UNA LETTURA DEL TERRITORIO - Trame Educative
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UNA LETTURA DEL TERRITORIO A cura di Annalisa Guarini, Alessandra Sansavini, Elena Trombini, Laura Menabò e Margherita Baldi • Annalisa Guarini, Professoressa Associata in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, Responsabile Servizio Psicologico SERES • Alessandra Sansavini, Professoressa Ordinaria in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, Responsabile del Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo • Elena Trombini, Professoressa Ordinaria in Psicologia Dinamica, Responsabile del Servizio di Consultazione Psicologica per bambini e genitori • Laura Menabò, Borsista per il Servizio Psicologico SERES • Margherita Baldi, Tirocinante presso il Servizio Piscologico SERES
Indice Premessa_______________________________________________________________________ 3 1. Introduzione __________________________________________________________________ 4 2. I territori raccontano____________________________________________________________ 5 2.1 Distretto Comune di Bologna __________________________________________________________________________ 6 2.2 Distretto San Lazzaro ___________________________________________________________________________________ 9 2.3 Distretto Unione dei Comuni dell’Appennino _______________________________________________________ 11 2.4 Distretto Pianura Est __________________________________________________________________________________ 12 2.5 Distretto Pianura Ovest _______________________________________________________________________________ 16 3. Uno sguardo ai Centri Bambini e Famiglie (CBF) ____________________________________________________ 19 3.1 Cosa sono i Centri Bambini e Famiglie (CBF)_______________________________________________________ 19 3.2 CBF sul territorio _____________________________________________________________________________________ 20 3.3 Utenza_________________________________________________________________________________________________ 20 3.4 Attività proposte dai CBF ____________________________________________________________________________ 21 3.5 Orari di apertura CBF ________________________________________________________________________________ 23 4. Conclusioni _________________________________________________________________ 27 5. Riferimenti bibliografici _______________________________________________________ 30 2
Premessa Il progetto "Educativa di casa: trame educative per nuove comunità" è nato dall'incontro di diverse realtà del territorio bolognese e della Città Metropolitana: dagli attori istituzionali (Comune di Bologna e Città Metropolitana al Dipartimento di Psicologia dell'Università di Bologna) a soggetti cooperativi (Quadrifoglio, Carovana, Baolab ed Iress), dall'associazionismo locale (Antinea, AMISS, Andlay, Next Generation) ad importanti realtà del territorio (Fondazione Villa Ghigi). L'eterogeneità della compagine è dovuta all'obiettivo principale che sottende a tutte le attività: un intervento il più possibile approfondito e sistemico sulla povertà educativa. A diverso titolo infatti, tutti i partner di Trame Educative operano nel settore educativo e vivono in prima persona le necessità e le richieste che famiglie, utenti, servizi e territori affrontano ogni giorno. Le "Trame Educative per Nuove Comunità" previste nel progetto sono dunque percorsi che vogliono approfondire, ragionare ed intervenire per fronteggiare il tema delle povertà educative, affrontando l'argomento attraverso diverse lenti di ingrandimento, in un territorio ampio e con esigenze multiple. Un obiettivo certamente complesso ma non più rinviabile rispetto ad una fascia di età, quella dagli 0 ai 6 anni, che richiede alla Comunità uno sforzo comune per garantire una educazione allargata, omogenea, attenta alle diverse problematiche e che sappia parlare a tutti con diversi linguaggi. Cooperativa Quadrifoglio 3
1. Introduzione Il progetto “Trame educative per nuove comunità” è stato finanziato dal “Fondo per il Contrasto della Povertà Educativa Minorile” coordinato dall’Impresa Sociale Con i Bambini. In particolare il progetto si inserisce all’interno del Bando Prima Infanzia 0-6 anni che ha l’obiettivo di ampliare e potenziare i servizi educativi rivolti a bambini di età compresa tra 0 e 6 anni con particolare attenzione alle loro famiglie e ai contesti maggiormente svantaggiati. Questa riflessione appare particolarmente rilevante in un periodo storico in cui, come segnalato dall’ultimo rapporto Ocse (2018), l’Italia ha mostrato una rilevante diminuzione della percentuale di spesa pubblica a favore dell’istruzione, occupando gli ultimi posti della classifica dell’Unione Europea. Come indicato dalla ricerca di Save the Children (2014) emergono rilevanti differenze a livello regionale. In particolare, l’Emilia-Romagna è una delle Regioni più ricche, insieme a Lombardia e Friuli Venezia Giulia, di servizi e opportunità educative per i bambini e le loro famiglie. Queste numerose opportunità emergono sia in relazione alla copertura dei Servizi Educativi che alle varietà e numerosità di attività proposte rivolte ai bambini (possibilità di frequentare teatri, concerti, musei e svolgere attività sportive). Tuttavia, come recentemente sottolineato dal Report sulla povertà educativa a cura di DEPP srl (2018) e promosso dalla Fondazione Con i Bambini, emergono alcune differenze tra i servizi e le offerte educative del capoluogo e della città metropolitana, indicando la necessità di una particolare riflessione per i territori montani (Openpolis, 2018). Partendo da queste considerazioni la prima attività del progetto “Trame educative per nuove comunità” ha l’obiettivo di raccogliere le esperienze già presenti nel Comune di Bologna e in alcuni Distretti della Città Metropolitana che hanno aderito al progetto e in particolare San Lazzaro, Unione dei Comuni dell’Appennino, Pianura Est e Pianura Ovest. Attraverso il racconto dei referenti dei diversi distretti durante interviste semi-strutturate e attraverso la raccolta delle schede di funzionamento dei Centri Bambini Famiglie (CBF) presenti sul territorio si è cercato di fornire una fotografia delle attività svolte mettendo in luce le potenzialità e al tempo stesso le necessità da cui partire per il progetto “Trame educative per nuove comunità”. Questa fotografia sarà quindi uno strumento utile nel processo di valutazione del progetto, dal momento che indicherà il punto da cui si è partiti. La raccolta di queste informazioni permetterà inoltre una riflessione all’interno dei singoli Distretti. Le interviste, infatti, richiederanno ai territori di sistematizzare le iniziative proposte all’interno di alcune categorie di riferimento, innescando un processo di riflessione e di valutazione delle attività svolte. In secondo luogo la condivisione delle informazioni tra i diversi Distretti permetterà una migliore conoscenza tra i territori favorendo “contaminazioni positive”, maggiori percorsi di collaborazione e di supporto reciproco. 4
2. I territori raccontano Per fornire una prima fotografia delle attività presenti, delle potenzialità e delle necessità dei territori coinvolti nel progetto “Trame educative per nuove comunità” sono state condotte interviste semi-strutturate ad alcuni rappresentanti significativi. Tutti i territori coinvolti hanno partecipato all’intervista e nei paragrafi seguenti saranno presentate le risposte dei Distretti Comune di Bologna, San Lazzaro, Unione dei Comuni dell’Appennino, Pianura Est e Pianura Ovest. Le interviste sono state condotte da uno psicologo e audio-registrate. Le risposte sono state fedelmente trascritte e condivise con i referenti con la possibilità di aggiungere ulteriori riflessioni non emerse dall’intervista. Le domande guida utilizzate per le interviste sono le seguenti: 1. Quali sono i percorsi e le attività di sensibilizzazione e/o informazione rivolte ai genitori di bambini da 0 a 6 anni? Quali sono le principali tematiche affrontate? 2. Quali sono i percorsi di formazione rivolti ad educatori e insegnanti di bambini da 0 a 6 anni? Quali sono le principali tematiche affrontate? 3. Quali sono le attività più significative proposte ai bambini da 0-6 anni? 4. Vi chiediamo di descrivere 3 esperienze particolarmente positive ed innovative che sono state svolte nel vostro territorio negli ultimi tre anni per i bambini da 0-6 anni, le loro famiglie o la Comunità educante. 5. A partire dalla vostra esperienza quali sono le necessità del territorio rispetto al tema affrontato? Se possibile indicare 3 parole chiave. Le domande scelte hanno l’obiettivo di raccontare nei diversi territori le principali attività rivolte ai genitori, insegnanti, educatori e bambini della fascia di età 0-6 anni, con particolare attenzione alla comprensione di quali tematiche sono principalmente affrontate dalla comunità educante. Le interviste hanno inoltre l’obiettivo di descrivere le potenzialità e le fragilità di ogni territorio per permettere una lettura critica del contesto di riferimento e per delineare i punti di continuità tra i diversi territori, ma al tempo stesso le differenze e le specificità. Le potenzialità e le esperienze innovative descritte possono diventare “buone pratiche” e materiale di riflessione e di condivisione tra i territori. La descrizione delle criticità e delle necessità in ciascun territorio permetteranno invece di orientare le azioni di intervento che saranno sviluppate con il progetto “Trame Educative per nuove comunità” alla luce delle diversità che emergono dai territori e delle specificità descritte. 5
2.1 Distretto Comune di Bologna Il Distretto comprende il Comune di Bologna e sul territorio sono presenti 8 Centri Bambini Famiglie (CBF). Intervista 1.Quali sono i percorsi e le attività di sensibilizzazione e/o informazione rivolte ai genitori di bambini da 0 a 6 anni? Quali sono le principali tematiche affrontate? Sono presenti sul territorio Centri per bambini e famiglie (CBF), rivolti prioritariamente ai bambini 0-3 anni e alle loro famiglie, ma che accolgono anche bambini fino a 6 anni. I CBF si propongono come spazi d’incontro e socializzazione, dove il genitore può stare con il proprio bambino in una situazione interamente dedicata al gioco e alla relazione e in cui confrontare la propria esperienza con quella di altri genitori o adulti. L’offerta dei Centri si attua in varie forme: spazi di gioco in utenza libera, corsi di massaggio infantile, percorsi di gioco, anche differenziati per età, gruppi di confronto e scambio per neomamme e neopapà e/o mamme in attesa, conversazioni, incontri a tema, laboratori per i genitori. Le attività sono generalmente organizzate secondo un calendario settimanale di aperture a cui si aggiungono iniziative particolari in corso d'anno. Attualmente sono attivi 8 CBF, a gestione diretta comunale, Il Salotto delle Fiabe, Girotondo (Q. Borgo Panigale – Reno), Tasso Inventore (Q. Navile), Il Tempo dei Giochi (Q. Porto – Saragozza), Il Monello, Zucchero Filato (Q. Santo Stefano), Il Focolare, Piùinsieme (Q. San Donato - Q. San Vitale), mentre è in corso un’attività propedeutica all’apertura di un nuovo CBF al Quartiere Savena. Per la frequenza viene richiesto un piccolo contributo economico (baby pass). Due centri al mattino sono anche nidi part-time, altri due sono spazi bambino, accogliendo l'utenza in base ai medesimi criteri previsti nei bandi di accesso al nido d’infanzia. I Servizi Educativi Territoriali (SET) sono invece servizi distribuiti sul territorio che offrono ai bambini da 2 a 10 anni, insieme alle loro famiglie, occasioni di incontro e di gioco, in una situazione di utenza libera o di partecipazione a iniziative e percorsi di lettura, di movimento e di scoperta dell’ambiente naturale e offrono ai servizi educativi e scolastici presenti sul territorio occasioni di arricchimento dell’offerta educativa e formativa. I SET comprendono diverse tipologie di servizi, tra cui ludoteche (spazi gioco con prestito di giocattoli, proposte di attività e progetti, laboratori creativi); centri di pratica psicomotoria (spazi organizzati per offrire attività a carattere motorio e percorsi psicomotori, nelle quali i bambini possono esprimere liberamente sentimenti ed emozioni e sperimentare le potenzialità del proprio corpo); spazi lettura (servizi educativi che offrono prestito e consultazione di libri per bambini, attività varie di animazione della lettura, percorsi intorno alla narrazione delle storie); laboratori espressivi (luoghi di sperimentazione e di ricerca sui linguaggi espressivi che offrono attività laboratoriali e percorsi); laboratori ambientali (servizi educativi che si propongono di stimolare nei bambini l'interesse e la curiosità per la natura e per l'ambiente). Nelle giornate di apertura per bambini e famiglie, l'accesso è libero, salvo percorsi laboratoriali o progetti a numero chiuso che richiedono un’iscrizione. I SET possono essere a gestione comunale, mista o convenzionata. I SET attivi nel Comune di Bologna sono i seguenti: ARtelier (laboratorio di linguaggi espressivi a gestione convenzionata); Bibliò (biblioteca per bambini a gestione diretta); C’era una volta (biblioteca per bambini a gestione convenzionata); Il 6
Mondo Incantato (biblioteca per bambini a gestione convenzionata con il Quartiere Navile); A.D.D. Parco Grosso centro educazione ambientale gestito da Villa Ghigi (in convenzione con Quartiere Navile); L.E.A. Laboratorio Educazione Ambientale centro educazione ambientale gestito da Villa Ghigi; La Biblioteca dei Bambini (biblioteca per bambini a gestione diretta); La Soffitta dei Libri (biblioteca per bambini a gestione convenzionata); Leggere Insieme (completata la convenzione con IC13) (biblioteca per bambini a gestione diretta); Vicolo Balocchi – Ludoteca a gestione convenzionata; La casa sull’albero centro di pratica psicomotoria (a gestione convenzionata con il Quartiere San Donato – San Vitale). 2.Quali sono i percorsi di formazione rivolti ad educatori e insegnanti di bambini da 0 a 6 anni? Quali sono le principali tematiche affrontate? I percorsi di formazione per insegnanti ed educatori presenti nel territorio cittadino bolognese sono numerosi e abbracciano numerose tematiche. Sono presenti corsi di formazione ad iscrizione individuale, seminari formativi ed iniziative cittadine. Sono inoltre presenti progetti destinati globalmente alla fascia 0-6 e altri specifici per la fascia 0-3 o 3-6. Per realizzare un piano di offerte che fosse completo e coinvolgesse, in maniera integrata, tutti gli interlocutori che si occupano di infanzia, si è costituito un gruppo di lavoro formato dai pedagogisti degli enti gestori dei servizi 0-6 che si è confrontato sia su bisogni sia sugli obiettivi formativi. Dal lavoro coordinato di equipe è emersa la necessità di sviluppare competenze educative trasversali al fine di sostenere la complessità che caratterizza oggi i contesti educativi e, in maniera più ampia, la società stessa. In generale, i vari corsi e seminari sono riconducibili ad alcune grandi macro-aree che sono presentate nel “Piano di Formazione 2018/2019. Personale Servizi educativi scolastici 0-6 del Sistema Formativo Integrato del Comune di Bologna” Infanzia e famiglie: i laboratori sono finalizzati a migliorare le forme di comunicazione tra i genitori e le figure educative in relazione all’esperienza educativa. Questa tematica è particolarmente pregnante per quanto riguarda i figli di persone migranti per cui è necessario formare le figure educative, in particolare quelle operanti in aree sottoposte a forte pressione migratoria. E’ inoltre importante individuare quali sfide pone l’inserimento di un bambino con disabilità nel servizio educativo o il supporto di una famiglia omogenitoriale, che rappresentano una realtà sempre più radicata nel territorio bolognese. Infanzia e approcci pedagogici: questo ambito si focalizza sull’approfondimento dei diversi approcci pedagogici che orientano e caratterizzano l’educazione e la formazione nella fascia 0-6, con particolare attenzione all’approccio Pikler per quanto riguarda lo sviluppo psicomotorio del bambino e al pensiero montessoriano che pone l’accento sull’importanza della competenza osservativa e sul bisogno di lasciare i bambini autonomi nello sviluppo delle proprie potenzialità. Infanzia e linguaggi espressivi: questa area intende promuovere e incrementare lo sviluppo delle arti espressive; sono presenti laboratori musicali e sui suoni, teatrali e riguardanti le capacità di lettura e riflessione per sviluppare nei bambini la fantasia e la creatività. Questi incontri permettono a insegnanti ed educatori di affinare le loro capacità di comprensione e progettuali dedicata ai linguaggi espressivi. Educazione all’aperto e infanzia: questi incontri hanno l’obbiettivo di insegnare la metodologia dell’outdoor education, ossia l’educazione all’aperto. Attraverso l’utilizzo di materiali naturali, i 7
bambini sviluppano una sana curiosità e imparano il contatto con la natura, poco valorizzato nell’ambiente cittadino. Infanzia, benessere e prevenzione del disagio: il focus si concentra sull’approfondimento di quei modelli cognitivi che caratterizzano la crescita e la costruzione delle abilità scolastiche. Gli insegnanti ed educatori imparano a riconoscere precocemente un bambino che potrebbe presentare difficoltà. Vengono, ad esempio, previsti laboratori sulle attività di potenziamento didattico per favorire lo sviluppo delle abilità linguistiche e comunicative nei bambini bilingui, laboratori sull’attività di potenziamento didattico per favorire l’acquisizione dei prerequisiti di lettura e scrittura (in particolare queste aree vengono approfondite dal laboratorio LADA, dell’Università di Bologna che si occupa dello studio dei processi di apprendimento e bilinguismo e della diagnosi di Disturbi dell’Apprendimento) o corsi di approfondimento sul come potenziare le abilità attentive e di memoria in bambini con diagnosi di autismo. La valigia del docente: sono previsti corsi per affinare quelle abilità e competenze che ogni figura educativa dovrebbe possedere come aiutare il bambino ad elaborare un lutto, comprendere i campanelli di allarme per un bambino eventualmente vittima di abusi, ma anche corsi di yoga per bambini con disabilità o approfondimenti sull’importanza dei mezzi digitali a sostegno della didattica. 3.Quali sono le attività più significative proposte ai bambini da 0-6 anni? Le attività più significative per i bambini da 0-6 anni, oltre ai servizi di Nido dell’Infanzia e Scuola dell’Infanzia, sono principalmente offerte dai CBF e dai SET, come già presentato nella risposta alla prima domanda in relazione alle attività per genitori. È possibile inoltre citare l’importante ruolo svolto dalla rete di biblioteche del polo bolognese che organizza numerose attività pensate per i bambini nella fascia 0-6 anni. 4.Vi chiediamo di descrivere 3 esperienze particolarmente positive ed innovative che sono state svolte nel vostro territorio negli ultimi tre anni per i bambini da 0-6 anni, le loro famiglie o la Comunità educante. Sono da segnalare senz’altro le seguenti azioni (due di ordine politico amministrativo e una di innovazione programmatica): 1) la revisione dei criteri di accesso ai nidi d’infanzia comunali con una rimodulazione delle tariffe ed un effetto di riduzione per quelle medie; 2) l’introduzione di un nuovo sistema di convenzioni per l’accesso ai nidi a gestione privata a prezzo calmierato; 3) l’avvio di un sistema di informazione e orientamento per i genitori dei bambini nuovi nati attraverso la costruzione di un database di recapiti email e telefonici alimentato direttamente presso i punti nascita ospedalieri della città con la parallela attivazione di azioni coordinate di contatto da parte dei servizi sanitari, sociali, educativi e del Centro per le famiglie secondo indicazioni del Piano socio sanitario regionale 2018-2020. 5. A partire dalla vostra esperienza quali sono le necessità del territorio rispetto al tema affrontato? Se possibile indicare 3 parole chiave. 8
Le principali necessità del territorio sono: a) Creare servizi integrativi al nido e diversificati come i CBF, sperimentare nuove funzioni di informazione per le famiglie in modo diversificato e coordinato (punti decentrati sul territorio dei quartieri cittadini, canali di contatto diretto via e-mail, telegram e la gestione di news letters specifiche, ecc.). b) Lavorare su una politica accorta di revisione e programmazione per la riduzione delle liste d’attesa dei nidi per le fasce di età piccoli, medi e grandi (cioè a partire da un anno di età). c) Trovare soluzioni per raggiungere anche le famiglie che non usufruiscono dei servizi educativi per i bambini da 0 a 3 anni complessivamente offerti nel sistema cittadino (nidi, piccoli gruppi educativi, sezioni primavera). 2.2 Distretto San Lazzaro Il Distretto di San Lazzaro di Savena è composto da sei comuni: Loiano, Monghidoro, Monterenzio, Ozzano dell’Emilia, Pianoro e San Lazzaro di Savena, quest’ultimo in qualità di Comune capofila del Distretto Socio-sanitario. Dal punto di vista della governance, il Distretto è composto dall’Unione Savena-Idice (Loiano, Monghidoro, Monterenzio, Ozzano dell’Emilia e Pianoro), che è un territorio con caratteristiche prettamente montane (ad esclusione del comune di Ozzano), ed il Comune di San Lazzaro di Savena, una realtà cittadina vicina, per posizione geografica e contesto sociale, alle caratteristiche della città di Bologna. Nel territorio del Distretto di San Lazzaro di Savena non sono presenti CBF. L’unico servizio che ha caratteristiche “simili” ad un CBF è la ludoteca “Grillo Birillo” del Comune di Pianoro. Intervista 1.Quali sono i percorsi e le attività di sensibilizzazione e/o informazione rivolte ai genitori di bambini da 0 a 6 anni? Quali sono le principali tematiche affrontate? Nel nostro territorio non sono presenti CBF. Nel Comune di Pianoro è presente una ludoteca. Nei vari comuni sono presenti nidi, micro-nidi e scuole dell’infanzia. Il Comune di Monghidoro non ha servizi educativi rivolti ai bambini dai 0-3 anni; non è presente né un nido né un micro-nido, è soltanto presente la scuola dell’infanzia. Questa è una delle ragioni per cui con il progetto “Trame Educative per nuove Comunità” si è pensato di poter creare un piccolo spazio educativo. Il Comune di San Lazzaro, essendo vicino a Bologna, ha tutte le caratteristiche della città, ha tantissime attività organizzate dal servizio scuola, dal coordinatore pedagogico, dalla mediateca (Media-Lab). Vengono offerte attività formative e incontri formativi che si svolgono nella modalità serata-incontro, ma che non mostrano un’ampia partecipazione, a differenza invece dei diversi laboratori proposti, che, offrendo argomenti “ad hoc”, riscuotono maggiore successo. Tra questi è possibile citare i laboratori per le neomamme (fascia 0-1) e i laboratori di lettura (fascia 2-4 anni), durante i quali viene letta una storia con l’educatrice in presenza dei genitori o solo con i bambini. 9
Proprio in queste occasioni emergono le preoccupazioni delle mamme, in particolare delle neo- mamme sul ruolo genitoriale dal punto di vista emotivo. Gli altri comuni (Pianoro, Monterenzio, Monghidoro, Loiano e Ozzano) comprendono un territorio maggiormente montano in cui le attività sono isolate e limitate. Per la fascia 0-6 anni c’è uno sportello di ascolto-consulenza per i genitori, tenuto da uno psicologo due ore alla settimana con accesso libero gestito ad appuntamento. È presente il progetto Nati per leggere, finalizzato alla promozione della cultura per l’infanzia attraverso incontri tematici, che vengono proposti nelle due biblioteche di Pianoro o nel nido di Loiano. Lo psicologo dello sportello di ascolto è una persona di riferimento per il territorio e con il coordinatore pedagogico hanno affrontato con i genitori diversi temi come: la gestione delle emozioni nei bambini, i limiti e le regole, una sana alimentazione, bambini e genitori in relazione ai network e alle nuove tecnologie, la relazione tra coetanei. Queste attività sono state organizzate nel comune di Pianoro. L’affluenza è stata di circa 10/15 genitori, con una cadenza di circa un incontro all’anno. 2. Quali sono i percorsi di formazione rivolti ad educatori e insegnanti di bambini da 0 a 6 anni? Quali sono le principali tematiche affrontate? Nel comune di San Lazzaro sono presenti numerose iniziative per gli educatori e gli insegnanti che possono accedere alle proposte di formazione del Comune di Bologna (per approfondimento si veda l’intervista del comune di Bologna). Per quanto riguarda invece il percorso formativo per insegnanti ed educatori degli altri comuni, è stato fatto un percorso educativo sugli Stereotipi di genere, tematica su cui, come distretto, è stato investito moltissimo soprattutto negli ultimi due anni nella fascia 3-6. Durante questi incontri un gruppo di 20 persone ha potuto confrontarsi sulla tematica del maschile e del femminile nell’ambito della funzione educativa, sotto la guida dello psicologo (Pianoro e Ozzano) e della sociologa esperta in parità di genere. Da questo gruppo, da cui si sono sviluppati poi un’altra serie di incontri, è emersa la necessità di trattare il tema dell’educazione non violenta nei bambini. Nella fascia 0-3 non sono state proposte attività di formazione. 3.Quali sono le attività più significative proposte ai bambini da 0-6 anni? Le attività più significative sono quelle laboratoriali aperte a genitori e bambini (letture in biblioteca/laboratori a tema, laboratori presso la ludoteca, laboratori manuali in collaborazione con le volontarie del centro diurno socio ricreativo, rassegna teatrale domenicale “Teatro e biscotti”). 4. Vi chiediamo di descrivere 3 esperienze particolarmente positive ed innovative che sono state svolte nel vostro territorio negli ultimi tre anni per i bambini da 0-6 anni, le loro famiglie o la Comunità educante. Le attività più significative per l’Unione sono state quella sugli Stereotipi di genere e Nati per leggere anche se sono attività isolate e non continuative. L’utilizzo di modalità laboratoriali è stata molto apprezzata. 10
5. A partire dalla vostra esperienza quali sono le necessità del territorio rispetto al tema affrontato? Se possibile indicare 3 parole chiave. Le principali necessità possono essere riassunte in tre principali macro-aree: a) Emerge l’importanza di una maggiore strutturazione e continuità delle attività. b) Appare necessario un maggior coordinamento fra le attività svolte a San Lazzaro e quelle nei Comuni dell’Unione. c) È importante colmare le differenze all’interno del territorio, con il coinvolgimento dell’intero Distretto. 2.3 Distretto Unione dei Comuni dell’Appennino Il Distretto Unione dei Comuni dell’Appennino comprende i comuni di Camugnano, Castel d’Aiano, Castel di Casio, Castiglione dei Pepoli, Gaggio Montano, Grizzana Morandi, Lizzano in Belvedere, Marzabotto, Monzuno, San Benedetto Val di Sambro e Vergato. Nel territorio del Distretto Unione dei Comuni dell’Appennino non sono presenti CBF. Intervista 1.Quali sono i percorsi e le attività di sensibilizzazione e/o informazione rivolte ai genitori di bambini da 0 a 6 anni? Quali sono le principali tematiche affrontate? Per la fascia 0-6 anni sono stati proposti prevalentemente progetti di raccordo e di passaggio da un ordine di scuola all’altro, ovvero dal nido alle scuole dell’infanzia. Le scuole dell’infanzia sono tutte statali e in tutto il territorio ci sono tre progetti che coinvolgono i nidi e le scuole dell’infanzia, di cui uno in particolare vede un’attività congiunta tra i servizi. Questo progetto prevede anche un coinvolgimento dei genitori durante le feste e i momenti di incontro. Per la fascia 0-3 anni è stato proposto da tre anni un percorso di conversazioni a tema, tenuto in tutti i servizi dell’Unione. Si tratta di incontri su argomenti o tematiche che emergono dagli stessi genitori o dagli educatori. Si svolgono quattro o cinque incontri per ogni nido, nel periodo tra Febbraio e Maggio. In questo percorso i genitori sono numerosi, arrivando quasi sempre al 50% dell’utenza. Le tematiche riguardano il linguaggio, il ritardo dello sviluppo, lo sviluppo socio- emotivo o tematiche come l’autonomia alimentare. L’idea è quella di espandere un tema che nasce da un servizio e coinvolge i genitori. 2.Quali sono i percorsi di formazione rivolti ad educatori e insegnanti di bambini da 0 a 6 anni? Quali sono le principali tematiche affrontate? Per la fascia 0-3 è stato affrontato, negli ultimi anni, il tema delle emozioni, perché è uno dei temi che più ha visto coinvolti educatori ed insegnanti, sia nella comprensione dello sviluppo del bambino e della sua modalità di espressione, sia in relazione ai genitori. Sono stati svolti alcuni lavori di riflessione coniugando le emozioni ai sensi. In particolare è stato analizzato cosa sono le emozioni, utilizzando la narrazione come espressione di sé e lavorando sullo sguardo 11
dell’educatore, l’emozione del vedere, del guardare, ma anche dell’interpretare il bambino. Nella scuola dell’infanzia non sono stati proposti percorsi di formazione negli ultimi anni. 3.Quali sono le attività più significative proposte ai bambini da 0-6 anni? Sono stati aperti i nidi nel periodo estivo offrendo un servizio per i bambini da 2 a 5 anni attraverso diverse esperienze sul territorio. Una prima esperienza particolarmente efficace e partecipata è stata proposta a Marzabotto, coinvolgendo un numero elevato di bambini (40/42), attraverso un progetto unico per il nido e la scuola dell’infanzia. Questa esperienza è stata coordinata da un educatore particolarmente sensibile che svolgeva diverse attività in funzione del diverso livello di competenza dei bambini. La seconda esperienza è stata svolta a Rioveggio e la terza esperienza a Castiglione dei Pepoli, separando i bambini di 0-3 anni dai bambini di 3-6 anni. Accanto all’apertura nel periodo estivo sono state proposte aperture straordinarie dei nidi da Febbraio a Maggio in orario pomeridiano extrascolastico e il sabato mattina per uno “spazio genitori-bambini”, dove i genitori potevano passare del tempo con i loro bambini attraverso il gioco e alcune attività proposte. 4.Vi chiediamo di descrivere 3 esperienze particolarmente positive ed innovative che sono state svolte nel vostro territorio negli ultimi tre anni per i bambini da 0-6 anni, le loro famiglie o la Comunità educante. L’apertura dello “spazio genitori-bambini” a Castiglione è stata un’esperienza molto positiva, dal momento che il nido, che era frequentato da 10 bambini e rischiava di chiudere, aprendosi ad attività pomeridiane è stato conosciuto dal territorio e ora il nido è frequentato da 28 bambini. Un’altra iniziativa importante è stato un percorso di incontri dei genitori nel nido di Riola. Alla fine di questo percorso i genitori hanno fondato un’associazione per promuovere attività per bambini e iniziative sul territorio. 5.A partire dalla vostra esperienza quali sono le necessità del territorio rispetto al tema affrontato? Se possibile indicare 3 parole chiave. Le principali necessità del territorio sono: a) Creare nuovi luoghi d’incontro come i CBF. b) Aumentare i servizi di trasporto così da poter raggiungere anche i centri abitativi più lontani. c) Lavorare sull’integrazione tra i diversi contesti educativi e tra i nidi e le scuole dell’infanzia. 2.4 Distretto Pianura Est Il Distretto Pianura Est comprende i comuni di Argelato, Bentivoglio, Budrio, Baricella, Castello D’Argile, Castenaso, Castel Maggiore, Granarolo, Galliera, Malalbergo, Minerbio, Molinella, Pieve di Cento, S. Giorgio di Piano, S. Pietro in Casale. 12
Nel territorio sono presenti 4 Centri Bambini Famiglie di cui 3 sono all’interno dell’Unione Reno Galliera rappresentata dagli 8 comuni di Argelato, Bentivoglio, Castello D’Argile, Castel Maggiore, Galliera, Pieve di Cento, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale. Intervista: 1. Quali sono i percorsi e le attività di sensibilizzazione e/o informazione rivolte ai genitori di bambini da 0 a 6 anni? Quali sono le principali tematiche affrontate? E’ presente, ormai da molti anni all’interno del Piano di Zona, un progetto dal titolo “Sostegno alla genitorialità zero sei anni” che si occupa di accompagnare e sostenere i genitori nelle principali fasi di vita del bambino, dalla nascita fino ai 6 anni. I maggiori utenti sono i genitori di bambini scolarizzati, che frequentano già i servizi educativi sia 0-3 che 3-5 in quanto più facilmente raggiungibili all’interno dei differenti contesti educativi. Il progetto sostiene le attività dei Comuni che compongono il Distretto socio-sanitario nella realizzazione di due tipologie di azione prevalenti: uno sportello di consulenza educativa e la realizzazione di incontri tematici. In riferimento allo sportello di consulenza educativa, mediamente all’anno vengono erogate più di 100 ore di Sportello, rispondendo a più di 100 genitori (tra singoli e coppie). La fascia prevalente dei bambini è quella 1-6 anni. Le tematiche prevalenti affrontate durante i colloqui di consulenza educativa risultano essere: richiesta di aiuto per la gestione dei limiti/regole e aggressività, ambientamento e autonomia, fatiche nell'area dell’autonomia, disturbi del sonno e alimentazione, rapporto tra fratelli, separazione genitori. Esistono inoltre, in tutti i comuni, molte attività di sostegno alla genitorialità nella fascia 0-3/0-6, gestite dal coordinamento pedagogico dei diversi Comuni/Unione Reno Galliera che presenta ormai una gestione associata dei servizi. Per quanto attiene agli incontri tematici, mediamente vengono realizzati più di 150 incontri, ai quali risultano partecipare i bambini dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia dei Comuni del territorio distrettuale. In media gli incontri hanno interessato tra i 300 e i 500 bambini e le loro famiglie. In prevalenza vengono realizzati incontri centrati su tematiche correlate alla vita al nido ed alla scuola dell’infanzia e vengono proposte attività anche trasversali tra i due e i 6 anni. L’offerta spazia da attività legate allo stare all’aria aperta ed al contatto con la natura, ad attività psicomotorie o a giochi corporei genitori e bambini, a spazi di discussione/confronto aperti ai genitori sulle tematiche educative e di relazione. 2.Quali sono i percorsi di formazione rivolti ad educatori e insegnanti di bambini da 0 a 6 anni? Quali sono le principali tematiche affrontate? Dal 2010 le attività di formazione sono coordinate tra tutti i comuni, mentre prima erano materia dei coordinamenti sovracomunali. È così prevista la formazione permanente degli educatori 0-3, durante la quale vengono affrontate varie tematiche. Negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo ampliamento delle tematiche trattate: da una formazione legata prevalentemente a tempi e momenti nel nido, passando dall’outdoor education (concezione di spazio interno ed esterno come unicum educativo, cui dedicare la medesima intenzionalità progettuale), per arrivare ad 13
approfondire la relazione tra il lavoro di cura e lo sviluppo biologico ed organico del bambino e in particolare su come impostare l’educazione in funzione dello sviluppo cerebrale del bambino. Per la fascia 3-6 anni, attraverso le risorse per la qualificazione scolastica 3-5 i Comuni/Unione operano attraverso coordinamenti sovracomunali, realizzando attività che prevedono attività congiunte tra nido e scuola dell’infanzia e scuola dell’infanzia e scuola primaria che permette a insegnanti ed educatrici di lavorare insieme e confrontarsi e di creare connessioni tra i differenti segmenti educativi e didattici. In alcuni contesti, oltre alle attività di continuità, sono state nel tempo organizzate iniziative formative comuni e percorsi laboratoriali/formativi che hanno coinvolto non solo le sezioni di scuola dell’infanzia ma anche le docenti stesse, in una logica di trasmissione di competenze, strumenti e metodologie per proseguire il lavoro con i bambini. A livello distrettuale, per la scuola dell’infanzia è stato attuato il progetto europeo SEED promosso dall’Università di Bologna, il cui obbiettivo, in linea con la letteratura scientifica internazionale, è incrementare lo sviluppo di competenze socio-emotive dei bambini e i processi di inclusione sociale attraverso attività ludiche proposte direttamente dall’insegnante, in un’ottica di prevenzione del bullismo. Altre attività proposte hanno riguardato e riguardano: • il rapporto tra insegnamento e apprendimento ed il ruolo dell’adulto, anche nella propria capacità di accogliere segnali di fragilità nei bambini e negli adulti loro vicini; • il cooperative learning, • l’educazione attiva, • strumenti e metodologie per l’inclusione degli alunni stranieri, • attività di formazione sui Disturbi specifici di apprendimento ecc… Quest’anno si vorrebbe lavorare sulla promozione della relazione scuola-famiglia e sull’educazione alle differenze. 3.Quali sono le attività più significative proposte ai bambini da 0-6 anni? Le attività più significative sono quelle laboratoriali aperte a genitori e bambini che vengono svolte nel contesto dei progetti di sostegno alla genitorialità zero sei anni o di qualificazione 3-5 anni, o comunque proposte dal coordinamento pedagogico, offrendo esperienze educative bambini – genitori, corsi dedicati ai più piccoli, sia nei contesti educativi che in contesti comunitari. Un altro grande lavoro è quello svolto dalle Biblioteche Associate del Distretto che durante l’anno propongono letture animate e attività laboratoriali dedicate, anche collegate ai libri proposti o al progetto Nati per Leggere. Particolarmente attivo è il collegamento tra Biblioteche e nido e scuola dell’infanzia: attraverso percorsi co-costruiti viene portata la Biblioteca nei contesti educativi. Da anni infine è attiva, per la fascia 3-6 e oltre una rassegna teatrale dedicata. 4.Vi chiediamo di descrivere 3 esperienze particolarmente positive ed innovative che sono state svolte nel vostro territorio negli ultimi tre anni per i bambini da 0-6 anni, le loro famiglie o la Comunità educante. Vi sono differenti esperienze che in questi anni hanno coinvolto i bambini, le loro famiglie e la comunità in cui sono inseriti. 14
Un’esperienza particolarmente positiva è la tradizionale “Festa della pace” organizzata in un Comune del Distretto, a cui tutta la comunità ha collaborato in maniera attiva e trasversale. La scuola, i servizi educativi, le istituzioni e gli esercenti si sono così impegnati in questa giornata pensata e rivolta ai bambini. La “Festa della pace” rientra all’interno delle numerose attività trasversali che riguardano i bambini nella fascia di età 0-6 e che prevedono il coinvolgimento attivo della comunità. La comunità educante non riguarda infatti solo le istituzioni ma va intesa in senso più ampio, sensibilizzando anche chi non è direttamente protagonista. Alcune attività più di altre hanno richiamato la collaborazione e la partecipazione della comunità. Le attività formative legate all’educazione all’aria aperta ed il suo avvio all’interno dei servizi educativi ha comportato il coinvolgimento nella vita del nido non solo dei genitori, ma anche di altri cittadini, anziani e non, del territorio di riferimento, per sostenere la realizzazione di manufatti e orti, portando al centro il servizio educativo ed aprendolo alla comunità. Negli anni scorsi, sono stati inoltre organizzati alcuni momenti di festa che hanno coinvolto i bambini e i loro genitori, legati alle attività formative che le educatrici stavano seguendo ed alle conseguenti attività educative realizzate all’interno dei nidi. Si è data in questo modo la possibilità ai genitori di sperimentare con i propri figli direttamente la vita del nido. All’interno delle pratiche di “buona prassi”, è importante sottolineare la presenza di protocolli di intervento integrati che rappresentano gli sforzi congiunti di Servizi Educativi, Scuole, NPIA e Servizi Sociali Minori. Questi protocolli indicano compiti e responsabilità dei differenti soggetti e le modalità di relazione e segnalazione di bambini e famiglie in situazione di fragilità. Sono strumenti di collaborazione molto utili, elaborati allo scopo di creare percorsi il più lineari possibile e compartecipare fattivamente nell’aiuto alle differenti situazioni. 5. A partire dalla vostra esperienza, quali sono le necessità del territorio rispetto al tema affrontato? Se possibile indicare 3 parole chiave. Il percorso di programmazione e definizione del nuovo Piano di Zona per la Salute e il Benessere sociale ha restituito alcuni punti focali. C’è bisogno, in generale, di prossimità, di un andare verso i cittadini da parte delle Istituzioni. Soprattutto per le situazioni connotate da maggiore fragilità, è necessario, in un territorio vasto e mal collegato come il nostro, che si ripensi alla organizzazione dei servizi e si sviluppi maggiormente il lavoro di comunità, responsabilizzando le risorse sia istituzionali che comunitarie, per poter avvicinare servizi, attività ed opportunità. È emersa inoltre la presenza di alcune di zone grigie, ossia assenza di offerte siano esse di servizi che educative. In particolare per la fascia 0-6, se da una parte sono presenti percorsi strutturati sia nel pubblico che nel privato per l’accompagnamento alla nascita, dall’altra parte si evidenzia una carenza di attività dalla nascita del bambino fino all’accesso al nido. Le offerte educative sono poche e legate prevalentemente all’ambito sanitario (come il corso di allattamento tenuto dalle ostetriche), vi sono esperienze di corsi di massaggio infantile, ma vi è la necessità di creare maggiori e più strutturate opportunità di condivisione delle proprie emozioni e paure, in cui un genitore possa sentirsi accolto. Nell’ottica di fornire un senso di continuità nel percorso genitoriale, un progetto che si vorrebbe creare, con la collaborazione delle Istituzioni, della comunità allargata ed integrando le azioni previste dal progetto Trame Educative, è quello di lavorare sugli spazi educativi come i CBF come “presidi di comunità”, utilizzandoli in maniera coordinata per iniziative 15
pubbliche e private in modo da offrire al genitore la consapevolezza dell’esistenza di uno spazio comunitario, che lo può assistere non solo a livello sanitario, ma globale (sarebbe molto utile, ad esempio, prevedere la possibilità di svolgere il corso pre-parto o di allattamento anche al di fuori dell’ospedale). Un ultimo punto focale riguarda la povertà educativa e le situazioni di fragilità che non rientrano in percorsi di presa in carico, dove si può contare su strumenti e risorse di supporto e sostegno. Al contrario, se il problema del bambino è la povertà educativa, che non corrisponde per forza alla povertà economica, le istituzioni educative si trovano in grossa difficoltà, in quanto possono lavorare esclusivamente sul contesto scolastico o educativo, non agendo su quello famigliare, mettendo in atto un percorso di intervento che può non essere efficace. Sarebbe invece necessario assicurare, per alcune tipologie di bambini, un sostegno educativo concreto alla genitorialità, con un approccio ecologico. È quindi nostra intenzione pensare ad un intervento anche per questo ambito. 2.5 Distretto Pianura Ovest Il Distretto Pianura Ovest comprende i comuni di Anzola dell’Emilia, Calderara di Reno, Crevalcore, Sala Bolognese, San Giovanni in Persiceto, Sant’Agata Bolognese. Nel territorio sono attualmente presenti due CBF: Il Rifugio di Emilio a Calderara di Reno e Albero del Riccio a Crevalcore. Intervista: 1. Quali sono i percorsi e le attività di sensibilizzazione e/o informazione rivolte ai genitori di bambini da 0 a 6 anni? Quali sono le principali tematiche affrontate? Nei Comuni vengono abitualmente organizzate attività di sensibilizzazione e sostegno alla genitorialità. Le tematiche cambiano di anno in anno e di Comune in Comune. A Crevalcore, ad esempio, da circa 15 anni è stata proposta un'iniziativa che si chiama 'Genitori non si nasce’, gestita direttamente dalla pedagogista, che si occupa di varie tematiche, attraverso differenti modalità. Ad Anzola, fino allo scorso anno, sono state realizzate delle “chiacchierate” rivolte ai genitori di bambini di 0-6 anni, dalle 18 alle 19.30, subito dopo l'orario di chiusura e a rotazione nei nidi e nelle scuole pubbliche e private del territorio, su diverse tematiche quali la rabbia, i capricci, le difficoltà educative, il ruolo del padre, quello dei nonni, il cibo, il sonno, l'uso delle tecnologie nella primissima età, i fratelli, le regole. Negli anni, però, questi incontri hanno registrato un calo nella frequenza da parte dei genitori. Cercando di comprendere questo calo sono emerse le seguenti motivazioni da parte dei genitori: mancanza di tempo, la vita sempre di corsa, il bisogno di avere proposte dove possono stare insieme bambini e genitori. Dallo scorso anno il Comune ha proposto incontri anche durante l'orario di apertura del nido, con 'Il tè al nido', dalle 15 alle 16.30. Da quest'anno si propongono anche gli incontri 'L'ape al nido', ovvero incontri di scambio bevendo l'aperitivo insieme. 2. Quali sono i percorsi di formazione rivolti ad educatori e insegnanti di bambini da 0 a 6 anni? Quali sono le principali tematiche affrontate? 16
Sul territorio sono presenti due filoni formativi. Il primo filone di formazione si rivolge agli educatori di nido (0-3 anni) attraverso la proposta di percorsi di educazione attiva di stampo Montessoriano e Pickleriano. Alcuni percorsi hanno lavorato anche con la micro-analisi utilizzando i video. Il secondo filone formativo riguarda la formazione per insegnanti di scuola dell'infanzia, lo scorso anno il lavoro è stato centrato sul tema dei conflitti con il gruppo di Piacenza. A questa formazione partecipa anche qualche educatrice del nido. Quest'anno stiamo organizzando, con i fondi del MIUR l'attività 0/6 anni per educatrici e insegnanti congiuntamente sull'outdoor education. 3. Quali sono le attività più significative proposte ai bambini da 0-6 anni? Le principali attività sono proposte dai CBF e rivolte ai bambini da 0 a 6 anni. In particolare sono proposte attività di laboratorio a iscrizione per famiglie, corsi di massaggio infantile, incontri a tema, spettacoli teatrali, spettacoli di burattini, 'notti in biblioteca e al museo', installazioni artistiche, ludoteche. 4. Vi chiediamo di descrivere 3 esperienze particolarmente positive ed innovative che sono state svolte nel vostro territorio negli ultimi tre anni per i bambini da 0-6 anni, le loro famiglie o la Comunità educante. a) Progetto continuità nidi/scuola dell'infanzia che coinvolgono tutti i nidi e le scuole: dopo anni di confronto e di co-progettazione è stata fatta una sorta di tabula rasa e di semplificazione del progetto. Anziché costruire un filo conduttore, una storia, un personaggio si è lavorato sull’osservazione e scambio degli adulti. Gli insegnanti vengono nelle sezioni dei nidi dove ci sono i bambini che passeranno alla scuola dell'infanzia e osservano le relazioni dei bambini e i giochi che scelgono compilando una scheda di osservazione. L'idea è quella di vedere prima di agire e di conoscere come vivono i bambini della comunità educativa che li accoglie (il nido). Quando i bambini vanno alla scuola dell'infanzia vengono accolti da pochi bambini in sezione, di solito grandi e trovano alcuni angoli "riconoscibili", perché simili a quelli del nido in termini di funzione e organizzazione. I bambini dell'infanzia poi lasciano ai bambini del nido un dono, un disegno fatto da loro. Invece di portare alla scuola dell'infanzia, come si faceva in passato, qualcosa di fatto in un laboratorio al nido, si riceve un dono, come quando si va a trovare qualcuno. L'idea è quella di costruire esperienze, sensazioni positive, se pur piccole al momento, lasciare tracce, ricordi di bei momenti di vita. Tutto il gruppo continuità si vede ogni anno a giugno per la consegna delle schede di passaggio, a settembre per il passaggio di informazioni agli insegnanti assegnati che prenderanno i bambini e a fine novembre per verificare l'ambientamento alla scuola dell'infanzia. b) Il tè al nido. Dalle 15.00 alle 16.30, mentre i bimbi stanno dormendo, i genitori possono sorseggiare un tè caldo condividendo racconti, difficoltà, aneddoti. L'idea è quella di "sentirsi parte", di non fare sentire le famiglie da sole e di condividere buone prassi e buone cure, ma anche le fatiche. 17
c) Percorso psicomotorio 3-6 anni condotto all'interno di una stanza del nido appositamente attrezzata. E’ prevista un’assemblea di inizio e accoglienza e poi 10 incontri in piccoli gruppi, uno rivolto alla fascia 3-4.5 anni e l'altro 4.5-6 anni. E’ prevista la restituzione alla fine del percorso ad ogni genitore. Abbiamo visto che i percorsi psicomotori possono rappresentare uno strumento per molti bambini per promuovere il loro sviluppo e il benessere psicologico. Spesso il corpo dei bambini racconta un eccesso di tensione e di malessere e vivere uno spazio nuovo e accogliente permette al bambino di potersi sperimentare nella propria interezza. 5. A partire dalla vostra esperienza quali sono le necessità del territorio rispetto al tema affrontato? Se possibile indicare 3 parole chiave. 1. Coordinamento tra aree e servizi differenti (sanità, sociale, scuola, ASP Servizio minori, SERT, Spazio giovani, consultorio, ecc). 2. Lavoro sull'extra-scuola con famiglie e bambini con disabilità. 3. Lavoro sull'extra-scuola con famiglie in difficoltà di natura sociale. Parole chiave: comprensione dei cambiamenti/condivisione/concretezza 18
3. Uno sguardo ai Centri Bambini e Famiglie (CBF) 3.1 Cosa sono i Centri Bambini e Famiglie (CBF) I “Centri Bambini Famiglia” (CBF) costituiscono degli spazi dedicati all’accoglienza dei bambini in età prescolare da 0 a 3 anni (nonostante sia prassi diffusa l’accoglienza dei bambini fino ai 6 anni di età). Come si può leggere nel contributo di Musatti e Mantovani “I Centri per bambini e famiglie, un’opportunità per bambini e genitori nella società di oggi” pubblicato all’interno del “Monitoraggio del Piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia” (2012) , i CBF, rispetto agli altri Servizi Educativi per l’Infanzia, presentano una caratteristica unica: il bambino non viene affidato ad un educatore o ad altra figura specializzata, ma rimane in presenza del genitore o dell’adulto significativo che lo accompagna. Si è quindi all’interno di uno spazio che, attraverso la messa a disposizione di una struttura attrezzata in cui realizzare attività ludiche e ricreative, ripropone un contesto di normalità quotidiana, in un ambiente meno strutturato e più flessibile rispetto a quello della scuola, pur mantenendo una forte valenza socio-educativa. Il riconoscimento dell’importanza formativa dei CBF viene sancito, a livello nazionale, dalla Legge n 285 del 1997 “per la promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” in cui viene definito il funzionamento di questi servizi. Nell’art. 5, comma 1a, viene sottolineato come tali progetti possano riguardare “servizi con caratteristiche educative, ludiche, culturali e di aggregazione sociale per bambini da zero a tre anni, che prevedano la presenza di genitori, familiari o adulti che quotidianamente si occupano della loro cura, organizzati secondo criteri di flessibilità”. La presenza sul territorio dei CBF è riconosciuta dalla Regione Emilia-Romagna e in particolare dalla Delibera dell’Assemblea Legislativa N. 85 (Direttiva in materia di requisiti strutturali ed organizzativi dei servizi educativi per la prima infanzia e relative norme procedurali. Disciplina dei servizi ricreativi e delle iniziative di conciliazione) che ne regolamenta i requisiti strutturali e organizzativi e dalla Legge Regionale N. 25 “Servizi Educativi per la prima infanzia. Abrogazione della L.R N 1 del 10 Gennaio 2000” in cui i CBF vengono riconosciuti come sistemi educativi integrativi al nido, necessari per adattarsi alle crescenti richieste di flessibilità da parte delle famiglie. Volendo sintetizzare la complessa e delicata funzione educativa dei CBF, non si può non prestare attenzione a come la compresenza di genitori (o adulti di riferimento) e bambini si traduca in una molteplicità di offerte e proposte alle famiglie. Vengono infatti promossi numerosi corsi di massaggio infantile, laboratori espressivi, di pittura creativa e di teatro, proposte di outdoor education e giochi senso-motori. Sono infine disponibili vari incontri, gestiti da esperti e pensati esclusivamente per i genitori, in cui si esplorano le tematiche principali nella relazione con il proprio bambino, che cresce e cambia ogni giorno. 19
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