Una giornata nella Greenway - e i testi di Maria Chiara Pozzana Il taccuino del viaggiatore
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Il taccuino del viaggiatore Una giornata nella Greenway con le illustrazioni di Gabriele Genini e i testi di Maria Chiara Pozzana © 2021 Associazione Firenze Greenway
Una giornata nella Greenway Esco dalla pensione di Annalena sono le otto, zaino in spalla e scarpe da trekking (urbano). Non sto andando nel deserto della Namibia e nemmeno a fare trekking in Nepal. Sto andando a fare trekking nella Greenway di Firenze. Ho scoperto infatti che non c’è nulla di più esotico di quello che non conosci e che è davanti a te da sempre. Entro a Boboli dall’ingresso su via Romana. Giardino del Principe, collezione di piante, luogo d’arte: mi ispiro davanti alla magnificenza della fontana dell’Isola, prodigio di tecnologia idraulica e luogo pieno di misterioso.
Continuo dentro il Parco delle Scuderie Reali, ma prima guardo la maestosa Porta Romana: vedo nel piazzale una piccola tranvia a vapore che sale verso il viale dei Colli: me la sono sognata? Eppure c’era...forse qualche anno fa.
Questi luoghi così carichi di storia giocano dei brutti scherzi alle volte il passato e il presente si mescolano in una unica immagine di bellezza, il paesaggio di Firenze! Continuo dentro il primo giardino del Bobolino, e salgo tra le grandi piante sino al Tivoli dove c’era il parco divertimenti: ne vedo ancora l’ingresso, e mi ricordo quel giorno quando una mongolfiera coloratissima volò sopra il giardino per fare ammirare il magnifico parco agli spettatori: pic-nic all’inglese, giochi, musica e danze, signore elegantissime...quanto ci siamo divertiti! Getto uno sguardo da lontano al magnifico viale di Poggio Imperiale, magari lo faccio al ritorno... Proseguo e getto uno sguardo allo Chalet Fontana, diverso da come lo ricordavo, (era più piccolo o sbaglio?) ma sempre piacevole...e oggi ha un bellissimo orto.
Continuo nel viale dei Colli e scopro campi coltivati, grandi oliveti, piccoli boschetti, sembra un giardino rurale, una fattoria d’ornamento, è una meraviglia. Mi sento felice, respiro l’aria fresca di fine aprile (non ci sono ancora tante macchine anzi in questo momento nessuna, però vedo nel controviale un cavaliere elegantissimo a cavallo e dietro di lui una amazzone, curioso!) e mentre il sole si alza, la città si illumina e risplende comprendo meglio la bellezza di Firenze tra natura e arte, quel dialogo unico che ho studiato all’Università, ora lo vedo e lo leggo davanti a me. Proseguo fino al piazzale Michelangelo (c’è di nuovo la piccola tranvia ...scherzi della storia): mi fermo e per una buona mezz’ora contemplo, medito mi immergo nella bellezza e nei ricordi, progetto e immagino. Sono solo, ma in realtà le persone cominciano ad arrivare. Io però mi isolo nel paesaggio: volo!
Mi sono sempre piaciuti i fiori: passo a vedere il giardino dell’Iris che sembra un pezzo di campagna toscana in città: annuso, guardo, cerco un contatto con i fiori che mi osservano contenti. Che gioia! Dimentico per un attimo la pandemia, la mascherina, e mi sento libero .
Giardino dell’iris
Poi scendo attraverso le rampe del Poggi: che grande persona è stata con la sua generosità donando a Firenze la nostra Greenway. Entro nel giardino delle Rose, e di nuovo profumi, colori, all’inizio della fioritura. Volo con Jean Michel Folon sulla città, entro nella cornice della valigia del viaggiatore ed entro nel paesaggio, ne faccio parte, io sono dentro Firenze . Che esperienza splendida e nuova! Sono pronto per scendere sul Lungarno, vado verso il giardino Bardini: adesso si può visitare, mi dicono che è stata una architetto (Maria Chiara Pozzana) che ne ha curato il restauro. Ottimo: è l’ora di mangiare qualcosa. Entro nel ristorante della villa Bardini e dalla terrazza di nuovo contemplo Firenze. Mi sento placato: ho fatto qualcosa, ho vissuto e ho lavorato ancora.
Giardino delle rose
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