The Great Game (Il Grande Gioco)

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The Great Game (Il Grande Gioco)
The Great Game
                                         (Il Grande Gioco)

                                             Synopsis

       In the 19th century Britain and Tsarist Russia struggled for supremacy in India, playing an
uncompromising sort of “chess game”. The Tsar was the ‘King’ and Victoria was the ‘Queen’,
while the ‘pawns’ were diplomats, soldiers and secret agents. ‘Chessboard’ was the rugged and
unforgiving terrain of Afghanistan, where the most dreadful carnage in the history of the United
Kingdom happened.

      Leggere la storia dell’Afghanistan può aiutare a capire cosa accade oggi in un paese
per tanti versi ancora immerso in un’aura di pre-civilizzazione, terreno di lotta fra molte
etnie. La storica belligeranza delle 60 tribú e dei 400 clan dei Pashtun1 si è convogliata nel
Sunnismo intransigente dei Taliban2 e del loro leader Mullah Mohammed Omar.

                                         The Khyber Pass

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  Noti anche come Pachtun e Pathan sono la piú importante etnia afghana e la seconda maggiore
pakistana. La loro lingua è il Pashto, della famiglia Indo-Europea (Indo-Iraniana).
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  Taliban è un vocabolo Pashto plurale e significa “studenti” (delle Madaris [sing. Madrasah]
Islamiyyah, scuole coraniche pakistane). Il singolare è Talib. Essi sono quasi tutti di etnia Pashtun.
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The Great Game (Il Grande Gioco)
Il “Grande Gioco”: russofobia vittoriana?

      La preoccupazione britannica che la Russia zarista volesse stendere la sua longa
manus sull’India è vista da alcuni storici come una sorta di “russofobia” vittoriana. Tale
posizione è smentita da una sequela di vicende che partono da molto lontano.
      Pietro il Grande, lo Zar che creando S. Pietroburgo aveva “de-asiaticizzato” la Russia,
riteneva che le conquiste di Costantinopoli e dell’India avrebbero dato il controllo del
mondo. Nel 1791 la Grande Caterina concepí un piano per sottrarre l’India agli Inglesi e lo
Zar Paolo I nel 1801 propose a Napoleone un’azione comune con lo stesso obiettivo. Fu
poi “il piccolo Corso” a fare una proposta simile al nuovo Zar Alessandro I.
      Avevano questo scopo anche le continue avanzate russe in Uzbekistan, con pretese
sui khanati di Khiva e Samarcanda e sull’emirato di Bukhara, nonché poi l’effettivo
controllo della Persia.
      La Honourable English India Company si difese attivando una capillare rete spionistica.
“Il Grande Gioco” fu una ‘partita a scacchi’ diplomatico-politico-militare che ebbe come
‘scacchiera’ le montagne innevate dell’Afghanistan, unico cuscinetto rimasto fra i due
grandi Imperi: i ‘pedoni’ furono soldati ed agenti segreti, ma il ‘Re’ fu lo Zar e Vittoria la
‘Regina’.
      Il termine “Grande Gioco” per la minuziosa raccolta di informazioni3 si deve a
Arthur Conoly, Capitano del 6° Cavalleria Leggera del Bengala, al servizio della Company
Bahadur come “agente segreto”, con missioni in tutta l’area e che finí ucciso per ordine
dell’Emiro di Bukhara. Egli, giocando sulla pronuncia del suo cognome, si faceva
chiamare “Khan Ali”.
      Il periodo piú intenso del “Grande Gioco” si ebbe fra il Trattato Russo-Persiano
(1813) e la Convenzione Anglo-Russa (1907). Quando la Russia Zarista divenne Unione
Sovietica vi fu una ripresa del “gioco”, ma di minore portata.
      Esso rimase segreto fino alla pubblicazione (1901) del romanzo di Rudyard Kipling
Kim4, dove il giovane protagonista (Kimball O’Hara) viene istruito al “gioco” ed opera in
stretto contatto con l’agente Pashtun Mahbub Ali, mentre fa ufficialmente il chela
(“discepolo”) del lama tibetano Teshoo.5
      Questo sottile ed accorto gioco di raccolta di informazioni, che portò anche ad una
serie di importanti esplorazioni nell’Asia Centrale, sembrò spesso dover sfociare in un
conflitto aperto fra le due grandi potenze, ma ciò non avvenne.
      Come si è detto, il contrasto ebbe il suo epicentro in Afghanistan, ma coinvolse anche
Persia, Uzbekistan e Tibet. Le varie crisi fra Russia e Persia, condite di assassini, furono in
genere determinate dalla diplomazia britannica. Nonostante la Compagnia avesse
riarmato l’esercito persiano, col tempo però la Russia impose le sue regole su Teheran e
sul Nord di quel paese.
      L’avanzata della Russia sui khanati uzbeki diveniva preoccupante: il Khyber Pass
afghano era stato la porta d’ingresso attraverso la quale Alessandro Magno e Babur (il
fondatore dell’Impero Moghul) erano entrati in India conquistandola. Troppi pericoli per
la vicina Peshawar.

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  In inglese intelligence.
4
  Kipling, 1901.
5
  Il “Grande Gioco” fa da sfondo a tutta la vicenda di Kim e nel suo àmbito si muovono personaggi
straordinari come Lurgan Sahib e Mahbub Ali, due agenti segreti britannici con i quali collabora il
giovane Kim.
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Prima Guerra Anglo-Afghana

      Dost Mohammed Khan aveva preso il potere a Kabul e propendeva per i Russi, al
che la HEIC inviò un esercito al comando del Generale Sir Willoughby Cotton. Si trattava
di 20.000 soldati e di ben 38.000 civili: le famiglie di ufficiali e soldati, nonché armaioli,
barbieri, cuochi, cammellieri, sarti e servitori di vario genere, dato che ogni ufficiale ne
poteva avere anche 10. Inoltre 30.000 cammelli carichi di bauli pieni di libri, profumi, abiti
ed altri effetti personali.
      Passando attraverso il Bolan Pass l’esercito entrò in Afghanistan ed il 25 Aprile 1839
prese Kandahar6 senza sparare un colpo, dato che i capi Pashtun erano fuggiti. Era la
Prima Guerra Anglo-Afghana, nel corso della quale i Britannici conquistarono anche la
fortezza di Ghazni, posta in posizione strategica: grazie ad informazioni raccolte, il 23
Luglio essi riuscirono a penetrare attraverso l’unica porta indifesa, guidati dal Colonnello
Dennie (che poi sarebbe morto a Jellalabad), combatterono corpo a corpo ed infine all’alba
del 24 prevalsero, pur perdendo 200 uomini. Il 30 Luglio poi entrarono a Kabul
restaurando come Amir (“Emiro”) Shujah Shah, mentre Dost Mohammed Khan fuggiva
nei monti dello Hindu Kush.
      La vita nella capitale era assai piacevole ed i Britannici vi ricrearono un’atmosfera
“vittoriana” con partite di cricket, battute di caccia, recite serali e favolosi intrattenimenti a
base di salmone e champagne, con porto e madeira, preparati da Lady Florentia Sale.
      I Britannici si sentivano abbastanza tranquilli, per cui Sir Robert Henry Sale7,
secondo ufficiale in comando, ritenne utile ritornare in India, lasciando solo 4.500 soldati a
guardia dei 12.000 non militari, sia europei che indiani, tra cui Lady Sale con donne e
bambini. Era in cammino verso Peshawar, sotto continui attacchi dei Ghilzai8, quando a
Gandamak gli giunse la richiesta del Generale William Elphinstone, che comandava la
guarnigione di Kabul, di tornare indietro; ma Sale non ritenne importante la richiesta.
Decise invece di proseguire e di fermarsi a Jellalabad9, residenza invernale dei sovrani
afghani, posta a 90 miglia da Kabul e che traeva il nome dal grande imperatore Moghul
Jalaluddin Akbar. La città aveva una cinta muraria cadente: Sale la fece rinforzare dal
Capitano George Broadfoot e vi si attestò con 2.000 uomini del 13° Fanteria.
      La città venne attaccata il 12 Novembre ed il 1° Dicembre 1841, ma i Ghilzai furono
respinti da sortite britanniche. Nel frattempo giungevano notizie allarmanti da Kabul: il 12
Gennaio 1842 Sale seppe che la guarnigione aveva abbandonato la capitale afghana. Nel
contempo si temeva un nuovo attacco e si seppe che i rinforzi guidati dal Generale Wilde

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  Fondata da Alessandro Magno, che, dopo aver conquistato la Persia, nel 526 a.C. si introdusse nel
sub-continente indiano valicando lo Hindu Kush, ovvero “le montagne che uccidono gli Hindu”,
come le definí il famoso viaggiatore Ibn Battuta, o forse semplicemente “Monti dell’India”.
Alessandro si limitò alle regioni del Nord: Afghanistan e Pakistan, incluso il Punjab. Delle 24 città
fondate da lui quattro erano in Afghanistan, quattro in Pakistan ed una non lontana dalla Hyderabad
pakistana (non la ben piú nota Hyderabad indiana, posta molto piú a Sud). Si trattava per lo piú di
guarnigioni militari lasciate a presidiare il territorio. Kandahar è la piú famosa, cosí chiamata dal
nome di Alessandro: egli infatti è detto Eskandar-e Maqduni (“Alessandro di Macedonia") in
Persiano, al-Iskandar al-Makduni al-Yunani ("Alessandro il Macedone di Grecia") e al-Iskandar al-
Akbar ("Alessandro il Grande") in Arabo, Sikandar-e-Azam ("Alessandro il Grande") in Urdu e
Skandar in Pashto. In Urdu e Hindi Sikandar è passato a significare "estremamente abile".
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  Da giovane ufficiale in India era stato alle dipendenze di Arthur Wellesley, futuro Duca di Wel-
lington e trionfatore di Waterloo.
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  Tribú Pashtun.
9
  Oggi Jalalabad.
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erano bloccati ai piedi del Khyber Pass. Shujah Shah suggeriva di abbandonare Jellalabad
e Sale sembrava concordare, ma alla fine prevalse la linea del Capitano Broadfoot e si
decise di resistere.
      Il 19 Febbraio un terremoto distrusse parte delle fortificazioni, ma Broadfoot fece
riparare rapidamente i danni. Gli Afghani erano circa 6.000, comandati da Akbar Khan,
figlio di Dost Mohammed Khan: erano in parte attestati in un fortilizio e sparavano colpi
di cannone che mettevano in pericolo la guarnigione britannica. Dopo alcune sortite di
piccole pattuglie, Robert Sale decise di sferrare un attacco con tutti i suoi 1.500 uomini,
senza attendere i rinforzi del Generale Pollock.
      L’8 Aprile tre colonne, guidate dai Colonnelli Dennie, Havelock e Monteath, formate
da uomini del 13° Fanteria e del 35° Fanteria del Bengala, ed appoggiate dall’artiglieria,
riuscirono a sconfiggere il nemico, impossessandosi dei suoi cannoni e mettendolo in fuga.
Molti furono i morti afghani, e 42 quelli britannici, tra cui il Colonnello Dennie. Il 13
Aprile giunse a Jellalabad l’esercito del Generale Pollock, che venne accolto al suono della
canzone scozzese Oh but ye’ve been a lang time acoming (“Oh, ma sei venuto dopo tanto
tempo”).
      Il successo compensò (anche se solo in piccola parte) ciò che poco tempo prima era
accaduto al Khord-Kabul Pass, e quando nell’Ottobre del 1842 il 13° Fanteria tornò in India
fu accolto con salve di saluto da ogni guarnigione, mentre la Regina Vittoria lo
“promosse” a “Fanteria Leggera del Principe Alberto” e lo dotò di divise blu.

     Il massacro del Khord-Kabul Pass

       A Kabul, intanto, quando gli Afghani videro ridursi e rilassarsi le forze britanniche
si radunarono sotto il comando di Akbar Khan ed iniziarono a dare segni di insofferenza:
si lamentavano della mancanza di sussidi finanziari da parte dei Britannici ed attaccavano
le colonne che portavano i rifornimenti dall’India. Nel frattempo Shujah Shah, sicuro del
potere che aveva acquisito, chiese che le forze della HEIC lasciassero la fortezza di Balla
Hissar e si attestassero in propri cantonamente fuori Kabul.
      I disordini aumentarono ed il 2 Novembre 1841 una folla di Afghani uccise Sir
Alexander Burnes, importante consulente politico. Il nuovo comandante, il Maggior-
Generale William George Keith Elphinstone, vecchio ufficiale invalido privo di grinta, non
volle reagire. Il 23 Dicembre il Governatore Sir William Macnaghten fu invitato ad un
convegno con gli uomini di Akbar Khan e venne ucciso: il suo corpo fu trascinato per le
strade di Kabul.
      Tutto quello che Elphinstone seppe fare fu abbandonare la regione ed il 1° Gennaio
1842 sottoscrisse un accordo con Akbar Khan. Lasciati a Kabul malati e feriti (subito uccisi
dai Pashtun), il 6 Gennaio la lunga colonna si mosse, formata da 4.500 soldati (di cui 690
britannici) e da 12.000 civili con donne e bambini: il primo giorno furono coperte solo 6
miglia e nella notte molti morirono di freddo. Quando giunsero al Khord-Kabul (Khyber)
Pass coperto di neve vennero attaccati da 30.000 Ghilzai e 3.000 uomini furono uccisi.
      A questo punto il 9 Gennaio Akbar Khan prese come ostaggi Lady Sale ed alcune
altre donne, e due giorni dopo anche il Generale Elphinstone (che sarebbe poi morto in
prigionia), mentre i guerrieri afghani massacravano tutti gli altri. 65 uomini del 44°
Reggimento di Fanteria, che costituivano la retroguardia, riuscirono a sottrarsi all’eccidio,
ma vennero poi raggiunti nel villaggio di Gandamak: attestatisi su una collinetta, non
vollero arrendersi, per cui vennero uccisi, salvo il Capitano Thomas Souter, che fu preso
prigioniero perché ritenuto un generale, in quanto si era avvolto la bandiera del reggi-
mento intorno al corpo per non farla prendere al nemico.

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Si salvò anche il Dr William Brydon, assistente del Chirurgo, il quale, benché ferito,
il 13 Gennaio poté raggiungere a cavallo Jellalabad, grazie all’aiuto di un pastore. Quando
il Generale Sale gli chiese dov’era l’esercito Brydon rispose “Io sono l’esercito”. Sul terreno
erano rimasti 22 ufficiali e 645 soldati del 44° Fanteria, 2.849 soldati indiani e 12.000 civili.
Il piú grande massacro della storia del Regno Unito. Il poeta tedesco Theodor Fontane
scrisse una ballata sulla tragedia.

               William Barnes Wollen: “La Battaglia di Gandamak” (1930 ca)

      Nell’Autunno del 1842 Sir George Pollock condusse un “Esercito della Ricompensa”
e mise a ferro e fuoco Kabul. Robert Sale poté liberare personalmente la moglie Florentia e
le altre prigioniere.

     Vittoria Imperatrice e la “Linea Durand”

      L’Afghanistan adesso era sempre piú uno stato-cuscinetto sotto l’ègida britannica,
specie dopo che i Russi presero Tashkent nel 1865 e Samarcanda nel 1868, anno in cui un
trattato concesse all’Emiro di Bukhara un’indipendenza “sotto tutela”. Londra rispose con
una mossa intesa a salvaguardare il “gioiello della Corona”, vale a dire l’India. Il Primo
Ministro Benjamin Disraeli fece promulgare il Royal Titles Act (1877) col quale la Regina
Vittoria aggiungeva ai suoi titoli anche quello di Imperatrice dell’India, il che la poneva
sullo stesso livello dello Zar.

              “Salvatemi dagli amici!” (L’Afghanistan fra l’Orso russo ed il Leone britannico)

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Nel 1878 i Russi inviarono a Kabul una missione diplomatica, che convinse Sher Ali
Khan, l’Emiro, a respingere una missione britannica. Al che un esercito di 40.000 uomini
entrò dall’India e scoppiò la Seconda Guerra Anglo-Afghana. Sher Ali Khan fuggí,
morendo nel corso della fuga, e sul trono venne posto Abdur Rahman Khan, che
confermò alla Gran Bretagna il diritto di gestire la politica estera del paese.
      Le crisi con la Russia continuarono fino a quando nel Novembre del 1893 una
Commissione Reale decise di tracciare dei confini netti per l’Afghanistan. Ne conseguí il
“Trattato della Linea Durand”, dal nome del Ministro degli Esteri dell’India Britannica Sir
Henry Mortimer Durand, che aveva condotto le trattative con gli Afghani: la frontiera
settentrionale veniva posta sull’Amu Darya, segnando il limite dell’espansione russa, ed
un’ampia porzione del territorio abitato dai Pashtun era annessa all’India come “Provincia
della Frontiera di Nord-Ovest” (oggi in Pakistan), lasciando Jellalabad agli Afghani, ma
inserendo i due importanti avamposti britannici di Quetta e Peshawar nella nuova
Provincia: il Khyber Pass risultava diviso, ma con la sommità all’interno dell’India.
      La preoccupazione per il potere crescente della Germania in Medio-Oriente fece
convergere gli interessi di Russia e Gran Bretagna, preoccupate dal progetto tedesco della
ferrovia di Baghdad. Da qui la firma di una Convenzione (1907) che concludeva di fatto “il
Grande Gioco”. La Russia accettava di lasciare al Regno Unito il controllo della politica
afghana, a patto che non vi fossero cambiamenti di regime. La Persia fu divisa fra le due
potenze, con una striscia intermedia neutrale, mentre il Tibet assumeva la funzione di
stato-cuscinetto sotto la sovranità della Cina.
      La Rivoluzione di Ottobre in Russia fece decadere tutti i trattati ed iniziò una
seconda fase del Great Game. L’assassinio di Habibullah Khan, nuovo sovrano di Kabul,
fece sí che il figlio Amanullah Khan dichiarasse l’indipendenza dalla Gran Bretagna ed
attaccasse la frontiera settentrionale dell’India, al che scoppiava brevemente la Terza
Guerra Anglo-Afghana (1919), conclusa poi con l’Accordo di Rawalpindi, che concedeva
all’Afghanistan di gestire la propria politica.
      Un trattato di collaborazione fra Russia ed Afghanistan, sottoscritto nel 1921, era
inteso ad escludere dal giro il Regno Unito, che quindi impose alcune sanzioni. Amanullah
Khan rispose assumendo il titolo di padshah ("re"), ed ergendosi a protettore dei
dissidenti nei riguardi sia dell’Unione Sovietica, sia dell’India Britannica; ma nel 1928 fu
costretto ad abdicare, e gli succedette fino al 1933 Mohammed Nadir Shah.
      La ripresa del “Grande Gioco” si concludeva con la Seconda Guerra Mondiale e con
la nuova convergenza di interessi anti-Germania.

             La “ Linea Durand” in nero fra Afghanistan ed odierno Pakistan

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BIBLIOGRAFIA

Hopkirk, Peter
      The Great Game: the Struggle for Empire in Central Asia; New York, 1990.
Kipling, Rudyard
      Kim; London, 1901.
Masters, John
      The Lotus and the Wind; London, 1953.
Messina, Franco Maria
      “L’India di Kipling” in Quattro Studi Indiani, Roma, 2008.
Morgan, Gerald
      “Myth and Reality in the Great Game”, in Asian Affairs, vol. 60 (February 1973).
Yapp, Malcolm
      “The Legend of the Great Game”, in Proceedings of the British Academy, no. 111, 2001.

     Franco Maria Messina è linguista e storico. Ha studiato a Roma, Utrecht e Oxford, ed ha
insegnato all’università per oltre 35 anni. Ha costituito e dirige il gruppo e la rivista “India
Mirabilis”.

     A retired academic, Frank Messina is linguist and historian. He studied and researched in
Rome, Utrecht, Oxford and London, is Director of the India Mirabilis Team and Editor of the
journal.

                            Copyright © 2009 Franco (Frank) Messina

                                                                                              7
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