Una dichiarazione d'amore per Diego Maradona: un anno dalla scomparsa del Pibe de Oro
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Una dichiarazione d’amore per Diego Maradona: un anno dalla scomparsa del Pibe de Oro Una vera e propria dichiarazione d’amore per Diego e per la sua città quella di Angela, un’attestazione di appartenenza a una città che ha lasciato da circa venti anni, ma alla quale sente di appartenere dal profondo proprio come Diego, il più napoletano dei non napoletani. A un anno dalla scomparsa del PIBE DE ORO, queste parole descrivono i sentimenti di tanti napoletani che come Angela erano e sono innamorati del “ragazzo dai capelli ricci”. Mi hanno chiesto chi è Diego per me. Già Diego. Perché da che ho memoria io non l’ho mai chiamato Maradona ma Diego. Ho quarantotto anni e da quaranta sono malata di Napoli e del Napoli, quando mi chiedono :” ma tu sei tifosa del Napoli?Io rispondo sempre no, io so malat ru napul” o quando mi dicono Forza Napoli io rispondo “Sempre!!” DIEGO è entrato nella mia vita ancora prima che mettesse piede a Napoli, avevo quasi undici anni. I giornali parlavano di questo calciatore mezzo rotto che il Barcellona vendeva perché non all’ altezza del blasone dei blu grana e che Ferlaino stava facendo il possibile e l’ impossibile per portarlo a Napoli. A quel punto il presidente del Barcellona gli disse:” ti do molti più soldi, resta a Barcellona” Diego rispose. “ho un popolo che mi aspetta..i napoletani mi aspettano, io non vado dietro ai
soldi ma dietro al cuore” Ecco cosa era,il cuore. Ancora prima del suo magico sinistro, dei goal e delle sue “malattie” che faceva in campo: il cuore. Diego ci aveva scelto. Aveva scelto noi, i napoletani che agli occhi dell’ Italia e del mondo erano i “mariuoli” i camorristi, i nullafacenti e i furbi. Diego ci aveva scelto e amati ancora prima di conoscerci e fu per quello che Diego divenne subito figlio di Napoli, ancora prima degli scudetti. Non era ancora arrivato a Napoli che già lo amavamo, si parlava solo di lui, ovunque andavo era .” Oh Maradon ven a Napul”. Avevo le musicassette con le canzoni dedicate a lui(che ancora oggi ricordo a memoria) di sottofondo e i libri sulla sua vita nascosti nei testi di scuola, facevo finta di studiare ma imparavo la sua vita a memoria. La domenica del ventinove giugno del 1986 c’era la comunione di mio cugino. Finale di coppa del mondo, io con la mia radiolina. Diego campione del mondo, piangevo di felicità perché lui era campione, pensavo a quanto fosse felice lui e lo ero anch’io, pensavo a lui come a uno di famiglia che aveva raggiunto un grandissimo traguardo ed ero felice, poi arrivarono gli scudetti, le coppe, il mondo ci rispettava,ci “vedeva” ci invidiava, il più grande aveva continuato a scegliere e a stare a Napoli nonostante avesse avuto offerte faraoniche, ma lui si sa, lui va dietro al cuore. Lui sceglieva Napoli ogni giorno. Si mostrava per ciò che era, senza nascondersi, non ci ha mai mentito, è sempre stato trasparente. Diego, i suoi lati oscuri non li ha mai nascosti, io provavo per lui “un amore sconfinato” proprio per questo in un mondo dove ognuno cercava e cerca di mostrarsi migliore di ciò che è, lui si mostrava per ciò che realmente era, un uomo sensibile,fragile, con le sue debolezze, un’ anima pura. Tre luglio 1990, io ero al San Paolo, semifinale di coppa del mondo Italia -Argentina, tifavo Argentina, l’ appartenenza è una cosa seria. “Chiedono ai napoletani per una sera di essere italiani quando poi per 364 giorni l’anno li chiamano terroni”ecco le parole di Diego, ancora oggi ci dite che non siamo italiani….ecco . Tre luglio 1990, stadio San Paolo, io
tifavo Argentina. L’ appartenenza è una cosa seria, il resto è cronaca, chi pensa che Napoli e il Napoli sono due cose divise sbaglia secondo me. Per raccontare la città si critica la squadra e viceversa. Per me sono una sola cosa. Napoli è il Napoli, questo è ciò che ci distingue dagli altri, giusto o sbagliato che sia. Il calciatore Diego lasciò Napoli ma l’ uomo Diego non ha mai lasciato i Napoletani, ci ha sempre difeso, amato. Diego ha vissuto anche la parte oscura di Napoli,facendosi del male ma ha sempre amato la parte sana bella e solare di Napoli e dei napoletani. Napoli e il Napoli non sono solo una città e una squadra, è un modo di vivere parlare pensare, amare. Il venticinque novembre 2020 ero a lavoro, mi chiama mio fratello (colui che è stato l’artefice da quando avevo otto anni del mio amore per il Napoli) ” Oh dove sei? Voce strana. Inizio a preoccuparmi “Hai saputo? No cos’ è successo? Diego … e senza finire la frase, ho capito..Diego….ho iniziato a piangere…Diego…il mio Diego…il mio ragazzo dai capelli ricci…il mio amico di adolescenza…. Il mio calciatore, colui che quarant’ anni prima ci aveva scelto a dispetto di tutto e tutti, non c’era più,piangevo. Torno a Napoli…e la prima cosa che faccio è andare ai quartieri. Ma Diego vive. Diego è in ogni angolo della città, si respira, si tocca, si sente. Chi è Diego per me? Un legame puro,vero, imprescindibile. Senza se e senza ma…senza compromessi. Diego ci ha scelto, ci ha voluto, ci ha difeso, i successi vengono dopo. Io ho amato e amo prima Diego uomo,il Diego calciatore dopo, è il mio tallone d Achille. Insieme a Napoli e il Napoli, Diego, il mio Diego, un sorriso e un sinistro che facevano danzare l’ anima di tutti. Perché lui Diego, il mio Diego correva dietro al pallone e al cuore, non dietro ai soldi. Maria Palma Gramaglia
La prima stagione al Diego Armando Maradona Lorenzo Insigne Riparte la stagione, e per il Napoli sarà la prima che partirà senza il grande Diego Armando Maradona al proprio fianco. Il campione senza tempo argentino è infatti scomparso nello scorso novembre, all’età di sessant’anni, e questa volta il Napoli sarà costretto a sentire l’apporto del suo fenomeno degli anni Ottanta “soltanto” attraverso lo stadio: quello che era il San Paolo, infatti, è stato nominato stadio Diego Armando Maradona in seguito alla tragica scomparsa del trequartista sudamericano, e chissà che questo cambio non possa aiutare anche la squadra azzurra in vista della prossima
stagione. Come confermato dalle scommesse calcio online, l’obiettivo della squadra ora guidata da Luciano Spalletti sarà la conquista del quarto posto, valido per la qualificazione alla prossima Champions League. Un rapporto, quello tra Napoli e Maradona, che viene invidiato da tutti gli amanti del calcio, da tutte le tifoserie del globo. Un rapporto che ha influenzato la squadra azzurra ma anche l’intera città, profonda amante del mondo del pallone, anche negli anni e decenni successivi, con Maradona che è sempre stato vicino e di supporto alla società Napoli, divenendone definitivamente un simbolo a tutti gli effetti. Una relazione testimoniata da tantissimi scritti, come “Il Napoli di Maradona” di Bellinazzo e Garanzini, “Ho visto Diego e dico O Vero” del suo compagno di squadra Ciro Ferrara, “Maradona. Il Pibe de Oro” di Raffaaele Nappi e tanti altri libri. Un rapporto che influenza tutt’oggi Napoli, sia la città sia la squadra, sia alcuni dei suoi attori protagonisti come il capitano Lorenzo Insigne, da sempre legato alla figura di Maradona non solo perchè tifoso partenopeo ma anche perchè con Maradona condivide il numero di maglia, il grande e iconico numero dieci. Victor Osimhen
Sarà proprio Lorenzo Insigne a trascinare la squadra guidata di Spalletti, per giunta dopo una trattativa di rinnovo del contratto che ancora non ha visto la sua conclusione. Così Spalletti non si affida soltanto all’esterno d’attacco che ha conquistato anche l’Europeo in quest’estate trionfale per lo sport italiano, ma anche ad altri giocatori chiave all’interno del proprio scacchiere, che dovranno fare la differenza proprio nelle partite al Diego Armando Maradona. Come non cominciare da Diego Demme, il cui nome fu scelto dai genitori proprio in onore di Maradona. Il centrocampista e metronomo della squadra sarà centrale nelle dinamiche spallettiane insieme ai compagni di reparto Zielinski e Fabian Ruiz, e a un’eventuale sorpresa come Elmas. Inoltre ci sarà Koulibaly a guidare il reparto difensivo insieme a un Di Lorenzo in costante crescita, mentre per quanto riguarda il reparto offensivo tutto dovrà essere trasformato in oro, e cioè in goal, da Victor Osimhen. Centravanti preso per una cifra record nella scorsa estate, il nigeriano è uno dei più promettenti attaccanti in giro per l’Europa e in questa stagione al via in questi giorni è attesa la sua definitiva consacrazione nel calcio che conta. Tanti giocatori chiave, un allenatore ottimo e un obiettivo ben chiaro. Il tutto nel ricordo costante di Maradona, che mai abbandona la mente dei tifosi napoletani da più di trent’anni.
I napoletani impegnati all’Euro 2020 Ormai ci siamo. L’Euro 2020, spostato a quest’estate, sta per iniziare e per un mese intero occuperà le menti di tutti i grandi appassionati di calcio. Anche i napoletani saranno molto attenti alle vicende delle nazionali, Italia a parte, proprio per la presenza di una serie di calciatori della SSC Napoli in varie nazionali di un certo livello. Il primo giocatore che i tifosi partenopei seguiranno con grande interesse è senza dubbio Lorenzo Insigne, il quale quest’anno ha ottenuto il suo record di goal in Serie A arrivando a quota 19 reti sotto la gestione di Gennaro Gattuso. Numero 10 della nazionale italiana ormai da tempo, il folletto di Frattamaggiore sarà insieme a Giovanni Di Lorenzo uno dei sicuri componenti della spedizione azzurra agli europei, una spedizione che partirà da Roma, avamposto della squadra allenata da Roberto Mancini, la quale giocherà le tre partite del girone allo stadio Olimpico. Insieme a loro potrebbero essere anche Alex Meret e Matteo Politano, i quali però ancora non sono sicuri di un posto tra i 26 che formeranno parte della rosa ufficiale per questo torneo.
Tuttavia c’è un calciatore partenopeo che più di ogni altro verrà seguito con attenzione. Si tratta di Dries Mertens, attaccante del Belgio, ossia una delle nazionali favorite alla vittoria secondo le più popolari quote per scommettere online disponibili in questo momento. La squadra allenata da Robert Martinez è senza dubbio una delle più forti del momento in Europa, come dimostra l’impressionante ruolino di marcia ottenuto nelle qualificazioni proprio all’europeo che sta per iniziare. I Diavoli Rossi, così come l’Italia, hanno vinto dieci partite su dieci, ma quel che ha impressionato è stato senza dubbio il gioco e la facilità nell’andare in goal, come dimostrano le 40 reti messe a referto. Mertens è sicuramente uno degli uomini più importanti della sua nazionale, e arrivato ai 34 anni si trova dinanzi a un’opportunità unica per poter finalmente vincere un trofeo con la squadra del suo paese. Insieme a Kevin De Bruyne e Romelu Lukaku, con il quale si è sfidato varie volte quest’anno in Serie A, il massimo goleador della storia del Napoli dopo aver superato Marek Hamsik vorrà fare il meglio in questa competizione dopo aver partecipato a due mondiali e a un europeo senza però mai riuscire veramente a incidere come avrebbe voluto. Altri due azzurri che vorranno ben figurare in questo torneo saranno i talentuosi centrocampisti Piotr Zielinski e Fabian Ruiz. Il primo, cardine della Polonia, proverà ad accompagnare il capitano Robert Lewandowski, prossima Scarpa d’oro in quello che sarà l’ultimo europeo della sua carriera. Il secondo, invece, dovrà trovare un posto da titolare nella nazionale spagnola allenata da Luis Enrique, il quale però ha sempre avuto fiducia in lui, e potrebbe essere uno degli uomini più importanti nell’economia del gioco della Roja. In definitiva, i tifosi del Napoli avranno molte motivazioni per seguire il prossimo europeo, e queste motivazioni saranno i loro beniamini, che torneranno allo stadio Maradona a fine agosto.
El Pibe, Casa Seccia dedica un dolce a Diego Armando Maradona. La Pasticceria Seccia, fiore all’occhiello dei Quartieri Spagnoli e da sempre legata al tifo e all’amore per il pibe de oro, lancia nell’ultima domenica di novembre una mignon dedicata alla memoria del compianto Diego Armando Maradona: un bignè craquelin panna e caramello da condividere sui social con l’hashtag #elpibe. Nei Quartieri Spagnoli, nel cuore del centro storico di Napoli, abita una passione viva e sentita per il grande calciatore argentino. Nei Quartieri appunto, la Pasticceria Seccia, già protagonista tre anni fa con la torta ufficiale delle celebrazioni per la cittadinanza onoraria conferita a Maradona, e per i 30 anni del primo scudetto del Napoli, ha pensato a un dolce dedicato alla memoria del genio di Buenos Aires da offrire ai clienti e a chiunque sia di passaggio nei Quartieri domenica 29 novembre. Nei limiti ovviamente della zona rossa, ai clienti sarà dato in omaggio un bignè craquelin farcito con panna e caramello, sormontato da un bel 10
biancoceleste in pasta di zucchero, il numero della mano de Dios. El pibe è il nome ufficiale della mignon pensata e ideata da Casa Seccia, e realizzata dalle sapienti mani del giovane Antonio Duraccio, nonché dell’hashtag ufficiale per le condivisioni sui social nelle storie, nei post e nelle foto in cui figurerà questa golosa pasta choux ripiena. Il pasticcino è il gemello stretto di un prodotto già proposto tempo fa, in occasione della festa al San Carlo e nel foyer del teatro per Maradona cittadino onorario di Napoli: l’aperisciù, un craquelin al gusto di mojito, daiquiri e pina colada, cocktail tipicamente cubani, e dai colori della bandiera dell’isola tanto cara al campione del mondo di Messico ’86. Così a due passi dal murale realizzato anni fa in via de Deo, teatro oggi di un’elaborazione laica della dolorosa perdita, domenica mattina sarà possibile ricevere una mignon dai sapori ricercati e dai colori che ormai sono Storia del Calcio a tutti gli effetti, da degustare a casa, non prima ovviamente del doveroso scatto social da condividere poi su Facebook, Twitter e Instagram tra post e stories. Una nota di dolcezza per superare il lutto e il difficile momento storico, sociale ed economico di questa emergenza sanitaria del covid 19.
Hasta Diego siempre, 1960 -2020. 25 Novembre, nello stesso giorno che aveva visto la morte del suo amico Fidel Castro, Diego Armando Maradona lascia il suo pubblico, la sua Napoli, l’Argentina. Il suo cuore stanco, provato da farmaci ed eccessi si ferma. Diego lascia trofei, lascia una vita vissuta intensamente, percorsa sempre sulla corsia di sorpasso. Genio e sregolatezza, poesia e follia, eccessi, amici fedeli e amici meno raccomandabili, una marea di amori. Diego lascia una città, che si raccoglie incredula in cori e preghiere, in dediche, candele e sciarpe lasciate lungo il perimetro dello Stadio San Paolo di Napoli, e nei vicoli accanto al murales del quartiere Montecalvario. Il Re è morto. Nulla nel mondo del calcio, della tifoseria calcistica, nulla nei discorsi dei suoi fan, nulla nello sport sarà più uguale. “Napoli città anarchica ha avuto Maradona in dono dall’America del sud, a contropartita dei milioni di emigranti salpati dal molo Beverello per Rio De La Plata. Napoli ha avuto i carati preziosi dei suoi piedi a titolo di restituzione. Maradona le assomigliava. Come lui, la città poi si è lasciata andare, sazia del trionfo, che dev’essere breve, se no opprime. È il trionfo breve a restare perfetto nella memoria; non le dozzine di scudetti, ma il paio.” questo scriveva di lui Erri De Luca
Città anarchica, che gli assomiglia: Diego è entrato dalla porta principale nelle pieghe sottili, nelle case, nei cuori. Diego che nasceva dal popolo, a Napoli aveva trovato il suo secondo popolo. Il suo vero campo di calcio erano i vicoli e le case della gente. Città che lo ha accolto come una madre accoglie un figlio, senza mai giudizi, poggiando un velo sui difetti, tanti, e adorandone le virtù, infinite, mostrate con sfrontatezza, vanto e semplicità sul campo di pallone e nella vita di tutti i giorni. Vittorio Sgarbi intervistato nel giorno della morte, lo paragona a Caravaggio, pittore maledetto, geniale e irruento, anche lui accolto senza filtri dalla città. Che diviene napoletano nell’immaginario collettivo pur non essendo nato a Napoli. Vola via la vita, resta immutato il mito. Per le strade di Napoli restano i murales, osannati, le parole, i cori; alle finestre si appendono bandiere azzurre, l’azzurro del Napoli come quello dell’Argentina. Un solo popolo ora. Si parla di lui come fosse ancora vivo, come fosse uno di famiglia, un parente che se n’è andato, un amico. Di Diego si parla al presente come se, anche negli anni più duri, fosse sempre al suo posto, ed ancora è là. Si discute di lutto cittadino, forse lo stadio San Paolo di Napoli verrà intitolato a Diego Armando Maradona e intanto, l’Argentina si chiude in un ricordo di tre giorni, passano le immagini dei funerali privati, e delle lunghe file in pellegrinaggio per le strade di Buenos Aires. Per l’ultimo addio a Diego (di) D10’s. Un Dio pagano. Un Re tra i Re. IL LIBRO Gli scatti del fotoreporter Sergio Siano, negli anni Ottanta fotografo a bordo campo allo stadio San Paolo, ci consegnano una narrazione quasi filmica del calcio negli anni di Maradona. IntraMoenia edizioni – Napoli
Addio DIEGO, dio del Calcio Muore all’età di 60 anni il grande Diego Armando Maradona, el pibe de oro, per molti il più grande calciatore di tutti i tempi, il mito, una leggenda. A dare la notizia, il quotidiano argentino il Clarin e la
CNN. Riuscito il recente intervento alla testa. Oggi, mentre era nell’ abitazione di Buenos Aires, Diego è stato però colto da un arresto cardiaco che lo ha stroncato. Con lui il Napoli vinse due scudetti; l’Argentina i Mondiali del 1986. Se ne va in questo dannato 2020, Diego Armando Maradona: il Pibe de Oro è stato stroncato da un arresto cardiorespiratorio. Aveva appena compiuto 60 anni. La notizia ha lasciato senza fiato il mondo del calcio, la sua Argentina e l’Italia intera, soprattutto Napoli della quale era stato sovrano in campo dal 1984 al 1991. Si era sentito male nel giorno del suo sessantesimo compleanno, venerdì 30 ottobre, ed era stato ricoverato in una clinica a La Plata, poi trasferito alla Olivos di Buenos Aires. La notizia aveva lasciato sgomenti i tifosi argentini, tanto che l’ambulanza era stata scortata da un corteo di mezzi delle forze dell’ordine, mentre i tifosi, con fumogeni azzurri, continuavano a giungere all’ingresso, dove sono rimasti per giorni, in supporto del mito del calcio. Martedì 3 novembre aveva subito un intervento al cervello per rimuovere un ematoma subdurale (coagulo di sangue), causato da un colpo di testa contro il pavimento. Non uno dei suoi eccezionali contro un pallone. Operazione tecnicamente riuscita. Era stato infatti dimesso dall’ospedale di Buenos Aires pochi giorni fa, visto che stava meglio, e trasferito per la seconda fase del recupero, in un’abitazione privata nel Nordelta, centro residenziale alle porte di Buenos Aires, come concordato tra lo staff medico e la famiglia di Maradona: le figlie e le sorelle insieme all’ex fidanzata Veronica Ojeda. Le improvvise complicazioni lo hanno portato alla morte: fatale è stato un arresto cardiaco sopraggiunto nella giornata di oggi, 25 novembre, alle ore 12 circa locali – le ore 16 in
Italia – mentre si trovava nella sua abitazione a Tigre, seguito 24 ore su 24 da un’equipe medica di altissimo livello. I sanitari che erano con lui hanno cercato di rianimarlo, e nel frattempo erano in arrivo le ambulanze, su segnalazione immediata. Ma, quando sono giunte era purtroppo già troppo tardi: Diego si era già spento. I suoi sessant’anni erano stati celebrati da tutto il mondo del calcio, con onori, un’infinità di telefonate e messaggi auguri, incominciando da tantissimi campioni di ogni sport, di ieri e di oggi. Diego Armando Maradona è stato il più grande calciatore di tutti i tempi, ha vinto i Mondiali con l’Argentina nel 1986 – con cui ha disputato anche la finale di Italia ’90 – due scudetti con il Napoli – 1987 e 1990 – ed è stato uno dei campioni più amati in assoluto. Una storia disseminata di successi, tra trofei vinti e gol memorabili: in Argentina-Inghilterra alla Mano de Dios, il gol del secolo segnato pochi minuti dopo, quando scartò sette giocatori inglesi prima di battere Shilton. In squadra pure con il Barcellona e il Siviglia, e in Argentina con il Boca Juniors e l’Argentinos Juniors. Quattro Mondiali con la nazionale argentina, della quale è stato poi allenatore nel 2010, nominato a furor di popolo: Maradona la portò ai quarti di finale in Sudafrica, quando l’Albiceleste venne eliminata dalla Germania, e poi Diego fu esonerato. In Argentina sono stati proclamati tre giorni di lutto cittadino. Napoli è in lacrime per la perdita del suo idolo e verrà proclamato il lutto cittadino per onorare la memoria del Pibe
de Oro, come anticipato dall’assessore allo Sport del Comune di Napoli, Ciro Borriello: Parole di cordoglio da parte del sindaco Luigi De Magistris, appena appresa la terribile notizia della fine di Maradona: “una notizia tragica in un anno pessimo. Maradona è Napoli e l’amore di Napoli e dei napoletani è viscerale. Oggi per Napoli è una giornata tristissima. L’abbraccio di tutti i napoletani per la famiglia, nella consapevolezza che quest’amore non finirà mai. È stato un amore vero e grande”. Il Comune partenopeo pensa di intitolare il San Paolo a Maradona, su proposta del presidente della commissione Sport, Carmine Sgambati. Lascia tanti ricordi, una vita di cui la prima parte è stata costellata da successi, ai limiti dell’incredibile, fino al 1994, quando il mito, ai mondiali americani, venne trovato positivo all’antidoping. Poi, la seconda parte, altalenante ma mai più sfolgorante. … e tanti figli. Ufficialmente, Dalma Nerea e Gianinna Dinorah avute dalla prima moglie Claudia Villafane; una bambina di nome Jana, avuta da Valeria Sabalaìn. Diego Fernando – l’ultimo – da Veronica Ojeda. Ma soprattutto Diego junior – identico a papà da giovane – finalmente riconosciuto dopo anni e anni di pene e di battaglie da parte della mamma, la bella e combattiva napoletana Cristiana Sinagra, che ebbe col campionissimo una storia d’amore. Un amore da Diego di fatto rinnegato con protratti rifiuti a riconoscere un figlio senza dubbi suo: bastava guardarlo quel ragazzo, per rivedere in lui Maradona giovanissimo! Una vicenda triste che gettò un’ombra mai più dissipata sulla figura del campionissimo: il pubblico, nonostante lo amasse, restò turbato dalla sua ostinazione a non voler riconoscere il figlio, finché il test del DNA non confermò ciò che tutti sapevano e soprattutto vedevano: un figlio uguale al padre. Un
figlio che non poteva più rifiutare. Ma a lui si può perdonare tutto, proprio tutto, scandali, colpi di testa e debolezze inclusi. Diego Armando Maradona, giocatore immenso e unico, praticamente una divinità, anche sulla via del declino. Un gitano vagabondo, dalla prima squalifica per doping che ha segnato per sempre la sua esistenza, prima costellata di sfolgoranti successi e incredibili eccessi. Da allora, tutto cambia. Nel 1994, ancora sotto squalifica, è a guida della squadra argentina Textil Mandiyù, poi dell’Al- Wasli (Dubai), del Fujarah (Emirati Arabi), dei Dorados (Messico). Poi il ritorno in Argentina, alla guida del Gimnasia La Plata. La presidenza onoraria del club bielorusso, la Dinamo Brest. Gli incontri con Fidel Castro, Chavez, Menem, da un lato. Dall’altro, bulimia, alcol, depressione. Comunque la forza di rialzarsi, ogni volta. Finché il cuore non ce l’ha fatta più. Una vita a cicli, dei quali il primo è rimasto drammaticamente unico e irripetibile. Una leggenda. E leggenda rimane, comunque. Addio Diego. Ci hai fatto sognare davvero. Teresa Lucianelli
Maradona, fans esultanti: riuscito l’intervento al cervello Esito positivo per la rimozione dell’edema di natura traumatica operata dal chirurgo neurologo Leopoldo Luque in ottanta minuti, contro le tre ore previste. Per il Pibe de oro nuova operazione di completamento e curettage. Tantissimi fans uniti in coro davanti alla clinica, striscioni e immagini per sostenere il mito del calcio. Testimonianze di affetto in Argentina come a Napoli e nel resto del Mondo Buenos Aires. Un’ora e venti minuti invece delle tre ore inizialmente programmate: l’operazione al cervello di Diego Armando Maradona si è conclusa con successo. Grida di gioia e cori liberatori quando, in piena notte argentina, è giunta la notizia. Fuori dell’ esclusiva Clinica Oliva, tantissimi tifosi attendevano con ansia, alcuni in lacrime. Centinaia di tifosi hanno circondato la struttura sanitaria dov’è ricoverato il Pube de oro, per testimoniargli immutato affetto e non fargli mancare il loro supporto in
questo delicato momento. In apprensione gli aficionafos di tutto il mondo, incominciando dalla città di Napoli, proprio come tutta l’Argentina, la tifoseria è stata in seria apprensione per le condizioni del grande Diego. Il suo Napoli Calcio non ha mancato d’incoraggiarlo su Twitter, sostenendolo a distanza, con un partecipato #fuerzadiego e la significativa foto di una sua recente visita negli spogliatoi dello stadio partenopeo San Paolo, saldamente abbracciato a Lorenzo Insigne. I grumo di sangue, un ematoma subdurale di natura traumatica, emerso dalle analisi strumentali cui è stato sottoposto dopo il ricovero, è stato dunque asportato. Quindi, a breve un altro piccolo intervento per rifinire. Tre o quattro giorni di riposo e poi inizierà la riabilitazione. L’intervento è stato eseguito su consensi diretto di Maradona, mentre la sua famiglia – a quanto riporta il quotidiano El Clarin – avrebbe manifestato dei dubbi riguardo all’intervento, indicato come urgente dal noto neurologo Leopoldo Luque. I parenti del fuoriclasse avrebbero chiesto di ritardare l’intervento e di valutare altre opzioni, innanzitutto farmacologiche. Ma Diego non ha voluto sentire ragioni e ha posto fiduciosi il sui destini nelle mani dello specialista di fiducia, che ha poi definito, modestamente, di comune amministrazione l’operazione effettuata con successo. Rimane sconosciuta l’origine del trauma. El Pube de oro non rammenta infatti di essere stato vittima di alcuna caduta, anche se si ipotizza che invece sia avvenuta in casa. Potrebbe trattarsi di un incidente avvenuto mentre giocava insieme al Diego Fernando, il figlio avuto da Veronica Ojeda, sette anni fa. Escluso in partenza che si trattasse di covid, fino a martedì i medici pensavano che Maradona fosse affetto da anemia associata ad una forte disidratazione, ripercussione della drastica dieta alla quale si è sottoposto per perdere
velocemente peso. Il dott. Luque, aveva ipotizzato che Maradona fosse stressato per gli eventi delle ultime settimane – motivi per il quale era stato ricoverato più di due settimane fa – ma di buon umore, a dispetto delle ipotesi di depressione, e pronto a lasciare a breve la clinica per rientrare a casa. Gli accertamenti – in particolare la Tac – hanno invece rivelato che si trattava di un edema subdurale di natura traumatica, in pratica un pericoloso grumo di sangue a livello della meninge. La situazione è precipitata e i medici hanno disposto un urgente trasferimento – lucido e tranquillo – a 60 chilometri di distanza, da La Plata in una eccellente struttura di Buenos Aires, in elicottero, sostituito altrettanto velocemente con un’ambulanza. Centinaia di persone davanti alla clinica, alle 18 locali, ore 22 italiane, centinaia e centinaia di fans. Si sapeva già, dallo scorso venerdì, che Maradona fosse affetto da problemi di salute. Diego era entrato sul prato, durante la festicciola del Gimnasia La Plata per i suo 60esimi compleanno, traballante e smarrito – per molti assente – a piccoli passi, lenti e malfermi, sorretto energicamente da una guardia del corpo. Nella mattinata, la figlia Giannina e il suo avvocato, Matias Morla, l’avevano trovato in preda di forti dolori allo stomaco. Diego era apparso particolarmente stanco e depresso. Non erano riusciti a tenerlo lontano dal campo, ma in serata lo avevano persuaso a farsi accompagnare in clinica per controlli, disposti immediatamente. Poi, il peggioramento delle condizioni di salute e, di seguito, gli esiti degli accertamenti hanno rivelato l’urgenza d’intervenire al più presto chirurgicamente. “L’intervento è concluso ed è stato un successo” ha comunicato
soddisfatto il suo portavoce Sebastian Sanchi, aggiungendo che “tutto è andato come previsto: Diego sta bene e riposa nella sua stanza”. Lunga vita, magnifico campione! Armando Giuseppe Mandile
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