestre del Pianeta.
Il nome scientifico di questa specie è Ursus maritimus, letteralmente
"orso del mare". Gli orsi polari trascorrono la maggior parte del loro
tempo sulla banchisa polare ghiacciata ma sono anche eccellenti
nuotatori, veloci e agili nelle immersioni.
Lo status di conservazione delle popolazioni di Orso polare è stato
studiato sia a livello
nazionale sia a livello
internazionale.       Il
numero totale di orsi
polari stimato ad
oggi è compreso tra i
22.000 e i 31.000
esemplari, divisi in
19         popolazioni.
Questo         grande
carnivoro, il primo
più grande in tutto il
Pianeta, vive in tutta
la regione artica, dal Polo Nord alle aree settentrionali di Alaska,
Russia, Groenlandia, parte settentrionale della Norvegia, Isole
Svalbard e Canada, dove vi è la maggiore concentrazione di orsi
polari (il 60% della popolazione totale).
Oggi però la sopravvivenza di questa specie e del suo habitat sono
messe gravemente a rischio dai cambiamenti climatici e quindi dalla
scomparsa del loro habitat.

In che modo i cambiamenti climatici affliggono gli orsi polari?
   • Superfici ghiacciate ridotte. Gli orsi sono così costretti a
     vivere in un territorio sempre più ridotto e meno idoneo alle
     loro esigenze.
   • Spostamenti pericolosi. Gli spostamenti sono sempre più
     difficili e pericolosi, fra lastroni di ghiaccio spesso molto
     distanti tra loro.

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• Difficoltà a cacciare. Gli orsi hanno grande difficoltà a
     reperire il cibo, il che li costringe a lunghi mesi di digiuno e
     scarso accumulo di grasso, necessario per la sopravvivenza.
   • Conflitti con l'uomo. La ricerca del cibo li spinge verso i
     territori abitati dall'uomo, esponendoli a grandi rischi e
     pericolo
   • Mortalità dei cuccioli. Orsi denutriti e meno sani hanno un
     tasso di riproduzione più basso, e nelle femmine si riduce la
     capacità di dare il giusto nutrimento ai cuccioli.
     Gli scienziati, infatti, hanno scoperto che spesso i cuccioli non
     sopravvivono alle difficoltà del clima artico sia per la mancanza
     di cibo sia perchè le madri che li allattano non hanno
     immagazzinato abbastanza grasso e sono denutrite.

Inquinamento

Che danno fanno le sostanze tossiche agli orsi polari?
   • Disfunzioni fisiologiche. Alcune sostanze tossiche, che si
     accumulano nel corpo degli orsi attraverso la catena
     alimentare, producono      in    questi    animali     una     bassa
     concentrazione di vitamine, ormoni e anticorpi. Questo si
     riflette su molte funzioni fisiologiche come la crescita, la
     riproduzione, e la possibilità di resistere a batteri e virus.
   • Latte materno avvelenato. In alcune zone il latte delle
     femmine di orso polare contiene una concentrazione
     particolarmente alta di queste sostanze. In questo modo il latte
     avvelena i cuccioli riducendo le loro possibilità di
     sopravvivenza in un ambiente già tanto difficile.

POPs: le sostanze tossiche più pericolose
   • POPs (inquinanti organici persistenti). Si tratta di un gruppo di
     sostanze in gran parte proibite, ma che qualche volta vengono
     ancora utilizzate più o meno illegalmente.
   • Conseguenze persistenti. I POPs hanno la caratteristiche di
     rimanere inalterate nell’ambiente per molti anni, perpetuando
     quindi i loro danni per generazioni e generazioni.
   • Danni fisici.I POPs interagiscono in modo drammatico con il
     sistema ormonale degli organismi viventi con ripercussioni su
     molte funzioni vitali fra cui, non ultima, la riproduzione.

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Attività petrolifera

In che modo il petrolio danneggia gli orsi polari?
   • Fuoriuscite di petrolio. Gli incidenti che producono
     sversamenti di petrolio sono purtroppo degli eventi molto
     frequenti nell’attività di estrazione e trasporto del petrolio.
     Nell’ambiente artico, a causa delle condizioni ambientali così
     estreme e difficili, i rischi sono assai più alti.
   • Riduce l’isolamento termico. Il contatto con il petrolio riduce
     l’effetto isolante della pelliccia di un Orso polare. In questo
     modo l’orso è costretto a utilizzare più energia per tenersi
     caldo. Ma non sempre il cibo è sufficiente, esponendo quindi
     l’orso a fame e denutrizione
   • Avvelena. L’orso può ingerire il petrolio sia leccandosi il pelo
     sia cibandosi di animali contaminati. Il petrolio ingerito può
     produrre danni ai reni e al fegato e ha una forte tossicità con
     effetti a lungo termine. Basta una piccola quantità di petrolio
     nella loro pelliccia per contaminare gli orsi polari.
   • Disturbo. L’esplorazione petrolifera che avviene attraverso
     onde sismiche, dinamite, costruzione di strutture e distruzione
     dell’habitat originario può danneggiare gravemente le
     popolazioni di orsi.

La sopravvivenza dell'orso polare è strettamente legata a quella
dell'ecosistema dell'Artico.
Il ghiaccio, che ricopre una parte dell’oceano anche nei mesi più
caldi, è per l’artico un vero e proprio suolo: alimenta e sostiene un
ecosistema complesso e meraviglioso che dal minuscolo plancton
arriva fino alle grandissime balene, passando per orsi, foche e
trichechi. Quando d’estate nell’Artico i cambiamenti climatici
porteranno alla fusione di quasi tutti i ghiacci, l’ecosistema così
come lo conosciamo sarà distrutto e perso per sempre
Per gli orsi polari il ghiaccio artico è un vero e proprio territorio dove
cacciare, cibarsi, riprodursi e allevare i cuccioli. Per cui i primi a
sentire gli effetti della riduzione del ghiaccio artico estivo sono
proprio loro. Spesso gli orsi per reperire cibo devono nuotare per
decine di chilometri prima di approdare alla banchisa artica o, in
alternativa, devono spingersi verso i territori abitati dall’uomo
esponendosi al serio rischio di venire uccisi per paura o per
legittima difesa.
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Nel 2018 è stato lanciato il primo studio che sottolinea come gli
approcci convenzionali allo sviluppo siano per l'Artico una minaccia
per la sopravvivenza dell'ecosistema.
Il report pubblicato vuole essere una guida per governi e aziende per
il raggiungimento di soluzioni sostenibili in questo momento
cruciale per garantire sul lungo periodo il benessere dell’economia e
dell’ecosistema per questa regione e per il pianeta stesso.

Temperature in aumento
Nel 2018 è stato pubblicato il 13° Artic Report Card dal NOAA
(Amministrazione Nazionale Oceanica ed Atmosferica statunitense).
Secondo il report tra il 2014 e il 2018 nell'Artico le temperature
rilevate sono state superiori a quelle registrate dal 1900. In
particolare, secondo quanto si legge, il 2018 è stato il secondo anno
più caldo dopo il 2016.

Il futuro della Last Ice Area
Una grossa fetta del territorio ghiacciato degli orsi polari scomparirà
nei prossimi decenni a causa della fusione estiva dei ghiacci artici.
Secondo gli scienziati l’aumento della fusione estiva dei ghiacci -
causato dai cambiamenti climatici - sarà particolarmente intenso
nei prossimi decenni in tutto il territorio dell’Orso polare. Ci sarà
però un’area dove il ghiaccio avrà maggiore probabilità di resistere a
questi cambiamenti: si tratta dei ghiacci più spessi e duraturi a
cavallo tra Canada e Groenlandia. Questo territorio chiamato Last
Ice Area è vitale per la conservazione delle prossime generazioni di
orsi                                                            bianchi.
E' stato creato un progetto “Last Ice Area” seguendo le indicazioni
degli scienziati stessi affinché quest'area sia gestita e tutelata per il
benessere e la sopravvivenza degli orsi polari e delle altre specie
artiche.

Cambiamenti climatici
Cronologia delle azioni di conservazione
Prima del 1973
Fin dal lontano 1600 le popolazioni di Orso polare erano state
decimate dalla caccia perpetuata da europei, russi, americani
European, Russian per la loro pelliccia e i loro trofei.

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1973
Canada, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia e l’ex Unione Sovietica
firmano l’accordo internazionale “per la conservazione degli orsi
polari e del loro habitat” finalizzato soprattutto a regolarne e
limitarne la caccia.
Il Governo US classifica inserisce gli Orsi polari nel suo
“Endangered Species Act “ la principale legge di conservazione delle
specie negli Stati Uniti d’America.

2005
Gli orsi polari vengono iscritti dall’IUCN nella lista delle specie
Vulnerabili dall’IUCN basandosi sulla stima che nei prossimi 35-50
anni possa esserci un declino del 30% della specie. ,

Oggi
Oggi gli orsi polari sono fra i pochi grandi carnivori che vantano una
distribuzione non molto diversa da quella naturale. Tuttavia, da
qualche anno si inizia a notare un preoccupante declino che affligge
7 popolazioni su 19. La causa principale è la scomparsa del loro
habitat.

Curiosità
   • Peso. Gli esemplari maschi adulti pesano mediamente dai 350
     ai 700kg e misurano dai 2,4 ai 3m di lunghezza. Le femmine,
     invece, sono grandi circa la metà e pesano tra i 150 e i 250
     kg..I cuccioli appena nati pesano circa 1/2 kg. Ma dopo circa
     tre mesi arrivano a pesare tra i 20 e i 25 kg..
   • Grandi ma agili. Gli orsi polari sulla terra ferma possono
     raggiungere fino ai 40 km/h. Gli orsi polari sono altrettanto
     abilissimi nuotatori, agili e veloci.
   • Folta pelliccia. Sebbene venga chiamato anche orso bianco, in
     realtà i suoi peli non sono bianchi, ma trasparenti. Ogni
     singolo pelo è un tubolare cavo traslucido, che permette di
     catturare i raggi solari e li convoglia verso la cute, che è nera. I
     peli appaiono bianchi perché tali cavita disperdono e riflettono
     la luce visibile.
   • Mamma orsa. La femmina di orso polare in genere dà alla luce
     due cuccioli che nascono tra i mesi di novembre e gennaio.

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I cuccioli restano con la mamma nella tana fino all'arrivo della
  primavera.
• Dati e numeri: gli orsi polari hanno 42 affilatissimi denti con
  un paio di canini più grandi di quelli del Grizzly; le sue zampe
  misurano 30 cm; gli orsi hanno 3 palpebre - la terza protegge
  l’occhio dell’orso dai rigori del clima; lo strato di grasso sotto la
  pelle misura 10cm.

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LA STORIA DI RUDOLPH LA RENNA
Le renne abitano lassù a nord, dove le notti d’inverno sono lunghissime
e la neve è bianchissima. Babbo Natale va sempre lì a cercare quelle più
forti e più veloci: gli servono per far volare la sua slitta.
Lì a nord viveva una famiglia di renne che aveva cinque piccoli. Il più
giovane si chiamava Rudolph ed era un cucciolo particolarmente vivace
e curioso.
Lui infilava il suo naso dappertutto, ed era un naso veramente
particolare! Infatti, quando Rudolph era felice, arrabbiato o si
emozionava, il naso si illuminava e diventava rosso come un pomodoro.
I suoi genitori ed i suoi fratelli lo trovavano adorabile e lo amavano per
questa sua particolarità, ma fin dall’asilo era diventato lo zimbello dei
compagni.
“Rudolph ha il naso rosso! Rudolph ha il naso rosso!” lo prendevano in
giro.
E alla scuola elementare andò anche peggio! Rudolph cercava con tutti i
mezzi di nascondere il suo naso ma non ci riusciva.
Aveva provato a rimanere sempre serio, a metterci un cappuccio di
gomma e addirittura a dipingerlo di nero, ma non c’era niente da fare. In
qualche modo quel naso rosso e luminoso saltava sempre fuori e i suoi
compagni ridevano a crepapelle. Rudolph ci restava molto male:
piangeva amareggiato, e i suoi genitori e i suoi fratelli non riuscivano
mai davvero a consolarlo.
Passarono gli anni e Rudolph divenne un giovane forte e agile. Finché fu
abbastanza grande da poter partecipare alla selezione delle renne che
avrebbero       trainato       la       slitta   di     Babbo       Natale.
Anche quell’anno, infatti, l’inverno era ormai alle porte e la visita di
Babbo Natale si avvicinava.
In vista di quell’appuntamento, le renne giovani si facevano belle: le loro
pellicce venivano strigliate e spazzolate fino a brillare come il rame, le
corna venivano lucidate fino a risplendere più della neve. Ed ecco che
arrivò il gran giorno.

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Tutte le renne si riunirono nel piazzale dove di solito atterrava Babbo
Natale in quell’occasione e, nell’attesa, cercavano di intimorire e
impressionare gli altri concorrenti. Ciascuno avrebbe infatti voluto
essere scelto: trainare la slitta di Babbo Natale è un onore immenso!
Tra di loro c’era anche Rudolph, e bisogna ammettere che spiccava tra
gli altri per bellezza e vigore.
Babbo Natale atterrò puntuale: era partito da casa sua con la slitta
leggera trainata solo da Donner, il suo fedele caporenna. Si mise subito
al lavoro ed esaminò ogni concorrente: siccome le renne erano molte e
Babbo Natale ne avrebbe scelte solo otto, ci volle molto tempo per
guardarle tutte con attenzione e il tempo sembrava non passare mai.
Anzi, a Rudolph sembrava un’eternità.
Quando finalmente toccò a lui, però, il suo
naso diventò incandescente per l’agitazione,
era quasi luminoso come il sole.
Babbo Natale lo guardò e sorrise amichevole,
ma scosse la testa. – “Sei grande e robusto. E
sei un bellissimo giovanotto” – disse – “ma
purtroppo non posso sceglierti. Il tuo naso
rosso potrebbe spaventare i bambini”.
Non potete immaginare la tristezza ed il
dolore che queste parole diedero a Rudolph.
Corse nel bosco più veloce che poteva,
scalpitando per la rabbia. A tutti gli scoiattoli
che venivano a chiedergli cosa succedesse,
rispondeva: – “Guarda come brilla il mio naso.
Nessuno ha bisogno di una renna con il naso
rosso!” – e piangeva per la tristezza.
Piano piano si calmò e tornò a casa, dove i suoi genitori e i suoi fratelli
lo abbracciarono forte. Lui riprese le sue normali attività, cercando di
non badare a quanto si vantavano i suoi compagni che erano stati scelti
da Babbo Natale. Spesso tornava nel bosco a salutare gli scoiattoli che
l’avevano aiutato quel giorno che era stato tanto triste.
Intanto il Natale si avvicinava e tutti erano così occupati con i
preparativi per le feste che nessuno si accorse che il tempo peggiorava
ogni giorno di più.
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Al punto che Babbo Natale, quando lesse le previsioni per la notte della
Vigilia, disse preoccupato: – “Come potrò trovare la strada per arrivare
alle case dei bambini? Nevicherà così tanto che rischio di non vedere
nemmeno le mie renne!”.
Quella notte non riuscì a dormire. Doveva trovare una soluzione. Perciò
decise di tornare al paese delle renne, forse loro avrebbero potuto
aiutarlo.
Ma nevicava così tanto che Babbo Natale non riusciva a vedere niente
tranne una luce rossa. Tutto ciò che era intorno a lei era illuminato a
giorno.
Babbo Natale si avvicinò e si accorse che quella luce proveniva dal naso
della renna che lui aveva scartato. La ricordava benissimo.
“Ciao” – le disse – “mi ricordo ti te. Ti dissi che il tuo naso avrebbe
spaventato i bambini, ma mi rendo conto che è eccezionale. Illumina a
giorno la strada anche nella bufera. Ti va di essere la prima delle renne
attaccate alla mia slitta e di mostrarmi così la strada per raggiungere i
bambini?”
Rudolph non credeva alle sue orecchie: per l’emozione inciampò nella
neve      e    il    suo     naso     divenne     ancora     più      rosso.
Finalmente rispose: – “Naturalmente, lo farò volentieri. Mi fa un
enorme piacere.”
“Allora ti aspetto domani sera con tutti gli altri. Dobbiamo partire
puntuali per essere sicuri che i bambini ricevano i loro doni a
mezzanotte”.
Figuratevi la faccia dei compagni di Rudolph quando lo videro a capo
della squadra di renne. Loro l’avevano sempre preso in giro per il suo
naso bizzarro, ma proprio quel naso si era rivelato indispensabile per
permettere a Babbo Natale di portare a termine la sua missione.
Nonostante la bufera di neve, la slitta partì puntuale e fece tutto il suo
giro senza intoppi. La luce del naso di Rudolph aveva guidato le renne
sane e salve.
Il giorno dopo Rudolph venne festeggiato come un eroe. Le renne
ballarono e cantarono felici perché una di loro era entrata nella storia.
Da allora Rudolph è sempre a capo della slitta di Babbo Natale, per
illuminargli la strada e far sì che tutti i bambini ricevano il loro regalo
di Natale.

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Il 2020 è stato un anno che, per molti avvenimenti, ci ha cambiati nel
     profondo. Un esempio per tutti: la convivenza con il Covid-19, che ha
  rallentato non di poco la nostra attività sia diretta con gli animali, che di
                     partecipazione ad eventi e manifestazioni.
 Indispensabile ed essenziale è stato l’aiuto ricevuto da chi ci ha sostenuto
 con donazioni, acquisti dei nostri gadgets, donando cibo: grazie di cuore a
 tutti! Forse non trascorreremo i giorni di festa come negli anni scorsi, ma
            vogliamo comunque augurarVi un buon Natale, a tutti Voi!
  In particolare: ai nostri insostituibili volontari, ai soci, agli adottanti, agli
     amici ed amiche, ai sostenitori, ai gattari e alle gattare, ai bravissimi
        veterinari e veterinarie con i quali collaboriamo, ai negozianti e
   commercianti che ci supportano, al CSV, alle Istituzioni tutte (Comuni,
      Vigili, Asl, Carabinieri, Forestale ecc.), alle varie realtà con le quali
 abbiamo avuto modo di confrontarci in questo anno difficile, ai giornali che
  ci aiutano con appelli e comunicati ed in particolare a Erica M. e tutto lo
  staff di Provincia Granda, a tutte le persone di grande cuore incontrate,
    conosciute, o ritrovate in questo anno che ci ha segnati nel profondo.
Un pensiero giunga a tutti gli amici a 4 zampe che abbiamo salvato, curato,
amato che ora hanno una nuova vita, e a quelli che purtroppo non ce l’hanno
                 fatta e corrono felici sul ponte dell’arcobaleno…
                                   A tutti quanti
                BUON NATALE E BUONE FESTE

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