PIANO DI ZONA, SVILUPPO LOCALE, PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA E RAPPORTO CON IL TERZO SETTORE

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COMUNE DI ROMA - LABORATORIO

“PIANO DI ZONA, SVILUPPO LOCALE,
PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA E RAPPORTO
CON IL TERZO SETTORE”

Gruppo coordinato da
  • Pina Rozzo (Ass. di Imprese Sociali “CITTA’ VISIBILE”)
  • Antonio Ferraro (CITTADINANZATTIVA)

Incontri n. 3

Date: 26 gennaio; 20 febbraio; 20 marzo

N. partecipanti: 1^ incontro 120 persone circa (vedi lista iscrizioni presso Assessorato); 2^
incontro 80 persone circa; 3^ incontro 40 persone circa.

Composizione dei partecipanti: i partecipanti al laboratorio erano espressione di servizi pubblici
(servizi sociali municipali, distretti ASL, scuole), dell’associazionismo, della cooperazione
sociale, di consulte. Al secondo e terzo incontro ha partecipato per l’Ufficio di Scopo il Dott.
Devastato; al terzo incontro anche la Dott.sa Marchetti.

La costruzione del Piano Regolatore Sociale Cittadino e dei Piani di zona                          Municipali
rappresenta l’avvio concreto, il banco di prova dell’attuazione della riforma dei servizi sociali.
Ma per far si che la legge diventi occasione di crescita e sia messa realmente in atto soprattutto
nelle realtà locali, sarà necessaria la partecipazione dei soggetti locali pubblici, del privato
sociale e dei cittadini.
Vanno cioè valorizzate le capacità e le esperienze di tutti. Un processo non meramente
normativo, dunque, né fatto da tecnici “a tavolino”, ma fatto di democrazia reale e di rapporti
sociali. Si preannunciano, pertanto, stimolanti cambiamenti sia a livello culturale che
organizzativo, sicuramente non privi di traumi e rischi.
In questa fase della discussione sul lavoro sociale, le strutture del Terzo Settore impegnate da
anni, quali partner privilegiate dell’ente locale, nella progettazione e gestione di una pluralità di
servizi rivolti alla persona, ritrovano quell’interesse che le ha viste nascere: cercare risposte non
burocratiche ai bisogni sociali, ritessere relazioni significative e attivare quegli spazi pubblici
dove si possano discutere le questioni collettive e i bisogni delle persone.
Nella discussione del Laboratorio, si sono, ovviamente, poste molte domande, prima fra tutte,
come costruire il piano in maniera realmente partecipata in tempi così brevi e in assenza di
metodi già sperimentati. Insomma, dove, come quando vedersi per questo lavoro, quali i soggetti
concreti e con quali funzioni riconosciute. Se facciamo i tavoli chi li governa e chi decide
(problema dei referenti stabili e della rappresentanza del terzo settore); cosa intendiamo per
coprogettazione, come avviene oggi la rilevazione dei bisogni nei municipi, ecc.
Molteplici sono le risorse e le esperienze maturate (si pensi alla 285) cui fare riferimento, ma
anche le criticità che viviamo quotidianamente e che vanno superate:
-          necessità di superare logiche di emergenza nell’impostare le politiche sociali e lo
           sviluppo locale acquisendo una cultura della pianificazione (prevedendo strumenti e

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passaggi utili e necessari a tale acquisizione sia da parte degli operatori pubblici che del
          privato sociale;
-         costruire i servizi e gli interventi a partire dai bisogni (che spesso, nel sociale, non sono
          già declinati in domanda, come giustamente scrive Sgritta) superando la rigidità
          dell’offerta dei servizi riqualificandoli e rimodulando la loro articolazione in un’ottica
          di superamento delle vecchie categorizzazioni. A tal fine ci sembra una buona
          indicazione su cui ragionare per la pianificazione degli interventi territoriali
          l’articolazione proposta dalla legge di riforma nel definire la rete di servizi essenziali
          per ambito territoriale, suddividendoli per aree di welfare (leggero, domiciliare e di
          supporto familiare, comunitario, residenziale e semiresidenziale, dell’emergenza);
          ciascuna area si declina poi per tipologie diverse di interventi/servizi.
-         Nella nostra città l’applicazione della 328 si incrocerà con le dinamiche tipiche (centro-
          periferia) del processo di decentramento amministrativo in atto (vedi istituzione
          Municipi). All’interno di questi ultimi vi è il rischio di difformità di comportamento:
          mentre in questa fase di cambiamento, pur nel rispetto dell’autonomia e del
          decentramento, occorre una sostanziale omogeneità di linee generali, di regole,
          altrimenti ci troveremo di fronte a dispersione di risorse, a una difficoltà a fare proposte
          e a mantenere soprattutto una reale pari opportunità ed equità ai vari interlocutori e ai
          cittadini.
-         Atra grande criticità è data dalla carenza comunicativa interna all’Amministrazione (tra
          assessorati, tra comune e municipi, ma anche tra comune e regione) che induce
          frequentemente fenomeni di frammentazione e sovrapposizione degli interventi
          (ognuno si fa il suo sportello che però non comunica e non si mette in rete con gli altri e
          comunque dopo breve fallisce..)

Attori sociali e costruzione dei tavoli di concertazione

Nel contesto dei Piani di Zona è essenziale la partecipazione di una pluralità di attori sociali,
istituzionali e non, con il compito di concretizzare i programmi concertati:

Soggetti istituzionali
Il Comune, i Municipi, la Provincia, La Regione, i Distretti Sanitari, le istituzioni scolastiche

Soggetti non istituzionali e del Privato Sociale
• I singoli cittadini, le famiglie e le comunità locali
• I Soggetti del terzo settore (ONLUS, cooperative sociali, volontariato,associazioni e Enti di
   promozione sociale, fondazioni ed enti di Patronato);
• Il mondo delle imprese e delle attività produttive
• Le Istituzioni Pubbliche di assistenza e Beneficenza (I.P.A.B., come da regolamento di
   riforma)
• Le Organizzazioni sindacali e le Associazioni di Tutela degli utenti
• Gli Enti Ecclesiastici e le Confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti,accordi
   o intese e che operano nel settore dei servizi sociali;
• il mondo della ricerca e della formazione;
• il mondo della finanza e del credito.

•   A livello di Municipio la partecipazione istituzionale vedrà la presenza di:

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•   Servizio Sociale del Municipio,
   •   Unità Organizzativa del Municipio,
   •   Distretto Sanitario di Base
   •   Enti scolastici, della formazione e della ricerca
   •   Centri di Formazione Professionale comunale

Promozione della partecipazione Civica
Compito del Comune e dei Municipi è quello di facilitare lo sviluppo dei programmi sociali,
anche attraverso una serie di atti che favoriscono la partecipazione Civica. Misure concrete
possono essere individuate:
• censimento dei Soggetti appartenenti al Terzo settore operanti nel territorio in termini di
    specifica competenza, esperienza e recapito, mantenendo la lista aperta ad ulteriori adesioni;
• nell’organizzazione di fasi periodiche e costanti di informazione, formazione ed
    aggiornamento;
• nella messa a disposizione di luoghi di incontro e di elaborazione;
• nella messa a disposizione di servizi e risorse economiche per l’espletamento delle funzioni
    sussidiarie.
• nella definizione congiunta di processi di monitoraggio e autovalutazione delle capacità
    operative in termini di efficacia e qualità degli interventi;

Fasi dei processi negoziali e di co–progettazione del PSR di Zona
Tutti i Soggetti sociali interessati nella definizione e nella realizzazione dei Piani di Zona
concorrono metodologicamente nei processi di:
    • implementazione di un sistema efficiente e complementare di raccolta dati e di ricerca,
       di analisi, definizione e valutazione dei bisogni sociali;
    • sviluppo dei processi di programmazione e di governo dei sistemi locali di welfare;
    • regolazione delle politiche sociali, basato sul principio universalistico del diritto di
       accesso ai servizi da parte di tutti i cittadini, attraverso accordi di programma
       interistiruzionali che riguardino in modo particolare l’accreditamento dei soggetti
       erogatori      di     servizi, la    semplificazione       burocratica, l’omogenizzazione e
       l’armonizzazione degli standard di qualità tra i vari Municipi;
    • promozione dello sviluppo a rete del sistema integrato degli interventi e dei Servizi,
       progettati e realizzati da una pluralità di soggetti; promozione degli Uffici di tutela dei
       cittadini e degli utenti;
    • attuazione dei programmi e degli interventi sociali con il criterio della sussidiarietà
       complementare tra soggetti pubblici e privati;
    • verifica periodica dell’efficacia, efficienza e qualità dei programmi in corso d’opera e
       realizzati.

Governo dei Tavoli di concertazione e processo di pianificazione:
proposte emerse
E’ necessario innovare la partnership tra amministrazione e terzo settore. A Roma si richiede
una profonda rivisitazione del concetto stesso di partnership e delle forme che essa assume. Essa,
non afferisce ad alcun concetto di status, ma alle dimensioni dinamiche della relazionalità e della
progettualità, in cui i rapporti tra i partner “si fondano su un agire orizzontale, su una cultura
comune che consente di condividere valori ed obiettivi… di progettare insieme per raggiungere
obiettivi comuni”. Vanno superate, in tale quadro, logiche di supremazia, ossequiose subalternità

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ed altri “vizi” del passato per costruire una logica di concertazione tra pari capace di valorizzare
reciprocamente i partner, nel rispetto delle loro differenze, in processi di confronto e
collaborazione che vedano coinvolta la comunità locale. Sarebbe utile realizzare una breve
indagine sulla percezione reciproca dei partner nel processo di pianificazione, sugli incontri fatti,
gli strumenti utilizzati, ecc. (sul modello di quanto realizzato durante l’attuazione dei piani 285
nel comune di Andria (La partnership possibile, di G. De Robertis, in Prospettive s. e Sanitarie
4/2002). Ciò consentirebbe di verificare, ad esempio, lo stato di attuazione dell’art. 1 e 7 del
DPCM 30 marzo 2001contenente le Linee per l’affidamento dei servizi alla persona nella nostra
città.

E’ necessario che i Consigli Municipali procedano nella formalizzazione delle istanze, delle
funzioni, delle responsabilità e delle modalità con le quali si garantisce la partecipazione dei
soggetti operanti nel territorio al processo di programmazione e pianificazione (Vedi delibera
VIII Municipio in allegato che ha istituito la Conferenza di Piano, i suoi componenti
precedentemente mappati tramite apposito questionario, la sua articolazione in commissioni di
lavoro stabili e un primo regolamento di funzionamento);

Prevedere l’attivazione di accordi programmatici, protocolli di intesa e altri strumenti
operativi che definiscano obiettivi, responsabilità e tempi delle azioni comuni da realizzare tra
municipio, asl, istituzioni scolastiche, terzo settore del medesimo municipio , ma anche forme
specifiche di interazione intermunicipale;

Gli enti coinvolti nella costruzione del Piano (Asl, Municipio, Privato Sociale, Consulte,
istituzioni scolastiche, ecc.) devono designare un referente che partecipi stabilmente al lavoro
di pianificazione, conferendo in tal modo il proprio contributo di risorse umane al processo in
atto; laddove si pongano questioni di rappresentanza/rappresentatività esse vanno
opportunamente discusse e risolte in maniera trasparente, anche per quanto riguarda il terzo
settore;

Promuovere la disponibilità e la condivisione delle fonti informative – in un’ottica di
comunicazione circolare e continua di cui la collaborazione tra organizzazioni e servizi
necessita; prevedere momenti di condivisione allargata per la costruzione del Sistema
Informativo del Sociale quale strumento strategico per la reale capacità del sistema integrato dei
servizi di realizzare interventi efficaci e partecipati.

Formazione integrata tra operatori pubblici e del privato sociale finalizzata alla costruzione
condivisa di metodologie e strumenti utili alla pianificazione e alla verifica degli interventi
territoriali. Gli operatori pubblici delle UOSECS devono essere messi in grado di svolgere un
ruolo di dirigenza e coordinamento del processo di pianificazione;

Occorre relazionare il processo di costruzione dei piani di zona municipali alle diverse
opportunità e ad altri processi significativi in atto nella nostra città: da opportunità di
finanziamento utilizzabili dai Contratti di Quartiere già attivati mediante la relativa progettazione
nell’ambito del bando nazionale in uscita a cura del Ministero delle Infrastrutture alle attività di
progettazione integrata attivabili anche a valere su fondi comunitari (es. Programma Quadro per
l’inclusione sociale, ecc.). Sarebbe utile, inoltre, nello spirito di integrazione delle politiche
cittadine adottato dal Piano Regolatore Cittadino, integrare le risorse e le attività del piano di
zona con le attività scolastiche, formative, occupazionali e di inserimento lavorativo, le politiche
abitative, ecc.

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Relativamente alle risorse da destinare ai vari municipi, sarebbe necessario superare la logica
della distribuzione “a pioggia” secondo la quale si apre un centro diurno di uguale impostazione
o capacità in ogni municipio quando magari l’utenza potenziale è molto diversa nei vari territori;
individuare criteri oggettivi (popolazione, analisi qualitativa e quantitativa utenza potenziale,
emergenze specifiche, ecc); così come sarà importante coordinare il “bilancio annuale di piano
di zona” con la pianificazione annuale di distretto che si sta anch’esso avviando alla sua
autonomia finanziaria che si avrà entro il 2004.

Elaborazione partecipata e condivisa dei sistemi di valutazione dei servizi necessari ad
implementare il nuovo sistema di accreditamento degli enti del privato sociale, dei contenuti dei
pacchetti di servizio nei quali articolare i piani di intervento individuale, delle Carte dei Servizi e
di tutti gli strumenti operativi necessari al completamento del sistema. Solo in un’ottica di
valorizzazione e capitalizzazione della grande esperienza professionale maturata e di conoscenza
profonda del territorio di cui gli operatori sociali delle cooperative (vedi applicazione art. 4, del
già citato DPCM, relativo ai criteri per la selezione dei soggetti del terzo settore) e dei municipi
sono portatori si può sperare in un reale miglioramento dei servizi sociali nella città di Roma.
Realizzati, del resto, da oltre 20 anni da un sistema misto pubblico-privato che non può essere
letto che in termini interorganizzativi. In questo senso, la qualità, l’efficienza e l’efficacia o è
dell’intero sistema o non è: dunque anche l’amministrazione oltre al privato sociale, deve
profondamente rivedere le proprie modalità organizzative e i propri approcci amministrativi
superando atteggiamenti procedurali, prestazionistici e parcellizzanti che non consentono il
dispiegarsi di processi di pianificazione, realizzazione e valutazione oggi irrinunciabili.

L’art. 7 DPCM recante Linee di indirizzo e coordinamento delle modalità di affidamento
dei servizi al Terzo Settore prevede le modalità di attivazione di tavoli o istruttorie pubbliche di
coprogettazione con i soggetti del terzo settore; mentre l’art. 5 e 6 stabiliscono i principi su cui
basare l’acquisto e l’affidamento dei servizi (valorizzazione delle capacità progettuali del privato
sociale mediante affidamento dell’organizzazione completa di un servizio e delle relative
responsabilità e non di mere prestazioni parcellizzate di manodopera che del resto sviliscono il
senso del lavoro sociale che si ha nella relazione complessiva con l’utente); sarebbe utile riaprire
un confronto su questi temi per verificarne la congruità con i processi avviati nel nostro sistema
di accreditamento e per apportarvi, ove necessario, gli opportuni miglioramenti, vista la fase
innovativa e sperimentale che lo caratterizza.

Da ultimo, ma non per importanza, è emersa la questione delle figure professionali del
comparto sociale recentemente riformate. Ciò richiede una specifica attività di aggiornamento,
formazione e ricomposizione delle equipe professionali implicate nella realizzazione dei servizi e
di una verifica circa l’adeguato e corretto inquadramento contrattuale di tali figure (es. OSA
nell’assistenza domiciliare, ecc.)

Allegati:
1) Copia Delibera Municipio VIII che istituisce la Conferenza Municipale di Zona, ne fissa i
    componenti e il regolamento di funzionamento;
2) Documento Coordinamento disabili, familiari e associazioni Presso il Servizio Sociale
    Handicappati adulti ASL RM/E
3) Documento cooperative sociali operanti in XIII Municipio aderenti all’associazione Città
    Visibile.

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