Stomia: cosa è e come si cura, ecco alcuni dati del Nesima di Catania - Ondaiblea
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Stomia: cosa è e come si cura, ecco alcuni dati del Nesima di Catania La settimana scorsa abbiamo dato notizia del seminario di studi sugli stomizzati, adesso ritorniamo sull’argomento per cercare di trattare l’argomento in maniera più dettagliata analizzando dei dati che ci sono stati gentilmente forniti dai medici dell’istituto Nuovo Garibaldi di Catania. La stomia è il risultato di un intervento che consiste nel creare sulla parete addominale del paziente una apertura che consente di mettere in comunicazione l’apparato intestinale o urinario con l’esterno. La stomia è priva dello sfintere, ossia del muscolo che ne permette la chiusura,quindi, le feci e le urine, fuoriescono all’esterno attraverso lo stoma. Tuttavia occorre subito dire che oggi, grazie all’utilizzo di apposite sacche, gli stomizzati possono continuare a mantenere una buona qualità di vita senza stravolgere radicalmente le proprie abitudini. Ecco cosa accade ad esempio per la colostomia
In Italia oggi ci sono 60 mila stomizzati, ma sono in tanti a vivere come un tabù questa condizione, quindi, per un equipe medica, diventa fondamentale tenere in considerazione molti aspetti nell’approccio con il paziente, non ultimo l’aspetto psicologico. Quando occorre effettuare una stomia Il tumore del colon‐retto è la seconda causa di morte rispetto a tutti i tipi di tumore negli uomini e nelle donne in tutta Europa. In tutto il mondo,il tumore del colon‐retto rappresenta il 9,4% di tutti i tumori negli uomini e il 10,1% nelle donne. Spesso un tumore al retto è la conseguenza di una rettocolite trascurata, quindi occorre richiedere subito l’intervento del medico quando si iniziano a riscontrare sintomi anomali. I sintomi allarmanti Ci sono sintomi che più degli altri devono allarmare una persona, questi sintomi generalmente sono: ‐ Cambiamento delle abitudini intestinali ‐ Diarrea ‐ Costipazione ‐ Presenza di sangue nelle feci ‐ Perdita di peso senza motivo ‐ Dimensioni delle feci ‐ Senso di affaticamento Quando in un istituto arriva un paziente con questi sintomi, occorre intervenire in equipe, spesso servono diverse figure per diagnosticare un tumore al retto, l’endoscopista digestivo, chirurgo, oncologo medico, radioterapista, enterostomista. Ovviamente poi ci sono altre patologie benigne per cui occorre effettuare la stomia ( si può parlare di ileostomia, di colostomia, a seconda della parte interessata), ma in questo articolo stiamo prendendo in considerazione solo alcuni casi eloquenti. Alcuni dati : Tra il 1998 al 2008 presso il Nuovo Garibaldi sono stati trattati 2325 casi, 1288 maschi e 1037 femmine, di questi 2325 casi, a 2020 è stata diagnosticata patologia maligna e 325 patologia benigna.
Le neoplasie maligne sono state riscontrate per il 56,2% dei casi nei maschi e per il 43, 8 nelle femmine. Nel riquadro in basso, ecco le regioni dell’intestino maggiormente interessate dalle neoplasie. Degli interventi effettuati per neoplasie maligne, 1056 sono realizzati su pazienti in età minore ai 70 anni, 944 sono persone in età superiore ai 69 anni. Qui di seguito un esempio concreto delle condizioni antecedenti l’intervento confrontate al post intervento
Nel grafico che segue noterete che la maggior parte ( dopo Catania) di pazienti che arrivano al Nesima con tumore al retto, provengono dalla provincia di Ragusa. Questo è un dato sul quale occorre riflettere, anche se è ipotizzabile che una percentuale di ragusani si recano presso il nuovo Garibaldi per la presenza del Dott Giorgio Giannone ( sciclitano e riconosciuto a livello internazionale per le sue capacità), i numeri dicono che ben 462 pazienti arrivano dalla provincia di Ragusa, basti pensare che al terzo posto si attesta Siracusa con 264 pazienti.
Abbiamo detto che la stomia consiste nel creare sulla parete addominale del paziente una apertura che consente di mettere in comunicazione l’apparato intestinale o urinario con l’esterno,cioè un pezzo di intestino viene tirato fuori per consentire al paziente di defecare. Ecco alcuni passaggi dell’intervento e come si trova il paziente ad intervento finito.
A conclusione di un intervento di stomia per un medico è importante riuscire: ‐ guarire la malattia ‐ Preservare la funzione ‐ Garantire una buona qualità di vita al paziente Per lo atomizzato diventa poi importante riuscire a convivere con quella condizione, ma la cosa è resa oggi molto più semplice grazie a delle sacche poco ingombranti che possono essere considerate come una sorta di vestito, cioè è qualcosa che viene indossata ed è direttamente il paziente che può metterla ed effettuare i lavaggi senza richiedere l’intervento del medico. L’importanza dell’alimentazione
Per pazienti affetti da stomia diventa fondamentale ‐ come ha spiegato la dottoressa Boscarino in occasione del seminario‐ seguire una dieta accurata. Esiste un legame tra l’insorgenza del cancro al colon‐retto e l’alimentazione, in particolare è stata registrata una relazione tra il consumo di grassi saturi e di grassi animali con l’insorgenza di neoplasie e più aumenta il peso di un individuo, più aumentano i rischi di neoplasie. Come si può notare nel grafico che segue, è consigliato il consumo di frutta fresca, cereali, legumi e molti alimenti della dieta mediterranea come il pesce azzurro,olio di oliva,pomodori, verdure etc. In particolar modo per gli stomizzati, l’alimentazione diventa un momento fondamentale per la riabilitazione, ha ripercussioni sulla qualità della vita di un soggetto portatore di stomia. Gli obiettivi che il nutrizionista si pone strutturando la dieta per una persona affetta da stomia sono: ‐ Correzione della stipsi, diarrea e meteorismo ‐ Supporto all’irrigazione ‐ Migliorare l’apporto nutritivo Nelle ileostomie soprattutto occorre seguire alcune indicazioni fondamentali: ‐ Distribuire la razione alimentare in un maggior numero di pasti rafforzando la prima colazione rispetto alla cena
‐ Evitare fritture, formaggi, bevande gassate e frutta poco matura. Occorre inoltre creare il giusto equilibrio tra cibi che possono creare stitichezza e cibi che invece provocano diarrea come specificato in questo grafico che segue. Quelle che abbiamo voluto dare ai lettori sono delle informazioni acquisite grazie alle relazioni dei medici del Nesima di Catania, il dott. Foresta, il dott Franco, la dottoressa Boscarino e l’infermiere Gulino, e ai dati che gli stessi ci hanno gentilmente concesso. Come già detto gli stomizzati in Italia sono in molti, ma in troppi vedono questo tipo di patologia come un tabù da nascondere, quando invece, se trattata come si deve, diventa una malattia con la quale poter convivere.
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