Venerdì 18 marzo Marco Aime introduce il tema della XIII edizione
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Venerdì 18 marzo Marco Aime introduce il tema della XIII edizione: Aspettando i Dialoghi di Pistoia 2022 Venerdì 18 marzo Marco Aime introduce il tema della XIII edizione: Narrare humanum est. La vita come intreccio di storie e immaginari Teatro Bolognini di Pistoia, ore 11 | Live-streaming su FB e YT dalle 11.15 Iniziano venerdì 18 marzo le lezioni preparatorie ai Dialoghi di Pistoia, festival di antropologia del contemporaneo, con l’antropologo Marco Aime, alle ore 11 al teatro Bolognini di Pistoia, Marco Aime dalle 11.15 anche in streaming sulla pagina FB e YT del festival. Aime approfondisce il tema della XIII edizione: Narrare humanum est. La vita come intreccio di storie e immaginari. Una lezione per le scuole secondarie di secondo grado di Pistoia e della provincia, ma anche per gli istituti scolastici di tutta Italia che, da anni ormai,
seguono in streaming, il mini-ciclo di antropologia – ideato dalla direttrice del festival, Giulia Cogoli, e promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia – pensato per avvicinare gli studenti, con un linguaggio adatto a loro, ai grandi temi della contemporaneità. Nei 12 anni passati, sono stati circa 30.000 gli alunni coinvolti. «Perché gli esseri umani tentano di dare un ordine al mondo? In realtà il nostro pianeta può vivere benissimo senza di noi e la natura non ha certo bisogno di essere “riordinata”. Siamo noi ad avere bisogno di classificare, di mettere in relazione ciò che vediamo e anche ciò che immaginiamo, perché il nostro cervello necessita di concatenazioni logiche, di elementi messi in sequenze comprensibili, che abbiano una logica a noi chiara: che abbiano una trama, che siano un discorso, una narrazione. Ecco da dove nasce la nostra attitudine alla narrazione, al racconto» dichiara Marco Aime «Attitudine dettata dalla necessità di comunicare, siamo animali sociali, non potremmo non esserlo, senza questa capacità di trasmetterci informazioni ci saremmo già estinti da migliaia di anni. La forza dell’homo sapiens sta proprio nel saper comunicare e, per farlo, ogni comunità umana ha inventato un linguaggio. Linguaggio che non è solo una sequenza di suoni ordinati, ma è una sorta di lente attraverso cui guardare e leggere il mondo. Cambiare lingua vuole dire anche cambiare modo di pensare». «Ciascuno di noi è il prodotto di storie che abbiamo vissuto e abbiamo ascoltato» conclude Aime «In questo modo noi costruiamo il nostro essere umani, la nostra appartenenza a una o più comunità, la nostra capacità di convivere. Quando perdiamo la capacità di ascoltare quelle degli
altri, allora nascono le incomprensioni, i pregiudizi, che sono anch’essi il prodotto di narrazioni. Cominciamo a raccontare una storia in cui l’altro, il diverso, diventa l’icona di ogni male. È da queste narrazioni che nascono il razzismo, l’odio per l’altro, le guerre. Un pericolo che dobbiamo evitare e l’unico modo per farlo è ascoltare le storie di tutti». Al termine dell’incontro, Aime risponderà alle domande del pubblico in teatro e a quelle poste dalle classi collegate in streaming . La pratica filosofica come poeticità del mondo Εδιζησάμην εμεωυτόν “Oracolo me stesso ho consultato” Eraclito frammento numero 101 Di fronte a una nuova condizione sociale, in cui tutto acquista carattere di avvenimento artificiale, intelligenza, velocità, viaggi, là dove il tempo diventa virtuale, un orizzonte dalla durata regolabile, là dove vita private e pubblica si mescolano e si confondono, originale e copia si uniscono per contrazione, e gli oggetti hanno ormai la forza di imporci le loro regole, dobbiamo essere in grado di premettere una nuova soggettività autoriflessiva e incline alla trattativa e al confronto, una nuova attività poetico-pratica. Pratica perché non avrà una fine in se stessa (come Aristotele) ma una continua trasformazione del soggetto umano un “possibile essere”. Oggi ci troviamo in mezzo ad una crisi (crisi sociale, politica, estetica ecc.)
la quale supera ogni controllo critico – di rigetto, supera simultaneamente anche la pretesa di essere comparata al fatto stesso sotto giudizio. Ecco perché pretendiamo che la rappresentazione sia finita prima ancora di cominciare, visto che la rappresentazione in quanto copia di un’altra non è accaduta mai. E’ un “inizio del non inizio” per ricordarvi Derrida. Con la fine della rappresentazione ricerchiamo la filosofia nella decentralizzazione, la politica nell’inizio dell’incertezza, e la scrittura poetica al “centro delle grandi assenze” come direbbe Rilke. Però dobbiamo riconquistare la poeticità del mondo (Questa poeticità del mondo esprime la filosofia presocratica). Sapendo che tutte le soluzioni comprendono la stessa problematica e permangono problematiche, è meglio rimanere nella problematica della filosofia poetica. A questo pensiero poetico – filosofico (secondo me questo pensiero si chiama pratica filosofica) appartiene “l’attecchimento” (rizoma) di Deleuze – Guattari, il pensiero come sensazione interiore di Lyotard, la cura (sorge) di Heidegger, le situazioni limite di Jaspers, la radice quadrata della region pratica di Platone, (Vede: Leggi, Republica), ο quando cerchi di tracciare la Diagonale del suo quadrato secondo Pitagora (Ecco la pratica filosofica che cercano molti oggi). La chiamo, questa, filosofia poetica (dal greco ποιώ) in quanto è in grado di creare e il suo risultato è o deve essere, in senso rigoroso, quello di far emergere un altro essere o una esperienza essenziale di rapportarsi alla realtà (²Poeticamente abita l’uomo…” diceva Holderlin”. Il Poetare edifica l’esenza dell’abitare² credeva Heidegger cioè solo se l’uomo costruisce nel senso del poetante misurare, egli abita). Il pensiero della filosofia poetica (come pratica filosofica) definito come quello che toglie la nostalgia di essere moderni, cioè programmatici, considera che la filosofia poetica è l’insinuazione che coesiste in quel che non si può esprimere. Per questo in nostra epoca rumorosa la poetica filosofica esisterà al margine del silenzio. La filosofia poetica non è depriva di qualsiasi valore ontologico (come succede oggi con le consulenze filosofiche) qualcosa tra una specie di psicologismo – pragmatismo, che offre realtà visionarie ed un esistenzialismo che offre profezie realizzate. Si nuove nei limiti della creazione composta dove
coesistono la connessione somatica della contemplazione filosofica e l’ontologia poetica. Analizza, si avvicina le situazioni, inventa elementi, crea un ritmo nel progresso dei fatti, organizza fasce omogenee di punti. Con altre parole possiamo dire che la filosofia poetica è la comprensione dell’uomo e non è altro che il familiarizzarsi con il nascosto. E’ una autoanalisi (self-actualisation) e auto-realizzazione (self-realisation) che si sviluppa la capacità di auto-espressione sotto la luce del significato o della responsabilità seguendo i “passi sulle sabbie del tempo” cioè la simeologia della vitta, e della persona del uomo. La filosofia poetica cerca il significato del Es (Questo) non solo in Freud ma anche come ci arriva da Nietzsche o anche il complesso di Edipo (come lo troviamo nella Genesi della Tragedia) ma anche nella Critica della Religione cosi come la definisce Feurbach. Di certo Freud si è molto ispirato al ²soggetto trascendentale² di Schopenhauer, sul quale è praticamente basata la libido di Freud. In altre parole, la filosofia poetica fuori dal pan-determinismo del terapeuta che favorisce il fatalismo della psiconevrosi ossessiva con quelle incredibili attitidini che sono assolutamente superate, per via del deterioramento dei valori irreali della nostra epoca, e fuori da una pscicoterapia che si nutre dall’incertezza umana, la mancanza di sicurezza e la predisposizione a sottomettersi ed i modelli di schematizzazione artificiale dei post freudiani, esamina la personalità così come appare nell’epoca post-moderna tra il processo avanzato della relative destrutturazione della società e la destrutturazione o minore strutturazione della personalità. Sottolinea che bisogna completare il famoso “Dov’era Es, deve diventare Io” di Freud con “dove sono io bisogna che emerge Es”. La nuova immagine del mondo porta il segno di una verità e di una conoscenza intuitiva superiori alla ragione. Cosi dobbiamo superare la filosofia tipica, accademica, che nasce il “vuoto ontologico”, uno scetticismo metafisico – cosmico senza finestre. La tipica filosofica ha uno sguardo deluso e il movimento della tipica filosofica, è centripeto e, di conseguenza riducibile, destinato ad esaurirsi appena ha raggiunto il suo scopo, vale a dire il punto di arrivo.
Per superare la forma tipica morta della filsosofia, dovremmo riaprire lo spazio – tempo della poeticità. Organizzare, se possibile un pensiero interrogativo che non sia nè positivo, cioè logico, nè scientifico, cioè funzionalità, né psicanalitico ossia narrativa e teoria delle proiezioni, né micro-costruzioni sociologiche ossia ideologie prosaiche. Distinguere l’apertura futura, non detta e non pensata dell’uomo, capire che la nostra epoca non ci appartiene, come una proprietà nostra, ma invece che siamo noi che apparteniamo ad essa come se fossimo suoi figli, in un’apertura culturale e poetica in una produttività sociale e divergente. Per questo dobbiamo essere aperti al fascino del tutto- nulla, provando sia il tutto che il nulla. Il gioco del mondo si fa da quando il mondo è mondo e fino alla fine del mondo con questo disperante ritardo che è l’eredità delle redenzioni. La questione che si pone è come rispondere simultaneamente alla corrente sotterranea che si muove all’ombra nello spazio- tempo e all’orizzonte degli orizzonti lontani che ci procura le sue luci. da Atene :Apostolos Apostolou. Professore di filosofia I Dialoghi di Pistoia La XIII edizione in programma dal 27 al 29 maggio 2022 I Dialoghi di Pistoia – festival di antropologia del contemporaneo, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli – quest’anno tornano nelle consuete date di fine maggio: da venerdì 27 a domenica 29. Dopo il successo delle precedenti dodici edizioni con oltre 200.000 partecipanti, il tema del 2022 sarà: “Narrare humanum est. La vita come intreccio di storie e immaginari”.
Il racconto è presente in tutti i tempi, in tutti i luoghi, in tutte le società, il racconto comincia con la storia stessa dell’umanità – scrisse Roland Barthes – Non esiste, non è mai esistito in alcun luogo un popolo senza racconti. Siamo una specie che racconta, che si racconta, lo abbiamo sempre fatto, in varie forme e con vari linguaggi. Abbiamo creato immaginari multiformi, che costituiscono la ricchezza, la rappresentazione e la storia del genere umano. Raccontiamo per dare un senso alla nostra esistenza, per trasmettere informazioni agli altri, per immaginare il futuro, per condividere, per contrapporci, per rielaborare, per il piacere di farlo. Raccontiamo il nostro passato, costruendolo, così come modelliamo il presente, con continue narrazioni, anche contrastanti. Allo stesso modo immaginiamo il futuro. Le nostre narrazioni sono la rappresentazione delle nostre realtà: i nostri immaginari ci dicono chi siamo. Il potere universale della finzione è probabilmente la nostra caratteristica più distintiva, il segreto del nostro successo evolutivo, ciò che ha reso l’uomo un animale diverso dagli altri, permettendo a lui solo di vivere contemporaneamente molte vite, accumulare esperienze diverse e costruire il proprio mondo con l’incanto dell’invenzione. Come spiega lo studioso statunitense Jonathan Gottschall, esperto di letteratura ed evoluzione: Le storie sono il collante della vita sociale umana, definiscono i gruppi e li tengono uniti. Siamo l’animale che racconta storie. Dalle pitture rupestri alla fiaba, dai geroglifici al web, dai miti allo storytelling cinematografico e delle serie: quest’anno il festival indagherà come nascono le narrazioni del genere umano. «Oggi tutto pare dover essere narrazione» dichiara la direttrice del festival Giulia Cogoli «Siamo passati dall’epoca della comunicazione a quella dello storytelling: dalla scienza alla politica, dall’economia, alla medicina, le nuove tecnologie impongono a tutti – nel privato e nel pubblico – questa forma di espressione. Dietro le campagne pubblicitarie o quelle politiche si celano sempre più le sofisticate tecniche dello storytelling management, i Dialoghi di Pistoia, con tante voci diverse, approfondiranno perché abbiamo bisogno di storie e perché le raccontiamo».
I Dialoghi hanno sempre dedicato grande attenzione ai giovani e, fin dalla prima edizione, per avvicinare gli studenti al tema del festival, organizzano un ciclo di incontri per le scuole, che ha coinvolto negli anni circa 30.000 studenti e che, grazie allo streaming, si è aperto agli studenti di tutta Italia. Quest’anno due sono le lezioni in programma, al teatro Manzoni di Pistoia, ma fruibili anche in diretta streaming: venerdì 18 marzo alle ore 11 l’antropologo Marco Aime introdurrà e approfondirà il tema della prossima edizione. Seguirà, venerdì 22 aprile, una lezione del filosofo Duccio Demetrio, autore di opere dedicate alla pedagogia interculturale e alle teorie e pratiche autobiografiche nella formazione, dal titolo: “Leggere la propria vita: le avventure di un genere letterario ma non solo”. I Dialoghi di Pistoia – da quest’anno nuova denominazione del festival – hanno visto in queste edizioni oltre 350 pensatori tra italiani e internazionali fra cui: Jean-Loup Amselle; Arjun Appadurai; Fernando Aramburu; Marc Augé; Alessandro Barbero; Zygmunt Bauman; Sonia Bergamasco; Enzo Bianchi; Edoardo Boncinelli; Eugenio Borgna; Laura Bosio; Luciano Canfora; Eva Cantarella; Vinicio Capossela; Elena Cattaneo; Jared Diamond; Erri De Luca; Roberta De Monticelli; Philippe Descola; Ugo Fabietti; Maurizio Ferraris; Nicola Gardini; Fabrizio Gifuni; David Grossman; Francesco Guccini; Serge Latouche; David Le Breton; Vittorio Lingiardi; Claudio Magris; Michela Marzano; Alessandro Mendini; Andrea Moro; Moni Ovadia; Carlo Petrini; Gustavo Pietropolli Charmet; Alessandro Piperno; Nicola Piovani; Massimo Recalcati; Francesco Remotti; Giacomo Rizzolatti; Stefano Rodotà; Olivier Roy; Pier Aldo Rovatti; Donald Sassoon; Ferdinando Scianna; Martine Segalen; Amartya Sen; Richard Sennett; Luca Serianni; Toni Servillo; Salvatore Settis; Emanuele Severino; Vandana Shiva; Wole Soyinka; Lilian Thuram; Guido Tonelli; Emanuele Trevi; Gustavo Zagrebelski. Tutti gli incontri che hanno fatto la storia del festival si possono rivedere nel vasto archivio di oltre 600 registrazioni audio e video disponibili sul sito, social e su tutte le maggiori piattaforme. I Dialoghi di Pistoia sono un vero proprio sistema che produce cultura proponendo un nuovo modo di fare approfondimento sui temi più attuali
della contemporaneità. Negli anni, al festival si sono affiancate molte iniziative di produzione culturale, tra cui una collana di volumi di taglio antropologico, edita da UTET con 18 titoli e 100.000 copie vendute, e una serie di podcast e video interviste realizzate ad hoc per la manifestazione. Informazioni: www.dialoghidipistoia.it E.L. Consumatore; Idiota; Cittadino Oggi siamo cittadini o consumatori? C’è una differenza o no? Essere consumatore significa occuparsi della difesa esclusiva dei propri interessi, restare ancorato nel proprio particolarismo, come fosse una lobby, mentre essere cittadino, è tentare di andare al di là del proprio caso personale, prescindere dalle proprie condizioni per associarsi e condividere con gli altri la gestione della vita pubblica. Conosciamo tutti che siamo abitanti del supermercato come della città ed il nostro attacco alla democrazia è soprattutto un attacco ai vantaggi smoderati della prosperità. Oggi sono un essere senza qualità aperto a tutte le sollecitazioni, una personalità prodotta industriale. Il consumo è consolazione, una tregua nella rivalità, un balsamo alle ferite inflitteci dal mondo. L’arruolamento ripetuto logora i travestimenti. La moltiplicazione dei cambiamenti di dettaglio esaspera il desiderio di cambiare senza mai soddisfarlo. E per polis intendiamo, volendo parlare in maniera generale, un numero di tali persone sufficiente ad assicurare indipendenza di vita. Secondo Aristotele Politica, III 1 1274 b-1275b. E secondo Eraclito l’uomo deve partecipare alla dinamica dei rapporti sociali «καθ’ό,τι αν κοινωνήσωμεν αληθεύομεν, α δε ανιδιάσωμεν, ψευδόμεθα») Facendo precipitare il cambiamento
d’illusioni, il potere non può sfuggire alla realtà del cambiamento radicale. La moltiplicazione dei ruoli tende non solo a renderli equivalenti, ma anche a frammentarli rendendoli derisori. La quantificazione della soggettività ha creato delle categorie spettacolari per i gesti più prosaici o le disposizioni più comuni un modo di sorridere la dimensione del seno, un taglio di capelli ecc. Ci sono sempre meno grandi ruoli mentre aumentano le parti da comparsa. Ecco perché il consumismo guadagna luogo. L’individuo occidentale è per sua natura un essere ferito che paga il folle orgoglio di voler essere di una precarietà. L’impero del consumismo e della distrazione, ha scritto il diritto di regredire all’interno del registro generale dei diritti dell’ uomo. Le nostre passioni non sono più repubblicane o nazionali, sono commerciali o private. L’idiota diventa un eroe nella filosofia Occidentale. Senza sospettarlo, l’illuminismo va a scivolare nell’aperta estinzione di ciò che esiste in modo personale. Con interminabili tomi di decine di migliaia di pagine di una raffinata eleganza stilistica. Scavi dedalei di argomenti per minare il nulla: i concetti immaginari della teologia sillogistica. Con la polvere da sparo che non si infiamma: astensioni dal giudizio da scetticismo, confusione da relativismo, impasse nichilistica. L’esistenza sospesa in aria, sempre in-sensata, la materia inspiegata, la meccanica dell’universo abbandonata alla casualità trascendere. Il sentimento di umiliazione non è altro che il sentimento di essere oggetto. Cosi inteso esso fonda una lucidità combattiva dove la critica dell’organizzazione della vita non si separa dalla messa in atto immediata di un progetto di vita diversa. Si non c’è costruzione possibile se non sulla base della disperazione individuale e del suo superamento gli sforzi compiuti per camuffare questa disperazione e manipolarla sotto un altro imballaggio basterebbero a provarlo. Cosi oggi come dirà Jean Baudrillard «Hai un senso e devi farne buon uso. Hai un inconscio e bisogna che “questo” parli. Hai un corpo e bisogna goderne. Hai una libido e bisogno spenderla.» Tutto deve essere sacrificio a una generazione delle cose di tipo operazionale. Cosi la comunicazione, sempre, secondo Baudrillard, non è un parlare, ma un fare- parlare. L’informazione non è un sapere è un far-sapere. L’ausiliare “fare” indica che si tratta di un’operazione, non di un’azione. In pubblicità nella propaganda, non si tratta di credere, ma di far-credere. La partecipazione non è una forma sociale attiva o spontanea è sempre indotta da
una sorta di macchinario o di macchinazione, è un far-agire, come l’animazione e altre cose del genere. Oggi il volere stesso è mediato da modelli della volontà, da un far-volere, quali la persuasione o la dissuasione. Con altre parole il consumo non è più un godimento puro e semplice dei beni, è un far-godere, un’operazione modellizzata e indicizzata sulla gamma differenziale degli oggetti-segni. E siccome essere se stessi significa presentarsi sottola doppia. Il vuoto ontologico, nauseante instabilità, incertezza da oscillazione negli istanti dell’ effimero. Come limitare, temperare questa puerile fantasmagoria che proclama tutto è possibile, tutto è permesso? Da Atene :Apostolos Apostolou Professore di filosofia politica e sociale. Paolo Rossi presenta il suo libro a Trieste il 6 nov. alle 11.00 all’Antico Caffè San Marco Dal ricordo tragicomico delle serate alle Feste dell’Unità al dialogo in sogno con Berlinguer, dalla paternità spiegata a san Giuseppe alla difficoltà di ritrovarsi proprietario di un cane lupo antidroga fin agli incidenti di scena recitando Beckett con Gaber e Jannacci: ogni capitolo del nuovo libro di Paolo Rossi – artista iconico e irriverente,
affabulatore e Maestro dell’happening – “Meglio dal vivo che dal morto”, edito da Solferino, mescola l’alto e il basso, il cabaret del Derby e il Riccardo III, per un viaggio mozzafiato che ha il tono della commedia dell’arte e la velocità delle montagne russe. Paolo Rossi presenta il suo libro per la prima volta a Trieste in un incontro pubblico in programma sabato 6 novembre alle 11.00 all’Antico Caffè San Marco⁰ e lo fa in compagnia di un grande amico triestino, lo scrittore Pino Roveredo. La biografia-confessione di Rossi è in stile monologo ed è intriso dei suoi tempi comici, del suo stile inconfondibile. Questa irresistibile «versione di Paolo» – pensata come un dialogo immaginario con il Bardo William Shakespeare – è una storia rigorosamente apocrifa e anarchica, disseminata di occasioni e tentazioni, botte date e prese, donne amate e lasciate, poco venerati maestri e pessime compagnie di giro. «Per mettere ordine nella mia vita ci vorrebbe un governo tecnico», conclude l’autore, tra sorriso e nostalgia. E.L.
MONFALCONE : UN’ETICA PER IL FUTURO APPUNTAMENTI DI FILOSOFIA con GIOVANNI BONIOLO Venerdì 6 nov “Molti. Discorsi sulle identità plurime ” è il titolo dell’appuntamento con Giovanni Boniolo, venerdì 6 novembre, alle 18.00, al Teatro Comunale di Monfalcone, nell’ambito della rassegna “Un’etica per il futuro”, promossa dal Comune di Monfalcone e organizzata dalla Biblioteca comunale, insieme all’Associazione Territori delle Idee, che realizza il Festival Mimesis, e al Liceo Buonarroti di Monfalcone. Prendendo spunto dalla letteratura, che è ricca di personaggi indimenticabili che espongono il racconto della propria vita, Boniolo affronterà il tema dell’identità, qualcosa di unico e trasparente o invece di molteplice, sfuggente, composito. Giovanni Boniolo ha la cattedra di Filosofia della scienza e Medical Humanities (Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione, Università di Ferrara). Ambasciatore Onorario della Technische Universität (München) è Presidente dell’Accademia dei Concordi (Rovigo) e Alumnus dell’Institute for Advanced Study (Technische Universität München). Editor- in-chief di History and Philosophy of the Life Sciences, Boniolo è membro e consulente di riviste, case editrici e istituti culturali internazionali. Il suo lavoro è testimoniato da circa venti fra monografie e curatele (pubblicate anche per Cambridge University Press, Palgrave Macmillan, Routledge, Springer) e da circa 230 saggi pubblicati su riviste internazionali con arbitraggio. Prenotazione via email a via email: biglietteria.teatro@comune.monfalcone.go.it o presso la biglietteria del Teatro dal lunedì al sabato, dalle 17.00 alle 19.00).
– IL FESTIVAL MIMESIS A VILLA DE CLARICINI DORNPACHER: 5 APPUNTAMENTI IN PROGRAMMA NELLA STORICA DIMORA DI BOTTENICCO DI MOIMACCO Bottenicco di Moimacco, 29 ottobre 2021 – C’è anche la storica Villa de Claricini Dornpacher fra i partner di FESTIVAL MIMESIS, giunto alla sua ottava edizione dedicata quest’anno a DANTE NELL’EPOCA DIGITALE. 5 gli appuntamenti in programma nella storica dimora fino al 6 novembre. Ad aprire la serie, domani 30 ottobre alle 18.00, Roberta Lanfredini, filosofa e professoressa ordinaria di Filosofia teoretica presso il Dipartimento di Lettere e filosofia dell’Università di Firenze e la filosofa Federica Buongiorno, che si confronteranno su “Emergenza e filosofia”. La manifestazione, a cura dell’associazione “Territori delle idee”, dal 2015 porta in regione il meglio della cultura umanistica e scientifica allo scopo di sviluppare un dialogo comune sui temi più urgenti della contemporaneità.Quest’anno come detto il tema è “Dante nell’epoca del digitale”: Dante Alighieri è stato colui che meglio ha saputo esprimere la propria epoca in tutte le sue sfaccettature, restituendola sotto forma di grandiosa allegoria scientifica, filosofica, artistica, religiosa e – in definitiva – umana.
L’accesso all’evento “Emergenza e filosofia” è libero e aperto a tutti, previa prenotazione online sul sito eventbrite.it e info su www.mimesisfestival.it. Nuove forme di intelligenza Yann LeCun a BergamoScienza venerdì 15 ottobre alle ore 21, Centro Congressi Giovanni XXIII Venerdì 15 ottobre alle ore 21 al Centro Congressi Giovanni XXIII, Yann LeCun responsabile della ricerca in Intelligenza Artificiale di Facebook e uno dei massimi esperti al mondo in questo campo, sarà in collegamento streaming con BergamoScienza nell’incontro Nuove forme di intelligenza e proverà a rispondere ad alcune delle domande più difficili della nostra epoca a proposito dell’intelligenza artificiale. Infatti, mentre si moltiplicano i servizi intelligenti e personalizzati capaci di analizzare e influenzare le nostre scelte quotidiane, l’intelligenza artificiale si perde al confine tra realtà e fantascienza, tra meraviglia e allarmismo. Riusciremo mai a creare un’intelligenza artificiale? Quanto sarà diversa dalla nostra? Saremo in grado di riconoscerla ed interagire con lei? Esistono dei limiti tecnologici che dobbiamo superare? E quali domande etiche dovremmo porci? BergamoScienza è il primo festival di divulgazione scientifica in Italia. Organizzato dall’Associazione BergamoScienza e giunto alla sua XIX
edizione, il festival anima ogni anno le piazze e i teatri della città con ospiti della comunità scientifica italiana e internazionale. A chiudere il festival domenica 17 ottobre sarà il premio Nobel per la Medicina Paul Nurse in collegamento video alle ore 17 con il pubblico del Centro Congressi Giovanni XXIII. Tutti gli incontri saranno trasmessi anche in streaming sul sito www.bergamoscienza.it. Tom Battin ospite a BergamoScienza venerdì 15 ottobre alle ore 18.30, Centro Congressi Giovanni XXIII Venerdì 15 ottobre alle ore 18.30 al Centro Congressi Giovanni XXIII, Tom Battin, zoologo e docente di scienze ambientali all’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna, sarà sul palco di BergamoScienza per affrontare il tema, attualissimo, del surriscaldamento globale e del conseguente scioglimento dei ghiacci nella conferenza Delle conchiglie e dello scioglimento dei ghiacci. Battin, attualmente impegnato nella ricerca sull’attività genomica ed ecologica essenziale dei microbi presenti nei corsi d’acqua, metterà in relazione lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento del livello dei mari con la vita dei microbi marini, una “giungla” ancora inesplorata che rischiamo di perdere se il nostro pianeta continuerà a riscaldarsi. BergamoScienza è il primo festival
di divulgazione scientifica in Italia. Organizzato dall’Associazione BergamoScienza e giunto alla sua XIX edizione, il festival anima ogni anno le piazze e i teatri della città con ospiti della comunità scientifica italiana e internazionale. A chiudere il festival domenica 17 ottobre sarà il premio Nobel per la Medicina Paul Nurse in collegamento video alle ore 17 con il pubblico del Centro Congressi Giovanni XXIII. Tutti gli incontri saranno trasmessi anche in streaming sul sito www.bergamoscienza.it. ‘La memoria del Bobolar’, un progetto teatrale per le scuole medie Racconti, testimonianze, ricordi o anche storie fantastiche e fiabe che abbiano per protagonista i vecchio ‘Bobolar’: la chiamata è indirizzata a tutta la cittadinanza ed in particolare ai ragazzi delle scuole medie di Staranzano che potranno attingere alla memoria dei loro nonni e dei genitori, o raccontare le loro personali avventure vissute ai piedi del grande albero. E perché no, potranno anche usare l’immaginazione e costruire favole e fiabe inedite e originali. Lo potranno fare usando il metodo più tradizionale, ovvero l’elaborato scritto da infilare nella cassetta postale apposita posta ai piedi del bobolar, attraverso video o audio da mandare su whatsapp al numero 3270575206, o via mail all’indirizzo lamemoriadelbobolar@gmail.com. La raccolta del materiale, iniziata lo scorso giugno, prosegue
ed andrà avanti fino a dicembre. Si tratta della prima fase de ‘La memoria del Bobolar’, un progetto ideato da ArtistiAssociati in collaborazione con il Comune di Staranzano, Assessorato alla Cultura, che si svilupperà in un secondo step da febbraio del prossimo anno con un laboratorio di scrittura teatrale per rielaborare i materiali raccolti e produrne uno drammaturgico. La fase successiva si trasformerà nello studio interpretativo e nella messa in scena del testo prodotto. I ragazzi saranno quindi chiamati a restituire al pubblico il loro lavoro in uno spettacolo finale in omaggio al secolare celtis australis. L’illustrazione del materiale è ideato da La Patty Inkheart. «Abbiamo voluto coinvolgere le ragazze ed i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado in questo lavoro, perché sono loro i portatori del nostro futuro ed i testimoni del nostro passato, ponti necessari tra le tradizioni ed i racconti di domani- spiega l’assessore alla Cultura, Roberta Russi -. Come l’albero secolare, simbolo del paese, le giovani generazioni fondano le loro radici nella terra, nelle famiglie da cui apprendono storie e tradizioni e si nutrono con racconti e vita vissuta, per poi rivolgersi come i rami, verso il cielo e proiettare tutto il loro bagaglio culturale verso gli altri, il prossimo, il nuovo, il diverso. In questo proiettare e proiettarsi si inserisce il progetto de ‘La memoria del Bobolar’, l’anziano del villaggio, colui che racchiude tutte i segreti e ascolta tutti i fatti per poi tramandarli, mantenendo viva la nostra cultura, legata al racconto. Un testimone d’eccezione, silente ed espansivo, che vuole rimanere più tempo possibile con noi e soprattutto non vuole essere dimenticato. Per questo abbiamo installato una cassetta della posta ai suoi piedi che possa raccogliere quanti più ricordi possibili e invitiamo tutta la cittadinanza a raccontare ai ragazzi i loro ricordi, affinché nulla vada perso e non condiviso».
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