Stagione 2021/2022 gennaio-giugno 2022 - Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa
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Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa Stagione 2021/2022 gennaio-giugno 2022 CONFERENZA STAMPA AUDITORIUM ENZO BALDONI, MILANO GIOVEDÌ 9 DICEMBRE 2021, ORE 11
Fondazione Membri Fondatori Piccolo Teatro di Milano Comune di Milano Teatro d’Europa Regione Lombardia Settantacinquesima dalla Membro Sostenitore fondazione Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi Consiglio Generale Giuseppe Sala Sindaco di Milano Attilio Fontana Presidente Regione Lombardia Carlo Sangalli Presidente Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi Consiglio di Amministrazione Salvatore Carrubba Presidente Consiglieri Marco Accornero Marilena Adamo Emanuela Carcano Andrea Cardamone Angelo Crespi Mimma Guastoni Lorenzo Ornaghi Collegio dei Revisori dei Conti Ruggero Conti Presidente Revisori dei Conti Maurizio Lombardi Giacomo Previtali Ufficio Stampa Direttore piccolo.stampa@piccoloteatromilano.it Claudio Longhi tel. 02 72333212 / 213 Direttore Valentina Cravino Capo Ufficio Stampa Scuola di Teatro ‘Luca cellulare 3355783202 Ronconi’ Carmelo Rifici Edoardo Peri Addetto Stampa
Caroline Guiela Nguyen Autrice, regista per lo schermo e per la scena, Caroline Guiela Nguyen frequenta la Scuola del Teatro Nazionale di Strasburgo e successivamente, nel 2009, fonda la compagnia Les Hommes Approximatifs. Seguono Se souvenir de Violetta (2011), Ses Mains, Le bal d’Emma (2012), Elle brûle (2013), Le Chagrin (2015), Mon grand amour (2016). Collabora con Joël Pommerat e Jean Ruimi per creare Désordre d’un futur passé (2016) e Marius (2017) presso Maison centrale d’Arles. Nel 2016, realizza con Alexandre Plank e Antoine Richard Le Chagrin (Julie et Vincent), vincendo il Prix Italia nella categoria Radio Drama. Saigon (2017) è stato per tre anni in tournée, in una quindicina di paesi, ed ha ottenuto il premio come «miglior spettacolo prodotto in provincia» dal Sindacato della Critica. Nel 2019 inizia il ciclo Fraternité, composto da tre progetti: Les Engloutis (corto-metraggio,2021); Fraternité, Conte fantastique (Festival d’Avignon 2021); L’Enfance, la Nuit (Schaubühne, produzione autunno 2022). Christiane Jatahy Christiane Jatahy è nata a Rio de Janeiro, è una regista, attrice, drammaturga e cineasta brasiliana. Il suo lavoro si situa esattamente a metà strada tra la scena e l’immagine, i suoi spettacoli sono dei dispositivi che coniugano il teatro e il cinema o il video, interrogando permanentemente la frontiera tra l’attore e il pubblico, la finzione e il documentario. Christiane Jatahy è artista associata all’Odéon – Théâtre de l’Europe, al Centquatre-Paris, alla Schauspielhaus Zürich, all’Arts Emerson Boston. La compagnia Vértice ha ottenuto il sostegno della Direzione regionale degli affari culturali d'Île-de-France, Ministero della Cultura Francese. Marcus Lindeen È uno scrittore e regista svedese che lavora sia nel campo teatrale sia in quello cinematografico. La sua ultima produzione teatrale si intitola L’Aventure invisible e ha debuttato al Festival d’Automne a Parigi nel 2020. È stata anche messa in scena al Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles e sarà presentata alla Schaubühne di Berlino e al Wiener Festwochen di Vienna nel 2022. Lo spettacolo è l’ultimo capitolo di una trilogia di opere sul tema dell’identità che saranno presentate tutte insieme per la prima volta al Festival d’Automne nell’autunno 2022. L’ultimo film di Marcus è The Raft, uscito nelle sale di undici Paesi nel 2019. La scenografia utilizzata nel film è stata esposta come installazione artistica al Centre Pompidou a Parigi, città dove Marcus attualmente risiede. Dal 2021 Marcus è artista associato alla Comédie de Caen in Normandia insieme alla sua collaboratrice artistica Marianne Segol-Samoy.
Pascal Rambert Pascal Rambert è autore, coreografo e regista, sia per il palcoscenico sia per lo schermo. Dal 2007 al 2016 ha diretto il teatro T2G-Théâtre di Genneviliers che ha trasformato in centro drammatico nazionale di produzione contemporanea, dedicato agli artisti viventi (teatro, danza, opera, arte contemporanea, cinema). É autore associato al TNS – Théâtre National de Strasbourg dal 2014. Structure production, compagnia di produzione che co-dirige con Pauline Roussille, è associata al Théâtre des Bouffes du Nord dal 2017. In Italia, ha messo in scena le versioni italiane dei suoi spettacoli, Clôture de l’amour, L’arte del teatro, Prova, Sorelle. Tiago Rodrigues Nel 2003 ha co-fondato con Magda Bizarro la compagnia teatrale Mundo Perfeito. Partecipa abitualmente a festival come, tra gli altri, il Festival d’Automne a Parigi, METEOR Festival in Norvegia, Theaterformen in Germania, Festival TransAmériques in Canada, Kunstenfestivalsdesarts in Belgio. Ha collaborato con un gran numero di artisti teatrali portoghesi e internazionali, così come con coreografi e ballerini. Ha anche insegnato teatro in diverse scuole, in particolare la scuola di danza belga PARTS, diretta dalla coreografa Anne Teresa De Keersmaeker, la scuola svizzera di arti performative Manufacture e il progetto internazionale École des Maîtres. Alcune delle sue opere più significative sono By Heart, Antony and Cleopatra, Bovary, The way she dies e uno dei suoi ultimi lavori, Sopro, creato al Festival di Avignone nel 2017. Recentemente ha debuttato con Please Please Please, co-creato insieme alle coreografe Mathilde Monnier e La Ribot, e con Catarina e a beleza de matar fascistas, ora in tournée mondiale. È stato direttore del Teatro Nacional D. Maria II di Lisbona dal 2015 al 2021. È stato nominato prossimo direttore del Festival di Avignone (da settembre 2022). Davide Carnevali Nato a Milano, nel 1981, autore, regista e teorico, Davide Carnevali ha conseguito il dottorato in teoria del teatro presso l’Universitat Autònoma de Barcelona. Ha scritto, tra gli altri: Variazioni sul modello di Kraepelin (Premio Stückemarkt 2009, Marisa Fabbri 2009, Journées des auteurs 2012); Sweet Home Europa (Schauspielhaus Bochum 2012); Ritratto di donna araba che guarda il mare (Premio Riccione 2013); Actes obscens en espai públic (Teatre Nacional de Catalunya 2017); Menelao (ERT 2018). Ha scritto e diretto, tra gli altri: Maleducazione transiberiana (Teatro Franco Parenti 2018); Ein Porträt des Künstlers als Toter (Staatsoper Unter den Linden 2018); Lorca sogna Shakespeare in una notte di mezza estate (ERT 2019). Premio Hystrio alla Drammaturgia nel 2018, nel 2020/21 è maestro dell’École des Maîtres e nel 2021/22 dirige il workshop “Autori under 40” per la Biennale di Venezia. I suoi testi, tradotti in 15 lingue, sono stati presentati nelle stagioni e festival di diversi paesi. È pubblicato in Italia da Einaudi, Sossella e Fandango; in Francia da Actes Sud.
Marta Cuscunà Marta Cuscunà è autrice e performer di teatro visuale, nella sua ricerca unisce l'attivismo alla drammaturgia per figure. Nel 2009 vince il Premio Scenario per Ustica con È bello vivere liberi! primo capitolo di Resistenze femminili, una trilogia di cui fanno parte La semplicità ingannata e Sorry, boys. Ne Il canto della caduta unisce l'immaginario ancestrale del mito di Fanes ai principi di animatronica utilizzati per manovrare i pupazzi. Earthbound è un monologo di fantascienza per attrice e creature meccaniche, ispirato all'ultimo saggio di eco-femminismo di Donna Haraway. Dal 2009 al 2019 ha fatto parte di Fies Factory, un progetto di Centrale Fies. Marco D’Agostin Artista attivo nel campo della danza e della performance, Marco D’Agostin ha vinto il Premio UBU come Miglior Performer Under 35. Il suo lavoro si interroga sul ruolo e il funzionamento della memoria, mettendo al centro la relazione tra performer e spettatore. Come interprete ha lavorato per, tra gli altri, C. Castellucci, A. Sciarroni, L. Santoro, B. Charmatz. Dal 2010 ha sviluppato la propria ricerca come coreografo ospite in numerosi progetti internazionali (ChoreoRoam Europe, Act Your Age, Triptych). Ha presentato i propri lavori in molti dei principali festival e teatri europei (Théâtre de la Ville a Parigi, The Place Theatre a Londra, Kampnagel ad Amburgo, Santarcangelo, Romaeuropa, VIE, Torinodanza, tra gli altri). Nell’estate 2021 ha debuttato con due nuove creazioni: Best Regards (nomination UBU 20/21 come miglior spettacolo di danza) nel programma della Biennale di Venezia e Saga, realizzato con il supporto del prestigioso programma New Settings della Fondazione Hermès, nell’ambito del Festival parigino Rencontres chorégraphiques de Seine- Saint-Denis. Davide Enia Nato a Palermo, nel 1974, Davide Enia è drammaturgo, attore, regista e romanziere, autore e interprete di Italia-Brasile 3 a 2, maggio ‘43, L’abisso, con i quali ha vinto i più importanti premi del teatro italiano, tra cui il Premio Riccione, il Premio Ubu, il Premio Tondelli, il Premio Hystrio. Nel 2012 pubblica il suo primo romanzo, Così in Terra (Baldini e Castoldi Dalai). Con l’edizione francese, Sur cette terre comme au ciel (Albin Michel) vince il Prix du Premier Roman Etranger e il Prix Brignoles come miglior romanzo straniero dell’anno. Nel 2017 pubblica il suo secondo romanzo, Appunti per un naufragio (Sellerio). I suoi libri sono tradotti e pubblicati in tutto il mondo. Nel 2017 cura la regia di L’oca del Cairo, opera incompleta di Mozart, al Teatro Massimo di Palermo. Nel 2018 vince il Premio Mondello nella Sezione Opera Italiana.
Liv Ferracchiati Liv Ferracchiati fonda nel 2015 la compagnia The Baby Walk ed è al Ternifestival con Peter Pan guarda sotto le gonne – Trilogia sull’Identità (I), spettacolo che riceve il Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro. Nel 2016, è sempre al Ternifestival con Todi is a small town in the center of Italy, suo il testo e la regia. Nel 2017 il suo testo Stabat Mater vince il Premio Hystrio Nuove scritture di Scena; nello stesso anno Un eschimese in Amazzonia – Trilogia sull’Identità (III), scritto, diretto e interpretato da Liv Ferracchiati, vince il Premio Scenario e viene selezionato per la Biennale Teatro da Antonio Latella insieme a Todi is a small town in the center of Italy e a Peter Pan guarda sotto le gonne. Alla Biennale di Teatro 2020, una menzione speciale è attribuita dalla giuria internazionale a La tragedia è finita, Platonov. Nel 2020 è tra gli autori selezionati dall’École des Maîtres. Nel 2021 riceve una candidatura Ubu Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica per La tragedia è finita, Platonov. lacasadargilla Riunisce intorno a Lisa Ferlazzo Natoli – autrice e regista –, Alessandro Ferroni – regista e disegnatore del suono –, Alice Palazzi – attrice e coordinatrice dei progetti – e Maddalena Parise – ricercatrice e artista visiva –, un gruppo mobile di attori, musicisti, drammaturghi, artisti visivi. Ensemble allargato che lavora assieme su spettacoli, istallazioni, progetti speciali, concerti, curatele e festival. When the Rain Stops Falling vince tre premi UBU – tra cui miglior regia, e il premio Associazione Nazionale dei Critici di Teatro. L’amore del cuore – ultima creazione della compagnia – ha debuttato a maggio 2021 ricevendo un ampio consenso di critica e una nomination al premio UBU. Sempre nel 2021, in collaborazione con Marta Cuscunà e Marco D’Agostin, lacasadargilla realizza il progetto curatoriale Ogni volta unica la fine del mondo per la stagione estiva del Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa. Stefano Massini Tradotto e rappresentato in oltre 30 paesi in tutto il mondo, Stefano Massini si è qualificato negli anni come un rabdomante di storie narrate in tutte le forme possibili, come accade nelle sue opere teatrali, negli interventi televisivi seguitissimi nel programma “Piazzapulita” su la7 o “Ricomincio da Rai 3”, la trasmissione tv in prima serata dedicata allo spettacolo dal vivo e nelle colonne di la Repubblica, nei romanzi, nei saggi. I suoi testi sono stati portati in scena da registi come Luca Ronconi o il premio Oscar Sam Mendes. Qualcosa sui Lehman (2016) è stato uno dei romanzi più acclamati degli ultimi anni (premio Selezione Campiello, Premio SuperMondello, Premio De Sica, Prix Médicis Essai, Prix Meilleur Livre Étranger). I suoi ultimi libri sono Dizionario inesistente (Mondadori 2018), Ladies Football Club (Mondadori 2019), Eichmann. Dove inizia la notte (Fandango 2020), Manuale di sopravvivenza. Messaggi in bottiglia d’inizio millennio (Il Mulino 2021).
Pier Lorenzo Pisano Regista e autore di cinema, teatro, narrativa, Pier Lorenzo Pisano si diploma in regia presso il Centro Sperimentale di Roma (Scuola Nazionale di Cinema). Esordisce come regista cinematografico col cortometraggio Così in terra, presentato in concorso al 71° Festival di Cannes, selezione ufficiale Nastri d’Argento, cinquina Globi d’Oro e selezionato in più di cinquanta festival internazionali. L’anno seguente il suo secondo cortometraggio Antiorario è prodotto e presentato dal 72° Festival di Locarno, mentre per il teatro dirige la messinscena italiana di Per il tuo bene ed è autore in residenza presso il New York Theater Workshop e il Royal Court Theatre. I suoi testi teatrali sono tradotti in dodici lingue ed il suo lavoro è stato presentato in programma al 72° Festival d’Avignon nel Forum des Nouvelles Écritures Dramatiques Européennes. Ha ricevuto i maggiori premi italiani per la nuova sceneggiatura e drammaturgia, tra cui il Premio Riccione, il Premio Solinas, il Premio Tondelli, il Premio Hystrio. Quest’anno è uscito il suo primo romanzo Il buio non fa paura. Federica Rosellini Classe 1989, dopo gli studi di canto e violino, si diploma alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano. Performer, drammaturga e regista si specializza come danzatrice e illustratrice. È diretta fra gli altri da Luca Ronconi, Antonio Latella, Andrea de Rosa, Gerard Watkins. È stata vincitrice del premio Hystrio alla vocazione, del premio Ubu miglior attrice under35, del premio Hystrio Mariangela Melato e del premio Virginia Reiter miglior attrice under35. Nel 2017 è protagonista del film Dove cadono le ombre per la regia di Valentina Pedicini per cui ottiene il premio NuovaImaieTalent attrice rivelazione del Festival del Cinema di Venezia 74. Nel 2015, con Francesca Manieri, fonda la compagnia Ariel dei Merli. Nel 2021 è Amleto nell’Hamlet di Antonio Latella prodotto dal Piccolo Teatro di Milano. Nello stesso anno debutta con il suo ultimo spettacolo come regista Ivan e i cani di H. Naylor e pubblica il suo primo libro Carne Blu (Giulio Perrone Editore) per cui realizza anche le illustrazioni. Sotterraneo Sotterraneo è un collettivo di ricerca teatrale che nasce a Firenze nel 2005 e nel tempo si confronta con formati diversi quali spettacoli, performance, site-specific, regie liriche, progetti per l’infanzia, talk-show. Le produzioni del gruppo – caratterizzate da un approccio avant-pop in equilibrio fra immaginario collettivo e pensiero filosofico – replicano in diversi dei più importanti festival e teatri nazionali e internazionali, ricevendo negli anni numerosi riconoscimenti tra cui Premio Lo Straniero, Premio Hystrio, Be Festival First Prize, Silver Laurel Wreath Award/Sarajevo MESS Festival e due Premi UBU di cui uno per Overload come “spettacolo dell’anno 2018”. Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies ed è residente presso l'Associazione Teatrale Pistoiese.
Dramaturg Marianne Clévy Regista e co-direttrice di compagnie in Francia e in Europa tra il 1989 e il 1997, è attualmente direttrice di La Chartreuse de Villeneuve-Lez-Avignon. Dal 2014 al 2019 ha diretto l’Établissement Public de Coopération culturelle-Festival Terres de Paroles in Normandia ed è stata segretario generale della Maison Antoine Vitez-Centro internazionale della traduzione teatrale dal 2009 al 2014. Dal 2000 al 2010, ha ideato e diretto Corps de textes, festival itinerante dedicato alle scritture contemporanee in Francia, per poi sviluppare questo stesso formato, fino al 2011, nell’ambito di un programma di cooperazione europeo che riuniva cinque paesi: Belgio, Francia, Bulgaria, Portogallo, Svizzera. Titolare di un Master in Politiche e Gestione della Cultura in Europa, si dedica regolarmente alla formazione professionale ed è stata direttrice pedagogica del Diploma Universitario “Amministrazione dello spettacolo dal vivo” all’Università di Paris X Nanterre. Alejandro Tantanian Regista e drammaturgo, nato a Buenos Aires, nel 1966, è stato invitato a più di 60 festival internazionali. Ha vinto numerosi premi nazionali ed è il primo artista teatrale a essere selezionato per la borsa di studio dell’Akademie Schloss Solitude, Germania. Come drammaturgo, i suoi lavori sono stati rappresentati in prima assoluta (oltre che in Argentina) in Brasile, Uruguay, Francia, Spagna, Belgio, Austria e Germania. Le sue opere sono state tradotte in portoghese, inglese, francese, italiano e tedesco. Fondatore e direttore artistico di Panorama Sur, piattaforma di scambio e formazione per artisti, con sede a Buenos Aires, ha diretto il TNA / Teatro Nacional Argentino – Teatro Cervantes dal 2017 al 2020.
Produzioni M Il figlio del secolo 20 gennaio – 26 febbraio, Teatro Strehler De infinito universo 29 gennaio – 13 febbraio, Teatro Studio Melato Se dicessimo la verità – Ultimo capitolo 4 – 13 febbraio, Teatro Grassi Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione 3 – 27 marzo, Teatro Studio Melato Zoo 26 marzo – 5 maggio, Teatro Grassi Carne blu 13 – 30 aprile, Teatro Studio Melato Carbonio 16 – 30 giugno, Teatro Studio Melato Falcone e Borsellino – L’eredità dei giusti 28 giugno, Teatro Strehler
M Il figlio del secolo Piccolo Teatro Strehler, dal 20 gennaio al 26 febbraio 2022 PRIMA NAZIONALE Adattamento in trenta quadri del romanzo storico di Antonio Scurati, lo spettacolo ha una struttura circolare, che si apre con l’ultima battuta del libro per poi tornare a quella stessa fatidica frase pronunciata in Parlamento da Mussolini al momento di “addossarsi la croce del potere”: Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere. Senza offrire un concentrato dei fatti storici, il testo teatrale intende portare in scena una rappresentazione plastica ed espressionista dell’affermarsi del fascismo. «È una staffetta tra diciotto attori – spiega Massimo Popolizio – che, lontano da ogni retorica, porta all’attenzione del pubblico il ritmo incalzante di una scalata al potere, avvenuta in un momento di profonda debolezza di istituzioni e partiti». È una storia che non si conosce mai abbastanza, in particolare quella dei sei anni che seguono la Grande guerra, con l’impresa di Fiume, il basculare del paese verso la rivoluzione socialista, la reazione e il dilagare dello squadrismo, la rocambolesca Marcia su Roma (di cui nell’ottobre del ’22 ricorre il centenario) e l’inesorabile efficacia di una dottrina politica che si sottrae alle categorie di giudizio con l’azione violenta. Protagonisti ne sono il fondatore del fascismo almeno quanto i suoi comprimari, che sentiremo esprimersi in terza e prima persona, Marinetti, D’Annunzio, Margherita Sarfatti, gli antagonisti Nicola Bombacci, Pietro Nenni e Giacomo Matteotti (colto anche nella commovente relazione epistolare con la moglie Velia), Italo Balbo, gli smobilitati della Grande guerra e tutta una nuvola di individui venuti dal basso. Protagonista è l’intera comunità nazionale, “il paese opaco”, quasi che il fascismo non sia “l’ospite di questo virus che si propaga ma l’ospitato”. Lo spettacolo è articolato in due parti indipendenti, M Il figlio del secolo 1919 e M Il figlio del secolo 1924, che possono essere viste singolarmente oppure integralmente. uno spettacolo di Massimo Popolizio tratto dal romanzo di Antonio Scurati collaborazione alla drammaturgia Lorenzo Pavolini regia Massimo Popolizio scene Marco Rossi costumi Gianluca Sbicca luci Luigi Biondi video Riccardo Frati suono Sandro Saviozzi con Massimo Popolizio e Tommaso Ragno e con (in ordine alfabetico) Riccardo Bocci, Gabriele Brunelli, Tommaso Cardarelli, Michele Dell’Utri, Giulia Di Renzi, Raffaele Esposito, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Diana Manea, Paolo Musio, Michele Nani, Alberto Onofrietti, Francesca Osso, Antonio Perretta, Sandra Toffolatti, Beatrice Verzotti produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Teatro di Roma-Teatro Nazionale (accordo in corso di perfezionamento), Luce Cinecittà
De infinito universo Piccolo Teatro Studio Melato, dal 29 gennaio al 13 febbraio 2022 PRIMA NAZIONALE Uno scienziato racconta al pubblico che cosa siano la materia oscura e l’energia oscura; contemplando il cielo di notte, un pastore di leopardiana memoria si smarrisce di fronte al pensiero dell’infinito; una giovane donna, assistente di una potente figura politica femminile, immagina un discorso che vorrebbe rivolgerle, deplorando la mancanza di una visione più elevata in chi ci governa. Ispirandosi a Giordano Bruno, Filippo Ferraresi porta in teatro la grandezza e il mistero di domande universali, alle quali è impossibile trovare risposta, contrapponendole alla dimensione, intima e privata, dell’essere umano. In uno spettacolo di teatro transdisciplinare, che intreccia recitazione e tecnologia, acrobatica ed effetti, Ferraresi racconta lo smarrimento e lo stupore dell’uomo di fronte alle leggi della fisica e alle sue “macchine meravigliose”. Come la scienza accentua il nostro sgomento, di fronte a concetti che la mente non riesce ad abbracciare, la poesia tenta di governare quello stesso abisso attraverso la forza delle parole, mentre alla politica spetterebbe il compito di pensare al bene dell’individuo, di coglierlo nella sua complessità, senza appiattirsi, come quotidianamente fa, sulle mere leggi dell’economia e della finanza. «Di Giordano Bruno – spiega Ferraresi – mi affascina la scintilla intellettuale, la capacità di anticipare intuitivamente tanto la relatività quanto le più recenti teorie delle stringhe e del multiverso, di riappropriarsi, grazie alla conoscenza, niente meno che del tutto». È una profondità di analisi che nella contemporaneità si è perduta, mentre ci sarebbe bisogno di recuperare quella radicalità di pensiero critico, non a caso violentemente respinta dal potere di quell’epoca, per rifondare una società che corre il rischio di non sopravvivere». testo, ideazione visiva e regia Filippo Ferraresi scene Guido Buganza costumi Giada Masi luci Claudio De Pace musiche Lucio Leonardi con Gabriele Portoghese, Elena Rivoltini, Jérémy Juan Willi produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, coproduzione Théâtre National Wallonie – Bruxelles
Se dicessimo la verità Ultimo capitolo Piccolo Teatro Grassi, dal 4 al 13 febbraio 2022 Torna in scena l’opera-dibattito sulla legalità che debuttò nella stagione 2011 al Teatro di San Carlo di Napoli, approdando nel 2017 al Piccolo Teatro, dove compì un’ulteriore evoluzione narrativa, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e in particolare con il Corso di Sociologia della Criminalità organizzata di Nando dalla Chiesa. Dopo tante storie raccontate, la forma scenica si è modificata grazie a una narrazione segnata dal bisogno di capire il nostro prossimo futuro, minacciato da un disimpegno che lascia ancora più spazio al potere criminale, alla “prassi” della corruzione come modus vivendi. «Purtroppo, non possiamo più parlare solo di “infiltrazioni del crimine” – spiegano le autrici – ma di “complicità con il crimine”, di “prassi criminale” a cui ci stiamo abituando, con distratta colpevolezza. Il teatro non dà lezioni di vita e non ci offre soluzioni a buon mercato, offre stimoli e opportunità di conoscere e di riflettere, questo noi cerchiamo di fare, con convinzione, pensando soprattutto ai ragazzi. E proprio ai ragazzi ci rivolgiamo con un lavoro che, parallelamente realizziamo nelle scuole di tutta Italia perché lo spettacolo non sia solo un’occasione isolata ma parte di un percorso di avvicinamento a temi fondamentali per la loro crescita». La drammaturgia dello spettacolo di volta in volta si arricchisce di storie riguardanti la regione in cui è presentato. Il lavoro di ricerca e di scrittura si avvale della collaborazione delle università partner: CROSS-Osservatorio sulla Criminalità Organizzata, LARCO-Laboratorio Analisi e ricerca sulla criminalità organizzata - Università degli studi di Torino, Università di Pisa - Master in Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione, Università di Bologna – Master Gestione e Riutilizzo di Beni e Aziende confiscati alle mafie. Età consigliata dai 12 anni per una buona comprensione dei temi affrontati. da un’idea di Giulia Minoli drammaturgia Emanuela Giordano e Giulia Minoli regia Emanuela Giordano musiche originali Tommaso Di Giulio aiuto regia Tania Ciletti con Daria D’Aloia, Giuseppe Gaudino, Domenico Macrì, Valentina Minzoni con Tommaso Di Giulio alla chitarra e Paolo Volpini alla batteria produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e Centro Teatrale Bresciano Se dicessimo la verità – Ultimo capitolo è parte integrante de Il Palcoscenico della legalità un progetto di CCO - Crisi Come Opportunità promosso con CROSS - Osservatorio sulla Criminalità Organizzata, LARCO- Laboratorio Analisi e ricerca sulla criminalità organizzata - Università degli studi di Torino, Fondazione Pol.i.s, Fondazione Falcone, Centro Studi Paolo Borsellino, Avviso Pubblico. Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, Fondazione Silvia Ruotolo, AddioPizzo, DaSud, Italiachecambia.org, Fondazione Giancarlo Siani Onlus. In collaborazione con Università di Pisa - Master in Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione, Università di Bologna – Master Gestione e Riutilizzo di Beni e Aziende confiscati alle mafie. Durata 60 minuti senza intervallo
Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione Piccolo Teatro Studio Melato, dal 3 al 27 marzo 2022 PRIMA NAZIONALE «La differenza tra morte ed estinzione è questa: la morte è smettere di esistere. L’estinzione è scomparire». Sono le parole della protagonista di Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione, una «donna che ha paura della morte, drammaturga, sui 40 anni» che ragiona con il pubblico di origini, lasciti e sopravvivenze. Il testo rimemora le cinque grandi estinzioni che hanno modificato la vita sulla Terra, misurandone il tempo profondo, di generazione in generazione, per arrivare alla singolarità della sesta, velocissima e letale, fine del presente per come lo conosciamo. Uno straziante catalogo, di specie estinte o quasi scomparse, ci invita, se non a cambiare il futuro, perlomeno a prestarvi attenzione; perché il tempo dell’uomo, un battito d’ali paragonato alla vita della Terra, rischia di cancellare per sempre l’eredità di tutto il creato. Pipistrelli bruni, gechi marmorizzati o cipressi delle Guadalupe, tutte specie sull’orlo di una estinzione di massa di cui basterebbe anche solo ricordare i nomi per cominciare a prendersene cura. Allestita a partire da un progetto per il Théâtre Vidy-Lausanne della regista britannica Katie Mitchell – che della difesa dell’ambiente ha fatto uno dei cardini della sua opera – la pièce dell’americana Miranda Rose Hall (Baltimora, 1990) porta in scena il dibattito sul cambiamento climatico, sul rapporto con la morte e la vita come dono. In Italia, lo spettacolo è reinterpretato da lacasadargilla/Lisa Ferlazzo Natoli con un lavoro minuzioso sul lessico, l’interpretazione e l’immaginario scenico, sonoro e visivo evocato dal testo, pur nel rispetto del concept originale. Testo* Miranda Rose Hall concept di produzione e regia originale Katie Mitchell drammaturgia originale Ntando Cele concept per l’Italia lacasadargilla traduzione e drammaturgia italiana Margherita Mauro regia Lisa Ferlazzo Natoli con Esther Elisha scene/allestimento e sonorizzazioni Alessandro Ferroni luci Luigi Biondi immagini Maddalena Parise composizioni Gianluca Ruggeri/Ars Ludi cura del movimento Marco D’Agostin produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d'Europa Lo spettacolo è il primo capitolo del Progetto “Sustainable theatre?” concept Katie Mitchell, Jérôme Bel, Théâtre Vidy-Lausanne in collaborazione con il Centro di competenza in sostenibilità dell’Università di Losanna. Viaggia sotto forma di script ed è ricreato in ogni teatro partner da un’équipe locale produzione Théâtre Vidy-Lausanne, R.B. Jérôme Bel, Rete dei Teatri in Transizione: Dramaten Stockholm, MC2: Maison de la culture de Grenoble, National Theater & Concert Hall, Taipei, NTGent, Piccolo Teatro di Milano-Teatro d'Europa, Teatro Nacional D. Maria II, Théâtre de Liège, Lithuanian National Drama Theatre, National Theatre of Croatia Zagreb, Slovene National Theatre Maribor, Trafo *A PLAY FOR THE LIVING IN A TIME OF EXTINCTION La prima mondiale della versione originale del testo è stata prodotta dal Baltimore Center Stage (Stephanie Ybarra, direttrice artistica/Michael Ross, direttore esecutivo) La pièce è stata commissionata e sviluppata da LubDub Theatre Company, Caitlin Nasema Cassidy e Geoff Kanick, co-direttori artistici, Robert Duffley, Dramaturg. È stato sviluppata, in parte, con l’aiuto dell’Orchard Project (www.orchardproject.com), Ari Edelson, direttore artistico.
Zoo Piccolo Teatro Grassi, dal 26 marzo al 5 maggio 2022 PRIMA NAZIONALE Zoo racconta l’incontro tra tre personaggi, uno scrittore – alter ego dell’autore – affascinato e turbato dalla figura di Edda Ciano, un gorilla e una veterinaria, nel laboratorio della dottoressa, dove l’animale è tenuto in cattività. Lo spettacolo racconta i diversi incroci che avvengono tra questi tre personaggi che gradualmente iniziano a tessere una complessa rete di relazioni. Se all’inizio l’autore incontra il gorilla con il solo scopo di scrivere un testo sulle scimmie, la relazione tra i due inizierà a intensificarsi sempre di più, fino a diventare un’affascinante storia d’amore. Man mano che la narrazione procede sotto lo sguardo scientifico della veterinaria, la storia tra il gorilla e l’autore assume una dimensione passionale che porterà entrambi a scivolare nelle zone irresistibili del desiderio erotico, mettendo in discussione ogni certezza e distinzione tra umano e animale, addestrato e selvaggio, “civilizzato” e “barbaro”. Sergio Blanco ha scritto il testo allo zoo di Parigi, stando realmente “accanto” a un vero gorilla: “Avevo bisogno della sua vicinanza per poter scrivere – ha dichiarato –. Ogni volta che andavo a vederlo, al giardino zoologico, il mio battito cardiaco aumentava, man mano che mi avvicinavo al recinto. Appena arrivava, ci guardavamo, facevamo dei gesti, poi, a poco a poco, cominciavo a scrivere. Un giorno ho compreso che non stavo scrivendo su di lui ma per lui, e questo mi affascinava. Un altro giorno, i veterinari mi hanno spiegato che anche la frequenza cardiaca dell’animale accelerava quando mi vedeva avvicinarsi. Mi sono dovuto assentare per due settimane. Quando sono tornato, è venuto davanti a me e ha pianto. Ho pianto anch’io. Ed è stato lì, in quel preciso momento, che ho capito che entrambi ci stavamo dirigendo verso qualcosa di innominabile. L’unica cosa che potevo fare era abbandonarmi, cioè darmi anima e corpo alla scrittura. Ed è ciò che ho fatto”. scritto e diretto da Sergio Blanco traduzione Angelo Savelli video Miguel Grompone scene Monica Boromello costumi Gianluca Sbicca luci Max Mugnai musiche e suono Gianluca Misiti aiuto regia Teresa Vila con Lino Guanciale, Sara Putignano, Simone Tudda produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa
Carne blu Piccolo Teatro Studio Melato, dal 13 al 30 aprile 2022 PRIMA NAZIONALE Federica Rosellini è per la prima volta regista di una produzione del Piccolo Teatro, con il monologo da lei stessa interpretato, tratto da Carne blu, testo che ha pubblicato nel 2021 con prefazione di Nadia Terranova e Claudio Longhi e postfazione di Fiona Sansone. Carne blu è una fiaba nera, la storia del viaggio di Orlando, bambino nato sulla Luna, e del suo cuore di pesce, perché Orlando, a differenza degli altri bambini, non ha un cuore di carne protetto dalla cassa toracica, ma una piccola tasca di stoffa, sulla sinistra del petto, dove nuota un pesciolino tutto d’oro, Sunny. Quando Orlando lascia il proprio cuore libero di nuotare, la metamorfosi inizia e il corpo cambia, attraversando specie e generi diversi: è maschio e femmina, è uccello e insetto. Ispirandosi all’Orlando Furioso di Ariosto e all’omonima creatura mutaforma di Virginia Woolf, Federica Rosellini compone la storia di una ricerca: di ciò che è andato perso ma che non si è riusciti dimenticare. Con la coregia di Fiona Sansone, esperta di didattica e di teatro dell’infanzia, Carne blu è uno spettacolo che interroga sull’infanzia, con violenza. Carne blu è un’opera ibrida fra narrativa, teatro, fiaba gotica, in cui le parole si mescolano alle illustrazioni realizzate dalla stessa autrice. Ha in sé echi della Coraline di Neil Gaiman, dell’universo visionario di Miyazaki, delle barriere coralline delle sorelle Wertheim, artiste visive e matematiche, di un certo unheimelich che lega la Torre e l’automa dell’Uomo della Sabbia di Hoffman alla coda di serpente della Fata Melusina. di Federica Rosellini tratto da “Carne Blu. Un Orlando” di Federica Rosellini (Giulio Perrone Editore) con Federica Rosellini scenografa Paola Villani costumista Simona D’Amico visual designer Massimo Racozzi sound designer Gup Alcaro sound editor Daniela Bassani supervisione al testo Nadia Terranova aiuto regia Elvira Berarducci regia Federica Rosellini e Fiona Sansone produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa con il sostegno di Dialoghi - Residenze delle arti performative a Villa Manin/CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG e di RuotaLibera/Centrale Preneste Teatro
Carbonio Piccolo Teatro Studio Melato, dal 16 al 30 giugno 2022 PRIMA NAZIONALE È avvenuto il primo incontro ravvicinato con una forma di vita aliena. Non è il solito video sgranato fatto con una telecamerina: l’hanno visto tutti, centinaia di testimoni, di foto di video. L’alieno ha la particolarità di non essere composto minimamente da molecole di carbonio, la sostanza alla base della vita sulla Terra. Nel dialogo serrato tra la donna incaricata di verificare l’accaduto e l’uomo che ha vissuto l’esperienza, si compone una vicenda che fa deflagrare il nostro rapporto con l’infinito, declinato tra gli entusiasmi della sonda Voyager e l’intima paura di confrontarsi con l’altro da noi. Il testo, già tradotto in inglese e in tedesco, è risultato vincitore del 56° Premio Riccione per il Teatro. Come recita la motivazione del riconoscimento «L’autore crea, in pochissimi movimenti scarni e ironici, un impianto simbolico di potenza esponenziale. […] Tra umano ed extraumano, Pisano inquadra il conflitto tra cura dell’interesse collettivo e felicità personale, spingendolo fino all’esito della catastrofe, sullo sfondo di una dimensione animale da cui l’homo sapiens non riesce mai davvero a emanciparsi». scritto e diretto da Pier Lorenzo Pisano cast in via di definizione coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatro Bellini di Napoli Testo vincitore del 56° Premio Riccione per il Teatro
Falcone e Borsellino L’ eredità dei giusti Piccolo Teatro Strehler, 28 Giugno 2022 «L’eredità dei giusti – spiega la regista Emanuela Giordano – scava nella memoria e rievoca lo sgomento del nostro paese, quando, nel 1992, l’Italia si ritrova orfana di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. I due magistrati vengono uccisi a poche settimane di distanza uno dall’altro, insieme agli uomini delle loro scorte. Esattamente dieci anni prima, sempre a Palermo, la mafia uccideva il Generale Dalla Chiesa, sua moglie e un agente di scorta. Con le stragi di Capaci e Via D’Amelio, ribadisce la sua volontà di sfidare lo Stato e lo fa in modo eclatante. Ma le stragi provocano una reazione popolare che i mafiosi forse non si aspettavano. Un fiume umano si riversa nelle strade chiedendo giustizia. L’ omertà della borghesia siciliana si schianta contro un’ineluttabile verità: è tempo di reagire, di non avere paura, di essere uniti». Purtroppo il cammino è ancora lungo: se la criminalità organizzata, oggi, ha smesso di uccidere secondo quello schema, non ha perso la sua pericolosità, anzi, si è insinuata tra le pieghe della società, indossando una maschera di apparente rispettabilità. «L’eredità dei giusti è una eredità ingombrante – dice Marco Tutino–. Perché ci costringe a sapere che contro l’ingiustizia, la violenza, il sopruso e l’arroganza della criminalità e della mentalità mafiosa si può lottare, si può dire no. Falcone e Borsellino ce lo chiedevano allora, e continuano a chiedercelo ogni volta che li ricordiamo, in pubblico e in privato: non giratevi da un’altra parte, non abbassate lo sguardo. È un invito al quale non ci si può sottrarre soprattutto oggi, quando tutto ci sembra troppo forte e invincibile e inaffrontabile solo con la nostra fragile e indifesa volontà individuale. Questo racconto per musica, canto e parole recitate è il nostro modo di ribadire la possibilità di ribellarsi, e di non dimenticare chi lo ha fatto per tutti noi. In una terra complicata e bellissima, che ha visto nascere accanto al male una grande Poesia e la profondità di un pensiero prezioso. Un racconto di testimonianze e di speranza, amplificate dalla musica non di scena, bensì protagonista anch’essa». musica Marco Tutino drammaturgia e regia Emanuela Giordano cast in definizione direttore d’orchestra Alessandro Cadario maestro del coro Andrea Secchi Orchestra e Coro Teatro Regio Torino una coproduzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Teatro Regio Torino, Fondazione per la Cultura Torino - MITO Settembre Musica e Teatro Massimo di Palermo Nel 30° anniversario delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio
Ospitalità Pour un oui ou pour un non 11 – 30 gennaio, Teatro Grassi Marta Cuscunà – Una personale 15 – 20 febbraio, Teatro Grassi Eichmann – Dove inizia la notte 24 febbraio – 6 marzo, Teatro Grassi Il berretto a sonagli 1 – 13 marzo, Teatro Strehler Edward Albee - Chi ha paura di Virginia Woolf? 15 – 27 marzo, Teatro Strehler Il Purgatorio – La notte lava la mente 29 marzo – 3 aprile, Teatro Strehler Re Lear 5 – 14 aprile, Teatro Strehler L’Heure Exquise – Variazioni su un tema di Samuel Beckett (Oh, les beaux jours) 20 – 22 aprile, Teatro Strehler Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala 27 – 30 aprile, Teatro Strehler Amore 7 – 12 giugno, Teatro Strehler Aida 27 giugno – 3 luglio, Teatro Grassi
Pour un oui ou pour un non Piccolo Teatro Grassi, dall’11 al 30 gennaio 2022 Come possono le parole “non dette” o le intonazioni ambigue provocare malintesi e guastare definitivamente un’amicizia? La commedia di Nathalie Sarraute, una delle più importanti scrittrici francesi della seconda metà del Novecento, mette al centro della scena la forza delle parole, in una ragnatela di incomparabile abilità. Due vecchi amici si ritrovano dopo un non motivato distacco e si interrogano sulle ragioni della loro separazione. Scoprono così che sono stati i silenzi tra le parole dette, ma soprattutto le ambiguità delle “intonazioni”, a deformare la loro comunicazione, dato che ogni accento può essere variamente interpretato, in base alla disposizione d’animo di chi l’ascolta. Per un sì o per un no è quel nulla che può cambiare tutto, quel nonnulla che provoca lacerazioni profonde, ferite insanabili. La prosa della Sarraute, nella sua complessità, è un banco di prova per due “manipolatori della parola” quali Franco Branciaroli e Umberto Orsini, che si ritrovano sulla scena dopo tanti anni, per dare vita, con la loro abilità, al terribile gioco al massacro che la commedia prevede. A guidare questo gioco sarà uno dei maestri indiscussi del teatro, Pier Luigi Pizzi, che ritorna al suo antico amore per la prosa, ben noto a chi lo ricorda tra i collaboratori più assidui della “Compagnia dei giovani” fin dagli inizi. di Nathalie Sarraute regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi con Umberto Orsini e Franco Branciaroli una produzione Compagnia Orsini e Teatro de Gli Incamminati in collaborazione con il Centro Teatrale Bresciano durata 70 minuti senza intervallo
Marta Cuscunà Una personale Piccolo Teatro Grassi, dal 15 al 20 febbraio 2022 Marta Cuscunà è autrice e performer di teatro visuale e, nella sua ricerca, unisce l'attivismo alla drammaturgia per figure. Presenta una ‘personale’, modulata in tre titoli, ognuno in scena per due giorni. È bello vivere liberi! (Premio Scenario per Ustica 2009) è ispirato alla biografia di Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia, deportata ad Auschwitz, e segna la prima tappa di un percorso che ha come filo conduttore il tema delle Resistenze femminili. La semplicità ingannata vuole dare voce alle testimonianze di donne che, nel Cinquecento, lottarono contro le convenzioni sociali, rivendicando libertà di pensiero e di critica nei confronti dei dogmi della cultura maschile. Ne Il canto della caduta, Marta Cuscunà recupera un antico racconto epico della tradizione popolare dei Ladini, minoranza etnica che vive nelle valli centrali delle Dolomiti: il mito di Fanes che racconta di un'età dell'oro in cui gli esseri umani avevano un rapporto di alleanza con la Natura. In questo “tempo più antico del tempo” la guida del popolo era compito femminile. Poi arrivò un re straniero e fu l'inizio di una nuova epoca del dominio e della spada. Una “personale” di tre spettacoli in sei giorni di e con Marta Cuscunà 15 e 16 febbraio È bello vivere liberi di e con Marta Cuscunà oggetti di scena Belinda De Vito coproduzione Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto 17 e 18 febbraio La semplicità ingannata di e con Marta Cuscunà assistente alla regia Marco Rogante coproduzione Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto 19 e 20 febbraio Il canto della caduta di e con Marta Cuscunà Fonti di pensiero e parole Kläre French-Wieser; Carol Gilligan; Ulrike Kindle; Giuliana Musso; Heinrich von Kleist; Christa Wolf progettazione e realizzazione animatronica Paola Villani assistente alla regia Marco Rogante coproduzione Centrale Fies, CSS Teatro Stabile d'Innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Torino, São Luiz Teatro Municipal | Lisbona in collaborazione con Teatro Stabile di Bolzano, A Tarumba Teatro de Marionetas | Lisbona tutti gli spettacoli durano 65 minuti senza intervallo
Eichmann Dove inizia la notte Piccolo Teatro Grassi, dal 24 febbraio al 6 marzo 2022 PRIMA NAZIONALE Il nuovo atto unico di Stefano Massini porta in scena lo scontro immaginario tra Hannah Arendt e Adolf Eichmann. Chi fu realmente Eichmann? Che tipo di personalità si nascondeva dietro la divisa nazista di colui che ideò la soluzione finale e organizzò nei dettagli il massacro di sei milioni di ebrei? Prova a dare una risposta Massini, nella drammaturgia che ha realizzato a partire dagli scritti della filosofa ebrea Hannah Arendt, dai verbali degli interrogatori a Gerusalemme – dove Eichmann fu processato dopo l’arresto avvenuto nel 1960 in Argentina – e dagli atti del processo. Diretti da Mauro Avogadro, Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon, nei ruoli della Arendt e di Eichmann, ricostruiscono passo dopo passo carriera e ascesa del gerarca, delineando il ritratto di un uomo mediocre, arrivista e opportunista, e aprendo così il varco a una prospettiva spiazzante: Eichmann non è un mostro, bensì un uomo spaventosamente normale. Proprio qui prende forma il male: nella più comune e insospettabile grettezza umana. di Stefano Massini con Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon regia Mauro Avogadro scene Marco Rossi costumi Giovanna Buzzi musiche Gioacchino Balistreri luci Michelangelo Vitullo produzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile del Veneto durata 100 minuti senza intervallo
Il berretto a sonagli Piccolo Teatro Strehler, dal 1° al 13 marzo 2022 Gabriele Lavia – qui insieme a Federica di Martino – è una delle voci più appassionate ed efficaci del teatro del Nobel siciliano. Ciampa, umile scrivano che ricorre alla follia per mantenere la facciata di rispettabilità del suo triste matrimonio, è il primo dei grandi personaggi pirandelliani a prendersi un’amara rivincita dalle umiliazioni di una vita. Il berretto a sonagli fu scritto da Luigi Pirandello nel 1916, in siciliano, per il grande Angelo Musco, cui la commedia non piaceva e con la quale non ebbe successo: la regia di quel primo allestimento era di Nino Martoglio. Poi Pirandello la tradusse in italiano. «Non c’è dubbio – dichiara Lavia – che in siciliano questa “commedia nerissima” sia più viva e lancinante. Noi faremo una mescolanza tra la “prima” e la “seconda” versione di questo “specchio” di una umanità che fonda la sua convivenza “civile” sulla menzogna. Il berretto a sonagli è il primo esempio radicale di teatro italiano “espressionista” amarissimo, comicissimo e crudele, un espressionismo feroce che vuole rappresentare una società “malata di menzogna”. La verità non può trovare casa nella “società umana”. Solo un pazzo può dirla… Ma tanto, si sa “…è pazzo!”. Così la signora Beatrice Fiorica ha svelato la verità e ora “deve” civilmente, socialmente, essere pazza». di Luigi Pirandello regia di Gabriele Lavia musiche Antonio Di Pofi scene Alessandro Camera costumi ideati dagli allievi del terzo anno dell’Accademia “Costume e moda” di Roma coordinatore Andrea Viotti con Gabriele Lavia e Federica di Martino e con Francesco Bonomo, Matilde Piana, Maribella Piana, Mario Pietramala, Giovanna Guida, Beatrice Ceccherini produzione Effimera SRL in coproduzione con Diana Or.i.s.
Edward Albee Chi ha paura di Virginia Woolf? Piccolo Teatro Strehler, dal 15 al 27 marzo 2022 Antonio Latella dirige un cast straordinario nel capolavoro di Edward Albee. «Non posso non partire dal titolo per affrontare questo testo: per sostituire il lupo della canzoncina “Who’s Afraid of the big bad Wolf?” Albee scomoda Virginia Woolf, una combattente per l’emancipazione femminile, una donna che insegnò alle donne ad uccidere le loro madri, o meglio un’idea di madre, “l’angelo del focolare”. Credo che tanto di tutto questo si trovi nel testo, la Woolf è presente nei due protagonisti che fanno da specchio alla giovane coppia scelta come sacrificio di questo violentissimo e disperato amore, questo: “jeu de massacre”». Un testo realistico, potente e visionario, in cui le risate vertiginose divorano e fagocitano i protagonisti. Albee, svelando i meccanismi di un linguaggio ormai vuoto di significato, quasi paradossalmente mostra anche come esso possa trasformarsi in un’arma efferata per attaccare e ridurre a brandelli l’involucro in cui ciascuno di noi nasconde la propria personalità e le proprie debolezze. Antonio Latella sceglie «un cast non ovvio, non scontato, un cast che possa spiazzare e aggiungere potenza a quella che spesso viene sintetizzata come una notturna storia di sesso ed alcool. Un cast che avesse già nei corpi degli attori un tradimento all’immaginario, un atto-attore contro il fattore molesto della civiltà, che Albee ha ben conosciuto, come ci sottolinea nella scelta del titolo. Chi ha paura di Virginia Woolf? Se c’è qualcuno alzi la mano». traduzione Monica Capuani regia Antonio Latella con Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Ludovico Fededegni, Paola Giannini drammaturga Linda Dalisi scene Annelisa Zaccheria costumi Graziella Pepe musiche e suono Franco Visioli luci Simone De Angelis assistente al progetto artistico Brunella Giolivo produzione Teatro Stabile dell'Umbria con il contributo speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli. Si ringrazia il Comune di Spoleto. durata 195 minuti compreso intervallo
Il Purgatorio La notte lava la mente Piccolo Teatro Strehler, dal 29 marzo al 3 aprile 2022 A distanza di trent’anni dalla sua teatralizzazione del poema dantesco, Federico Tiezzi torna ad allestire, in modo totalmente nuovo, tre spettacoli basati sulle drammaturgie allora create da Edoardo Sanguineti, Mario Luzi e Giovanni Giudici. Il progetto, triennale, ha avuto la sua prima tappa in questo 2021 con Il Purgatorio, il testo che Mario Luzi elaborò per Tiezzi e la sua compagnia. Il regista ha scelto di iniziare dalla seconda cantica perché è quella dedicata all’amicizia e dell’arte: i personaggi sono soprattutto musicisti, pittori e poeti; l’arte è ciò di cui si discorre, ed è forse la strada della salvezza. Il Purgatorio è anche la cantica della speranza – della quale il momento storico presente ha bisogno più di ogni altra cosa – speranza che è trasformazione e aspirazione al bene. Scrive Tiezzi: «Con questo lavoro vorrei mostrare come Dante non sia solo il teologo, il moralista, il politico che negli anni di scuola ci è stato mostrato: ma anche l’appassionato ricercatore di quella che lui stesso chiama l’umana felicità, cioè la piena realizzazione dell’uomo». di Mario Luzi drammaturgia Sandro Lombardi, Federico Tiezzi regia Federico Tiezzi scene Marco Rossi costumi Gregorio Zurla luci Gianni Pollini regista assistente Giovanni Scandella scenografa assistente Francesca Sgariboldi canto Francesca Della Monica movimenti coreografici Cristiana Morganti con Alessandro Averone, Dario Battaglia, Alessandro Burzotta, Giampiero Cicciò, Francesca Ciocchetti, Martino D’Amico, Salvatore Drago, Giovanni Franzoni, Francesca Gabucci, Leda Kreider, Sandro Lombardi, David Meden, Annibale Pavone, Luca Tanganelli, Debora Zuin produzione Associazione Teatrale Pistoiese, Fondazione Teatro Metastasio, Compagnia Lombardi - Tiezzi, Campania Teatro Festival, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale Lo spettacolo è sostenuto e patrocinato dal Comitato nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. durata 135 minuti senza intervallo
Re Lear Piccolo Teatro Strehler, dal 5 al 14 aprile 2022 Nel corso della sua lunga carriera artistica, Glauco Mauri ha dato vita a ventiquattro personaggi shakespeariani. Diretto da Andrea Baracco, interpreta per la terza volta Re Lear, la più titanica tragedia del Bardo, dramma dell’amore padri-figli e della follia. «Ed eccomi qui per la terza volta, alla mia veneranda età, a impersonare Lear – dichiara –. Mi sono sempre sentito non all’altezza di quel sublime crogiolo di umanità. In questa mia difficile impresa, mi accompagna la convinzione che, per tentare di interpretare Lear, non servono tanto le eventuali doti tecniche maturate nel tempo, quanto la grande ricchezza umana che gli anni mi hanno regalato nel loro, a volte faticoso, cammino. Spero solo che quel luogo magico che è il palcoscenico possa venire in soccorso ai nostri limiti. Cosa c’è di più poeticamente coerente di un palcoscenico per raccontare la vita? E nel Re Lear è la vita stessa che, per raccontarsi, ha bisogno di farsi teatro». Commenta il regista: «Quello che mi ha sempre colpito di questa tragedia, che è una delle più nere e per certi versi enigmatiche tra quelle dell'autore inglese, è che sotto quel nero sembra splendere qualcosa di incredibilmente luminoso e proprio questa luce sepolta dall’ombra la rende così affascinante. Padri indegni e figli inetti, padri indegni che hanno generato figli inetti, le madri assenti, estromesse dal dramma. Nessuno dei personaggi è in grado di regnare, di assumersi l’onere del potere, nessuno sembra avere la statura adatta, nessuna testa ha la dimensione giusta per la corona, chi per eccesso, vedi Lear, chi per difetto vedi tutti gli altri. Solo giganti o nani in questo universo dipinto da Shakespeare». di William Shakespeare traduzione di Letizia Russo riduzione e adattamento di Andrea Baracco e Glauco Mauri scene e costumi Marta Crisolini Malatesta musiche Giacomo Vezzani, Vanja Sturno luci Umile Vainieri regia Andrea Baracco con Glauco Mauri Roberto Sturno e con Marco Blanchi, Eva Cambiale, Dario Cantarelli, Melania Genna, Francesco Martucci, Laurence Mazzoni, Woody Neri, Giulio Petushi, Emilia Scarpati Fanetti, Francesco Sferrazza Papa. produzione Compagnia Mauri Sturno – Fondazione Teatro della Toscana durata 170 minuti compreso intervallo
L’heure exquise Variazioni su un tema di Samuel Beckett (Oh, les beaux jours) Piccolo Teatro Strehler, dal 20 al 22 aprile 2022 Con L’Heure Exquise, basato su Oh, les beaux jours (Giorni felici), uno dei momenti più alti del teatro di Samuel Beckett, Alessandra Ferri celebra i quarant’anni di carriera interpretando Winnie – la ballerina “âgée” immaginata nel 1998 da Maurice Béjart – che, nella sua malinconica solitudine, vive nei gioiosi ricordi di giorni felici. Willy, impersonato da Massimo Murru, è un ex-partner di Lei, sommersa qui non dalla famosa collina di sabbia, bensì da una montagna di vecchie scarpette da punta. È un altro personaggio femminile per Alessandra Ferri, dopo Virginia Woolf, Eleonora Duse e Léa di Chéri, tutte donne eccezionali che appartengono a questo capitolo della sua vita. Scrive Béjart: «Tutti i grandi musicisti hanno fatto delle “variazioni” su un tema di un altro grande… Io mi sono permesso di lavorare su una pièce tra le più importanti del ventunesimo secolo. In verità non si tratta di un adattamento danzato, ma di un lavoro di composizione fedele allo spirito dell’autore e tuttavia nel contesto di una creatività puramente astratta e coreografica. La musica è un montaggio su temi di Webern, in primo luogo, ma anche di Mahler e Mozart. I pochi testi sono le parole pronunciate da una ballerina nel momento della danza o del riposo. Infine, il SILENZIO: l’elemento principe di questa liturgia». regia e coreografia Maurice Béjart rimontata da Maina Gielgud su gentile concessione Fondation Maurice Béjart interpreti Lei Alessandra Ferri, Lui Massimo Murru scene Roger Bernard luci Maina Gielgud, Marcello Marchi costumi Luisa Spinatelli, scarpette Freed of London Official musiche Cinque pezzi per orchestra di Anton Webern, London Symphony Orchestra diretta da Antal Dorati Sinfonia n.4 III movimento (Poco Adagio) di Gustav Mahler, Berlin Philarmonic Orchestra diretta da Herbert von Karajan Fantasia in DO Minore K.475 di W.A.Mozart, al pianoforte Glenn Gould Heure exquise qui nous grise dall’operetta La Vedova allegra di Franz Lehár Tea for Two dal Musical No No Nanette nuovo allestimento co-produzione AF DANCE , Ravenna Festival, The Royal Ballet, Ministero della Cultura, “Progetti Speciali” -progetto sostenuto da Intesa Sanpaolo durata 70 minuti senza intervallo
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