STRUTTURE NARRATIVE Transmedia Studies 2019/2020 Prof.ssa Silvia Leonzi - Coris
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La struttura narrativa in tre atti Titolo/Prologo: Caro nonno… Equilibrio iniziale Elemento turbativo
LA STRUTTURA NARRATIVA IN TRE ATTI «La tragedia fa tutto il possibile per svolgersi in un giro di sole o poco più, mentre l'epopea è illimitata nel tempo» Aristotele, La Poetica Atto I Atto II Atto III Prima metà Seconda metà Punto centrale Impostazione Risoluzione Turning Confronto Turning point I point II Field Syd, La sceneggiatura. Il film sulla carta, Lupetti, Milano, 1994.
LA STRUTTURA NARRATIVA IN TRE ATTI Primo Atto In questo atto si imposta la storia, definizione dei tre elementi principali: • il protagonista (di chi parla la storia), • la premessa drammatica (di cosa parla la storia), • la situazione drammatica (quali sono le circostanze drammatiche all’interno delle quali si svolge l’azione). Catalyst: incidente scatenante che mette in moto la storia (Linda Seger) Il primo atto si conclude con il primo colpo di scena il turning point: “un incidente, un episodio o un fatto che aggancia l’azione e la spinge in un’altra direzione.” (Sid Fyeld) Linda Seger (1987), Come scrivere una grande sceneggiatura, Dino Audino Editore, 2004
LA STRUTTURA NARRATIVA IN TRE ATTI Primo Atto Protagonista: Martin Catalyst: invenzione macchina del tempo, fuga nel passato.
LA STRUTTURA NARRATIVA IN TRE ATTI Turning Point Le funzioni drammaturgiche dei turning point sono le stesse sia per il primo che per il secondo: • sposta l’azione in una nuova direzione; • solleva la questione centrale e fa sì che il pubblico si interroghi sul suo esito; • è spesso un momento di decisione o di impegno per il protagonista; • alza la posta in gioco; • spinge la storia verso l’atto successivo; • porta in una nuova arena e dà il senso di un focus diverso per l’azione Linda Seger, Come scrivere una grande sceneggiatura, Dino Audino Editore, Roma, 2004.
LA STRUTTURA NARRATIVA IN TRE ATTI Turning Point I Salva il padre e ne prende il posto nella relazione con la madre
LA STRUTTURA NARRATIVA IN TRE ATTI Secondo Atto Questo è l’atto del confronto. Qui il protagonista deve affrontare e superare (o non superare dipende dal tipo di storia raccontata) gli ostacoli e i conflitti per realizzare le sue esigenze drammatiche. Il Punto centrale (midpoint) è un evento che divide il secondo atto in due parti e fa da ponte per lo sviluppo drammaturgico tra la prima e la seconda metà. È un anello nella catena dell’azione drammaturgica, uno strumento col quale mettere a fuoco le vicende della storia. Evolve e cambia il contesto drammaturgico.
LA STRUTTURA NARRATIVA IN TRE ATTI Secondo Atto Midpoint: per aiutare il padre a conquistare la madre si scontra con dei teppisti umiliandoli. Questo fa innamorare ancora di più la madre, Martin è obbligato a portarla al ballo.
LA STRUTTURA NARRATIVA IN TRE ATTI Terzo Atto Il terzo atto è il contesto narrativo chiamato risoluzione. Si arriva alla soluzione della narrazione. Syd Field, a questo proposito, non parla di soluzione della storia ma della sceneggiatura perché possono esserci anche finali aperti e linee narrative irrisolte. Verso la fine ha luogo il climax, ovvero il momento in cui deve essere sciolto il conflitto, risolto il problema. Per Linda Seger è il momento che esaurisce la storia e va chiusa la narrazione.
LA STRUTTURA NARRATIVA IN TRE ATTI Terzo Atto - Turning Point II Il padre conquista la madre battendo i bulli
LA STRUTTURA NARRATIVA IN TRE ATTI Terzo Atto
LA STRUTTURA NARRATIVA IN TRE ATTI Terzo Atto - Climax
VOGLER’S STORY Christopher Vogler è uno sceneggiatore statunitense che lavora a Hollywood, ed è alla ricerca della «ricetta segreta» per una buona storia. Dopo aver letto poemi epici, racconti mitici, romanzi e fumetti, si imbatte nel testo di Joseph Campbell «L’eroe dai mille volti», nato da ricerche sulle fiabe dei fratelli Grimm, sulle leggende celtiche, sulle opere di Jung, sui testi di Propp, etc.. Alla base del libro di Campbell si colloca una trama–archetipo o monomito. Vogler capisce di aver trovato la chiave di accesso alla fortuna di prodotti come Star Wars, Incontri ravvicinati del terzo tipo, etc… Nel 1992 scrive un memorandum di 7 pagine per alcuni prodotti Disney (es. il Re leone), che diventa poi un libro dal titolo The Writer's Journey: Mythic Structure For Writers, pubblicato in italiano come Il viaggio dell'eroe.
L’EROE DAI MILLE VOLTI Joseph Campbell, studioso americano di mitologia e religioni, illustra nella sua opera L’eroe dai mille volti (1949) e ne Le maschere di Dio (1959) elementi comuni agli eroi di ogni racconto: • La nascita di un eroe/protagonista è caratterizzata da un alone di mistero e magia • Durante l’infanzia la relazione con i familiari più stretti è difficoltosa, oppure la famiglia è assente • L’eroe si ritira dalla società per un periodo di apprendistato, spesso con una guida soprannaturale, al fine di acquisire competenze nuove • L’eroe rientra nella società forte delle conoscenze acquisite e svolge il suo compito grazie a strumenti o oggetti magici di cui è l’unico a poter disporre
L’EROE DAI MILLE VOLTI «Il viaggio dell’eroe mitologico può avvenire anche materialmente ma quest’aspetto è irrilevante. In realtà il viaggio è fondamentalmente un evento interiore, un viaggio verso profondità in cui oscure resistenze vengono vinte e resuscitano poteri a lungo dimenticati per essere messi a disposizione della trasfigurazione del mondo. Il periglioso viaggio non ha per scopo la conquista ma la riconquista, non la scoperta ma la riscoperta».
IL VIAGGIO DELL’EROE
LE TAPPE DEL VIAGGIO DELL’EROE Primo Atto 1. Il mondo ordinario 2. La chiamata all’avventura 3. Il rifiuto del richiamo 4. L’incontro con il mentore 5. Il varco della soglia Secondo Atto 6. Prove, alleati e nemici 7. L’avvicinamento alla caverna 8. La prova centrale 9. La ricompensa Terzo Atto 10. La via del ritorno 11. La resurrezione 12. Il ritorno con l’elisir Vogler C. (1992), Il viaggio dell’Eroe, Dino Audino editore, 1999.
1. IL MONDO ORDINARIO: L’EROE “L’eroe lascia il mondo di tutti i giorni per avventurarsi in una regione di meraviglia soprannaturale” ✓ Presentazione dell’eroe al pubblico ✓ Ciò che manca all’eroe ✓ La posta in gioco ✓ Antefatto ed esposizione Es. Massimo Decimo Meridio Il gladiatore, Ridley Scott, 2000
1. IL MONDO ORDINARIO: L’AMBIENTE All’inizio del viaggio, l’eroe, o l’eroina, sono inseriti nella loro quotidianità. La routine ordinaria e banale del mondo descritto costituisce uno scenario rassicurante, che si prepara ad essere sconvolto. Es. La contea Il signore degli anelli. La compagnia dell'Anello, Peter Jackson, 2001
Edward Mani di forbice, Tim Burton, 1990 Mondo ordinario Mondo stra-ordinario La fabbrica di cioccolato, Tim Burton, 2005
Mondo ordinario Mondo stra-ordinario Alice in wonderland, Tim Burton, 2010
Mondo ordinario Mondo stra-ordinario Cast Away, Robert Zemeckis, 2000
2. LA CHIAMATA ALL’AVVENTURA COME SCELTA Il mondo ordinario rappresenta una condizione statica ma instabile. I semi del cambiamento sono Es. Neo/Anderson avverte una già stati piantati e stanno per condizione di instabilità Matrix, Andy e Larry Wachowski, germogliare. 1999 Il richiamo può essere semplicemente un’urgenza interiore dell’eroe, un messaggio dell’inconscio che annuncia l’ora di cambiare.
2. LA CHIAMATA ALL’AVVENTURA COME SEDUZIONE Con la chiamata all’avventura l’eroe viene strappato alla vita quotidiana e scaraventato in un nuovo mondo, estraneo, a volte ostile, sconosciuto. Es. Vivian incontra l’affascinante miliardario Edward Da subito si rende palese il valore Pretty woman, Garry Marshall 1990 della posta in gioco e l’obiettivo da raggiungere. L’eroe può essere obbligato a rispondere all’appello, non avendo altra scelta, o può decidere liberamente di accettare; in ogni caso, la sua vita non sarà più la stessa.
2. LA CHIAMATA ALL’AVVENTURA Sincronismo: il messaggio che chiama l’eroe all’avventura può essere rappresentato da una catena di eventi o coincidenze Es. Delitto per delitto Alfred Hitchcock, 1951 Tentazione: il richiamo può essere rappresentato da un invito seduttivo, come il canto delle sirene Es. L’angelo azzurro Josef von Sternberg, 1930
LE FASI DEL VIAGGIO DELL’EROE Messaggeri del cambiamento: è difficile capire se dietro la maschera del messaggero si nasconda un nemico o un alleato. Spesso gli eroi non vedono la necessità di cambiare il mondo ordinario. Il compito del messaggero è quello di svelare la precarietà di questa situazione di partenza. Canto di Natale di Topolino, 1983 (J. Campbell, 1959)
3. IL RIFIUTO DEL RICHIAMO Inizialmente l’eroe reagisce alla chiamata cercando di evitare l’avventura. Le proteste continuano finché il rifiuto dell’eroe non viene superato dal sopraggiungere di una grave motivazione che alza la posta in gioco. Es. Beatrix rifiuta di tornare con Bill, Kill Bill. Vol. II, Quentin Tarantino 2004
3. IL RIFIUTO DEL RICHIAMO L’atteggiamento di rifiuto da parte dell’eroe, riflette la legittima paura dell’uomo chiamato a confrontarsi con l’ignoto. Accade che spesso per sconfiggere la sua riluttanza non sia sufficiente un’unica chiamata, può succedere che venga “incitato, blandito, adulato, tentato o costretto”. Il rischio del rifiuto è quello di produrre conseguenze disastrose, di diventare prigionieri del passato o di un’illusione che allontana dalla realtà Rocky IV, Sylvester Stallone, 1985
4. L’INCONTRO CON IL MENTORE Quasi sempre, non appena Star Wars: l’eroe accetta di ascoltare il Episodio richiamo all’avventura, viene a III – La contatto con una fonte di vendetta dei Sith, saggezza, di forza morale, Lucas, che lo guiderà nel suo viaggio 2005 reale/spirituale. Una figura saggia e protettiva che guida, istruisce, addestra e assegna doni magici agli eroi. Star Wars – Una nuova speranza, George Lucas, 1977
LE ORIGINI DEL MENTORE Il centauro Chirone: prototipo di mentore. Secondo il mito, cresce e istruisce moltissimi eroi greci, tra cui Ercole, Achille, Peleo, etc. Chirone rappresenta l’energia e l’intuito selvaggio, domati e imbrigliati ai fini dell’insegnamento. Costituisce un ponte tra gli uomini e le forze superiori della natura e dell’universo.
4. L’INCONTRO CON IL MENTORE Il mentore è la guida che allena o istruisce l’eroe. Gli fornisce spesso doni e aiuti e lo John Keating ne L’attimo accompagna nella sua fuggente, Peter avventura. Weir, 1989 Nigel ne Il diavolo veste Prada, David Frankel, 2006 A volte il mentore è un maestro saggio o un ex Frankie Dunn in Million Dollar Baby, Clint Eastwood, 2004 eroe e rappresenta la coscienza dell’eroe. Anche quando l’eroe è tentato di arrendersi, il mentore gli offre una motivazione per continuare la sua impresa.
4. L’INCONTRO CON IL MENTORE Non sempre il Maestro veste i panni del vecchio saggio, il Senex, ma è anche possibile che si manifesti attraverso un aiuto proveniente da un oggetto, da un ricordo da un sogno. Proiezioni della figura del Mentore sono folletti, animali, nani, grilli, gatti parlanti…
4. L’INCONTRO CON IL MENTORE Conflitti mentore-eroe: il rapporto tra i due personaggi può assumere un andamento tragico o fatale, se l’eroe è ingrato o incline alla violenza. D’altro canto, il mentore può anche rivelarsi infido e traditore Breaking Bad, 2008- 2013 L'allievo, 1998 , B. Singer Guerre stellari, 1977, G. Lucas
5. IL VARCO DELLA SOGLIA È un atto di volontà, in cui il personaggio impegna tutto se stesso per iniziare la sua avventura. “plot point” - punto di svolta. Spesso il coinvolgimento dell’eroe viene determinato da qualche forza esterna che cambia il corso o l’intensità della storia. Es. L’armadio de Le cronache di Narnia, Andrew Adamson, 2005
5. IL VARCO DELLA SOGLIA L’attraversamento della prima soglia è solitamente accompagnato dall’incontro con i guardiani della soglia, che possono avere sembianze dei propri cari, ma anche quelle dei nemici. Il compito dei guardiani è mettere alla prova l’eroe, verificando le sue reali motivazioni Kill Bill. Vol. I, Quentin Tarantino 2004
6. PROVE, ALLEATI E NEMICI Una volta varcata la soglia, l’eroe si trova in un paese abitato da personaggi ambigui, ostili, ingannevoli, dove deve affrontare un certo numero di prove. Chiunque intraprende il pericoloso viaggio nelle tenebre, scendendo lungo i tortuosi sentieri del proprio labirinto spirituale, si trova in un paese popolato di figure simboliche. Cammino di “purificazione dell’io”
6. PROVE, ALLEATI E NEMICI L’eroe deve riuscire a capire di chi può fidarsi, e quali possono essere i suoi alleati nel superamento delle prove man mano che gli si presentano.
7. L’AVVICINAMENTO ALLA CAVERNA Avvicinandosi alla caverna recondita gli eroi entrano nel territorio dello sciamano, al limite tra la vita e la morte. Durante questa fase gli eroi possono incappare in intoppi scoraggianti detti “complicazioni drammaturgiche”.
8. LA PROVA CENTRALE La crisi: il momento della storia in cui le forze ostili sono nello stato d’opposizione più aspro. Per poter migliorare, la situazione deve prima peggiorare. Matrix, Andy e Larry Wachowski, 1999 In questa fase l’eroe spesso si scontra con il suo antagonista, “muore e rinasce”. Dopo la “resurrezione” l’eroe subisce un cambiamento, una trasformazione. I testimoni: rappresentano il punto di vista del pubblico, s’identificano con i protagonisti e soffrono con loro. Kill Bill. Vol. II, Quentin Tarantino 2004
9. LA RICOMPENSA Superata la crisi della prova centrale l’eroe sperimenta le conseguenze di essere sopravvissuto alla morte In questa fase l’eroe prende possesso dell’ “oggetto del suo desiderio”, lo scopo della sua La ricerca della felicità, 2006, G. Muccino ricerca La ricompensa può consistere in nuove illuminazioni e nella capacità di penetrare un mistero → chiaroveggenza o telepatia Matrix, Andy e Larry Wachowski, 1999
10. LA VIA DEL RITORNO Se l’eroe ottiene il favore della dea o del dio, ed è esplicitamente incaricato di ritornare nel suo mondo con il suo trofeo, la fase finale dell’avventura è facilitata dai poteri del protettore soprannaturale. Se al contrario il trofeo è stato conquistato a dispetto del suo guardiano, o l’eroe è inviso agli dei o ai demoni, l’ultima fase del viaggio mitologico sarà tormentata, resa difficile da ostacoli ed evasioni.
10. LA VIA DEL RITORNO Una volta che le ricompense della Grande Prova sono state acquisite gli eroi si trovano di fronte a una scelta: rimanere nel mondo straordinario oppure cominciare il viaggio di ritorno nel mondo ordinario. La via del ritorno determina il terzo atto e può causare un cambiamento nello scopo della storia
11. LA RESURREZIONE È il momento del climax, l’ultimo grande avvenimento della storia che dovrebbe dare luogo alla catarsi L’eroe deve dare prova che il vecchio sé è definitivamente morto e che è pronto per un nuovo mondo Può essere lo scontro finale ma anche una scelta sentimentale
12. RITORNO CON L’ELISIR «Ritornare con l’elisir significa mettere in pratica il proprio cambiamento nella vita quotidiana e ricorrere alle lezioni imparate durante l’avventura per curare le ferite» La vera chiave dell’ultima fase è l’elisir, qualcosa che l’Eroe porta con se dal mondo straordinario e lo condivide al ritorno, dimostrando il cambiamento avvenuto Vogler C. (1992), Il viaggio dell’Eroe, Dino Audino editore, 1999. P. 162
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