MAYDAY Pianeta Terra - numero 3 marzo 2020 - Fondazione Nigrizia
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ANNO 94 - N. 1081 - € 3,00 POSTE ITALIANE S.P.A. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE DECRETO LEGGE 353/2003, (CONVERTITO IN LEGGE IL 27/02/2004 N. 46) ARTICOLO 1, COMMA 1, DCB VERONA numero 3 marzo 2020 MAYDAY Pianeta Terra
parola te di direttore n Da ona a Ver Arche scaligere, le tombe dei Signori della città. scritto da padre ELIO BOSCAINI E Mi sembra di incontrarlo, il poeta, mentre percorre le stesse vie che calpe- rano tempi in cui non si scher- sto, lui che ha fatto di Verona la sua città zava più di tanto con gli oppo- elettiva a partire dal 1312, entrando al sitori politici. Il 10 marzo 1302, servizio di Cangrande, suo principa- la città di Firenze condanna- le protettore, a cui ha dedicato la terza va all’esilio il suo più famoso cantica del Paradiso. cittadino, Dante Alighieri, con accuse Non disdegna, lui fiorentino, di rivolger- infamanti quali “baratteria, lucri illeciti mi la parola, a me dall’accento veneto, ed estorsioni inique”. facendomi convinto della nobiltà del Fu così che il sommo poeta dovette dire parlare volgare, come dice lui, cioè in addio per sempre alla sua terra, inizian- italiano. Mi ricorda anche: do quella lunga fase di sofferenza dalla Sì come sa di sale quale sarebbe nato il suo più grande lo pane altrui, e come è duro calle capolavoro, La Divina Commedia. lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale Il suo antenato Cacciaguida glielo aveva ma, al tempo stesso, mi tesse l’elogio profetizzato: dell’ospitalità di quel Cangrande che mi Lo primo tuo rifugio, il primo ostello descrive come un modello di guida poli- sarà la cortesia del gran Lombardo tica illuminata e capace, che potrebbe che’n su la scala porta il santo uccello. permettere di aspirare alla pacificazione Sì, Dante trovò ospitalità presso la dimo- dell’Italia intera. ra di Bartolomeo della Scala, signore di Mentre lascio che continui la sua stra- Verona, chiamato Lombardo perché col da (è la sera del 20 gennaio 1320, fred- termine Lombardia s’indicava il territorio da e nevosa, e si sta recando nella chiesa occupato dai Longobardi. di Sant’Elena a leggere ai canonici e agli Mi ritrovo spesso nel mio camminare per uomini di cultura veronesi la sua celebre la città dei Montecchi e dei Capuleti, a Questio de aqua et terra), mi sembra di passare a fianco a quell’edificio dove intuire quanto l’esilio abbia allargato l’oriz- Dante fu accolto e che presenta una zonte di quel “ghibellin fuggiasco” che facciata su piazza dei Signori che i vero- “di fiorentino lo fece cittadino d’Italia”. nesi chiamano anche piazza Dante, dove Sì, l’esilio non è solo una condizione troneggia una statua del divin poeta, negativa, ma anche naturale della perso- piuttosto corrucciato, e un’altra sulle na che la rende cittadina del mondo. MARZO 2020 3
ALFABETO ROVESCIA TO Campedelli di don Marco C hi non ha provato a volare? Da Lo credeva forse anche Laurent Ani. bambini, con le braccia aperte, Aveva 14 anni. È lui il ragazzino trovato quante volte abbiamo taglia- morto, a gennaio, nel carrello di atterrag- to strade e cortili, pensando di gio di un aereo proveniente da Abidjan, essere aerei in volo. in Costa D’Avorio, e diretto a Parigi. In tutto il mondo i bambini e le bambine Un volo di circa sei ore e mezzo. giocano a volare. Lo recita una nota ministeriale con le Poi si cresce. E quel sogno ci resta parole fredde della burocrazia: “Laurent dentro. Soprattutto per chi pensa che Ani, nato il 5 febbraio 2005 a Yopou- lontano dalla propria terra vi sia un posto gon, distretto di Abidjan, allievo di quar- V dove c’è più futuro. to anno a Niangon-Lokoa, un sobborgo me volo co 20 MARZO 2020
Ma non eri un “clandestino”: eri solo un ragazzo con la voglia di volare. La colpa non è tua. È di chi non permet- te che quelli come te possano avere gli stessi diritti dei ragazzi che invece hanno biglietto, visto, permesso di volare… Il tuo corpo, rannicchiato sotto le ali dell’areo, è un’accusa a chi non permette ai bambini e alle bambine di volare. Vola- re con le idee, i sogni, i desideri. Di continuare a braccia aperte a fare zig- zag sulle strade, nei cortili, nelle città, nelle periferie. In occasione della Giornata della Memoria, Liliana Segre, senatrice a vita, testimone della Shoah, nel suo discorso al Parlamento europeo ha ricordato una bambina che prima di essere sterminata ad Auschwitz ha disegnato una farfalla gialla che vola sui fili spinati. E rivolgendosi ai responsabili degli Stati del mondo ha detto: «Siate farfalle che volano sopra i fili spinati». Anche tu, Laurent, ci ricordi il volo di tutti i ragazzi e le ragazze del mondo dello stesso quartiere. La sua identità è stata confermata dai genitori”. Aveva messo tutta la sua grinta per attac- carsi alle ali dell’aereo; scaltro, era corso scavalcando gli ostacoli, senza essere visto. Si era rifugiato in quel carrello, nella scorza glaciale dell’aereo. Perché, così, sarebbe diventato il suo rifugio una volta arrivato in quota a 9000 o 10.000 metri. Chissà che emozione avrà provato, pensando che le sue braccia stavolta sopra i fili spinati che dividono il piane- avrebbero volato davvero. ta, che separano ricchi e poveri, neri e Quali erano i tuoi sogni Laurent? Quali i bianchi. tuoi desideri? Lo sai che desiderio è una Arrivare da morto a 14 anni sotto l’ala parola che contiene le stelle? Noi siamo di un aereo dovrebbe provocare una tutti pieni di desideri, tutti siamo cercato- domanda grande quanto il cielo: chi può ri e cercatrici di stelle. fermare il volo di un bambino? Sui giornali hanno detto che eri un “clan- Il tuo, il nostro. Quello che noi facciamo destino”. Certo non avevi il biglietto, il ancora da grandi in certi sogni, aprendo visto. le braccia, leggeri nell’aria. MARZO 2020 21
Ma madou racconta Yadikon alese d seneg bin Hoo Il Ro Sin dalla più tenera età, Yadikon si dimo- strò vivace e sveglio. Dopo aver frequen- tato la scuola e divenuto adolescente, Yadikon scappò dal villaggio per raggiun- gere la capitale Dakar. E là si ritrovò senza familiari. Dovette quindi imparare in fret- ta a sopravvivere, arrangiandosi da solo. A Dakar passò da una esperienza lavo- rativa all’altra come apprendista. Non riuscendo però mai a rimanere in un posto a lungo, perché gli risultava diffici- le inserirsi nella grande città e accettare le rigidità dettate dalla vita. Viveva già da qualche tempo nella capi- tale, quando Yadikon iniziò ad avere scritto da MAMADOU MBENGAS M problemi con la giustizia. Ma ogni volta che veniva accompagnato in prigione olti, molti anni fa, in un riusciva a scappare. Per ben trentadue villaggio del Senegal nasce- volte riuscì a fuggire dalle carceri va un bambino. Il papà e la di Dakar. mamma, unanimi, lo chia- marono Yadikon che signi- fica “quello che era partito ed è torna- to”. Venne chiamato così perché ogni volta che la mamma metteva al mondo un bambino, questi moriva. E Yadikon era il setti- mo. Sulla fronte del sesto figlio morto era stato messo un segno. Quello GUGLIELMO SIGNORA stesso segno era comparso sulla fronte di Yadikon. Ecco, l’origine del nome. 26 MARZO 2020
Quando il nuovo procuratore sentì parla- Era sempre finito in carcere perché ogni re di lui, lo convocò nel suo ufficio: volta si era ribellato a una situazione che «Yadikon, ho sentito parlare di te prima considerava di ingiustizia. di arrivare qui – gli disse –. Mi hanno Una volta era finito in prigione perché, raccontato delle tue fughe. Vedrai però dopo essersi recato al mercato e aver che non scapperai più, perché ti spedi- girato per le bancarelle, aveva preso sco a Gorée, su quell’isola dove veniva- quello che voleva senza pagare, per poi no rinchiusi gli schiavi prima di essere distribuirlo alle bambine e ai bambini di portati oltre oceano, nelle Americhe». strada. Un’altra volta era andato al cine- Ed ecco Yadikon trasferito sull’isola di ma e, sfondata la porta d’ingresso, aveva Gorée, incarcerato e sorvegliato a vista. fatto entrare tutte le persone rimaste Ma una notte, approfittando della distra- fuori senza biglietto. zione del guardiano, Yadikon lasciò la Un giovedì di qualche anno fa, Yadikon, cella, scavalcò l’alto muro di cinta e camminando per le vie di Dakar, cadde e si gettò in mare. Grazie alle luci della non si alzò più. città che vedeva in lontananza, a nuoto Ancora oggi Yadikon è ricordato da quan- raggiunse la mattina presto il porto di ti lo hanno conosciu- Dakar. to o ne hanno senti- Tutti i giornali parlarono di lui e delle to parlare come il sue fughe reiterate. Ma tramite indagini Robin Hood senega- condotte con serietà, si venne a scoprire lese. che Yadikon non era un giovane cattivo. MARZO 2020 27
scritta da MARTA ZUCCHER L'intervista O impossibile vale, lunga 400 metri e con 8 corsie, è così la pista d’atle- tica di Mogadiscio (capitale della Somalia). Mi trovo qui oggi, per raccontarvi la storia di Saamiya Yusuf Omar. Ciao Saamiya, inizierei chiedendoti di raccontarci qualcosa della tua infanzia. Ciao! Sono nata nel 1991 a Mogadiscio. La mia era una famiglia povera. Papà è morto quando ero piccola e mamma lavorava al mercato della frut- ta. Io passavo le giornate a casa per badare ai miei fratelli. L’atletica è diventato lo sport della tua vita, anche se iniziare non è stato faci- le, giusto? Sì, correre mi è sempre piaciuto. In Somalia, però, una donna che correva non era ben vista. Inoltre, lo Stato non aveva soldi per mantenere gli atleti a causa della guerra. aamiya S orreva he c c e il vento com 40 MARZO 2020
Come è stato possibi- le quindi allenarsi, in quali occasioni potevi correre? Allenarsi non è mai stato possibile. Nessuno mi aiutava nella corsa, non avevo allenatori. Correvo da sola, più spesso che potevo. Di giorno, per le vie della città, coper- ta dal volto fino ai piedi per non farmi riconoscere. La notte, invece, entravo negli stadi distrutti dalle bombe. Lì non dovevo nascondermi. Soltanto il vento e il buio potevano vedermi e mi accompagnavano fino al sorgere del sole. Un giorno la tua vita è cambiata, cos’è accaduto? Nel 2008 sono riuscita a partecipare ai Campiona- ti africani di atletica leggera ma, purtroppo, sono arriva- ta ultima. Nonostante questo insuccesso, sono stata chiama- ta a gareggiare alle Olimpiadi di Pechino, rappresentando la Somalia. Cosa successe in quella occasione? Arrivai ultima. A differenza dei Campio- Saamiya, ti saluto e ringrazio. Vorrei nati africani, però, al mio arrivo la gente chiederti di dire qualcosa a chi legge il mi incitava e mi applaudiva come se mi PM, qualcosa che per te è importante fossi classificata prima. Fu una sensazio- e che può esserlo anche per loro. ne stupenda, per tutti io avevo già vinto Sono io che ringrazio te! A chi legge il riuscendo ad arrivare alle Olimpiadi. vostro giornale, voglio lasciare questa Mi riempii di orgoglio come non mai e citazione di una canzone che mi piace capii che la corsa sarebbe stata la mia molto, fa così: «Vola, come il cavallo vita. Per questo avrei voluto continua- alato fa nell’aria. Sogna, come se fossi il re. Ma purtroppo non sono riuscita ad vento che gioca tra le foglie. Corri, come arrivare in Europa, sono morta nel mar se non dovessi arrivare in nessun posto. Mediterraneo 8 anni fa, in aprile. Vivi, come se tutto fosse un miracolo». MARZO 2020 41
I VIAGGI DI BRUPAGURO Piccolo SEO MU IARIO DEL D Diario di Aldo scritto da la memoria e le storie che l’archivio stava MARIA ANTONIETTA raccogliendo fossero accessibili a quanti BERGAMASCO più visitatori e visitatrici possibili. D «Una casualità – dice Stefano, la guida che mi spiega con passione come sono urante la Grande Guerra, nel nati questi luoghi – anche se, non so se 1944, il paese di Pieve Santo è vero che le cose succedono per caso». Stefano venne completamen- L’Archivio, infatti, è nato per volere dello te raso al suolo dalle mine scrittore e giornalista Saverio Tutino, un tedesche. Rimasero intatti solo uomo nato nel 1923, che ha vissuto la la chiesa della Collegiata di Santo Stefa- Grande Guerra e ha dedicato parte del no (che dà il nome al paese), la Madonna suo lavoro a narrare la Storia, arrivando dei Lumi e il Palazzo Pretorio. però a una conclusione: sono le storie Proprio in questo paese, 40 anni dopo, delle vite apparentemente normali nel 1984, è nato l’Archivio diaristico delle persone comuni a fare la Storia. nazionale, che nel 2013 è stato affianca- Permettetemi questo gioco di parole, to dal Piccolo Museo del Diario, perché dovreste aver ormai capito che gioca- 44 MARZO 2020
re con le parole mi piace molto, anche e delle immagini fanno scorrere le pagi- se questa è una questione molto seria: ne e mostrano il volto di chi ha conse- TV, internet e media ci parlano spesso gnato alla carta la sua esperienza di vita. di personaggi famosi, ma – e credo che Ci sono molte storie di guerra, ma non Il Piccolo Missionario lo insegni – ci sono solo: c’è il diario personale di Massimo, storie straordinarie di persone che 14 anni, che scrive di musica e della sua ogni giorno vivono silenziosamente prima cotta; Sisto, 20 anni, scrive lette- vite incredibili. re alla famiglia dalla trincea; Claudio, Saverio Tutino ha pensato che proprio ladro di appartamenti, inizia un diario in queste vite potessero trovare spazio a carcere; Maria Pia, casalinga, annota le Pieve e ha chiesto al Comune una stanza sue giornate su un quaderno e disegna per raccogliere epistolari (lettere), diari e come forse fate voi sul vostro diario di memorie. E per farlo ha creato il Premio scuola; Tommaso, in pensione, scrive di Pieve Saverio Tutino: ogni anno, i primi quando, da giovane, ha lasciato Palermo 100 scritti che arrivano vengono valu- per l’America; Aldo, 10 anni, racconta tati da una commissione, che si raduna la guerra con i suoi carroarmati; Valerio nel Palazzo Pretorio tutti i martedì sera; viaggia per cambiare il mondo. vengono scelti 8 finalisti e il diario vinci- Storie comuni, perché ci parlano e parla- tore viene pubblicato, mentre gli altri no un poco anche di noi, così che nessuna vengono archiviati e resi consultabili. storia e nessuna vita vengano dimenticate. Nel 2013, quando gli scritti erano più di 7000, è nato il Piccolo Museo del Diario. I diari sono conservati in un grande e speciale archivio a parete. Specia- le, sì, perché se aprite i cassetti, una voce inizia a leggere gli scritti Diario di Luisa DOVE TROVA IL PIC COLO R MUSEO E Palazzo DEL DI P Piazza P retorio AR IO li n Pieve Sa io Pellegrin i, 1 w w w.pic nto Stefano (AR colomus ) piccolom e useo@a odeldiario.it rch iv iod iari.it MARZO 2020 45
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