Tutti a scuola, regione che vai campanella che trovi
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Tutti a scuola, regione che vai campanella che trovi… Tanti gli studenti italiani alle prese con il ritorno sui banchi di scuola. E come sempre il calendario scolastico varia a seconda delle regioni. IL VIDEO SERVIZIO [CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE]
Lo scorso 5 settembre gli studenti dell’Alto Adige sono stati i primi a rientrare a scuola dopo le vacanze, aiutati si spera dal clima mite della loro regione. Ma non sono stati gli unici. A far compagnia agli studenti altoatesini nel dire addio a questa estate 2019 i piccoli alunni della scuola dell’infanzia in Lombardia. In seconda posizione si è piazzato il Piemonte, i cui studenti sono rientrati nelle classi lo scorso 9 settembre mentre dopo due giorni è toccato alla Basilicata, Campania, Umbria e Veneto segnando la prima data nera per molti dei nostri giovani. Il 12 settembre seppur più fortunati di molti dei loro compagni, anche gli studenti del Friuli Venezia Giulia, Lombardia (scuole secondarie di I e II grado), Sicilia, Trentino e Valle d’Aosta hanno la sfortuna di “perdere” l’ultimo posto in classifica, in questo caso il preferito degli studenti. Ancora qualche giorno di vacanza invece per gli studenti di Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna e Toscana che faranno ritorno a scuola il prossimo lunedì 16 settembre, ma ancora più fortunati i ragazzi della
Puglia che sentiranno suonare la campanella mercoledì 18 settembre. Un anno scolastico, quello appena iniziato o che sta per iniziare che prevede dei ponti inaspettati, per la gioia di tutti gli studenti. Tutte le regioni, infatti, potranno allungare il fine settimana in occasione della festa di Tutti i Santi (1 novembre) che cade di venerdì. Così come la Festa dei lavoratori (1 maggio) che cade sempre di venerdì. Immigrazione e sicurezza, dove va l’Italia?: le posizioni di Pd e Lega a confronto
POLITICA A CONFRONTO, DA SX: LUCA ANDREASSI (PD) – IVAN BOCCALI (LEGA) – MATTEO MAURO ORCIUOLI (LEGA) – CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE Pronto il piano per modificare il decreto sicurezza, fiore all’occhiello dell’ex vice premier Matteo Salvini, non solo sulla base delle “osservazioni” del presidente Mattarella, ma anche recuperando “la formulazione originaria”, ovvero “prima che intervenissero le integrazioni che, in sede di conversione” in legge “ne hanno compromesso l’equilibrio complessivo”. Ad annunciarlo è stato il presidente del Consiglio del nuovo governo giallorosso Giuseppe Conte che ora è pronto a cambiare il testo fortemente voluto dall’ex alleato leghista. IL VIDEO SERVIZIO [CLICCARE PER GUARDARE]
La modifica dovrebbe riguardare sostanzialmente le maxi multe previste nell’attuale decreto per le navi che entrano nelle acque italiane a seguito di salvataggio in mare di migranti. Il Quirinale ha infatti stigmatizzato l’aumentato della sanzione per le navi di soccorso che violano il divieto di ingresso nelle acque territoriali. La multa è stata notevolmente aumentata, ma senza «alcun criterio che distingua quanto alla tipologia delle navi, alla condotta concretamente posta in essere, alle ragioni della presenza di persone accolte a bordo”, ha detto Mattarella nella lettera inviata ai presidenti delle due Camere e al premier Giuseppe Conte. Dura la replica del leader leghista: “Non si torna indietro” ha tuonato dal palco della manifestazione organizzata da Giorgia Maloni, in Piazza Montecitorio. “E se qualcuno lo pensa lì dentro (Salvini fa riferimento al nuovo governo pd M5s) non li faremo uscire da quel Palazzo”. Il leader del Carroccio ha poi aggiunto: “I porti li chiudiamo noi, tutti insieme, perché in Italia non si entra senza permesso. Lo faremo stando in Parlamento e in mezzo alla gente. Ci sono milioni di italiani che chiedono sicurezza. Se qualcuno pensa di tornare al business dell’immigrazione clandestina, sapremo come impedirlo, sempre in maniera
democratica, pacifica e sorridente come siamo abituati a fare”. Intanto all’orizzonte si profila il caso della Ocean Viking con a bordo 50 naufraghi, attualmente in area Sar, acronimo con il quale viene indicata la zona di competenza di ogni paese per effettuare le operazioni di ricerca e soccorso. E se la nave dovesse decidere di fare rotta verso i porti italiani, il nuovo ministro dell’Interno Luciana Lamorgese non farà ricorso al potere di vietarne l’ingresso. Organizzerà invece il soccorso e gestirà con Bruxelles la redistribuzione di chi sbarca. La Alan Kurdi invece non è autorizzata ad entrare in acque italiane. È infatti sempre in vigore il divieto siglato dall’ex ministro Matteo Salvini lo scorso 31 agosto in base al decreto sicurezza bis. Strage di Erba, chi c’era sulla scena del crimine? [Prima puntata]
Riemergono tanti interrogativi e forse anche degli assassini ancora in libertà per la strage di Erba dove la sera dell’11 dicembre 2006 vennero uccisi in un condominio di via Diaz, Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini con il suo cane. IL VIDEO SERVIZIO SULLA STRAGE DI ERBA [CLICCARE PER GUARDARE]
Una strage che oggi, dopo i tre gradi di giudizio, vede alla sbarra i coniugi Rosa Bazzi e Olindo Romano Il marito della Cherubini, Mario Frigerio creduto morto dagli assassini, riuscì a sopravvivere. Si tratta di una testimonianza importantissima per le indagini perché Frigerio è stato l’unico testimone oculare della vicenda. Frigerio venne raggiunto all’ospedale dai carabinieri per prendere la sua deposizione, contemporaneamente la Procura con intercettazioni ambientali registrava cosa avveniva nella stanza. Azouz Marzouk che prima era convinto che Rosa Bazzi e Olindo Romano fossero davvero i responsabili del massacro, dopo aver letto approfonditamente le carte del processo si è convinto che non sono Rosa e Olindo i responsabili della strage. I fratelli Castagna ritengono che lui non stia rispettando il loro dolore alimentando la riapertura del processo che Rosa e Olindo cercano di ottenere da 5 ormai anni. Chi c’era dunque sulla scena del crimine quella maledetta sera? L’agenzia investigativa Falco di Lucca dopo il mandato conferito da Marzouk sta andando a fondo al caso. LE NOVITA’ SUL CASO ILLUSTRATE DALL’INVESTIGATORE DAVIDE CANNELLA [CLICCARE PER GUARDARE]
“Le intercettazioni di Frigerio si interrompono improvvisamente nel momento in cui i carabinieri entrano nella stanza per prendere la sua testimonianza – racconta Davide Cannella direttore dell’agenzia investigativa – è molto strano, – ha detto ancora Cannella – non se ne parla nemmeno nel registro delle intercettazioni. Se ci fosse stato un malfunzionamento o un problema, nel registro andava segnalato. Ma da nessuna parte si accenna a queste intercettazioni, che cosa si sono detti i carabinieri e Frigerio?” La celebre criminologa Roberta Bruzzone, all’interno della sua rubrica sul settimanale Giallo, ha detto quello che pensa. Bruzzone è stata uno dei consulenti della difesa dei coniugi Romano in merito alla strage di Erba. Riguardo alle indagini sul caso ha voluto esprimere alcune sue perplessità sostenendo che a suo avviso il racconto fornito dai due colpevoli, riconosciuti tali da una sentenza passata in giudicato, non troverebbe alcun riscontro con le risultanze probatorie: “A chi come me conosce alla perfezione l’intero fascicolo sul caso della strage di Erba, – ha detto Bruzzone – risulta evidente che qualcosa non torni. Per essere più chiari, – ha proseguito la criminologa – non torna niente nel racconto inizialmente fornito dai due coniugi. I due, prima di
ritrattare le loro sgangherate confessioni – ha proseguito Bruzzone- avevano raccontato una storia che non stava in piedi, soprattutto rispetto alla costruzione dei fatti elaborata dal Ris di Parma. Non ho mai nascosto che a mio avviso si sia trattato di un’indagine decisamente ‘imperfetta’. Ciò che hanno riferito i coniugi Romano nelle varie versioni è lontanissimo da ciò che le tracce presenti sulla scena del crimine raccontano. E io, dopo 20 anni di attività sul campo mi fido molto più delle tracce che delle persone. Anche quando confessano delitti mai commessi. Senza contare poi, che dei coniugi Romano sulla scena del crimine non c’è nessuna traccia.” Dei dubbi, quindi, che si ancorano alle evidenze emerse durante il corso del processo e che non avrebbero sin da principio convinto la criminologa circa il reale accadimento dei fatti: “Ritengo improbabile – ha detto ancora Bruzzone – commettere una strage di quel tipo senza lasciare nulla dietro di sé. La mansarda, dove è stata trovata assassinata la Cherubini è stata risparmiata dall’azione del fuoco: la scena era integra e c’erano tracce chiare e utilizzabili per un confronto. Ebbene non si tratta di tracce riconducibili né a Olindo Romano né a sua moglie Rosa Bazzi”. Chi c’era sulla scena del crimine? L’Avvocato penalista Serena Gasperini e la psicoterapeuta e psicologa Daniela Iozzi parlano del caso con Chiara Rai durante la trasmissione Officina Stampa del 12/9/2019
Apple lancia tre modelli di iPhone 11
L’attesissimo evento Apple di presentazione dei nuovi iPhone ha portato con se una valanga di novità: tre nuovi smartphone di ultima generazione, iPad, Apple Watch 5 e servizi Tv e videogiochi. Il primo argomento trattato durante la conferenza del colosso di Cupertino sono stati i nuovi servizi: Apple Arcade per i giochi e Tv Plus per i contenuti originali in streaming. Quest’ultimo sarà in diretta concorrenza con Netflix, Amazon Video e tra poco anche Disney. Apple Arcade, invece, è il servizio in streaming per i videogiochi e sarà disponibile dal 19 settembre in 150 paesi nel mondo a 4,99 dollari al mese e prevede un mese di prova. Nell’offerta iniziale sono presenti in catalogo ben 100 giochi. Apple Tv Plus, servizio in streaming di contenuti originali per cinema e tv, sarà invece disponibile dal 1 novembre a 4,99 dollari al mese in 100 paesi nel mondo. E chi acquista uno fra i tre nuovi modelli di iPhone 11 avrà Apple Tv gratis per un anno. Per quanto riguarda gli attesissimi iPhone 11, si può dire che essi sostanza replicano la “line up” dello scorso anno. Tutti hanno al loro interno il processore A13 Bionic un processore così potente in grado di eseguire 1 trilione di operazioni al secondo e realizzato utilizzando la tecnologia a 7 nanometri, in grado di ottimizzare i consumi energetici. Per quanto riguarda l’iPhone 11 “base”, il dispositivo sarà venduto a un prezzo di partenza più basso rispetto allo scorso anno (699 dollari).
Per quanto riguarda le specifiche tecniche il device possiede un display da 6,1 pollici, liquid retina con true tone e due fotocamere posteriori racchiuse in un quadrato. Inoltre la fotocamera anteriore è in grado di “girare” video in slow motion per i selfie lenti, gli “slofies”. Il melafonino potrà essere acquistato in sei nuovi colori. https://www.youtube.com/watch?v=YWnuHYzNJK8 Nel corso della conferenza Apple ha inoltre presentato iPhone 11 Pro e l’iPhone 11 Pro Max. Questi ultimi due hanno un display Oled rispettivamente da 5,8 e 6,5 pollici e un comparto fotocamera potenziato con tre fotocamere sul retro racchiuse in un quadrato con ultra- grandangolo, grandangolo e teleobiettivo. Ogni fotocamera del sistema registra video 4K con una gamma dinamica estesa e una stabilizzazione “di livello cinematografico”. A livello tecnico ecco che la nuova CPU possiede due core per le prestazioni, quattro core per l’efficienza e un motore neurale a 8 core. Tutto questo è solo consumo? Assolutamente no perché il nuovo iPhone 11 Pro durerà addirittura 4 ore in più rispetto al passato iPhone Xs mentre la versione iPhone 11 Pro Max addirittura 5 ore in più rispetto alla versione Xs Max. Oltretutto viene fornito con un adattatore da 18W per la ricarica rapida già nella confezione. Con iOS 13, poi, tutti hanno accesso a strumenti di editing video, per ruotare, tagliare, aumentare l’esposizione
e applicare filtri all’istante. https://www.youtube.com/watch?v=cVEemOmHw9Y I nuovi smartphone arrivano dal 20 settembre anche in Italia ad un prezzo di partenza rispettivamente di 999 e 1099 dollari (1189 e 1280 euro). Nello specifico: iPhone 11 Pro da 64GB sarà disponibile a un prezzo di 1.189€, iPhone 11 Pro da 256GB a 1.359€ e iPhone 11 Pro da 512GB a 1.589€. Invece il modello topo di gamma costerà qualcosina in più: iPhone 11 Pro Max da 64GB sarà acquistabile a un prezzo di 1.289€, iPhone 11 Pro Max da 256GB a 1.459€ mentre l’iPhone 11 Pro Max da 512GB, il top della gamma, costerà 1.689€. Ricordiamo che i nuovi modelli di iPhone sono preordinabili già a partire da questo venerdì. L’azienda statunitense ha anche lanciato un nuovo iPad che a partire da adesso ha un sistema operativo proprio, per renderlo più indipendente dall’iPhone. Il dispositivo di settima generazione ha un display più grande e la compatibilità con la Smart Keyboard di dimensioni standard, è un Retina da 10,2 pollici e la compatibilità con Apple Pencil, il chip A10 Fusion, fotocamere e sensori evoluti. Può essere ordinato a partire da oggi e sarà disponibile nei negozi da lunedì 30 settembre, a partire da 389 euro. https://www.youtube.com/watch?v=5bvcyIV4yzo Novità in arrivo anche per gli amanti degli orologi intelligenti della Mela, arrivano infatti
anche i nuovi Apple Watch series 5 con display always on, Retina, e un “Low Temperature Polisilicon display”, in grado di fare il refresh dinamicamente per risparmiare energia. C’è anche un nuovo sensore per la luce ambientale, che insieme ad altre innovazioni nel software dovrebbero garantire una durata della batteria per tutto il giorno. Gli schermi sono ottimizzati per tutti i tipi di workout e sarà presente un compasso che rileverà la direzione come avviene sugli iPhone. Ci sarà un modello con il case in titanio e uno in alluminio ricilcato al 100%. Il prezzo di partenza è di 399 dollari, sarà disponibile negli store dal 20 settembre e ordinabile da oggi. Insomma, anche per quest’anno Apple si è presentata a settembre con una carrellata di novità. Riuscirà fra prezzi più bassi, dispositivi sempre più potenti e servizi innovativi a conquistare ancora di più consensi fra gli appassionati di tecnologia? Non resta altro che attendere qualche giorno per capirlo. Di seguito, per i più interessati o per chi se la fosse persa, vi proponiamo la conferenza Apple per intero. Buona visione. Francesco Pellegrino Lise
Man of Medan, il videogame in cui ogni scelta ha una conseguenza Vi siete mai trovati al cinema a vedere un bel film horror e di dire fra voi e voi: “io avrei agito così”, oppure di pensare: “Ma cosa sta facendo? Scappa”. Bene, In Men of Medan, primo capitolo di un’antologia dell’orrore per Pc, Xbox One e Ps4, sarà possibile decidere le sorti dei protagonisti,
instaurare rapporti solidi o antipatie che porteranno alla salvezza o alla morte. Ogni dialogo è cruciale, ogni decisione importante, ogni dettaglio non trascurabile. Insomma, Men of Medan è un vero e proprio horror movie da giocare da soli, in coppia con un altro giocatore online o in 5 seduti sul divano di casa. Prima di esaminare il software nello specifico però è bene spendere qualche parola sul team di sviluppo. Supermassive Games non è un nome particolarmente famoso presso il largo pubblico videoludico. La software house inglese, fondata nel 2008, ha lavorato per vari anni a piccoli giochi o come team di supporto nell’ecosistema PlayStation, trovando poi uno spazio sotto i riflettori grazie ad Until Dawn (PS4, 2015), avventura narrativa cinematografica dal taglio horror. Dopo di che, il gruppo si è dedicato di nuovo a produzioni minori, perlopiù per la VR. Ora, Supermassive torna alla ribalta con un nuovo progetto che è praticamente figlio di Until Dawn: The Dark Pictures Anthology. Quest’ultimo non è un gioco ma, come il nome fa perfettamente intuire, una raccolta di opere indipendenti che condividono lo stesso stile. Il 30 agosto è uscito il primo titolo di questa antologia: Man of Medan ed è proprio di questo capitolo che vi andremo a parlare in questa recensione. A livello di trama il gioco si propone subito in maniera intrigante, dopo un breve prologo ambientato subito dopo la
seconda guerra mondiale, che funge da tutorial ci si trova immersi nel presente, vero tetro del gioco. I relitti sommersi, si sa, hanno sempre esercitato un certo fascino nell’immaginario collettivo, attirando gli esploratori più avventurosi che cercano di svelarne i segreti. Ed è proprio uno di questi relitti ad attrarre un gruppo di amici: i ricchi fratelli Conrad, interpretato dall’attore Shawn Ashmore, Julia, il fidanzato di quest’ultima Alex e suo fratello Brad. I quattro si avventurano con la capitana polinesiana Fliss su una barca per immersioni verso alla posizione di un vecchio aereo affondato, determinati a scoprirne i segreti. E’ esplorando questo relitto che vengono a conoscenza delle coordinate dell’Oro della Manciuria, quello che sembra essere un tesoro a sole due ore di navigazione dalla loro posizione. Un obiettivo irresistibile per il gruppo… e non solo per loro. Man of Medan è un’avventura narrativa che segue la storia dei cinque protagonisti e che, da semplice escursione esplorativa nel Pacifico meridionale, degenera velocemente trasformandosi in un vero incubo per tutto il gruppo. Come già vi abbiamo detto, il nuovo titolo di Supermassive games è un’avventura fortemente ramificata, in cui ogni scelta, operata tramite dialoghi (completamente doppiati in italiano) e azioni, può portare a evoluzioni della vicenda molto diverse. Alcune delle scelte
fatte nella prima ora di gioco potrebbero avere impatti importanti non solo sul finale, ma sull’intero svolgimento della trama. Anche la formazione dei vari “gruppi” all’interno della storia può cambiare in base alle scelte fatte; i protagonisti non sono infatti sempre insieme e spesso si separano in due o tre gruppi la cui composizione dipenderà dalle azioni, influenzando di conseguenza il resto della storia. Inutile dire che quest’alta possibilità di situazioni porta ad un gran numero di eventi, dialoghi ed esiti diversi in base alle scelte fatte. Di tanto in tanto nel corso della storia, poi, la narrazione si interrompe portando i giocatori nella biblioteca del Curatore, un uomo misterioso che sembra sapere tutto di quello che potrebbe o meno accadere. Il Curatore ogni tanto fa la sua comparsa commentando le scelte fatte e mettendo chi gioca in guardia su quello che il futuro potrebbe riservare. Questo sarà l’unico personaggio ricorrente e filo conduttore che si troverà anche nei futuri giochi della serie “The Dark Pictures”. Parlando di Gameplay, Man of Medan si presenta come un’avventura in terza persona con ambienti a telecamera fissa, quindi legata alla regia degli sviluppatori, in cui di volta in volta si controllano le azioni dei vari personaggi mentre si dipana l’intera storia. Nei panni del personaggio di turno sarà possibile esplorare l’ambiente,
interagire con alcuni oggetti raccogliendoli ed esaminarli oppure tirando leve, aprendo porte e così via, o anche scegliere come condurre i dialoghi scegliendo tra due risposte da dare entro un tempo massimo, oppure non dicendo nulla. L’esplorazione si conduce in gran parte camminando più o meno lentamente, talvolta accompagnati da uno o più personaggi, in ambienti prevalentemente scuri, e senza grandi possibilità di deviazione. In buona parte degli ambienti esplorabili è possibile trovare stanze opzionali per scoprire segreti ed informazioni rilevanti sulla storia sotto forma di diari, lettere e telegrammi, ma di fatto l’esperienza è totalmente lineare al netto delle scelte compiute nei momenti chiave. Per quanto riguarda la componente horror, Man of Medan gioca molto sull’atmosfera, sempre molto cupa e misteriosa. Essa aiutata anche da un ottimo sound design, tiene sempre sulle spine. Inoltre a condire il tutto non mancano ovviamente moltissimi “jumpscares” a base di teschi, morti e teste mozzate, che avvengono nei momenti più inattesi provocando più di un sussulto. Nei momenti più “concitati” ci sono poi le classiche sequenze di tasti da premere col giusto tempismo, la cui corretta esecuzione può fare la differenza tra la salvezza e la morte di un personaggio, e sui quali non si può tornare indietro visto che il gioco salva istantaneamente le azioni compiute. In alcuni momenti particolarmente tesi, quando ad esempio ci
si stà nascondendo da un pericolo mortale, interviene infine una sequenza “mantieni la calma” che consiste nel premere un tasto a ritmo con il battito cardiaco del personaggio, il fallimento di tale evento porterà il giocatore ad essere scoperto con tutto ciò che ne consegue. Questi meccanismi fanno quindi sì che si debba stare sempre ben attenti a quello che avviene sullo schermo, senza mai mollare il pad; una distrazione qualunque o uno sguardo al telefonino possono infatti modificare irrimediabilmente la storia per il resto della partita, con l’unica possibilità di ricominciare dall’inizio oppure ricaricare il singolo capitolo, opzione questa però disponibile solo dopo essere arrivati alla fine della trama. Avviso per i “furbetti”, chiudere velocemente il gioco per poi riavviarlo e ricaricare la partita non funziona, perché ogni azione sarà salvata istantaneamente. Il gioco non deluderà nemmeno gli appassionati di esplorazione, infatti Man of Medan offre una buona dose di segreti collezionabili, 50 in tutto, e 13 dipinti da cercare in giro per l’ambiente. Questi quadri sono molto importanti in quanto offrono brevi visioni di quello che potrebbe accadere in futuro. Ovviamente il condizionale è d’obbligo in quanto il futuro dei protagonisti dipenderà solo ed esclusivamente dalle scelte fatte da chi gioca. Ovviamente una singola partita non basterà
per vedere ogni singolo filmato o epilogo, quindi se si vuole vedere tutto è necessario svolgere più di una “run”. Giocare più partite dall’inizio alla fine servirà infatti non solo per raccogliere tutto ma anche per scoprire le varie diramazioni della storia, cercare di salvare tutti o anche di trovare il finale più negativo possibile. Arrivare dall’inizio alla fine della storia richiederà ogni volta dalle 4 alle 6 ore e la rigiocabilità è molto alta grazie alle tante variabili in gioco, per cui è necessario rigiocare il tutto almeno due o tre volte, magari anche in compagnia di amici, se si vuole puntare a scoprire ogni cosa. Come vi dicevamo all’inizio, Man of Medan vi dà la possibilità di affrontare l’avventura da soli o in compagnia, il menu principale del gioco presenta infatti due opzioni iniziali, “Non giocare da solo” e “Gioca da solo”; mentre la seconda porta alla classica esperienza single player, selezionando la prima si avrà la possibilità di accedere alle modalità “Storia condivisa” e “Serata al cinema”. La prima permette di giocare online con un amico, controllando ognuno un personaggio diverso: quando i due personaggi sono insieme nella stessa scena, si potrà interagire e portare avanti insieme la storia, ma poi se/quando si divideranno ognuno continuerà la storia dalla propria prospettiva, raccontandosi a vicenda quello che accade e dandosi consigli. La modalità “Serata al cinema”
invece permette ad un massimo di 5 giocatori di seguire l’intera storia davanti alla TV, passandosi il controller quando è il momento di controllare il proprio personaggio, o i propri, visto che i personaggi vengono spartiti tra i giocatori presenti se sono meno di 5 e contribuendo così alle decisioni per portare avanti la trama. Insomma, con Man of Medan c’è davvero molto con cui divertirsi. A livello audio il gioco è impeccabile, infatti il titolo offre un fantastico doppiaggio in italiano e una serie di effetti spaventosi e musiche sempre consone con ciò che avviene sullo schermo. Anche a livello grafico Man of Medan regala un buon colpo d’occhio. Gli ambienti di gioco sono ben realizzati e particolarmente curati, i volti dei protagonisti sono espressivi e assolutamente credibili. Peccato per il movimento dei ragazzi che a tratti può apparire legnoso, ma nulla di eccessivamente grave. Durante la nostra prova (avvenuta su Xbox One X) il titolo in alcuni rari frangenti è risultato scattoso, però fortunatamente si è trattato solo di fenomeni sporadici. Tirando le somme, l’ultimo lavoro di Supermassive Games è in generale un titolo che merita di essere giocato. Parlando del team che ha sviluppato il bellissimo Untill Dawn, il risultato non tradisce le aspettative, infatti Man of Medan è un’avventura narrativa/esplorativa assolutamente ben riuscita ed estremamente
divertente. Ovviamente tale titolo non è consigliato a chi cerca un videogame di azione o uno sparatutto. Lo ripetiamo ancora, Man of Medan è come vedere un film al cinema con la differenza che saranno il o i giocatori a decidere come andrà a finire la pellicola. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 8 Sonoro: 9 Gameplay: 8 Longevità: 9 VOTO FINALE: 8,5 Francesco Pellegrino Lise Bracciano, Acea smentisce Tellaroli: le bugie hanno le gambe corte BRACCIANO (RM) – Acea con un comunicato ufficiale smentisce le affermazioni fatte dal consigliere comunale di minoranza (M5S) Marco Tellaroli in un precedente articolo apparso sul giornale locale online Il Lagone. Lo scorso giovedì 5 settembre (guarda caso la stessa data dell’incontro tra il Sindaco Armando Tondinelli e il presidente di Acea Ato 2 Claudio Cosentino ) viene pubblicato
un articolo dove si asserisce addirittura che si fosse appena concluso mercoledì 4 Settembre a Roma in piazzale Ostiense, il primo incontro tra Acea Ato 2 e l’Amministrazione comunale di Bracciano e per assurdo il resoconto dell’incontro veniva chiesto dal redattore dell’articolo pubblicato su Il Lagone direttamente al consigliere di minoranza Tellaroli e non, come sarebbe stato naturale fare, al Sindaco o alla maggioranza. Acea entra nel merito delle dichiarazioni di Tellaroli Ora, è bene sapere che lo stesso gestore del servizio idrico prende le distanze addirittura in forma scritta dalle dichiarazioni del consigliere pentastellato. Tellaroli prosegue addirittura affermando che in occasione dell’incontro tra lui e il presidente Cosentino del 4 settembre ha avuto modo di approfondire i temi di Bracciano (scrive Tellaroli: “Parlando con Presidente di Acea Ato 2 il Dottor Claudio Cosentino insieme al Consigliere capitolino Giuliano Pacetti con delega presso la Città Metropolitana ai servizi idrici, abbiamo portato all’attenzione le innumerevoli criticità del nostro territorio, soprattutto abbiamo ribadito i disagi che circa un quarto della popolazione di Bracciano, subisce ogni giorno a causa della carenza idrica“). La smentita di Acea Un asserzione anche questa smentita da Acea con un comunicato ufficiale di venerdì 6 settembre. E intanto è stata pubblicata una notizia falsa perché l’incontro tra il Sindaco Tondinelli e il presidente Acea Ato 2 Cosentino c’è stato giovedì 5 settembre senza la presenza di Tellaroli. Acea: no a strumentalizzazioni politiche Tanto è vero che Acea ci tiene a precisare proprio per non finire in una strumentazione politica da parte del Consigliere
Tellaroli. Nella smentita si legge che “Acea premette che il colloquio del 4 settembre con Acea Ato2 cui fa riferimento il Consigliere – Tellaroli Ndr. – è stata una breve interlocuzione – scrivono i vertici Acea in una nota – nell’ambito di un incontro con il Consigliere della Città Metropolitana di Roma Capitale Giuliano Pacetti con delega all’Ambiente e non la sede per dibattere e approfondire alcun tipo di tematica. L’Azienda premette altrettanto di non imputare alcuna responsabilità in relazione al Servizio Idrico Integrato all’attuale Amministrazione di Bracciano, con la quale vige una costante collaborazione volta al miglioramento del servizio, cosi come peraltro avviene con le Amministrazioni di tutti i comuni gestiti”. Acea precisa e smentisce ancora Tellaroli… Ma non è tutto, dopo aver precisato che non c’è stato nessun incontro con Tellaroli dove si è approfondito o dibattuto il tema di carenza idrica del territorio, Acea decide anche di entrare nel merito delle altre dichiarazioni fatte da Tellaroli e di smentire anche quelle. Tellaroli, ergendosi ad esperto del servizio idrico, sempre nella fantomatica dichiarazione rilasciata a Il Lagone dice: “Ritengo che la situazione, possa risolversi solamente se l’Amministrazione comunale collabori con il gestore Acea. I guasti degli acquedotti possiamo dire che sono frutto di una sbagliata programmazione, soprattutto quando Acea nel settembre 2018, restituì il piezometro Frati al comune di Bracciano, ritenendola non funzionale alla gestione. Questa secondo noi è stata una scelta assolutamente errata, anche perché confrontandoci con ex dirigenti comunali che gestivano l’acqua pubblica di Bracciano, questi ritenevano che fin quando la nostra rete idrica non avrebbe subito delle modifiche sostanziali, il piezometro doveva ritenersi
fondamentale, a mantenere le condizioni della pressione idrica. Infatti sono oltre 3 mesi che assistiamo a delle autobotti che innestano acqua potabile, per sopperire alla carenza idrica cercando di soddisfare la richiesta del nostro territorio. Quindi abbiamo ribadito al Presidente di Acea Ato 2 che secondo noi, finché non viene rimodernata la rete idrica di Bracciano, la funzione piezometrica è assolutamente indispensabile”. Acea: il piezometro Frati risultava non funzionante già prima del passaggio del servizio idrico del Comune di Bracciano ad Acea Ato2 Anche qui è arrivata la tegola per il consigliere Tellaroli da parte di Acea che scrive testualmente: “Entrando nel merito delle dichiarazioni del Consigliere Tellaroli, si evidenzia che il piezometro Frati risultava non funzionante già prima del passaggio del servizio idrico del Comune di Bracciano ad Acea Ato2. L’Azienda lo ha pertanto restituito all’Amministrazione in quanto non funzionale. Con riferimento all’utilizzo delle autobotti, si precisa che questo non è da collegare al piezometro ma agli importanti interventi di ammodernamento che Acea Ato2 sta effettuando sul Campo Pozzi La Fiora”. Perché raccontare ai cittadini di Bracciano falsità? Perché Tellaroli ha detto che ha avuto un colloquio dove ha approfondito le criticità del territorio di Bracciano quando Acea ha asserito che si è trattato di un breve colloquio occasionale occorso in virtù del fatto che c’era stato un incontro con il consigliere della Città Metropolitana Pacetti? Purtroppo il consigliere Tellaroli non è
nuovo a queste dichiarazioni Chi non ricorda quando bacchetta e lavagna si è messo a dare i numeri per affermare la presunta malagestio dell’amministrazione Tondinelli e subito dopo è stato messo a tacere quando la Corte dei Conti ha accolto il piano di riequilibrio e il sindaco Tondinelli ha letteralmente salvato il Comune dal dissesto finanziario? IL VIDEO – CLICCARE PER GUARDARE Bracciano, l’amministrazione Tondinelli promossa dalla Corte dei Conti. Il sindaco: “L’inizio di una nuova era per la città” E quando il consigliere Tellaroli si è messo a polemizzare sulla costruzione della rotatoria quando nel suo programma elettorale era contemplata la realizzazione di rotatorie?
IL VIDEO – CLICCARE PER GUARDARE Beh la lettura è semplice. E poi le bugie hanno le gambe corte. Perché continuare a voler mettere in cattiva luce l’amministrazione Tondinelli? Chi vuole coprire il consigliere Tellaroli? Forse anche lui sta abbracciando l’ipotesi di un’intesa giallorossa? Perché sembra voler tirare l’acqua al mulino della vecchia politica dalla quale sta uscendo finalmente l’amminstrazione Tondinelli (con evidente grande impegno e fatica)? Ai lettori l’ardua sentenza. Intanto la smentita di Acea pesa come un macigno sulla credibilità del consigliere M5S Marco Tellaroli. Castel Gandolfo, via della
Stazione: quale biglietto da visita per i turisti? [Il reportage] CASTEL GANDOLFO (RM) – Condizioni di estrema precarietà per via della Stazione a Castel Gandolfo. Il manto del marciapiede presenta molte interruzioni, alcuni sanpietrini sono divelti e i pochi lampioni presenti non sembrano funzionare. I lavori di rifacimento dopo essere iniziati hanno subito immediatamente un’interruzione. E oggi quello che appare agli occhi di chi si trova a passare per via della Stazione sono i tubi arancioni per impiantare successivi lampioni e diverse transenne La cittadina di Castel Gandolfo è nel novero dei borghi più
belli d’Italia e come si più immaginare, il suo turismo è in costante crescita grazie anche alle Ville dello Stato del Vaticano: dai 35mila turisti del 2015 ai 110 mila del 2018. I visitatori per arrivarvi utilizzano con maggior frequenza la linea ferroviaria che affaccia proprio sullo splendido Lago Albano. E una volta scesi dal treno per arrivare a Castel Gandolfo, devono percorrere via della Stazione.
European ‘ndrangheta connection: consegnato in Italia Antonio Strangio detto “TT”, nipote del boss Antonio Pelle
Oggi, scortato da personale del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, è giunto presso l’aeroporto di Fiumicino, proveniente da Düsseldorf (Germania), Antonio STRANGIO nato a Locri (RC) il 13.06.1979, consegnato alle Autorità italiane dopo essere stato arrestato a Moers lo scorso 2 maggio dal Bundeskriminalamt (B.K.A.), in esecuzione di un Mandato di Arresto Europeo, emesso nei suoi confronti dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, nell’ambito dell’inchiesta “European ‘ndrangheta connection” eseguita, per la Polizia di Stato, dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria. Antonio STRANGIO, alias “TT” e “il meccanico”, nel mese di aprile scorso, era stato raggiunto da un’Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Capoluogo reggino su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, guidata dal Procuratore della Repubblica dr. Giovanni BOMBARDIERI, a distanza di pochi mesi dall’operazione di polizia interforze “European ‘ndrangheta connection”, effettuata in Italia e nel Nord Europa nei confronti di oltre 90 persone, con il coordinamento di EUROJUST e dell’Agenzia EUROPOL, che ha colpito, in particolare, numerosi esponenti di importanti famiglie mafiose
del Mandamento Ionico della provincia reggina, disvelando gli interessi delle cosche nei traffici intercontinentali di droga, nel riciclaggio del denaro “sporco” e nel reimpiego dei proventi illeciti in settori commerciali quali quello della ristorazione. Tale operazione è stata il frutto di anni di intenso lavoro investigativo svolto nell’ambito del Joint Investigation Team costituito il 18.10.2016, a L’Aia (NL), presso EUROJUST tra Magistratura e Forze di Polizia di Italia, Paesi Bassi e Germania, cui hanno aderito, per l’Italia la Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria con il supporto della Procura Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo, la Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria con il supporto del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro con il supporto del Servizio Centrale d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza ed il IV^ Gruppo del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza; per la Germania la Procura di Duisburg e il Bundeskriminalamt (B.K.A.) di Wiesbaden, per i Paesi Bassi la Procura di Zwolle e il F.I.O.D. (Corpo olandese di polizia fiscale ed economica) di Eindhoven. All’indomani di tale operazione – eseguita il 5 dicembre 2018 – le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, coordinate dal Procuratore della Repubblica Aggiunto dr. Giuseppe LOMBARDO e dai Sost. Procuratori della Repubblica dr. Francesco TEDESCO e dr.ssa Simona FERRAIUOLO, sono proseguite da parte della Squadra Mobile di Reggio Calabria e con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo mediante una serie di approfondimenti di elementi già acquisiti nel periodo di indagine mediante le attività tecniche di intercettazione. Tale ulteriore lavoro ha consentito alla D.D.A. di Reggio Calabria di avanzare richiesta al G.I.P. di Reggio Calabria di
custodia cautelare in carcere nei confronti di STRANGIO Antonio, indagato per aver posto in essere condotte delittuose in materia di stupefacenti, aggravate dall’aver agevolato la potente cosca di ‘ndrangheta dei PELLE – VOTTARI di San Luca. L’uomo dovrà rispondere in particolare di aver detenuto e messo in vendita a Domenico PELLE cl. 1992 che accettava l’accordo, 4 o 5 pacchi di cocaina che il PELLE avrebbe dovuto tagliare per poi distribuire nella piazza di Milano, pagandola all’esito o scambiandola con eroina. STRANGIO Antonio è il cugino di PELLE Domenico, arrestato nell’ambito dell’operazione del 5 dicembre scorso, ed è nipote dei fratelli PELLE Antonio cl. 1962 alias “la mamma”, elemento di vertice della cosca PELLE “Vancheddi” di San Luca, arrestato dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria nel 2016 dopo 5 anni di latitanza, e PELLE Domenico cl. 1950 alias “Mico i Mata”, anch’egli in carcere per l’inchiesta “European ‘ndrangheta connection”. Il suddetto, inoltre, è destinatario dell’ordine di carcerazione n.194/2015 emesso in data 22.03.2018 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria – Ufficio esecuzione penali, dovendo espiare la pena detentiva di 1 anno, 4 mesi e 22 giorni per il delitto di intestazione fittizia di beni. Dopo le formalità di rito presso gli uffici della Polizia di Frontiera Aerea di Roma Fiumicino, STRANGIO Antonio è stato condotto nel carcere di Rebibbia, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria procedente. Anche in questa occasione, si è rivelata fondamentale l’attività del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia e le dirette intese fra Autorità Giudiziarie e Forze di Polizia di Italia e Germania, sotto l’egida di EUROJUST.
Wolfenstein Youngblood, è il momento delle gemelle Blazcowicz In Wolfenstein Youngblood, spin-off della nota saga shooter che si rifà a sua volta al capolavoro degli anni ’90, il detto buon sangue non mente la fa da padrone. Nel nuovo titolo di Bethesda per Pc, Xbox One, Switch e PS4, sviluppato a quattro mani da Machine Games, autori della serie principale e Arkane Studios, non si vestiranno più i panni del protagonista storico, B.J. Blazcowicz, ma delle sue due figlie: le gemelle Jessie e Sophia. Detto questo, a livello di trama, Wolfenstein: Youngblood trasporta i
giocatori all’inizio degli anni ‘80 e li catapulta in un nuovo universo dove far stragi di nazisti sarà lo scopo principale. Ma che fine ha fatto Blazcowicz? Bene, dopo aver contribuito a gettare le basi per la Seconda Rivoluzione Americana ed essersi ritirato a vita privata insieme alla sua famiglia, il biondo protagonista della saga scompare nel nulla, o quasi. Jess e Soph, questi i diminutivi con i quali si fanno chiamare le gemelle, decidono quindi di mettersi sulle sue tracce partendo dall’ultima posizione nota: Neo Parigi, una delle roccaforti più importanti del Reich nel vecchio continente. Una volta giunte in città, le due gemelle si vedono “costrette” a collaborare con la resistenza locale per ritrovare il padre e a contribuire, più o meno volontariamente, alla liberazione della città attraverso una serie di missioni, suddivise tra principali e secondarie, capaci di tenere occupato il giocatore per almeno 15 ore con un intreccio narrativo semplice ma comunque godibile e perfettamente integrato con il resto della saga. Detto ciò, per gli appassionati della serie, questo Wolfenstein Youngblood avrà un’aria piuttosto familiare in quanto la struttura del gioco ricalca in modo abbastanza evidente quella di The New Colossus, con un hub centrale che ricopre il ruolo di base operativa dal quale è possibile raggiungere le varie zone della città e da dove prendono il via quasi tutti gli incarichi.
Questi ultimi non si discostano molto dagli standard del genere e prevedono la raccolta di specifici oggetti, l’attivazione di meccanismi, il salvataggio di alcuni personaggi e via discorrendo. A questo si sommano poi dei veri e propri “raid” ambientati negli edifici cardine del Reich, conosciuti come Brother, e alcune missioni generate casualmente durante l’esplorazione. E’ bene sottolineare poi che in questo Wolfenstein Youngblood, parlando con uno specifico NPC è inoltre possibile attivare alcune sfide, giornaliere e settimanali, o scegliere di rigiocare alcune delle missioni principali, così da ottenere ulteriori ricompense che possono poi essere spese, proprio come capitava nel precedente capitolo, per migliorare l’arsenale in possesso o per attivare dei bonus temporanei che consentono di incrementare per un una decina di minuti il tasso di raccolta delle munizioni o il livello massimo di salute e corazza. Nulla vieta inoltre ai giocatori di esplorare liberamente le varie zone di Neo Parigi per scaricare un po’ di proiettili sui nazisti che pattugliano le strade della capitale di Francia, per andare alla ricerca di collezionabili o per sfruttare alcune armi speciali, ottenibili nel corso dell’avventura, per aprire nuovi passaggi e contenitori inaccessibili fino a quel momento. E’ bene sottolineare che Wolfenstein: Youngblood è prima di ogni cosa un esperimento in funzione del futuro terzo capitolo, volto ad accettare
una totale integrazione dell’elemento cooperativo ed innumerevoli meccaniche ruolistiche. Infatti durante l’intera avventura i giocatori saranno accompagnati dalla sorella non selezionata, che può essere controllata sia dall’I.A., non particolarmente sviluppata ma comunque più che sufficiente, che da un compagno in carne ed ossa, che può essere reclutato tramite invito diretto o sfruttando il classico matchmaking. Nel secondo caso è inoltre fondamentale sottolineare che l’edizione Deluxe del gioco contiene il Buddy Pass, ossia un contenuto aggiuntivo per chi possiede il gioco completo che gli permette di invitare nella propria partita qualsiasi altro giocatore, senza che questi debba necessariamente acquistare il titolo. A livello di giocabilità Wolfenstein Youngblood garantisce lo stesso feeling dei suoi predecessori e permette nuovamente ai giocatori di decidere di volta in volta quale approccio utilizzare per superare una situazione, ma con qualche opzione in più. Si può scegliere infatti per un’incursione silenziosa, sfruttando le capacità di occultamento delle due protagoniste e la loro letalità negli scontri ravvicinati, tentare di aggirare gli avversari trovando scorciatoie e passaggi alternativi, magari sfruttando il doppio salto acrobatico per raggiungere punti altrimenti inaccessibili, o passare alle maniere forti riversando quintali di proiettili sugli avversari, che come da tradizione si differenziano
notevolmente gli uni dagli altri per livello di difficoltà, aspetto e punti deboli. Insomma, in Wolfenstein Youngblood le modalità di approccio, le cose da fare e le possibilità di scegliere come proseguire nell’avventura sono davvero tante. E’ importante sottolineare che la presenza di due protagoniste ha permesso agli sviluppatori di offrire due diversi stili di gioco, soprattutto nella prima parte della storia, quando le differenze fra le protagoniste sono più marcate. Prima di avviare una partita, infatti, si deve infatti decidere quale delle due sorelle impersonare e selezionare alcuni tratti distintivi, che andranno poi a influire sull’arma di base e sulle abilità speciali in possesso. C’è da dire però che armi e abilità peculiari non sono ad appannaggio esclusivo di una delle due sorelle e potranno comunque essere ottenute nel gioco o sbloccate attraverso un classico skill tree suddiviso in sezioni dove è possibile spendere i punti abilità accumulati completando le missioni o salendo di livello. La crescita del personaggio, oltre a garantire un incremento di alcune caratteristiche base, è fondamentale quando si tratta di scegliere quali incarichi affrontare e va ad influire dinamicamente sugli avversari che le due sorelle Blazkowicz incontrano per le strade della città, così da garantire al giocatore il giusto livello di sfida in quasi tutte le situazioni. Dal punto di
vista estetico questo Wolfenstein Youngblood si attesta su ottimi livelli, fluidità d’azione, esplosioni e resa grafica del mondo di gioco sono veramente resi bene e sono veramente appaganti. Il doppiaggio in italiano e l’avvincente colonna sonora poi rendono l’esperienza ludica estremamente godibile. Tirando le somme, l’ultima fatica di Bethesda è davvero un buon titolo, un gioco che diverte sia chi si avvicina all’universo della famiglia Blazcovicz per la prima volta, ma soprattutto che appassionerà i fan della serie. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 8,5 Sonoro: 8,5 Gameplay: 8,5 Longevità: 8 VOTO FINALE: 8,5 Francesco Pellegrino Lise A.O.T. 2 Final Battle, la lotta contro i giganti
continua Attack on Titan 2: Final Battle è finalmente disponibile su Xbox One, Playstation 4, Nintendo Switch e PC. La terza stagione dell’anime è appena finita e purtroppo bisognerà attendere ancora un anno per vederne uscire una quarta. Nel mentre però, ci si potrà consolare con questo videogame rivivendo in prima persona le battaglie più famose della serie animata giapponese. In Attack on Titan 2: Final Battle infatti vi sono delle missioni prese direttamente dalla terza stagione del manga, cinque nuovi personaggi giocabili e due grosse novità di cui vi parleremo fra poco. E’ bene sottolineare che il titolo si presenta come un’espansione di A.O.T. 2 (qui la nostra recensione) quindi sarà possibile acquistarlo in forma completa (gioco base ed espansione) a prezzo pieno, oppure solo l’espansione a un prezzo inferiore. Final Battle, come vi dicevamo qualche riga più in alto, aggiunge due enormi contenuti di gioco, ovvero, la character mode e la modalità riconquista territorio. La prima di queste due è senz’altro
quella più interessante. Selezionandola si potranno rivivere le avventure della terza stagione dell’anime attraverso gli occhi dei vari protagonisti. Strutturata ad episodi, non presenta quasi nessuna differenza a livello di gameplay rispetto alla modalità principale se non per quanto riguarda l’impossibilità di usare il proprio personaggio originale, di non poter esplorare le aree cittadine e la presenza di particolari restrizioni legate ad alcune missioni. Completando un capitolo si sbloccherà quello successivo che presenterà, o un nuovo pezzo di trama, o un nuovo scontro dell’anime. In più verranno dati degli oggetti bonus e dell’esperienza per il personaggio che si è scelto di utilizzare. In particolare, questa modalità, si rivela ulteriormente utile per il farming di materiali e per la possibilità di sbloccare, e quindi utilizzare, i nuovi personaggi aggiunti con questo DLC. Purtroppo l’intelligenza artificiale dei nemici non si comporta sempre in modo adeguato, finendo col bloccarsi completamente in certi punti dello scenario facendo quindi storcere il naso. Per quanto riguarda invece la modalità riconquista territorio offerta da A.O.T. 2 Final Battle, questa metterà il giocatore a capo di un esercito personale. All’inizio verrà chiesto quale, tra i personaggi, dovrà svolgere il ruolo di comandante. Una volta fatto ciò bisognerà decidere il nome del proprio esercito e il suo stendardo. Conclusa la fase iniziale ci si troverà nel proprio campo base. Questa parte, che ricorda la modalità storia classica, è al contempo molto differente. A capo dell’esercito bisognerà progressivamente recuperare i territori del Wall Maria e avanzando si otterranno dei punti utili ad espandere la base militare. La fase di espansione si rifà molto ai giochi strategici e, spendendo punti guadagnati in precedenza, si potranno ingrandire o costruire nuovi quartieri per il campo base. Questi ultimi saranno utili anche per assumere nuovo personale, ottenere maggiori risorse e per ricevere diversi bonus in base all’assegnazione dei lavori. Parlando della nuova abilità che permette di trasformarsi in giganti, c’è da
dire che questa non è una vera e propria novità, bensì un miglioramento di un’abilità già esistente. Infatti, se prima per poter disporre della trasformazione in gigante era necessario avere il personaggio con tale trasformazione come supporto, ora non è più necessario. Per fare ciò si dovrà avere attiva l’abilità e usare uno specifico oggetto di supporto che, al posto di potenziare il personaggio, lo trasformerà in un gigante. L’aggiunta più interessante di A.O.T. 2 Final Battle sono però le nuove armi, di cui una completamente nuova e le rimanenti versioni migliorate di altre armi. Partiamo parlando delle pistole. Equipaggiandole si potrà fare uso di un solo rampino, ma a differenza delle lame infliggeranno ingenti danni anche nella forma base grazie anche a diversi tipi di pallottole. Ogni proiettile ha un effetto differente, come paralizzare, avvelenare, rallentare o esplodere a contatto. Una volta compreso il funzionamento dei diversi proiettili si potranno eliminare velocemente, o almeno rallentare, anche i giganti più forti. Grazie alle pistole si potrà anche fare uso della prima arma speciale, ovvero il gatling, versione molto più potente delle bocche da fuoco base e capace di eliminare istantaneamente, o comunque in poco tempo, anche i giganti speciali. Anche le classiche lame hanno una loro versione speciale, senza dubbio meno potente di quella delle pistole ma nettamente più utile. Chiamate Thunder Spear, esse permettono di eliminare agevolmente interi gruppi di giganti grazie agli ingenti danni ad area che possono infliggere. Esse risultano particolarmente utili quando si dovrà uccidere un gigante anomalo speciale. Proprio per via del loro danno ad area, le Thunder Spear sono grado di colpire velocemente tutti i punti deboli e successivamente di eliminarli con un altro paio di colpi. I comandi delle nuove armi all’inizio potranno sembrare scomodi ma, una volta che ci si sarà abituati, in particolare ad andare alla torretta di rifornimento ogni volta che si vuole passare cambiare da pistole a lame, regaleranno molte soddisfazioni. Tirando le somme l’espansione Final Battle non
fa che migliorare ulteriormente A.O.T 2, le nuove armi e le nuove modalità risultano molto curate, il che arricchisce notevolmente il gameplay del titolo. Grazie a ciò, Final Battle, più che un DLC sembra un vero e proprio nuovo gioco della saga. In più, sia che siate fan della serie sia che non l’abbiate mai vista, questo titolo sarà capace di farvi vivere tutte le avventure narrate nelle prime tre stagioni dell’anime e, al contempo, sarà in grado di portarvi all’interno del mondo narrativo creato da Hajime Isayama. In ogni caso, se volete saperne di più sul gioco base, sulle dinamiche e su qualsiasi aspetto del titolo originale, che funge da scheletro per quest’espansione, vi invitiamo a leggere la nostra recensione cliccando qui. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 8,5 Sonoro: 9 Gameplay: 8,5 Longevità: 8,5 VOTO FINALE: 8,5 Francesco Pellegrino Lise Redeemer Enhanced Edition arriva su console
Lanciato su Pc nel 2017 Redeemer si è dismostrato una vera e propria sorpresa nel campo degli indie games. Adesso il gioco è finalmente arrivato su PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch con Redeemer:
Enhanced Edition, versione aggiornata e ampliata che permette anche al pubblico console di provare il titolo di Sobaka Studio. A livello di trama il software offre una storia semplice ma che funziona e introduce i giocatori in un universo in stile action movie anni ’80. Vasily è un ex soldato russo il quale ha partecipato a diverse operazioni militari, non del tutto legali che lo hanno reso estremamente forte ma al tempo stesso pazzo. Ma non finisce qui perché il proprio governo ha deciso che doveva subire delle modifiche fisiche, ricevendo degli innesti cibernetici che lo hanno reso una vera e propria macchina da guerra inarrestabile. Un giorno Vassily decide di abbandonare questa vita per sempre, e andare a vivere in un monastero tibetano seguendo la strada della meditazione e delle arti marziali. La pace però viene a mancare quando un gruppo di soldati entra all’interno del complesso, uccidendo chiunque gli si pari davanti. Dopo alcuni anni passati a meditare e creare la pace interiore, questa viene completamente interrotta risvegliando la feroce sete di sangue che il protagonista era riuscito a sopire. Da qui ha inizio una spietata battaglia che vedrà Vassily affrontare migliaia di spietati nemici. La trama di Redeemer risulta abbastanza interessante e questa viene raccontata tramite dei brevi filmati, distribuiti in maniera intelligente fra un capitolo e l’altro. Il
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