In collaborazione con la Società Italiana di Odontoiatria Infantile (SIOI) Sala Meeting - Hotel "The Westin Palace" P.zza della Repubblica 20 - Milano
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in collaborazione con la Società Italiana di Odontoiatria Infantile (SIOI) Sala Meeting – Hotel “The Westin Palace” P.zza della Repubblica 20 – Milano Sabato 2 aprile 2016 ore 8.30-14.00 Evento 1834-155046 Crediti 5
Il nostro Ordine è particolarmente impegnato nell’ambito della formazione e dell’aggiornamento dei propri iscritti. Questo evento che rappresenta una tappa del percorso e dell’impegno profuso da parte degli organizzatori merita il nostro ringraziamento e plauso. Numerosi sono gli altri corsi in programma a testimonianza della vitalità e dell’impegno dei nostri iscritti per far crescere e rendere sempre più vicina la nostra professione ai bisogni dei nostri ammalati. Non sfugge ad una attenta riflessione che tali eventi rappresentano non solo opportunità di aggiornamento scientifico ma vitali strumenti per una crescita professionale ed etica. Questo obiettivo verrà perseguito con particolare determinazione e il nostro Ordine sarà sempre pronto ad accogliere suggerimenti e proposte per poter migliorare la professione medica. Il Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri Dott. Roberto Carlo Rossi
L’analgesia relativa (R.A.) secondo Langa in odontoiatria in collaborazione con la Società Italiana di Odontoiatria Infantile (SIOI) Sabato 2 aprile 2016 ore 8.30-14.00 Sala Meeting – Hotel “The Westin Palace” P.zza della Repubblica 20 – Milano COORDINATORE Luigi Paglia Consigliere Albo Odontoiatri – Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano Responsabile Reparto di Odontoiatria Infantile – Istituto Stomatologico Italiano PROGRAMMA 8.15-8.45 Registrazione Partecipanti 8.45-9.00 Saluto del Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano e del Presidente dell’Albo Odontoiatri 9.00-9.10 Andrea Senna Presidente Albo Odontoiatri Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano Presentazione 9.10-9.30 Luigi Paglia Le sedazioni e la necessità di un ambiente clinico sicuro e controllato 9.30-10.00 Giovanni Damia Odontoiatra libero professionista Cos'è l'R.A. secondo Langa 10.00-10.20 Sara Arcari Odontoiatra libero professionista (SIOI) L'approccio "dolce" al piccolo paziente: l’R.A. secondo Langa 10.20-10.40 Sergio Morena Istituto Stomatologico Italiano Quando l'R.A. secondo Langa e quando l’anestesia generale nel Bambino non collaborante 10.40-11.10 Giovanni Damia L'R.A. secondo Langa nel paziente Adulto 11.10-11.30 Intervallo
11.30-12.00 Gianmaria Paolillo Anestesista libero professionista Esiste la sedazione cosciente endovenosa? 12.00-12.30 Claudio Radice Odontoiatra libero professionista Professore A. C. Università degli Studi di Milano-Bicocca R.A: aspetti medico legali 12.30-12.50 Marco Bacchini Odontoiatra libero professionista L'R.A. come prevenzione delle emergenze 12.50-13.20 ESPERIENZE CLINICHE (case report di 7 minuti e 3 minuti di discussione) Patrizia Maschietto Odontoiatra libero professionista R.A. in un paziente autistico Luigi Paglia Sedazione cosciente con Micronoan nel piccolo paziente Valeria Torchia Odontoiatra libero professionista Un bambino in Anestesia Generale 13.20-14.00 Compilazione schede di valutazione e di verifica
Le sedazioni e la necessità di un ambiente clinico sicuro e controllato Luigi Paglia Introduzione Argomento della giornata saranno le diverse tecniche sedative utilizzabili in ambito odontoiatrico tra le quali occorre distinguere nettamente la sedazione RA Sec. Langa ( basse % di N2O e alte di O2 ) la cui sicurezza è garantita dalle sedation-machine ( e dove il paziente può essere dimesso dopo 15-20' ) dalla sedazione ottenibile con farmaci e.v. la cui sicurezza dipende oltre che dalla buona professionalità dell'operatore e del team anche dalla maneggevolezza del farmaco utilizzato e dalla sua capacità o meno che ha lo stesso di interferire con i riflessi tutelari del paziente. La sedazione enterale usata in dose singola non superiore alla dose massima consigliabile è anch'essa sicura anche se necessita di accompagnamento pot-operatorio del paziente che può essere dimesso dopo 30’ e viene definita nelle classificazioni analizzate in particolare quella dell’American Association of Dentistry come sedazione cosciente. Si ritiene che in un uso ambulatoriale la tecnica sedativa prescelta debba garantire il mantenimento dei riflessi tutelari del paziente per poter essere eseguita con la necessaria sicurezza. La possibilità che vengano meno in maniera predicibile i riflessi tutelari di tosse e deglutizione deve imporre la presenza di personale specializzato e di un ambiente protetto e questa è la situazione che si verifica nella sedazione moderata per via parenterale e nella sedazione profonda. Verranno inoltre discussi anche le indicazioni e controindicazioni alla sedazione cosciente nel paziente adulto e le implicazioni medico legali nel suo utilizzo. Terminerà la giornata l'esposizione di alcuni casi clinici significativi.
Cos'è l'R.A. secondo Langa Giovanni Damia La definizione dell'RA data da Langa è: " un alterato stato della coscienza nella quale la paura e l'ansietà sono eliminate e l'interpretazione cerebrale dello stimolo doloroso modificato": pertanto possiamo definire l'RA come una tecnica ansiolitica. Il nome " Relative Analgesia" è dovuto al fatto che esiste anche una componente analgesica nella tecnica. Tuttavia il definire l'RA solo come tecnica ansiolitica è assolutamente riduttivo perchè l'RA ha caratteristiche peculiari. Facciamo un breve esame su come è nata la " sedazione". Le tecniche sedative sono nate negli anni 1960-70 in seguito alla diffusione dell'uso dell' anestesia locale: infatti l'AL toglie la componente neurologica del dolore ma ne esalta la componente psicosomatica; inoltre da allora sono state introdotte delle tecniche diagnostiche molto invasive ed in entrambi i casi " sedare il paziente " si dimostra molto utile. Per vari anni la " sedazione" veniva attuata usando basse dosi di farmaci ipnotici; tuttavia il loro uso (anche in Odontoiatria) diede luogo a molte emergenze ed anche a numerosi decessi. Con la scoperta e l'uso delle benzodiazepine la " sedazione" divenne molto meno pericolosa ed attualmente è molto usata in tante specialità Mediche e, negli Ambienti protetti, ha un buon grado di sicurezza. In Odontoiatria esistono tuttavia delle difficoltà all'uso di vari tipi di sedazione perchè il 90% delle prestazioni avviene a livello Ambulatoriale ossia in un "ambiente non protetto". Ma in Odontoiatria serve la "sedazione"? Alcuni Colleghi affermano che loro ne fanno a meno! Il problema riguarda i punti di vista! : occorrerebbe chiederlo ai loro Pazienti i quali spesso dimostrano chiaramente che ne hanno bisogno ! E' noto che .... " ognuno vede solo quello che sa ... ed ognuno non vede ciò che non vuol vedere!" Nei Paesi più avanzati (Usa e Regno Unito) la sedazione in Odontoiatria è usata già da tanti anni in varie modalità, comunque occorre notare che esistono anche notevoli differenze fra noi e loro nel riguardo di leggi e regolamenti. Da noi comunque, anche oggigiorno, la sedazione odontoiatrica è poco diffusa e spesso si ricorre o all'Anestesia Generale o all'aiuto degli Anestesisti. Fortunatamente anni fa Langa (Odontoiatra Americano) mise a punto l'RA che è una tecnica alla portata degli Odontoiatri che lavorano soli nei loro Studi perchè dà massima sicurezza. L'RA parte da principi completamente diversi rispetto alle altre sedazioni infatti ad esempio presso la " Dental fear clinic " di Seattle, dove l'RA è usatissima, l'Odontoiatra è affiancato
non da un Anestesista ma da uno Psicologo. Vediamo comunque quali sono le fasi dell'RA. 1° STEP: approccio e condizionamento del paziente per fargli accettare la mascherina. (ambiente accogliente personale disponibile -rapporto empatico e non ipertecnologico - spiegazioni rassicuranti - uso di vari stratagemmi psicologici : esempi :chiamare sempre il paziente per nome- rispetto degli orari- sapere ogni volta quello che si deve fare etc. etc.) Langa diceva "mai curare un estraneo!" 2° STEP: trattamento farmacologico: è una parte fondamentale perchè il N2O a basse % ha un ottimo effetto ansiolitico; tuttavia questa è la parte più semplice (dopo un pò di esperienza) perchè la sedation machine dà una sicurezza assoluta o non ci permette di sbagliare. 3° STEP: gradualità nelle cure; iniziare con una seduta di prova e con le cose più semplici e brevi; minimizzare il trauma ove possibile. L'RA è per 2/3 psicologica e solo un 1/3 farmacologica ma non è curativa ma preventiva poichè abolisce od attenua le cause emotive che provocano lo stress che notoriamente è la causa prima di tutte le emergenze. L'RA è la sedazione adatta ed ideale per gli ambienti non protetti per tanti motivi. L'uso della sedation machine ci impedisce di sbagliare ed inoltre il paziente è sempre iperossigenato e pertanto la sicurezza è massima ; il farmaco N2O si dosa individualmente ad ogni seduta e non è metabolizzato ma espulso con la respirazione al 98% ; la durata della sedazione è quella che si vuole ( da pochi minuti a ore ) ; l'RA si usa sia negli adulti che nei bambini ; a parte i primi 3 mesi di gravidanza non esistono controindicazioni basta che il paziente sia in equilibrio cardiocircolatorio e respiratorio anche farmacologico; l'RA è utile anche in pazienti con un certo grado di disabilità ; l'RA rieduca il paziente ad assumere un certo grado di autocontrollo e l'Odontoiatra ad avere un ottimo comportamento con tutti i pazienti. Concludendo l'RA in Odontoiatria serve per favorire la collaborazione del paziente come ansiolitico; serve per prevenire le emergenze; serve all'Odontoiatra per lavorare meglio e con meno stress; ci procura più pazienti e li fidelizza; e, se la si attua con entusiasmo, è una specie di sfida molto divertente. Del resto anche chi decide di non usare l'RA o altre sedazioni fa una scelta ben precisa inerente al suo lavoro ed alle possibili conseguenze Langa diceva " ... nessun farmaco può sostituire la gentilezza, la simpatia ed il buon senso !!!! "
L'approccio "dolce" al piccolo paziente: l’R.A. secondo Langa Sara Arcari Favorire il concretizzarsi di un’esperienza positiva per il bambino nel setting odontoiatrico è la prima missione di un odontoiatra che incontra un piccolo paziente. Diversi studi hanno dimostrato che esiste una marcata correlazione tra esperienze negative, sia mediche che odontoiatriche, e sviluppo di elevato stress odontoiatrico: la prevalenza di ansia e paura della seduta odontoiatrica risulta essere rilevante tra i bambini e gli adolescenti. Ciò si associa fortemente sia a problemi nella gestione del comportamento dei giovani pazienti che a grande difficoltà –se non impossibilità- per l’operatore di effettuare il trattamento terapeutico necessario a preservare o ripristinare la salute orale del bambino. Inoltre, tale ansia, può tradursi in un’alterata percezione dell’odontoiatria tale per cui il bambino divenuto adulto sarà più incline a evitare le sedute odontoiatriche, con conseguente aumentata incidenza di scarsa salute orale e con tutte le problematiche annesse. E’ quindi fondamentale, al fine di “creare” nuove generazioni prive della paura del dentista, offrire ai bambini un approccio dolce e positivo, in un ambiente adeguato e con un premuroso team di supporto attento quanto noi a soddisfare le loro esigenze.
Devono essere considerati i diversi fattori che possono concorrere allo sviluppo di ansia, al fine di evitare che questa si instauri: oltre a esperienze negative pregresse, giocano un ruolo molto importante i genitori, che rappresentano il punto di riferimento dei nostri piccoli pazienti. I genitori devono aiutarci a creare un’esperienza positiva e collaborare affinché si instauri con noi un rapporto costruttivo di fiducia. Altri elementi in grado di influire sul comportamento del bambino nell’ambiente odontoiatrico sono: Il livello cognitivo del bambino e l’età, che risultano spesso essere discriminanti per far accettare al bambino la mascherina nasale della sedation machine; le circostanze esterne di quel particolare momento – ad esempio la nascita di un fratellino, l’inizio di un nuovo corso scolastico, una nuova abitazione, la separazione dei genitori… il carattere emotivo del bambino, che può essere più o meno incline ad accettare le cure odontoiatriche. E’ quindi fondamentale conoscere e disporre delle tecniche di gestione del comportamento: saranno le circostanze individuali a dettare la scelta dell’odontoiatra di utilizzare una o più tecniche per quel determinato bambino al fine di ottenerne la collaborazione. Da attuare sempre una prima sedazione psicologica del bambino, per cercare di creare una sintonia, un vero e proprio “feeling” di empatia e smorzare le paure di ogni piccolo paziente. Fondamentale una valida comunicazione, che deve essere adattata alla fascia di età e al livello cognitivo del bambino, in associazione a una o più tecniche comunicative di base per la gestione del suo comportamento tra cui: Tecniche verbali, come ad esempio il controllo del timbro di voce Tecniche non verbali: ad esempio il linguaggio del corpo è ricco di significati e trasmette al bambino la nostra “accoglienza” Distrazione Desensibilizzazione Tell – show – do Rinforzo positivo Presenza/ assenza dei genitori Tuttavia, per il temperamento di alcuni bambini o per determinati tipi di procedure lunghe e/o invasive anche in bambini collaboranti è indicato ricorrere a tecniche aggiuntive, al fine di non comprometterne la collaborazione o evitare che l’esperienza sia psicologicamente traumatica. Tra le tecniche “avanzate” farmacologiche di gestione del comportamento, la più diffusa, apprezzata e consigliata dalle Accademie internazionali di odontoiatria infantile è la
sedazione cosciente inalatoria, che si attua somministrando al bambino elevate concentrazioni di ossigeno miscelate a basse concentrazioni di protossido d’azoto, attraverso macchinari (“sedation machine”) altamente sicuri, appositamente ideati e realizzati per l’uso odontoiatrico. Tenendo a mente che gli obbiettivi del trattamento odontoiatrico infantile prevedono principalmente di controllare l’ansia del bambino e di effettuare cure pain-free (senza dolore) l’utilizzo del protossido offre la possibilità di centrare entrambi gli obiettivi, in quanto le sue caratteristiche farmacologiche prevedono, come meccanismi d’azione, sia l’effetto sedativo che quello di blando analgesico. Il bambino selezionato per la seduta odontoiatrica da svolgere in sedazione cosciente inalatoria, dovrà essere in buone condizioni di salute (classificato ASA 1 o ASA 2) e presentare un’ansia lieve o moderata, poiché il protossido è un blando sedativo. Inoltre è consigliabile effettuare la seduta al mattino, quando il bambino, che ha un metabolismo accelerato e consuma rapidamente le proprie energie, è riposato e non presenta la stanchezza data dall’impegno scolastico. Il protossido d’azoto inoltre altera la percezione temporale del piccolo paziente, caratteristica utile in quanto gli consente di sostenere trattamenti di maggior durata, e a percentuali intorno al 50% svolge azione lievemente anamnestica.
Al termine del trattamento, quando l’erogazione di protossido diviene nulla, l’ossigeno viene somministrato al 100% per circa 5 minuti in modo da favorire l’eliminazione del protossido – che avviene pressoché totalmente attraverso la respirazione, senza quindi determinare fenomeni di accumulo a livello dei tessuti e degli organi- e da contrastare l’insorgenza di effetti collaterali (rari e lievi): i più frequenti osservati sono nausea e vomito. Non esiste altra metodica sedativa in cui sia consentito all’operatore esercitare un così ampio e immediato controllo sull’azione clinica del farmaco utilizzato. Questa caratteristica rappresenta un fondamentale attributo in termini di sicurezza della tecnica di sedazione cosciente inalatoria, che si conferma essere gradita sia dai piccoli pazienti che dalla maggior parte dei genitori, oltre che utile all’odontoiatra per portare a termine il trattamento e per instaurare un buon rapporto con i suoi piccoli pazienti.
Quando l'R.A. secondo Langa e quando l’anestesia generale nel Bambino non collaborante Sergio Morena L’esperienza maturata in più di 25 anni in un reparto di odontoiatria infantile ha permesso di inquadrare la possibilità di collaborazione di un bambino in via preliminare in base ad un criterio facilmente determinabile: l’età anagrafica. L’autore distingue due gruppi in età prescolare: fino a quattro anni e tra quattro e sei, ed un terzo gruppo in età scolare, dai sei anni in poi. Mentre ritiene molto difficile ottenere terapie ben eseguite quando non estremamente semplici (quindi difficilmente necessarie) sotto i quattro anni di età ed all’opposto si può sperare in una collaborazione attiva con un approccio psicologico e operativo corretto in età scolare, è tra i quattro ed i sei anni che un bravo pedodontista, in genere utilizzando la sedazione cosciente con protossido d’azoto almeno nelle prime sedute, riesce ad eseguire terapie quanto meno decorose senza particolare disconfort per il piccolo paziente. Va quindi sottolineato come l’apparecchiatura della sedation machin NON rappresenta l’elemento necessario e sufficiente per il successo terapeutico se non supportata da adeguato approccio psicologico e corretta condotta terapeutica. Parimenti però anche approccio e condotta corretti possono non risultare sufficienti senza l’apporto farmacologico di tipo ansiolitico e positivo, vissuto come gioco divertente che l’utilizzo della sedazione cosciente induce nel bambino. Esistono comunque criteri di complessità delle cure e disponibilità dei genitori che vanno considerati e condizionano la scelta della sedazione cosciente o dell’anestesia generale. Gli indubbi vantaggi della sedazione sono: • Lo stato di coscienza è conservato • Sono mantenuti i riflessi tutelari • È sufficiente un ambito ambulatoriale • Facile e sicura esecuzione da parte del dentista dopo un opportuno apprendistato • Non è richiesta la presenza di un secondo specialista (anestesista, pediatra) L’approccio psicologico inizia proprio nel modo di presentare e far accettare al bambino la mascherina nasale e come deve attivamente partecipare con una respirazione nasale.
L’approccio deve tenere conto del diverso sviluppo maturativo in epoca prescolare e scolare. Approccio in età prescolare: Linguaggio convincente, coinvolgente e capace di stimolare l’istintiva curiosità del piccolo: Sedation machine = astronave per volare Mascherina = quella degli astronauti o dei piloti d’aereo Riserva dei gas = palloncino magico. Tono di voce amichevole, accattivante, lento (come se si stesse raccontando una favola o una storia avvincente) Provare la mascherina su se stessi Effettuare una seduta di prova Approccio in età scolare: Linguaggio moderatamente professionale e scientifico rapportato al grado di maturità e cultura del bambino: Sedation machine = apparecchiatura che toglie la paura del dentista Mascherina = da porre sul naso e attraverso cui si respira un’aria (meglio evitare la parola gas) che rasserena Palloncino = indicatore della capacità di respirazione nasale Tono di voce sicuro, garbato ma deciso. Si descrivono i sintomi soggettivi che si possono avvertire: formicolio agli arti, senso di leggerezza o pesantezza, rilassamento, secchezza della bocca, senso di ondeggiamento Valutare se eseguire o meno una seduta di prova Anche nei criteri di indirizzo verso l’anestesia generale vi è un criterio di schematica suddivisione in tre gruppi che, in base a tipo e quantità delle cure, vengono raggruppati in base al tempo di esecuzione richiesto: 1. -Meno di un’ora 2. -Meno di due ore 3 -oltre due ore Il giorno dell’intervento il piccolo paziente dovrà presentarsi a digiuno dalla mezzanotte del giorno precedente. Dovrà risultare apiretico e senza broncopneumopatie acute in atto. Verrà dimesso dopo almeno sei ore dalla fine dell’intervento e dovrà la sera a casa seguire una dieta leggera e tiepida. I criteri terapeutici che guidano l’intervento in anestesia generale si discostano dalle tecniche minimamente invasive applicabili in ambulatorio con o senza sedazione cosciente. La cura non può avvalersi di medicazioni e pertanto denti necrotici che potrebbero essere curati a bambino sveglio, richiedono l’estrazione in anestesia generale. Analogamente per carie che non abbiano ancora causato pulpite si preferisce comunque procedere con
pulpotomia nei molaretti e pulpectomia nei canini decidui per scongiurare reinterventi soprattutto nel breve periodo. Fondamentale comunque seguire con controlli periodici il bambino dopo l’intervento raccomandando ai genitori dieta ed igiene orale corrette.
R.A. secondo Langa nel paziente adulto Giovanni Damia L'RA nell'adulto è meno diffusa rispetto al bambino per vari motivi. Innanzitutto l'adulto ha usualmente più razionalità e maggior autocontrollo ed inoltre ha già subito varie cure senza sedazione. Inoltre l'adulto ha varie difficoltà per l'accettazione dell'RA: ha paura di fare la brutta figura di pauroso; ha paura di perdere l'autocontrollo; deve decidere da solo; è meno suggestionabile; a volte ha avuto esperienze negative e quindi teme ogni novità; deve pagare qualcosa in più! ; inoltre spesso ha una grave disinformazione nei riguardi della tecnica da parte di Anestesisti o della stampa. Molte statistiche hanno appurato che, nei riguardi delle cure Odontoiatriche, gli adulti hanno tre tipi di atteggiamento: l'80% ha un grado più o meno marcato di paura; il 15% ha ansia ossia un'emotività elevata e poco controllabile; il 5% è affetto da vera odontofobia. Noi dobbiamo collocare ogni paziente in qualcuna di queste categorie per decidere se l'RA è facoltativa - molto utile od indispensabile - insufficiente. Molti Colleghi, su suggerimento degli Psicologi, usano dei test per inquadrare i pazienti da questo punto di vista. Molto usato a questo proposito è il test di Corah (Dental anxiety scale) che classifica i pazienti con un punteggio: da 0 a 10 = paura normale; 10-14 ansia ; 14-20 odontofobia. Noi riteniamo che l'uso di questo od altri test (soprattutto se dati al paziente da compilare) sia molto burocratico e poco empatico; spesso chi risponde mente ma soprattutto i test non tengono conto del rischio di emergenze. Per poter decidere se il paziente ha necessità o meno dell'RA occorre fare personalmente una buona anammnesi per sapere se vi sono rischi di emergenze, osservare attentamente il paziente (suo atteggiamento - come parla - espressione del viso - presenza di segni di ansia - come respira - eventualmente rilevare il polso e la pressione arteriosa). Fatto l'inquadramento diagnotico vediamo come conviene comportarci. Partiamo dal 3° tipo: Odontofobici . Spesse volte questo termine è abusato e non corrisponde ad un preciso quadro clinico che è di tipo psichiatrico. L'Odontofobico, dal nostro punto di vista, ha la maggior parte di queste caratteristiche: non è andato dal Dentista per anni - viene alle nostre cure solo dopo giorni di intenso dolore - ha la bocca in pessime condizioni - ha fobie specifiche ( es. agofobia )- afferma di non saper controllare la propria emotività - reagisce violentemente ad ogni piccola manovra-spesso è accompagnato - salta gli appuntamenti - se non trattato adeguatamente non si fa più curare. Ora l'RA per i pazienti veramente Odontofobici fallisce perchè da sola è insufficiente.
In questi pazienti l'RA deve essere preceduta od accompagnata da altri trattamenti psicologici- psichiatrici specifici od occorre ricorrere ad altri tipi di sedazione. 1° tipo: pazienti con paura. Ovviamente qui vi è una gradualità della paura: da 0 ad 80. Se questi soggetti non sono a rischio di emergenze (es. epilettici - soggetti con facilità alla lipotimia ...) e non hanno segni fisici di paura, ossia la sanno controllare oggettivamente la loro emotività possono fare a meno dell'RA. ossia questa è facoltativa. 2° Tipo: pazienti con ansia manifesta: l'RA è sempre utile e se il paziente è a rischio di emergenze è indispensabile. Vediamo ora l'operatività nell'adulto: 1° STEP: condizionamento ed informazioni per fare accettare l'RA. Accoglienza empatica- anamnesi verbale - dire che l'RA non è un'anestesia generale - che la mascherina è solo nasale e che l'RA è "... un aerosol rilassante- che il paziente non perde affatto conoscenza e che può sempre parlare - che l'RA è una tecnica molto sicura già usata su milioni di pazienti - dopo l'RA potrà guidare - useremo comunque l'Anest. Loc. Esistono comunque, per l'adulto, anche alcune opportunità: se il paziente usa già qualche sedativo dire che l'RA è un ansiolitico perfettamente dosato e di breve durata - se hanno malattie cardiovascolari dire che si usano alte % di O2 che fanno bene al cuore - dire che il lavoro del Dentista sarà più preciso e che saranno più rilassati e sentiranno meno dolore - si farà comunque una seduta di prova senza impegno. 2°STEP: famacologia. Fare tutto con estrema calma: luci attenuate- voce suadente - mano su una spalla. Si inizia col 10% di N20 e, ogni 3-4' si aumenta del 5% l'N20 fino ad arrivare al base-line ossia alla dose che dà una buona sensazione di rilassamento soggettivo ed oggettivo. Usualmente questa % è posta fra il 30-40% di N20 ed è più bassa quanto più il paziente è ansioso. La mascherina viene lasciata sempre per tutta la durata dell'intervento. Alla fine si farà respirare per 5' O2 puro. Nelle sedute successive si parte direttamente da questa % e si attendono 5-10' finchè compaiono i segni della sedazione. Il paziente può essere dimesso dopo 20-30' dalla fine dell'inalazione del N2O. 3° STEP: nell'operatività si parte sempre dalle cose più semplici - le prime sedute saranno brevi- garantire un'analgesia perfetta- sono utili richiami periodici. Se il paziente è in equilibrio cardiocircolatorio e respiratorio, anche farmacologico, non esistono controindicazioni all'RA; a parte (per precauzione) i primi tre mesi di gravidanza.
Esiste la sedazione cosciente endovenosa? Gianmaria Paolillo La risposta a questa domanda apparentemente un po’ banale (ma che, vedremo, in realtà non lo è affatto, sia dal punto di vista dell’inquadramento teorico che dal punto di vista di una corretta pratica clinica) non è poi così scontata come potrebbe sembrare. Se ci si accontenta di una risposta intuitiva, ma superficiale, la risposta è, naturalmente, si. Basta infatti entrare in una sala operatoria in cui si pratichi quotidianamente la sedazione cosciente endovenosa e dare un’occhiata a quello che chiunque può osservare, anche senza troppo indagare, per riuscire, già ad una prima impressione, a capire di cosa si tratti. Se però si vuole approfondire l’appropriatezza dei termini (cioè cosa si intende per coscienza e cosa si intende per sedazione, e quindi cosa si intende per sedazione cosciente) e si vogliono confrontare questi termini con quello che appunto tutti i giorni noi anestesisti pratichiamo in una sala operatoria, la risposta alla domanda: ”esiste la sedazione cosciente endovenosa” sarà: ”non sempre, forse, quasi mai” (e quindi la certezza della risposta si sarà trasformata almeno in un dubbio). La American Society of Anesthesiology (ASA) definisce tre livelli di sedazione, basati sulla “reattività” dei pazienti: Sedazione minima (o lieve): il paziente ha un buon livello di ansiolisi, ma è perfettamente responsivo e collaborante ed ha una perfetta efficienza sia dell’attività respiratoria che dei riflessi di protezione delle vie aeree. Sedazione moderata (cosciente): il paziente è più sedato, e quindi ha una riduzione del livello di vigilanza, ma risponde in maniera adeguata agli stimoli tattili o verbali. La ventilazione spontanea è usualmente adeguata, i riflessi di protezione delle vie aeree sono mantenuti e quindi non sono richiesti interventi per mantenerne l’efficienza e la pervietà. Sedazione profonda: il paziente non è più vigile, può rispondere in maniera adeguata solo a stimoli ripetuti o dolorosi e può richiedere un certo grado di assistenza per mantenere una adeguata ventilazione e/o la pervietà delle vie aeree. Ben lontani dall’essere rigidamente separati nella loro attuazione clinica, in realtà questi livelli appartengono ad un continuum (figura 1) che va dalla pienezza della coscienza, e quindi dalla perfetta efficienza dell’attività respiratoria e dei riflessi protettivi delle via aeree, alla eccessiva depressione del livello di coscienza, e quindi alla perdita, totale o
parziale, dei riflessi di protezione delle vie aeree e dell’efficienza della ventilazione (con conseguenti ipossia ed ipercapnia). Figura 1 Per una serie di motivi che di seguito approfondiremo, durante la singola sedazione di un paziente non è possibile in realtà rimanere perfettamente stabili sul livello di sedazione considerato ottimale, ma si ha un continuo oscillare attorno a questo livello, con fasi di alleggerimento del livello di sedazione e fasi di approfondimento. Potremmo quindi dire, esagerando un po’ per meglio capirci, che la sedazione cosciente endovenosa ottimale esiste solo nei momenti di passaggio fra una sedazione troppo leggera ed una troppo profonda! Quali sono i motivi di questa difficoltà e quali sono le ricadute in termini di sicurezza della procedura? 1) Grande variabilità della risposta individuale ai farmaci utilizzati nella sedazione endovenosa. Nella maggior parte delle specialità mediche i farmaci possono essere somministrati a dosi molto standardizzate, e sono a queste dosi efficaci senza essere tossici nella maggioranza dei pazienti. In anestesia le cose vanno diversamene, in quanto la gamma delle dosi è decisamente più ampia, avendo ogni farmaco dell’anestesia una finestra terapeutica differente a seconda, tra l’altro, dell’entità del risultato che si vuole ottenere. In effetti la grande variabilità interindividuale nella risposta ai farmaci è uno dei principali inconvenienti della metodica della sedazione cosciente per via endovenosa; ciò impone una attenta modalità di somministrazione dei farmaci stessi ed un continuo monitoraggio dei parametri emodinamici e respiratori, e la possibilità di una immediata assistenza respiratoria.
2) Impossibilità di reale monitoraggio della profondità della sedazione. L’intensità dell’effetto clinico dei farmaci utilizzati per la sedazione endovenosa è correlata al grado di occupazione dei recettori, e quindi ai livelli plasmatici di farmaco ottenuti con la dose somministrata. Un effetto ansiolitico è ottenuto con una percentuale di fissazione sui recettori attorno al 20%. Una percentuale di fissazione compresa tra il 30 ed il 50% ottiene un effetto sedativo ed amnesizzante. L’effetto ipnotico è ottenuto con valori superiori al 60%. Non è purtroppo possibile, al momento, sia con l’osservazione clinica che con quella strumentale, monitorizzare in maniera attendibile il livello di occupazione recettoriale, unico modo certo per valutare il piano anestesiologico. L’osservazione clinica è utile ma assolutamente empirica, ed i dati strumentali non sufficientemente precisi. Anche il monitoraggio dei parametri neurofisiologici (Elettroencefalogramma, Analisi bispettrale, Entropia, Potenziali evocati), molto promettente per il futuro, al momento, come risultato in numerosi trials, non è considerato sufficientemente affidabile per questo aspetto della pratica anestesiologica. Anche l’indice bispettrale (BIS) considerato particolarmente utile per evitare i problemi di risveglio in corso di anestesia, non si è rivelato sufficientemente sensibile e discriminante in corso di sedazione, pur esistendo sicuramente una relazione assolutamente valida fra l’indice indicato dallo strumento ed il grado di depressione della coscienza. Come potete vedere nelle figure 2 e 3 i livelli di BIS index range sono addirittura diversi, anche se naturalmente di poco, e con finestre del 10%-20%, quindi poco sensibili, a seconda degli autori e dei risultati dei diversi trial. Figura 2
Figura 3 Perché un parametro neurofisiologico possa diventare veramente un metodo routinario di sorveglianza del livello di coscienza è necessario che questo parametro venga espresso in termini di valori quantitativi in tempo reale, che dei valori soglia ben definiti e fortemente correlati al livello clinico di anestesia vengano descritti e validati dalla letteratura, che essi siano riproducibili nelle varie categorie di pazienti e di contesti chirurgici, e che quindi permettano di creare protocolli di anestesia affidabili. Inoltre le modificazioni del segnale neurofisiologico, devono essere soprattutto sensibili e discriminanti nella gamma di concentrazioni dei farmaci abitualmente utilizzati in clinica, ed il segnale deve variare in maniera specifica con il livello di anestesia, cioè non deve risentire di artefatti legati a fattori esterni. Nonostante tutta questa serie di ostacoli ancora da affrontare, le aspettative per il futuro sono grandi, tanto è vero che già si parla di “closed loop anesthetic delivery systems (CLAD)”, cioè di sistemi di somministrazione dei farmaci anestetici automatizzati e pilotati da una rilevazione certa dell’attività cerebrale. Questi sistemi, utilizzando un parametro neurofisiologico del livello di depressione dello stato di coscienza potranno pilotare la somministrazione automatica del farmaco anestetico, modificandola in continuazione, basandosi sulla differenza fra il livello di depressione del livello di coscienza impostato come obiettivo e l’analisi computerizzata del segnale attuale. All’atto pratico, quali considerazioni possiamo trarre da tutta questa serie di dati? La considerazione fondamentale è, a mio parere, che la sedazione cosciente endovenosa, tecnica sicuramente di grandissima utilità in un gran numero di prestazioni sia diagnostiche che chirurgiche, debba essere inquadrata con la stessa dignità di ogni altra prestazione anestesiologica.
Ne consegue quindi che lo standard di cura dei pazienti sottoposti a sedazione endovenosa debba essere il medesimo di quello disponibile ed utilizzato per i pazienti sottoposti ad anestesia generale, e comprendere quindi tutti gli aspetti del monitoraggio e dell’assistenza cardiovascolare e respiratoria della comune pratica anestesiologica. Sfortunatamente una opinione largamente diffusa tra i medici ed i pazienti è che la sedazione debba essere considerata una tecnica più sicura rispetto all’anestesia generale. In realtà il database dell’ASA relativo ai risarcimenti accordati in via definitiva dalle compagnie di assicurazione (Closed Claims Database) ha indicato che i rischi di morte o di danno cerebrale permanente sono simile a quelli dell’anestesia generale. Nella citata rewiew dell’ASA si sottolinea che, probabilmente, il maggiore rischio di danno sia legato alla depressione respiratoria dei farmaci della sedazione endovenosa, e che molti casi avversi sarebbero stati evitati con un miglior monitoraggio ed una più attenta vigilanza.
R.A: aspetti medico legali Claudio Radice Verranno analizzate nell’intervento le implicazioni medico-legali nell’utilizzo della “sedazione cosciente” nella pratica odontoiatrica. Occorre rilevare preliminarmente come sia ormai assodato in Italia che la sedazione cosciente inalatoria rientri a pieno titolo nelle competenze legalmente riconosciute dell’odontoiatra, che pertanto risulta abilitato alla sedazione con N2O, come da comunicazione AIFA. Tutte le fonti sono concordi in tal senso, dalla Legge 409/85, al Rapporto del Comitato Consultivo per la Formazione dei Dentisti del novembre 1986, fino ad arrivare ai programmi del Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria (Profile of Competence – ADEE, Ordinamento Corso Laurea Odontoiatria e Protesi Dentaria), fermo restando però che l’odontoiatra è abilitato alla sedazione solo ed esclusivamente nei limiti in cui si tratti di una modificazione artificialmente indotta del coinvolgimento-partecipazione emotiva del paziente contenuta entro ambiti non riduttivi dello stato di coscienza e dell’automatismo dei riflessi vitali del soggetto, lasciando pertanto la sedazione profonda a competenza esclusiva dell’anestesista (vedi anche Decreto del Ministero della Salute del 2 aprile 2015, n. 70 “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”, come recepito dalla DGR n. X/3993 del 04.08.15, Par. 5.5 “Prestazioni anestesiologiche per attività diagnostico-terapeutiche svolte al di fuori delle sale operatorie (N.O.R.A.)N1). Già da queste prime considerazioni, unitamente alle definizioni di sedazione cosciente di cui sopra, si evince come qualsiasi sedazione che vada oltre i limiti descritti possa comportare addebiti di responsabilità nei confronti dell’operatore odontoiatra, sconfinando anche a livello penale, in caso di tecniche di sedazione profonda endovenosa (magari associata ad utilizzo di altri anestetici, ansiolitici per os, ecc.), per esercizio abusivo della professione di specialista di anestesiologia (art. 348 c.p.). NOTA N1 - Per questi motivi si richiama la necessità che la sedo-analgesia effettuata in NORA segua i consueti protocolli di sicurezza del paziente, con particolare riferimento a (…) somministrazione dell’anestesia da parte di personale anestesista-rianimatore, con le eccezioni previste per le prestazioni in anestesia locale e per la chirurgia odontoiatrica in anestesia loco-regionale, tronculare o inalatoria a mezzo protossido d’azoto (effettuabile
dagli odontoiatri o dagli operatori medici abilitati all’esercizio dell’odontoiatria); monitoraggio dei parametri vitali del paziente (frequenza cardiaca, pressione arteriosa, frequenza respiratoria, saturazione in ossigeno), valutazione seriale (ogni 5’) del livello di coscienza e di risposta agli stimoli (vedi Tab. 3) e verifica del dosaggio dei farmaci utilizzati (…)” (DGR n. X/3993 del 04.08.15). Secondariamente, per quanto esposto in termini di sicurezza dell’ambiente e delle “sedation machines”, è pacifico che la mancata osservazione delle cautele ambientali, la mancata osservanza della conservazione e manutenzione degli apparecchi - certificata dai produttori - e delle loro componenti, la mancanza di idoneo strumentario e kit farmacologico per le emergenze odontoiatriche e l’inadeguata tecnica operativa della sedazione possono essere anch’essi forieri di responsabilità professionale medica. Da non sottovalutare inoltre che profili di colpa professionale possono emergere anche nel caso di sopraggiunte complicazioni che l’odontoiatra non sia in grado di trattare e gestire a livello ambulatoriale. Si ricorda infatti che come ogni atto medico anche la sedazione con N2O può comportare possibili rischi e complicanze, di cui l’operatore deve essere pienamente a conoscenza e sui quali deve essere capace di intervenire tempestivamente ed adeguatamente. Appare quasi superfluo pertanto sottolineare che il mancato riconoscimento di possibili effetti collaterali o il mancato trattamento dei medesimi configurino elementi certi di colpa professionale medica. Proprio per la manifestazione di effetti collaterali anche difficilmente controllabili, è opportuno che l’odontoiatra acquisisca competenza specifica post-laurea. Tutto ciò premesso, è pertanto più che evidente anche l’importanza dell’informazione preventiva e dell’ottenimento del relativo consenso informato in forma scritta da parte del paziente (o dei genitori, se minorenne). Ci limitiamo in questa sede ad indicare che il sanitario, su cui grava l’onere di dimostrare di aver adempiuto al dovere di informazione deve preventivamente e debitamente informare il paziente sulla procedura di “sedazione cosciente” (inalatoria pura, farmacologica, combinata), sulle alternative, nonché sui possibili rischi, complicanze ed effetti collaterali che si possono verificare sia durante che dopo il trattamento, specie nel caso di trattamenti con minori e in pazienti con pregresse patologie sistemiche. La RESPONSABILITÀ dell’odontoiatra si manifesta anche per aver praticato la sedazione su pazienti che presentano controindicazioni assolute (come da tabella seguente) o per selezione errata del paziente, se in classe ASA >2 (vedi anche Decreto del Ministero della Salute del 2 aprile 2015, n. 70 “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”, come recepito dalla DGR n. X/3993 del 04.08.15, Par. 5.5 “Prestazioni anestesiologiche per attività diagnostico- terapeutiche svolte al di fuori delle sale operatorie (N.O.R.A.)N2).
NOTA N2 – Per la selezione pre-operatoria dei pazienti, si prevede l’utilizzo della classificazione della American Society of Anesthesiology (ASA, vedi Tab. 2) che consente di definire le categorie dei pazienti in funzione della presenza o meno di alterazioni organiche o funzionali. Si individuano i pazienti afferenti alle classi ASA I e ASA II come possibili candidati alle prestazioni di chirurgia ambulatoriale e alle prestazioni effettuabili nei presidi extra-ospedalieri di day surgery” (DGR n. X/3993 del 04.08.15). INDICAZIONI E CONTROINDICAZIONI Vi sono poi ulteriori importanti aspetti ai fini della tutela medico-legale dell’odontoiatra nella pratica di sedazione inalatoria che devono essere evidenziati: 1. da un lato è opportuna la presenza di un testimone durante la procedura (assistente alla poltrona o altro membro dell’equipe) per l’amnesia anterograda e per le possibili allucinazioni sessuali, che talvolta possono essere effetti collaterali proprio con il N2O, in modo da evitare che l’odontoiatra sia accusato di molestie sessuali al termine della procedura;
2. dall’altro è necessario prestare attenzione nella fase di dimissione del paziente, verificando che non sia presente nessun effetto collaterale e rispettando i relativi tempi e modalità operative (respirazione di O2 per 5 minuti e 15 minuti attesa, almeno 20 minuti per i bambini, accompagnati anche fuori dallo studio e tenuti per mano dai genitori fino alla cessazione completa degli effetti del gas). In conclusione pertanto, riassumendo i concetti finora esposti in termini di tutela medico- legale degli operatori, è necessario prestare attenzione ai seguenti aspetti: o anamnesi medica preventiva e rilevamento classe ASA del paziente; o consenso informato scritto pre-intervento firmato dal paziente o dai genitori se minorenne (o da entrambi se sufficientemente emancipato), con descrizione della procedura, con indicazione del periodo di digiuno pre-intervento, con le alternative terapeutiche e con possibili rischi e complicanze; o presenza di due operatori (sedazionista e odontoiatra); o presenza di testimone (preferibilmente di sesso femminile); o compilazione della cartella clinica (tracciabilità operatori, tipo di intervento, percentuale di gas, indicazione del periodo di digiuno pre-intervento e decorso clinico); o compilazione della cartella anestesiologica (parametri del paziente pre- durante e post-intervento, dettagli tipo di sedazione, percentuale gas durante l’intervento, durata intervento, durata ossigenazione post-intervento e decorso); o corretta procedura di dimissione del paziente; o certificazioni della verifica periodica e manutenzione delle apparecchiature e delle bombole; o verifica kit di emergenza e relativi farmaci dell’urgenza; o verifica sistemi cautelativi di protezione dell’ambiente.
Bibliografia Linee Guida ADA Linee Guida GDC Linee Guida AINOS Linee Guida EFAAD Linee Guida AISOD Linee Guida SIAARTI (Raccomandazioni per anestesia e sedazione nelle N.O.R.A. - Gruppo Studio per la sicurezza in anestesia, Minerva Anestesiologica, Vol. 71, no. 1-2) AIFA, 2011 – Commissione Consultiva Tecnico Scientifica per la valutazione dei farmaci Linee Guida ASA (American Society of Anesthesiologists - Continuum of depth of sedation definition of general anesthesia and levels of sedation/analgesia. Approved by ASA House of Delegates on October 13, 1999, and amended on October 27, 2004) Scheda sicurezza prodotto Lüder W – Sedazione Cosciente con protossido di azoto nello studio odontoiatrico – 2015, Quintessenza Edizioni Manuale per la sicurezza nell’utilizzo di gas compressi – Università di Brescia (Servizio di Prevenzione e Protezione) Allen WA. Nitrous oxide in the surgery: pollution and scavenging. Br Dent J 1985; 157:222- 230 – Manani G, Zanette G. Il protossido d’azoto in odontoiatria: troppe indecisioni e carenza di informazione. J Dent Anaesth 2006;33:15-29 G. Lacca, N. Mangiapane - Patologia e prevenzione da gas anestetici - Istituto di Medicina del Lavoro “G. Fradà” - Università di Palermo Association for Dental Education in Europe (ADEE 2009) – Profile of a dentist in the oral health care team in developed economy countries Ordinamento didattico del Corso di Laurea Magistrale in Odontoiatria e Protesi Dentaria (Classe LM-46) – Modello Adeguato all'Unione Europea. Piano di Studi 09.12.2006
L'R.A. come prevenzione delle emergenze Marco Bacchini Viene illustrato come l’utilizzo della RA sia una tecnica che aiuta a prevenire le emergenze odontoiatriche. DEFINIZIONE EMERGENZA: manifestazione clinica improvvisa, pericolosa, imprevista. Usualmente agli Odontoiatri viene insegnato che la cura delle emergenze deve essere fatta ricorrendo alle manovre di Rianimazione cardiocircolatoria ed ai defibrillatori: noi riteniamo che questo metodo sia errato perché la situazione in cui si trova un Odontoiatra nel proprio Studio privato dà scarsissime possibilità di successo. Infatti l’Odontoiatra spesso viene colto da crisi di panico - ha un ambiente inadatto per queste cure - scarse conoscenze – scarso aiuto da parte del personale etc. Ora essendo appurato che il 99% delle emergenze in Odontoiatria è dovuto allo stress da ansia riteniamo che l’unico metodo valido ed efficace sia quello di identificare i pazienti a rischio di emergenze ed impedire che lo stress si manifesti. Una buona anamnesi ci permette di identificare i pazienti a rischio ed in questo ci può essere di grande aiuto anche l’Assistente che spesso raccoglie molte confidenze dei pazienti. Pertanto se un paziente ha seri problemi cardio-circolatori o è portatore di determinate sindromi es. epilessia- facilità ad avere lipotimie – ansia elevata etc. deve essere trattato in modo che non si manifesti l’emergenza da stress: a questo proposito l’RA è il metodo ideale. La RA infatti non è solo una tecnica ansiolitica ma grazie all’iperossigenazione dà una doppia garanzia di prevenzione. VANTAGGI: frequenza cardiaca costante, picchi ipertensivi assenti, antiansia, rilassamento muscolare, sedazione (dormiveglia) rendono il paziente più sicuro, eliminano nervosismi e paure prima, durante e dopo l’intervento e rendono tranquilli anche noi. Se poi vogliamo monitorare, con strumenti semplicissimi, questi pazienti avremo dati ulteriori che possono aiutarci nel nostro lavoro.
SATURIMETRO 99 freq. cardiaca ELEVATA in paziente ansioso 98 pO2 periferica (valore normale) Valori normali pO2: 96-100 Lieve ipossia: 93-95 Ossigenazione insufficiente: 92-90 Grave ipossia: al di sotto 90 giovane paziente STRESSATA
R.A. in un paziente autistico Patrizia Maschietto Nelle Sindromi Autistiche vengono raggruppati quei pazienti con difficoltà di gestione delle relazioni sociali, e /o con ritardo nello sviluppo psicofisico. Sono una categoria di disabilità molto ampia, infatti questi pazienti sono molto dissimili l’uno dall’altro, i sintomi della malattia sono espressi e vissuti in maniera molto individuale, e, spesso nella stessa persona, diversi da un giorno all’altro. Ciononostante questi pazienti possono essere curati in ambulatorio, con l’ausilio fondamentale della sedation machine e della analgesia relativa secondo Langa, utilizzando tecniche di approccio cosiddette SOFT HEART CARE, cioè un avvicinamento al paziente attraverso tecniche mutuate dalla psicologia, con l’empatia, l’umanità e la comprensione delle ansie e delle paure che tutti i pazienti hanno, ma che, in soggetti con difficoltà di verbalizzazione, non vengono riferiti. Le tecniche di gestione comportamentale sono di aiuto sia nella fase preliminare, sia in quella operativa, innanzitutto con i genitori con i quali va stretto un patto di collaborazione attiva, infatti la seduta preliminare con i genitori è importantissima , un colloquio informale in cui spiegano che tipo di necessità ha il bambino, che tipo di farmaci assume, e , se sono farmaci sedativi cercheremo di fare le nostre sedute in vicinanza alla loro somministrazione, in modo da sfruttarne le proprietà sedative. E’ importante anche sapere che tipo di aspettative hanno loro, e che cosa pensiamo di poter fare noi, e quali obbiettivi intendiamo raggiungere per il benessere del loro figlio. Un altro ausilio molto importante sono le scale funzionali, cioè quali abilità hanno, o non hanno, questi pazienti alle cure odontoiatriche, con dei semplici schemi di domande, per es. se il paziente parla, se sa dire il suo nome o la data del giorno, se sta seduto da solo in poltrona, se apre la bocca a richiesta, ecc si possono capire i gradi di collaborazione, se si aggiunge il farmaco o la lista dei farmaci usati, il colpo d’occhio permette un efficiente lavoro di equipe. Molto utili a questo scopo sono le scale Corberi del dott. Menozzi. (Menozzi L.,2013) Un’altra tecnica da usare sempre, non solo alla prima seduta, ma anche come rinforzo nelle sedute successive è quella del TELL-SHOW-DO, cioè spiega, mostra, fai, che prevede di spiegare al bambino quello che si ha intenzione di fare, mostrandogli lo strumento che si vuole usare, facendogli provare su un dito o, se possibile vicino al contorno delle labbra, lo
spazzolino e la pallina del contrangolo a bassi giri, e poi utilizzando questi strumenti all’interno del cavo orale. E’ importante garantire spazi e tempi compatibili con le esigenze soggettive del paziente e del suo contesto famigliare, assicurare un approccio operativo che sia al contempo professionale e umano, poiché non va dimenticato che pazienti con disturbi della sfera relazionale hanno spesso dinamiche di relazione con l’altro, in questo caso il dentista, che passano attraverso meccanismi di abitudini consolidate, cioè con loro è fondamentale applicare formule routinarie e sempre uguali, è da suggerire ai genitori di portare il loro bambino almeno ogni tre mesi a fare una visita, per abituarli all’ambiente dello studio. Conoscere, riconoscere e confortare deve far parte del corredo di tutti coloro che si occupano della salute delle persone, va attivato quell’impegno che si riassume in una espressione antica, come antico è dovere deontologico professionale di PRENDERSI CURA. Bibliografia • Luigi Menozzi:Il mio Corberi 2 , 2013 Istituto Psichiatrico Infantile Corberi- Limbiate (Milano) ed. Ambulatorio di Odontoiatria Speciale • Cap. Scale funzionali = abilità alle cure odontoiatriche pag.12
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