Unione per il Trentino - Programma elezioni provinciali 2013

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Unione per il Trentino - Programma elezioni provinciali 2013
Unione per il Trentino.
Programma elezioni provinciali 2013

Gruppo di lavoro coordinato da Mauro Colaone.
Hanno fornito contributi specifici : Vittoria Agostini, Elena Alberti, Renzo Anderle,
Eleonora Angeli, Mauro Betta, Enrico Bramerini, Enzo Caresani, Marcello Carli, Amos
Collini, Donatella Conzatti, Nicola Ferrante, Mauro Gilmozzi, Alessandro Giori,
Stefano Graif, Paola Matonti, Giuseppe Melchionna, Tiziano Mellarini, Andrea
Merler, Renzo Michelini, Enzo Passaro, Fabio Pipinato, Marco Raffaelli, Alessio Rauzi,
Alessio Zanghellini.

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PREMESSA

L’Italia sta attraversando la peggior crisi dal dopoguerra ad oggi. Generata dall’intreccio di cause globali e
nazionali, manifesta caratteristiche strutturali e di sistema. Essa infatti investe le istituzioni e la politica,
l’economia e il sociale, producendo gravi effetti : crea disagio verso la democrazia e le sue istituzioni,
impoverisce il tessuto produttivo, aumenta la disoccupazione, impoverisce i ceti medi, amplia le
disuguaglianze nella società. Noi sosteniamo il governo delle larghe intese, presieduto da Enrico Letta, ne
apprezziamo l’attenzione verso la nostra Autonomia e gli sforzi per superare la difficile fase di crisi che
stanno producendo spiragli positivi, mentre rimane ancora preoccupante lo stato dell’occupazione.

Anche in Trentino la crisi si fa sentire, mettendo in difficoltà gli istituti autonomistici, creando indifferenza e
malessere verso la politica, diffondendosi all’economia reale : la famiglie, le imprese il mondo del lavoro.
Nell’opinione pubblica trentina trovano spazio coloro che auspicano la fine dei politici e dei partiti e si
appellano alla” società civile” esclusivamente facendo leva sull’antipolitica. Ciò genera una pericolosa
frammentazione nel quadro politico con il rischio di ingovernabilità e instabilità nel governo dell’Autonomia
e nelle comunità indifferenza e disaffezione o comunque un’accettazione passiva ed acritica dei fondamenti
complessi e impegnativi della nostra Autonomia.

La leadership di Dellai appare irripetibile e insostituibile sia nella sua grande capacità di visione politica sia
nella sua forte modalità di esercizio del potere. La sua azione di governo ha dato al Trentino un lungo
periodo di buona amministrazione e immesso nel sistema molti fattori di modernizzazione, ma ha anche
goduto di una fase di grande vantaggio per l’autonomia. Stabilità di governo, buona amministrazione,
modernizzazione del Trentino ormai vicino ai migliori standart europei sono l’eredità che ci lascia ed
obiettivi da perseguire con continuità e costanza anche nelle prossime legislature provinciali.

Oggi l’Autonomia potrebbe subire un rallentamento della fase di crescita ,pur avendo acquisito nuove
competenze ,a causa di una probabile riduzione delle risorse economiche a disposizione.

Le forze politiche del centrosinistra autonomista sono dunque di fronte ad un momento cruciale della loro
esperienza dovendo affrontare con capacità e coraggio le molte sfide del nostro tempo. L’Unione intende
svolgere in questa alleanza un ruolo centrale e di stimolo ,consapevole che una realtà in rapido
cambiamento richiede risposte altrettanto rapide di cambiamento nelle istituzioni, nel modo di fare
politica e nel definire e riorientare le priorità

L’Unione per il Trentino con il suo programma vuole proporre un patto a tutti i trentini basato su alcuni
obiettivi di fondo :

        Accompagnare le nostre proposte con l’impegno a perseguire un nuovo modo di fare politica in
        modo di avvicinare e convincere l’opinione pubblica a considerare positivamente il ruolo dei partiti
        come strumenti fondamentali della democrazia dove contano più le idee delle singole persone.
        Proporre alcune indicazioni sul tema dell’Autonomia, sul funzionamento delle nostre istituzioni e
        sugli assetti burocratici, promuovendo lo snellimento dei percorsi imprenditoriali sia singoli che
        collettivi.

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Indicare soluzioni per attenuare gli effetti economici e sociali della crisi e velocizzarne l’uscita
        stimolando la crescita del sistema trentino e l’occupazione, soprattutto di quella giovanile e delle
        donne con l’obiettivo dell’equità dei trattamenti retributivi e del rispetto della dignità delle
        prestazioni del proprio ruolo lavorativo.

        Proporre soluzioni per rilanciare lo sviluppo del tessuto produttivo in tutti i comparti.
        Innovare il sistema sociale della nostra provincia.

A chi ritiene indispensabile avere una visione per il Trentino dei prossimi 10-20 anni diciamo che bisogna
essere pragmatici. Prima di tutto bisogna uscire dalle difficoltà economiche, sociali e politiche del presente,
destinate a durare ancora per i prossimi anni e ciò non dipende solo da noi ma dai destini del nostro Paese
e dell’Europa, anche se possiamo e dobbiamo fare molto grazie alle risorse della nostra Autonomia. Ma non
vogliamo bandire il futuro dal nostro linguaggio e vogliamo distinguerci dal quadro politico nazionale tutto
ripiegato sul presente o impegnato solo sulla difesa di leader personali in un orizzonte che non va aldilà di
pochi mesi. Superato lo scoglio della crisi il nostro orizzonte è quello di continuare il riformismo moderno
ed europeo che ha caratterizzato le precedenti legislature governate dal centrosinistra autonomista sotto la
guida di Lorenzo Dellai. Da buoni montanari sappiamo che la legna si fa con il caldo dell’estate se non si
vuole passare l’inverno al freddo.

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UN PARTITO TERRITORIALE PER IL BUON GOVERNO

“Un partito aperto per unire i trentini e al servizio della comunità” ( Tesi congressuale ). “Un partito che
sappia spostare il baricentro del suo agire politico dalle istituzioni alla società” ( mozione congressuale). “
Avviare una fase costituente, denominata Upt 3.0, in cui coinvolgere tutti i soggetti e le organizzazioni che
condividono l’idea che la riforma della politica e l’evoluzione dei movimenti e dei partiti debba trovare una
sintesi ed un progetto comune dentro una visione d’insieme, in diretta sintonia con le passioni della
comunità” ( documento politico 10 luglio 2012 ).

Sono questi gli obiettivi condivisi, ma non ancora pienamente realizzati, dagli iscritti e dai simpatizzanti
dell’Upt. Dove unire significa saper cogliere l’inedito di percorsi unificanti ai quali appartiene il futuro. Dove
il richiamo alla società e all’Upt 3.0 significa la necessità di individuare un nuovo modo di fare politica e una
nuova forma per il nostro partito.

Unire

La ragione sociale del nostro partito è unire il Trentino. La società trentina non sta solo subendo gli effetti
delle globalizzazione e di una cultura post-moderna che genera la solitudine delle moltitudini e ci immerge
in una nuova società liquida. E’ attraversata anche dalle faglie antiche e recenti di un policentrismo
esasperato : l’antagonismo tra il centro ,altre realtà urbane e le valli; quello tra comuni e comunità di valle,
dove tutti si affannano a “ non essere da meno”, con il risultato di “ essere tutti da poco”.

E dunque bisogna tenere uniti i policentri, le reti e i poli, le rappresentanze e le regioni alpine a cominciare
dall’euro-regione.

Chi ci riesce ha vinto. Chi continua nella battaglia ha perso.

Un nuovo modo di fare politica

C ‘è un bisogno urgente di un netto cambio di passo del modo di fare politica perché ce lo chiede l’opinione
pubblica e perché è il solo modo di acquistare credibilità. Garantire stabilità, governabilità e buona
amministrazione sono obiettivi molto importanti, ma non più sufficienti per vincere le sfide di oggi e non
farci travolgere dalla sfiducia e dal risentimento che circonda tutti i partiti.

Alla crisi dei partiti di massa, avvenuta nei primi anni novanta, non basta più la risposta del” partito-
governo” dove alcuni pochi individui – gli esperti o comunque gli eletti – dispongono delle conoscenze per
prendere le decisioni necessarie al pubblico interesse. Anzi il “partito-governo”, soprattutto in un momento
di grande difficoltà come l’attuale, può produrre effetti negativi :

        crea un distacco, a volte il vuoto, tra istituzioni e società e il venir meno della rappresentanza
        sempre meno capace di composizione e aggregazione degli interessi, dei bisogni e dei conflitti
        indebolisce il radicamento territoriale e il dialogo con i cittadini sulla sostanza delle cose da fare
        determina la dominanza degli eletti nelle istituzioni con la perdita di peso degli iscritti e dei
        simpatizzanti e dei loro organi, anche in relazione al fatto che le risorse del partito dipendono quasi
        esclusivamente dai versamenti degli eletti e dal finanziamento pubblico.

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Occorre, dunque, trovare un modo nuovo di fare politica, anche perché la crisi è figlia anche della crisi dei
partiti che hanno bisogno di un radicale processo di trasformazione.

Per questo siamo convinti che si debba spostare il baricentro del nostro agire politico dalle istituzioni alla
società dove c’è la politica reale : i bisogni, le domande ,gli interessi, i conflitti. Si tratta di promuovere nei
territori un confronto aperto fra le conoscenze parziali detenute dalla moltitudine degli individui, in modo
da favorire l’innovazione e consentire la decisione pubblica da sottoporre a un continua verifica degli esiti,
sfruttando le grandi potenzialità della Rete. Né i corpi intermedi, rappresentanti di interessi economici e
sociali pur fondamentali, né la Rete, piattaforma potente di partecipazione, possono sostituire i partiti
come interfaccia fra società e governo della cosa pubblica.

Serve, dunque, un” partito laboratorio” che ,attraverso un forte radicamento territoriale e animato dalla
partecipazione e dal volontariato, sia capace di promuovere un confronto sociale aperto e regolato per
arrivare ad individuare priorità e grandi scelte , soluzioni operative e ragionevoli da rappresentare a chi
governa. Un processo di questo tipo – di democrazia deliberativa - è certamente di radicale trasformazione
nel modo di fare politica , ma in Trentino vi sono particolari fattori che possono favorirlo : infatti nella
cultura sociale trentina l’interesse della comunità prevale ancora rispetto all’interesse dell’individuo.

Lo Statuto del nostro partito prevede una organizzazione territoriale “ per sviluppare la crescita economica,
sociale e culturale delle vallate del Trentino, favorendo la partecipazione diretta e attiva dei territori”. Non
solo bisogna far funzionare appieno questi organismi, ma bisogna soprattutto che essi sappiano mobilitare
la società assolvendo alla loro funzione di strumento di congiunzione con le rappresentanze istituzionali.
Se rinunciamo ad instaurare una dialettica corretta tra partito ed eletti ( nei consigli comunali, delle
comunità di valle, in consiglio provinciale e nei rispettivi esecutivi ) finiremo per renderci invisibili come
partito o avere un ruolo di mera testimonianza di proposte e decisioni politiche prese altrove e calate
dall’alto o diventare solo soggetti utili nelle fasi elettorali. Per cambiare il modo di fare politica è
opportuno:

        discutere di appropriate forme di distinzione tra dirigenza del partito e rappresentanze istituzionali
        espresse dal partito;
        dare un forte impulso all’autofinanziamento del partito in modo anche di evitare” i signori delle
        tessere”;
        organizzare percorsi di formazione non tradizionali, ma indirizzati a formare dirigenti territoriali in
        grado di organizzare, condurre e indirizzare dibattiti e confronti aperti con la popolazione.

La nostra identità : i principi e i valori di riferimento

E’ un campo molto ampio che investe diversità e sensibilità differenti e presenti anche nel nostro partito. Ci
limitiamo, perciò, a sottolineare solo alcuni principi e valori da tutti riconosciuti, ma in grado di fornire unità
e coesione. Sono quelli che fanno riferimento alla democrazia, alla nostra Autonomia, al riformismo e,
soprattutto, alla territorialità.

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Democrazia e Autonomia

Siamo un partito democratico perché la società trentina è profondamente democratica e si riconosce
appieno nei valori, nei diritti e doveri della Costituzione repubblicana che ha riconosciuto per la prima volta
nelle lunga nostra storia l’Autonomia della nostra Provincia. In una visione aperta ci deve essere anche il
riferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea : dignità, libertà, eguaglianza, solidarietà,
cittadinanza, giustizia. Siamo un partito autonomista perché l’Autonomia è la nostra storia e il diritto
all’autonomia è la nostra identità. Vogliamo che essa diventi sempre di più un “laboratorio politico” in
grado di dare alla nostra comunità più avanzati livelli di democrazia partecipativa, di trasparenza
nell’impegno a perseguire l’interesse pubblico e la salvaguardia dei beni comuni.

Riformismo

Siamo un partito riformista perché ci richiamiamo ad una tradizione politica e amministrativa popolare che
ha saputo in questa nostra terra indicare lo sviluppo futuro. Essere riformisti vuol dire in buona sostanza
avere la capacità di anticipare prima che i problemi siano lasciati irrisolti a marcire .Oggi tutti si proclamano
riformisti e territoriali, ma non tutti i riformismi sono uguali perciò bisogna dire da che parte si sta. Noi
pensiamo che il riformismo liberista, quello del “meno stato e più mercato” e della sola competitività e
produttività, pur portatore di valenze positive, dia solo risposte di tutela di limitati interessi sociali. Occorre
mettere insieme competitività e solidarietà, che è parte integrante dei valori più profondi del Trentino,
dando voce alla dimensione valoriale della comunità.

Territorialità

Soprattutto siamo un partito territoriale. Ciò significa essenzialmente due cose:

        la prima è una forte convinzione che nella terra dell’Autonomia speciale ci debbano essere una
        logica differente, una asimmetria tra il sistema politico locale e quello nazionale. Ciò non vuol dire
        non avere rapporti con le forze politiche nazionali, ma questi rapporti, se dovessero essere ritenuti
        opportuni , dovranno avvenire su base confederata tale da assicurare piena autonomia statutaria,
        organizzativa, finanziaria al nostro partito.
        La seconda sta nel fatto che noi pensiamo, sulla scia della ricerca e di un forte pensiero sul tema
        dello sviluppo locale (Olivetti, De Rita, Bonomi, Cacciari), che quel che conta è l’esistenza di un
        progetto collettivo radicato sul territorio inteso come luogo di vita comune e dunque da preservare
        e da curare per il benessere di tutti. Allo stesso tempo dobbiamo essere un partito aperto perché
        per noi il locale non è un microcosmo chiuso ma “l’universale è il locale senza le mura”. Si tratta,
        quindi, di dar vita ad una rete di relazioni trasversali, virtuose e solidali, volte a sperimentare
        pratiche di rafforzamento democratico, di interazioni tra attori sociali, ambiente fisico e patrimoni
        collettivi.

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Su queste basi dobbiamo fondare un nuovo modo di fare politica, mettendo in secondo piano riferimenti
politici ormai datati come quelli di destra e sinistra o di moderati e di centro e rafforzando invece la nostra
specificità territoriale in grado di esprimere un buon governo.

L’Upt deve fare propria una parola chiave : “ la fiducia”. Dobbiamo essere portatori di fiducia nelle
istituzioni autonomistiche, nella politica e in un ruolo rinnovato del partito. Solo così,- forti delle nostre
radici, dei nostri valori e delle nostre proposte - sapremo affrontare uniti , insieme a tutta la comunità
trentina, le sfide del nostro tempo.

AUTONOMIA,GOVERNO DELLE ISTITUZIONI,BUROCRAZIA.

l’Autonomia e il nuovo Statuto

Siamo di fronte ad un passaggio importante e complesso per il futuro della nostra Autonomia. Si deve
promuovere un percorso di ulteriore modifica dello Statuto speciale per rinnovare il valore dell’Autonomia
e costruire un nuovo ruolo della Regione in una prospettiva euroregionale.

E’ un percorso che deve essere condiviso con tutte le forze politiche della coalizione del centrosinistra
autonomista, ma che deve anche essere allargato al più ampio schieramento possibile. Tuttavia,
nonostante le complessità politiche e tecnico-giuridiche della riforma, non è sufficiente un coinvolgimento
delle sole forze politiche e degli esperti, pur indispensabile, ma riteniamo che si debba dar vita ad un
processo partecipativo ampio con tutte le rappresentanze della comunità.

Risulta indispensabile, di fronte ai numerosi contenziosi istituzionali, garantire miglior certezza nei rapporti
tra Provincie autonome di Trento e Bolzano, la Regione Trentino Alto Adige/Sudtirol e lo Stato italiano sulla
base di quanto stabilito dalla Costituzione, dallo Statuto speciale di autonomia e dalle norme di attuazione
dello stesso e degli accordi sottoscritti dai rappresentanti delle Provincie autonome e del Governo
nazionale, a partire dall’Accordo di Milano che potrà dirsi superato solo quando pienamente realizzato.

Ma a riguardo del nuovo Statuto l’Upt ha una propria e specifica visione : quella di realizzare La Comunità
autonoma del Trentino, rafforzando l’impianto autonomistico e di governo, ponendo le premesse perché su
questo disegno istituzionale possa crescere una corrispondente consapevolezza culturale e una adeguata
base politica. Si tratta di un obiettivo ambizioso che vuole adeguare l’Autonomia trentina – unitamente a
quella sudtirolese - ai processi istituzionali in atto a livello europeo, sulla logica dell’Euroregione e del
GECT, ma anche con ampie relazioni con le “Terre alte” in una visione pan-alpina.

Il governo provinciale

Il governo della PAT è stato profondamente riformato con la cancellazione dell’incompatibilità tra
Consiglieri ed Assessori e con la riduzione degli stessi a 6. Ciò significa che nella nuova Giunta gli Assessori

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non saranno solo dei semplici nominati dal Presidente, ma anche portatori di una rappresentanza politica.
Appare, quindi, opportuna una conduzione collegiale nell’elaborazione degli indirizzi e nei processi
deliberativi dell’esecutivo.

L’elezione diretta del Presidente con un sistema maggioritario costituisce un cardine fondamentale per
assicurare governabilità e stabilità alla Provincia, dopo un periodo negativo nel quale era possibile fare e
disfare le giunte provinciali a piacimento. E, tuttavia, ci pare opportuno ricercare più adeguati bilanciamenti
tra potere esecutivo e quello legislativo. Si tratta di assegnare un ruolo più significativo al Consiglio
provinciale soprattutto in termini di controllo degli effetti dell’azione di governo e delle leggi approvate
dall’assemblea legislativa.

La Comunità di Valle

La CdV rappresenta la capacità e la sfida di guardare al Trentino dei prossimi dieci anni dieci anni, un
Trentino policentrico dove la Provincia rivesta sempre più un ruolo di indirizzo e di controllo e le diverse
articolazioni territoriali diventino protagoniste dello sviluppo del proprio territorio con funzioni e
competenze di gestione , svolte con efficacia, efficienza ed economicità. Per questo dobbiamo difendere la
riforma istituzionale     come ina straordinaria opportunità per generare coesione, partecipazione
democratica, responsabilità di scelta e cooperazione nella gestione del territorio. La CdV è un valore non
solo un centro di costo, dove peraltro la quasi totalità del bilancio è impegnato in servizi per i cittadini.

Ma siamo anche convinti che la riforma, pur complessa e difficile, va velocizzata apportando gli opportuni
aggiustamenti rispetto a criticità emerse e registrate nella sua fase di avvio; criticità che hanno causato e
causano antagonismo e contrapposizione tra Comunità e Comuni.

Vanno introdotti cambiamenti nella composizione e nelle funzionalità degli organi della CdV volti a favorire
una forte integrazione e fiducia tra eletti e Sindaci , cercando di superare la dicotomia di una legge istitutiva
che promuove l’associazionismo tra Comuni e la successiva introduzione dell’elezione diretta del Presidente
e di parte dei componenti dell’Assemblea che tende a considerare la CdV come un livello
politico/istituzionale sovraordinato ai Comuni. Nelle gestioni associate, che costituiscono la centralità delle
funzioni della CdV, l’azione di governo deve spettare ai Sindaci in una logica d’insieme, di solidarietà e di
inclusione priva di competitività con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi e nel contempo di
riqualificare la spesa pubblica.

Vanno accelerati i trasferimenti di competenze dalla PAT alla Cd nel campo socio-sanitario e dei servizi
pubblici a rilevanza economica, non escludendo sub-ambiti, costi standart e assicurandi adeguate risorse
finanziarie e di personale.

In tema invece dei numerosi e piccoli Comuni che caratterizza il Trentino, dove peraltro essi rivestono no
solo funzioni amministrative come tutti gli altri ma hanno anche una dimensione patrimoniale in quanto
proprietari di vasti territori silvo-pastorali, occorre prendere atto che le politiche di incentivo alle unioni

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hanno prodotto scarsissimi risultati, peraltro con costi che non possiamo più permetterci, se non per casi di
effettiva e volontaria fusione.

. L’Upt si impegna a costruire Comunità di Valle che diventino Comunità di Comuni ed insieme comunità di
cittadini pluralistiche dove il vivere insieme significhi negoziazione e conciliazione degli interessi e l’unità sia
un risultato non una condizione data a priori” e dove si sappia evitare la scorciatoia pericolosa del
comunitarismo identitario chiuso in se stesso

L’Euregio e la governance multilivello

L’economia trentina è stretta in una morsa, presa tra la concorrenza dei paesi in via di sviluppo sui settori
tradizionali e di quelli avanzati sulle produzioni più innovative. La globalizzazione sta destabilizzando il
nostro territorio e mette in crisi attività che subiscono la competizione con i paesi emergenti, ma al tempo
stesso sta creando anche nuove opportunità legate alla valorizzazione dei “beni locali collettivi competitivi”.

Il Trentino si contraddistingue per tre tipi di dotazioni, che appaiono di particolare rilievo: il saper fare
diffuso legato alla sua vocazione agricola e industriale, i beni culturali e ambientali, le conoscenze
scientifiche accumulate nell’università, nei centri di ricerca e nella rete museale. A ciò si aggiunge il capitale
sociale, ossia una buona rete di relazioni formali e informali tra imprese, servizi e associazionismo.

La creazione di vantaggi competitivi per mezzo di questi beni locali richiede però un nuovo modello di
“governance”. La capacità competitiva del nostro territorio aumenterà se potrà far leva sulla reciproca
integrazione fra le risorse, grazie alla collaborazione tra soggetti istituzionali e privati, per costruire le
condizioni dell'innovazione e garantire al tempo stesso la coesione sociale, guardando al tempo stesso oltre
confine. Il buon governo deve contemplare ormai una “governance multilivello”, partendo dall’evidenza
che l’azione politica della Provincia autonoma non può limitarsi all’ambito locale, ma per esprimersi al
meglio deve interessare il livello interregionale, pur nel rispetto del principio di sussidiarietà. L’autonomia
ha portato a livello locale una serie sempre più ampia di competenze, dalla disoccupazione al disagio
sociale, dall’istruzione al traffico, dalla sicurezza alla tutela dell'ambiente. Nello stesso tempo, il nostro
destino di cittadini trentini si gioca sempre più su scala sovranazionale e invita il governo provinciale a
cooperare con organismi e network sovra-regionali per assicurarci una serie di benefici e capacità
competitive.

Nel Trentino esiste già un’impostazione istituzionale e operativa multi-scala, che vede la politica territoriale
articolata in ambiti di micro, meso e macro-livello, dal comunale, al comunitario, al provinciale e, infine, al
meta-regionale con l’euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino. Con quest’ultimo ambito, la governance
contempla il livello europeo e coinvolge, nella definizione e attuazione di strategie territoriali, enti non più
semplicemente locali bensì “glocali” (globali e locali insieme).

Ciò è coerente con la geografia dei territori che si va definendo in Europa, dove agglomerazioni urbane,
citta-regione e regioni urbane policentriche vanno delineando il quadro del nuovo assetto territoriale, nel
quale sono scritti ex novo i confini della nazioni e la maglia delle divisioni amministrative per costruire

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nuove aggregazioni fra aree locali sulla base dell’affinità di strategie competitive, così da creare nuovi
soggetti territoriali trans-locali.

Il partito è impegnato su iniziative politiche orientate a influenzare secondo tale approccio l’azione di
governo provinciale in settori chiave come la formazione, la cult
      , la ricerca e l’innovazione, lo sviluppo economico, il sistema del credito e l’ambiente di montagna,
che richiedono iniziative coordinate tra attori locali e soggetti sovra-regionali in grado di articolare politiche
sinergiche e coerenti così da integrare risorse e opportunità di ambiti territoriali diversi.

La burocrazia e le società pubbliche di sistema

Periodicamente, soprattutto in presenza di scadenze elettorali, si alza il coro di chi indica nella burocrazia la
madre di tutti i mali ed usa questo argomento, insieme a quello dell’antipolitica, come tema di propaganda.
Noi non ci uniamo a questo coro perché siamo consapevoli, invece, che possiamo contare su una pubblica
amministrazione fatta di uomini e donne capaci, preparati ed onesti, in grado di dare un servizio adeguato
alla comunità.

Ciò non significa sottendere o attenuare la necessità di definire un più moderno ed efficiente ruolo della
P.A. che sia di servizio e non di ostacolo per la vita quotidiana dei cittadini, delle famiglie e delle imprese,
contribuendo in maniera determinante allo sviluppo economico ed alla soluzione anche dei piccoli problemi
che la gente evidenzia nel proprio vissuto quotidiano.

Di questa necessità dovrà farsi carico il nuovo governo provinciale, agendo su due direttrici.

La prima riguarda lo snellimento e la semplificazione degli iter burocratici per fornire agli utenti centri di
riferimento per la soluzione dei problemi in tempi certi e ragionevoli. A questo scopo appare necessario
rivedere la legge sul procedimento amministrativo .

La seconda riguarda il la riforma l’impianto amministrativo. Vogliamo proporre al centrosinistra
autonomista un ragionamento per una riorganizzazione basato sulla piena e coerente attuazione del
principio della distinzione dei ruoli tra livello politico e livello tecnico/amministrativo, presente nella nostra
normativa ma di fatto in gran parte disatteso. Tale principio presuppone la capacità da parte dell’esecutivo
di svolgere le attività di propria attribuzione, come quelle di fornire alla macchina burocratica gli indirizzi e
gli obiettivi, le risorse finanziarie ed umane per raggiungerli e di valutarne i risultati e la capacità della
burocrazia, in un quadro di leale collaborazione, di attuare questi indirizzi ed obiettivi con efficacia,
efficienza, economicità, trasparenza e imparzialità. –Ciò implica che la nomina dei vertici della burocrazia
avvenga sulla base delle capacità, dei meriti e dei risultati raggiunti ( merit system ) e la non intromissione
del livello politico in termini di discrezionalità nei singoli procedimenti amministrativi. Vogliamo ragionare
attorno ad un’ipotesi organizzativa che rafforzi gli staff del Presidente e, soprattutto degli Assessori,
mettendoli nelle condizioni di svolgere in piena autonomia la funzione politica di indirizzo e di valutazione
dei risultati assegnati ai dirigenti e che, preveda servizi maggiormente accorpati con un numero ridotto di
uffici che, diversamente dal sistema attuale abbiano rilevanza esterna. Ad ogni modo va corretta l’ipertrofia

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di una macchina amministrativa che conta 14 agenzie, 12 società di sistema e oltre duecento tra uffici e
incarichi speciali.

Proponiamo, dunque, una nuova organizzazione che riponga fiducia, anziché richiederla, nella burocrazia e
che non può essere perseguita solo con la riqualificazione della spesa pubblica ( spending rewiew ), che ad
ogni modo va attuata senza tagli lineari, ma con progetti che riducano sprechi e duplicazioni migliorino le
sinergie tra uffici e servizi, tra agenzie e società di sistema.

Per quanto riguarda le società pubbliche di sistema va continuata nella prossima legislatura l’azione per una
loro ridefinizione e accorpamento, applicando ad esse le regole della P.A. per quanto riguarda l’assunzione
di personale. Si ritiene inoltre opportuno introdurre un sistema di valutazione delle attività e dei risultati
attraverso un’analisi di costi-benefici.

ECONOMIA, LAVORO E WELFARE

In questi settori puntiamo a creare nuovi strumenti di gestione che tengano conto delle trasformazione in
atto del mercato del lavoro e di un quadro economico- finanziario e produttivo in continua evoluzione. .Si
tratta, in definitiva, di uscire da una fase economico- sociale, ancorata a criteri sorpassati per allargare gli
orizzonti verso un nuovo progetto che assicuri un welfare ed un tessuto produttivo sostenibili ed al passo
coi tempi. .Bisogna avere il coraggio di rilanciare il ruolo del Trentino “laboratorio sperimentale” del Paese
e dell’Europa aprendo una nuova stagione dell’Autonomia .Le future carenze di risorse devono indurci non
a ridurre le tutele e le reti protettive attualmente garantite , bensì ad investire su una serie di fattori
propedeutici alla crescita economica, alla partecipazione fattiva della comunità alla gestione del welfare ed
alla produzione di politiche attive per il miglioramento delle performances produttive del territorio. Le
ulteriori competenze acquisite recentemente possono e devono contribuire a proporci quale terra di
sperimentazione di nuove soluzioni meno costose e più avanzate sul piano della partecipazione della
comunità.

La cultura del lavoro e la solidarietà tra generazioni , il volontariato e la cooperazione devono essere i valori
dai quali partire per lanciare un nuovo modello che non si basi solo sulla entità delle risorse finanziarie
messe in campo e, quindi , su semplici e costosi elementi di assistenzialismo, , bensì sul contributo attivo e
fattivo che ogni cittadino deve dedicare alla collettività. Bisogna vivere la propria comunità non come un
contribuente passivo che rivendica tutele ,diritti e servizi ma           come membro attivo          fruitore e
contemporaneamente erogatore di attività di pubblica utilità per il benessere collettivo, partecipando, in
base alle proprie competenze e capacità, alla gestione complessiva della “cosa pubblica”.

L’equilibrio demografico un tempo contribuiva a conservare un rapporto sostenibile tra entrate ed uscite
del bilancio complessivo assicurando le tutele necessarie in ogni campo dell’economia e del sociale. La crisi
attuale e la diminuzione delle nascite ha creato ora condizioni economiche che mettono fortemente in
discussione il welfare soprattutto nell’assistenza all’infanzia ,agli anziani e nella sanità in generale. Oggi le

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spese nei comparti interessati sono ingenti ed assorbono percentualmente fette ingenti del bilancio
attuale. Considerando che per il futuro si prevede un sostanzioso aumento della popolazione anziana è
evidente che non è più procrastinabile l’esigenza di rivedere un serie di parametri revisionando
radicalmente gli strumenti gestionali ed i principi che regolamentano il “welfare state”.

Economia

L’economia del Trentino, anche se in forme più attenuate rispetto al resto del Paese, sta vivendo una fase
recessiva grave e prolungata. Uscire dalla recessione e avviare una fase di crescita non dipende solo da noi
perché tutto ciò è strettamente legato all’evolversi della situazione nazionale ed europea. Non ci salviamo
da soli, anche se l’Autonomia ha risorse e strumenti per attenuare gli effetti della crisi e per accelerare la
fase della crescita di cui si intravedono i primi segnali. E’ qui che ci giochiamo il nostro futuro.

Occorre assicurare continuità d’azione a quanto fatto dalla Provincia nella precedente legislatura : in
Trentino la crisi è stata contrastata con una robusta manovra finanziaria orientata alla salvaguardia delle
imprese, a sostenere l’occupazione e le fasce deboli.

Più complesso è l’obiettivo di un rilancio della crescita economica e dell’occupazione dove il ruolo della
spesa pubblica (lavori pubblici, investimenti e contributi di sostegno) riveste un ruolo strategico e
fondamentale che però deve essere ripensato con una azione dinamica e fortemente innovativa che tenga
conto delle trasformazioni in atto nel contesto economico, finanziario e produttivo. Si discute molto e in
varie sedi di come cambiare il modello di sviluppo del Trentino, di innovazione e di ricerca, di
internazionalizzazione, di maggior selezioni dei sostegni pubblici che dovrebbero essere più di sistema che
di settore. Ma non dobbiamo mai dimenticarci che su un fattore possiamo e dobbiamo far conto : la nostra
capacità e volontà di essere un corpo sociale coeso, forte, solidale. E, dunque, il modello di sviluppo su cui
dobbiamo puntare è quello che valorizza al massimo il nostro capitale sociale e la nostra capacità di
iniziativa per costruire un progetto organico per il territorio alpino, fondendo insieme le risorse e i valori
della montagna con la nostra capacità organizzativa e gestionale, per produrre sviluppo e benessere
economico garantendo sostenibilità e tutela ambientale.

Il territorio è la nostra grande ricchezza per le sue eccellenze ambientali e paesaggistiche di valenza
mondiale e per le sue risorse come l’acqua, le foreste , i beni collettivi, . Questa ricchezza va gestita in modo
sostenibile e durevole per le generazioni future. Noi ci proclamiamo territoriali perché riteniamo
fondamentale l’elaborazione e l’implementazione di una strategia fondata sul territorio, vale a dire nel
concepire il locale come luogo di interazione tra attori sociali, ambiente fisico e patrimoni territoriali,
culturali e sociali.. In questo senso dobbiamo pensare alle comunità come ad altrettanti laboratori di analisi
critica e di autogoverno per la difesa dei beni comuni e meritano particolare attenzione i settori economici
direttamente legati al territorio come l’agricoltura e foreste e il turismo.

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Le imprese

Le imprese trentine chiedono alla politica :

        semplificazione e velocizzazione delle procedure e delle pratiche amministrative
        sostegno di iniziative produttive
        flessibilità e semplificazione dei rapporti di lavoro
        ulteriore potenziamento delle reti telematiche
        infrastrutture efficienti per la mobilità delle merci e dei servizi all’interno del Trentino e verso
        l’esterno (viabilità, organizzazione e gestione della mobilità delle persone - lavoratori, studenti,
        ospiti - e delle merci)
        disponibilità di credito bancario
        maggior efficienza della P.A., sia in termini di spesa, che di erogazione di servizi

Nella passata legislatura sono state date molte risposte a queste domande anche in materia di riduzione
della pressione fiscale ( Irap ) e di sostegno al credito con azioni che vanno continuate e possibilmente
ampliate. E tuttavia occorre avere ben presente che le trasformazioni in atto del mercato, del lavoro e del
quadro economico-finanziario impongono di ripensare la politica dei contributi alle imprese selezionando
quelle iniziative che promuovono occupazione – soprattutto di giovani e donne -, che accrescono prodotti e
processi innovativi, che investono in settori strategici.

Obiettivo prioritario è quello di sostenere incentivare la competitività e la produttività delle imprese
trentine, per sviluppare l’occupazione e il PIL trentino, da cui deriva grandissima parte delle risorse
finanziarie dell’Autonomia e senza le quali non sarebbe sostenibile il livello di welfare goduto da tutti i
trentini.

Alcune azioni puntuali :

        orientare e sostenere le capacità lavorative, intellettuali, innovative e creative dei trentini verso le
        attività produttive private . La P.A. che non può più essere il “rifugio occupazionale” delle nuove
        generazioni trentine
        mettere in campo quelle azioni in grado di attrarre iniziative, capitali, know-how innovativo
        dall’esterno, capaci di fornire input di competitività del sistema produttivo locale in prospettiva di
        lungo periodo; che, in particolare, siano disponibili ad investire sulle risorse giovani del Trentino
        creare e sostenere tutte quelle iniziative – in tutti i campi economici – in grado di esportare
        prodotti e servizi trentini, di investire in tecnologie o prodotti fortemente innovativi, di creare
        alleanza produttive e di R&S con aziende leaders internazionali
        favorire la possibilità per i giovani di creare nuove attività in Trentino; in particolare per quelli che
        hanno maturato esperienze di studio e di lavoro in altre regioni (italiane ed estere) e per quelli che
        hanno effettuato percorsi formativi di elevata qualificazione (in Trentino e in        altri contesti)
        finanziare quei progetti di rilevanza produttiva sostenuti prevalentemente da risorse pubbliche che
        abbiano una effettiva e documentabile auto-sostenibilità finanziaria, economica e gestionale (cioè,
        che non dipendano da ulteriori risorse pubbliche)

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revocare i finanziamenti per le aziende che evadono o eludono le imposte per concorrenza sleale e
        mancato rispetto delle regole legislative ed etiche nei confronti della comunità trentina

        distinguere le scelte di natura politico-programmatica da quelle di natura valutativa tecnico-
        economica relativa a specifici provvedimenti
        snellire, semplificare e concentrare le procedure autorizzative (in particolare, quelle relative ad
        aspetti urbanistici) per lo sviluppo delle imprese esistenti e per la creazione di nuove imprese
        valorizzare le relazioni internazionali attivate dalla Provincia – oltre che a fini culturali e umanitari –
        anche per l’apertura di nuove relazioni economiche
        completare e potenziare la cablatura del Trentino (fino “all’ultimo miglio” delle imprese e delle
        abitazioni) per
        creare le condizioni per la creazione di imprese di servizio avanzate
        sviluppare e sostenere gli investimenti in energie rinnovabili e in edilizia sostenibile
        fornire alle imprese energia prodotta in Trentino a prezzi competitivi (compatibilmente con
        normative europee e con la presenza di un mercato libero dell’energia, peraltro regolamentato)
        intensificare le relazioni tra agricoltura, turismo e artigianato, sia nel campo dei prodotti, che della
        realizzazione di strutture, macchinari, attrezzature
        destinare prioritariamente le risorse disponibili al finanziamento di iniziative in campo turistico che
        siano coerenti con “progetti di sistema” (prodotti bel definiti, target specifici, iniziative con esplicita
        funzionalità reciproca e con requisiti di sostenibilità)
        sostenere lo sviluppo o la creazione di “servizi complementari” al turismo (di tipo culturale,
        sportivo, ricreativo, informativo, ecc.) che hanno anche ricadute di natura sociale per la qualità
        della vita dei trentini
        destinare a nuove imprese avviate da giovani - per un periodo determinato - spazi produttivi per
        esperienze di start-up, in particolare di quello innovativo (a fronte di progetti opportunamente
        documentati e valutati)
        destinare il massimo delle risorse specifiche consentito dai parametri UE, per finanziamenti a nuove
        imprese avviate da giovani
        ampliare e potenziare lo strumento del “prestito d’onore” per motivi di studio o per l’avvio di
        nuove imprese
        organizzare una presenza importante per le nostre imprese e i nostri prodotti al prossimo EXPO di
        Milano

Linee guida per alcuni settori

Agricoltura e foreste

Il sistema agricolo trentino è caratterizzato da alcuni importanti elementi distintivi: territorio svantaggiato
di montagna con alta frammentazione fondiaria, forte legame alla proprietà fondiaria, aziende di piccole
dimensione, elevata età media degli addetti, produzioni ad alto valore aggiunto e di qualità, importante
servizio di formazione e assistenza tecnica, elevato grado di organizzazione dell’offerta , importante livello

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di organizzazione degli strumenti ed opere di infrastrutturazione (viabilità, bonifiche, irrigazione),
importante patrimonio malghivo, necessaria connessione con il turismo. Va anche sottolineato che le
produzioni specializzate –frutticoltura e viticoltura - occupano poco più di 20 mila ettari, una parte ridotta
della superficie agricola provinciale anche se determinano gran parte della produzione lorda vendibile,
mentre per tutto il resto del territorio agricolo, quello della zootecnia e produzioni minori, si manifestano in
misura maggiore gli svantaggi della montagna con gravi fenomeni di abbandono delle coltivazioni e,
dunque, avrebbe bisogno delle maggiori attenzioni.

Le proposte programmatiche del prossimo governo provinciale dovranno necessariamente confrontarsi con
i temi posti dall’Europa con la nuova politica agricola (PAC 2014-2021) che individua tre macro obiettivi e
sei priorità :

competitivita':

    1. Promuovere la conoscenza l'innovazione e la formazione;
    2. Promuovere la competitività e la redditività delle aziende agricole ;
    3. Incentivare l'organizzazione delle filiere e la gestione dei rischi;

gestione sostenibile:

    1. Incoraggiare Preservare gli ecosistemi agricoli e forestali;
    2. l'uso sostenibile delle risorse e delle attività agricole;

sviluppo equilibrato delle zone rurali:

    1. Promuovere l'inclusione sociale e la riduzione della povertà nelle zone rurali.

Tenuto conto di questi obiettivi e priorità si individuano alcune azioni di intervento:

         rivedere alcuni aspetti di governance della Fondazione Mach, riequilibrando e qualificando le
         rappresentanze in seno al consiglio di amministrazione ; ridisegnare in chiave innovativa il settore
         del CTT ( Centro di Trasferimento Tecnologico; aggiungere percorsi di formazione scolastica una
         collaborazione con le scuole professionali alberghiere.
         accompagnare il settore agricolo verso un ragionevole utilizzo degli strumenti finanziari fino ad ora
         preclusi o scarsamente utilizzati. Sia per sviluppare progetti finanziari come ad esempio i fondi di
         garanzia ed i fondi di rotazione (utili a supplire alle ridotte disponibilità della finanza pubblica), ma
         anche quali supporti tecnici di analisi e sviluppo di nuovi prodotti/processi, come incubatori e start-
         up;
         attivare un progetto di “Banca della terra” inteso come banco di garanzia al mercato degli affitti sia
         di fondi privati che di concessioni di proprietà pubbliche, ma anche come borsa di scambio tra
         domanda e offerta;
         accrescere la competitività delle nostre micro aziende attraverso la razionalizzazione delle
         operazioni colturali con un approccio organizzato dei processi di meccanizzazione;
         indirizzare verso una demarcazione più chiara ed un utilizzo più attento dei vari strumenti di
         sostegno, inteso a sostenere investimenti produttivi che abbiano una concreta ricaduta sul

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territorio e sempre meno ad aiutare percorsi di incentivo alla gestione; che siano rivolti alle filiere e
        alle reti di impresa, dando spazio di priorità ai giovani;
        concentrare le attenzioni verso attività di tutela delle nostre produzioni e sviluppare una strategia
        di lotta nei confronti delle contraffazioni e delle imitazioni;
        rafforzare gli strumenti di garanzia, di gestione del rischio e di mutualità. Il sistema cooperativo
        tanto importante per non dire fondamentale all’economia del nostro territorio deve completare un
        importante processo di formazione e qualificazione dei propri amministratori ed al contempo
        rinnovare i propri schemi organizzativi nel senso di dare maggiore responsabilità ai propri associati.

Il sistema forestale trentino svolge un’importante azione multifunzionale a vantaggio del territorio e della
comunità (salvaguardia della biodiversità, difesa idrogeologica, valenza           paesaggistica e ambientale,
funzioni turistico-ricreative, risorsa economica e produttiva) e va considerato in una logica di
conservazione, miglioramento e promozione della qualità e dello sviluppo territoriale. Ma se elevate e di
vera e propri eccellenza sono le prestazioni ambientali ,paesaggistiche e sociali fornite dalle foreste
trentine, altrettanto non si può dire per gli aspetti economici. E in questa direzione devono essere rivolte
politiche adeguate per dare vita ad una filiera foresta-legno-energia produttiva e competitiva.

Per raggiungere questo obiettivo si individuano alcune azioni prioritarie :

        Promuovere in campo forestale processi di aggregazione tra proprietari pubblici e privati
        avvalendosi dell’esperienza pluridecennale maturata nel settore agricolo
        Diminuire il costo ormai insostenibile della redazione dei piani decennali di assestamento,
        considerandoli concretamente come piani aziendali e dunque limitati agli aspetti produttivi così
        come prescrivono le norme provinciali in vigore
        Aumentare al 70-80% la quota annua del volume dei tagli, attualmente pari a poco più del 50%
        dell’accrescimento in volume annuo dei boschi trentini
        Attivare un progetto pluriennale di sistemazione della viabilità forestale esistente per consentire il
        trasporto di legname di maggiori lunghezze richiesto dal mercato e di residui legnosi per scopi
        energetici
        Valorizzare il legname trentino attraverso forme di vendita e commercializzazione anche innovative
        e maggiormente orientate al mercato
        Incentivare l’uso energetico dei residui legnosi delle utilizzazioni forestali
        Sostenere le imprese artigiane di utilizzazione boschiva, promuovendo la meccanizzazione e
        rendendo concreta la loro equiparazione agli imprenditori agricoli professionali, prevista dalla
        normativa provinciale in vigore, al fine di diminuire i costi fissi di queste imprese
        Promuovere e sostenere le imprese di prima trasformazione del legname che producono
        semilavorati a maggior valore aggiunto

Il turismo

Rappresenta un settore economico di primaria importanza per il Trentino, dal quale sembra difficile
prescindere nell’ambito di un qualsiasi disegno di sviluppo locale. Al di là dell’impatto (diretto, indiretto e
indotto) che l’attività turistica ha sull’economia provinciale, bisogna infatti considerare come il Trentino

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abbia ormai sviluppato una autentica vocazione turistica, che coinvolge non solo le valli montane e i laghi,
ma anche le città e le zone di produzione agricola.

Il turismo montano, tuttavia, attraversa una fase delicata del proprio sviluppo, in cui ai cambiamenti nella
domanda e all’intensificazione della competizione a livello internazionale, si sono aggiunte le sfide del
cambiamento climatico, e in particolare del global warming, che mette in dubbio la tenuta della stagione
invernale, fondamentale per la maggior parte delle stazioni alpine.

Risposte strategiche di attori pubblici e privati :

        una maggiore specializzazione territoriale dell’offerta
        il rafforzamento della dimensione di rete fra gli operatori locali;
        la ricerca di maggiore innovazione a livello di prodotto, processo, organizzazione,
        commercializzazione;
        l’avvio di un processo di ridisegno organizzativo del sistema della promozione turistica territoriale,
        che tenga conto anche della mutata disponibilità dei finanziamenti pubblici, e affronti importanti
        innovazioni che siano in grado di combinare efficienza ed efficacia;
        l’ottimizzazione dell’intervento pubblico, sia nella realizzazione di infrastrutture e nella fornitura di
        beni pubblici, sia nell’attività di produzione normativa e nella politica degli incentivi positivi
        (contributi) e negativi (tasse, divieti, tutela del territorio).
        Introduzione della Card del Trentino

Azioni prioritarie :

        favorire la crescita dell’imprenditorialità locale, puntando sulla qualità (ma non necessariamente
        sul “lusso”);
        differenziare e innovare i prodotti turistici, in modo da attrarre più segmenti di domanda e
        prolungare le stagioni;
        attivare efficaci forme di promozione e di commercializzazione, considerando anche le opportunità
        offerte dalle nuove tecnologie;
        attivare politiche e progetti su mobilità (gestione dei flussi di traffico), energia e acqua;
        salvaguardare l’ambiente (impedire lo sfruttamento irreversibile delle risorse paesaggistiche e
        naturali, coniugare lo sviluppo con la sostenibilità del turismo, limitare l’antropizzazione in quota).

Il lavoro

I cambiamenti tecnologici, organizzativi, contrattuali, professionali ed economici che stanno investendo da
circa un ventennio il mondo del lavoro, hanno determinato un nuovo assetto del sistema della domanda e
dell'offerta, modificando radicalmente il rapporto tra contesto sociale, lavoratori ed imprese. Emergono
nuove professionalità e tipologie di lavoro, più mobili e flessibili, sulle quali dobbiamo investire, ma anche
nuove forme di precarietà ed instabilità. Nella nostra società molto spesso la domanda chi sei si traduce in
che lavoro fai, in questo modo il lavoro diviene un forte indicatore per rendere la persona socialmente
riconoscibile. Le svariate ricerche in campo psicosociale hanno messo in rilievo come il lavoro rivesta un

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ruolo fondamentale all’interno della società contemporanea, tanto da essere annoverato tra i valori
principali dell’individuo.

Il lavoro e l’occupazione dovranno essere al centro della prossima azione di governo. E’ vero che i sui tassi
di disoccupazione e di occupazione in Trentino registrano valori più bassi rispetto al resto del Paese, ma
deve preoccupare una tendenza locale che non accenna ancora ad invertire la rotta.

Per rilanciare l’occupazione non bastano solo gli interventi finanziari, pur importanti, ma bisogne mettere
al centro dell’azione politica il lavoro in tutte le sue accezioni (dipendente, autonomo, subordinato, etc) ma
soprattutto investire sulla cultura del lavoro quale strumento di realizzazione delle singole persone e del
diritto di cittadinanza. Il lavoro deve essere inteso come fattore di sviluppo congiuntamente agli altri fattori
dell’economia e della produzione: non è solo il capitale ed il management che assicurano le performances
delle imprese nel mercato ma anche e soprattutto il coinvolgimento delle maestranze nella gestione delle
aziende.

Partendo da questi presupposti la Provincia, forte delle sue speciali competenze, potrebbe sperimentare
nuove forme di gestione aziendale congiunta tra maestranze e recupererebbe con questo ed altri
provvedimenti innovativi la funzione di “laboratorio sperimentale” , già esercitato nel passato in tutti i
campi dell’economia e del lavoro ad esempio con la nascita dell’Agenzia del lavoro . Una tradizione
consolidata quella di un Trentino fucina di innovazione che dovrebbe essere ripresa e potenziata anche alla
luce delle nuove competenze acquisite che riguardano la gestione degli ammortizzatori sociali. Per quanto
riguarda gli ammortizzatori si sottolinea l’importanza che i criteri di erogazione siano innovativi ma che
soprattutto siano coniugati con le politiche per la famiglia e per l’istruzione.

La tutela dei lavoratori non può essere considerata solo in termini assistenzialistici , ma va declinata con le c
politiche attive del lavoro. : non può essere realizzata solo da interventi di sostegno al reddito, seppure
importanti ma non sufficienti ad assicurare un futuro, bensì dalla creazione di opportunità lavorative
all’interno di un mercato del lavoro “aperto” ,dinamico e fruibile direttamente dai singoli supportati da
eventuali percorsi di riqualificazione e/o riconversione professionale. Ma non è più concepibile avere
lavoratori che restano inattivi per mesi Il loro contributo alla comunità può essere assicurato utilizzandoli
anche in attività di carattere sociale e di utilità pubblica .

Far crescere cultura del lavoro è un obiettivo fondamentale per la funzione che esso ha per le singole
persone e per a comunità , così come contrastare la tendenza ad investire di più nelle rendite finanziarie od
in borsa piuttosto che nelle proprie imprese e l’eccessiva flessibilità che ha precarizzato in modo
insostenibile i rapporti di lavoro creando diffusa incertezza in termini di prospettiva.

Per tutti questi motivi ci impegniamo come partito a proporre una unificazione di tutte le materie relative
al mondo del lavoro sotto un’unica ragia politica, anche per attuare una concreta semplificazione
burocratica per le imprese e per i lavoratori. Questo obiettivo èuò essere raggiunto :

                 ripristinando le competenze di un Assessorato del Lavoro che si occupi del lavoro nel suo
                 complesso, delle crisi industriali, degli ammortizzatori sociali, superando l’attuale
                 frammentazione di competenze tra vari assessorati

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riformando l’Agenzia del Lavoro che accorpi, oltre alle attuali competenze, anche quelle del
                  Servizio Lavoro e dell’Unità Operativa Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro
                  dell’Azienda per i Servizi Sanitri, esclusa la competenza sulla medicina del lavoro.

Welfare ( servizi sociali e sanità)

Servizi sociali

Partire dal bisogno e non dalle risorse diventa cruciale per aiutare amministratori e cittadini ad orientare e
sostenere le politiche di un determinato territorio e ad avere un più efficace ed efficiente gestione della
spesa. Diventa strategico affinare le modalità di conoscenza dei problemi per progettare servizi che si
lascino davvero interrogare sul bisogno delle nostre comunità, nella consapevolezza che si tratta di un
processo complesso che sempre più richiede ai servizi di guardare alla comunità come interlocutore
privilegiato sia per la comprensione dei problemi che per la loro parziale risoluzione, nella consapevolezza
che la comunità è portatrice di conoscenze e risorse. Assumere nuove strategie di riconoscimento dei
problemi nell’ottica di un maggiore protagonismo della comunità stessa.

I limiti dell’azione dei sistemi di welfare sono sempre più evidenti e la sfida viene posta da questioni
complesse (invecchiamento, disoccupazione..) richiede sforzi congiunti quindi necessita sempre più di una
molteplicità di soggetti più o meno organizzati, più o meno formali. In questa condivisione di intenti
possiamo includere: la pubblica amministrazione, il privato sociale, la società civile e la cittadinanza attiva.

Un esempio che va in questa direzione è il quaderno dei cantieri di coesione sociale - Un quaderno che
descrive in maniera approfondita alcuni dei progetti di coesione sociale realizzati in questi anni dai Poli
sociali in collaborazione con Circoscrizioni, Enti, Associazioni e gruppi di cittadini.

Sulla scorta di questi nuovi approcci , possiamo ragionare su un nuovo decentramento che risponda meglio
alle nuove esigenze dei cittadini. In una realtà , come quella trentina, dove una parte molto rilevante del PIL
è generato da servizi, diventa strategico il coinvolgimento del privato, a condizione che il sistema di
accreditamento sia rigoroso e puntuale così come quello della valutazione ( che dovrebbero essere in capo
ad un medesimo soggetto) e che il sistema dei voucher e buoni di servizio siano sottoposti a efficaci
controlli, anche da parte degli utenti .

La cultura dell’integrazione socio-sanitaria e il rapporto pubblico-privato hanno un’importanza strategica e
deve permeare tutti i livelli: dalla programmazione all’erogazione dei servizi, con visioni condivise e
reciproca disponibilità al cambiamento.

L’integrazione socio sanitaria ha lo scopo di garantire le cinque aree di fragilità/cronicità: materno infantile,
anziani, disabilità, salute mentale, dipendenze L’UpT intende favorire le politiche a sostegno dei cittadini
che appartengono a queste aree impegnandosi in alcune azioni:

         affrontare in maniera organica, diversificata e con modelli innovativi le problematiche dei disabili,
         degli anziani, dei malati cronici e terminali.

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