Una dichiarazione d'amore per Diego Maradona: un anno dalla scomparsa del Pibe de Oro

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Una dichiarazione d'amore per Diego Maradona: un anno dalla scomparsa del Pibe de Oro
Una dichiarazione d’amore per
Diego Maradona: un anno dalla
scomparsa del Pibe de Oro
Una vera e propria dichiarazione d’amore per Diego e per la
sua città quella di Angela, un’attestazione di appartenenza a
una città che ha lasciato da circa venti anni, ma alla quale
sente di appartenere dal profondo proprio come Diego, il più
napoletano dei non napoletani. A un anno dalla scomparsa del
PIBE DE ORO, queste parole descrivono i sentimenti di tanti
napoletani che come Angela erano e sono innamorati del
“ragazzo dai capelli ricci”.

Mi hanno chiesto chi è Diego per me. Già Diego. Perché da che
ho memoria io non l’ho mai chiamato Maradona ma Diego. Ho
quarantotto anni e da quaranta sono malata di Napoli e del
Napoli, quando mi chiedono :” ma tu sei tifosa del Napoli?Io
rispondo sempre no, io so malat ru napul” o quando mi dicono
Forza Napoli io rispondo “Sempre!!” DIEGO è entrato nella mia
vita ancora prima che mettesse piede a Napoli, avevo quasi
undici anni. I giornali parlavano di questo calciatore mezzo
rotto che il Barcellona vendeva perché non all’ altezza del
blasone dei blu grana e che Ferlaino stava facendo il
possibile e l’ impossibile per portarlo a Napoli.       A quel
punto il presidente del Barcellona gli disse:” ti do molti più
soldi, resta a Barcellona” Diego rispose. “ho un popolo che mi
aspetta..i napoletani mi aspettano, io non vado dietro ai
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soldi ma dietro al cuore” Ecco cosa era,il cuore. Ancora prima
del suo magico sinistro, dei goal e delle sue “malattie” che
faceva in campo: il cuore. Diego ci aveva scelto. Aveva scelto
noi, i napoletani che agli occhi dell’ Italia e del mondo
erano i “mariuoli” i camorristi, i nullafacenti e i furbi.
Diego ci aveva scelto e amati ancora prima di conoscerci e fu
per quello che Diego divenne subito figlio di Napoli, ancora
prima degli scudetti. Non era ancora arrivato a Napoli che già
lo amavamo, si parlava solo di lui, ovunque andavo era .” Oh
Maradon ven a Napul”. Avevo le musicassette con le canzoni
dedicate a lui(che ancora oggi ricordo a memoria) di
sottofondo e i libri sulla sua vita nascosti nei testi di
scuola, facevo finta di studiare ma imparavo la sua vita a
memoria. La domenica del ventinove giugno del 1986 c’era la
comunione di mio cugino. Finale di coppa del mondo, io con la
mia radiolina. Diego campione del mondo, piangevo di felicità
perché lui era campione, pensavo a quanto fosse felice lui e
lo ero anch’io, pensavo a lui come a uno di famiglia che aveva
raggiunto un grandissimo traguardo ed ero felice, poi
arrivarono gli scudetti, le coppe, il mondo ci rispettava,ci
“vedeva” ci invidiava, il più grande aveva continuato a
scegliere e a stare a Napoli nonostante avesse avuto offerte
faraoniche, ma lui si sa, lui va dietro al cuore.

Lui sceglieva Napoli ogni giorno. Si mostrava per ciò che era,
senza nascondersi, non ci ha mai mentito, è sempre stato
trasparente. Diego, i suoi lati oscuri non li ha mai nascosti,
io provavo per lui “un amore sconfinato” proprio per questo in
un mondo dove ognuno cercava e cerca di mostrarsi migliore di
ciò che è, lui si mostrava per ciò che realmente era, un uomo
sensibile,fragile, con le sue debolezze, un’ anima pura. Tre
luglio 1990, io ero al San Paolo, semifinale di coppa del
mondo Italia -Argentina, tifavo Argentina, l’ appartenenza è
una cosa seria. “Chiedono ai napoletani per una sera di essere
italiani quando poi per 364 giorni l’anno li chiamano
terroni”ecco le parole di Diego, ancora oggi ci dite che non
siamo italiani….ecco . Tre luglio 1990, stadio San Paolo, io
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tifavo Argentina. L’ appartenenza è una cosa seria, il resto è
cronaca, chi pensa che Napoli e il Napoli sono due cose divise
sbaglia secondo me. Per raccontare la città si critica la
squadra e viceversa. Per me sono una sola cosa. Napoli è il
Napoli, questo è ciò che ci distingue dagli altri, giusto o
sbagliato che sia. Il calciatore Diego lasciò Napoli ma l’
uomo Diego non ha mai lasciato i Napoletani, ci ha sempre
difeso, amato. Diego ha vissuto anche la parte oscura di
Napoli,facendosi del male ma ha sempre amato la parte sana
bella e solare di Napoli e dei napoletani. Napoli e il Napoli
non sono solo una città e una squadra, è un modo di vivere
parlare pensare, amare. Il venticinque novembre 2020 ero a
lavoro, mi chiama mio fratello (colui che è stato l’artefice
da quando avevo otto anni del mio amore per il Napoli) ” Oh
dove sei? Voce strana. Inizio a preoccuparmi “Hai saputo? No
cos’ è successo? Diego … e senza finire la frase, ho
capito..Diego….ho iniziato a piangere…Diego…il mio Diego…il
mio ragazzo dai capelli ricci…il mio amico di adolescenza…. Il
mio calciatore, colui che quarant’ anni prima ci aveva scelto
a dispetto di tutto e tutti, non c’era più,piangevo.

Torno a Napoli…e la prima cosa che faccio è andare ai
quartieri. Ma Diego vive. Diego è in ogni angolo della città,
si respira, si tocca, si sente.

Chi è Diego per me? Un legame puro,vero, imprescindibile.
Senza se e senza ma…senza compromessi. Diego ci ha scelto, ci
ha voluto, ci ha difeso, i successi vengono dopo. Io ho amato
e amo prima Diego uomo,il Diego calciatore dopo, è il mio
tallone d Achille. Insieme a Napoli e il Napoli, Diego, il mio
Diego, un sorriso e un sinistro che facevano danzare l’ anima
di tutti. Perché lui Diego, il mio Diego correva dietro al
pallone e al cuore, non dietro ai soldi.

                                         Maria Palma Gramaglia
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La prima stagione al Diego
Armando Maradona

Lorenzo Insigne

Riparte la stagione, e per il Napoli sarà la prima che partirà
senza il grande Diego Armando Maradona al proprio fianco.

Il campione senza tempo argentino è infatti scomparso nello
scorso novembre, all’età di sessant’anni, e questa volta il
Napoli sarà costretto a sentire l’apporto del suo fenomeno
degli anni Ottanta “soltanto” attraverso lo stadio: quello che
era il San Paolo, infatti, è stato nominato stadio Diego
Armando Maradona in seguito alla tragica scomparsa del
trequartista sudamericano, e chissà che questo cambio non
possa aiutare anche la squadra azzurra in vista della prossima
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stagione. Come confermato dalle scommesse calcio online,
l’obiettivo della squadra ora guidata da Luciano Spalletti
sarà la conquista del quarto posto, valido per la
qualificazione alla prossima Champions League.

Un rapporto, quello tra Napoli e Maradona, che viene invidiato
da tutti gli amanti del calcio, da tutte le tifoserie del
globo. Un rapporto che ha influenzato la squadra azzurra ma
anche l’intera città, profonda amante del mondo del pallone,
anche negli anni e decenni successivi, con Maradona che è
sempre stato vicino e di supporto alla società Napoli,
divenendone definitivamente un simbolo a tutti gli effetti.
Una relazione testimoniata da tantissimi scritti, come “Il
Napoli di Maradona” di Bellinazzo e Garanzini, “Ho visto Diego
e dico O Vero” del suo compagno di squadra Ciro Ferrara,
“Maradona. Il Pibe de Oro” di Raffaaele Nappi e tanti altri
libri.

Un rapporto che influenza tutt’oggi Napoli, sia la città sia
la squadra, sia alcuni dei suoi attori protagonisti come il
capitano Lorenzo Insigne, da sempre legato alla figura di
Maradona non solo perchè tifoso partenopeo ma anche perchè con
Maradona condivide il numero di maglia, il grande e iconico
numero dieci.

                                           Victor Osimhen
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Sarà proprio Lorenzo Insigne a trascinare la squadra guidata
di Spalletti, per giunta dopo una trattativa di rinnovo del
contratto che ancora non ha visto la sua conclusione. Così
Spalletti non si affida soltanto all’esterno d’attacco che ha
conquistato anche l’Europeo in quest’estate trionfale per lo
sport italiano, ma anche ad altri giocatori chiave all’interno
del proprio scacchiere, che dovranno fare la differenza
proprio nelle partite al Diego Armando Maradona.

Come non cominciare da Diego Demme, il cui nome fu scelto dai
genitori proprio in onore di Maradona. Il centrocampista e
metronomo della squadra sarà centrale nelle dinamiche
spallettiane insieme ai compagni di reparto Zielinski e Fabian
Ruiz, e a un’eventuale sorpresa come Elmas. Inoltre ci sarà
Koulibaly a guidare il reparto difensivo insieme a un Di
Lorenzo in costante crescita, mentre per quanto riguarda il
reparto offensivo tutto dovrà essere trasformato in oro, e
cioè in goal, da Victor Osimhen. Centravanti preso per una
cifra record nella scorsa estate, il nigeriano è uno dei più
promettenti attaccanti in giro per l’Europa e in questa
stagione al via in questi giorni è attesa la sua definitiva
consacrazione nel calcio che conta.

Tanti giocatori chiave, un allenatore ottimo e un obiettivo
ben chiaro. Il tutto nel ricordo costante di Maradona, che mai
abbandona la mente dei tifosi napoletani da più di trent’anni.
I    napoletani                          impegnati
all’Euro 2020
Ormai ci siamo. L’Euro 2020, spostato a quest’estate, sta per
iniziare e per un mese intero occuperà le menti di tutti i
grandi appassionati di calcio. Anche i napoletani saranno
molto attenti alle vicende delle nazionali, Italia a parte,
proprio per la presenza di una serie di calciatori della SSC
Napoli in varie nazionali di un certo livello. Il primo
giocatore che i tifosi partenopei seguiranno con grande
interesse è senza dubbio Lorenzo Insigne, il quale quest’anno
ha ottenuto il suo record di goal in Serie A arrivando a quota
19 reti sotto la gestione di Gennaro Gattuso. Numero 10 della
nazionale italiana ormai da tempo, il folletto di
Frattamaggiore sarà insieme a Giovanni Di Lorenzo uno dei
sicuri componenti della spedizione azzurra agli europei, una
spedizione che partirà da Roma, avamposto della squadra
allenata da Roberto Mancini, la quale giocherà le tre partite
del girone allo stadio Olimpico. Insieme a loro potrebbero
essere anche Alex Meret e Matteo Politano, i quali però ancora
non sono sicuri di un posto tra i 26 che formeranno parte
della rosa ufficiale per questo torneo.
Tuttavia c’è un calciatore partenopeo che più di ogni altro
verrà seguito con attenzione. Si tratta di Dries Mertens,
attaccante del Belgio, ossia una delle nazionali favorite alla
vittoria secondo le più popolari quote per        scommettere
online disponibili in questo momento. La squadra allenata da
Robert Martinez è senza dubbio una delle più forti del momento
in Europa, come dimostra l’impressionante ruolino di marcia
ottenuto nelle qualificazioni proprio all’europeo che sta per
iniziare. I Diavoli Rossi, così come l’Italia, hanno vinto
dieci partite su dieci, ma quel che ha impressionato è stato
senza dubbio il gioco e la facilità nell’andare in goal, come
dimostrano le 40 reti messe a referto. Mertens è sicuramente
uno degli uomini più importanti della sua nazionale, e
arrivato ai 34 anni si trova dinanzi a un’opportunità unica
per poter finalmente vincere un trofeo con la squadra del suo
paese. Insieme a Kevin De Bruyne e Romelu Lukaku, con il quale
si è sfidato varie volte quest’anno in Serie A, il massimo
goleador della storia del Napoli dopo aver superato Marek
Hamsik vorrà fare il meglio in questa competizione dopo aver
partecipato a due mondiali e a un europeo senza però mai
riuscire veramente a incidere come avrebbe voluto.

Altri due azzurri che vorranno ben figurare in questo torneo
saranno i talentuosi centrocampisti Piotr Zielinski e Fabian
Ruiz. Il primo, cardine della Polonia, proverà ad accompagnare
il capitano Robert Lewandowski, prossima Scarpa d’oro in
quello che sarà l’ultimo europeo della sua carriera. Il
secondo, invece, dovrà trovare un posto da titolare nella
nazionale spagnola allenata da Luis Enrique, il quale però ha
sempre avuto fiducia in lui, e potrebbe essere uno degli
uomini più importanti nell’economia del gioco della Roja.

In definitiva, i tifosi del Napoli avranno molte motivazioni
per seguire il prossimo europeo, e queste motivazioni saranno
i loro beniamini, che torneranno allo stadio Maradona a fine
agosto.
El Pibe, Casa Seccia dedica
un dolce a Diego Armando
Maradona.
La Pasticceria Seccia, fiore all’occhiello dei Quartieri
Spagnoli e da sempre legata al tifo e all’amore per il pibe de
oro, lancia nell’ultima domenica di novembre una mignon
dedicata alla memoria del compianto Diego Armando Maradona: un
bignè craquelin panna e caramello da condividere sui social
con l’hashtag #elpibe.

Nei Quartieri Spagnoli, nel cuore del centro storico di
Napoli, abita una passione viva e sentita per il grande
calciatore argentino. Nei Quartieri appunto, la Pasticceria
Seccia, già protagonista tre anni fa con la torta ufficiale
delle celebrazioni per la cittadinanza onoraria conferita a
Maradona, e per i 30 anni del primo scudetto del Napoli, ha
pensato a un dolce dedicato alla memoria del genio di Buenos
Aires da offrire ai clienti e a chiunque sia di passaggio nei
Quartieri domenica 29 novembre. Nei limiti ovviamente della
zona rossa, ai clienti sarà dato in omaggio un bignè craquelin
farcito con panna e caramello, sormontato da un bel 10
biancoceleste in pasta di zucchero, il numero della mano de
Dios. El pibe è il nome ufficiale della mignon pensata e
ideata da Casa Seccia, e realizzata dalle sapienti mani del
giovane Antonio Duraccio, nonché dell’hashtag ufficiale per le
condivisioni sui social nelle storie, nei post e nelle foto in
cui figurerà questa golosa pasta choux ripiena. Il pasticcino
è il gemello stretto di un prodotto già proposto tempo fa, in
occasione della festa al San Carlo e nel foyer del teatro
per Maradona cittadino onorario di Napoli: l’aperisciù, un
craquelin al gusto di mojito, daiquiri e pina colada, cocktail
tipicamente cubani, e dai colori della bandiera dell’isola
tanto cara al campione del mondo di Messico ’86.

                             Così a due passi dal murale
                             realizzato anni fa in via de
                             Deo, teatro oggi di
                             un’elaborazione laica della
                             dolorosa perdita, domenica
                             mattina sarà possibile ricevere
                             una mignon dai sapori ricercati
                             e dai colori che ormai sono
                             Storia del Calcio a tutti gli
effetti, da degustare a casa, non prima ovviamente del
doveroso scatto social da condividere poi su Facebook, Twitter
e Instagram tra post e stories.

Una nota di dolcezza per superare il lutto e il difficile
momento storico, sociale ed economico di questa emergenza
sanitaria del covid 19.
Hasta Diego                   siempre,              1960
-2020.
25 Novembre, nello stesso giorno che aveva visto la morte del
suo amico Fidel Castro, Diego Armando Maradona lascia il suo
pubblico, la sua Napoli, l’Argentina. Il suo cuore stanco,
provato da farmaci ed eccessi si ferma. Diego lascia trofei,
lascia una vita vissuta intensamente, percorsa sempre sulla
corsia di sorpasso. Genio e sregolatezza, poesia e follia,
eccessi, amici fedeli e amici meno raccomandabili, una marea
di amori. Diego lascia una città, che si raccoglie incredula
in cori e preghiere, in dediche, candele e sciarpe lasciate
lungo il perimetro dello Stadio San Paolo di Napoli, e nei
vicoli accanto al murales del quartiere Montecalvario.

Il Re è morto. Nulla nel mondo del calcio, della tifoseria
calcistica, nulla nei discorsi dei suoi fan, nulla nello sport
sarà più uguale.

“Napoli città anarchica ha avuto Maradona in dono dall’America
del sud, a contropartita dei milioni di emigranti salpati dal
molo Beverello per Rio De La Plata. Napoli ha avuto i carati
preziosi dei suoi piedi a titolo di restituzione. Maradona le
assomigliava. Come lui, la città poi si è lasciata andare,
sazia del trionfo, che dev’essere breve, se no opprime. È il
trionfo breve a restare perfetto nella memoria; non le dozzine
di scudetti, ma il paio.” questo scriveva di lui Erri De Luca
Città anarchica, che gli assomiglia: Diego è entrato dalla
porta principale nelle pieghe sottili, nelle case, nei cuori.
Diego che nasceva dal popolo, a Napoli aveva trovato il suo
secondo popolo. Il suo vero campo di calcio erano i vicoli e
le case della gente. Città che lo ha accolto come una madre
accoglie un figlio, senza mai giudizi, poggiando un velo sui
difetti, tanti, e adorandone le virtù, infinite, mostrate con
sfrontatezza, vanto e semplicità sul campo di pallone e nella
vita di tutti i giorni.
Vittorio Sgarbi intervistato nel giorno della morte, lo
paragona a Caravaggio, pittore maledetto, geniale e irruento,
anche lui accolto senza filtri dalla città. Che diviene
napoletano nell’immaginario collettivo pur non essendo nato a
Napoli.
Vola via la vita, resta immutato il mito. Per le strade di
Napoli restano i murales, osannati, le parole, i cori; alle
finestre si appendono bandiere azzurre, l’azzurro del Napoli
come quello dell’Argentina. Un solo popolo ora. Si parla di
lui come fosse ancora vivo, come fosse uno di famiglia, un
parente che se n’è andato, un amico. Di Diego si parla al
presente come se, anche negli anni più duri, fosse sempre al
suo posto, ed ancora è là. Si discute di lutto cittadino,
forse lo stadio San Paolo di Napoli verrà intitolato a Diego
Armando Maradona e intanto, l’Argentina si chiude in un
ricordo di tre giorni, passano le immagini dei funerali
privati, e delle lunghe file in pellegrinaggio per le strade
di Buenos Aires.
Per l’ultimo addio a Diego (di) D10’s. Un Dio pagano. Un Re
tra i Re.
IL LIBRO
Gli scatti del fotoreporter Sergio Siano, negli anni Ottanta
fotografo a bordo campo allo stadio San Paolo, ci consegnano
una narrazione quasi filmica del calcio negli anni di
Maradona.

IntraMoenia edizioni – Napoli
Addio DIEGO, dio del Calcio
Muore all’età di 60 anni il grande Diego Armando Maradona, el
pibe de oro, per molti il più grande calciatore di tutti i
tempi, il mito, una leggenda.

A dare la notizia, il quotidiano argentino il Clarin e la
CNN. Riuscito il recente intervento alla testa. Oggi, mentre
era nell’ abitazione di Buenos Aires, Diego è stato però colto
da un arresto cardiaco che lo ha stroncato. Con lui il Napoli
vinse due scudetti; l’Argentina i Mondiali del 1986.

Se ne va in questo dannato 2020, Diego Armando Maradona: il
Pibe   de   Oro    è  stato   stroncato    da   un   arresto
cardiorespiratorio. Aveva appena compiuto 60 anni. La notizia
ha lasciato senza fiato il mondo del calcio, la sua Argentina
e l’Italia intera,

soprattutto Napoli della quale era stato sovrano in campo dal
1984 al 1991.

Si era sentito male nel giorno del suo sessantesimo
compleanno, venerdì 30 ottobre, ed era stato ricoverato in una
clinica a La Plata, poi trasferito alla Olivos di Buenos
Aires. La notizia aveva lasciato sgomenti i tifosi argentini,
tanto che l’ambulanza era stata scortata da un corteo di mezzi
delle forze dell’ordine, mentre i tifosi, con fumogeni
azzurri, continuavano a giungere all’ingresso, dove sono
rimasti per giorni, in supporto del mito del calcio.

Martedì 3 novembre aveva subito un intervento al cervello per
rimuovere un ematoma subdurale (coagulo di sangue), causato da
un colpo di testa contro il pavimento. Non uno dei suoi
eccezionali contro un pallone.

Operazione tecnicamente riuscita. Era stato infatti dimesso
dall’ospedale di Buenos Aires pochi giorni fa, visto che stava
meglio, e trasferito per la seconda fase del recupero, in
un’abitazione privata nel Nordelta, centro residenziale alle
porte di Buenos Aires, come concordato tra lo staff medico e
la famiglia di Maradona: le figlie e le sorelle insieme all’ex
fidanzata Veronica Ojeda.

Le improvvise complicazioni lo hanno portato alla morte:
fatale è stato un arresto cardiaco sopraggiunto nella giornata
di oggi, 25 novembre, alle ore 12 circa locali – le ore 16 in
Italia – mentre si trovava nella sua abitazione a Tigre,
seguito 24 ore su 24 da un’equipe medica di altissimo livello.
I sanitari che erano con lui hanno cercato di rianimarlo, e
nel frattempo erano in arrivo le ambulanze, su segnalazione
immediata. Ma, quando sono giunte era purtroppo già troppo
tardi: Diego si era già spento.

I suoi sessant’anni erano stati celebrati da tutto il mondo
del calcio, con onori, un’infinità di telefonate e messaggi
auguri, incominciando da tantissimi campioni di ogni sport, di
ieri e di oggi.

Diego Armando Maradona è stato il più grande calciatore di
tutti i tempi, ha vinto i Mondiali con l’Argentina nel 1986 –
con cui ha disputato anche la finale di Italia ’90 – due
scudetti con il Napoli – 1987 e 1990 – ed è stato uno dei
campioni più amati in assoluto.

Una storia disseminata di successi, tra trofei vinti e gol
memorabili: in Argentina-Inghilterra alla Mano de Dios, il gol
del secolo segnato pochi minuti dopo, quando scartò sette
giocatori inglesi prima di battere Shilton.

In squadra pure con il Barcellona e il Siviglia, e in
Argentina con il Boca Juniors e l’Argentinos Juniors.

Quattro Mondiali con la nazionale argentina, della quale è
stato poi allenatore nel 2010, nominato a furor di popolo:
Maradona la portò ai quarti di finale in Sudafrica, quando
l’Albiceleste venne eliminata dalla Germania, e poi Diego fu
esonerato.

In Argentina sono stati proclamati tre giorni di lutto
cittadino.

Napoli è in lacrime per la perdita del suo idolo e verrà
proclamato il lutto cittadino per onorare la memoria del Pibe
de Oro, come anticipato dall’assessore allo Sport del Comune
di Napoli, Ciro Borriello:

Parole di cordoglio da parte del sindaco Luigi De Magistris,
appena appresa la terribile notizia della fine di Maradona:
“una notizia tragica in un anno pessimo. Maradona è Napoli e
l’amore di Napoli e dei napoletani è viscerale. Oggi per
Napoli è una giornata tristissima. L’abbraccio di tutti i
napoletani per la famiglia, nella consapevolezza che
quest’amore non finirà mai. È stato un amore vero e grande”.

Il Comune partenopeo pensa di intitolare il San Paolo a
Maradona, su proposta del presidente della commissione Sport,
Carmine Sgambati.

Lascia tanti ricordi, una vita di cui la prima parte è stata
costellata da successi, ai limiti dell’incredibile, fino al
1994, quando il mito, ai mondiali americani, venne trovato
positivo all’antidoping.

Poi, la seconda parte, altalenante ma mai più sfolgorante.

… e tanti figli. Ufficialmente, Dalma Nerea e Gianinna Dinorah
avute dalla prima moglie Claudia Villafane; una bambina di
nome Jana, avuta da Valeria Sabalaìn. Diego Fernando –
l’ultimo – da Veronica Ojeda. Ma soprattutto Diego junior –
identico a papà da giovane – finalmente riconosciuto dopo anni
e anni di pene e di battaglie da parte della mamma, la bella e
combattiva napoletana Cristiana Sinagra, che ebbe col
campionissimo una storia d’amore. Un amore da Diego di fatto
rinnegato con protratti rifiuti a riconoscere un figlio senza
dubbi suo: bastava guardarlo quel ragazzo, per rivedere in lui
Maradona giovanissimo!

Una vicenda triste che gettò un’ombra mai più dissipata sulla
figura del campionissimo: il pubblico, nonostante lo amasse,
restò turbato dalla sua ostinazione a non voler riconoscere il
figlio, finché il test del DNA non confermò ciò che tutti
sapevano e soprattutto vedevano: un figlio uguale al padre. Un
figlio che non poteva più rifiutare.

Ma a lui si può perdonare tutto, proprio tutto, scandali,
colpi di testa e debolezze inclusi. Diego Armando Maradona,
giocatore immenso e unico, praticamente una divinità, anche
sulla via del declino.

Un gitano vagabondo, dalla prima squalifica per doping che ha
segnato per sempre la sua esistenza,      prima costellata di
sfolgoranti successi e incredibili eccessi.

Da allora, tutto cambia. Nel 1994, ancora sotto squalifica, è
a guida della squadra argentina Textil Mandiyù, poi dell’Al-
Wasli (Dubai), del Fujarah (Emirati Arabi), dei Dorados
(Messico). Poi il ritorno in Argentina, alla guida del
Gimnasia La Plata. La presidenza onoraria del club bielorusso,
la Dinamo Brest.

Gli incontri con Fidel Castro, Chavez, Menem, da un lato.
Dall’altro, bulimia, alcol, depressione. Comunque la forza di
rialzarsi, ogni volta. Finché il cuore non ce l’ha fatta più.

Una vita a cicli, dei quali il primo è rimasto drammaticamente
unico e irripetibile. Una leggenda. E leggenda rimane,
comunque.

Addio Diego. Ci hai fatto sognare davvero.

                                             Teresa Lucianelli
Maradona, fans esultanti:
riuscito  l’intervento al
cervello
Esito positivo per la rimozione dell’edema di natura
traumatica operata dal chirurgo neurologo Leopoldo Luque in
ottanta minuti, contro le tre ore previste. Per il Pibe de oro
nuova operazione di completamento e curettage. Tantissimi fans
uniti in coro davanti alla clinica, striscioni e immagini per
sostenere il mito del calcio. Testimonianze di affetto in
Argentina come a Napoli e nel resto del Mondo

Buenos Aires. Un’ora e venti minuti invece delle tre ore
inizialmente programmate: l’operazione al cervello di Diego
Armando Maradona si è conclusa con successo.

Grida di gioia e cori liberatori quando, in piena notte
argentina, è giunta la notizia. Fuori dell’ esclusiva Clinica
Oliva, tantissimi tifosi attendevano con ansia, alcuni in
lacrime. Centinaia di tifosi hanno circondato la struttura
sanitaria dov’è ricoverato il Pube de oro, per testimoniargli
immutato affetto e non fargli mancare il loro supporto in
questo delicato momento. In apprensione gli aficionafos di
tutto il mondo, incominciando dalla città di Napoli, proprio
come tutta l’Argentina, la tifoseria è stata in seria
apprensione per le condizioni del grande Diego. Il suo Napoli
Calcio non ha mancato d’incoraggiarlo su Twitter, sostenendolo
a distanza, con un partecipato #fuerzadiego e la significativa
foto di una sua recente visita negli spogliatoi dello stadio
partenopeo San Paolo, saldamente abbracciato a Lorenzo
Insigne.

I grumo di sangue, un ematoma subdurale di natura traumatica,
emerso dalle analisi strumentali cui è stato sottoposto dopo
il ricovero, è stato dunque asportato. Quindi, a breve un
altro piccolo intervento per rifinire. Tre o quattro giorni di
riposo e poi inizierà la riabilitazione.

L’intervento è stato eseguito su consensi diretto di Maradona,
mentre la sua famiglia – a quanto riporta il quotidiano El
Clarin – avrebbe manifestato dei dubbi riguardo
all’intervento, indicato come urgente dal noto neurologo
Leopoldo Luque. I parenti del fuoriclasse avrebbero chiesto di
ritardare l’intervento e di valutare altre opzioni,
innanzitutto farmacologiche. Ma Diego non ha voluto sentire
ragioni e ha posto fiduciosi il sui destini nelle mani dello
specialista di fiducia, che ha poi definito, modestamente, di
comune amministrazione l’operazione effettuata con successo.

Rimane sconosciuta l’origine del trauma. El Pube de oro non
rammenta infatti di essere stato vittima di alcuna caduta,
anche se si ipotizza che invece sia avvenuta in casa. Potrebbe
trattarsi di un incidente avvenuto mentre giocava insieme al
Diego Fernando, il figlio avuto da Veronica Ojeda, sette anni
fa.

Escluso in partenza che si trattasse di covid, fino a martedì
i medici pensavano che Maradona fosse affetto da anemia
associata ad una forte disidratazione, ripercussione della
drastica dieta alla quale si è sottoposto per perdere
velocemente peso.

Il dott. Luque, aveva ipotizzato che Maradona fosse stressato
per gli eventi delle ultime settimane – motivi per il quale
era stato ricoverato più di due settimane fa – ma di buon
umore, a dispetto delle ipotesi di depressione, e pronto a
lasciare a breve la clinica per rientrare a casa.

Gli accertamenti – in particolare la Tac – hanno invece
rivelato che si trattava di un edema subdurale di natura
traumatica, in pratica un pericoloso grumo di sangue a livello
della meninge.

La situazione è precipitata e i medici hanno disposto un
urgente trasferimento – lucido e tranquillo – a 60 chilometri
di distanza, da La Plata in una eccellente struttura di Buenos
Aires, in elicottero, sostituito altrettanto velocemente con
un’ambulanza.

Centinaia di persone davanti alla clinica, alle 18 locali, ore
22 italiane, centinaia e centinaia di fans.

Si sapeva già, dallo scorso venerdì, che Maradona fosse
affetto da problemi di salute. Diego era entrato sul prato,
durante la festicciola del Gimnasia La Plata per i suo 60esimi
compleanno, traballante e smarrito – per molti assente – a
piccoli passi, lenti e malfermi, sorretto energicamente da una
guardia del corpo. Nella mattinata, la figlia Giannina e il
suo avvocato, Matias Morla, l’avevano trovato in preda di
forti dolori allo stomaco. Diego era apparso particolarmente
stanco e depresso. Non erano riusciti a tenerlo lontano dal
campo, ma in serata lo avevano persuaso a farsi accompagnare
in clinica per controlli, disposti immediatamente.

Poi, il peggioramento delle condizioni di salute e, di
seguito, gli esiti degli accertamenti hanno rivelato l’urgenza
d’intervenire al più presto chirurgicamente.

“L’intervento è concluso ed è stato un successo” ha comunicato
soddisfatto il suo portavoce Sebastian Sanchi, aggiungendo che
“tutto è andato come previsto: Diego sta bene e riposa nella
sua stanza”.

Lunga vita, magnifico campione!

                                      Armando Giuseppe Mandile
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