Un abbraccio lungo cent'anni - Associazione Nazionale Alpini Como
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Numero 1 - Anno XLV - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46), art. 1, comma 2, DCB Como Como - Anno XLV - Gennaio-Marzo 2019 - Numero 1 Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Como Un abbraccio lungo cent’anni
Tener vivo lo spirito di Corpo FOTO FLAVIO ROSSINI e conservare le tradizioni e le caratteristiche degli Alpini. (Articolo 2 dello Statuto dell’Associazione Nazionale Alpini) Raduno sezionale Albavilla, 16 giugno 2019 Il programma delle manifestazioni è pubblicato sul sito internet sezionale www.alpinicomo.it
SOMMARIO In questo numero EDITORIALE Al cento per cento 2 DAL DIRETTORE Un abbraccio lungo cent’anni 3 in copertina Un abbraccio lungo cent’anni CENT’ANNI FA (Foto Marco Mayr) Como - Anno XLV - Numero 1 Gennaio-Marzo 2019 Questa grande famiglia 4 Associazione Nazionale Alpini CIAO CESARE Sezione di Como Via Zezio, 53 - 22100 Como (CO) Tel. 031.304180 Gocce di memoria 12 www.alpinicomo.it - como@ana.it NIKOLAJEWKA 15 Direttore responsabile Piergiorgio Pedretti pedretti.ppg1947@gmail.com Settantasei anni fa Caporedattore Tiziano Tavecchio Alpino senza penna 16 Redazione Enrico Bianchi, Enrico Gaffuri, Mario Ghielmetti, Carlo Pedraglio Sergente nella neve 18 Progetto grafico e impaginazione QG Project - Alessandro Villa LE MEDAGLIE D’ORO Adriano Auguadri, 22 Stampa Bieffe Srl Industria Grafica Via Mariano Guzzini, 38 fulgido esempio di valore alpino 62019 Recanati (MC) Registrazione al Tribunale di Como TERREMOTO n. 21 del 7/10/1976. Poste Italiane SpA - Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 l’impegno continua 24 n° 46), art. 1, comma 2, DCB Como RADUNO SEZIONALE Hanno collaborato a questo numero Rudi Bavera, Cesare Beretta, Enrico Bianchi, Stefania Bianchi, Pierluigi Bosisio, Una terra a forma di cuore 26 Arcangelo Capriotti, Maria Castelli, Mariolina Cattaneo, Lorenzo Cordiglia, UNA VOLTA ALL’ANNO Giorgio Costanzo – Iubilantes Como, Paolo Crippa, Bepi De Marzi, Giuseppe Di Carluccio, Crea sempre un’atmosfera! 28 Sebastiano Favero, Maria Rossana Filippini, Gigliola Foglia, Enrico Gaffuri, NATALE 2018 Mario Ghielmetti, Maurizio Invernizzi, Cesare Lavizzari, Aldo Maero, Lella Maero, Sasha Manzolini, Giuseppe Mendicino, Presepi 30 Settimo Moro, Carlo Pedraglio, Lucia Pedretti, Marta Pedretti, Piergiorgio Pedretti, Sergio Radice, VIVERE IL TERRITORIO Leonardo Russo, Paola Scaglione, Giorgio Sampietro, Tiziano Tavecchio A Dongo un altro oro 32 TANTO DI CAPPELLO Notizie alpine intra moenia ed extra moenia 35 DALLA PENNA DEI GRUPPI Fatti col cappello alpino 40 A tutti coloro che abbiano salvaguardato, aiutato, RECENSIONI 52 accresciuto la Patria, è assegnata in cielo una sede ben determinata, dove nella beatitudine possano godere di una vita eterna Finito di stampare Omnibus, qui patriam servaverint, adiuverint, auxerint, certum est in caelo definitum locum, ubi beati aevo sempiterno fruantur Marco Tullio Cicerone, De Re Publica, La versione digitale del Baradèll è pubblicata Somnium Scipionis, 6, 13 sul sito internet www.alpinicomo.it e su www.alpimediagroup.it
EDITORIALE Al cento per cento Come i nostri padri e i nostri nonni Enrico Gaffuri N ei cieli di allora volava solo qualche biplano Caproni e i pi- loti si sporgevano dalla carlin- ga per guardare cosa succedeva al suolo, per scattare qualche fotografia, o per lanciare a mano qualche bomba, nella speranza di centrare il nemico. Se non c’era la possibilità di stendere linee telefoniche, si ricorreva ancora ai piccioni viaggiatori, capaci di portare a destinazio- ne un messaggio legato a una zampina, il colombigramma. Ci si parlava ancora ognu- no nel proprio dialetto e quella italiana era una lingua riservata alla minoranza. Accadeva cent’anni fa. Da allora l’uomo ha addirittura cammi- nato sulla luna e per bombardare le po- stazioni nemiche si alzano in cielo aero- plani pilotati da terra. Per comunicare è sufficiente fare un clic su quello che con- tinuiamo a chiamare telefono, quando invece è molto più simile a un moderno e potente computer. E la lingua? L’italia- no, dopo essere stato assimilato da tut- ti, sta per essere messo da parte; siamo in epoca di globalizzazione, oggi guai se non parli inglese! Uno stravolgimento incredibile su tutti i fronti, compreso quello morale, anzi, so- prattutto su quello. Fortunati noi che ce ne rendiamo conto per essere nati e cresciuti in un tempo in cui certe operazioni si fa- cevano manualmente, ragionandoci su, e a colore, proprio come appare nello storico Possiamo ben essere grati al Padre Eterno, dettar le scelte era proprio la morale. disegno di Giuseppe Novello che illustra per averci fatti diventare Alpini, per averci I giovanissimi invece sono nati e stanno questo articolo. dato la possibilità di assaporare il gusto crescendo in un mondo in cui tutto è digi- Quest’anno il motto per gli striscioni delle cose belle in cui crediamo, quelle tale e la parola d’ordine è automatico. Ma, che accompagneranno l’Adunata nazio- che continuiamo a difendere, come han- peggio ancora, pare che sia tutto concesso nale a Milano è esattamente la nostra no fatto i nostri padri e i nostri nonni. Le e dovuto. Tutto gratuito. fotografia, in sole quattro parole descri- cose belle che per brevità siamo abituati Eppure, nonostante tutto, esiste ancora ve compiutamente tutta la nostra storia, a chiamare alpinità, ma che nel dettaglio qualche caposaldo inespugnabile di va- 100 anni di coraggioso impegno. Né più né richiederebbero un elenco lungo pagine e lori antichi che, quasi miracolosamente, meno l’impegno che ci hanno chiesto i pagine. Alpinità, quella parola magica che non sanno di muffa o di vecchio, come nostri Padri fondatori, anzi, per essere fa battere i nostri cuori, perché contiene i alcuni oggetti trovati in fondo a certi ar- ancora più chiari, quello che ci hanno valori della memoria, dell’impegno, della madi della nonna. Valori che conservano lasciato scritto sulla Colonna Mozza in solidarietà e dell’amore per la Patria. E noi la freschezza della rugiada sui petali di un Ortigara, affinché non lo dimenticassimo. continueremo a oltranza a difendere que- fiore di campo. Valori capaci di suscitare Non toccherebbe a noi dirlo, ma lo fac- sto patrimonio e a seminarlo sul nostro ancora emozioni e far inumidire gli occhi. ciamo ugualmente; ebbene sì, siamo stati percorso, perché anche altri ne raccolgano Il nostro caposaldo si chiama Associa- proprio bravi a non perdere l’orientamen- i frutti. A cent’anni dalla nascita della no- zione Nazionale Alpini ed è intatto da to. Una volta si andava a piedi e oggi in stra Associazione continuiamo a coltivare cent’anni. È ancora lì, inespugnato dal macchina, ma la strada che percorriamo è le passioni dei nostri Vecchi, perché sia- luglio 1919, da quando in Galleria Vit- assolutamente la stessa, in salita ma per- mo esattamente come loro, siamo Alpini torio Emanuele a Milano sventolò il Tri- corribile, basta la buona volontà. al cento per cento. 2 gennaio-marzo 2019
DAL DIRETTORE Un abbraccio lungo cent’anni Di generazione in generazione, tre secoli di Alpini… Piergiorgio Pedretti ha reso più sopportabile la lontananza da defluisce lento come il nostro passo ca- casa; ha accompagnato in Paradiso i va- denzato, che non si ferma davanti a nulla lorosi del dovere pericolosamente compiuto; e ricorda il motto dell’Adunata nazionale U n abbraccio ideale iniziato l’8 ha trasmesso la volontà di impegnarsi in di Trento Per gli Alpini non esiste l’impos- luglio 1919 quando, presso la ogni tempo dove c’è necessità di aiutare i sibile; che porta in sé tutto ciò che nei Birreria Spaten Bräu di Milano, vivi ricordando i morti. cent’anni le Penne Nere hanno reso visi- fu fondata l’Associazione Na- Un abbraccio che non ha mai ripudiato bile in guerra e in pace con tanta fatica, zionale Alpini con Daniele Crespi primo la fedeltà alla Patria, al Tricolore, all’ami- con impegno esemplare e amore smisura- presidente cui succedettero nell’ordine cizia, alla solidarietà, al bene comune, al to verso il cappello alpino come ha scritto Carlo Carini e Arturo Andreoletti. senso del dovere; proprio quel senso del Giulio Bedeschi, nel suo Centomila gavette Un abbraccio autentico che, nel corso dovere acquisito durante il periodo del- di ghiaccio: […] Un tutt’uno con l’uomo, il del primo convegno nazionale degli Al- la naja e conficcatosi indelebilmente nel cappello; tanto che finite le guerre e deposto pini nel 1920 sull’Ortigara e la posa della cuore di ciascun Alpino. il grigioverde, il cappello resta al posto d’o- Colonna Mozza Per non dimenticare, ha Arturo Andreoletti, il riconosciuto Padre nore nelle baite alpestri come nelle case di posto il sigillo definitivo sulla neonata fondatore dell’Ana e terzo presidente, città, distaccato dal chiodo o levato dal cas- realtà associativa alpina. non poteva immaginare che quella picco- setto con mano gelosa nelle circostanze spe- Un abbraccio che, di generazione in gene- la famiglia di Reduci riunita sull’Ortigara, ciali, ad esempio per ritrovarsi tra Alpini o razione, ha riunito Alpini appartenenti Calvario degli Alpini, per far memoria dei per imporlo con ben mascherata commozione a tre secoli di storia, tutti affratellati da fratelli Caduti, si sarebbe presto trasfor- sul capo del figlioletto o addirittura dell’ulti- quella misteriosa impronta distintiva chia- mata: da goccia in ruscello, in torrente mo nipote, per vedere quanto gli manca da mata alpinità, un’espressione tanto reali- impetuoso e, di cascata in cascata, in fiu- crescere e se sarà un bell’Alpino; bello poi, a stica quanto indefinibile. me grandioso, possente e inarrestabile questo punto, significa somigliante al padre Un abbraccio che, in guerra e in pace, che, scorrendo dai monti al mare placido o al nonno, che è il padrone del cappello. […] ha sorretto la vita di ogni Alpino, ha al- e vigoroso, ha percorso cent’anni di storia. Ma come nella vita si manifestano alti e leviato i dolori e le sofferenze; ha infu- Ed è avvincente paragonare la straordi- bassi, anche la nostra Associazione sta so coraggio nel momento del pericolo; naria associazione unica al mondo, cui trascorrendo un periodo insolito: la stori- ha rinvigorito le speranze; ha ispirato le abbiamo l’onore di appartenere, a questo ca consuetudine di generazione in genera- cante; ha gioito nei momenti spensierati; fiume carico di ricordi e di memoria; che zione è stata interrotta dalla sospensione del servizio di leva e, in mancanza di forze fresche, sta precludendo un futuro sereno. Per quanto tempo ancora potrà scorrere “quel fiume grandioso, possente e inarre- stabile”? Noi non possiamo saperlo. Tuttavia, anche di fronte a un futuro in- certo, ci sostengono le parole che Papa Giovanni Paolo II pronunciò al Giubileo dei militari nel novembre 2000: […] Per quanto le situazioni siano complesse e pro- blematiche, non perdete la fiducia. Nel cuore dell’uomo non deve mai morire il germe della speranza. Siate sempre attenti a scorgere e a incoraggiare ogni segno positivo di rinno- vamento personale e sociale. Siate pronti a favorire con ogni mezzo la coraggiosa costru- zione della giustizia e della pace. […] Ecco quindi il nostro futuro: continuare senza timore l’impegno associativo con il cuore impreziosito dai cent’anni trascorsi e la mente ancorata al motto dell’Aduna- ta nazionale del Centenario a Milano 100 anni di coraggioso impegno. Saranno i pre- supposti per dare continuità a quell’ab- Foto Mario Ghielmetti braccio lungo cent’anni perché si con- servi inalterato fino a quando ci sarà una sola penna nera su un cappello calcato sulla testa di un Alpino. gennaio-marzo 2019 3
CENT’ANNI FA Questa grande famiglia Il desiderio di ritrovarsi uniti era più forte di qualsiasi cosa 4 gennaio-marzo 2019
Foto Archivio Centro Studi Ana Mariolina Cattaneo instancabili e ingegnosi lavoratori. Gente l’intera organizzazione dell’Ana e pretese, modesta, ma dall’animo grande come le senza tuttavia ottenerla completamente, loro montagne”1. Albergava nei montana- piena fedeltà al Regime. La seconda guer- I l congedo li aveva dispersi in pochi ri la vera essenza dello spirito alpino. Era ra mondiale, la guerra sporca, si portò via mesi. I sopravvissuti raggiunsero di questi uomini che aveva bisogno l’As- decine di migliaia di Penne Nere. valli e poi paesi fino alle contrade. sociazione, più di mandriani che di mi- Non senza fatica, nel dopoguerra si rico- Altri tornarono in città. Tacquero le nistri, perché occorreva alimentare quel stituirono uno a uno Sezioni e Gruppi e canzoni alpine e fu chiusa la porta. Ma falò, attorno a cui si erano stretti in cer- così le Brigate alpine. L’Ana rimase anco- per poco. chio i Padri fondatori, con lo spirito della rata alla comunità attraverso l’impegno L’8 luglio 1919, a Milano, un pugno di gente alpina che parla poco per abitudine dei suoi iscritti, generosi nei momenti di Alpini si strinse in cerchio e giurò di non e che in guerra e in pace ha compiuto il bisogno. Poi venne la prova più grande: aprire la catena se non per dar la mano a proprio dovere senza lamentele e senza l’intervento in Friuli dopo il terremoto. chi si sarebbe aggiunto. Le prime riunio- nulla chiedere in cambio, solo per l’Italia. Era il maggio del 1976 quando Bertagnolli ni vennero organizzate tra l’ammezzato Ma la strada non si mostrò mai piana, invitò gli Alpini a soccorrere i fradis priva- in Galleria Vittorio Emanuele e la bir- mai priva di ostacoli. Dopo il tumultuo- ti di tutto. Quell’esperienza fu fortissima, reria Spaten Bräu dei fratelli Colombo, so biennio rosso, la crisi economica e le gli Alpini vissero insieme per settimane, naturalmente Alpini. L’entusiasmo dei lotte interne, venne il Fascismo che mutò divisi in cantieri in base alla provenienza. primi mesi incontrò fin da subito osta- “Mani che mostravano la loro rudezza, la coli e difficoltà, eppure non scemò mai loro abitudine a lavorare, a ubbidire, sen- perché il desiderio di ritrovarsi uniti, za desiderio di apparire. Così nella loro come una grande famiglia, era più for- modestia si beccarono anche qualche in- te di qualsiasi cosa. La condivisione di sulto da due giornali sempre pronti, sem- quello zaino pieno di volti di compagni pre critici, sempre nel giusto. Il 15 set- caduti, di cime innevate, di guerra e di tembre di nuovo. Strade spaccate, donne sofferenze appariva come necessaria e che gemevano in terra, muri ancora che da essa scaturirono la voglia di ritrovarsi, non cessavano di sgretolarsi e vecchi che l’allegria, gli abbracci e gli incontri quasi non si scollavano dalle loro case. Noi tor- quotidiani per rendere forte e numerosa navamo al campo pronti a ricominciare l’Associazione appena nata. per dare una mano a chi non aveva mai I valligiani già impegnati nei lavori regola- smesso di sperare, a chi non aveva aspet- ti dalle stagioni, nelle fatiche della vita di tato se non gli Alpini, uniti ai fradis”2. paesi in salita, vennero chiamati a dare il Accanto ai Padri fondatori c’erano i re- loro contributo: in guerra erano la truppa duci della Grande Guerra, i reduci della e dopo il congedo avrebbero rappresen- seconda e poi c’erano “quelli che avevano tato la quota più autentica della grande fatto il Friuli”. Esperienze molto diverse famiglia alpina. “Chi ha vissuto per tanti mutate in elementi fondativi nella storia mesi a diretto contatto con questi uomini della nostra Associazione. non potrà mai dimenticare il loro spirito Viene da chiedersi oggi cosa sia rimasto di abnegazione e tutto il loro sconosciuto Il Reduce Callegari verso il rifugio di quello spirito. Davanti alle invidie e alle Contrin nel giugno 2001; eroismo di gente semplice, che seppure in alto, a sinistra, la storica miserie umane che riempiono il nostro anziana e con famiglia a carico non di- Birreria Spaten Bräu; a destra, tempo e, gioco forza, serpeggiano anche mentica un istante il proprio dovere. Chi Alpini al lavoro in Friuli nel 1976. tra gli Alpini. ha vissuto con loro, non potrà mai di- Nella pagina accanto, Cosa è rimasto lo riscopri ogni volta che menticare quello che hanno fatto questi dipinto degli Anni Venti. il 26 gennaio a Brescia guardi al monu- gennaio-marzo 2019 5
mento vivente che è la Scuola Nikola- jewka. O visiti l’istituto di Endine Gaia- no o una classe di ragazzi durante una lezione tenuta dagli Alpini. Quando senti ancora un coro cantare. Quando il 4 Novembre, che piova o no, davanti al monumento ai Caduti trovi sempre (e alle volte solo) le Penne Nere in fila, sull’attenti, come la naja insegnava. E così in pellegrinaggio sui luoghi della memoria. Gli incessanti interventi nel Centro Italia, l’asilo Sorriso in Russia, i volontari della Protezione Civile che partono e vanno ovunque sia il bisogno. Cosa è rimasto lo si scopre nel Libro Ver- de quando si tirano le somme delle ore di lavoro e del denaro raccolto e devolu- to. E sembra impossibile. La memoria, la solidarietà e la montagna sono pietre d’angolo capaci di trasfor- marsi in un fare quotidiano, incessante. Un fare che unisce e alimenta il vincolo associativo. E quando inevitabilmente succede di perdersi, basta accostarsi a un vecio, che sia ancora lì o che abbia lascia- to la sua eredità nel ricordo, magari sulle pagine di un libro perché: “Questo dirit- to di seguitare a volerci bene ce lo siamo guadagnato da soli e concesso da soli ed è tutta la nostra grande ricchezza”3. 1 Arturo Andreoletti, Con gli Alpini sulla Mar- molada, Mursia, Milano 1977. 2 Alessandro Rossi, L’Alpino, ottobre 2016. 3G ian Maria Bonaldi “La Ecia”, Ragù, Casa Tanti cappelli, un’unica fede. Nella pagina accanto: in alto, giovani Alpini sorridente, Editrice Apollonio & C., Brescia 1935. il futuro dell’Associazione; in basso, picchetto armato in divisa storica. PER GARANTIRE ALTRI CENT’ANNI ALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE Una speranza nuova L eggendo, come sempre, la stampa alpi- na mi sono imbattuto in questa bella esortazione/viatico di Arturo Andreoletti sono passati i vostri padri, a voi affidia- mo questa fiaccola che si identifica con la grande famiglia alpina, perché, operando perché tutto ciò che custodiamo e che trasmettiamo non è solo nostro ma pa- trimonio dell’Italia intera; (forse il più lungimirante dei nostri Padri con sempre maggior impegno, la trasmet- - la necessità di trasmettere tutto ciò af- fondatori) pubblicata nella quarta di coper- tiate in continuità di riverenti memorie, finché si continui a ricordare; tina del Baradèll (numero 4/2018, ndr) che di generosi propositi e di fondate speran- - la decisione di affidare questa fiaccola di suona come un “imperativo categorico”. ze alle generazioni che vi seguiranno. E memoria a chi non è passato per l’espe- Ebbene in questo pezzo, scritto in occa- che sia un avvenire radioso per la nostra rienza della guerra. sione del 50° anniversario di fondazione Associazione, per gli Alpini tutti e per la Cosa tutt’altro che semplice perché sap- della nostra Associazione, Andreoletti, nostra cara Patria”. piamo bene che la differenza che passa con una sorta d’interpretazione autenti- In queste poche righe c’è veramente tut- tra un reduce e chi ha fatto solo la naja è ca, scrive senza mezzi termini qual è la to quello serve: assolutamente enorme. Ci è voluto, dun- nostra missione: trasmettere i nostri va- - l’Associazione vista come fiaccola di ci- que, un bel coraggio. lori, il nostro stile di vita, la nostra Asso- viltà, della nostra civiltà. Una sorta di Eppure, il vecchio combattente, il fondato- ciazione insomma, alle nuove generazioni isola felice in una società che da qual- re dell’Ana non ha avuto dubbi: occorreva affinché queste facciano altrettanto. che decennio, pare impazzita; trasmettere la fiaccola alle future genera- “Ebbene, giovani Alpini, a voi delle nuo- - la missione di trasmettere il nostro stile zioni e l’unico modo per farlo era educare i ve generazioni e delle più recenti leve, di vita, i nostri valori e la nostra capa- giovani ai valori e allo stile di vita che loro a voi che avete avuto la fortuna di non cità di custodire e coltivare la memoria avevano mantenuto e custodito. conoscere gli orrori attraverso i quali non solo per noi ma per la nostra Patria Hanno fatto una scommessa enorme e 6 gennaio-marzo 2019
Continuiamo nella nostra battaglia per il ripristino della leva obbligatoria e nel frattempo facciamo qualcosa per consen- tire a questo sodalizio di assicurarsi un futuro prospero nei numeri e nella capil- lare diffusione perché solo così la fiaccola potrà continuare a brillare! Non facciamoci prendere ancora in giro dai governi di turno che, se mai doves- sero farlo, ci concederanno solo qualche briciola avvelenata. Facciamolo da noi. Abbiamo ancora for- za ed energia per mettere i giovani sulla strada giusta e per garantire altri cento anni alla memoria di rimanere sull’agenda politica della nostra Patria. Facciamo qualcosa e facciamolo subito sono riusciti a plasmare noi a loro imma- Io un’idea precisa ce l’avrei anche, ma perché purtroppo non abbiamo più tem- gine e così la memoria è stata garantita quello che conta è che tutti facciano po da perdere. per cento anni. loro l’impegno morale di Arturo Andre- E che l’esortazione di Arturo Andreoletti Ora sta a noi difendere e trasmettere oletti: trasmettere la fiaccola alle futu- di cinquant’anni fa diventi la nostra linea questo patrimonio. Non possiamo tirarci re generazioni. Non mi interessa tanto guida per il nostro cammino fin da ora. indietro. Non sarebbe da Alpini. come, mi interessa che lo si faccia. Cesare Lavizzari SEMPRE CON I NOSTRI VALORI FONDANTI IN MENTE Un secolo di storia S ono passati cento anni. Cento anni? Uno sproposito! Cento anni trascor- si dal lontano 1919, in un’alternanza di ci ma comunque inizialmente tristi per la gran parte dei najoni che, a scaglioni, come si usava allora, la maggior parte per (c’era sempre qualche Alpino che portava oltre al suo anche lo zaino o il Garand di chi “tirava l’ala”). Ricordi che suscitano periodi difficili, faticosi, pieni di insidie, la prima volta affrontavano con nostalgia in me un piacevolissimo e “profumato” ma anche ricchi di fervore, di iniziative e lunghi periodi lontani da casa. sentimento (c’erano anche i nostri amici di speranza. Cento anni trascorsi sempre Vita di caserma a volte dura; a volte, dopo e indispensabili muli). Mi immagino, in con il nostro amato cappello calato sulla il primo impatto iniziale, vissuta con sana questi giorni di inizio anno, una lunghis- testa, orgogliosi della nostra penna; cia- goliardia, con un legame coi camerati an- sima stecca che da Milano, dall’8 luglio scuno con lo stemmino e la nappina co- cora vivo tuttora: legame che noi chia- 1919, transitando per la Colonna Mozza lorata del proprio Battaglione o Gruppo. miamo alpinità. Le caserme di tutt’Italia si snoda passando di mano in mano tra Momenti difficili: la ricostruzione dopo strabordavano di giovani leve. Le nostre le nostre ottanta Sezioni, i nostri circa gli anni della Grande Guerra; la seconda caserme alpine però avevano un fervore quattromilacinquecento Gruppi e i no- tragica guerra mondiale; momenti eufori- in più, vuoi per le meravigliose montagne stri circa trecentocinquantamila soci per ci per la ripresa degli anni Sessanta-Set- che le circondavano, vuoi per la freneti- terminare nel mese di maggio davanti al tanta; momenti sicuramente meno tragi- ca attività e le comuni fatiche condivise duomo di Milano dove si concluderà l’A- dunata del Centenario. Cento anni trascorsi dagli Alpini, pur tra avversi destini, sempre con i nostri valori fondanti in mente, arricchiti nel tempo dalla passione e iniziative di validi Presi- denti. Negli anni recenti abbiamo “arruo- lato” anche tanti Amici non Alpini ma che condividono i nostri sentimenti sui quali puntiamo per consolidare le nostre fila. Da Milano lasceremo (come fanno i mu- ratori quando gettano i pilastri per la co- struzione di una casa) una chiamata alla quale ci collegheremo tutti noi e chi verrà dopo di noi per consentire alla stecca di questa splendida Associazione di prose- guire fino a quando… Non poniamo limiti Foto Marco Mayr alla Provvidenza! Viva gli Alpini. Enrico Bianchi gennaio-marzo 2019 7
L’ESEMPIO DEI PADRI come se non fosse un problema loro. Era- no stati all’inferno e, in qualche modo, Lo zaino del Vej erano riusciti a vincere la loro personale battaglia sulla morte dunque non vi era nulla che potesse davvero intimorirli. Eppure, un’ansia li accomunava tutti: sen- L a cosa che mi ha sempre affascinato dei Reduci è il fatto che non abbiano mai chiesto niente per loro stessi come un’impressionante forza propulsiva al servizio delle loro comunità e, in defini- tiva, della Patria riuscendo a coinvolgere tivano di dover fare anche l’impossibile per ricordare i compagni Caduti e operare perché la memoria non si spegnesse mai. se dal destino e dalla Patria avessero già anche noi. Non importava di quale guerra o campa- ricevuto abbastanza. Non avevano paura di nulla. Non c’era gna fossero reduci: ricordare i Caduti era Eppure, erano stati mandati a combattere nulla nella quotidianità che potesse dav- per tutti loro un vero e proprio impera- una guerra inutile e senza speranza, ar- vero preoccuparli. tivo categorico. Non bastava ricordare. mati malamente ed equipaggiati in modo Affrontavano serenamente ogni questio- Occorreva farlo bene. ancor peggiore. In loro, però, non ho mai ne relativa al lavoro, alla vita di tutti i Per primi compresero che la memoria do- percepito desiderio di rivalsa. giorni. Persino gli inevitabili malanni ve- veva diventare uno stimolo per essere cit- Per primi si sono messi all’opera per tra- nivano affrontati con serenità. tadini migliori e così coniarono il motto: durre la loro drammatica esperienza in Non avevano paura nemmeno di morire Ricordare i Caduti aiutando i vivi. 8 gennaio-marzo 2019
volta al futuro. “Vedi – mi dicevano – noi a decidere il nostro futuro e a scegliere, ci siamo fatti carico dello zaino dei no- allevare ed educare al culto buono della stri veci, i ragazzi dell’Adamello, del Pia- memoria e al nostro stile di vita chi verrà ve, dell’Ortigara e delle Tofane. A questo dopo di noi. abbiamo aggiunto i nostri compagni e ci Con delibera del marzo del 2004 (che a siamo preoccupati non solo di onorarne la quanto mi consta non è mai stata supe- memoria e di dare un senso a tutto quel rata, annullata o modificata) l’allora CDN, sacrificio, ma anche di allevare chi que- con voto unanime, ha impegnato l’Asso- sto zaino pesantissimo avrebbe portato ciazione a “individuare tutti i provvedi- quando a noi sarebbe stato impossibile. menti che consentano ai nostri valori, al Abbiamo fatto una scommessa su di voi nostro stile di vita associativo, di conti- che, benché Alpini, avete avuto l’esperien- nuare a vivere e tramandarsi”. za della guerra. Noi ricordavamo i nostri Da quel marzo 2004 è iniziato un percor- compagni, l’orrore che ci ha avvolti a so lungo e faticoso. Il presidente Corrado vent’anni. Il nostro era un ricordo doloro- Perona ha voluto sentire tutte le Sezioni so e faticoso perché in tanti avremmo vo- e tutti capigruppo su questo punto e ha luto dimenticare tutto ma non lo abbiamo lasciato al suo successore l’imponente la- fatto perché sentivamo che i nostri mor- voro svolto e il presidente Sebastiano Fa- ti ci chiedevano di essere ricordati. Voi, vero, all’inizio del suo mandato, ha voluto però, avete capito, ci avete ascoltati e vi risentire i presidenti di Sezione. siete rimboccati le maniche. Avete preso Insomma, sono stati quattordici anni di lo zaino del Vej sulle vostre spalle e state dibattiti, idee, discussioni appassionanti. facendo un lavoro davvero meraviglioso. Ora però il tempo delle parole è finito. Ma dopo di voi cosa succederà? ” È ora di decidere cosa si dovrà fare e come Ecco questa, per loro, era una preoccu- ci si dovrà comportare. Insomma, quale pazione davvero enorme che si era ov- strada intraprendere prima che ogni pos- viamente acuita con la sospensione della sibilità venga di fatto impedita da proble- leva obbligatoria che aveva messo in crisi mi anagrafici. quella trasmissione naturale da padre in Prima, cioè, di consegnare all’oblio i no- figlio che aveva garantito la continuità dei stri morti e la loro immensa lezione. valori per quasi un secolo. Forse siamo già andati oltre ma credo sia Oggi, peraltro, lo zaino si è fatto ancora nostro preciso dovere almeno provare a più pesante con i ragazzi che hanno sacri- dare risposta alla domanda che più di al- ficato la vita nei teatri operativi in questi tre dovrebbe toglierci il sonno: chi porte- anni e che meritano di essere ricordati rà lo zaino del Vej dopo di noi? Foto: collezione Gabriele Dalla Porta esattamente come gli altri: ragazzi che Questo ci impongono le nostre regole as- hanno fatto fino in fondo il loro dovere. sociative. Questo ci hanno chiesto i nostri La preoccupazione dei Reduci, quella cioè, Padri. Questo è quello che ci hanno chie- di individuare chi potrà aiutarci a portare sto di fare con passione e concretezza. lo zaino della memoria oggi è tutta no- E noi non possiamo tradirli. stra. Dovremo, infatti, essere noi adesso Cesare Lavizzari I Vej, Alpini d’altri tempi; Ricordo un giorno di qualche anno fa che, non bastava ricordare parlando con due grandi veci – Nelson i compagni caduti, Cenci e Carlo Vicentini – quest’ansia mi occorreva farlo bene perché la memoria doveva è apparsa in tutta chiarezza. diventare uno stimolo per Erano davvero delusi da questa Italia di- essere cittadini migliori. stratta che sembrava voler abbandonare al completo oblio i loro fratelli lasciati nella steppa o nei campi di prigionia e di sterminio sovietici. Delusi da questa Italia che pareva non aver compreso la lezione o, peggio, che pareva voler dimenticare per evitare di confrontarsi con tanto valore e sacrificio. Se non fosse per l’Ana – dicevano – chi ricorderebbe ancora? Chi avrà voglia di mettersi in gioco se l’Ana dovesse in qual- che modo cessare le sue attività? La loro preoccupazione, dunque, era ri- gennaio-marzo 2019 9
ARTURO ANDREOLETTI Il Padre fondatore erano desiderosi di entrare a far parte in un periodo eroico in cui gli attrezzi delle Forze Armate italiane. Venne mo- erano fermi all’alpenstock, alle corde di bilitato nel marzo 1915 e, promosso ca- canapa e agli scarponi chiodati. Sono an- pitano pochi mesi dopo, si vide affidare che famosi sono i suoi studi sulle località il comando della 206a compagnia del attraversate al punto che molti futuri e battaglione Val Cordevole. Rimase sulla autorevoli libri-guida sull’argomento era- Marmolada per due inverni consecutivi; no tratti in gran parte dai suoi lavori. tenne un comportamento esemplare al La profonda conoscenza della mon- punto che gli fu proposto di entrare a tagna e le imprese compiute indicano far parte del servizio permanente con la come Andreoletti godesse di prestigio promozione al grado di maggiore. An- nell’ambiente alpinistico anche se non dreoletti declinò educatamente l’invito mancarono nei suoi confronti critiche e preferendo rimanere capitano dei suoi rivalità; era un personaggio di alta sta- Alpini. Per i suoi meriti gli fu conferita tura morale e intellettuale, leader indi- la Croce di Guerra al Valor Militare. scusso, dotato di carattere tutt’altro che Agli inizi del 1917 lasciò il fronte della accomodante e remissivo. Marmolada per essere trasferito all’Uf- Uno dei suoi subalterni sul fronte della ficio Operazioni della IV Armata dove Grande Guerra ha scritto di lui: “[…] La assunse importanti incarichi fino al suc- sua figura asciutta e slanciata, il suo vol- cessivo trasferimento allo Stato Maggiore to dai lineamenti signorili, il suo sguardo del IX Corpo d’Armata. aperto e leale, il suo fare franco e deciso Fu coinvolto nella ritirata di Caporetto mi diedero subito l’impressione di trovar- e ottenne di partecipare alla difesa del mi di fronte a un uomo tutto di un pez- Monte Tomba e del Monfenera. Poco zo, molto volitivo ma altrettanto gentile prima della fine del conflitto gli furono d’animo e conscio della sua tutt’altro che conferite altre onorificenze: due medaglie lieve responsabilità […]”. di bronzo e una d’argento. Ad Armistizio Andreoletti conobbe personalmente concluso fu richiamato all’Ufficio Opera- importanti personaggi storici della sua zioni della IV Armata per far parte della epoca tra i quali Cesare Battisti, Um- La sua figura asciutta e slanciata, Commissione Confini. berto II di Savoia e il generale Umber- il suo volto dai lineamenti signorili. Fu congedato il 30 marzo 1919, dopo cin- to Nobile; ha conservato con estrema quantuno mesi di servizio in zona di guerra. cura i loro ricordi nella villa di Monte A rturo Andreoletti nacque a Milano l’8 marzo 1884 e morì a Monte Olimpi- no – oggi frazione di Como – il 24 genna- Nel luglio 1919 fondò a Milano l’Asso- ciazione Nazionale Alpini e ne divenne il terzo presidente dal 1920 al 1922. Gra- Olimpino dove aveva preso residenza negli ultimi decenni di vita. Il suo sti- le era quello di un gran signore; preciso io 1977, all’età di novantadue anni. zie alle sue notevoli doti di manager, sin ed esigente in modo particolare con se Dopo essersi diplomato in ragioneria, fu dall’inizio fu in grado di strutturare la stesso. Purtroppo alcune manifestazioni chiamato alle armi nel 1906 nel Corpo neonata Associazione conferendole uno troppo “aspre” del suo carattere non gli degli Alpini come allievo ufficiale, no- statuto e una forma organizzativa che è resero sempre facili i rapporti umani che minato sottotenente nel 1907. Il suo giunta fino ai nostri giorni. Da subito la furono spesso causa di polemiche nono- primo servizio militare lo svolse nell’a- difese con forza dalle ingerenze politi- stante i numerosi successi che ottenne rea dolomitica che in seguito diventerà che, minacciando anche di rassegnare le nel corso della vita. la zona prescelta per la sua esperienza dimissioni piuttosto che cedere alle in- È sepolto nel cimitero di Monte Olim- alpinistica. Fu congedato nel medesimo giunzioni del regime. pino; sulla sua tomba la Sezione Ana di anno e tornò alla vita civile. Poco dopo Dotato di grande professionalità, coprì Como ha apposto recentemente una targa vinse un concorso indetto dal Comune incarichi di alto livello in grandi aziende in suo imperituro ricordo. di Milano del quale divenne apprezzato fino al pensionamento. Gli venne confe- Qualche anno fa il Gruppo Alpini di Mon- funzionario per un ventennio. rita la Medaglia d’Oro di Benemerenza te Olimpino ha ricevuto in dono il suo ar- Dal 1909 fino al 1914 fu richiamato nei del Comune di Milano e fu insignito di chivio completo, uno vero tesoro di scritti periodi estivi e con la sua profonda co- altre onorificenze per i suoi meriti pro- e foto tenuti così in ordine che, chi ha la noscenza dell’ambiente dolomitico seppe fessionali e civili, compresa una Medaglia fortuna di ammirarlo, si rende conto in accattivarsi la stima dei suoi superiori che d’Argento al Valor Civile per il salvataggio modo preciso di quale fosse stato il carat- gli affidarono una serie di incarichi per lo di alcuni alpinisti sulla Marmolada. tere del nostro Padre fondatore. studio e la ricognizione delle zone confi- Di grande rilievo fu la figura di Arturo Piergiorgio Pedretti nanti con l’Austria. Andreoletti alpinista. Può essere conside- Durante gli stessi anni costituì di pro- rato il miglior esperto italiano di quell’e- Fonte pria iniziativa un reparto formato da ir- poca della regione dolomitica. Furono in- Testo e foto dal sito internet del Gruppo redentisti trentini che, affluiti a Milano, numerevoli le ascensioni da lui effettuate Alpini di Monte Olimpino 10 gennaio-marzo 2019
L’AFFICHE UFFICIALE Il manifesto dell’Adunata È l’immagine che per un anno intero ogni Alpino aspetta di vedere, per- ché rappresenta il segnale che annuncia l’arrivo dell’Adunata nazionale. È il ma- nifesto che raggiungerà ogni sede di Se- zione e di Gruppo, i negozi di tanti paesi e città. Lo stesso che comparirà sull’infi- nità di pullman, camper e automobili in viaggio su tutte le strade d’Italia verso la città di turno. Il manifesto che non si limiterà a invade- re l’Italia, ma arriverà anche all’altro capo del mondo, in ogni luogo in cui vive un Alpino. Una sola immagine che ci raccon- terà tante cose; ci dirà il quando, il dove, il perché e ci parlerà dello spirito, della fantasia e della sensibilità del suo autore. Appuntamento come sempre in maggio a Milano perché, nel centenario della sua costituzione l’Associazione Nazionale Alpini non poteva che ritrovarsi nel suo luogo di nascita, dove i Padri fondatori diedero il via a un fenomeno unico, incre- dibile, che non ha eguali al mondo. E l’autore è proprio di casa, è Tiziano Tavecchio, orgogliosamente Alpino del Morbegno, uomo dai tanti ruoli, infatti è consigliere della Sezione, cerimoniere ufficiale e caporedattore del Baradèll. Ma soprattutto uomo sensibile, che sa coglie- re i caratteri essenziali in ogni vicenda e tradurli in una rappresentazione grafica di grande effetto. L’elemento che prevale su tutto è la Ma- Tiziano Tavecchio mostra soddisfatto la sua opera attorniato dal vicepresidente donnina del Duomo, sicuramente tra i Agostino Peduzzi, dal presidente Enrico Gaffuri e da Mario Ghielmetti, nominato da simboli che rappresentano bene la città poco fotografo ufficiale dell’Ana. Sotto, Tiziano nel suo studio di Longone al Segrino. di Milano ma, più d’ogni altra ragione, sta lì a parlare della fede degli Alpini. ne e i mille modi in cui la esprimiamo. l’autenticità dell’amor di Patria che ani- La Madonnina ci accoglie tutti a braccia Poi c’è la bandiera Tricolore, una sorta ma ogni Alpino. aperte perché conosce la nostra devozio- di certificato di garanzia, ad attestare Nella parte bassa del manifesto spic- cano i caratteri distintivi della città, i monumenti antichi che si fondono con i più moderni, il tutto in piena armonia. Proprio come gli Alpini, gente che vive la modernità, saldamente aggrappata a valori antichi, ai quali non rinuncia. Che bravo, il nostro Tiziano. È riuscito a raccontarci tante cose in una sola imma- gine. A sentir lui, il risultato è frutto del clima molto favorevole che regna nella nostra Sezione, per via della passione, dell’amicizia e dello spirito di collabora- zione che vi si respirano. Sta di fatto comunque che, per merito di Tiziano, abbiamo un altro spunto per provare forte il piacere e l’orgoglio di es- sere Alpini comaschi. Enrico Gaffuri gennaio-marzo 2019 11
CIAO CESARE Gocce di memoria Di quel che è passato non resta che un dolce ricordo e il rimpianto di averlo vissuto per poco: un soffio di vita soltanto. (Nelson Cenci) L o sgomento per la gravità della no- tizia ha lasciato tutti senza parole. “Cesare Lavizzari è andato avanti”, incredibile e soprattutto inaccetta- bile. È come se una tegola fosse caduta a tradimento sulle nostre teste. Poi, dopo lo sconcerto, più di uno ha sen- tito il bisogno di parlarne, perché si è dato libero sfogo al dolore per la perdita di un amico. E prepotente è la necessità di ricor- darne il profilo di uomo di grande spes- sore; la voglia di richiamare alla mente la sua profonda conoscenza della storia degli Alpini, in uniforme o in borghese, e la sua impareggiabile capacità di raccontarla. Parlando di Cesare, un po’ tutti hanno ripercorso i numerosi momenti condivi- si con lui, in giro per l’Italia che ha girato in lungo e in largo; oppure nel territorio comasco che conosceva alla perfezione per averlo percorso tante volte, spesso arrivando all’ultimo momento con il suo scooter. Occasioni di celebrazione o riu- nioni di lavoro associativo; ma anche mo- menti conviviali per un pranzo o una cena tra amici, bevendo un bicchiere, ridendo, scherzando e cantando. Tutte le volte che ci lascia qualcuno a cui per qualche ragio- ne sentivamo di essere saldamente legati, si ha voglia di aprire tutti i cassetti della memoria e cercarne le tracce. E torna a farsi sentire il monito dei nostri veci a tener viva la memoria. Perché chi viene ricordato non muore mai. Cesare rimarrà a lungo nel cuore di tutti. Cesare Enrico Gaffuri L a sua era una mente che viaggiava ad alta velocità e a volte era difficile far proprie certe sue idee, che sembravano non si limitava a proporre idee, ti metteva già sotto il naso un progetto per realiz- zarle. E tutte le sue caratteristiche erano solo frutto della fantasia. Ma dipendeva arricchite da una grande disponibilità, nei solo dal fatto che lui era già molto avanti confronti di chi gli chiedesse un parere, col pensiero, mentre noi ci saremmo ar- un aiuto, o anche semplicemente nel fare rivati solo in seguito. Oltre la cultura, la un discorso, attività che gli era particolar- professionalità, la profonda conoscenza mente congeniale. dell’Associazione e una più che fervida Aveva la capacità di catturare l’attenzione fantasia, Cesare aveva una caratteristica di chi lo ascoltava sin dalle prime paro- che lo rendeva inarrestabile, credeva fer- le. I suoi discorsi e interventi celebrativi mamente nella possibilità di tradurre in erano di uno spessore ineguagliabile. Ri- realtà quelli che per noi erano solo sogni. cordo la commemorazione della battaglia Per lui era normale pensare in grande e di Nikolajewka pronunciata da Cesare a 12 gennaio-marzo 2019
Madesimo qualche anno fa. In assoluto la migliore che abbia mai ascoltato. Indi- menticabile. Oppure il suo intervento al convegno sulla fine della Grande Guerra presso la Casa Militare di Turate. Pubblico ammutolito e applausi interminabili. Alla fine gli avevo detto che avrei voluto avere anche solo un decimo della sua testa e la risposta era stata “Ma va là!”. Mi affascinavano la sua competenza e la sua prontezza nell’affrontare qualunque tema, fosse associativo o professionale. La sua disponibilità era assoluta e non è Caro Cesare mai capitato che non si facesse in quat- Enrico Bianchi tro per soddisfare le esigenze che gli si proponevano. Anzi, non era nemmeno necessario che si facesse in quattro, era sufficiente lui così com’era. E quante volte N ella tua nuova dimensione, sicura- mente avrai assistito ai tuoi funerali. Avrai notato con piacere la numerosissi- partecipato alla funzione religiosa. Poi sul sagrato di Sant’Ambrogio i commen- ti, i ricordi, i rimpianti e le reciproche ci si è presentata la necessità di rivolgerci ma folla dei tuoi Alpini, variegata come consolazioni si sono sprecati; ma anche a Cesare! Mi piace pensare che con noi co- sempre nella composizione, nell’atteg- parecchi sorrisi e apprezzamenti per i maschi avesse un legame particolare, ma giamento e nei colori; però comandanti tuoi impagabili discorsi e per il piacere probabilmente era così con tutti. e comandati, gli Alpini sono tutti uguali. che ci dava la tua partecipazione alle va- Che strano il destino! Se l’è portato via vessilli e gagliardetti, in gran numero, ti rie nostre cerimonie. senza dargli la soddisfazione di celebrare hanno reso gli onori, come si usa tra noi Mi porterò a lungo nel cuore il ricordo di il centenario dell’Ana, senza fargli gusta- per i simboli più importanti, in entrata questa giornata e, purtroppo mi manche- re l’Adunata nazionale, proprio quella di e in uscita. Ordinati e silenziosi come rà – e non solo a me – la tua “imponente” Milano. In questi giorni sto riguardando pochissime altre volte, gli Alpini hanno presenza. Ciao Cesare. alcune sue foto, soprattutto un primo piano sorridente col cappello in testa. E penso al patrimonio che era racchiuso in quella testa, un patrimonio enorme che Salutami i “grandi Vej” se n’è andato con lui. Aldo Maero Da sempre, ogni conversazione tra me e Cesare, fosse telefonica o di persona, iniziava con uno dei due che diceva “A brüsa” e l’altro che completava con “suta C aro amico e complice di tante inizia- tive. Quante belle avventure alpine abbiamo vissuto e organizzato insieme; bio tanto affetto per cui, giustamente, ci ritenevamo dei privilegiati. La nostra alpinità si è arricchita di valori che forse ‘l Süsa!”. Non potremo più dircelo. avevamo come attori–complici due stra- altri non potranno conoscere e compren- Dovessi fissare un bel momento in com- ordinari Alpini come Nelson Cenci e Carlo dere, senza di loro il nostro Piccolo mondo pagnia di Cesare, sceglierei una bella se- Vicentini che ora sei tornato a frequenta- alpino non è stato più lo stesso; insieme rata trascorsa in Val d’Intelvi. Lui intona- re assiduamente, e un po’ t’invidio. li abbiamo salutati quando hanno deciso va canzoni milanesi e noi gli facevamo il Con loro abbiamo trascorso momenti di lasciarci. coro… Oh mia bèla Madunina… unici che resteranno per sempre gelosa- Pensavo che un giorno avresti accompa- Cesare te ne sei andato da poco, ma sento mente custoditi nel nostro cuore. A loro gnato anche me, com’ è nella logica delle già la tua mancanza. abbiamo voluto bene e ricevuto in cam- cose; invece sono stato io a venirti a salu- tare a Milano. Mi mancherai Ragazzo del Susa, il nostro bel battaglione a cui siamo e saremo sempre orgogliosi di appartene- re. Quante battute tra noi e l’amico gene- rale dell’Aosta che, da vero gentiluomo, ha sempre abbozzato un sorriso ai nostri go- liardici sfottò; sono certo che mancherai tanto anche a lui. Resteranno i bellissimi ricordi. Resterà quel nostro capirsi al volo, quella bellissima complicità che ha dato vita a tante belle iniziative. Ricordi quel- la volta all’Adunata di Cuneo quando mi venne l’idea di far tenere il Labaro a Carlo Vicentini? Nelson quell’anno non c’era; tu pensavi che non ce l’avrebbe fatta, che po- Foto Mario Ghielmetti teva essere troppo faticoso. Che bello ve- dere la sua gioia, l’entusiasmo, l’emozione mentre si infilava i guanti bianchi, sem- brava un bambino nel giorno di Natale! gennaio-marzo 2019 13
CIAO CESARE Scompiglio in Paradiso U n sentimento intenso e reciproco di amicizia, stima e rispetto legava Ce- sare Lavizzari e Nelson Cenci. Gli Alpini si accalcavano vocianti a quel rancio inaspettato sempre più numerosi, aumentando il trambusto. Certo c’era an- Quando il 3 luglio 2012 Nelson Cenci che grande commozione. morì, Cesare Lavizzari scrisse in suo ricor- Gli si erano subito fatti attorno gli amici do l’articolo Scompiglio in Paradiso, che ven- di un tempo, i suoi Alpini. Lacrime, sor- ne pubblicato sul Baradèll di quel tempo. risi, abbracci, tante pacche sulle spalle e La Redazione ha deciso di ripresentarlo, infiniti ringraziamenti! Già, perché lui per tener viva la memoria di entrambi, aveva contribuito in modo determinan- come anello di congiunzione tra le pagine te a evitare che su quei ragazzi, che tanto precedenti dedicate a Cesare e quelle suc- avevano dato, cadesse il velo dell’oblio. cessive che commemorano la battaglia di Lui, grande medico, aveva sempre man- Nikolajewka di cui Nelson fu protagonista. tenuto al primo posto il ricordo di quegli È un breve saggio di bravura, simpatico e Alpini e il loro sacrificio. E a quel sacrifi- coinvolgente, che si legge tutto d’un fiato. cio aveva contribuito a dare un senso con un’opera costante e con una continua e ’Pena passà la valle e dopo un fià de bosco, se ossessiva divulgazione. slarga i prà nel cielo... Ora quell’eterno ragazzo è lì felice e sere- Foto Lella Maero Eccolo il Paradiso di Cantore. Un posto no a far festa con i suoi Alpini e gli amici quieto e ordinato, dove tutto scorreva di sempre cantando e schiamazzando. scandito da una disciplina ormai conso- Nelson e Peppino, seduti uno accanto lidata nel tempo e curata personalmente all’altro, parlano fitto fitto, prendono ap- dal severo Generale. punti e fanno progetti. Una decina di anni fa la tranquillità del Il vecchio Generale conosce i suoi Alpini. luogo aveva avuto un forte scossone Sa quali “trame” stanno ordendo. Li guar- quando alla porta si era presentato Pep- da preoccupato e, scuotendo la testa, si pino Prisco. Immagino gli schiamazzi dei allontana. Sa che l’ordine e la disciplina “saltarelli” abruzzesi e gli scherzi che da di un tempo non torneranno più. Dietro allora si saranno susseguiti senza sosta. allo sguardo corrucciato di Cantore però In questi giorni, però, un nuovo colpo si è c’è chi giura di aver intravisto un mezzo abbattuto sul vecchio Generale. sorriso: egli sa che quel nostro pezzo di In una mattina di settembre si è presen- Paradiso da oggi è diventato un posto, se tato in carraia un Alpino con un largo e possibile, ancora più bello. rassicurante sorriso su un volto contorna- Caro Nelson non preoccuparti per noi. to da lunghi capelli bianchi. Dal cappello Dopo un primo naturale momento di segnato dal tempo si capiva che era un ve- sbandamento, siamo tornati sereni. Ti cio, ma a guardarlo negli occhi sembrava sappiamo felice e questo basta. La gioia un giovanotto: curioso, attento e pieno di averti incontrato, di avere cammina- di energia e di speranze. Sapevano che to con te per un lungo tratto di strada, doveva arrivare ma, pur conoscendone la di aver ascoltato i tuoi consigli e goduto natura “sbarazzina”, non si aspettavano del tuo incoraggiamento non può certo tanto scompiglio. Alpini che accorrevano essere offuscata da un breve momento da ogni parte, grandi grida di giubilo. Il di dolore. Sappi, comunque che abbiamo trambusto ha subito attirato l’attenzione appreso la lezione e che continueremo a del vecchio Generale che, voltandosi, ha fare quello che tu hai sempre fatto. Con- visto il nostro Nelson entrare trionfante tinueremo a camminare sul sentiero che alla guida di un trattore che trascinava un ci hai indicato e siamo certi che non ci enorme paiolo di polenta fumante e una farai mancare mai il tuo consiglio e il tuo buona scorta di bottiglie di “bollicine”. sostegno. Continueremo anche a fare La guardia non aveva saputo fermarlo “baracca” per rafforzare quell’amicizia o, più probabilmente, non aveva voluto semplice e sincera che per te era impre- farlo e ora non si poteva fare più nulla. scindibile. Continueremo a bere le tue amate “bollicine” e ogni volta penseremo “Coloro che amiamo e che abbiamo perduto a te Alpino, medico, scrittore e contadi- non sono più dove erano no, con la certezza che tu sarai lì, seduto ma sono ovunque noi siamo.” accanto a noi, con il sorriso di sempre. (Sant’Agostino) Cesare Lavizzari 14 gennaio-marzo 2019
NIKOLAJEWKA Settantasei anni fa Le testimonianze di due protagonisti I l primo numero annuale del Baradèll, Piergiorgio Pedretti scrittore e Parole scolpite, i giorni e l’opera gennaio-marzo, dedica sempre un di Corti, entrambi dedicati allo scrittore importante servizio a Nikolajweka brianteo, Alpino senza penna, ma nel introdotto da una foto in doppia pa- cuore e nei fatti. gina che suscita emozioni, seguita da al- Stern, Alpino sergente maggiore del Ve- Giuseppe Mendicino: nato ad Arezzo, cuni articoli che ricordano il dramma fisi- stone, è autore del libro Il sergente nella risiede da molti anni in Brianza. È un af- co, morale, umano e le speranze che ogni neve, un’autobiografia scritta nel 1953, fermato scrittore ma soprattutto è il bio- soldato serbava nel proprio cuore quel 26 cronaca dell’esperienza personale vissu- grafo di Mario Rigoni Stern. Una passio- gennaio 1943. Completano il servizio le ta durante il servizio sul fronte del fiume ne, quella per la scrittura, che gli ha fatto cronache delle manifestazioni che rinno- Don e la successiva ritirata a partire dal meritare anche una pagina sul portale di vano la memoria dell’evento. 17 gennaio 1943. Wikipedia. Nel 2007 ha curato Dentro la Quest’anno la Redazione ha deciso di- Per rievocarli il Baradèll si è avvalso di due memoria: scritti dall’Altipiano - Mario Ri- versamente. Si è voluto rivivere il tragico scrittori-saggisti che, oltre ad aver cono- goni Stern. Nel 2016 ha pubblicato Mario evento delle due ritirate di Russia – quella sciuto e frequentato i due Reduci, ne han- Rigoni Stern - vita guerre libri che passa in di dicembre 1942 dalla fanteria e dell’arti- no studiato a fondo i libri dai quali sono rassegna gli aspetti più caratteristici dello glieria campale e quella di gennaio 1943 scaturite importanti biografie. scrittore asiaghese e hanno segnato pro- degli Alpini e Artiglieri Alpini – ricor- Paola Scaglione: giornalista e saggista fondamente la sua vita. dando due personaggi che ne sono stati italiana i cui studi si sono concentrati Con queste scelte la Redazione del Bara- coinvolti direttamente e che, rientrati in sui libri dello scrittore cattolico Eugenio dèll, dopo tre anni dalla nuova edizione, Italia, hanno scelto la scrittura per ren- Corti; ai grandi temi che ricorrono nelle intende portare linfa nuova al giornale dere pubblica la tragedia vissuta: Eugenio sue opere e che indicano i compiti ai quali nella speranza di renderlo sempre più ap- Corti e Mario Rigoni Stern. ciascuno è chiamato: la fede, la battaglia prezzato ai lettori e, insieme, far rivivere Corti era sottotenente di artiglieria cam- culturale, l’amore, la bellezza, il senso nei cuori la scritta della Colonna Mozza pale, conosciuto soprattutto per la sua dell’arte. Insomma tutto ciò sta a cuore dell’Ortigara Per non dimenticare. opera più importante Il cavallo rosso, edito all’Autore, compresa l’esperienza della Il Direttore e il Comitato di Redazione nel 1983 che narra le vicende italiane dal guerra e le tragiche vicende della ritirata ringraziano Paola Scaglione e Giuseppe 1940 fino al 1974, la cui parte iniziale è di Russia. Fra gli altri scritti di Paola sono Mendicino per la squisita sensibilità di- dedicata alla Campagna di Russia. Rigoni da ricordare in particolare I giorni di uno mostrata e augurano loro altri successi. gennaio-marzo 2019 15
NIKOLAJEWKA Alpino senza penna Eugenio Corti. In pace con gli uomini e con Dio L a ritirata di Russia lo aveva segna- Paola Scaglione dei suoi Alpini. Ho tentennato la testa e to. Oltre settant’anni dopo, negli ho detto: “Beh, insomma, saranno anche ultimi giorni di vita, a Eugenio loro come gli altri italiani...”. A quel pun- Corti (1921-2014) di notte pa- ti. Raccontava Corti: «È stato lui a parlarmi to lui mi ha avvertito: “Ti sbagli. So cos’è reva di ritrovarsi in quell’inferno di neve per la prima volta di loro in un modo che accaduto fra le truppe ordinarie, ma gli uniforme, con i piedi congelati e la gola mi ha illuminato. Durante la ritirata al Alpini sono tutta un’altra cosa: si sono dolorante, a gridare ordini ai suoi uomini fronte russo avevo visto gli italiani delle dimostrati migliori degli stessi tedeschi”». per strapparli alla morte. truppe ordinarie comportarsi in maniera È l’origine di una scoperta inattesa, che In ogni inverno della sua vita, al soprag- non esaltante dal punto di vista militare: Corti coltiva con un lavoro di ricerca e di giungere del freddo, gli tornava in mente pensavo che gli Alpini si fossero compor- documentazione durato una vita intera. il gelo spaventoso della marcia verso la tati più o meno allo stesso modo. Ricordo Non è un caso se nel fortunato roman- salvezza, con la neve che entrava nelle una sera, appena tornati dalla Russia, in zo Il cavallo rosso (trentatre edizioni dal scarpe, le notti passate all’aperto sotto cui don Carlo è venuto in visita a casa mia: 1983, traduzioni in otto lingue) le pagine una coperta rigida come lamiera per il stavamo conversando in sala e lui parlava sulla ritirata degli Alpini spiccano per la freddo, «i volti dei compagni d’armi, vivi sconfinata ammirazione del narratore e e morti, soprattutto di quelli che abbiamo per la precisione assoluta del racconto. abbandonato perché non eravamo in gra- Nella narrazione della loro epopea brilla do di trasportarli». il valore di ogni gesto, anche di quelli che Come gli Alpini lo scrittore, ufficiale di la storia ufficiale dimentica. Ricordando artiglieria, ha combattuto sulla linea la battaglia di Nikolajewka è d’obbligo del Don nella seconda guerra mondiale. citare almeno la vicenda del piemontese Come loro ha vissuto la tragica ritirata. Giuseppe Grandi, il valoroso comandan- Ma c’è ben altro ad avvicinarlo al loro te di compagnia del battaglione Tirano mondo: chi incontra Corti incontra anche ferito ad Arnautowo e morto cantando Il gli Alpini, per la sua sintonia con il loro testamento del capitano. Ne Il cavallo rosso spirito di servizio silenzioso e fattivo, in l’episodio è narrato con rigoroso reali- guerra e nella vita civile. smo e con tratti di altissima poesia: nella La sua simpatia per le nostre truppe da scrittura di Corti la grande impresa con la montagna inizia grazie a un amico comu- quale, a costo di enormi perdite, gli Alpini ne, il valoroso cappellano don Carlo Gnoc- aprono la via della salvezza alla colonna chi, che gli rivela l’eroismo di questi solda- dei soldati sbandati si intreccia all’eroismo 16 gennaio-marzo 2019
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