STORIA DI FRATELLI: VISTA DALL'ALTRA PARTE - Familiari ...
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563 Il Giornalino dei Dodici Passi – Marzo/Aprile 2017 STORIA DI FRATELLI: VISTA DALL’ALTRA PARTE Ho un fratello più giovane di me di 18 mesi. Quando giungemmo ai 20 anni la sua vita prese una svolta. Era dalle scuole superiori che assumeva alcol e droghe e fu quindi colpito da una malattia mentale che lo rese paranoico e deluso, socialmente fobico e sempre in collera. Si allontanò dal College e ritornò a casa. Mia madre lo aiutava emotivamente e finanziariamente. Ella diceva che il figlio era un artista e stava lavorando alla sua musica. Mio fratello si isolava e prendeva droghe. Ad un certo punto un amico venne da mia madre e disse che c’era qualcosa che andava veramente male con mio fratello e che aveva bisogno di aiuto; ma non lo cercò mai. Mio fratello continuava ad agire in modo bizzarro, indossava occhiali scuri tutto il giorno, parlava a monosillabi, usciva di casa mezzo vestito. Aveva i capelli sulle spalle, parlava senza fine di astrologia, fumava droga e beveva alcol. Andò avanti in tal modo finché fu preso dalla polizia in una notte molto spaventosa e finì chiuso nella guardia psichiatrica del nostro ospedale locale. Gli feci visita, vidi in che stato era ridotto. A questo punto qualcosa cambiò in me. Era come se avessi dentro questa voce ripetuta che si insinuava nel mio corpo dicendo: “Devi salvarlo, nessun altro potrà”. Quando lasciai l'ospedale mi rivolsi ai programmi di una clinica psicologica ed entro pochi mesi iniziai la scuola, incentrando i miei studi sulle malattie mentali e sulla tossicodipendenza. Dedicai tutte le mie energie per aiutare mio fratello; studiai la sua malattia, scrissi sulle teorie a riguardo della sua sintomatologia, ricercai le più recenti modalità di trattamento, lessi la storia sulle dipendenze e sulle psicosi nelle varie modalità e prospettive. Cercai nuovi farmaci. Chiamai dottori, terapisti e infermieri implorandoli di aiutarlo. Gli feci visita, gli feci domande, gli dissi quello che doveva fare, quale terapista vedere, quali medicine prendere. Presi per lui appuntamenti e ve lo portai. Scrissi miei dissertazioni sulle psicosi e feci un documentario sulle persone sconvolte da malattia mentale, droghe e alcol. Divenni una clinica psicologa. Aiutai i miei genitori, li ascoltai e dissi loro quello che stava facendo mio fratello, di che cosa aveva bisogno, che cosa gli stava accadendo. Lo difesi nei confronti di mio padre ed incoraggiai mia mamma nel vederlo così come era in realtà. La maggior parte delle mie conversazioni che avevo mai avuto con i miei genitori erano su mio fratello. Ero il portavoce di mio fratello. Spiegai a cugini e zie e amici dove egli era. Ascoltai improbabili consigli quali: “egli abbisogna
soltanto di seguire un corso” oppure “diventare un insegnante di musica”, o anche “trovare una fidanzata”. Gli scovai i migliori terapisti, psichiatri e trattamenti aggiornati. Andai a seminari e conferenze su malattia mentale e tossicodipendenza, cercai sui notiziari e pagai iscrizioni ad associazioni per trincerarmi in quel mondo. Scoprii erbe e vitamine, integratori che avrebbero sistemato il suo cervello facendolo star meglio. E per tutto questo tempo egli andava peggio. In questo periodo ero depressa e ansiosa. Ero in collera con il mondo, coi genitori, col sistema sanitario e molto stanca. Ero sfinita. Qualche cosa dentro di me si induriva contro il mondo, con una scorza di rabbia e cinismo che mi tutelava verso il dolore di tutto questo. Avevo una buona terapista con la quale discutevo senza fine su mio fratello. Ella mi diceva che questo ero il suo percorso e che io non potevo salvarlo ed io dissi: “Ma allora nessuno può; questo è dovere mio”. Stavo molto in ansia e cominciai ad avere attacchi di panico. Alla fine, quando ero in cinta per la prima volta, qualcosa in me si ruppe. Mi era rimasta molta poca energia per lui e mi tirai indietro. Stava diventando ancor più malato e mia madre allora cominciò a vedere quanto realmente egli lo fosse; stava uccidendo se stesso. I miei genitori ed io iniziammo a parlare della situazione e programmammo un intervento. Uno specialista venne a casa di mia madre una fredda mattina di gennaio e noi dicemmo a mio fratello che aveva bisogno di una terapia oppure avrebbe perduto il nostro aiuto. Poi questo specialista si rivolse a me e mi disse di andare ad una riunione di F A. Questo per me cambiò ogni cosa. Quando ero giovane, sognavo di essere battezzata da donne in un fiume. Una mi sosteneva mentre mi rovesciava la testa indietro nel fiume che stavamo guadando. Quando riemersi mi disse in un orecchio: “Andrà tutto bene”. La mia prima riunione F A fu la manifestazione di questo sogno. La mattina di quel giorno lasciai i bambini a scuola, poi andai a ginnastica per fare una sauna, al fine di alleggerire il mio dolore per quel giorno. Il mio corpo era quasi del tutto malato in quel tempo con un doloroso e sconosciuto disordine; mi faceva male da per tutto, un dolore profondo nei muscoli e nelle ossa. Sono stato da diversi medici, senza sollievo. Quando mi sentii pronta trovai infine la mia strada verso il seminterrato della chiesa locale dove mi era stato detto si tenevano riunioni F A. Arrivai sul tardi, molto esitante, e prima che potessi chiedere se lì ci fosse una riunione FA, qualcuno si alzò e disse: “Sei nel posto giusto”. Mi sedetti e mi sentii in pace. Le persone stavano già condividendo, a turno, intorno al tavolo. Ascoltavo le loro storie, ma prima che la terza o quarta persona parlasse, cominciai a piangere. Fu uno scoppio incontrollabile che mi mozzò il respiro. Singhiozzai a lungo. Le mie lacrime interruppero l’uomo che stava parlando ed il gruppo si
voltò verso di me. La donna che mi sedeva di fronte si piegò verso di me: “ Questo è un luogo di salvezza”, mi disse. La donna che mi sedeva vicino si avvicinò: “Lasciale scorrere”, disse e mi carezzò le spalle. “Andrà tutto bene” disse. Mi fu spinta davanti la scatola dei fazzolettini e per la fine della riunione l’avevo vuotata. Ritornai in quel gruppo. Il gruppo mi ascoltò e mi insegnò, attraverso le testimonianze delle storie di ognuno. I suoi componenti mi accettarono incondizionatamente. Non avevano bisogno dei dettagli della mia storia. Ero io che mi affidavo a loro, ne avevo io bisogno. Era come una nuova famiglia. Sebbene sia una minoranza nel gruppo non importava che fossi sorella di un tossicodipendente, né un genitore né un compagno. Sono qualcuno che comprende profondamente la co-dipendenza; sono persona ferita che sta cercando di guarire. Ed oggi sono un membro F A da due anni esatti. Quello che è stato più importante per me è stato trovare un luogo dove le persone comprendono: capiscono veramente la dolorosa esperienza di cercare di allontanare le braccia per salvare qualcuno che hai finora continuato ad accudire, quando in realtà dovevi soltanto lasciarlo andare. Queste persone, questi anonimi membri di familiari, sono diversi dai miei amici, i quali possono anche avere le migliori intenzioni ma non possono capire il crescendo delle emozioni che sorgono quando si vede qualcuno che lentamente si uccide e sapendo che non puoi salvarlo. Entrare attraverso quella porta è stato per me il momento più importante. Col passare del tempo ho compreso di riconoscere il gruppo come mio Potere Superiore. Il gruppo, quale somma dei suoi componenti, è divenuto esso stesso una entità spirituale che porto sempre in me e nella quale credo. Per questo sono grata. Brooke L. ° ° ° ° L’amicizia nasce nel momento in cui una persona dice ad un’altra: “Come? Anche tu? Credevo di essere l’unico”. CS Lewis
564 Il Giornalino dei Dodici Passi – Marzo/Aprile 2017 ATTENZIONE . NUOVO TESTO DI LETTERATURA Il Comitato di Letteratura F A sta lavorando ad un nuovo testo con oggetto il lutto. Crediamo vi sia bisogno di un aiuto ed una guida in questa aera e stiamo cercando idee dai membri. Se tu o qualcuno nel tuo gruppo ha avuto esperienza della perdita di una persona cara a causa di abuso di sostanze o di problemi correlati, ti invitiamo a condividere la tua esperienza con noi e di come F A ti ha aiutato a far fronte a ciò ed a guarire. Saremmo lieti di conoscere come gli strumenti di F A sono o sono stati i migliori aiuti, e come stai adesso. Tutti gli scritti che ci sottoporrete sono benvenuti e potrebbero essere inclusi nella nostra nuova pubblicazione, se perverranno entro il 31 Agosto 2017. Fatene invio a Silvia S. a sylvias@familiesanonymous.org oppure all’indirizzo 7388 A Chapman Pl., Goleta CA 93117 indicando per il contatto: nome di battesimo e iniziali del cognome, numero di telefono, indirizzo email. Tutte le esperienze scelte per la pubblicazione saranno indicate con il nome di battesimo e le iniziali del cognome dell’autore, oppure saranno indicate come “anonimo” se l’autore desidera. Grazie Il Giornalino dei Dodici Passi – Marzo/Aprile 2017 ULTERIORE SOTTOLINEATURA PRATICARE IL VERO AMORE Praticare il vero amore su di noi è difficile! Siamo soliti pensare che il vero amore sia per chi abusa di sostanze, ma è necessario e utile anche per noi, per proteggerci! Guidati da un amore familiare forte, noi inconsciamente prendiamo decisioni avventate che permettono ai nostri dipendenti da sostanze
di proseguire nella loro malattia, invece di aiutarli veramente nel recupero. Questo genere di decisioni sono descritte in questo nuovo segnalibro. Sono anche raccolti i dodici punti tratti da “Alternativa alla Connivenza” che possono essere un modo per rammentare giorno per giorno come continuare a praticare il vero amore in modo consistente. Questo segnalibro è di valore inestimabile, ma per te il costo è di soli $ 0.25. Ordinalo oggi stesso a WSO: “Praticare il vero amore” (# 2017) Inoltre apparirà presto in catalogo una versione aggiornata di ALTERNATIVA ALLA CONNIVENZA (# 1005) con nuove informazioni che riguardano tutti i membri della famiglia. State all’erta!.
565 Il Giornalino dei Dodici Passi – Marzo/Aprile 2017 LA FORZA DELL’AMICIZIA Tu, seduto in circolo nella stanza, puoi non saperlo, ma Ti considero mio amico. Tu, seduto dietro di me o al mio fianco, puoi non rendertene conto, ma Ti considero mio amico. Tu, che rispondi alle mie chiamate nel profondo della notte, Tu che hai la pazienza di ascoltare la mia storia tutte le volte, Ti considero mio amico. Quando sono in una plaga di disperazione e depressione, sentendomi pieno di vergogna e risentito, imbarazzato e depresso, cerco e trovo il potere dell'amicizia. Primo di uno, poi di molti. Venni per trovare una risposta e trovai molto di più. Saggezza, compassione ed amicizia. Possiamo non incontrarci per il caffè, non fare programmi per un cinema, o non chiacchierare del tempo, ma Ti considero mio amico. Tu condividi il mio mondo che altri non comprendono. Io condivido il tuo in tutti i modi che tu conosci. Penso a te, piango con te, spero per te e mi rallegro per te. Perché? Perché ti considero mio amico. Oggi mi rallegrerò per il dono dell’amicizia che ho trovato in Familiari Anonimi. FA – Fertile Amicizia Marci / Gr 1318 ° ° ° ° ° IL MOMENTO GIUSTO PER FREQUENTARE UNA RIUNIONE E’ QUANDO MENO HAI VOGLIA DI ANDARCI.
566 Il Giornalino dei Dodici Passi – Marzo/Aprile 2017 LA FAVOLA DELLA FRAGOLA Questo è una storia di una donna che corre nella jungla per sfuggire alle tigri. Ella corre e corre e corre e ad un certo punto arriva sull’orlo di un precipizio. Guarda oltre l’orlo e vede alcuni rampicanti, e così inizia a discendere tenendosi ad essi. A mezza via si accorge che vi sono tigri anche sul terreno sotto di sé. Non volendo andare né su né giù si afferra strettamente ma poi vede che un topolino sta rosicchiando il rampicante al quale si è afferrata. Nel mezzo di tutto questo ella nota un bellissimo grappolo di fragole cresciuto in una macchia d’erba nel dirupo, vicino a dove è appesa. Guarda in su, guarda in giù, guarda il topo, alla fine si allunga e coglie una fragola, la mette in bocca e se la gusta. Le tigri sotto e sopra rappresentano il passato ed il futuro, ed il topo è il tempo. Se la nostra attenzione è centrata su queste cose non avremo mai pace. Smettiamo di perdere tempo pensando a che cosa la nostra vita era solita essere o di come potrebbe essere – perché ciò ci manterrà bloccati. Sporgiamoci ad afferrare il momento. Nessuno può darci la felicità. Nessuno può renderci felici. Gli altri possono aggiungersi alla nostra felicità ma soltanto noi possiamo trovarla per noi stessi. Cominciamo a lavorare i passi – essi ci condurranno ad un grappolo di fragole. Ristampa del Gennaio/Febbraio 2011
° ° ° ° “Non esiste la felicità. Soltanto momenti felici” Questo pensiero mi trattiene dal desiderare la felicità perfetta, che non è raggiungibile. Vi sono momenti in cui mi concentro su una relazione tormentata fino ad escludere ogni altro pensiero. Ma dopo un po’ vedo la futilità di questa posizione mentale e mi rendo conto che sto trascurando le cose belle che la vita ha da offrire. Judith Ristampa del Gennaio/Febbraio 2011 UN NUOVO VOLTO PER SU UNA VECCHIA IDEA “Dimentichiamo il passato” come dice il vecchio adagio. E’ un buon suggerimento. Portarsi appresso rancori e dispiaceri può aggiungere ansia non necessaria alle nostre vite. Perché non lasci andare e trasformi il tuo passato in begonia? (Gioco di parole tra bygones (passato) e begonia (begonia). Per ogni rancore e rimpianto che lasci andare, pianta una begonia. Darà alla tua salute una scossa positiva ed al tuo giardino un abbellimento
567 Il Giornalino dei Dodici Passi – Marzo/Aprile 2017 Da OGGI UNA VIA MIGLIORE 18 Marzo PARAGONI La figlia del mio vicino è un dottore.; un altro amico di mio figlio è alla facoltà di legge. Ma io non mi vanto dei miei due figli, per quella che, in questo momento, appare ai miei occhi come la scelta di sprecare le loro vite. Molti di noi in Familiari Anonimi si ammantano scioccamente di vergogna perché i loro familiari non eccellono. Ci permettiamo di sentirci dei completi fallimenti come genitori, perché i nostri figli non rispecchiano l’immagine che avevamo proiettato, quando erano bambini. Quanto siamo stupidi a vederla così ! Quanta presunzione nel pensare che tutto dipenda da noi ! I nostri figli effettuano le loro scelte. Molti di noi hanno fatto del loro meglio come genitori in base alle conoscenze e alle capacità che possedevamo. Tutto quello che possiamo fare ora è tirarci indietro, amare i nostri figli dando loro lo spazio per crescere, poi vivere noi le nostre vite pienamente. Oggi voglio essere lieto per i successi degli altri, rifiutando di assumermi delle colpe o di fare paragoni. ° ° ° ° OGNI COSA ANDRA BENE NON SIGNIFICA CHE OGNI COSA RIMARRA' TALE.
568 Il Giornalino dei Dodici Passi – Marzo/Aprile 2017 LETTERA APERTA ALLA MIA FAMIGLIA Sono un tossicodipendente. Ho bisogno di aiuto. Non risolvete i miei problemi per me. Ciò mi fa solo perdere il rispetto per voi – e per me stesso. Non fatemi prediche, non rimproveratemi, non fatemi la morale, non biasimatemi e non disputate con me, sia che io sia “fatto” o che sia sobrio. Ciò potrà farvi sentire meglio, ma peggiorerà soltanto la situazione. Non accettate le mie promesse. La natura della mia malattia mi impedisce di mantenerle, anche se ero ben intenzionato nel momento in cui le ho fatte. Le promesse sono soltanto il mio modo di posticipare il dolore. E non continuate a cambiare gli accordi presi; se un accordo è raggiunto, attenetevi strettamente a quello. Non perdete le staffe con me. Ciò distruggerà voi e qualsiasi possibilità di aiutarmi. Non permettete che la vostra ansia per me vi faccia fare ciò che dovrei fare io per me stesso. Non credete a tutto quello che vi dico. Spesso non conosco neppure la verità – lasciate che essa si riveli da sé. Non proteggetemi e non cercate di risparmiarmi dalle conseguenze del mio abuso. Ciò potrà ridurre la crisi, ma renderà peggiore la mia malattia. Soprattutto, non rifuggite dalla realtà come faccio io. La dipendenza dalle droghe, la mia malattia, diventa peggiore continuando ad usare. Iniziate ora a imparare, a capire, a progettare il recupero. Cercate Familiari Anonimi, i cui Gruppi esistono per aiutare proprio i familiari nella vostra situazione. Ho bisogno di aiuto – da una medico, uno psicologo, un consigliere, da qualcuno che è ora in un programma di auto-aiuto dove è approdato anch’egli per un problema di droga – e da un Potere più grande di me. Il vostro “tossicodipendente ”. COMMENTO E RIFLESSIONI Sei consapevole, sebbene sia urtante e preoccupante, che vi è un modo per guadagnare comprensione su ciò che il tuo amato dipendente sta pensando e
potrebbe dirti – ma non vuole? Questa conoscenza potrebbe provvedere a dare alcune indicazioni per aiutarti nella relazione con il tuo caro, in modo più soddisfacente. Se decidi che questa lettera – scritta dal punto di vista del tossicodipendente – potrebbe fornire alcune risposte per te su questa questione e su altre che potresti avere, allora questa piccolo testo è per te! Qui vi è una opportunità per studiare come costruire una lettera per una migliore e più sana relazione con il tuo caro tossicodipendente. Questa “lettera” di una pagina ti fornirà le indicazioni di “non fare”, come viste dal tuo dipendente, il quale certamente le conosce per il meglio, ma che ancora non è chiaro per te! Qui sotto vi sono alcuni esempi di cose da evitare: - Non rimproverare - Non credere alle sue promesse - Non credere a nulla di quel che ti racconta - Non perdere il tuo carattere E quindi hai qui l’opportunità di afferrare ciò di cui il tuo caro malato ha veramente necessità. E, perfino più importante, questa informazione ti darà una migliore comprensione di quale sia o non sia il tuo ruolo rispetto alla vita del tuo caro. Se non altro questa pubblicazione può aprirti gli occhi su una diversa e più utile prospettiva in questo tratto infelice della tua vita. E così considera veramente di ordinare una copia di “Lettera aperta alla mia Famiglia” (# 2007) a $ 0.20 , e comincia il tuo viaggio di cambiamento – per amor di te stesso ed a vantaggio del tuo dipendente. ° ° ° ° Talvolta ci attendiamo di più dagli altri perché vorremmo essere disposti a fare questo di più per loro. ° ° ° ° La pace interiore comincia nel momento in cui scegli di non permettere ad un’altra persona o ad un avvenimento di prendere il controllo delle tue emozioni. Pema Chodron.
569 Il Giornalino dei Dodici Passi – Marzo/Aprile 2017 QUANDO SEI PRONTO A LAVORARLO… Hai fatto già un passo importante nel giovare a te stesso frequentando una riunione FA. Qui comincerai a capire di non essere solo. Presto sarai in grado di elaborare il tuo programma per raggiungere la meta della serenità come realtà. La fratellanza ed il programma di F A ti offre molti strumenti per aiutarti nel recupero. Qui ci sono alcuni modi per avvicinarti di più alla tua serenità. Frequenta le tue riunioni F A. Leggi ed ascolta le letture fondamentali. Impara dagli argomenti e dalle esperienze dei tuoi amici. Condividi i tuoi pensieri e senti la compassione e l’empatia della fratellanza. Tra una riunione e l’altra chiama altri membri per aiuto e supporto. Leggi tutti i giorni “Oggi Una Via Migliore” come parte del tuo personale investimento per la tua salute emotiva. Inoltre, nei momenti di tensione, molti di noi si “tuffano nel libro rosso” quale modo per calmarsi. Leggere una a più pagine costituisce un modo per rinforzare una prospettiva più salutare mentre abbiamo a che fare con il nostro amato dipendente. Scegli uno sponsor. Potrai presto identificare nel gruppo qualcuno con il quale senti di poterti relazionare; qualcuno che proietta un senso di serenità. L’opuscolo “Familiari Anonimi e la Sponsorizzazione” può offrirti suggerimenti su come scegliere ed interagire con uno sponsor in un modo che sia estremamente confortevole per entrambi. Lavora i passi. Con la guida del tuo sponsor puoi iniziare il vero lavoro di migliorare te stesso. Il “Libro di Lavoro dei Dodici Passi” di F A può aiutarti a trovare le risposte ed offre suggerimenti sui modi in cui avviare il lavoro sui passi. Il programma funziona se lo lavori. E DUNQUE LAVORALO. NE VALE LA PENA.
570 Il Giornalino dei Dodici Passi – Marzo/Aprile 2017 Dal libro OGGI UNA VIA MIGLIORE 31 Dicembre AVERE UNA DESTINAZIONE Hai mai avuto la fastidiosa sensazione di perderti nella strada del ritorno ? Ogni buca sembra un abisso. Ogni curva nella strada sembra il rifugio di pericoli inimmaginabili. Un miglio sembra lungo cinque, e dieci minuti sembrano durare ore. Eppure non appena riconosci la strada già percorsa, tutto sembra diverso. Le grandi rocce sembrano ciottoli, le ombre non nascondono più i pericoli e riesci a tornare indietro nella metà del tempo che hai impiegato per andare, e la strada sembra tutta in discesa. La mia esperienza nel recupero è stata così. Mentre seguivo mio figlio lungo la strada sconosciuta della dipendenza, non ne conoscevo le conseguenze ed ero incapace di trovare la mia strada verso una destinazione sicura. In quelle circostanze, la vita era spaventosa e piena di pericoli. Quando iniziai a percorrere la mia strada con Familiari Anonimi, trovai una mappa già sperimentata e sincera, i Dodici Passi, e molte guide fidate nel gruppo che erano passate in quel territorio prima di me. Smettendo di provare a percorrere da solo le spaventose strade di ritorno, ho potuto rilassarmi e confidare che il mio Potere Superiore potesse prepararmi una strada che mi portasse proprio dove avevo bisogno di andare. Una volta impegnati nel processo del recupero, indipendentemente dalle scelte del nostro parente dipendente, la nostra strada ci porterà alla serenità e alla sanità mentale. Oggi voglio mantenermi sulla “autostrada” del recupero, affidandomi al mio Potere Superiore, ai Dodici Passi e al mio gruppo di FA in modo che mi possano guidare a casa senza pericoli ° ° ° ° Le cose non cambiano, noi sì.
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