Al via nelle Marche la terapia al plasma - Il Mascalzone

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Al via nelle Marche la terapia al plasma - Il Mascalzone
Al  via   nelle   Marche                                 la
terapia al plasma
Ancona, mercoledì 13 maggio 2020   16:18

Al via nelle Marche la terapia al plasma

Prende il via nelle Marche la sperimentazione della terapia al
plasma anti Covid-19, che utilizza il plasma da donatori
guariti da Covid 19 come cura precoce per pazienti con
polmoniti da Sars Cov2.
Il protocollo di attuazione si chiama Tsunami (Trasfusion of
convalescent plasma for early treatment of pneumonia due to
Sars Cov2) ed è stato approvato dal Comitato etico nella
seduta di ieri.

Le Marche partecipano a uno studio multicentrico che ha come
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capofila la Regione Toscana e che coinvolge anche la Campania,
il Lazio, l’Umbria e la Sanità militare.
I Poli di reclutamento marchigiano coprono l’intero territorio
marchigiano: saranno il Servizio di Medicina trasfusionale di
Ancona, di Pesaro e di Fermo, perché qui sono agganciate le
unità operative di Malattie infettive. Per agevolare i
candidati donatori sarà possibile recarsi anche in uno dei
dodici servizi trasfusionali regionali per un prearruolamento
e successivo invio degli idonei ai tre Poli di riferimento.
Il punto della situazione è stato comunicato nel corso di una
videoconferenza stampa alla quale hanno partecipato il
presidente Luca Ceriscioli, la dirigente del servizio Sanità
Lucia Di Furia, il direttore del Dipartimento interaziendale
regionale di medicina trasfusionale Daniela Spadini, il
direttore della Clinica universitaria di Malattie infettive
Andrea Giacometti, il rappresentante del Comitato etico
regionale Massimiliano Marinelli.

                                                “La Regione
                                                Marche – ha
                                                detto    il
                                                presidente
                                                Ceriscioli –
                                                prosegue il
                                                percorso
                                                della buona
                                                informazione
                                                a   servizio
                                                della
                                                comunità.
Abbiamo sempre garantito Informazioni tempestive, nella
massima trasparenza, combattendo le fake news, che generano
disperazione nelle persone più deboli e vane speranze. Oggi
abbiamo reso comprensibile, con cura e semplicità, ascoltando
questi professionisti, un percorso scientifico e tecnico di
grande qualità, rivolto alla salute delle persone. Non abbiamo
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descritto cure miracolose, ma opportunità suffragate da rigore
scientifico. L’atteggiamento della Regione è sempre stato
quello di aprirsi a qualunque opportunità e soluzione
positiva, per metterle a disposizione del sistema sanitario.
Se oggi siamo, in Italia, la migliore regione come dato
epidemiologico, quando all’inizio della pandemia eravamo fra
le peggiori, abbiamo dimostrato che questo atteggiamento paga.
Un’informazione corretta è quella che ha permesso a tanti
cittadini di comportarsi bene e aiutare il sistema sanitario,
consentendogli di gestire al meglio i propri percorsi”.
Nel percorso del protocollo la Medicina trasfusionale gestirà
donatore, donazione e assegnazione, operando con due tipi di
candidati: i donatori abituali, con un percorso molto più
snello, e i pazienti donatori nuovi, che dovranno essere
sottoposti a un percorso di arruolamento più dettagliato
dettagliatamente previsto all’interno del protocollo. Per
tutti, il requisito fondamentale è quello di avere superato la
malattia e, quindi, di essere in regola con il percorso
tamponi, e avere un numero di anticorpi sufficienti.
Per il donatore abituale il tramite rimane l’Avis, deputata a
prenotare la donazione presso il centro trasfusionale di
riferimento. Per agevolare i candidati donatori sarà possibile
recarsi anche in uno dei dodici servizi trasfusionali
regionali per un pre-arruolamento e successivo invio degli
idonei ai tre Poli di riferimento. I soggetti ricoverati sono
già stati informati di questa possibilità e sono stati messi
in contatto con il trasfusionale. Per motivi di sicurezza, il
protocollo prevede che il paziente ricoverato attenda 14
giorni dopo la dimissione.
Il paziente ricevente sarà invece gestito dalla parte clinica.
I criteri base per l’applicazione della terapia sono: la
maggiore età, la condizione di Covid positivo e la fase
precoce dell’infezione. Gli anticorpi sono infatti
maggiormente efficaci nella prima fase della malattia.
“Si tratta – ha sottolineato la dirigente del servizio Sanità
Lucia di Furia – di uno studio che può dare grandi risposte in
termini di migliori cure rispetto alle attuali. Le forme
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terapeutiche oggi riconosciute valide sono poche e questo
studio può aprire spazi importanti”.

“Riteniamo – ha detto il rappresentante del Comitato etico
Massimo Marinelli – che il protocollo marchigiano sia
migliorato in tutte e tre le linee di riferimento a quale si
deve attenere: salvaguardia della salute dei soggetti
interessati, scientificità dello studio, tutela della sanità
regionale”.

“La parte donazione è centrale in questo protocollo – ha detto
la dottoressa Spadini – ed è normale che in presenza di un
evento catastrofico l’emotività porti a slanci solidaristici
molto importanti della popolazione. In questo le Marche sono
sempre molto avanti. Ma queste situazioni vanno governate,
perché la donazione rappresenta un momento molto delicato in
cui sono centrali sia la tutela della salute del donatore, sia
quella del paziente. Da questi due pilastri non si può
derogare. Avremo di fronte due popolazioni di candidati
donatori di plasma iperimmune – tra i 18 e i 60 anni compiuti
– gestite dal Trasfusionale. Il donatore abituale, già
arruolato, avrà un percorso agevolato tramite l’Avis, perché
normalmente sottoposto ai controlli clinici previsti per
scongiurare la trasmissione ematica delle malattie. Il
candidato paziente non ancora arruolato in un protocollo di
donazione dovrà essere invece sottoposto a indagini
preliminari”. Queste due popolazioni dunque hanno in comune
che entrambe devono avere avuto la malattia del Coronavirus e
devono averla superata, in regola con il percorso dei tamponi
e con un numero di anticorpi sufficienti. Nel caso del nuovo
candidato donatore il percorso prevede la verifica preliminare
dell’idoneità alla donazione, la negatività ai test
sierologici per epatite B, epatite C ed HIV e il superamento
di un periodo di 15 giorni prima della donazione. Dopo la
donazione saranno effettuati anche ulteriori test. L’efficacia
della terapia si vedrà al termine del protocollo che ha una
durata di sei mesi.
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“Ringrazio le colleghe del trafusionale e i colleghi del
Comitato etico, perché ci hanno aiutato lavorando insieme con
noi per migliorare questo protocollo, che ora è inattaccabile.
Ci siamo già attivati e stiamo spiegando ai pazienti il
progetto. Qualcuno già si è dimostrato disponibile” ha detto
il professor Giacometti, che ha descritto dettagliatamente il
profilo dei pazienti destinati a ricevere la cura e ha
affrontato anche il tema del congelamento del plasma, che
potrà essere riutilizzato in eventuali fasi successive di
riacutizzazione del virus.

Infine un appello, anche a nome di Avis regionale: “Non ci
scordiamo – ha detto la dottoressa Spadini – che nei nostri
reparti e nelle nostre sale operatorie ci sono pazienti con
patologie diverse dal Covid che hanno bisogno di unità
trasfusionali, di sangue e di piastrine o di emoderivati e,
quindi della generosità dei donatori, che nelle Marche è
sempre stata grandissima”.
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